NewsUCIPEM n. 755 – 26 maggio 2019

NewsUCIPEM n. 755 – 26 maggio 2019

Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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“Notiziario Ucipem” unica rivista ufficiale – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984

Supplemento on line. Direttore responsabile Maria Chiara Duranti. Direttore editoriale Giancarlo Marcone

News gratuite si propongono di riprendere dai media e inviare informazioni, di recente acquisizione, 2019che siano d’interesse per gli operatori dei consultori familiari e quanti seguono nella società civile e nelle comunità ecclesiali le problematiche familiari e consultoriali.

Sono così strutturate:

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02 ADOZIONE                                                   Interventi regionali su adozione nazionale ed internazionale

03 AFFIDO CONDIVISO                                 Risarcito il figlio se la madre gli impedisce di vedere il padre

03 ALIENAZIONE PARENTALE                    PAS non ha basi scientifiche e non basta per affidamento esclusivo

04 ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI     Mantenimento dei figli di genitori non sposati

05 ASSEGNO DIVORZILE                              Marito e moglie stesso stipendio: a chi va il mantenimento

07                                                       Il giudice può fissare ordinare il pagamento al datore di lavoro

07 ASSOCIAZIONI-MOVIMENTI                               AICCeF. Dal Consiglio Direttivo           

08                                                                          Movimento x la vita.41 anni di 194.Siamo ancora x diritto alla vita

08 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA   Newsletter CISF – n. 20, 22 maggio 2019.

10 CITTÀ DEL VATICANO                              Nomine

11 CONFERENZA EPISCOPALE ITAL.        Le parole del Papa e il possibile Sinodo della Chiesa italiana

11                                                                          Le preoccupazioni del Cardinale Presidente

11                                                                          Terzo settore: Bassetti, “sconcertati” per raddoppio tassazione

12                                                                          Card. Bassetti, “Abbandonare il criterio del si è fatto sempre così“.

12                                                                         Approvazione “Linee guida” per gli abusi.

13                                                                          Francesco, vescovi e tribunali: la riforma mancata

14 CONGRESSI–CONVEGNI–CORSI-       Figli adottivi: “rivedere il mito del vincolo biologico”.

14 CONSULTORI FAMILIARI                        Torino. Punto familia. Dialogare con il corpo

14 CONSULTORI UCIPEM                            Bologna. Navigare nelle relazioni con trasparenza comunicativa

15 DALLA NAVATA                                         6° Domenica di Pasqua – Anno C – 26 maggio 2019

15                                                                          Si ama Gesù dandogli tempo e cuore

16 DIVORZIO                                                    Consigli legali per divorzio

19 DONNE NELLA CHIESA                            Ordinazione femminile, sacramento e atto giuridico: il canonista

20 ENTI TERZO SETTORE                               Mi conviene diventare Ets? Quali i vincoli, quali i benefici?

20 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI    Le parole non bastano. Politiche familiari: risorse e chiarezza

21                                                                          «Non serve un miliardo ma giustizia». Si pensa a una class action

21 FRANCESCO VESCOVO DI ROMA       L’aborto non è mai la risposta. «No alla mentalità eugenetica»

22                                                                          Troppa burocrazia nemica della cultura dell’adozione

23 MINORI                                                        Zigzagando tra i diritti, la Consulta ragazzi affiancata dai più piccoli

24 NULLITÀ MATRIMONIALE                     Sulla nullità: boicottare il poco o riformare il molto?

25 SEPARAZIONE                                            Effetti fiscali della separazione consensuale

27 STORIA                                                          Storia di famiglie, famiglie nella storia

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ADOZIONI

Interventi regionali in materia di adozione nazionale ed internazionale

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto 30 aprile 2019 n. 43 è stata pubblicata la Deliberazione della Giunta Regionale 26 marzo 2019 n. 336 “Sistema Veneto Adozioni. Interventi regionali in materia di adozione nazionale ed internazionale”.

https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=391374

            Nel corso degli ultimi anni la Regione del Veneto ha sviluppato, definito e consolidato, attraverso numerosi provvedimenti, un insieme articolato e coerente di iniziative, azioni e progetti a sostegno della genitorialità adottiva e del minore adottato delineando, coerentemente alla cornice normativa nazionale di riferimento, un sistema denominato Sistema Veneto Adozioni.

Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per l’anno 2018 ha destinato la somma di euro 19.738.148,09 alla Regione Veneto. Con il presente atto, si intende sviluppare e potenziare il Sistema Veneto Adozioni.

            Le peculiarità di tale Sistema regionale possono essere così sinteticamente individuate:

  • individuazione di 26 “equipe adozioni consultori familiari” nell’ambito delle ex ventuno Aziende Ulss che “dedichino parte del loro orario settimanale di lavoro consultoriale esclusivamente all’adozione nazionale ed internazionale” e relativa individuazione di 7 Aziende Ulss capofila a livello provinciale rappresentate da un referente con funzioni di raccordo con le aziende della stessa provincia (Delib. G.R. n. 712/2001);
  • Coinvolgimento:
  • Degli Enti autorizzati, quali unici soggetti deputati all’intermediazione nell’adozione internazionale e firmatari dei Protocolli regionali, chiamati ad operare garantendo la massima integrazione delle attività con le equipe adozioni consultoriali, assicurando la condivisione di esperienze, competenze e professionalità anche attraverso la partecipazione ai tavoli coordinati dalle Aziende Ulss;
  • Del Tribunale per i minorenni che concorre al monitoraggio dell’andamento delle adozioni nazionali e internazionali e alla condivisione delle problematiche emergenti;
  • Dell’ufficio Scolastico regionale, al fine di garantire e tutelare l’inserimento e l’integrazione scolastica del minore adottato;
  • Promozione, definizione e sottoscrizione di Protocolli operativi e d’intesa;
  • Realizzazione di Linee guida, le prime risalenti al 2004, le ultime al 2011;
  • Promozione e sviluppo di interventi a sostegno della genitorialità adottiva e del minore adottato attraverso il finanziamento di progettualità che garantiscono un elevato grado di integrazione, prevalentemente su base provinciale, tra servizi pubblici ed enti autorizzati del privato sociale;
  • Realizzazione di attività formative e di aggiornamento sulle tematiche e sulle problematiche emergenti rivolte ad operatori pubblici e privati operanti nel sistema.

Nell’ottica della continuità, del sostegno e del consolidamento del Sistema Veneto Adozioni, con il presente provvedimento si determina una somma pari ad euro 400.000, ripartito per le seguenti tipologie di intervento:

  1. Progetti Territoriali Veneto Adozioni (P.T.V.A.) – annualità 2019 – 2020. Al fine di consolidare, implementare e sostenere adeguatamente il Sistema Veneto Adozioni, con il presente provvedimento si determina di destinare a favore delle nove Aziende Ulss regionali, una somma pari ad euro 310.000,00 a sostegno di progettualità che garantiscano un elevato grado di integrazione tra servizi pubblici ed enti autorizzati del privato sociale, relative all’annualità 2019-2020, volte alla promozione e allo sviluppo di interventi a favore della genitorialità adottiva e del minore adottato in particolare sulle tematiche dell’attesa, del post adozione e del sostegno agli adolescenti adottivi.
  2. Progetto “Veneto Adozioni”. Il progetto prevede il sostegno alle attività di informazione a favore delle coppie interessate ai percorsi adottivi; attività di formazione e aggiornamento sulle tematiche emergenti dell’adozione nazionale ed internazionale per gli operatori pubblici e privati; iniziative di sensibilizzazione a favore delle famiglie aspiranti adottive.

Si affida ad ANCI Veneto l’attuazione di tale progetto, in quanto riconosciuto quale componente designato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni della Commissione per le Adozioni Internazionali – C.A.I. Pertanto con il presente provvedimento si determina di destinare, a titolo di rimborso spese, a favore di ANCI Veneto una somma pari ad euro 90.000,00.

            www.nonprofitonline.it/default.asp?id=466&id_n=8192&utm_campaign=Newsletter+Non+profit+on+line+23+maggio+2019&utm_medium=email&utm_source=CamoNewsletter

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AFFIDO CONDIVISO

Risarcito il figlio se la madre gli impedisce di vedere il padre

Corte di Cassazione, prima Sezione civile, ordinanza n. 13400, 17 maggio 2019

www.studiofronzonidemattia.it/wp-content/uploads/2019/05/Cassaxione-Civile-17.05.2019-n.-13400.pdf

Il genitore che con atteggiamento ostruzionistico impedisce al figlio di vedere l’altro genitore, nonostante intervenuti accordi circa le modalità di frequentazione, rischia di incorrere nella condanna al risarcimento del danno a favore del figlio per aver leso il diritto alla bigenitorialità di quest’ultimo.

            Nell’attuale panorama, che vede disegni di legge all’esame del Parlamento, la Cassazione, con l’ordinanza è tornata a pronunciarsi in materia di bigenitorialità, intesa quale interesse del minore a mantenere un rapporto continuativo con entrambi i genitori.

            Nel caso esaminato, la Corte d’Appello, discostandosi da quanto precedentemente stabilito dal Tribunale, aveva condannato una madre al risarcimento del danno di € 5.000,00 a favore del figlio poiché aveva impedito a quest’ultimo di frequentare il padre secondo le modalità già concordate tra i genitori, rilevando il clima di forte conflittualità ancora esistente nella coppia.

            La madre ha dunque presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello deducendo come fosse stato lo stesso figlio a non voler vedere il padre ed a pretendere anche la presenza della madre ad ogni incontro con lo stesso.

            La Cassazione ha ribadito che le misure sanzionatorie previste dall’art. 709 ter c.p.c., tra cui anche quella del risarcimento del danno a favore del figlio, “sono suscettibili di essere applicate facoltativamente dal giudice nei confronti del genitore responsabile di gravi inadempienze o di atti che comunque arrechino pregiudizio al minore od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento”.

            Applicando tale principio al caso posto alla sua attenzione, la Corte di Cassazione ha ritenuto la condanna emessa dalla Corte d’Appello adeguatamente motivata, essendo stato provato un atteggiamento ostruzionistico della madre ed un condizionamento al corretto svolgimento delle modalità di affidamento del minore, oltre al disagio derivante allo stesso dall’atteggiamento materno.

            Il ricorso è stato dunque rigettato ed è stata confermata la condanna della madre al pagamento di € 5.000,00 a titolo di risarcimento danno a favore del figlio.

Studio Fronzoni De Mattia    22 maggio 2019

www.studiofronzonidemattia.it/risarcito-figlio-la-madre-gli-impedisce-vedere-padre

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ALIENAZIONE PARENTALE

Alienazione parentale: PAS non ha basi scientifiche e non basta per affidamento esclusivo figlio

Corte di Cassazione, prima Sezione civile, sentenza n. 13274, 16 maggio 2019

www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_34666_1.pdf

La Cassazione torna a parlare di PAS [Parental Alienation Syndrome] precisando che, il giudice, nel momento in cui deve la consulenza tecnica concluda per una diagnosi che non è supportata dalla scienza medica ufficiale, è tenuto ad approfondire per verificarne il fondamento. Non si può inoltre concludere per l’affidamento esclusivo del minore al padre basandosi solo su un giudizio non debitamente motivato d’inadeguatezza della madre, in un contesto di tale conflittualità. Così come non si può trascurare di rinnovare l’ascolto del minore a distanza di quasi due anni dalla prima audizione in un procedimento in cui devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano.

