Il piacere del desiderio

Il piacere del desiderio

 AUTORE: Samuele Lanzi

 

 

 

 

Tra i grandi obiettivi che deve recuperare l’educazione all’affettività rivolta ai nostri ragazzi c’è sicuramente il riappropriarsi dell’educare a ben desiderare, a desiderare il bene e scoprire che esso è anche fonte di piacere.

Preliminarmente è bene fare una distinzione: il piacere non è semplice godimento. Proviamo piacere per un cielo particolarmente terso in una limpida mattina d’inverno, per la gioia che nasce in noi nel vedere la forza della vita,  per l’incontro con una persona a noi particolarmente cara in grado di emozionarci e lasciare in noi traccia anche dopo la sua dipartita.

Proviamo godimento invece quando soddisfiamo un bisogno primario, per esempio la fame. Il godimento consiste nel raggiungere l’obiettivo di soddisfare una pulsione che ci permette di riportare il corpo da noi abitato in una situazione di equilibrio.

Il piacere vero scaturisce solo da un desiderio ben educato, rivolto al riconoscimento e alla cura dell’altro in quanto permette la realizzazione del sé come essere relazionale. La capacità di fare esperienza di piacere autentico è una conquista graduale che valorizza e non strumentalizza la persona umana.

Il desiderio è una povertà che è tesoro, forza che crea legami, incentiva il reciproco riconoscimento e favorisce la maturazione della coppia.

Senza desiderio non c’è soggetto, possiamo dire che il soggetto non può rinunciare al godimento ma senza desiderio è soltanto una sostanza che gode, come una pianta o un animale. C’è certo una dialettica tra desiderio e godimento, però per lo più è una dialettica che li prevede in alternanza, cioè là dove c’è desiderio non c’è godimento e là dove c’è godimento non c’è desiderio, tranne in un caso in cui abbiamo l’eccezione a questa coniugazione impossibile, che è quella della sessualità.

Il desiderio vive solo nell’incontro con la globalità irriducibile dell’alterità e da tale desiderio di relazione con l’alterità scaturisce il vero piacere.

Il piacere che scaturisce dal desiderio del donarsi all’altro va educato gradualmente perché non è immediato negli adolescenti in quanto, vista la loro fase di crescita, sono concentrati maggiormente sulla dinamica del godimento. La grande sfida per noi educatori è far toccare con mano ai nostri ragazzi quanto desiderare significhi sostanzialmente ricordare di essere desiderati da Dio.

 

 

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