Evoluzione dell’innamoramento e sua corretta gestione

L’evoluzione dell’innamoramento e sua corretta gestione

AUTORE: Emidio Tribulato

 

 

L’evoluzione dell’innamoramento è notevolmente varia. Dopo un periodo relativamente breve, qualche settimana o qualche mese, si ha bisogno di qualcosa di meno coinvolgente, di più stabile, di più tranquillo, in quanto non si può vivere a lungo in quello stato d’intenso investimento emotivo.[1]

Pertanto, quest’emozione può scomparire da un momento all’altro senza lasciar traccia se non un vago ricordo, oppure può lasciare un rimpianto notevole, che può durare a lungo, anche per molti anni. Rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Rimpianto per quello che si è vissuto insieme o solo nell’intimo del proprio cuore e che si è perduto o non si è mai concretizzato.

 

 

In alcuni casi un innamoramento finito male può segnare tutta la vita d’una persona che, “scottata” non accetterà e si opporrà ad altri sentimenti simili, rimanendo legata e condizionata dalla primitiva passione.

 

Maria, di quarantacinque anni, aveva vissuto il fuoco dell’innamoramento solo da molto giovane, durante il primo anno d’università, quando si era perdutamente innamorata d’un suo collega. Per qualche mese aveva pensato d’essere ricambiata ma, successivamente, aveva scoperto che il collega provava per lei solo una modesta attrazione sessuale. Sentendosi molto stupida e sciocca per quello sconvolgimento che l’aveva pervasa, si era imposta di disprezzare l’innamorato che non aveva ricambiato la sua intensa passione, mentre nel contempo aveva giurato a se stessa che mai, nel futuro, sarebbe di nuovo caduta nella trappola di questo sentimento.

Aveva tenuto fede al suo proposito per molti anni ma ora, a quarantacinque anni, si chiedeva se, incontrando la persona giusta fosse bene lasciarsi sedurre dalle sirene della passione o continuare a controllare i suoi impulsi utilizzando, ad ogni nuovo incontro, più che il cuore il cervello e la ragione.

 

Un’emozione conclusa può essere sostituita da un’altra simile, può rimanere nell’animo come uno strascico doloroso, come può trasformarsi in un sentimento amoroso diverso, meno intenso e sconvolgente ma più profondo, duraturo e stabile.

Difficilmente si accetta il cambio con l’amicizia. Questa proposta viene giudicata quasi offensiva. Come se qualcuno ci proponesse di scambiare uno scrigno pieno d’oro e di pietre preziose con del piombo o dei ciottoli di mare.

 Chi colpisce?

L’innamoramento può colpire uomini e donne d’ogni età e condizione sociale ma è nettamente più frequente durante il periodo adolescenziale, anche se, intensi rigurgiti possono essere presenti nell’età matura. In tale età può essere più sconvolgente che da giovane, tanto che nella letteratura e nel cinema sono frequenti i personaggi che nell’età matura perdono la testa per una giovinetta.

Le persone più cerebrali riescono, a volte, a gestire quest’emozione meglio, con più attenzione ed oculatezza. Altre persone, più sensibili al fascino di essa, ne sono travolte senza possibilità di controllo.

Alcuni sembra ne siano immuni, tanto che si stupiscono dei racconti di chi l’ha provato. Alcuni invece usano la fase dell’innamoramento come fosse una droga. Si tratta di personalità nevrotiche che hanno bisogno di forti stimoli e intense gratificazione per instaurare dei rapporti con l’altro sesso. Queste persone sembra che non riescano a vivere e ad amare se non con questa modalità intensa e sconvolgente e come dei drogati in preda all’astinenza, quando avvertono che l’emozione nei confronti d’un persona diminuisce, affannosamente cercano di proiettare il loro sentire su un’altra e poi su un’altra ancora, all’infinito.

