UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Nascita dell’innamoramento
AUTORE: Emidio Tribulato
Da cosa nasce l’innamoramento?
Può nascere da qualunque particolare fisico: gli occhi, il naso, una parte del corpo, le labbra, i capelli. Può nascere dall’odore dell’altro, dalle sue capacità di ascolto e di dialogo. Può nascere da un suo modo di gestire, di parlare o di ascoltare, da un suo modo di sorridere e guardare. Tutti questi particolari producono una risonanza intima collegandosi o facendo riemergere, anche inconsciamente, emozioni infantili o primitive, ma anche ricordi legati ai primi rapporti con i genitori, con i fratelli o le sorelle.
Alcuni elementi che scatenano questo sentire possono collegarsi ai sogni ad occhi aperti nati durante le letture e i racconti infantili. Altre volte la persona di cui ci innamoriamo è anche la persona che ci fa sentire meglio, che soddisfa meglio i bisogni più profondi della nostra anima, che completa meglio i sogni di quella parte, maschile o femminile che ci manca.
In alcuni questa emozione soddisfa il desiderio di donare: affetto, protezione, gioia, ed è per questo che ci si può innamorare anche di persone sfortunate o tragicamente sconvolte da eventi della vita, come la disabilità o la tossicodipendenza.
Altre volte, al contrario, l’altro è qualcuno che immaginiamo possa darci qualcosa: affetto, protezione, calore e gioia, di cui siamo stati troppo o troppo a lungo deprivati; qualcuno che possa aiutarci a risolvere i nostri problemi interiori.
Per Dacquino, “Proprio perché l’attrazione verso il partner corrisponde alla proiezione su una nuova persona di emozioni vissute durante l’infanzia, chi ama tende a rivivere, attraverso la relazione d’amore, conflitti non risolti nel tentativo di portarli a soluzione; di conseguenza, proietta sull’altro non soltanto desideri, bisogni e fantasie ma anche la propria patologia”. [1]
Effetti positivi dell’innamoramento.
L’innamoramento è sicuramente un ottimo strumento, anche se primitivo, utilizzato dalla natura per condurre anche i soggetti più recalcitranti, a riprodursi e a formare una nuova famiglia. Può allora essere considerato un evento positivo se ha la funzione di far iniziare un cammino fatto di dialogo, conoscenza e donazione reciproca. Appare invece poco utile, anzi nettamente dannoso alla crescita e alla realizzazione personale e sociale, quando è fonte soltanto di emozioni intense ma procura allontanamento e fuga dalla realtà quotidiana, trasportando e facendo vivere stabilmente la persona che prova questa emozione in un mondo dorato ma irreale, fatto solo di sogni ed illusioni. In questi casi il rischio è che questa emozione renda difficile un cammino vero, un vero legame, un reale rapporto stabile e duraturo con un uomo o una donna.
La durata dell’innamoramento.
La durata di questa emozione particolare è estremamente varia: pochi giorni, pochi mesi o, più raramente, alcuni anni.
Il valore sociale dell’innamoramento.
Il valore dato all’innamoramento non è uguale in tutte le società e non è stato uguale in tutti i periodi storici. Soltanto alla fine dell’ottocento in Europa ma anche in America si cominciò a pensare con sempre maggiore insistenza che innamorarsi fosse un evento auspicabile anzi obbligatorio nel rapporto di coppia. Pertanto, mentre in occidente, da circa mezzo secolo, l’innamoramento è considerato quasi una ragione di vita ed è diventato fondamentale per intraprendere e portare avanti un cammino amoroso, in altre società come quella indiana, cinese, giapponese, haitiana, araba, è giudicato con molto sospetto, in quanto quest’emozione stimola a dei rapporti amorosi che possiedono molti elementi d’irrealtà per cui vi è il rischio concreto che molte unioni saranno fondate solo sulle illusioni ed i sogni e pertanto saranno condannate al fallimento.
Per tale motivo, presso questi popoli, al contrario che da noi, è assolutamente sconsigliato sposare una persona della quale si è innamorati in quanto, finita la fase dell’innamoramento, si può rimanere delusi e questa delusione può comportare la rottura dell’unità familiare. Per essi, inoltre, è incomprensibile ma anche deplorevole che si possa perdere la testa per un’altra persona.
