Cercarsi, perdersi, ritrovarsi: il cammino della coppia fra lontananza e vicinanza

Cercarsi, perdersi, ritrovarsi:

il cammino della coppia fra lontananza e

vicinanza

 

Autore: Beppe Sivelli 

Congresso U.C.I.P.E.M. – Oristano – 2/4 settembre 2016.

 

Chi sei? Chi è questa donna? Quest’uomo con cui vivo, che ho anche sposato, e che credevo di conoscere….. Sorprese, Disinganni, Delusioni, sono all’ordine del giorno; le certezze di qualche tempo fa ora sono diventate atroci dubbi. Diciamo che l’altro non è più lo stesso anche se apparentemente nulla è cambiato.

L’altro lentamente o all’improvviso è diventato un mistero, un rompicapo, se non un nemico. Cosa ci sta succedendo? Prima quando lei parlava di lui diceva “quando mi svegli la notte, starei ore ad ascoltare il tuo respiro. Sei così tenero. Ora mi dice mi hai svegliato anche stanotte tu non russi, tuoni ma fatti operare? Ancora prima lei diceva “mi tieni sempre allegra, sei una miniera di giochi e di scherzi” ora dice “la pianti con questi scherzi idioti falli a fare a tua madre” . Lui prima diceva di lei “sei l’unica donna che quando guidi mi fai sentire sicuro” ora dice “accostati e fermati che me la sto facendo adesso guido io” ancora lui parlando di lei prima diceva “e lo chiami un lavoro modesto, sono orgoglioso di te” ora dice “per quello che fai in ufficio, potresti stare a casa almeno risparmieremmo i biglietti del filobus”.

Come sarebbe bello vivere le favole “si sposarono e vissero felici e tranquilli” “Compito del matrimonio è semplicemente è quello di renderci sposati”.

L’innamoramento è magia per rimanere innamorati per sempre purtroppo non si può bisogna farsene una ragione. Molti credono che l’amore dovrebbe provocare ogni volta che si vede il patner uno sconvolgimento emotivo, ma l’esperienza mostra che dopo un po’ di tempo non è così. L’emozioni fanno parte dell’amore ma non sono l’essenza. La promessa di amare non può essere considerata in base alle esultanze emotive, bensì nell’impegno ad aiutare altro/altra a realizzarsi come persona e di lasciarsi aiutare da lui/lei a realizzarsi.

 

 

Scoprire che le qualità dell’altro sono in parte scomparse e in parte sono frutto della nostra immaginazione ci espone a grandi delusioni. Occorre accettare l’altro non soltanto come diverso da noi ma anche da quello che ci si aspettava che fosse, facile da dire più difficile da realizzare. Così quando qualcosa non appare perfetto ci si chiede se vale la pena continuare. Tutte le coppie si trovano in disaccordo relativamente ai problemi che riguardano i figli, il denaro, il sesso, il tempo libero e tutte le coppie sembrano incompatibili, in quanto avvengono tra persone diverse che provengono da famiglie diverse con visioni diverse del mondo. Illudersi che la fede al dito possa essere fonte automatica di appagamento significa assicurarsi una grande infelicità soprattutto quando l’abitudine entra come ombra malefica nella vita della coppia. La funzione di un matrimonio serio dovrebbe essere di abbandonare finzioni e seduzioni e di portare alla luce la propria vulnerabilità, e fare emergere il proprio io e non l’ego. Un rapporto di questo tipo rappresenta lo scontro della mia umanità con la tua ed è fatto di gioia e di fragilità. Nel mio lavoro mi capitano uomini e donne che mi parlano di loro con un forse senso di disistima , che li rende insopportabili a se stessi per non essere diventati quello che avevano sognato. La fine delle loro illusioni è spesso accompagnata da angoscia quanto più grandi sono state le loro aspettative svanite. E così vorrebbero fuggire dalla loro famiglia, dalla loro città, da loro posto di lavoro, per andare in luoghi dove nessuno li conosce, e a volte anche scomparire per sempre. Giovanni un impiegato mi raccontava: “mi sento fragile, mi capita di essere pauroso di fare qualunque scelta , lascio fare tutto a mia moglie se però lei mi critica, mi arrabbio, non piace farmi vedere dubbioso e spaventato, mi sorge anche il dubbio che sarebbe stato meglio non sposarmi o sposare quella che ho conosciuto dopo. Non c’è da meravigliarsi, siamo fatti così e questo vale non soltanto nella scelta matrimoniale ma anche in quella degli studi, del lavoro, ecc….. siamo fragili e dubbiosi anche se per orgoglio non lo ammettiamo. La vecchia idolatria di raggiungere la perfezione, oggi viene proposta da standard di vita sempre più difficile da raggiungere sia sul piano fisico che psicologico. Una signora mi diceva “non mi guardo più allo specchio così non mi rovino la giornata” l’obbligo di dover essere sempre bella, giovanile, la moglie perfetta, o un marito sempre in forma e poi basta nulla per mettere in difficoltà la propria autostima e il proprio senso di realtà. Mi domando ora: “perché è difficile andare d’accordo anche quando ci si vuol bene?” Credo che tutto quello che ci succede avvenga perché noi possiamo diventare più umani e accettare i nostri limiti, le nostre imperfezioni, le nostre contraddizioni. In questo ci viene in aiuto Erich Fried:

