La crisi

La crisi

 

Autore: Giuseppe Cesa,

Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.

E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.

La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito.

E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.”

Albert Einstein

Tempo fa mi è capitato di rileggere questo testo, attribuito ad Einstein, che mi ha portato ad alcune riflessioni. In primo luogo si tratta di Einstein per cui risulta inevitabile un atteggiamento riverente nei suoi confronti.

Già da molto tempo gli uomini di scienza, e non solo, vedono la crisi come momento potenzialmente positivo per i processi evolutivi a vari livelli. I biologi evoluzionisti sono stati tra i primi a cogliere questi aspetti seguiti da altri tra cui psicologi, etnologi, sociologi, economisti matematici e così via. Ognuno trovando riscontri nel suo ambito specifico. La matematica con la teoria dei giochi, credo, ne rappresenti la massima espressione e formalizzazione.

L’approccio è sicuramente valido ed affascinante e stimola alcune riflessioni nel momento in cui nel “gioco” introduciamo il fattore umano.

Se in un processo evolutivo una struttura fisica o una cellula vengono travolti e soppressi nell’ evoluzione del sistema superiore va bene, ma se invece di strutture fisiche o cellule del sistema abbiamo a che fare con persone o sistemi di persone?

Un organismo vivente, infatti, di fronte a mutate esigenze può lasciar morire o addirittura ordinare la morte di alcune sue parti divenute costo inutile, vedi i rami secchi in botanica e l’apoptosi cellulare.

Nella storia quante volte sarebbe stata “la soluzione più semplice” eliminare una popolazione o una categoria sociale una volta non più utile?

O, nel mio lavoro, quante volte capita di osservare lo stesso meccanismo pensato o agito nei confronti di una o un partner diventati, a ragione o a torto, scomoda presenza Dinamica alquanto pericolosa, quest’ultima, come la cronaca spesso riporta. Inevitabilmente, questa situazione comporta potenti resistenze e reazioni, legate al non voler soccombere e pagare tutto il prezzo dell’evoluzione da parte dell’individuo, gruppo di individui o organismo istituzionale destinato all’apoptosi, alla morte.

Quando si passa dalla fisica o dalla biologia all’essere umano ed ai sistemi umani, diviene necessario, nel rispetto del valore delle teorie evolutive, saper introdurre altri fattori che portino a sagge politiche capaci di gestire la crisi non con soluzioni semplicistiche, ma cercando vere soluzioni che rispettino tutti i viventi coinvolti.

Giuseppe Cesa,

psicologo – psicoterapeuta

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