Un saluto

Un saluto

Pubblichiamo il saluto agli operatori del Consultorio della signora Antonietta Sali Colpani che termina la sua collaborazione iniziata fin dalla nostra fondazione. Sono passati tanti anni e i limiti imposti dall’età prevalgono sugli entusiasmi. La vita famigliare di Antonietta, già insegnante, e del marito Gianmaria, psicologo, è stata esemplare. Li festeggiano quattro figli, 18 nipoti e 2 pronipoti.(GZ)

 

Nel momento in cui termino il servizio al consultorio Ucipem di Mantova, dove ho lavorato per un lungo periodo della mia vita, quasi cinquant’anni, mi è caro lasciare ai colleghi un pensiero che consenta loro di riscoprire le motivazioni profonde per cui nel lontano 1968 è nata l’UCIPEM, ossia l’unione dei “Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali” di cui il nostro consultorio fa parte fin dall’inizio della sua attuale attività. Credo che sia importante che tra gli operatori attuali qualcuno ricordi l’opera della presidente del CIF, ossia della professoressa Ida Bozzini che organizzò a Mantova il secondo congresso dell’UCIPEM nell’anno 1971, dopo il primo congresso che si era svolto a Catania.

           Attorno all’Istituto “La Casa” di Milano e in particolare per le intuizioni di don Paolo Liggeri si andava diffondendo una idea importante per il vivere civile, ossia la necessità di aiutare le famiglie a riscoprire il loro vero ruolo per la rinascita di una società sempre più orientata verso la pace e la fratellanza, partendo ovviamente da una concezione della persona ispirata ai valori cristiani.

          Prima della nascita dell’UCIPEM, anche nella nostra provincia mantovana, erano nati consultori, ai quali anch’io assieme a mio marito, sollecitati dalla professoressa Ida Bozzini, avevamo dato il nostro contributo. Era un aiutare singolarmente uomini e donne sposati, ma anche le loro famiglie; naturalmente tutto ciò era di aiuto anche per noi, per la nostra famiglia. E’ dal 1979 che l’UCIPEM organizza il suo lavoro mediante congressi e convegni, solitamente a cadenza biennale, sempre attenendosi all’idea di fondo di riferirsi alla persona nelle sue capacità di amare in tutte le sue dimensioni, con specifico riferimento alla visione evangelica della persona umana.

          Nel corso degli anni questa impostazione ha subito precisazioni, ma anche oggi ad essa ci si riferisce, perché risponde alle esigenze di una utenza che manifesta sempre più sofferenza e bisogni che nascono spesso dai cambiamenti della società. La visione cristiana della persona non vuol dire imposizione di un credo, ma solo rispetto per la libertà della persona e collaborazione con quanti operano nel territorio per la promozione umana in tutte le sue dimensioni.

Buon lavoro a tutti!

 

Maria Antonietta Sali Colpani

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