Padre Luciano Cupia

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Ha aperto serenamente gli occhi al cielo”

;Con queste parole padre Alfredo Feretti, confratello e successore di Padre Luciano Cupia presso il Centro “La Famiglia” di Roma,  ci ha comunicato il 26 febbraio  il volo al cielo del nostro amico padre Luciano (30 luglio 1927 – 26 febbraio 2014).

 Ed io, che, insieme a Maria donatami in sposa da Dio e successivamente anche in modo diverso con i nostri figli, lo abbiamo da tanti  anni (1968) tallonato, affiancato e seguito, sovente col fiatone, sui sentieri del Regno di Dio, desidero liberare una confidenza relativa a quanto succede nella mia anima all’accader di certi eventi.  Talvolta risuonano tra le pareti dell’anima, quasi a voler danzare fra loro in modo suadente, alcune espressioni di Gesù sparse quale e là nel vangelo. Ed allora accade alla mia anima di rimanere stupita, quasi estasiata, nella contemplazione di tale danza… Un esempio, in ricordo amico fraterno, di padre Luciano.

“Cercate prima di tutto il Regno di Dio e il resto vi verrà dato in sovrappiù… ma sappiate che… senza di me non potete fare niente…e se volete proprio fare qualcosa… imparate da me che sono mite e umile di cuore…non dimenticando che… nessuno può venire a me se il Padre mio che è nei cieli non lo attira,ma anche convinti nel profondo dell’anima che  ogni cosa che chiederete al Padre mio in nome mio Egli ve la darà”.

Ma, tornando alla espressione “ha aperto serenamente gli occhi al cielo” coniata da padre Alfredo per comunicarci la sua scomparsa, altre sollecitazioni hanno invaso la mia anima…Mai avevo sentito espressione più pertinente e bella per descrivere il morire… Non la morte, bensì il morire.

Ed ora, caro Luciano, che hai aperto gli occhi, hai potuto vedere (non so se in un colpo solo o scorrendo fotogramma per fotogramma…) quanto ben operare per il Regno di Dio hai agito, quanto ascetico soffrire del quale scopri solamente ora l’efficacia salvifica per chissà quanti fratelli e sorelle incontrate sulla tua strada… Ora che hai aperto, gli occhi hai visto anche le nostre lentezze e magari contraddizioni nel seguirti, lentezze e contraddizioni certamente già perdonate e finite nel calderone della misericordia di Dio…

 Adesso che  hai aperto gli occhi (l’ultimo lunedì che ti siamo venuti a farti visita con Maria, che tu chiamavi sorridendo Masha per via di quel viaggio in Russia… ti ricordi… l’ultimo lunedì mi chiedesti un bacio e mi sussurrasti “non ci vedo più”), non li potrai chiudere più. C’è troppa luce in Cielo (lux perpetua…) per poter pensare di poter chiudere gli occhi magari per  schiacciare un pisolino o per fare una pennichella (eppure mi ricordo bene le tue improvvise sonnolenze dopo i pranzi in casa nostra, sonnolenze improvvise accompagnate dalla curiosa armonia di un russare soave…che anche i nostri figli ricordano). C’è troppa luce e forse c’è anche troppo da fare  (altro che “requiem aeternam”… e lo chiedevi a padre Alfredo negli ultimi tempi del tuo Purgatorio terrestre… “chissà cosa si farà nell’eternità”) per poterti permettere di sonnecchiare, magari di nascosto da Dio…Lì ti sarà facile incontrarlo e non come qui da noi che gira sempre in incognito per non farsi notare…

Adesso che  hai aperto gli occhi, “rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi” … La troppa commozione che sta soffiando tra le fessure della mia anima mi fa sbagliare preghiera! No, ho semplicemente indirizzato a te  la medesima invocazione che chissà quante volte avrai ricolto alla nostra Mamma, tu che sei un Oblato di Maria Immacolata e che fosti parroco a Bologna nella parrocchia Mater mea et fiducia mea (a proposito, avrai  anche già incontrato la tua mamma terrena che avevi perso quando avevi 4 anni…)… Adesso che hai aperto gli occhi, caro Luciano, tienici d’occhio. tu che ben ci conosci, ma continua a farlo con la trasparenza, la tolleranza e la tenerezza che hai voluto fossero la bandiera del Centro FAMIGLIA da te fondato nel lontano-vicinissimo 1966… Tienici d’occhio, più di prima, adesso che hai aperto gli occhi,

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