La Corte d’appello conferma la sentenza di primo grado con cui è stata disposta la separazione dei coniugi, respinta la domanda di addebito al marito e ordinato l’affidamento esclusivo del figlio al padre all’esito di due perizie, con collocamento del minore presso una comunità. Il giudice di secondo grado ritiene che la madre sia “un soggetto anelastico, scarsamente propensa a mettersi in discussione … caratterizzato da un atteggiamento preconcetto, …. restia a porsi in una prospettiva critica, di analisi e di ricerca, non interessata ad individuare le ragioni del comportamento anomalo di …… con il padre.” La Corte d’appello concorda pertanto con i risultati delle perizie che hanno condotto a una diagnosi di alienazione parentale. La madre avrebbe infatti messo in atto un piano di esclusione del padre biologico, per sostituirlo con il nonno materno. Progetto che, secondo il giudice di secondo grado deve essere interrotto attraverso l’affidamento esclusivo del minore al padre con il supporto della struttura residenziale dedicata al sostegno e alla cura dei minori.

            La madre soccombente ricorre in Cassazione, lamentando tra i vari motivi:

  • Come la Corte si sia limitata a disporre l’affidamento esclusivo al padre basandosi sulla sola inidoneità dell’altro genitore;
  • La “mancata verifica dell’attendibilità scientifica della teoria posta a base della diagnosi di sindrome di alienazione parentale (o PAS) e soprattutto della valutazione espressa in ordine alla qualificazione della madre come “genitore alienante”;
  • La violazione delle linee guida in tema di ascolto del minore.

La Cassazione accoglie alcuni motivi del ricorso avanzato dalla madre, cassa la sentenza e rinvia alla Corte d’Appello in diversa composizione per statuire, anche sulle spese. Gli Ermellini, concordemente a quanto sostenuto nel ricorso della madre ritengono che “A prescindere dalle obiezioni sollevate dalle parti, qualora la consulenza tecnica presenti devianze dalla scienza medica ufficiale, come avviene nell’ipotesi in cui sia formulata la diagnosi di sussistenza della PAS, non essendovi certezze nell’ambito scientifico al riguardo – il Giudice del merito, ricorrendo alle proprie cognizioni scientifiche oppure avvalendosi di idonei esperti, è comunque tenuto a verificarne il fondamento.”

            Da accogliere anche la doglianza relativa al motivo per il quale il giudice d’appello ha disposto l’affidamento esclusivo al padre, poiché basato esclusivamente sulla condotta della madre, la quale in realtà, come emerso dalle risultanze probatorie, non è stata sufficientemente supportata dai consulenti tecnici nominati nel giudizio di primo grado che si sono mostrati rigidi e severi con la stessa, trascurando la sua condizione psicologica.

            Fondata infine la contestazione relativa all’ascolto del minore, che in sede d’Appello non è stata disposto perché ritenuto superfluo. La Corte Suprema ritiene infatti che “il tempo trascorso dall’audizione del minore e la stessa violazione del principio di bigenitorialità dedotta, che non può comportare la soppressione “ad ogni costo” della volontà del minore ultradodicenne, imponevano il rinnovo del suo ascolto, sia pure con il supporto di esperti del ramo. Proprio perché si trattava di minore di tredici anni (attualmente quindici), capace di discernimento anche se affetto da una situazione personale di disagio e sofferenza, era necessario procedere al suo ascolto, anche considerato che l’ultima relazione aggiornata risaliva al 2015-2016.”

Annamaria Villafrate Studio Cataldi, 22 maggio 2019

www.studiocataldi.it/articoli/34666-alienazione-parentale-pas-non-ha-basi-scientifiche-e-non-basta-per-affidamento-esclusivo-figlio.asp

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ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI

Mantenimento figli genitori non sposati

Come funziona il mantenimento dei figli nati fuori dal matrimonio e quali tutele sono previste se il genitore si disinteressa. Oggi esistono ancora tante differenze, riguardo al regime giuridico, tra le coppie sposate e le coppie di fatto, specie in ipotesi di separazione. Non esistono invece distinzioni, sul piano della tutela giuridica, tra figli nati da genitori sposati e figli nati da genitori non sposati e magari neppure conviventi.

            Fino a qualche tempo fa esisteva la distinzione tra figli legittimi e figli naturali (nati fuori dal matrimonio): la legge [L. n. 219/10 dicembre 2012] ha definitivamente abrogato tale distinzione, non solo dal punto di vista terminologico, ma sotto ogni profilo giuridico, equiparando in tutto e per tutto i figli, a prescindere dal fatto che siano nati o meno da coppia sposata.

www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/12/17/012G0242/sg

Dunque, il figlio, per il solo fatto di essere tale, ha sempre il medesimo stato giuridico tutelato dalla legge, indipendentemente dal rapporto che lega o legava i suoi genitori (matrimonio, convivenza, rapporto occasionale ecc.). Ne consegue che i genitori non sposati hanno, nei confronti dei propri figli, i medesimi diritti e doveri e non possono sottrarsi al mantenimento morale e materiale degli stessi.

Come funziona il mantenimento dei figli di genitori non sposati e quali tutele prevede il nostro ordinamento giuridico.

Genitori non sposati: chi mantiene i figli? Il fatto che i genitori non siano sposati non li esonera dall’obbligo di mantenimento dei figli. Il figlio nato fuori dal matrimonio ha i medesimi diritti di quello nato da coppia sposata. Ciascun genitore è quindi tenuto a contribuire all’educazione, all’istruzione e al mantenimento dei figli. Tale obbligo è sancito dalla Costituzione [Art. 30 cost.] che recita testualmente: «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio».

            L’obbligo di mantenimento sussiste anche se il figlio è maggiorenne, ma non ha ancora raggiunto la propria indipendenza economica. I genitori devono adempiere i loro obblighi nei confronti dei figli in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo.

            Se i genitori non hanno mezzi sufficienti, gli altri ascendenti, in ordine di prossimità, (quindi i nonni) sono tenuti a fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinché possano adempiere i loro doveri di mantenimento nei confronti dei figli.

Mantenimento figli: se la coppia si separa. Ciascun genitore deve contribuire al mantenimento del figlio, in proporzione alle proprie capacità economiche. Se ciò può essere semplice da rispettare in un rapporto di coppia armonioso, non lo è sicuramente in caso di coppia separata. La fine di un relazione e, ancora peggio, il disinteresse di uno dei genitori può impedire di trovare un accordo sul mantenimento del figlio.

            Le coppie di fatto, a differenza delle coppie sposate, non hanno bisogno di un provvedimento giudiziale che pronunci la separazione. Tuttavia, può sorgere comunque la necessità di un intervento giudiziale se sorgono conflitti sull’affidamento e il mantenimento dei figli.

            Se c’è un rapporto pacifico tra i genitori, questi potrebbero trovare un accordo, tramite scrittura privata, sull’affidamento del figlio minore, sul diritto di visita e sulla misura dell’assegno di mantenimento che il genitore non convivente dovrà versare all’altro con cui andranno a vivere i figli. Nello stesso accordo, dovrebbe essere pattuita la ripartizione delle spese straordinarie.

            Se, invece, i genitori non riescono a trovare un accordo, è indispensabile rivolgersi al tribunale.

Mantenimento figli genitori non sposati: tribunale competente. In caso di disaccordo sull’affidamento e sul mantenimento dei figli nati fuori dal matrimonio, il genitore può presentare ricorso al tribunale, affinché sia il giudice a prendere la decisione più giusta nell’interesse dei figli. Il tribunale competente è sempre il tribunale ordinario, anche quando si tratta di figli minori. Recentemente, la legge ha riorganizzato la ripartizione delle competenze tra tribunale ordinario e tribunale per i minorenni [Art. 38 disp. att. cod. civ.], prevedendo che per i procedimenti di affidamento e mantenimento si applica il rito della camera di consiglio dinanzi al tribunale ordinario civile. La competenza territoriale del tribunale si individua in base al luogo di residenza abituale del figlio.

Maria Monteleone     La legge per tutti       24 maggio 2019

www.laleggepertutti.it/286206_mantenimento-figli-genitori-non-sposati

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ASSEGNO DIVORZILE

Marito e moglie stesso stipendio: a chi va il mantenimento

Separazione e divorzio: non sempre chi guadagna di più deve pagare l’assegno di divorzio all’ex coniuge. Immagina una coppia, sposata da non molti anni, che sia già in procinto di separarsi. Entrambi i coniugi hanno un contratto di lavoro part-time: percepiscono più o meno lo stesso stipendio. Al capolinea, i due si chiedono chi di loro dovrà pagare l’assegno di mantenimento all’altro. Entrambi, infatti, hanno un reddito insufficiente a mantenersi da soli e, soprattutto ora che le spese fisse raddoppieranno (inevitabile conseguenza dello sdoppiamento del nucleo familiare), sarà più difficile arrivare a fine mese. Cosa succede in ipotesi come questa? Nel caso di marito e moglie con lo stesso stipendio, a chi va il mantenimento?

            La risposta la si può comprendere da una attenta lettura della legge sul divorzio ed è stata sottolineata più volte dalla Cassazione. Di recente ne ha parlato anche il tribunale di Siracusa [Trib. Siracusa sent. n. 1006 del 22.05.2019] che, applicando un nuovo principio fissato dalle Sezioni Unite della Cassazione nell’estate del 2018 [Cass. S.U. sent. n. 18287/2018], ha così risolto il problema.

            Mantenimento: condizioni per ottenerlo. Tanto l’assegno di mantenimento (quello liquidato dal giudice dopo la separazione) quanto l’assegno di divorzio (quello liquidato invece dopo la sentenza di divorzio, sostitutivo dell’assegno di mantenimento) sono subordinati a due condizioni: innanzitutto un rilevante squilibrio nelle condizioni economiche dei due coniugi e, in secondo luogo, l’assenza di una responsabilità nella separazione. Se il giudice, quindi, accerta che i redditi sono sostanzialmente uguali o dichiara il cosiddetto “addebito” a carico del marito o della moglie, l’assegno non può più essere riconosciuto dal tribunale.

Cos’è l’addebito? Abbiamo appena detto che, se il giudice rileva che il matrimonio è entrato in crisi a causa della colpa di uno dei due coniugi, dichiara quest’ultimo responsabile della fine dell’unione – ossia pronuncia a suo carico il cosiddetto “addebito” – e lo esclude dalla possibilità di ottenere l’assegno di mantenimento. Ciò succede anche se le sue condizioni economiche sono peggiori rispetto all’ex.

            Per subire l’addebito bisogna aver violato i doveri tipici del matrimonio: convivenza, fedeltà, assistenza morale e materiale, contribuzione ai bisogni della famiglia, rispetto dell’altrui reputazione e onore. È così responsabile – e non può ottenere né l’assegno di mantenimento, né l’assegno di divorzio – il coniuge che tradisce, quello che va via definitivamente di casa per non più tornare, quello che picchia o umilia l’altro, quello che non contribuisce alle spese e ai bisogni della famiglia, ecc.

            Affinché tali condotte siano causa di addebito è necessario che siano l’esclusiva causa della fine del matrimonio e non una conseguenza di una crisi precedente. Ad esempio, la moglie picchiata che va via di casa non subisce l’addebito; il marito tradito che inizia una relazione perché non si sente più amato non subisce l’addebito, e così via.

