L’intimità nell’amore

L’intimità nell’amore

 

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Intimità dal latino intimus, che significa interno, recondito, segreto, descrive i sentimenti e le emozioni più personali e profonde, appunto intime. Vi sono vari tipi d’intimità: intellettiva, visiva, tattile, affettiva, spirituale e poi ancora vi è l’intimità corporea, quella sessuale e infine quella genitale.

Ogni coppia e ogni persona utilizza soprattutto alcuni canali dell’intimità e non altri. L’intimità di cui parla Sternberg[1] si riferisce soprattutto all’intimità intellettiva, affettiva e spirituale. In questo tipo d’intimità rientrano: i sentimenti e le confidenze; la disponibilità ed il senso d’unione; le affinità nel rapporto e l’attaccamento; il dialogo e la comunicazione.

 

Se nella coppia esiste una buona intimità ci chiederemo spesso: “Ci interessiamo alla vita di chi ci sta accanto? Portiamo rispetto e proviamo ammirazione l’uno per l’altro? Abbiamo voglia di condividere buona parte delle rispettive emozioni? Facciamo di tutto per far stare bene l’altro?”

L’intimità, quindi, è fatta di dialogo con l’altro, di fiducia nell’altro, di stima dell’altro, di desiderio del bene dell’altro, di cura materiale, emotiva e affettiva dell’altro, di gioia da vivere con l’altro, di comprensione con l’altro.

Tra i tanti effetti positivi presenti nell’intimità vi è anche quello di diminuire l’aggressività sia maschile che femminile. L’aggressività maschile, che è legata al testosterone presente in grande quantità nei maschi, ha la caratteristica di essere diretta e di coinvolgere la motricità. Quella femminile è invece più difensiva e verbale, pertanto nelle sue espressioni è molto meno coinvolta la motricità.[2]

Quando l’uomo si trova nell’ambito della coppia in una situazione di stabilità e gratificazione, vi è un calo del tasso di testosterone e questo calo fa molto diminuire i suoi comportamenti aggressivi e distruttivi. Per quanto riguarda la donna quando questa si sente coccolata ed ascoltata dal suo uomo, anche mediante delle piccole attenzioni, diventa più serena e disponibile. Al contrario, quando si trova in una situazione che la porta ad affrontare le difficoltà della vita in modo autonomo, senza le tenerezze e l’appoggio maschile, si accentua l’ansia, l’insicurezza e la depressione, mentre aumentano i suoi comportamenti “acidi”, nevrotici ed aggressivi, proprio per la mancanza d’una sponda maschile che l’aiuti e la sostenga dandole conforto, sicurezza e sostegno.

La società ha pertanto tutto l’interesse a che fra due persone, un uomo e una donna, si stabilisca un’intimità intensa, calda, profonda e stabile, in quanto questa condizione permette una notevole diminuzione sia dei disturbi psichici sia dei comportamenti asociali.

 

I segnali dell’intimità.

Per Sternberg[3] quando vi è una buona intimità l’individuo:

  • può contare sulla persona amata in caso di bisogno;
  • ha il desiderio di contribuire al benessere materiale della persona amata;
  • si sente felice con la persona amata;
  • ha una profonda stima della persona amata;
  • è capace di dare e ricevere comprensione;
  • condivide con la persona amata il proprio mondo interiore e le risorse materiali;
  • riceve sostegno emotivo dalla persona amata;
  • dà sostegno emotivo alla persona amata;
  • comunica alla persona amata i propri pensieri intimi;
  • considera il rapporto con la persona amata come qualcosa che ha un grande valore nella propria vita;
  • è capace di fare affidamento sul proprio partner nei momenti di necessità.

 

Caratteristica dell’intimità è quindi, il poter contare sulla persona amata in caso di bisogno.

Vi sono vari tipi di bisogni: materiali, spirituali, affettivi, sessuali.

I bisogni materiali li conosciamo bene: una casa che offra calore e riparo; il cibo e l’acqua con i quali possiamo nutrirci e dissetarci; gli indumenti con i quali possiamo coprirci; gli oggetti e gli strumenti utili alle nostre attività giornaliere; l’aiuto d’un medico e dei farmaci quando stiamo male fisicamente.

I bisogni spirituali riguardano il nostro rapporto con la divinità. Sono bisogni spirituali: la conoscenza e la vicinanza con Dio, la meditazione, il silenzio, la preghiera, la contemplazione.

I bisogni affettivo-relazionali includono invece il desiderio d’abbracci, di tenerezze, d’ascolto, di vicinanza. Sono inclusi nei bisogni affettivi anche la necessità di cure e attenzioni in molti momenti della giornata.

I bisogni sessuali riguardano, infine, lo scambio reciproco di piacere.

Per appagare tutti questi bisogni abbiamo la necessità d’essere certi che l’altro si attivi, si impegni, voglia e cerchi il nostro bene interiore, la nostra serenità, la nostra gioia profonda.

Questi bisogni sono soddisfatti quando l’altro dimostra giorno per giorno, momento per momento, la sua stima e fiducia verso di noi; quando l’altro ci comunica soprattutto i suoi sentimenti maturi e positivi: affetto, stima, ottimismo, gioia, fiducia, coraggio, nonché desiderio della nostra presenza.

Questi bisogni, infine, sono soddisfatti quando l’altro ha cura di noi e si attiva in ogni momento per farci stare bene interiormente.

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Gli ostacoli all’intimità.

Per Frizzarin[4] gli ostacoli all’intimità sono numerosi: le difficoltà ed i problemi che possono essere presenti nell’ambito sociale e professionale, l’immaturità personale, l’incapacità di amare in modo autentico, l’egocentrismo, la paura di non essere all’altezza, la continua ansia, la collera repressa, le doti comunicative scarsamente sviluppate. Altri ostacoli all’intimità ritroviamo nelle coppie nelle quali sono presenti numerose o notevoli differenze dal punto di vista intellettivo, culturale e religioso, nonché differenze riguardanti le tradizioni, le opinioni e l’ambiente d’origine.



[1]  STERNBERG R. J., (2002), “La triangolazione dell’amore”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.142.

[2]  MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 44.

[3]  STERNBERG, R. J., (2002), “La triangolazione dell’amore”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.142.

[4]  FRIZZARIN, P., (2001), 1+1 = 3, ovvero tu + io = noi,   Arcidiocesi di Rossano Cariati, Rossano, p.143.

 

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