E’ assurdo

dice la ragione

E’ quel che è

dice l’amore.

E’ infelicità

dice il calcolo

non è altro che dolore

dice la paura

E’ vano

dice il giudizio

E’ quel che è

dice l’amore.

 

E’ ridicolo

dico l’orgoglio

E’ avventato

dice la prudenza

E’ impossibile

dice l’esperienza

E’ quel che è

dice l’amore.

 

Faticosamente impariamo che per difendere la nostra promessa di amare dobbiamo a venire a patti sia con la dipendenza che il desiderio comporta sia con l’aggressività che la stessa condizione di dipendenza scatena. Infatti il nostro desiderio di amore ci pone nei confronti del nostro patner in una situazione di dipendenza che successivamente sentiamo lesiva della nostra dignità. Questa ambivalenza rende faticoso superare l’orgoglio che ci blocca entro le proprie ragioni rendendoci incapaci di accogliere le ragione dell’altro/altra . A una mia paziente in crisi con il marito a una mia domanda “se non avesse mai pensato di separarsi” rispose “di separarmi no ma di spaccargli la testa si”.

Cari colleghi nel campo dell’amore è importantissima la reciprocità, domandiamoci:

noi abbiamo bisogno di essere amati, ma anche noi lo facciamo?

Abbiamo bisogno di essere trattati bene, ma anche noi lo facciamo?

Abbiamo bisogno di essere stimati, ma anche noi lo facciamo?

Abbiamo bisogno di essere capiti, ma anche noi capiamo?

Facciamo fatica ad accettare perché l’altro/a non ci dia quello che aspettiamo e per questo ci sentiamo incompresi e non amati. La mancanza di reciprocità di rende meno capaci di dare e ci porta a fare un bilancio personale di quello che abbiamo dato e di quello che abbiamo ricevuto. Questa idea contabile della relazione fa aumentare la nostra insicurezza, e la nostra diffidenza, impedendoci una normale cooperazione creando poi un clima di conflittualità permanente. Quando un una coppia non c’è rispetto delle differenze, nascono prima la stanchezza, poi la freddezza, poi il disgusto e alla fine facilmente si può arrivare alla separazione. Ora osservate: se io punto l’indice della mia mano contro di lui/lei , il pollice va per conto suo, ma il mignolo l’anulare e il medio sono puntati contro di me. Provare per credere, è l’espressione visiva delle parole evangeliche “chi senza peccato scagli la prima pietra”.

Un vecchio proverbio cinese racconta: “quando torni a casa picchia moglie e figli tu non sai il motivo ma loro lo sanno”. Da parte mia dico “quanto torni a casa ringrazia e chiedi scusa a tua moglie ai tuoi figli, loro non sanno il motivo ma tu lo sai.”

Questo ci permette di vedere nell’altro/a risorse e fragilità che ci appartengono.

Ora vi propongo di fare un viaggio nel tempo della vostra coppia confrontando il proprio passato, i propri ricordi con l’oggi, per scoprire come l’amore sia l’arte del ricominciare.

 

 

Sarà utile questo percorso per capire cosa è cambiato dentro di noi e imparare a riconoscersi accettando tutto quello che ci è capitato come se fosse stato progettato per insegnarci ciò che dobbiamo sapere sul nostro cammino di coppia. Ora domandiamoci da dove siamo partiti, e da dove ci siamo allontanati. Il cammino per liberarsi dal proprio casato è a volte problematico e lento e le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi sono sempre lì ad attualizzare il tragico amore di Giulietta e Romeo. “mio padre diceva così!” “mia madre faceva cos’à!” . Quante incertezze per fare scelte proprie diverse da quelle che avrebbero fatto i genitori, quante paure per scontrarsi con loro e affermare la propria linea culturale, educativa e sociale.

