Eros e Agape: le due dimensioni inseparabili dell’amore

Eros e Agape:

le due dimensioni inseparabili dell’amore

 

 Autore: Gabrio Zacchè

Una separazione indebita

La mentalità secolarizzata ha separato l’amore umano da Dio, l’eros dall’agape, vale dire l’amore passione dall’amore disinteressato. La separazione opposta, invece, è avvenuta e talora anche oggi avviene in gran parte del mondo cristiano dove troviamo spesso un agape senza eros. Se l’amore mondano è un corpo senza anima, che riduce l’altro ad oggetto del proprio piacere, l’amore religioso può diventare freddo atto di volontà senza intimo slancio del cuore.

Nell’uno e nell’altro caso l’originale unità corpo-anima è perduta. Urge ritrovare tale unità, poiché “l’amore vero e integrale è una perla racchiusa dentro due valve che sono l’eros e l’agape” (Cantalamessa, 2011). Chiarito il significato dei due termini, è quindi necessario riconciliarli tra loro sotto l’aspetto antropologico e biblico, aiutando in tal modo l’espressione esistenziale di credenti. L’unità di eros e di agape, infatti, non è facile da mantenere e con la modernità si è perduta.

 

Eros e agape nei Padri della Chiesa

Il Nuovo Testamento evita accuratamente il sostantivo eros, usando al suo posto sempre e solo agape, a parte il raro uso del temine philia, che indica l’amore di amicizia. Nella traduzione greca dell’Antico Testamento fanno eccezione soltanto due libri scritti direttamente in greco: Proverbi (4,6) e Sapienza (3,9; 6,18; 8,2). Allora come oggi la parola eros evocava l’amore nella sua espressione più egoistica e sensuale. Allorché il cristianesimo entra in dialogo con la filosofia platonica, cade ogni preclusione nei confronti dell’eros. Esso viene infatti usato spesso negli autori cristiani di cultura greca come sinonimo di agape ed è impiegato per indicare l’amore di Dio per l’uomo, come pure l’amore dell’uomo per Dio, l’amore per le virtù e per ogni cosa bella.

Così Ignazio di Antiochia (morto 107 d.C. circa), nella sua lettera ai Romani può scrivere: “Il mio eros è crocifisso” riferendosi a Cristo morto in croce, identificando così il sentimento con il suo oggetto.

Già con Origene (e Gregorio di Nissa) c’è una rivalutazione dell’eros come movimento ascensionale dell’anima verso il bene, come attrazione esercitata dalla bellezza e dal divino. Analogamente con Didimo il Cieco, Pseudo Dionigi Areopagita, che scrive “Dio è eros “ (I nomi divini, IV, 12), sostituendo questo termine a quello di agape nella celebre frase di Giovanni (1Gv 4,16).

In Occidente una sintesi analoga è operata da Agostino con la sua dottrina della caritas intesa come dottrina dell’amore discendente e gratuito di Dio per l’uomo, ma anche come anelito dell’uomo al bene e a Dio: “Ci hai fatti per te, o Dio, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” (Confessioni I,1).

 

Eros e agape nel Magistero e nella teologia contemporanea

La riconciliazione più importante tra le due dimensioni dell’amore è quella pratica che avviene nella vita delle persone, ma proprio perché essa sia resa possibile è necessario cominciare con il riconciliare tra loro eros e agape anche teoricamente, nella dottrina”(Cantalamessa, 2011). Come ogni realtà umana l’eros è affidato all’uomo, anzi gli è donato come una delle sue preziose caratteristiche. “Per questo, afferma Andrea Milano, l’eros deve essere educato o, meglio, convertito al farsi uomo dell’uomo, al divenire persona della persona secondo la novità cristiana dell’agape, l’amore nuovo, praticato e predicato da Cristo” (Milano, 2015).