            Non è causa di addebito i litigi continui o il “disinnamoramento”: la legge infatti non impone ai coniugi di amarsi fino alla morte e ben può avvenire che l’uno perda tutta l’attrazione per l’altro senza che ciò costituisca una colpa.

Marito e moglie con lo stesso stipendio: a chi va il mantenimento? Il diritto all’assegno di divorzio scatta solo se c’è un divario economico rilevante fra marito e moglie. Il richiedente quindi deve versare in una situazione economica peggiore rispetto all’altro.

            Se tutti e due i coniugi hanno un reddito insufficiente per vivere, ma sostanzialmente uguale, nessuno dei due deve versare il mantenimento all’altro. Così, se il marito guadagna 400 euro al mese e la moglie solo 300, quest’ultima non ha diritto al mantenimento. Lo stesso, a maggior ragione, avviene se l’uomo guadagna 1.800 euro al mese e la donna 1.500. La legge non richiede una identità dei due redditi ma una uguaglianza sostanziale: significa che possono esserci anche piccole differenze.

Disparità economica ma stipendio sufficiente per vivere. Che succede invece se, tra i coniugi, c’è una disparità economica e, ciò nonostante, il coniuge più “povero” ha un reddito sufficiente per vivere? Si pensi al marito, imprenditore, che guadagna 20mila euro al mese e alla moglie, insegnante, che ne guadagna 1.700. Anche in questo caso, dice la Cassazione, non spetta l’assegno di divorzio poiché c’è “autosufficienza economica” della moglie: questa è infatti in grado di mantenersi da sola. Tuttavia se risulta che la donna, finché era sposata, si è occupata della casa e dei figli, deprimendo le proprie aspettative di carriera per dedicare più tempo alla famiglia e favorendo in questo modo il lavoro dell’uomo, la moglie avrà diritto al mantenimento. Secondo infatti le Sezioni Unite [Cass. S.U. sent. n. 18287/2018], se anche è vero che l’assegno di divorzio non è dovuto se si può essere indipendenti economicamente, bisogna comunque garantire un compenso al coniuge che, con la propria opera in casa, ha contribuito alla ricchezza della famiglia.

            Queste regole sono state scritte dalla giurisprudenza con riferimento ai rapporti tra coniugi dopo il divorzio. Diverso è il discorso per l’assegno di mantenimento (quello riconosciuto subito dopo la separazione) il cui scopo non è garantire solo l’autosufficienza ma anche l’eliminazione del divario dei redditi e, quindi, lo stesso tenore di vita. In questo caso, quindi è pressoché scontato – almeno fino al divorzio – che il reddito più elevato venga compensato tra i due coniugi.

I criteri per calcolare l’assegno di divorzio. La Suprema Corte ritiene indispensabile valorizzare i sacrifici fatti da ciascuno dei coniugi nell’interesse della famiglia durante la vita matrimoniale. Per stabilire quindi se c’è diritto all’assegno divorzile e determinarne l’ammontare, il giudice deve effettuare i seguenti passaggi:

  • Accertare l’eventuale esistenza di un rilevante squilibrio nelle posizioni economiche dei coniugi (condizione che deve riguardare non solo i redditi ma anche il patrimonio e qualunque altra utilità suscettibile di valutazione economica);
  • Accertare se questo squilibrio sia riconducibile alle scelte di conduzione della vita familiare adottate e condivise tra i coniugi, implicanti il sacrificio della professione e dei redditi di uno dei due (di solito la donna che decide di fare la casalinga o comunque impiegare metà giornata per la casa e i figli) in favore dell’assunzione di un ruolo centrale e trainante nella famiglia. In pratica significa che la volontà della donna di dedicarsi alla casa e fare la casalinga deve essere non il frutto di una volontà unilaterale, ma condivisa con l’uomo;
  • Accettare la durata del matrimonio: tanto breve è stato il matrimonio, tanto minore sarà il sacrificio prestato dal coniuge più debole alla famiglia e quindi minore è l’aspettativa di un mantenimento;
  • Valutare la possibilità per il coniuge economicamente più svantaggiato di recuperare il divario con l’ex grazie alla propria giovane età e formazione, recuperando la propria vita professionale: il che significa se ci sono le condizioni – fisiche, di salute e di professionalità – tali da consentire un ricollocamento in modo dignitoso nel mercato del lavoro. Una donna di 25 anni non potrà chiedere un mantenimento vita natural durante, atteso che la sua condizione le consente di cercare un’occupazione.

Effettuate tali valutazioni, il giudice passa alla quantificazione dell’assegno, da calcolarsi e adeguarsi al contributo personale fornito alla vita familiare, tenendo naturalmente conto dei sacrifici e delle aspettative professionali ed economiche operate dal coniuge svantaggiato per la realizzazione del superiore comune interesse familiare.

La legge per tutti       26 maggio 2019                     video

www.laleggepertutti.it/286569_marito-e-moglie-stesso-stipendio-a-chi-va-il-mantenimento

 

Il giudice può fissare l’assegno ordinare il pagamento al datore di lavoro

Art. 156, com. VI. In caso di inadempienza, su richiesta dell’avente diritto, il giudice può disporre il sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato e ordinare ai terzi, tenuti a corrispondere anche periodicamente somme di danaro all’obbligato, che una parte di esse venga versata direttamente agli aventi diritto.

In caso di pregresso reiterato inadempimento all’obbligo di pagamento, il giudice può determinare l’importo dell’assegno perequativo in misura comprensiva anche delle spese non preventivabili e ordinarne il pagamento al terzo (datore di lavoro).

l legislatore, sin dalla riforma del diritto di famiglia del 1975, ha sentito l’esigenza di approntare peculiari strumenti per garantire l’effettivo pagamento degli importi dovuti a titolo di mantenimento, non essendo sufficiente per essi il mero ricorso alle azioni esecutive; gli assegni di mantenimento, infatti, maturano mensilmente e dunque le azioni esecutive, per essere efficaci, dovrebbero moltiplicarsi a dismisura; essi poi sono destinati a garantire al percipiente il soddisfacimento delle primarie esigenze di vita quotidiana e i tempi delle azioni esecutive non sembrano collimare con la necessità di approntare una tutela immediata e tempestiva a chi con l’assegno di mantenimento vive. Tra questi strumenti, l’ordine di pagamento diretto è quello che ha avuto maggior successo. Il Giudice, ex art. 156 comma 6 c.c., in caso di inadempimento ad uno qualsiasi degli obblighi di mantenimento contenuti in un provvedimento e su richiesta della parte, può ordinare a soggetti terzi di versare direttamente l’assegno al titolare, stornando i relativi importi dalle somme che il terzo deve versare, anche periodicamente, all’obbligato inadempiente.

            Alessandro Simeone   il familiarista  17 maggio 2019

ilfamiliarista.it/articoli/giurisprudenza-commentata/il-giudice-del-divorzio-pu-fissare-lassegno-perequativo-misura?utm_source=MAILUP&utm_medium=newsletter&utm_campaign=FAM_piucliccati_31_Maggio_2019

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ASSOCIAZIONI       MOVIMENTI

AICCeF. Dal Consiglio Direttivo     Estratto

Il Consiglio Direttivo, nella riunioni del 4 maggio scorso a Salerno, ha preso le seguenti decisioni:

  • La seconda Giornata di studio del 2019, che verte sempre sull’argomento “Le relazioni al tempo dei social“, avrà come titolo “La Consulenza familiare nell’età della adultescenza digitale” e si occuperà dei nuovi Peter Pan che navigano nella rete, nativi digitali e non, e di quali interventi socio educativi attuare nei casi in cui l’adultescenza investe la coppia e la famiglia. Il format della Giornata rimane identico a quello di Salerno, con relazione mattutina, 4 Laboratori sul tema (tra cui l’Officina locale) ed uno Come fare per…
  • La giornata di studio del 20 ottobre 2019 si svolgerà a Bologna ed ospiterà, con l’occasione, l’Assemblea annuale dei Soci, in cui saranno presentate le relazione della Presidente, del Segretario/Redattore ed il Bilancio consuntivo e preventivo dell’Associazione da parte dei Revisori dei Conti.
  • In relazione alla 65a Conferenza Internazionale dell’ICCFR, in collaborazione con il CISF, che si svolgerà a Roma dal 15 al 17 novembre 2019, col titolo ‘Rifugiati e migranti, bambini e famiglie. Preservare la vita familiare attraverso scelte difficili’, il Consiglio Direttivo delibera di accettare l’invito della Presidente Berger a partecipare alla manifestazione con un workshop Aiccef sull’argomento. In questo evento internazionale l’intervento sarà a cura della Presidente e di alcuni Consiglieri.
  • In relazione ai numerosi quesiti inviati all’AICCeF, da parte di soci e non, per conoscere la differenza tra la figura professionale del Consulente Familiare ed altri nuovi profili quali: il consulente familiare con specializzazione in pastorale familiare, l’operatore di pastorale, lo specializzato con master in consulenza familiare, si è proceduto ad una comparazione dei programmi dei suddetti percorsi formativi, che, sia per durata che per metodologia e contenuti, sono apparsi molto diversi dagli standard formativi e di qualificazione professionale che l’AICCeF ha depositato al CNEL (1993) e al Ministero dello Sviluppo economico (2013). Pertanto, il Consiglio ha deciso di avviare un dialogo costruttivo con gli Enti che organizzano i suddetti percorsi formativi, improntato allo scambio reciproco e teso a sollecitare una comunicazione più chiara tra i diversi ambiti formativi, dandone mandato alla Presidente.

www.aiccef.it/it/news/le-ultime-delibere-del-consiglio-direttivo.htm

 

Movimento per la vita. 41 anni di 194. E siamo ancora per il diritto alla vita

Il Movimento per la vita, a 41 anni dall’entrata in vigore della legge 194/1978, continua a giudicare ingiusta questa legge. Rimuoverla è un obiettivo ineliminabile. Tuttavia, realisticamente, le difficoltà sono enormi visti gli attuali assetti parlamentari che ne rendono politicamente impossibile l’abrogazione. L’idea fondamentale per migliorare la situazione, in un sistema in cui l’aborto è legale [no; è depenalizzato a certe condizioni, quali il colloquio di prevenzione e i 7 giorni di riflessione prima di una decisione] e la legge non è immediatamente modificabile, è quella di non rinunciare alla difesa del diritto alla vita e di attuarla attraverso la cultura, l’educazione, il consiglio e la condivisione concreta delle difficoltà che orientano la donna verso l’aborto.

In questa prospettiva è auspicabile una profonda riforma dei consultori familiari [compresi quelli non pubblici di ispirazione cristiana] in modo da renderli efficace strumento di tutela del diritto alla vita dei concepiti.

Se la misericordia deve inondare le donne che vi hanno fatto ricorso – vittime anche loro – ferma deve essere la severità nei confronti di quella cultura radicale che continua a rifiutare di volgere lo sguardo anche verso il concepito, preferendo seminare censure, menzogne, e violente – oltre che infondate – accuse verso gli obiettori di coscienza [quelli totali anche per il colloquio di prevenzione e di aiuto concreto e per la relativa attestazione verbalizzata e controfirmata dalla donna circa l’assistenza concordata; il certificato è riservato per le urgenze sanitarie, non quelle burocratiche] e coloro che ritengono che l’aborto sia una sconfitta. In questo quadro rientra anche quell’aborto occulto dato dalle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo.

