… e tutto l’amore diventa odio … e per fortuna spesso non succede

… Psicologo mi dica

e tutto l’amore diventa odio

e per fortuna spesso non succede

 

 

Oggi, più di ieri, chi si sposa lo fa con grandi attese di felicità … e, più di ieri, si sposa per amore.” Così il sociologo Giorgio Campanini, invitato al trentennale del Consultorio Ucipem di Mantova, descriveva l’accostarsi al matrimonio da parte delle coppie contemporanee.

“… e tutto l’amore diventa odio.” Con questa frase Davide Lopez, un noto psicoanalista scomparso da qualche anno, descriveva la dinamica tipica di molti processi di separazione.

Spesso, infatti, quando due persone intraprendono un percorso matrimoniale tendono, anche sulla spinta di diffusi stereotipi sociali, ad avere grandi attese verso la vita di coppia e a vivere l’altro come un prolungamento di Sé, come un qualcosa che contribuirà al coronamento di una serie di aspettative consce ed inconsce. È proprio in questa proiezione di caratteristiche che può trovare posto un’amplificazione irrealistica: l’idealizzazione dell’altro ed un grande trasposto di amore che in realtà è verso un’immagine di Sé proiettata. L’innamoramento.

 

 

L’altro, però, non è e non potrà mai essere un prolungamento di noi stessi ed inevitabilmente, col tempo, nel procedere della relazione cominciano a comparire le differenze e le dissincronie rispetto alle aspettative iniziali. È in questa constatazione che l’altro comincia a venir visto in modo più realistico e, rispetto alle aspettative, questo è anche frustrante.

Se nella psiche dei soggetti coinvolti le quote di immaturità e le componenti narcisistiche risultano eccessive, facilmente si passa dall’idealizzazione alla deidealizzazione (dalle stelle alle stalle, come si suol dire) investendo, questa volta, l’altro di caratteristiche negative che lo rendono un nemico pericoloso e cattivo, se non folle.

In questo modo è anche possibile giustificarsi nel momento in cui si attueranno efferati attacchi. Attacchi che chiunque si sia trovato ad interagire con persone in fase di separazione conosce bene.

Quando, invece, i soggetti coinvolti hanno raggiunto un discreto livello di maturità e le componenti narcisistiche non sono eccessive (la “Persona” come la definisce Lopez) ecco che quelle differenze e dissincronie rispetto

alle aspettative, seppur risultando per certi aspetti frustranti, diventano risorse che possono portare ad un arricchimento della coppia ed occasione per l’evolversi della relazione.Il riconoscimento e l’accettazione di se stessi e dell’altro rappresentano da sempre un’ottima base su cui costruire e da cui evolvere, non solo nell’ambito della vita di coppia, l’amore.

Con livello di maturità, intendo riferirmi agli studi della psicoanalista Melanie Klein. Questa osservava come all’inizio della vita l’individuo, quasi come per riflesso biologico, è in estasi quando appagato e, invece, arrabbiato e distruttivo quando insoddisfatto. Solo in seguito l’infante impara che la figura che soddisfa è la stessa che, a volte, crea frustrazione. Tale constatazione implica la necessità di trattenere gli impulsi aggressivi perché danneggerebbero la persona da cui si dipende affettivamente e fisicamente.

Il meccanismo primordiale di scissione della figura in buona da amare o cattiva da distruggere, purtroppo, non è mai completamente superato. Le crisi di coppia, ma non solo, per la loro peculiarità risultano ambiti in cui facilmente tale modalità può attivarsi.

Queste due posizioni sono un po’ enfatizzate, caricature, cioè descritte in modo semplice ed estremo, allo scopo di evidenziarle e renderle più facilmente riconoscibili. Propendere, però, per una o l’altra, inevitabilmente, porta su strade molto diverse con ripercussioni molto diverse sui soggetti coinvolti, su chi è loro vicino e, soprattutto su chi da loro dipende.

Giuseppe Cesa

psicologo – psicoterapeuta

 

 

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