 

Francesco, un insegnante di quasi quarant’anni, che viveva ancora con i suoi genitori, non riusciva a tener il conto di tutte le donne, di varia età, delle quali si era innamorato, spesso senza che l’altra persona lo sapesse, in quanto, essendo molto timido, non riusciva neanche a comunicare le sue ardenti passioni. Aveva quindici anni quando, per la prima volta, questo tipo di sentimento amoroso era esploso nel suo cuore sotto forma dell’immagine d’una ragazza della classe accanto alla sua.

Di Maria, che aveva appena intravisto entrando e uscendo dalla classe e da scuola, si era innamorato il giorno in cui l’aveva notata accovacciata in un angolo del cortile, con in una mano un libro, mentre nelle dita dell’altra teneva una matita che doveva servirle per sottolineare le parti salienti dei vari argomenti. Con questa matita lei giocherellava, passandola sul viso, sui capelli e sulle braccia, come accarezzandosi. Questo gesto di accarezzarsi con la matita aveva fatto scattare la molla dell’amore. Per Francesco quella ragazza non poteva che essere una ragazza meravigliosa, sensibile, affettuosa, dolce, incantevole, intelligente.

Era certo che lo stare accanto a lei, anche senza toccarla, anche senza parlarle, sarebbe stata l’esperienza più bella della sua vita. Nessun piacere, nessuna gioia, nessun avvenimento poteva essere più entusiasmante della realizzazione di quel sogno.

Quel giorno, mentre il cuore batteva all’impazzata e un dolce languore invadeva il suo corpo e quasi lo paralizzava dalla testa ai piedi, era rimasto lontano da lei, contemplandola a lungo, fino alla fine della ricreazione. E così i giorni successivi, per quasi un mese, si accontentò di guardarla da lontano. Ma poi, un bel giorno, nonostante temesse di svenire davanti a lei per l’emozione, nonostante temesse di dimenticare la frase che aveva deciso di dirle per attaccare discorso, frase che si era ripetuto mille e mille volte, decise di avvicinarla mentre era sola.

Ricordava ancora l’ intensa, dolcissima pena, nell’attraversare il cortile per raggiungerla. Camminare su quei pochi metri di terra battuta era come attraversare un deserto. Avvertiva la gola secca e arida, mentre con difficoltà inghiottiva la saliva diventata viscida e calda nella bocca.

Lamentava una strana spossatezza nel corpo e un pulsare martellante nelle tempie mentre l’immagine di lei, con il libro in mano, si offuscava sempre di più e si copriva d’una nebbiolina grigia. Quando era quasi arrivato alla sua altezza (non essendo capace di andarle incontro direttamente aveva pensato alla tattica d’un lento aggiramento), fu quasi felice di vederla, di scatto alzarsi per andare a parlare, ridendo, con le sue compagne. Non riusciva a ricordare, dopo tanti anni, i sentimenti che si addensarono nella sua mente e nel suo cuore quando un altro ragazzo, più brutto di lui, meno intelligente e bravo di lui, le cinse, con fare spontaneo la vita mentre lei appoggiava per un momento la testa sulla spalla dell’amico, continuando a parlare e a ridere con le compagne!

Questo gesto lo ricordava sì con sofferenza, ma stranamente lo avvertiva anche come una liberazione. Come quando ci tuffiamo nel mare e godiamo della vista di quel meraviglioso mondo liquido e del contatto con creature marine e vegetali così diverse e così incantevoli ma poi, il bisogno di ossigeno ci costringe a riemergere e ci sentiamo liberi quando, guardandoci attorno, possiamo di nuovo respirare liberamente.

Da allora la sua vita era trascorsa in un’altalena continua di intense emozioni e desideri. Passava da un innamoramento all’altro quasi senza alcun intervallo. Se da una parte avvertiva e soffriva della grave frustrazione e depressione quando questa emozione finiva o si riduceva, dall’altra non riusciva ad instaurare un rapporto che non avesse caratteristiche così coinvolgenti ed intense come quelle che avvertiva nella fase dell’amore nascente.