Alla cultura radicale ha già risposto la Corte Costituzionale nel 1997, che ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum promosso dal partito radicale, che voleva abbattere ogni sia pur modesto filtro all’aborto. E la Corte ha detto che il diritto alla vita del concepito è oggetto di salvaguardia costituzionale

Il Movimento per la vita mette a disposizione della società l’esperienza dei Centri di aiuto alla vita che hanno aiutato a nascere moltissimi bambini non contro le madri ma insieme alle madri. È urgente uno sforzo comune perché il riconoscimento del concepito come uno di noi divenga patrimonio comune della intera società.

Daniele Nardi             Comunicati Stampa   22 maggio 2019

www.mpv.org/2019/05/22/41-anni-di-legge-194-non-rinunciamo-alla-difesa-del-diritto-alla-vita

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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI FAMIGLIA

Newsletter CISF – n. 20, 22 maggio 2019

Qualche riflessione sulle “solite promesse” di sostegno alle famiglie. Un commento del Direttore del Cisf (F.Belletti) “…una coppia di giovani che vuole mettere al mondo un figlio fa una scommessa su di sé e sul futuro di sé e della società, sapendo che si assume una responsabilità di cura, di educazione, di apprendimento professionale, di progetto di vita che durerà almeno 25 anni, prima che i figli possano volare via. E questi genitori hanno quindi bisogno di vedere governi, giornalisti, imprenditori, sindacalisti e amministratori locali che progettano con lo stesso orizzonte temporale, e non con misure ristrette, per poche condizioni familiari e sostanzialmente “a termine”: ma quale governo e quale partito sta pensando con questo orizzonte di tempi lunghi, anziché pensare alla prossima scadenza elettorale, o peggio, al prossimo sondaggio? (…)”.

www.ilsussidiario.net/news/politica/decreto-famiglia-ecco-perche-le-giovani-coppie-bocciano-la-proposta-di-maio/1884991

Cuneo. Famiglie, bisogni, servizi. Generazione sandwich: aiutiamo la famiglia a non restare schiacciata.

www.famigliacristiana.it/articolo/generazione-sandwich-aiutiamo-la-famiglia-a-non-restare-schiacciata.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_22_05_2019

Una ricerca sul territorio di Cuneo (500 interviste a genitori “dell’età di mezzo” con figli e genitori anziani), realizzata dal Cisf, mostra come frenesia, mancanza di tempo, stress sono legati all’essere stretti tra il lavoro, i compiti educativi verso i propri figli e i compiti di cura verso i genitori anziani. Significa che per aiutare le famiglie non bisogna guardare solo l’aspetto economico ma anche le condizioni di vita e di lavoro delle persone. A partire da questi dati la Fondazione CRC, ente promotore dell’indagine, ha avviato e finanziato una progettazione partecipata pluriennale, con gli attori sociali del territorio, per rispondere a questi bisogni nella Provincia di Cuneo.     http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf2019_allegato1.pdf

Educazione orizzontale. Il mestiere di sorelle e fratelli nelle famiglie numerose. E’ il titolo del volume (Edizioni Toscana Oggi) da oggi in libreria, che presenta i risultati di una innovativa ricerca promossa dall’associazione nazionale famiglie numerose (Aanfn), realizzata dal Cisf (centro internazionale studi famiglia) e dal Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università cattolica del sacro cuore di Milano, su un campione di figli con almeno tre fratelli e di figli unici (113 interviste in profondità), originari di sei diverse regioni, distribuite tra nord, centro e sud d’Italia. La prima presentazione del volume si è tenuta a Milano il 21 maggio 2019, presso il convento san Carlo, alla presenza del vicario episcopale della diocesi ambrosiana, mons. Carlo Azzimonti. Un secondo incontro avrà luogo il 5 giugno a Roma, alle ore 17.30, presso la Casa Nazareth, alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana.

www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-05/bello-essere-tanti-famiglia-valore-risorsa-societa.html

USA. “The Wealth of Relations”, “La ricchezza delle relazioni”, è il titolo di un recente rapporto del Joint Economic Committee del Congresso degli Stati Uniti sul “capitale sociale”, che fa ampio riferimento alla famiglia e al suo ruolo sociale per arricchire le relazioni e l’intera società.

www.jec.senate.gov/public/index.cfm/republicans/analysis?ID=5A31D0C5-CE7C-45D9-8654-0A2358FCC33F

Di estremo interesse, sia per le sue conclusioni, sia per la ricca documentazione empirica su cui si fondano tali riflessioni. Il Rapporto è parte di un più ampio progetto sul tema del capitale sociale, con ulteriori approfondimenti empirici e ricerche specifiche.  www.jec.senate.gov/public/index.cfm/republicans/socialcapitalproject

Le riflessioni sul capitale sociale in italia. Già nel 2003 il Cisf aveva dedicato a questo tema il proprio Ottavo Rapporto, “Famiglia e capitale sociale nella società italiana”

http://cisf.famigliacristiana.it/cisf/rapporti-sulla-famiglia/dossierCISF/famiglia-e-capitale-sociale-nella-societa-italiana.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_22_05_2019

Famiglia, lavoro e abitazione nell’Unione Europea. Libro bianco europeo. Un’iniziativa della società civile. (Home & family employment and home care in the EU. A civil society initiative. European White Paper)

www.assindatcolf.it/wp-content/uploads/2019/04/Livre-Blanc-EFFE_UK_web_compressed.pdf

“Dieci proposte per il riconoscimento del settore domestico a livello europeo: dalla creazione di un Osservatorio statistico centrale che possa censire i reali numeri che contraddistinguono il settore, pilastro sociale ma anche economico dell’Europa tutta, alla lotta contro il lavoro irregolare, passando per la sfida della formazione e della certificazione professionale. Dieci azioni concrete che, alla vigilia delle elezioni europee, la società civile intende indirizzare alla politica affinché possano tradursi in impegni tangibili. C’è tutto questo e molto altro nel Libro Bianco europeo del settore domestico”. Promosso in Italia da Assindatacolf, referente nazionale nella European Federation for Family Employment and Home Care (EFFE)

www.assindatcolf.it/wp-content/uploads/2019/04/LIBRO-BIANCO-EUROPEO.pdf

Piemonte. Approvata una legge sul fattore famiglia (aprile 2019). Dopo quasi due anni dalla sua presentazione, la proposta di legge sull’istituzione del Fattore Famiglia è diventata una legge della Regione Piemonte. Si tratta di un primo, ma fondamentale passo, per riconoscere il valore della famiglia in tutti gli ambiti di competenza regionale. In sintesi, quando la legge sarà attuata, il governo regionale potrà sui singoli provvedimenti introdurre specifiche agevolazioni, in base al numero dei componenti del nucleo familiare, ad integrazione di quelle previste dalla normativa statale (p.e. ISEE). Gli ambiti al momento previsti sono: prestazioni sociali e sanitarie, servizi socio-assistenziali, sostegno per la prima casa, servizi scolastici (comprese paritarie), trasporto pubblico locale. Interessante, nella legge, anche il sistema di monitoraggio, la “clausola valutativa” e la presenza di un Osservatorio con le associazioni familiari.

www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2019/15/attach/aa_aa_regione%20piemonte%20-%20legge%20regionale_2019-04-09_67924.pdf

Milano – Centro aiuto alla vita. Gruppo mamme. Nuova iniziativa. “Da novembre 2018 è nato un nuovo servizio per le future mamme: un momento dedicato solo a loro, un momento dove possono mettere insieme alla propria, esperienze di altre donne che sono in gravidanza, con le quali possono condividere tutte le tematiche di questo tempo di attesa. Con l’aiuto dell’assistente sociale e della mediatrice culturale, ogni 15 giorni i nostri spazi si animano, quindi, di presente e di futuro”

www.cavambrosiano.it/index.php/notizie/ultime/68-gruppo-mamme

Dalle case editrici

  • Carocci, La nascita: rischi reali, pericoli percepiti, Regalia A., Colombo G.
  • FrancoAngeli, Pedagogia per le famiglie. La consulenza educativa alla genitorialità in trasformazione, Perillo P.
  • San Paolo, Per una nuova cultura pastorale. Il contributo di Amoris lætitia, Autiero A. (a cura di)
  • Maino Franca, Razetti Federico, Fare rete per fare welfare. Dalle aziende ai territori: strumenti, attori, processi, G. Giappichelli Editore, Torino, 2019, pp. 211, € 22,00. Nel quadro della riconfigurazione in corso dei sistemi di protezione sociale, si assiste anche in Italia alla crescita del welfare aziendale e al parallelo aumento di interesse di studiosi, parti sociali e decisori politici per la riscoperta di forme di solidarietà collettiva diverse da quelle assicurate dal sistema pubblico […] Come superare i limiti incontrati sino ad oggi? In particolare, come evitare che il cuore del tessuto produttivo italiano – fatto di micro, piccole e medie imprese – resti ai margini di tali processi?

http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf2019_allegatolibri.pdf

Save the date

  • Nord: Il Familiare, il suo modello e i suoi strumenti: didattica, formazione, ricerca e clinica, promosso dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica, in collaborazione con l’Alta Scuola di Psicologia A. Gemelli – Asag, Milano, 13 giugno 2019.

https://centridiateneo.unicatt.it/famiglia-Locandina_convegno_Il_Famigliare_JPG(1).jpg

  • Nord: Prendersi cura: Alimentazione e anziani, incontro all’interno dell’Open Day della “Casa Valloni”, promosso da Coop. Elleuno in collaborazione con l’Associazione Alzheimer Rimini, l’U.N.I.T.A.L.S.I. Sottosezione di Rimini e lo Sportello Anziani di San Raffaele, Rimini, 25 maggio 2019.               http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf2019_allegato2.pdf
  • Centro: Editing genetico. Saremo davvero tutti perfetti? XVII convegno nazionale Scienza & Vita, Roma, 24 maggio 2019.

www.scienzaevita.org/wp-content/uploads/2019/04/Invito-EDITING-GENETICO.-Un-futuro-senza-malattie-ver.pdf

  • Centro: Donne (in)visibili. Verso Pechino +25. A che punto siamo in italia, evento promosso da ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) all’Interno delle iniziative del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2019, in collaborazione con il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), Roma, 29 maggio 2019.

http://festivalsvilupposostenibile.it/public/asvis/files/29MagRomaGoal5Progr_3_.pdf

  • Sud: Le Relazioni Violente. L’Esperienza dei Centri Antiviolenza Italiani, promosso da Centro Antiviolenza “Riscoprirsi” in collaborazione con altri enti del territorio, (con crediti ECM per assistenti sociali, richiesti per avvocati), Bitritto (BA), 27 giugno 2019.

www.cnoas.it/cgi-bin/cnoas/vfale.cgi?i=WWGWTWHUERBWSWUTYGRWUF&t=brochure&e=.jpg

  • Sud: Con i bambini: esperienze di Comunità educante, convegno promosso da Con i Bambini, Come un Faro, APPtraverso, Crescere in Calabria, Rizoma, Reggio Calabria, 24 maggio 2019.

www.conibambini.org/wp-content/uploads/2019/05/locandina_evento-24-maggio.pdf

  • Estero: Helping older people in poverty: FEAD initiatives (Sostenere gli anziani in povertà: le iniziative FEAD) , incontro organizzato dalla rete FEAD (Fund for European Aid to the most Deprived – Fondo per Sostegno Europeo per le persone più deprivate), Vilnius (Lituania), 4-5 giugno 2019.

http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf2019_allegato3.pdf

Iscrizione                  http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

Archivio        http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/elenco-newsletter-cisf.aspx

http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/maggio2019/5125/index.html

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CITTÀ DEL VATICANO

Nomine

Per la prima volta, per volere di Papa Francesco, la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi si avvarrà del contributo di quattro donne: tre suore e una laica. Il Papa, infatti, ha nominato oggi consultori della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi tre suore: Nathalie Bécquart Xavière, già direttrice del Servizio nazionale della Conferenza episcopale francese per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni; Alessandra Smerilli, docente di Economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali dei Cattolici della Conferenza episcopale italiana, consigliere dello Stato della Città del Vaticano; María Luisa Berzosa Gonzàlez, direttrice di Fey Alegría (Spagna). Ad esse si aggiunge Cecilia Costa, docente di Sociologia presso l’Università Roma Tre.

