UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
EDITORIALE

Autore: Armando Sevignano
Continuamente Papa Francesco sottolinea il grande valore umano, sociale e spirituale degli anziani quali esempi e maestri di vita per le giovani generazioni.
Non è fuori luogo richiamare un aneddoto classico sul rispetto per gli anziani tramandatoci da Cicerone (Sulla Vecchiaia). Questi mostra come nel mondo greco si attribuisse grandissimo valore all’età e la vecchiaia fosse più onorata, allorché narra che ad Atene, essendo venuto a teatro un uomo molto anziano, non gli fu fatto posto dai concittadini, ma accostatosi agli spartani che, essendo ambasciatori sedevano in un settore distinto, essi si alzarono tutti in piedi e fecero sedere il vecchio. Di qui un lungo applauso, anche se uno di loro affermò che gli ateniesi sapevano ciò che era giusto, ma non volevano farlo.
E’ solo il caso di ricordare che nel così detto Primo Mondo, per il drammatico declino demografico, viviamo in presenza di un cospicuo numero di anziani, anche se forse sono pochi coloro che immaginano che questa problematica fra breve potrebbe investire anche i paesi del Terzo Mondo. Se infatti il XX secolo può essere caratterizzato per la crescita demografica, il XXI secolo sarà caratterizzato per il grande invecchiamento. Se si considerano poi le recenti
statistiche approntate dall’ONU si evince che nei prossimi cinquant’anni l’Italia perderebbe circa diciassette milioni di italiani! Si spera solo in un mutamento di rotta che rovesci le fredde previsioni statistiche. Anche Mantova non si discosterà dai dati nazionali con tendenze ancora più drastiche.
Che fare in simile circostanza se non, come qualcuno sembra suggerire, far buon viso e cattivo gioco? In realtà, ad una considerazione più attenta, le cose non stanno proprio così. Anzitutto non è una sciagura il magnifico fenomeno dell’allungamento della vita, una realtà che per la prima volta è stata conseguita nel millenario corso della storia umana e che è sempre apparsa come un miraggio, grazie ai progressi scientifico-tecnologici nel campo della medicina e nella qualità di vita di cui purtroppo può beneficiare solo gran parte del Primo Mondo. Pertanto tutte le dispute sugli oneri pensionistici che tanto spaventano la classe politica non è da considerarsi in modo drammatico se non sul piano economico, ma non nei risvolti umani e dell’allungamento della vita.
Occorre progettare strategie diversificate in riferimento alla terza e quarta età, che in genere sono affatto diverse sia sul piano della qualità di vita individuale che nei risvolti sociali ed assistenziali. Ma soprattutto è quanto mai urgente approntare approcci educativi alla vecchiaia specialmente durante la vita attiva affinché l’anziano si consideri personalmente e sia visto da altri nelle sue potenzialità positive da attuare anche in questa fase della vita. Insomma anche quest’età della vita rappresenta una risorsa che dev’essere valorizzata al meglio in termini di qualità della vita individuale e collettiva.
Non possiamo dilungarci sulle complesse problematiche al cui centro sta l’anziano, ma rilevare come questo tema costituisce un’autentica sfida per la bioetica, per la quale l’anziano costituisce una risorsa da valorizzare più che da temere o da rimuovere.
Armando Savignano