Abbiamo potuto sperimentare che per intendersi bisogna interessarsi a ciò che interessa l’altro e capirne i motivi, e che una vera condivisione comporta sempre un superamento di sé, e la pazienza che occorre per questo richiede molta pratica.

All’inizio del nostro viaggio quali cartelli stradali abbiamo seguito, quale destinazione indicavano? Creatività – Potere – Prestigio – Attrazione – Stima – Erotismo – Ricchezza ecc…

Quando è capitato che a quel bivio o a quella biforcazione abbiamo cambiato strada.

Facciamo delle ipotesi il pensiero moderno da più importanza al successo personale che non al successo della famiglia e così diventa più importante fare carriera, vincere un concorso che impegnarsi per diventare buon coniuge o un buon educatore. Non sto dicendo che la realizzazione professionale o economica sia da disprezzare, non dobbiamo certo creare un conflitto di valori.

Credo che la saggezza dovrebbe aiutarci a riflettere sull’uso della vita, mostrando nei fatti che si cura la famiglia con la cura dovuta all’interesse più importante. In questa società poi i beni materiali hanno pervaso ogni dimensione esistenziale, i mercati sono sempre aperti e gli slogan della pubblicità consumista creano continui bisogni per illusorie soddisfazioni. Capita di sentire “sei un avaro” o “hai le mani bucate”.

Dobbiamo anche qui riflettere sulla differenza tra bisogni e desideri i primi nascono dalla paura di non poterli soddisfare, sono i bisogni di oggetti, di simboli direi di droghe di vario tipo. I secondi prevedono piacere diversi, l’immaginazione, la libertà dalla paura del giudizio, da tutto quello che dirà la gente, soprattutto dall’erba del vicino che sembra sempre più verse. I primi basandosi sulla paura sembrano i più forti fino a quando si scopre che per essere forti bisogna essere deboli e che per essere grandi bisogna diventare piccoli. E allora quali sono per noi le cose veramente necessarie? San Tommaso Moro affermava: “Signore. Dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare, dammi la forza di accettare le cose che non posso cambiare e dammi l’intelligenza di capire la differenza. Cari amici noi amiamo non in forma angelica ma da uomini e da donne per come siamo fatti secondo il nostro carattere.

 

 

Ma continuiamo il nostro viaggio nella coppia.

La nostra giornata è fatta di 8 ore di lavoro per guadagnarsi da vivere, dell’uscita per le spese della ripetizione dei soliti menù, i soliti incontri. Anche se riconosciamo che è in queste dimensioni rituali che si plasma la vita della coppia, e che la relazione si costruisce giorno dopo giorno, la sindrome della casalinga, ci rammenta come la solita musica, le tante abitudini possono rendere incolore anche le cose più belle e così anche frasi come “ciao amore” “ciao tesoro” senza accorgersene spesso si sono svuotate di significato. La noia può imprigionare tutto. La Tv nella sala da pranzo governa sovrana, si mangia ascoltando il telegiornale e non si parla nemmeno di quello che si sta ascoltando. In questa situazione appare anche la sindrome del marito taciturno “sai già tutto cosa devo dirti” “il lavoro è sempre quello”. Anche il linguaggio non verbale ne soffre e la sessualità si fa al sabato qualche volta anche la domenica secondo rituali previsti. Lei sa cosa lui si aspetta e lo fa. Lui sa cosa lei si aspetta lo fa. Non si corteggia più e la tenerezza appartiene al passato. In questo tram tram dove non succede nulla di nuovo, i giorni passano incolori e la vita sembra trascorrere senza soddisfazione, L’appiattimento, ecco ciò che rende difficile comunicare le proprie emozioni, le proprie incertezze, le proprie paure, le proprie speranze si arriva a non parlare più. La mancanza di dialogo porta alla morte della relazione e questa si verifica allorché uno dei due o tutti e due i patner sono convinti che non c’è più nulla da fare: “lui/lei è fatto così. Con questa frase si uccidono le persone non si da più loro la possibilità di essere diversi da come noi presuntuosamente li abbiamo catalogati, spettiamo di conoscerli. La lagnanza che subentra introduce al litigio “sei un egoista, di devo servire come un bambino” “sei un’isterica, anche tua madre non si sopportava”.