Il Papa ha nominato, inoltre, consultori della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi padre Giacomo Costa SJ, direttore della rivista Aggiornamenti Sociali, Presidente della Fondazione Culturale San Fedele; don Rossano Sala, docente di Pastorale Giovanile presso la Pontificia Università Salesiana, direttore della rivista Note di pastorale giovanile.

News Agenzia SIR 24 maggio 2019

https://agensir.it/quotidiano/2019/5/24/papa-francesco-per-la-prima-volta-nomina-quattro-donne-consultori-della-segreteria-generale-del-sinodo-dei-vescovi/

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Le parole del Papa e il possibile Sinodo della Chiesa italiana

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/may/documents/papa-francesco_20190520_cei.html

Le parole meditate che il Papa ha pronunciato in apertura dei lavori della 73° Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana sono state interpretate da qualcuno come un evidente sostegno in favore della celebrazione di un prossimo Sinodo della Chiesa italiana. Rileggendo con attenzione l’intervento del Pontefice si comprende però che Francesco non ha voluto fare pressioni sull’episcopato italiano per indirizzarlo a organizzare – magari in tempi rapidi – un nuovo Sinodo, quanto piuttosto abbia inteso indicare ancora una volta un metodo.

            Il cammino della sinodalità che coinvolge tutto il popolo di Dio, e quello della collegialità episcopale in comunione con il Vescovo di Roma, sono stati citati dal Papa per evitare scorciatoie che inevitabilmente rischiano di poggiarsi sulle idee di alcuni invece che sulla realtà e sul coinvolgimento dal basso. È una via certamente meno immediata, più di lungo respiro, ma che prevede un lavoro di base e passa per il coinvolgimento di tutti nella Chiesa italiana, non soltanto degli addetti ai lavori o delle élite.

            A questo movimento dal basso verso l’alto, Francesco ne ha aggiunto un secondo, dall’alto verso il basso. Ma anche qui, a scanso di equivoci, ha richiamato esplicitamente il discorso che aveva rivolto alla Chiesa italiana durante il V Convegno Nazionale a Firenze, il 10 novembre 2015. Un discorso che “rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino”, nel quale aveva invitato ogni diocesi, ogni comunità e ogni parrocchia ad avviare “in modo sinodale” un approfondimento dell’esortazione Evangelii gaudium, traendo da essa criteri pratici per attuarla. Non è un mistero che il Papa ritenga ci sia ancora molto lavoro e cammino da fare in questa direzione, come ha sottolineato pochi giorni fa al convegno della diocesi di Roma.

        “Se qualcuno pensa di fare un sinodo sulla Chiesa italiana – ha detto Francesco ai vescovi italiani riuniti in Assemblea – si deve incominciare dal basso verso l’alto, e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo prenderà, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee”. Sarà un percorso più lungo, che richiederà tempo. Ma sarà fruttuoso soltanto se “camminerà sul sicuro” della realtà e dell’esperienza quotidiana di tutte le comunità, e non su progetti costruiti a tavolino o in laboratorio.

Andrea Tornielli        Vatican news  21 maggio 2019

www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-05/parole-papa-possibile-sinodo-chiesa-italiana.html

 

Le preoccupazioni del Cardinale Presidente

Dalla riforma del Terzo settore alla ricostruzione dopo il terremoto, fino al futuro dell’Unione Europea insidiato da sovranismi e populismi: questi i temi toccati dall’introduzione del Cardinale Gualtiero Bassetti ai lavori della seconda giornata dell’Assemblea Generale Ordinaria della CEI (Roma, 20-23 maggio 2019), aperta lunedì 20 maggio dall’intervento di Papa Francesco. Come pastori delle Chiese che sono in Italia siamo “inviati al mondo per amare, servire, annunciare, consolare, liberare – ha detto il Presidente della CEI -. Con il coraggio di affrontare anche nuovi tratti di strada, finora poco o per nulla battuti, per raggiungere con la luce del Vangelo ogni situazione umana; nella disponibilità a lasciare tutto – senza rimpianto alcuno – per il bene della missione e delle persone incontrate”.

Testo    www.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/31/2019/05/21/Bassetti-Introduzione.docx

CEI     21 maggio 2019                     www.chiesacattolica.it/le-preoccupazioni-del-cardinale

 

Terzo settore: card. Bassetti, “sconcertati” per raddoppio tassazione su enti non profit.

 “Crescente preoccupazione” per “antichi pregiudizi” anticattolici e “sconcerto” per il raddoppio della tassazione sugli enti non profit. Ad esprimerli è il card. Gualtiero Bassetti, nell’introduzione ai lavori: “Avverto una crescente preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare con la riforma del Terzo settore”, le sue parole: “Al fondo restano ancora antichi pregiudizi per le attività sociali svolte dal mondo cattolico; pregiudizi che non consentono di avere ancora una normativa adeguata a rispondere alle esigenze di centinaia di migliaia di persone, dedite al prossimo e alle persone bisognose”. “Si tratta di un mondo di valori e progetti realizzati, di assistenza sociale, di servizi socio-sanitari, di spazi educativi e formativi, di volontariato e impegno civile”, ha fatto notare il cardinale presidente della Cei, secondo il quale “in una società libera e plurale questo spazio dovrebbe essere favorito e agevolato in ogni modo”. “Per questo non si può che rimanere sconcertati – ha proseguito Bassetti – vedendo che al Paese intero si manda un segnale di segno opposto, intervenendo senza giustificazione alcuna per raddoppiare la tassazione sugli enti che svolgono attività non commerciali”. “Al Governo chiediamo non sconti fiscali o privilegi, ma regole idonee e certe, nel rispetto di quella società organizzata e di quei corpi intermedi che sono espressione di sussidiarietà”, l’appello del presidente della Cei: “Risposta di prossimità offerta al bene di ciascuno e di tutti; risposta qualificata dall’esperienza e dalla creatività, dalla professionalità e dalle buone azioni”.

https://agensir.it/quotidiano/2019/5/21/terzo-settore-card-bassetti-sconcertati-per-raddoppio-tassazione-su-enti-non-profit-al-governo-chiediamo-non-sconti-ne-privilegi-ma-regole-certe

 

Card. Bassetti, “Abbandonare il criterio del si è fatto sempre così“.

“La sinodalità non è un evento da celebrare, ma uno stile da lasciar trasparire nel linguaggio, nella stima vicendevole, nella gratitudine, nella cura delle relazioni: tra noi e con il Popolo di Dio, a partire dai nostri presbiteri”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, introducendo i lavori dell’Assemblea generale dei vescovi italiani, che si è aperta ieri in Vaticano con l’intervento del Papa, a cui il cardinale ha espresso, anche a nome dei suoi confratelli “gratitudine e affettuosa solidarietà: il nostro ministero episcopale vive intimamente legato al suo servizio di unità e di presidenza della carità; in lui troviamo riferimento, monito e promessa”. “In sintonia” con Papa Francesco, ha fatto notare Bassetti, è il tema centrale dell’assise dei vescovi: “Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria”. “Preziosa per tutti è anche la presenza fra noi di una quindicina di missionari, che ringraziamo per la testimonianza evangelica di cui sono espressione”, l’omaggio del presidente della Cei, secondo il quale “affrontare il tema della missione non significa mettere in fila una nuova serie di attività da realizzare, ma piuttosto fare nostro un nuovo modo di essere Chiesa, che, in quanto tale, coinvolge l’esistenza di ciascuno e l’intera pastorale”. “Ce lo chiede quella stessa realtà che non ci stanchiamo di accompagnare con sguardo di pastori”, la tesi di Bassetti: “È questo sguardo, infatti, a farci prendere coscienza del cambiamento d’epoca nel quale siamo immersi, che ha archiviato il tempo in cui un progetto pastorale poteva essere sviluppato appoggiandosi su un tessuto per molti versi omogeneo”. “Oggi, come ci ricorda l’Evangelii gaudium, siamo chiamati ad ‘abbandonare il comodo criterio pastorale del si è sempre fatto così’, per trasformare la nostra tradizione in ‘spinta verso il futuro’, capace di ‘fornire forza e coraggio per il proseguimento del cammino”, ha affermato il cardinale: “Va in questa direzione lo stesso tema degli Orientamenti pastorali, anch’esso all’ordine del giorno dei nostri lavori: ci permetterà di iniziare a individuare la direzione di marcia e a condividere spunti di riflessione, contenuti e proposte per le nostre Chiese”.

“Umiltà, gratuità, gioia”: questi i “sentimenti”, raccomandati dal Papa a Firenze, “dove ha tracciato il piano per la Chiesa in Italia”. “Puntare a farli nostri – fino a trasformarli in atteggiamenti permanenti – è la condizione per essere all’altezza della nostra missione”, l’impegno assunto dal presidente della Cei per la Chiesa italiana, chiamata ad “ascoltare e comprendere i bisogni della gente”, e non alle “pianificazioni perfette perché astratte”: “Diversamente, come ci ammoniva il Santo Padre, ‘non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtà, significherebbe costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea e degenerare in intimismi che non danno frutto e che rendono sterile il dinamismo’ missionario.

https://agensir.it/quotidiano/2019/5/21/missione-card-bassetti-non-significa-mettere-in-fila-una-nuova-serie-di-attivita-da-organizzare-abbandonare-il-criterio-del-si-e-fatto-sempre-cosi

 

            Abusi: card. Bassetti, anche approvazione “Linee guida” tra i temi dell’assemblea

 “La finalità ultima del nostro andare rimane l’annuncio della paternità misericordiosa di Dio, che ci è rivelata in Cristo Gesù, perché ciascuno possa trovare in Lui il significato ultimo e unificante della vita”. A ribadirlo è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’introduzione ai lavori dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. “Se siamo spinti a oltrepassare i confini del gruppo, della piccola comunità, della cerchia rassicurante di chi la pensa come noi; se ci sta a cuore la dignità di ogni persona, la vita nascente come quella che giunge al suo tramonto, la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili – per cui in questi giorni andremo ad approvare le Linee guida – il futuro dei giovani, il lavoro, le famiglie provate dalla quotidianità, la persona migrante e le cause che l’hanno costretta a lasciare la sua terra, la custodia del creato e lo sviluppo sostenibile, la testimonianza da offrire ai credenti di altre fedi attraverso la meditazione delle Scritture Sacre e il dialogo ecumenico e interreligioso. Se tutto questo ci sta a cuore è perché siamo radicati nel Signore Gesù”, ha spiegato il presidente della Cei: “È Lui la ragione per cui nessuna situazione, nessuna circostanza, nessun ambito umano può trovarci estranei o indifferenti. In Lui non finiremo mai di ‘scoprire i tratti del volto autentico dell’uomo’, come pure di spenderci perché tutti abbiano la vita: ne è parte l’impegno per ‘l’inclusione sociale dei poveri’ come l’essere ‘fermento di incontro e di unità’ per ‘costruire insieme con gli altri la società civile’”.

https://agensir.it/quotidiano/2019/5/21/abusi-card-bassetti-anche-approvazione-linee-guida-tra-i-temi-dellassemblea

 

Francesco, vescovi e tribunali: la riforma mancata

Il santo padre, nel discorso ai vescovi italiani del 20 maggio 2019 scorso, al secondo punto del suo intervento ha parlato esplicitamente della mancata attuazione della riforma del processo breve per le nullità matrimoniali. Egli ribadisce quanto disposto dai due Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus, pubblicati nel 2015, con i quali ha introdotto un nuovo tipo di processo, chiamato breviore che si applica – parole del papa – «nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta dalla domanda congiunta dei coniugi, argomenti evidenti, essendo le prove della nullità matrimoniale di rapida dimostrazione. Con la domanda fatta al vescovo, e il processo istruito dal vicario giudiziale o da un istruttore, la decisione finale, di dichiarazione della nullità o di rinvio della causa al processo ordinario, appartiene al vescovo stesso, il quale – in forza del suo ufficio pastorale – è con Pietro il maggiore garante dell’unità cattolica nella fede e nella disciplina.»