Anche presso i Greci antichi il sentimento più importante non era l’innamoramento e la passione (“eros”) ma l’amicizia (“philias”) che spingeva a gratificare l’altro mediante sentimenti d’ammirazione, sostegno e attribuzione di qualità positive. Per essi, altro sentimento importante era “l’agape” nel quale si manifestava interesse e amore per l’altro con dei comportamenti atti a favorirlo. Ma anche in quasi tutte le società di alcuni secoli or sono la base d’un rapporto duraturo tra i sessi non era l’innamoramento ma la stima, l’amicizia ed il rispetto reciproco. Era il matrimonio al centro del tessuto sociale e non l’amore o peggio l’innamoramento.
Di questa emozione non si mancava di sottolineare la scarsa aderenza al reale, la sua breve esistenza, il desiderio di possesso dell’amato, l’eccessiva esclusività. Come eccessiva era l’idealizzazione che, con la sua fine, poteva portare a delle tragiche delusioni le persone interessate. Per tali motivi questo sentire era tenuto a freno, se non proprio escluso, dalla vita di coppia.
Che sia eccessiva e fuor di luogo l’enfasi con la quale nella nostra attuale società occidentale diamo credito all’innamoramento, è provato da buona parte delle caratteristiche di questa emozione. Questo sentire può spingerci a legarci per la vita e ad intraprendere un progetto complesso, articolato e difficile come quello matrimoniale e familiare, gravido di molteplici impegni e coinvolgimenti legali, relazionali, economici e sociali, con una persona, solo perché qualcosa nei suoi occhi, nella sua pelle o nel suo viso, ha fatto scattare un meccanismo biologico e ormonale arcaico che aveva, negli uomini primitivi, solo la funzione di stimolo all’accoppiamento.
Ci siamo chiesti il motivo per il quale nella nostra società occidentale si dà tanta enfasi all’innamoramento e non lo si ridimensiona in modo corretto, così come capitava in tante epoche e come avviene anche oggi in tante civiltà. La risposta, a parte le considerazioni storiche e letterarie, sta nella tendenza a cercare di semplificare, banalizzare e considerare come un gioco piacevole, anche le cose più complesse e profonde, come può essere il rapporto tra due persone che vogliono costruire una duratura relazione.
Insieme alla banalizzazione vi è anche il bisogno, da parte delle società nelle quali i mass media sono notevolmente diffusi, di spettacolarizzare ogni evento e ogni realtà così da creare forti emozioni. D’altra parte, cosa c’è di più emozionante e spettacolare di due persone innamorate coinvolte dal fuoco della passione? La spettacolarizzazione è essenziale per poter vendere un prodotto; e giacché dell’amore si è fatto un prodotto da vendere prima con i libri, poi con i film ed i fotoromanzi e adesso con decine di trasmissioni TV, è sicuramente più interessante e stimolante, al fine d’acquisire un pubblico numeroso, la situazione di due infocati innamorati che vivono e soffrono in modo altalenante le calde vicende dell’amore che non quella di due persone che si amano d’un sentimento più tranquillo ma costruttivo e ricco.
Per capire ciò basta osservare come l’innamoramento ed il sesso cucinati in tutte le salse occupino, insieme alla violenza, buona parte delle trasmissioni televisive e si diffondano, sempre più, nelle riviste e nei film.
L’innamoramento diventa un prodotto che ha notevoli ritorni economici. Il fatturato legato al sesso, alle emozioni ed ai sentimenti si misura in svariati milioni di Euro, anche perché si fa di tutto per collegare questi sentimenti agli oggetti. Non ci si innamora solo delle persone ma la società dei consumi vuole farci amare gli oggetti tramite un collegamento o dei vocaboli normalmente usati nei confronti delle persone.
Gli ammiccamenti sentimentali e sessuali sono i messaggi più frequenti quando lo scopo è quello di vendere. Per incrementare lo smercio di auto, moto, oggetti elettronici, cellulari, o anche elettrodomestici molto banali come una lavatrice o un ferro da stiro, la pubblicità non teme di usare frasi tipiche del mondo degli affetti e delle relazioni: “Il mio amore per te è infinito…” dice una donna accarezzando voluttuosamente una lavatrice. “Se vuoi posso essere tua, prendimi…” dice una voce fuori campo, mentre una bellissima donna è sdraiata su un’auto.