L’età dello smarrimento: uomini e donne che non si incontrano

“L’età dello smarrimento:

  uomini e donne che non si incontrano” 

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AUTRICE: Isabella Bossi Fedrigotti, (giornalista e scrittrice)

 

 

Dopo un intervento come quello del dottor Viana è molto difficile rimanere su un alto livello, anche perché io non sono un’esperta, non sono una professionista, non sono psicologa, non sono nulla: ragion per cui il mio intervento sarà descrittivo, speriamo che sia anche poetico, ma temo che sia soprattutto descrittivo.

La mia esperienza in materia infatti non può che essere la descrizione della corrispondenza con i lettori del mio giornale, corrispondenza non necessariamente sentimentale però molto spesso sì. Da questa corrispondenza emergono delle domande: la coppia ovviamente è quasi sempre al centro della domanda, della discussione, della lamentela, del problema; la difficoltà di coppia, soprattutto negli ultimi anni, direi che si è accentuata, si è accentuata l’insoddisfazione, l’incapacità di formare una coppia, la difficoltà di intendersi: tutta questa situazione provoca per un verso solitudine, non solo negli anziani, negli adulti, ma anche nei giovani e giovanissimi, e per l’altro verso – conseguenza di questa solitudine non voluta, prolungata, non accettata giustamente – si assiste ad un profondo rancore fra uomini e donne.

 

Lascio un momento da parte questo rancore, che poi voglio riprendere, per partire dai dati di fatto della statistica: ebbene nelle grandi città del nord oggi praticamente quasi una coppia su due, al massimo una coppia su tre si separa; inoltre mi pare di ricordare che un bambino su sei cresce con un solo genitore.

La domanda che ne segue diventa ovvia: “E’ ancora possibile oggi un amore che duri tutta la vita? E perché non funziona più come funzionava una volta?”

 Io, in base all’ esperienza, proprio perché l’esperienza fa il maestro alla lunga, avrei individuato tre motivi:

  • il primo è la società dei consumi. So che è una parola molto sfruttata, molto abusata, che si ama buttare lì senza pensare al suo significato, ma ha un significato forte “consumare”. La società dei consumi ha voglia di consumare in fretta e anche disordinatamente, come succede quando ci comperiamo qualche cosa: se abbiamo sbagliato, la buttiamo via; e questo succede sia nei cibi che nell’abbigliamento, piace comprare, piace usare, piace rinnovare… Ecco! questo modo di vivere e di pensare ha intaccato, ha invaso anche il mondo dei sentimenti e dell’amore.

Il tipico modello di relazione sentimentale, oggi, è la passione violenta, consumata in fretta e subito finita. Dopo un mese, due mesi, tre mesi mi scrivono le persone interessate, i ragazzi adulti che consumano così il loro grande amore: “l’uomo della mia vita, la donna della mia vita l’ho conosciuta davvero, ma è finita così”.

Il fatto è questo, è la nostra malattia: noi confondiamo sempre più spesso l’amore col piacere, con la gioia, con l’allegria: una volta finito il piacere, la gioia, l’allegria allora consideriamo finito l’amore. Viceversa, quando con una persona ci troviamo bene, ci divertiamo stiamo bene insieme, godiamo nello stare insieme allora ci immaginiamo che sia amore, e la delusione viene poi quando si svela il vuoto, quando questo piacere, questo divertimento, questa allegria cessano e non resta più nulla.

Questo è il nostro problema: noi vorremmo far durare la passione non due anni (se va bene) tre, cinque anni… Vorremmo farla durare tutta la vita, cosa che non è possibile, perché non esistono passioni che durano quaranta, trenta, venti anni: è un’utopia! L’amore è diverso può e deve essere diverso dalla passione, l’amore si trasforma diventa meglio o peggio, ma comunque si trasforma.

  • Un secondo motivo della difficoltà della coppia: la televisione, perché la televisione ci mostra sempre la passione, in tutti i serial, in tutte le telenovele, in tutti i grandi fratelli suggerisce la passione come immagine dell’amore: solo che è una finzione… la televisione ci parla di fare all’amore, ma non ci parla d’amore, non ci racconta storie d’amore, ci racconta storie di passione.

La televisione oggi è il maggiore magistero: noi ci crediamo, ci fidiamo e cerchiamo quello che la televisione ci fa vedere, invano girando intorno all’amore come passione, perché quello è un momento, non è la vita, non è l’amore.

Oltre alla televisione ci sono anche il cinema e la pubblicità, che mostrano sempre queste perfette passioni tra marito e moglie dietro la lavatrice, in cucina o con la pasta, mostrano un momento, ma non è la verità: è finzione!

  • Un’altra causa della difficoltà nella coppia del rompersi dei matrimoni, del rompersi della coppia è (secondo me causa non colpa!), la società, che è aperta rispetto a ieri, perché ieri funzionava, si stava insieme, il matrimonio durava perché la società era molto chiusa, non c’era scambio tra classi sociali, tra ambienti, non c’era scambio fra mondi di lavoro, famiglie… la società era chiusa e protetta. Ogni uomo ogni donna difficilmente poteva incontrare più di un uomo o più di una donna nella sua vita. Anche perché a diciotto anni le donne erano sposate e religione e morale badavano che restassero sposate, per cui occasioni di incontro, di conoscersi, occasioni di trovarsi, di innamorarsi di trovare un secondo uomo della mia vita una terza donna erano piuttosto rare.