Non aveva mai conosciuto né gli interessavano rapporti meno intensi. Diceva che solo da innamorato si sentiva vivo e soddisfatto. Quando avvertiva in lui o nelle donne che incontrava dei sentimenti “tiepidi”, troncava il rapporto cercando, come il tossicomane cerca la sua dose quotidiana, un’altra donna su cui proiettare e con cui vivere il fuoco dell’innamoramento.

Non escludeva il matrimonio, ma aveva poca fiducia di poter incontrare una donna con la quale, per tutta la vita, potesse provare sentimenti ed emozioni così intense come quelle che cercava. Questo fatto lo aveva reso triste e sfiduciato. Pertanto, come nel tossicomane, i momenti di vera gioia erano diventati sempre più scarsi e rari, cosicché la vita gli appariva inutile, vuota e scialba.

 

La corretta gestione dell’innamoramento.

 

Le osservazioni che abbiamo fatto non tolgono nulla alla funzione dell’innamoramento se lo si guarda non come l’elemento fondamentale d’un rapporto di coppia, ma come un forte impulso affinché si possa iniziare un cammino.

 

Un cammino verso l’unione ( “coppia” viene da “copula”, che implica un legame relazionale interpersonale intimo ed elettivo tra un uomo ed una donna), un cammino e un legame fatto di conoscenza, comprensione reciproca ed impegno, destinato, almeno nelle intenzioni, a durare nel tempo.

 

Perché ciò avvenga, affinché l’innamoramento si trasformi in un sentimento amoroso più solido, valido e duraturo sono necessarie però alcune condizioni:

 

  1. la maturità delle persone che vivono questa emozione deve essere adeguata e notevolmente alta;
  2. l’educazione affettivo – sentimentale e sessuale dei giovani deve essere preparata in modo attento, così da sviluppare le capacità di raziocinio da utilizzare anche e soprattutto nelle scelte amorose. L’educazione deve, inoltre, riuscire a potenziare tutte le qualità indispensabili per un valido e solido rapporto di coppia e per un ricco e pieno ruolo materno e paterno. Nulla si improvvisa, tanto meno compiti così difficili ed importanti come quelli di marito e moglie, padre e madre;
  3. deve essere presente da entrambi i giovani interessati una grande e profonda disponibilità, un bisogno e un desiderio di impegnarsi in un progetto splendido e ricco di doni ma anche arduo;
  4. è fondamentale l’impegno ed il sostegno costante della rete affettiva e familiare dei due giovani che devono mettere in atto tutte le strategie necessarie affinché, accanto al piacere del rapporto di coppia, nasca il dovere verso l’altro e verso la società. Accanto alla passione si sviluppi la ragione; accanto al gioco nascano il sacrificio e l’impegno; accanto alla ricerca di qualcosa per sé, per il proprio appagamento e la propria soddisfazione e gioia, nasca il piacere del dono gratuito verso l’altro, verso la società e verso la vita;
  5. la rete familiare, che sta accanto ai due giovani che vogliono intraprendere un cammino di coppia, dovrà pertanto avere numerose qualità:

 

  • dovrà essere presente e attiva. Non basta avere dei genitori se questi non si impegnano in modo intelligentemente attivo nel consigliare, suggerire e guidare i figli dapprima nelle loro scelte e poi nella conduzione del rapporto affettivo e sentimentale;
  • dovrà essere una rete ricca. Ricca come numero di persone legate da un caldo affetto reciproco, ma anche ricca di valori da trasmettere ai giovani che vivono e si formano nel suo seno;
  • dovrà essere una rete sana. Sana nei suoi principi morali. Sana dal punto di vista psicologico. Sana in quanto capace di aggregazione, accoglienza e valorizzazione. Sana in quanto capace di sostegno, rinforzo e collaborazione. Priva, quindi, di quelle tendenze conflittuali, aggressive, distruttive o emarginanti che rendono scarsamente valida, se non patologica, una rete affettiva;
  • dovrà essere una rete affettivamente calda. Calda nelle capacità d’amare. Calda nell’accoglienza. Calda nel dono.

 



[1]  DACQUINO, G., (1996), Che cos’è l’amore, Mondadori, Milano, p.185.

 

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