Clonate due scimmie. Gravi interrogativi etici

Clonate due scimmie. Gravi interrogativi etici

 

 

 AUTORE: ARMANDO SAVIGNANO

Sono nate rispettivamente otto e sei settimane fa, e sembrano godere di buona salute i due cuccioli di macaco, un piccolo primate molto diffuso nel sud-est asiatico, ed hanno la particolarità di avere lo stesso identico materiale genetico senza essere gemelli naturali. Il metodo usato è la così detta tecnica del trasferimento nucleare di cellule somatiche, quella stessa con cui, nel 1996, venne prodotta la pecora Dolly. Nessuno era riuscito, finora, ad applicare questa tecnica con successo sulle scimmie, per cui si tratta, indubbiamente, di un progresso tecnologico che apre la strada alla possibilità di clonare anche l’uomo suscitando questioni molto delicate dal punto di vista etico.

 

Reazioni e commenti

Molte sono state, ovviamente, le reazioni a tale evento frutto dell’ingegneria genetica. E’ stata unanime la preoccupazione ed anche la condanna per l’ipotesi che si possa clonare anche l’uomo. Ciò nonostante alcuni hanno avanzato la possibilità che la clonazione dei due macachi possa aprire la strada a finalità terapeutiche.

Come ha dichiarato Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato nazionale per la bioetica: “Se la finalità di una sperimentazione è arrivare alla clonazione dell’uomo, è eticamente e aprioristicamente condannabile. Se invece fosse a fini terapeutici, per curare l’uomo e non per crearne dei doppioni, ancora una sperimentazione sugli animali si immagina consentita, con tutte le accortezze del caso e ipotizzando che questi animali non abbiano sofferenze”.

Ma con la clonazione umana a fini riproduttivi si esporrebbe il nascituro a grandi rischi poiché la tecnica allo stato attuale non è ancora del tutto sicura anche se un giorno – si fa rilevare – potrebbe diventarlo. Inoltre la clonazione nucleare prefigurerebbe per il nascituro una condizione di schiavitù in quanto il nucleo genetico da cui avrebbe origine predetermina già da sempre ogni sua scelta, negando così l’unicità biologica, la libertà, l’autodeterminazione e il senso del futuro. Nella clonazione si presuppone una non contemporaneità tra donatore e clone; pertanto, contrariamente a quanto spesso si è indotti a credere, è improprio stabilire un’analogia con la generazione naturale di gemelli identici.

 

Complessità del problema

Uno dei motivi, sebbene non sia l’unico e neppure quello più importante, per mettere in discussione tale analogia è rappresentato appunto dalla contemporaneità esistenziale dei gemelli. Ora, è proprio la non contemporaneità a mettere a repentaglio il diritto fondamentale di ciascuno a vivere la propria vita e a non replicare quella dell’altro; siffatto diritto viene in linea di principio negato al clone, per il quale si progetta sin dall’inizio la sua traiettoria esistenziale. A tal proposito H. Jonas ha affermato che con la clonazione viene meno «il diritto all’ignoranza che è qui condizione preliminare della libertà: cioè quella di divenire se stesso nell’incontro con la propria vita per la prima ed unica volta». Però il richiamo al determinismo genetico – per cui si afferma: ‘tali i geni, tale l’individuo’ – sembra insostenibile, poiché ogni individuo è il risultato di una complessa interazione tra i geni e l’ambiente esterno ed interno (carattere, temperamento, educazione, ecc.) a tal punto che, come ha rilevato G. Edelman, il nostro cervello è davvero unico, in quanto non si dà, dal punto di vista biologico, neppure nel caso dei gemelli monozigoti, un identico cervello e quindi neppure nei cloni. È infatti diversa la reazione ad un identico stimolo poiché il nostro cervello è unico. Insomma non bisogna confondere la clonazione che riguarda esclusivamente l’ambito biologico e corporeo con il ruolo psico-socio-educativo-culturale-ambientale nella formazione di una personalità. Il che, se da un lato fa giustizia anche di tante illusioni – dal facoltoso che, non senza vanità, vorrebbe duplicare se stesso, a chi aspirerebbe a riprodurre in copia personaggi geniali, ecc. – dall’altro pone il problema dell’eventuale applicazione della clonazione in ambito riproduttivo per evitare malattie genetiche legate al genoma mitocondriale, che rappresenta forse l’unico caso di clonazione terapeutica.

Armando Savignano

 

 

 

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