Oggi il mondo è aperto, le società sono aperte in tutte le direzioni, in giù, in su, a destra, a sinistra, in alto… Non ci sono più le classi sociali chiuse, né ambienti sociali chiusi né livelli di età che stanno con le porte separate l’uno dall’altro: perciò è ovviamente molto facile che si incontrino i colpi di fulmine, che siano numerosi proprio perché ci si incontra, e così succede che le coppie si disfano,  si formano altre coppie, ci si separa, ci si risposa, magari ci si separa un’altra volta e così via.

C’è un modello abbastanza diffuso oggi: infatti il primo matrimonio, nato sulla passione, precipita e dura poco; il secondo matrimonio, più meditato, più ragionato, meno figlio della passione, dura di più.

  • Ma c’è un altro capitolo, un altro tema che, secondo me, ha trasformato la vita delle coppie: si tratta del cambiamento che hanno fatto le donne; non dico per colpa delle donne, ma a causa delle donne. Sappiamo che sono cambiate moltissimo in queste ultime generazioni, sono cambiate talmente che molto spesso loro stesse non si riconoscono, non riconoscono il loro ruolo, non sanno più chi sono, cosa devono fare…

Gli uomini le donne lavorano nella stragrande maggioranza, e per questo (come dicevo prima) hanno occasioni di confronto, di nuove conoscenze, hanno occasione di coltivarsi, di maturare, di vedere altre realtà. Io ho come l’impressione che questo violento cambiamento in tempo abbastanza breve abbia stravolto le regole della coppia, abbia stravolto le possibilità di incontrarsi, di capirsi.

Io sono ottimista, nel senso che penso che questo è un momento di passaggio, che si tornerà a capirsi… però mi scrivono spesso i miei lettori: “Nel frattempo, cosa facciamo?”.

Io descrivo così la situazione, nella mia immaginazione: mi pare che ci sia un fiume, che da una parte ci siano le donne, dall’altra gli uomini. Fino a una generazione fa si capivano, avevano dei segni, delle parole comuni (anche non espresse) e si capivano; adesso, negli ultimi venti anni, ogni passione è come se fosse un fulmine che ha colpito il loro linguaggio comune… E’ come se gli uni parlassero francese, gli altri cinese… si fanno segni e non si capiscono, e camminano in parallelo soli, sempre più soli e rancorosi.

Per la mia esperienza è più forte il rancore degli uomini rispetto a quello delle donne, perché gli uomini si sentono più colpiti da questo cambiamento, più svantaggiati, più messi in disparte. Del resto io immagino che il conflitto che separa uomini e donne è una specie di lotta di classe: le donne volevano, hanno assalito la classe che stava loro sopra, la classe dominante, perché volevano gli stessi diritti, esattamente come era successo in tutte le rivoluzioni… Nella rivoluzione francese la borghesia voleva gli stessi privilegi, gli stessi diritti che aveva l’aristocrazia… Così le donne volevano gli stessi privilegi sentimentali, professionali e sociali che avevano gli uomini, e sono andate all’assalto. Ovviamente la classe che sta sopra si vede assalita, e allora cerca di difendersi…. siamo in questa convinzione…

Ovviamente chi va all’assalto è sempre molto aggressivo, cosa che rende ancora più difficile il rapporto fra uomini e donne.

Stranamente questo rancore viene fuori come un borbottio sommesso ma continuo. Ho dei lettori che ostinatamente, da anni, fanno sempre le stesse accuse: dove sono le donne con le gonne? Dove sono le donne capaci di tenerezza, di dolcezza? Dove sono le donne come la nonna, la mamma la zia? Dove sono le donne capaci di accogliere? Rispondono poi le donne: dove sono gli uomini capaci di assumersi delle responsabilità, dove sono gli uomini veri, capaci di sostenere…?

Insomma, in altre parole, uomini e donne continuano a cercare esattamente la stessa cosa, lo esprimono quasi nello stesso modo. Succede che mi scrivono ragazzi e ragazze, che sono più diretti e fanno meno fatica degli adulti a dire quello che succede loro. Mi scrive per esempio un ragazzo: ‘io sono romantico, sognatore idealista e sono sempre solo: le ragazze vogliono solo i tipi da motocicletta, i tipi da bar; le ragazze vogliono solo quelli che le trattano male, e io che sono romantico, che vorrei regalare i fiori, scrivere poesie, io che amo la musica classica, che vado in bicicletta e non in automobile…, ebbene: nessuno mi guarda e sono sempre solo!’

Mi scrive una ragazza: ‘Io sono timida, sono romantica, mi piace studiare e leggere, ma i ragazzi cercano solo quelle da discoteca, da minigonna; i ragazzi cercano solo quelle spigliate, aggressive, sessualmente molto attive, e io che sono all’antica, romantica, io che ho degli idea

li sono sempre sola.

Bisogni identici, linguaggio identico, scritto nero su bianco: vi dico che io devo stare attenta all’aggettivazione per capire se chi scrive è un ragazzo o una ragazza! Qualche volta, animata da buona volontà e da compassione, ho cercato di metterli in contatto: non ha mai funzionato!

Tornando alla questione della coppia, siamo in mezzo al guado! Io penso che le donne, nella battaglia alla classe che sta sopra (gli uomini), perderanno ragionevolmente parte della loro aggressività, e viceversa gli uomini si abitueranno a questa nuova donna, e perciò ci sarà di nuovo un accordo.

Mi diceva a questo proposito una grande scrittrice inglese, femminista, di quelle arrabbiatissime un tempo, che per secoli gli uomini hanno trattato male le donne, finché loro si sono ribellate; adesso gli uomini sono costretti a trattare meglio le donne, però le donne li stanno trattando così male che dovranno presto cambiare, perché rischiano di restare sole le donne e soli gli uomini! Con l’augurio che questa navigazione  giunga presto a vedere la terra, vi ringrazio.

(testo non rivisto dall’autore)

 

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