Ascoltare l’altro e valorizzare i suoi doni

Ascoltare l’altro e valorizzare i suoi doni

 

 

Ascoltare l’altro

Possiamo aiutare chi ci sta accanto in mille modi. Intanto mediante l’ascolto.

Per Frizzarin il dialogo, ma soprattutto l’ascolto è lo strumento migliore per avvertire i movimenti dell’animo e per armonizzarsi con chi ci sta vicino. Quando si ascolta con grande silenzio interiore, per riuscire a mettersi il più possibile nei panni del partner, l’altro avverte facilmente l’amore che si ha per lui.[1]

Questo significa che il dialogo non dovrebbe consistere in una lotta di parole e argomentazioni per sopraffare i pensieri e le idee altrui, ma un mezzo per capire e dare all’altro ciò che chiede, ciò di cui ha bisogno, ciò che lo può migliorare o soddisfare. Per lo stesso autore bisogna dare al partner una presenza emotiva che è “la capacità di sentirsi a proprio agio nei rapporti con il proprio partner ed assieme il desiderio di entrare nel mondo personale del partner come se fosse il proprio”.[2]

 

 

Per tale motivo si dovrebbe riflettere più sui bisogni che l’altra persona esprime, non solo con le parole, ma anche con i silenzi, che sulla risposta da dare per contrastarla o sopraffarla.

Ascoltare l’altro significa inserirsi nella sua stessa lunghezza d’onda, significa mettere il proprio cuore accanto al suo. Ascoltare l’altro significa mettersi in una situazione nella quale la nostra disponibilità, la nostra attenzione, l’apertura, la sensibilità e la vicinanza, sono presenti al massimo grado. Solo così l’ascolto diventa dono, in quanto sono condivisi pensieri e idee; gioie e sofferenze; umiliazioni ed esaltazioni; momenti di angoscia e attimi di felicità.

Questi momenti di ascolto sono preziosi poiché permettono alla persona che amiamo di lasciarsi andare e di confidarsi[3] esprimendo i propri sentimenti e le proprie opinioni. In definitiva, l’ascolto permette all’altro di essere se stesso e allora la condivisione sfocia nell’intimità. Quando riusciamo a creare in noi questo stato d’animo, non sono necessarie le parole, parlano i nostri occhi, parlano le nostre mani strette alle sue, parlano i nostri corpi abbracciati.

E quando le parole sgorgano per incoraggiare, stimolare e condividere, non sono parole di convenienza, non sono parole d’occasione, sono parole vere, perché nascono dalla profondità del nostro essere e hanno la capacità di dare gioia e voglia di vivere.

E’ solo allora che nasce l’aiuto. Un aiuto per capire se stessi e gli altri. Un aiuto ad accettare le tristezze e le delusioni delle quali la vita è, purtroppo, prodiga; un aiuto per gustare i momenti lieti e quelli, più rari, di felicità.

Valorizzare i doni dell’altro

Poiché ognuno di noi ha bisogno che qualcuno valorizzi le qualità e le capacità che possediamo, mettere in risalto quello che l’altro ci offre è fondamentale.

Se abbiamo il potere di sminuire, con le nostre parole e comportamenti, anche il dono o i doni più grandi e più belli, allo stesso modo abbiamo la possibilità di mettere in buona luce ed esaltare anche le piccole offerte, le minute manifestazioni d’amore. Ogni dono dell’altro che noi valorizziamo, gratifica e stimola il nostro partner a dare di più e meglio. Essere importante per qualcuno fa sentire bene, dà sicurezza, forza e coraggio; fa affrontare meglio e con più grinta, la vita; stimola comportamenti generosi, corretti, responsabili e attenti.

Al contrario, se i doni che l’altro ci fa, anche se piccoli, non sono ben accolti, egli si sentirà frustrato e impotente e quindi si chiuderà e difenderà ancora di più, mentre nel contempo aumenteranno in lui risentimento e acredine. E’ noto, infatti, che la disistima e la scarsa fiducia da parte delle persone più vicine e care portano alla chiusura, alla tristezza, all’abbandono, allo sconforto, alla rinuncia, ma anche a maggiore reattività ed aggressività.



[1]  FRIZZARIN, P., (2001), 1+1 = 3, ovvero tu + io = noi. Arcidiocesi di Rossano – Cariati, Rossano, p.97.

[2]  FRIZZARIN, P., (2001), 1+1 = 3, ovvero tu + io = noi, Arcidiocesi di Rossano – Cariati, Rossano, p.128.

[3]  ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano, p.189.

 

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