Ha aggiunto tre note:

  1. «Sia il processo ordinario che quello breviore sono comunque processi di natura prettamente giudiziale, il che significa che la nullità del matrimonio potrà essere pronunciata solo qualora il giudice consegua la certezza morale sulla base degli atti e delle prove raccolte».
  2. «Ribadisco con chiarezza che il rescritto da me dato, nel dicembre 2015, ha abolito il motu proprio di Pio XI Qua cura (1938), che istituiva i Tribunali ecclesiastici regionali in Italia e, pertanto, auspico vivamente che l’applicazione dei due suddetti motu proprio trovi la sua piena ed immediata attuazione in tutte le diocesi dove ancora non si è provveduto».
  3. Per concludere: «Quindi non permettiamo che gli interessi economici di alcuni avvocati oppure la paura di perdere potere di alcuni Vicari giudiziari frenino o ritardino la riforma».

Le ragioni del ritardo. Ad un attento esame il ritardo della riforma ha diverse cause.

  1. Molte diocesi italiane sono talmente piccole da non avere gli “strumenti” necessari per la costituzione di un vero e proprio tribunale diocesano. La storia dice che lo stesso vicario giudiziale, obbligatorio per ogni diocesi, non sempre ha affrontato (e conosce) il processo di nullità. Il meccanismo giudiziale presuppone una specifica conoscenza e preparazione non sufficientemente diffusa sul territorio italiano.
  2. Le riforme precedenti – con la riorganizzazione dei tribunali regionali – hanno coinvolto personale specializzato, molto spesso laico, che ha comportato un grande impegno di specializzazione e di risorse economiche (sedi, giudici, difensori del vincolo, cancellieri, notai, periti, segreteria, oltre i patroni stabili avvocati del tribunale), sostenuti finanziariamente dalla CEI i cui importi sono accreditati alle Conferenze episcopali regionali.

Sicuramente, dopo il richiamo pubblico del papa, la Conferenza episcopale nazionale si impegnerà a dettare nuove linee guida di costituzione dei tribunali diocesani, con le relative risorse economiche.

Il nodo da sciogliere: sacramento o contratto. Rimane comunque il grosso nodo della natura della dichiarazione della nullità matrimoniale. La riforma di papa Bergoglio insiste molto sulla funzione del vescovo «quale capo della diocesi, chiedendogli di pronunciarsi personalmente nei casi più manifesti di nullità. E questo poiché la dimensione pastorale del vescovo, comprende ed esige anche la sua funzione personale di giudice. Il che non solo manifesta la prossimità del pastore diocesano ai suoi fedeli, ma anche la presenza del vescovo come segno di Cristo sacramento di salvezza».

L’equivoco è qui: il processo di nullità riguarda il foro esterno: prove, dichiarazioni, testimoni, perizie, osservazioni etc. derivante – a ben conoscerlo – dalla procedura di un giudizio contenzioso, anche se speciale. Non solo: data la complessità della materia lo stesso votum Episcopi subisce l’istruttoria del vicario giudiziale che deve attenersi ai dati e ai fatti dimostrabili che non sempre rivelano tutta la verità.

È arrivato il momento di ritornare alla natura sacramentale del matrimonio e affrontare la materia non in schema giudiziale, ma in schema amministrativo. Si andrebbe a rispettare il sacramento che non è semplicemente un contratto. Materia complessa che si spera venga almeno approfondita teologicamente e giuridicamente.

                                     Vinicio Albanesi     settimana News 21 maggio 2019

www.settimananews.it/papa/francesco-vescovi-e-tribunali-la-riforma-mancata

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CONGRESSI – CONVEGNI – CORSI – SEMINARI

Figli adottivi: Griffini (Aibi), “rivedere il mito del vincolo biologico”.

Un seminario estivo e un convegno nazionale per riflettere sul tema

“Se oggi una persona adottata non si pone il problema della ricerca delle origini non è considerata ‘normale’. E ciò vale anche per i genitori adottivi. Così la ricerca delle origini è diventato per molti un percorso al limite della schizofrenia”. A puntare i riflettori su questo problema è Marco Griffini, presidente di “Ai.Bi.-Amici dei Bambini”, per il quale occorre “rivedere il ‘mito del vincolo biologico’”. Spesso la ricerca delle origini, spiega, viene interpretata come “un diritto, in virtù di una tendenza a rappresentare l’istanza degli individui come un imperativo cui dover aderire ‘a prescindere’, senza considerare eventuali diritti esercitabili da altri soggetti comunque coinvolti o da sostenere e garantire, anche per legge, ad ogni costo”. Invece, sottolinea Griffini, “non è così e serve una riflessione approfondita: serve una distinzione tra un ‘legittimo desiderio’ e un ‘presuntuoso diritto’; occorre svelare e dire quanto le proprie ‘origini’, di sangue e di terra, non siano automaticamente da considerare come il proprio originario fondamento”. Per questo, Ai.Bi ha organizzato un convegno nazionale che si terrà l’1 e 2 novembre 2019 ad Assisi e sarà preceduto dal seminario estivo in programma a Casino di Terra (Pisa) il 28 agosto, dal titolo “Ricerca delle origini: quale necessità”, a cui prenderà parte Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi sulla Famiglia.

Agenzia SIR 24 maggio 2019

http://preprod.agensir.it/quotidiano/2019/5/24/figli-adottivi-griffini-aibi-rivedere-il-mito-del-vincolo-biologico-un-seminario-estivo-e-un-convegno-nazionale-per-riflettere-sul-tema

 

Per informazioni e iscrizioni al seminario di agosto si dovrà contattare Cecilia Fiori di Ai.Bi. – Amici dei Bambini al numero di telefono 0298822359 o alla mail cecilia.fiori@aibi.it

www.aibi.it/ita/figli-adottivi-e-ricerca-delle-origini-un-seminario-estivo-e-un-convegno-nazionale

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                                                         CONSULTORI FAMILIARI

Torino. Punto familia. Dialogare con il corpo

Appunti per la vita di coppia dal mondo del tango

 Giovedì 6 giugno 2019 alle ore 21.00 al Punto Familia

Nel corso delle serata, in particolare per quanto riguarda i ruoli all’interno della coppia, e da lì prenderemo spunto per parlare della vita di coppia e della sua dinamica.

Conducono l’incontro

ü  Ileana Buzzi – maestra di tango presso Tango Jar alla Casa del Quartiere di San Salvario. Organizza il Circuito Milonguero, una delle principali manifestazioni di tango in città.

ü  Ivano Calaon – psicoterapeuta, psicologo del lavoro. Conduce il Laboratorio per Separati presso il Punto Familia. Ovviamente appassionato di tango.

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Bologna. Navigare nelle relazioni con trasparenza comunicativa

Servizio di Consulenza per la Vita Familiare Modulo formativo 21-22-23 giugno 2019

Navigare nelle relazioni con trasparenza comunicativa condotto da Silvana Sandri

Un workshop dedicato alla Comunicazione verbale e non verbale, agli stili comunicativi efficaci, alla gestione del conflitto. Saper comunicare più chiaramente, direttamente ed efficacemente è il fondamento per chiarire a se stessi e agli altri il proprio punto di vista e il proprio sentire, per migliorare le proprie relazioni e per approcciarsi o sviluppare una qualsiasi professione di aiuto e a favore del benessere, in particolare la consulenza alla persona, alla coppia, alla famiglia. Obiettivi.

1)      Migliorare la conoscenza di sé e del proprio stile comunicativo

2)      Sperimentare gli aspetti inefficaci ed efficaci della comunicazione

3)      Migliorare le personali competenze nell’ascolto e nella gestione dei conflitti

Il modulo è aperto a tutti coloro che sono interessati alla conoscenza di sé e dell’altro nell’ambito della relazione e della comunicazione efficace, a chi opera nelle relazioni d’aiuto e vuole formarsi, o approfondire le proprie competenze, sia nell’ascolto e nel colloquio d’aiuto, che nella mediazione dei conflitti.

Il modulo esamina gli aspetti verbali e non verbali della relazione, i disagi comunicativi nelle incomprensioni e gli stili inefficaci che portano a difficoltà di comprensione e ascolto.

Sviluppa quindi i fondamenti della comunicazione efficace, dell’ascolto attivo e delle abilità del colloquio d’aiuto, quali la Riformulazione, la Sintesi, il Feedback fenomenologico.

Approfondisce il tema del conflitto e degli aspetti critici che comporta, le difficoltà emotivo-comportamentali che emergono e la loro gestione.

Evidenzia i giochi relazionali dannosi, promuovendo il loro superamento e prevenzione.

Propone la pratica dell’analisi del problema, il role playing e le tecniche del metodo Gordon.

https://it.wikipedia.org/wiki/Role_playing_formativo

www.consultoriobologna.it/navigare-nelle-relazioni-trasparenza-comunicativa

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DALLA NAVATA

6° Domenica di Pasqua – Anno C – 26 maggio 2019

Atti Apostoli     14, 27. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

Salmo              144, 09. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Apòcalisse        21, 05. E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Giovanni           13, 35. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Si ama Gesù dandogli tempo e cuore

Se uno mi ama, osserverà la mia parola. «Se uno ama me»: è la prima volta nel Vangelo che Gesù chiede amore per sé, che pone se stesso come obiettivo del sentimento umano più dirompente e potente. Ma lo fa con il suo stile: estrema delicatezza, rispetto emozionante che si appoggia su di un libero «se vuoi», un fondamento così umile, così fragile, così puro, così paziente, così personale. Se uno mi ama, osserverà… perché si accende in lui il misterioso motore che mette in cammino la vita, dove: «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma gli innamorati volano» (santa Battista Camilla da Varano). L’amore è una scuola di volo, innesca una energia, una luce, un calore, una gioia che mette le ali a tutto ciò che fai.

