Il contesto culturale nel quale si muove la pastorale familiare

Il contesto culturale nel quale si muove

la pastorale familiare

 

 

AUTRICE: Gabriela Moschioni

 

Il taglio che si intende dare non è statistico e neppure sociologico : si tenterà di dare un approccio diretto anche emotivo ed affettivo perché, pur riconoscendo un certo valore alle statistiche,  il nostro obbiettivo  è quello di  capire, di  entrare dentro  il clima, l’atmosfera , il contesto culturale,   dove vivono e purtroppo molto spesso muoiono le nostre famiglie

Vogliamo assorbire con la mente e col cuore l’aria che  respirano le famiglie e  la parte di noi  che ha le stesse difficoltà e tentazioni di tutte le altre famiglie.

Il nostro scopo è quello di metterci in relazione.

Dai dati Istat relativi al 2000 :  si evince che le separazioni sono passate dalle 30.000 del 1980 alle 65.000 del 2.000, che l’età media dei separandi è di circa 30 anni e che il il numero più alto di separazioni avviene nel primo anno di matrimonio

Secondo la rivista “CLASS” del giugno del 2005 contro i 260.000 matrimoni/anno si contano 75.000 divorzi e , da osservare, non si citano neppure le separazione dando per scontata l’omologazione fra separazione di divorzio.

Sarebbe veramente utile ed importante per capire la rivoluzione che ci ha portato a questi “numeri”,  supportare la nostra ricerca con un’approfondita analisi delle teorie filosofiche che hanno permeato i due secoli che ci hanno preceduti.

Senza andare troppo indietro nel tempo dal secolo scorso teorie filosofiche e ideologie sociali e  l’assolutamente nuovo approccio psicologico da Freud in avanti hanno permeato la società “moderna “ mettendo in atto una specie di neo – illuminismo ed una caparbia secolarizzazione / laicizzazione / esclusione di Dio dalla storia e dalla vita (Dio è morto)  

La società occidentale dal 1968 in poi ha conosciuto un tentativo di eliminare la norma dalla cultura, di capovolgere il senso comune

 

Se era normale

  • rispettare l’autorità in famiglia e nella società

la contestazione ha spazzato via questa “regola” partendo dagli abusi per buttare tutto

  • rispettare il corpo della donna 

la rivoluzione sessuale ha coperto di ridicolo questa pretesa bigotta di esaltare la castità, proclamando la assoluta libertà sessuale

–          senza regole

–          senza confini,

–          senza coordinamento  delle pulsioni alla razionalità ed alla affettività

–          disgiungendo la sessualità dalla procreazione

  • rispettare le diversi fasi della vita

dal concepimento fino alla conclusione naturale della vita, cioè alla morte,

in ossequio alla assoluta libertà sessuale ed all’assoluto controllo del benessere,  si è proclamata la civiltà dell’aborto  e la necessità dell’eutanasia

  • se comunque era rimasto normale che gli uomini si accoppiassero con le donne

la crisi indotta dall’identità di genere ed una adeguata propaganda mediatica hanno portato a ritenere l’omosessualità come qualcosa che non contraddice la norma

  • se era normale che il matrimonio fosse indissolubile

è diventato normale o comunque molto comune considerare il matrimonio un contratto a termine, qualcosa che può non essere comunque definitivo , e questo è già oggi nella nostra mentalità

Il 14 maggio del 1974 il Corriere della sera inneggiando al 59% dei no per l’abolizione della legge sul divorzio in Italia scriveva a titoli cubitali “ Il referendum ha confermato la grande maturità civile degli italiani”

Non dimentichiamo che lo slogan degli acculturati sessantottini era “la famiglia come bersaglio, il sesso come arma”. e che dagli anni 70 in poi sociologi e psicologi si sono esercitati a pubblicare ogni sorta di teorie e ricerche su possibili modelli di “alternativa” alla famiglia.

 

Dai proclami e dalle teorizzazioni al martellante messaggio mediatico  è in atto

  1. un nuovo sistema di destabilizzazione della famiglia 
  2. il tentativo di svuotare la famiglia dei suoi valori umani e cristiani

Della famiglia sono solo enfatizzati gli aspetti drammatici e  tragici.

