Un nuovo orizzonte per promuovere la vita La teoria del gender e la dignità umana

Un nuovo orizzonte per promuovere la vita

 

La teoria del gender e la dignità umana

 

Autore: Armando Savignano  

 

Nel recente intervento all’Accademia per la Vita (5 ottobre) anche il Papa ha nuovamente affrontato le delicate questioni della difesa e promozione della vita prendendo inoltre posizione contro la teoria del gender, definita una ‘utopia del neutro’ che rimuove ad un tempo sia la dignità umana della differenza sessuale sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita. Si tratta di questioni che riguardano non solo la sfera religiosa, ma anche quella sociale, civile e laica in nome di ciò che Potter già denominava una ‘bioetica globale’ protesa alla promozione della vita in quanto tale in tutte le sue forme e dimensioni. Non si tratta, allora, di promuovere la vita solo nelle cruciali questioni dell’inizio e fine vita ma anche nelle problematiche ambientali, nelle sfide tecnologiche, ecc. Oggi assistiamo a progetti educativi e sovente anche ad orientamenti legislativi che promuovono una identità personale e un’intimità affettiva svincolata dalla diversità biologica fra maschio e femmina.

Qui è solo il caso di rilevare che nella maturazione sessuata del soggetto è decisiva l’identità di genere, che è la convinzione individuale di essere un uomo o una donna. Essa si costituisce in un periodo che va dalla nascita fino ai tre anni di età. Il processo in base al quale un ragazzo si percepisce come maschio e una ragazza come femmina dipende sia dai dati biologici che dall’apprendimento sociale. Oltre al sesso biologico ed alla identità di genere, un grande ruolo svolge l’orientamento sessuale, ovvero l’attrazione erotica ed affettiva che stimola il comportamento sessuale generalmente verso gli individui appartenenti al sesso opposto.

Con le teorie sul gender, siamo invece di fronte ad una nuova filosofia ed etica della sessualità. Il sesso, secondo tale teoria, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente. Le radici di tale impostazione si possono far risalire alla famosa affermazione di Simone de Beauvoir: «Donna non si nasce, lo si diventa». E’ ovvio che l’identità sessuale è frutto di conquiste sociali e culturali, ma non si può trascurare anche il dato biologico. Di qui una delle cause anche dell’attuale crisi della famiglia che fino ad oggi era generata dal fraintendimento sulla libertà, ora invece è in gioco ciò che in realtà significa essere uomini e donne. Non casualmente Papa Francesco si è chiesto “se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.

I risvolti bioetici e soprattutto antropologici di tale impostazione sono di notevole rilevanza specialmente se si considera che la caratteristica rilevante del nostro tempo è rappresentata dall’individualismo. La sfida principale è rappresentata tuttavia dall’educazione. A tal fine è quanto mai urgente che le varie agenzie educative costruiscano un’autentica alleanza al fine di promuovere la dignità di ogni essere umano tanto più quanto è debole ed indifeso.

Armando Savignano

 

 

 

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