            «Osserverà la mia parola». Se arrivi ad amare lui, sarà normale prendere come cosa tua, come lievito e sale della tua vita, roccia e nido, linfa e ala, pienezza e sconfinamento, ogni parola di colui che ti ha risvegliato la vita. La Parola di Gesù è Gesù che parla, che entra in contatto, mi raggiunge e mi comunica se stesso. Come si fa ad amarlo? Si tratta di dargli tempo e cuore, di fargli spazio. Se non pensi a lui, se non gli parli, se non lo ascolti nel segreto, forse la tua casa interiore è vuota. Se non c’è rito nel cuore, se non c’è una liturgia nel cuore, tutte le altre liturgie sono maschere del vuoto.

E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

            Verremo. Il Misericordioso senza casa cerca casa. E la cerca proprio in me. Forse non troverà mai una vera dimora, solo un povero riparo, una stalla, una baracca. Ma Lui mi domanda una cosa soltanto, di diventare frammento di cosmo ospitale. Casa per le sue due promesse: lo Spirito e la pace.

            Lo Spirito: tesoro che non finisce, sorgente che non tace mai, vento che non posa. Che non avvolge soltanto i profeti, le gerarchie della Chiesa, i grandi personaggi, ma convoca tutti noi, cercatori di tesori, cercatrici di perle: «il popolo di Dio per costante azione dello Spirito evangelizza continuamente se stesso» (Eg 139), Parole come un vento che apre varchi, porta pollini di primavera. Una visione di potente fiducia, in cui ogni uomo, ogni donna hanno dignità di profeti e pastori, ognuno evangelista e annunciatore: la gente è evangelizzata dalla gente.

            Vi lascio la pace, questo miracolo fragile continuamente infranto. Un dono da ricercare pazientemente, da costruire “artigianalmente” (papa Francesco), ciascuno con la sua piccola palma di pace nel deserto della storia, ciascuno con la sua minima oasi di pace dentro le relazioni quotidiane. Il quasi niente, in apparenza, ma se le oasi saranno migliaia e migliaia, conquisteranno e faranno fiorire il deserto.

Ermes Ronchi OSM

www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=45908

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DIVORZIO

Consigli legali per divorzio

Tu e tuo marito siete separati da tempo e state per sciogliere definitivamente la vostra unione. Su una cosa sola siete d’accordo: non siete fatti l’uno per l’altra e non vi intendete su nulla. Per il resto, non fate altro che litigare e ciò è stato dimostrato anche dal giudizio di separazione, lungo e pieno di contrasti. Prima di intraprendere il passo che porterà al definitivo scioglimento del vostro matrimonio, hai quindi bisogno di ricevere consigli legali per il divorzio.

Il divorzio comporta lo scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale tra due persone. Se i due coniugi si sono sposati in chiesa, esso prende il nome di cessazione degli effetti civili del matrimonio. Infatti per il diritto canonico, che è la legge della Chiesa, il matrimonio è un sacramento e come tale non può mai essere sciolto (salvo che in casi rari e particolari); pertanto chi si è sposato con rito cattolico può divorziare soltanto per la legge civile. Davanti allo Stato egli tornerà ad essere una persona libera e se vorrà potrà sposarsi nuovamente al Comune; non potrà, invece, convolare a nuove nozze in chiesa.

Divorzio: consigli utili.

La prima cosa che devi fare se vuoi divorziare è andare da un avvocato di tua fiducia ed esporgli la tua situazione. È importante che tu gli fornisca le seguenti informazioni:

  • Se dalla vostra unione sono nati figli; in caso affermativo, la loro età, la scuola che frequentano, le eventuali attività extra scolastiche che svolgono;
  • Qual è la situazione patrimoniale tua e del tuo coniuge, in particolare se avete proprietà separatamente o in comune;
  • Quale attività lavorativa tu e il tuo coniuge svolgiate. Se uno dei due non lavora, per l’avvocato è importante conoscerne le ragioni: può essere, ad esempio, che abbia preferito dedicarsi interamente alla famiglia, o che abbia subito la perdita del lavoro (ad esempio per malattia o licenziamento);
  • Quale sia il reddito di ognuno di voi. Questo dato non è necessariamente legato al lavoro, perché è possibile anche avere entrate diverse, ad esempio gli affitti;
  • Se siete giunti di comune accordo alla decisione di divorziare. In caso affermativo, il legale vorrà sapere se vi siete accordati, o se pensate di poterlo fare, riguardo alle condizioni del divorzio: principalmente con chi debbano vivere i vostri figli, oppure se uno dei due debba corrispondere all’altro un assegno di mantenimento.

Il tuo legale, acquisite da te tutte le informazioni che ti ho indicato, ti aiuterà a scegliere se divorziare in modo consensuale o giudiziale. La prima soluzione è praticabile se tu e il tuo coniuge siete d’accordo sulle condizioni che regoleranno lo scioglimento del vostro matrimonio; se invece avete dei contrasti bisognerà ricorrere al divorzio giudiziale. Vediamo in cosa consistono queste due diverse opzioni.

Come si divorzia in modo consensuale? Se tu e il tuo coniuge siete d’accordo nel divorziare, e anche su come regolare i vostri rapporti (affidamento dei figli, eventuale corresponsione di un assegno di mantenimento da parte di uno all’altro, altri aspetti economici che vi riguardano), dovete scegliere una procedura di tipo consensuale. Al riguardo le modalità di divorzio che la legge prevede sono tre:

  1. Il divorzio in Comune;
  2. Il divorzio consensuale in tribunale;
  3. La negoziazione assistita.

Il divorzio in Comune [L. n. 162/2014] è una procedura veloce ed economica, e non richiede nemmeno l’assistenza di un avvocato. Il costo è veramente minimo: solo l’imposta di bollo. Quando ricorrono i presupposti, conviene utilizzare questa opportunità. Per divorziare in Comune occorrono però alcune condizioni:

  1. Non dovete avere figli minori di età, portatori di handicap o incapaci;
  2. Nel vostro accordo non deve essere previsto un trasferimento di beni tra di voi. Facciamo un esempio. Tizio e Caia vogliono divorziare. Essi hanno già concordato tutte le condizioni che regoleranno lo scioglimento della loro unione. Durante il matrimonio Tizio aveva acquistato un appartamento, intestandolo a sé, ma lo aveva fatto utilizzando il denaro proveniente dall’attività lavorativa della moglie. Adesso i due hanno concordato che l’immobile in questione venga trasferito a Caia, per questo motivo non potranno divorziare in Comune ma per farlo dovranno scegliere un’altra modalità.

Se tu e il tuo coniuge volete divorziare in questo modo, dovete presentare, anche separatamente, al sindaco o dall’ufficiale dello stato civile la dichiarazione di voler divorziare. Non è necessario preparare nulla di scritto: infatti viene redatto un verbale. Quest’ultimo ha la stessa efficacia di una sentenza del tribunale. Il sindaco o l’ufficiale di stato civile dispongono poi l’annotazione del divorzio a margine dell’atto di nascita. Potete anche concordare che uno di voi versi all’altro un assegno di mantenimento.

            Se mancano le condizioni per divorziare in Comune, occorre rivolgersi al Tribunale oppure ricorrere alla negoziazione assistita.

            Per il divorzio consensuale in tribunale [Art. 4 co. 16 L. 898/1970] dovete semplicemente presentare un ricorso congiunto in cui esponete dettagliatamente le condizioni che regoleranno lo scioglimento del matrimonio: chi debba abitare la casa coniugale, con chi debbano vivere i figli, se uno di voi debba versare all’altro un assegno di mantenimento, e così via.

            Se avete figli minori di età il Tribunale effettuerà un controllo per accertare che gli accordi tra voi non li pregiudichino. Infatti, quando due coniugi si separano o divorziano viene salvaguardato innanzitutto l’interesse dei figli della coppia, che devono superare l’inevitabile trauma derivante dal fallimento dell’unione dei loro genitori. I coniugi non possono quindi prendere accordi che non tengano conto, principalmente, del benessere materiale e psicologico dei figli. Ad esempio, essi non potrebbero concordare, solo perché fa loro comodo, che il loro bambino viva a giorni alterni con l’uno e con l’altro, cambiando continuamente abitudini.

            In questa forma di divorzio c’è una sola udienza che si svolge davanti al Presidente del tribunale. Successivamente il Tribunale omologa il divorzio, cioè lo “ufficializza” con una sentenza. Ovviamente i costi di questa procedura sono più elevati, perché occorrerà pagare, oltre agli avvocati, anche le tasse che la legge prevede quando si inizia una causa. La buona notizia è che, se tu e il tuo coniuge siete d’accordo, potete anche scegliere un solo legale per entrambi.

            La negoziazione assistita [Art. 4 L. n. 162/2014] presenta, più o meno, gli stessi costi del procedimento in Tribunale. In questo caso due legali di fiducia dei coniugi preparano un accordo di divorzio, che viene sottoscritto da marito e moglie e certificato dagli avvocati. Successivamente esso viene trasmesso al Comune. Se i coniugi sono d’accordo nel designarlo, essi possono anche ricorrere a un solo legale. Se vi sono figli minori di età, l’accordo viene controllato dal Tribunale.

Come avviene il divorzio giudiziale? Il divorzio giudiziale [Cass. Sent. n. 11504/2017] si svolge davanti al tribunale. Se tu e il tuo coniuge non siete d’accordo su uno o più aspetti dello scioglimento della vostra unione, è necessario che sia il tribunale a stabilire chi di voi ha ragione. L’unica strada percorribile è pertanto quella del divorzio giudiziale, una vera e propria causa che può durare anche anni.

            Se vuoi fare il primo passo devi quindi andare da un avvocato e spiegargli, senza nascondere nulla, i vari aspetti del fallimento dell’unione matrimoniale. L’avvocato preparerà un ricorso che sarà depositato nella cancelleria del tribunale e poi notificato alla controparte. Tu e il tuo coniuge dovrete comparire ad un’udienza davanti al presidente del tribunale. Egli tenterà di conciliarvi (il che, per ovvie ragioni, sarà molto difficile).

            Il presidente darà alcuni provvedimenti provvisori e urgenti, necessari per regolamentare i rapporti patrimoniali tra voi coniugi e quelli con gli eventuali figli. Ad esempio: se, dopo la separazione, uno di voi ha continuato ad abitare la casa coniugale, il presidente stabilirà se debba ancora farlo; egli potrebbe disporre che uno di voi versi all’altro un assegno di mantenimento; se vi sono figli minori di età, oppure che si trovano in condizioni particolari (incapacità, handicap), darà le disposizioni più opportune per curare i loro interessi. Il presidente baserà la sua decisione su ciò che gli risulta al momento: quindi prenderà in considerazione quello che i vostri avvocati avranno scritto, le dichiarazioni dei redditi che avrete prodotto, ciò che gli direte quando vi sentirà. Ovviamente, nel corso della causa, potranno essere raccolti ulteriori elementi che consentiranno al tribunale una valutazione più completa.

            Dopo la prima udienza, la causa continuerà con un altro giudice, nominato dal presidente. Ognuno di voi cercherà di far valere le proprie ragioni, portando delle prove a sostegno di esse. Gli esempi possono essere tanti; te ne faccio alcuni. Poniamo che Tizio e Caia divorzino. Caia, disoccupata, chiede un assegno di mantenimento, ma Tizio afferma che in realtà l’ex moglie lavora in nero e cerca di dimostrarlo portando testimoni. Oppure la coppia ha dei figli minori, e Caia non vuole che l’ex marito li frequenti, accusandolo di comportamenti violenti nei loro confronti. Il suo avvocato chiederà, quindi, di sentire dei testimoni che hanno assistito a scene di violenza, o anche la nomina di un consulente psicologo che, parlando con i bambini nel giusto modo, possa comprendere come stanno le cose.