Per lo più si litiga per pretesti poco seri e copertura del problema serio.

Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?2 racconta Master Memnner Baba.” Perché perdono la calma. Perché gridare quando l’altro ti è vicino non ti sente forse lo stesso. Quando due sono arrabbiati i loro cuori si allontanano – gridano per coprire la distanza. Quando due si innamorano – non gridano parlano dolcemente – i cuori sono vicini – vicini sussurrano. Quando discutete non lasciate che i vostri cuori si allontano.” Riconosciamo di essere particolarmente sensibili alle critiche, ai rimproveri anche per quei difetti che noi giudichiamo stupidi e che nonostante tanti sforzi non siamo riusciti a cambiare così subentra il risentimento e la diffidenza ed è facile poi rinchiudersi in sé stessi. Se presuntuosamente pensiamo di conoscere lui/lei solo attraverso le sue piccole manie o manchevolezze o inevitabili delusioni, abbiamo rinunciato a conoscerlo veramente e il divario tra l’immagine che ci erano fatti di lui/lei e la realtà si approfonderà sempre di più. Occorre spogliarsi di quel giudizio, di quella etichetta, ritrovare la spontaneità di aprirsi e vedersi come se fosse la prima volta.

Anche quell’incomprensione, quei malintesi possono diventare occasione per darsi continuamente delle spiegazioni e diventano stimolo per crescere, per comprendere che l’amore fa credito, che non è certo il matrimonio che sorregge l’uomo e la donna ma sono eventualmente loro che sorreggono il matrimonio. La coppia viene da un passato attraverso un presente, ed esige un futuro. La continua oscillazione tra allontanarsi e ricercarci, tra perdersi e ritrovarsi, costituisce il rischio ma anche la vitalità del rapporto e l’adattamento reciproco non è uno stato ma un processo continuo .

L’incontro con l’altro così come con Dio avviene sempre in una terra di frontiera dove è possibile l’inatteso e dove sperimentiamo la nostra vulnerabilità. Per questo non dobbiamo mai pensare di essere arrivati. La coppia è una realtà mutevole che si realizza in un equilibrio instabile tra forze di coesione e dissociazione, in una continua evoluzione per realizzare un ideale più grande dei due partner.

Forse abbiamo capito che se per formare una coppia può sembrare facile, rimanere in coppia e crescere ha certi costi.

Abbiamo anche sperimentato che quanto è peggiore il nostro rapporto amicale altrettanto difficile diventa capirsi.

 

 

Mettiti sempre nei panni degli altri, se ti senti stretto anche loro si sentono così. Occorre imparare ad andare dall’altra parte per conoscere cosa c’è dall’altra parte.

Abbiamo anche scoperto che è la paura a bloccare la nostra comunicazione, il timore di affrontare il problema che ci ricorda un disagio o un litigio del quale non si vuole più parlare ci ha ridotto a frasi di circostanza facendo aumentare il risentimento.

Abbiamo capito che affrontare i problemi solo con la razionalità e la logica senza tener conto dei sentimenti e delle emozioni finisce per irritarci e farci scivolare nell’errore di attendere passivamente che qualcosa cambi nell’altro.

Col perdono siamo scesi dai nostri piedistalli orgogliosi e insieme abbiamo sperimentato come si stia meglio ad andar d’accordo che aver ragione o vincere “il perdono è la fragranza che la viola lascia sul tacco che l’ha calpestata” racconta Mark Twsin. Sapendo che la base di tutti i perdoni è di perdonare se stessi, non pensate sempre al passato a quello che è successo e con cui non potete più fare niente. Pensate a quello che non c’è ancora al futuro.

Infine stiamo verificando che sentirsi allegri ci rende più aperti alla vita e al cambiamento o semplicemente abbiamo scoperto che dobbiamo tornare a giocare a danzare dentro e fuori dalla nostra esperienza, con un senso di scoperta e di possibilità infinite che ci permetterà di uscire da ruoli stereotipati, ed abitudini che creano false sicurezze e sussurreremo con Nazim Hikmet

Il più bello dei mari

È quello che non navigammo

Il più bello dei nostri figli

non è ancora cresciuto.

Il più bello dei nostri giorni

non li abbiamo ancora vissuti.

E quello che vorrei dirti di più bello

non te lo ancora detto

 

Beppe Sivelli

 

Condividi, se ti va!