La stampa e l’informazione dei telegiornali con inesorabile tempestività ci mettono in evidenza i delitti più efferati che avvengono nelle famiglie, quasi che il luogo della violenza sia solo quello della famiglia.

Il rapporto uomo donna , il rapporto genitori – figli , la maternità ci sono  continuamente  presentati non nella normalità della stragrande maggioranza delle situazioni, ma sempre e solo con cruenta e morbosa insistenza.

Se si osserva con disincantata attenzione ci si accorge che esiste una selezione ben precisa nella scelta delle notizie  :avete mai sentito un caso di suicidio pubblicato sui giornali per questioni attinenti l’aborto, avete mai sentito sottolineare che gli omicidi che accadono nelle nostre famiglie sono quasi sempre tra coppie in fase di separazione .

Il “Giornale” del 24 gennaio 2002 pubblica che in cinque anni sono stati commessi 687 delitti in coppie in fase di separazione.

Il messaggio che ce ne viene è che la famiglia è luogo di violenza, nessuno rileva che è la rottura della famiglia la causa della violenza.


E’ vero che la famiglia è anche il luogo

Dispetti

Cattiveria

Delle rivalse

degli omicidi

della violenza sui bambini ”

 

ma è soprattutto il luogo

 

degli affetti

dei sogni

delle emozioni

della sessualità

dei progetti

della costruzione

della protezione

                                               della realizzazione

            del futuro

            del soprannaturale

            della preziosa presenza di Dio negli affetti

 

La televisione in modo molto subdolo, ma decisamente molto più intrigante che la stampa, non ci mostra mai nessuna famiglia “normale” composta da padre – madre figli , ma sempre e solo famiglie in cui la liberalità è confusa con libertà di costumi, dove è deliberatamente ignorato qualsiasi accenno religioso o trascendente, dove paradossalmente i buoni sono persone al di fuori delle regole , mentre sono sempre evidenziate la pedanteria e la piccolezza di chi si dice ligio ai comandamenti.

La religione è al massimo sostituita da generici buoni sentimenti. Il “dio” a cui  i personaggi si rivolgono nelle difficoltà  è quasi sempre un’entità astratta quasi ecologica.

Niente della tradizione cristiana cattolica che tanto permea la nostra vita quotidiana di europei e di italiani è mai contemplato negli sceneggiati che catturano i nostri sentimenti, salvo sempre e solo preti cattolici che celebrano i matrimoni e che alla fine “tutti” dicono “adesso puo’ baciare la sposa.

In sintesi entrano nei nostri valori e ce li ammanniscono a loro uso e consumo e ce li restituiscono vuoti di significato e come luoghi comuni

A poco a poco ci viene somministrata una visione della realtà che diventa la nostra se deliberatamente non ci rendiamo conto che si tratta di una scelta di altri  che non ci appartiene, ma che a poco a poco cambia le nostre abitudini.

C’è grande acredine/contestazione verso la Chiesa che è accusata di non concedere i sacramenti nelle situazioni irregolari nel tentativo di presentare la Chiesa come una subdola matrigna , quasi che la Chiesa sia un ostacolo alla costruzione di una società libera e felice.

Che cosa arriva alle nuove generazioni che non hanno un filo rosso con la tradizione della famiglia  ?

Questo è un interrogativo che chi ha a cuore la famiglia non deve mai smettere di porsi  perché

questo clima di

Non certezza

                                   Libertarismo senza regole

                                                           Debolezza umana e sociale  

                                                                       Relativismo morale e culturale

                                                                                  Confusa ideologia della libertà

                                                                                              Enfatizzazione del dialogo

 

purtroppo produce coppie molto deboli

Una Pastorale nuova deve mettersi nell’ottica della  “PREVENZIONE” , perché i giovani oggi :

–         Non hanno punti di riferimento

–         Non hanno genitori

–         Non hanno esempi

–         Non hanno copioni

–         Non hanno complementarietà sessuale

 

