Adolescenza e adozione nell’epoca di Internet e dei Social Network – La traversata di un grande fiume

 

Adolescenza e adozione

nell’epoca di Internet e dei Social Network 

La traversata
          di un grande fiume

 

 

 Autrice: Catia Mallamaci

Uno dei passaggi evolutivi nel ciclo di vita di tutte le famiglie è l’adolescenza dei figli, passaggio che necessita di una ristrutturazione familiare, di cambiamenti relazionali e comunicativi. Il compito principale che i ragazzi devono affrontare è quello della costruzione della propria identità, un processo che va avanti tutta la vita, ma che in questa fase di età è cruciale. Gli adolescenti sono in fermento, alla ricerca di sé… e la ricerca di sé non è indolore, passa attraverso il lutto della perdita dell’infanzia e tende ad un futuro che per le giovani generazioni di oggi appare alquanto nebuloso. Il sentimento di identità implica la continuità con il proprio passato, un presente significativo e un orientamento verso il futuro: “Da dove vengo, chi sono, chi voglio essere”. Mi piace molto la metafora di Herman Hesse che definisce il periodo adolescenziale come la traversata di un grande fiume impetuoso. Noi adulti forse non teniamo abbastanza presente la fatica che fanno gli adolescenti, dimentichiamo che siamo stati adolescenti anche noi. Inoltre, nel mondo attuale, rispecchiarsi nei ragazzi è diventato ancora più difficile poiché appaiono come degli illustri sconosciuti, sempre con la testa altrove, sempre “connessi”. La ricerca di sé oggi passa anche attraverso l’uso massiccio dei social network. Di questo modo di essere noi che abbiamo “qualche anno in più”, genitori, operatori, insegnanti, non abbiamo fatto esperienza diretta nella nostra adolescenza e non abbiamo, pertanto, sviluppato le difese da trasmettere ai ragazzi rispetto ai rischi insiti nell’utilizzo delle nuove tecnologie: diciamo ai nostri figli di chiudere la porta… non aprire a nessuno… e invece sono connessi col mondo!

 

 

Per i ragazzi adottati, il passaggio dall’infanzia all’età adulta è più complesso. Hanno bisogno di trovare risposte ad alcune domande fondamentali per poter assumere il proprio posto all’interno della storia familiare e sociale: “Perché non sono potuto restare nella famiglia in cui sono nato? Perché non mi hanno voluto?”. Lo sguardo al passato porta dolore, rabbia. Ma anche la possibilità di mettere insieme i pezzi, di dare un significato agli eventi. Conoscere le proprie origini è un diritto inalienabile di ogni persona. La questione è quando e come ricevere tutte le informazioni o anche stabilire dei contatti. E’ importante che ciò avvenga con l’accompagnamento dei genitori adottivi ma, nel mondo di oggi, essi non sono più l’unica fonte di trasmissione della storia nei tempi e modi rispettosi della persona che il figlio è. Come Ente autorizzato stiamo cercando di preparare ai possibili scenari e accompagnare le famiglie nelle varie situazioni che si stanno verificando, ad esempio nei casi in cui sono i ragazzi o i genitori adottivi a cercare contatti con membri della famiglia di origine; oppure nei casi in cui i ragazzi vengono cercati da fratelli o genitori di nascita.

 

Alcuni ragazzi hanno preso contatti via Internet, in particolare con fratelli rimasti nel Paese (nella famiglia di origine, in famiglie affidatarie o in istituto). La separazione dai fratelli è uno strappo doloroso che si aggiunge alle altre perdite subite ed è forte il bisogno di avere loro notizie. A volte, a cercare i familiari di origine dei loro figli, sono i genitori adottivi. Alcune esperienze si stanno rivelando  positive, i contatti sono rassicuranti e costruttivi, gestiti di genitori che fanno da tramite con il proprio figlio. Altre situazioni sono più complicate per le aspettative che possono generare negli adulti o ragazzi rimasti nel Paese (accorate richieste di aiuto economico, anche di venire in Italia) o per le informazioni su di loro, a volte non rassicuranti, di cui si viene a conoscenza. Alcune mamme hanno cercato la mamma di nascita del loro figlio adottivo su Facebook e l’hanno trovata facilmente.. con foto in cui c’è anche il bambino, quello stesso bambino a cui quella madre ha rinunciato o che le è stato tolto per inadeguatezza a svolgere il ruolo materno. Come collocare nella mente e nel cuore della mamma adottiva queste immagini, quali significati dare? Non sono poche le situazioni che creano disorientamento, paura, ansia, emozioni forti da gestire. Non dimentichiamo che questo a volte avviene pochi anni dopo l’adozione, quando c’è ancora bisogno di rassicurazione sull’appartenenza familiare, non soltanto per i figli ma anche per i genitori, ed è presente il forte timore di perdere il legame.

 

 

Alla facilità di stabilire dei contatti, quindi, non corrisponde la facilità di gestione degli stessi. E questo vale non solo per i contatti via web che possono stabilire i ragazzi che sono stati adottati, ma per tutti i ragazzi. Il ruolo del mondo adulto è quanto mai importante, occorre mettere in campo modalità utili ad accompagnare le giovani generazioni nell’uso dei mezzi tecnologici con finalità positive per loro e per le loro relazioni interpersonali.

Nello specifico dell’adozione, lo sguardo adulto deve essere attento, all’interno di stili educativi improntati alla trasmissione di validi modelli e basati sulla fiducia che anche i ragazzi venuti da altrove ce la faranno a prendere in mano la loro vita e farne un capolavoro.

 

“Non lasciatevi vivere, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!” (Giovanni Paolo II).   

Catia Mallamaci

 

  

 

 

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