Testa e cuore

Testa e cuore

 

 

Autrice: Anna Orlandi Pincella

In questi giorni sta girando su internet una WhatsApp apparentemente innocua, una delle solite immagini con fiori e cuoricini ma con la scritta: “tra il giusto e lo sbagliato scegli quello che ti farà più felice. Buona giornata!” Eccellente sintesi della fallimentare mentalità di oggi; si consiglia di scegliere la propria felicità anche se ciò comporta il percorrere vie sbagliate. Una felicità – non si sa se duratura o effimera – che comunque prevale sulla giustizia.

Già nel 1994 il titolo del romanzo di Susanna Tamaro “Va’ dove ti porta il cuore” divenne per molti adolescenti una sorta di lasciapassare: “stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta”.Altre frasi celebri furono fraintese: dal “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” del Piccolo Principe di Saint Exupery, all’affermazione di Pascal: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”, alla stessa affermazione di Sant’Agostino: “Ama e fai ciò che vuoi”.

Nessuno mette in dubbio l’importanza dell’intelligenza emotiva, a partire dal valore dell’empatia che ci consente di metterci nei panni degli altri e così di capirli meglio, per non dire della capacità di comprendere e di gestire le proprie emozioni. Il fraintendimento sta nell’assolutizzare la dimensione emotiva a scapito della dimensione razionale. Agostino commentando la prima Lettera di Giovanni non intendeva certo affermare che in amore tutto è lecito: Dio è Amore e tutto è lecito quando per amor Suo si fa la Sua volontà.

E così per Pascal l’intelligenza emotiva non è in alternativa alla ragione ma è un suo modo d’essere che la completa e la arricchisce. L’emotività è un prezioso strumento conoscitivo, non è certo la legittimazione di pulsioni istintive fuori controllo. E tuttavia, in una società caratterizzata da un forte individualismo edonistico, nella quale il piacere dell’individuo è considerato un diritto da pretendere incuranti dell’altrui danno, la dimensione del bene comune e dei diritti altrui si va perdendo e il “fai ciò che vuoi” ci porta all’egoismo di un mondo in cui ciascuno è lupo per gli altri.Si dice: al cuor non si comanda, ma è una pericolosa falsità. Al cuore si può e si deve comandare usando quella preziosa e trascurata facoltà umana che si chiama volontà.

Un tempo l’educazione della volontà era normale prassi: dall’abitudine all’obbedienza con i preannunciati castighi ai “fioretti”, cioè all’impegno di mantener fede ai buoni propositi liberamente scelti. Era una forma di autodisciplina e l’aver saputo onorare l’impegno programmato accresceva l’autostima. Ora all’autocontrollo della persona riflessiva si preferisce la spontaneità istintiva che però raramente valuta la conseguenza delle proprie parole e delle proprie azioni. Una emotività senza intelligenza. Un cuore che viaggia senza testa. E che produce disastri talora irreparabili.

Anna Orlandi Pincella

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