  • Hanno personalità deboli e non autonome Hanno difficoltà a fare delle scelte irreversibili
    • (troppo viziati e poco responsabilizzati
    • permissivismo
    • si “mettono insieme” giovanissimi quando il mettersi insieme non costituisce ancora una “scelta” poi si sposano stanchi e la scelta non l’hanno fatta
  • Hanno mito del lavoro come realizzazione a cui si sacrificano le altre scelte (vocazione )
  • Hanno Identità maschile debole
    • contrapposta ad una femminilità intransigente che crede solo nei propri diritti
  • Hanno Identità femminile basata su stereotipi
    • La donna difficilmente rientra in se stessa per “sentire” i suoi sentimenti più profondi come il desiderio della maternità, lo spirito di sacrificio, il bisogno di far crescere
  • Hanno paura della sessualità
    • perché la sessualità non è stata un cammino graduale responsabile personale di conoscenza di sé e dell’altro, ma una prova, una cosa fatta perché così fan tutti
    • perché i modelli (peraltro falsi) che propugna la televisione sono irraggiungibili

 

dall Inserto di Avvenire del 02/05/2005 

 

“ i giovani anticipano tante esperienze sessuali ed affettive e concentrano nel periodo del fidanzamento tutto l’arco evolutivo dell’amore”

 

I giovani oggi hanno dentro sé ancora codici affettivi  “morale – etico – cristiano ” , ma hanno una convinzione intellettuale e razionale libertaria per cui si riscontrano questi nuovi arrangiamenti etici :

 

 

Valori umani e cristiani :

 

fedeltà                                               fin che lui/lei non mi tradisce

vedi corsi per fidanzati, vedi offerta di restare fedele al valore del sacramento

 

indissolubilità                        come scelta del momento, dell’atto della cerimonia senza mettere in conto la “coerenza” con quella promessa

                                               senza mettere in conto l’enorme differenza tra lo sposarsi in chiesa ed il matrimonio civile per una sorta di omologazione verso il civile (legge divorzio) del concetto di matrimonio

 

carità / reciprocità/ complementarietà

ridotta a “solidarietà” più verso l’esterno, la pace, la libertà etc che non un serio impegno alla costruzione di sé e dell’altro

 

fecondità                               qualcosa che puo’ fare paura

assoluta NON conoscenza della sollecitudine della Chiesa verso una procreazione veramente responsabile, ma diffusa percezione che le regole della Chiesa siano intransigenti

 

 

Se questo è il quadro  di riferimento per muoversi “verso” una pastorale di relazione è importante  :

 

  1. la conoscenza della destabilizzazione di oltre 30 anni in atto
  2. la lettura critica e anche umoristica  dell’informazione e dei media
  3. farsi idee poche e molto chiare dei valori umani e cristiani del matrimonio, della famiglia, dei figli
  4. capire profondamente quali di questi valori mi appartengono  e  perché
  5. l’accoglienza  affettuosa di se’ con i miei limiti personali e di coppia con l’accettazione che sono figlio del mio tempo, della società contemporanea perciò soggetta anche alle fragilità e tentazioni connesse
  6. l’accoglienza affettuosa e aperta degli altri , ma senza perdere i propri valori
  7. la capacita di entrare in relazione  che vuol dire avere il CORAGGIO di guardare gli altri non come persone da indottrinare : l’annuncio di una esperienza cristiana  adesso non basta più
  8. Entrare in relazione significa GUARDARE IL VOLTO DEGLI ALTRI
    • costatare che siamo tutti sulla stessa barca  
    • accettare i nostri limiti
    • accettare i limiti degli altri
    • capire le separazioni come lutto – come dolore
    • comprendere i disagi profondi dei figli dei separati

 

dal libro “L’Europa di Benedetto XVI “

“Il volto dell’alto è carico di una appello alla mia libertà perché lo accolga e ne prenda cura“

“Il cristianesimo è quella memoria dello sguardo di amore del Signore sull’uomo, nel quale sono custoditi la sua piena verità e la garanzia della sua ultima dignità .” ……..

“I cristiani sanno questo e stanno con la propria vita sotto questo sguardo di amore; ricevono con ciò stesso un messaggio che è essenziale per la vita e il futuro dell’uomo.

Allora essi possono assumere OGGI con umiltà e fierezza il lieto annunzio della fede, senza del quale l’esistenza umana non sussiste a lungo.

In questo compito di annuncio della dignità dell’uomo e dei doveri di rispetto della vita che ne conseguono, essi saranno probabilmente derisi ed odiati, ma il mondo NON POTREBBE VIVERE SENZA DI LORO”

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