Benedetto XVI con la sua prima enciclica Deus Caritas est (2005) contesta la separazione fra i due ambiti di eros e agape, che secondo il pontefice troverebbero invece una riunificazione nella nozione cristiana dell’amore di Dio. L’enciclica è articolata in due grandi parti:

La prima (DC 2-18) offre una riflessione teologico-filosofica sull’amore nelle sue diverse dimensioni – eros, philia, agape – precisando alcuni dati essenziali dell’amore di Dio per l’uomo e dell’intrinseco legame che tale amore ha con quello umano:

  • Nella Bibbia, e soprattutto nel Nuovo Testamento, il concetto di «amore» viene approfondito – uno sviluppo che si esprime nella messa ai margini della parola eros in favore del termine agapeper esprimere un amore oblativo (DC 3).

Questa nuova visione dell’amore, una novità essenziale del cristianesimo, non di rado è stata valutata in modo assolutamente negativo come rifiuto dell’eros e della corporeità (DC 3).

  • L’eros è come radicato nella natura stessa dell’uomo; L’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione e di maturazione per non perdere la sua dignità originaria e non degradare a puro «sesso», diventando una merce (DC 4, 5).

  • La fede cristiana ha sempre considerato l’uomo come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda, traendo da ciò una nuova nobiltà. La sfida dell’eros può dirsi superata quando nell’uomo corpo e anima si ritrovano in perfetta armonia (DC 5).

  • In definitiva, eros e agape esigono di non essere mai separati completamente l’uno dall’altra, anzi quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano il loro giusto equilibrio, tanto più si realizza la vera natura dell’amore (DC 7).

  • Anche se l’eros inizialmente è soprattutto desiderio, nell’avvicinarsi poi all’altra persona si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre più la felicità dell’altro, si donerà e desidererà «esserci per» l’altro: così si inserisce in esso e si afferma il momento dell’agape. L’amore è un’unica realtà seppure con due dimensioni (DC 7).

  • L’eros rimanda l’uomo ad un legame caratterizzato da unicità e definitività nel matrimonio, e solo così si realizza. All’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico (DC 11).

Questo insegnamento è ampiamente presente nella esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia(2016), assieme a riferimenti al Concilio Vaticano II e al magistero di san Giovanni Polo II. L’esortazione, ampio documento con finalità pastorali, concrete ed operative, dedica due capitoli centrali, quarto e quinto, all’amore, ed è una piena valorizzazione dell’amore appassionato, eros, ed offre quelle indicazioni pastorali, concrete, esistenziali, chiare di cui molte coppie cristiane hanno bisogno.

Papa Francesco vi afferma:

  • L’erotismo “appare come manifestazione specificamente umana della sessualità” (AL 151)

  • L’erotismo più sano, “sebbene sia unito a una ricerca di piacere, presuppone lo stupore, e perciò può umanizzare gli impulsi” (AL 151).

  • Pertanto “in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi. Trattandosi di una passione sublimata dall’amore che ammira la dignità dell’altro, diventa una piena e limpidissima affermazione d’amore” (AL152).

  • Il rifiuto delle distorsioni della sessualità e dell’erotismo non dovrebbe mai condurci a disprezzarli o a trascurarli. L’ideale del matrimonio non si può configurare solo come una donazione generosa e sacrificata, dove ciascuno rinuncia ad ogni necessità personale e si preoccupa soltanto di fare il bene dell’altro senza alcuna soddisfazione. Ricordiamo che un vero amore sa anche ricevere dall’altro, è capace di accettarsi come vulnerabile e bisognoso, non rinuncia ad accogliere con sincera e felice gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza, nell’abbraccio, nel bacio e nell’unione sessuale” (AL 157).

 

Anche papa Francesco, quindi, riconosce la dignità all’eros come parte del vissuto vero dell’amore che non contrasta con l’amore di Dio e la carità. Non si abbandona il piano sensibile per passare a quello spirituale. L’amore umanamente vero è dono dell’amore di Dio. Nulla aggiunge Francesco al magistero precedente se non il riferimento costante alla quotidianità ed alla concretezza.

Gabrio Zacchè

Per saperne di più:

Angelini G. Eros e Agape. Oltre l’alternativa. Glossa, Milano 2006.

Milano A. Donna e amore nella Bibbia. Eros, agape, persona. EDB, Bologna 2015.

Cantalamessa R. Eros e Agape. Le due facce dell’amore umano e cristiano. San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2011.

 

 

 

 

 

 

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