            Come vedi, il divorzio giudiziale può essere una guerra senza esclusione di colpi. Per questo ti ho detto che bisogna riferire al proprio avvocato tutte le circostanze che riguardano il fallimento dell’unione, anche quelle che mettono a disagio, senza nascondere i propri eventuali errori e cattivi comportamenti. Solo così il legale sarà messo nelle condizioni di preparare una difesa adeguata. Inoltre, si tratta della procedura più costosa: infatti chi inizia deve pagare delle tasse; l’attività dell’avvocato sarà particolarmente impegnativa, e ciò farà lievitare la parcella.

            Il procedimento si conclude con una sentenza, che pronuncia il divorzio e nella quale il Tribunale può confermare i provvedimenti dati dal presidente alla prima udienza, oppure modificarli. Può succedere che in corso di causa tu e il tuo coniuge raggiungiate un accordo: in tal caso il divorzio da giudiziale diventa consensuale e il tribunale emette subito una sentenza.

Se divorzio mi spetta un assegno di mantenimento? Se il divorzio avviene in maniera consensuale, tu e il tuo coniuge sarete certamente d’accordo su un eventuale assegno di mantenimento che uno dei due debba corrispondere all’altro per il suo sostentamento e per quello dei figli.

            Se invece il divorzio avviene in forma giudiziale, sarà il Tribunale a decidere se uno di voi abbia diritto a percepire dall’altro l’assegno di divorzio. Ciò avviene quando un coniuge non dispone di mezzi adeguati e non può procurarseli per ragioni oggettive.

            Facciamo un esempio. Tizio e Caia divorziano. Caia lavora ma percepisce uno stipendio basso, che si rivela insufficiente per il suo sostentamento e per quello del bambino avuto dalla coppia. Non ci si può nemmeno aspettare che Caia svolga delle attività extra, perché il lavoro la impegna già buona parte della giornata e deve anche dedicarsi al figlio; pertanto il tribunale pone a carico di Tizio un assegno di mantenimento in suo favore.

            Ma con quali criteri il tribunale stabilisce l’entità dell’assegno di divorzio? In conformità con il più recente orientamento della Cassazione civile [SS. UU. Sentenza 11/07/2018 n. 18287] i giudici terranno conto di questi fattori:

  • Il reddito di entrambi i coniugi. Con questo termine si intendono tutte le entrate a carattere continuativo: non solo lo stipendio ma anche eventuali canoni di locazione o rendite. Può essere che uno dei due non lavori, ma che possieda degli immobili che ha concesso in affitto, e che quindi percepisca mensilmente un importo superiore a uno stipendio;
  • Le ragioni della decisione. Verranno considerati, cioè, i comportamenti di ognuno dei coniugi che hanno provocato in modo definitivo la rottura del vincolo. In particolare, si terrà conto del fatto che la precedente separazione sia stata pronunciata con addebito a uno dei due, cioè attribuendogli la responsabilità del fallimento dell’unione;
  • La concreta possibilità per il coniuge economicamente più debole di lavorare. Facciamo un esempio. Una coppia divorzia; la moglie non lavora, il marito percepisce un ottimo stipendio. La moglie ha ormai più di 50 anni e si è dedicata tutta la vita alla famiglia, in particolare al marito, del quale ha agevolato la carriera. Ormai non ha concrete possibilità di immettersi nel mercato del lavoro, perché ha interrotto gli studi e non ha esperienze lavorative. Diverso sarebbe il caso se la donna fosse giovane, e avesse le competenze e le forze per incominciare a svolgere un’attività;
  • Il contributo dato da ciascun coniuge alla vita familiare. Si terrà conto anche del ruolo che ognuno di essi ha avuto nella formazione del patrimonio della famiglia e di quello appartenente a ognuno dei due. Si pensi al caso di una moglie che si è sempre dedicata, in modo esclusivo, alla casa ed ai figli, consentendo al marito di lavorare gran parte della giornata e di acquistare con il proprio reddito dei beni, che vengono intestati a lui soltanto. I due divorziano, e la moglie non lavora. Peraltro, avendo trascorso lungo tempo a casa, le viene difficile trovare un’occupazione. Il Tribunale terrà conto del fatto che il sacrificio della donna ha consentito al marito di arricchirsi;
  • La durata del matrimonio. Se una coppia si separa e divorzia a breve distanza dalle nozze, il Tribunale valuterà con particolare attenzione la richiesta di un assegno divorzile, per evitare che con un matrimonio – lampo uno dei due possa “sistemarsi” a carico dell’altro coniuge, economicamente avvantaggiato. Pensiamo alla donna che, per interesse, sposa un uomo ricco e molto più anziano, e poi, dopo un paio d’anni, divorzia.

Quindi, se vuoi ottenere un buon assegno di divorzio, ti consiglio di cominciare a pensare alle prove che puoi presentare al giudice (sottoponendole prima al tuo avvocato) per dimostrare che il reddito che già eventualmente percepisci non ti è sufficiente per vivere dignitosamente e che non hai la possibilità di lavorare; che il fallimento dell’unione non è da attribuire a te; che non hai la possibilità di lavorare, o, se già lo fai, di trovare un’altra occupazione più redditizia; che hai contribuito alla formazione del patrimonio familiare.

            Potrai ricorrere a prove testimoniali, ma anche ad estratti conto, ricevute di acquisto e altri documenti. L’importante è che tu ne parli con il tuo legale fin da subito: infatti è possibile proporre al giudice le prove che si vogliono utilizzare entro certi termini.

            La stessa cosa devi fare se, al contrario, ritieni ingiusto corrispondere al tuo ex partner un mantenimento. Cerca di raccogliere le prove che potrebbero dimostrare il suo ruolo nel fallimento del matrimonio o il fatto che potrebbe lavorare.

            Tieni inoltre presente che, se avete figli, non puoi certo sottrarti al dovere di contribuire al loro mantenimento.

            Infine ti segnalo che è in corso di approvazione una legge che modificherà i criteri di determinazione dell’assegno di divorzio: per saperne di più ti consiglio di leggere Divorzio: come cambia l’assegno di mantenimento.

Lo scioglimento definitivo di un matrimonio è sempre un momento difficile e impegnativo, ma essere consapevoli dei propri e degli altrui diritti può certamente aiutare a viverlo con più lucidità ed efficacia nelle scelte che si dovranno compiere.

Adele Margherita Falcetta    la legge per tutti 23 maggio 2019

Video       www.laleggepertutti.it/285715_consigli-legali-per-divorzio#Nuovo_assegno_di_mantenimento_GUARDA_IL_VIDEO

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DONNE NELLA CHIESA

Ordinazione femminile, sacramento e atto giuridico: parla il canonista (P. Consorti)

            Il Prof. Consorti ha scritto un prezioso commento al mio post precedente, sull’incrocio tra teologia e diritto nella concezione di un possibile “diaconato femminile”.

www.cittadellaeditrice.com/munera/donna-e-ministero-da-impedimento-a-risorsa-una-soluzione-inattesa-dal-concilio-di-trento

Riprendo il suo testo, che merita una attenzione maggiore di una “noticina” a fondo pagina. Credo che sia il segnale di una fecondità, che dobbiamo riconoscere ai “punti ciechi” che si trovano ai confini delle discipline. Se dialoghiamo, tra teologi e canonisti, vediamo non solo le cose diverse, ma cose diverse. Il suo è solo un commento: titolo e sottotitoli sono miei.

Questo contributo di Andrea Grillo produce molte riflessioni, che non è facile sistemare nello spazio di un post. Credo però che una suggestione giuridica possa aiutare ad approfondire la sostanza del tema, vale a dire la perdurante discriminazione di genere ‘in ordine all’ordine’.

www.cittadellaeditrice.com/munera/donna-e-ministero-da-impedimento-a-risorsa-una-soluzione-inattesa-dal-concilio-di-trento

In questo senso penso che il tema dovrebbe essere affrontato partendo dalla sostanza del ruolo attribuito nella Chiesa al ministro ordinato, che non può essere concepito tutto e solo nella logica sacramentale.

Ministro, sacramento e diritto. Il diacono, il prete e il vescovo non si distinguono dai fedeli comuni perché possono dispensare – gradualmente e progressivamente – più sacramenti. Questa idea clericale assorbe maschile e femminile in una logica gerarchica che facilmente mantiene in vita le distinzioni fra generi e ruoli che tipizzano ogni società.

Questa stessa idea è un po’ alla base della massimizzazione dell’eucarestia come apparente unica forma della presenza di Cristo-Dio in terra, che è un’idiozia: dato che Cristo-Dio in terra non si rifugia nel tabernacolo, ma parla attraverso le Scritture e si muove coi corpi dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei poveri e delle povere. Solo che la sacramentalizzazione della sacralità devozionale non riconosce simile centralità alle varie presenze con cui Cristo si manifesta concretamente. Perciò adoriamo il SS.mo sacramento (dell’altare), ma non la SS.ma Parola di Dio o i SS.mi fratelli e sorelle. Col risultato di centralizzare tutta l’attenzione verso la sola eucarestia, che sarebbe invece una parte del tutto (perché ci sarebbe pure la proclamazione e l’ascolto della Parola e la richiesta e concessione del perdono, tanto per schematizzare un po’). Peraltro, la vita della Chiesa non si esaurisce nella vita sacramentale, ma è molto di più.

            Ordinazione: sacramento e atto giuridico. Tornando al punto dell’ordinazione, osservo che questa non è solo un sacramento, ma un atto giuridico col quale “alcuni fra i fedeli sono costituiti ministri sacri”, ossia “destinati a servire, ciascuno nel suo grado, con nuovo e peculiare titolo, il popolo di Dio”. Così recita il can. 1008 del Codice di Diritto canonico (25 gennaio 1983 Giovanni Paolo II) dopo la riforma del 26 ottobre 2009 di Benedetto XVI (motu proprio Omnium in mentem).

http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_letters/documents/hf_ben-xvi_apl_20091026_codex-iuris-canonici.html

            Questo canone è precedente (concettualmente e non solo sistematicamente) al canone 1024, che si muove nella logica della validità del sacramento escludendo le battezzate di sesso femminile, nonché al canone 1025, che si muove nella logica della liceità, ponendo ulteriori limitazioni.

www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM

            Muovere dalle eccezioni giuridiche anziché dalla base concettuale, è come guardare una partita di calcio concentrandoci sull’arbitro. Perciò, se vogliamo riprendere il discorso sull’ordine, dovremmo ripartire dal servizio e non dal sacramento. Siccome il servizio al popolo di Dio non si esaurisce nelle funzioni proprie dei ministri sacri, può essere utile partire dal diritto canonico per aiutarci a rendere più esplicite le funzioni di servizio che caratterizzano gli ordinati rispetto a quelle assegnate a ciascun battezzato.

Chi fa cosa? Questa scelta appartiene alla comunità. E’ la Chiesa che determina le funzioni, non il contrario. Quindi, anche se non fosse mai successo finora che una battezzata abbia annunciato il Vangelo o soccorso un povero o presieduto un’assemblea o consolato un afflitto, nulla vieta che si possa cominciare a farlo. L’uomo e la donna sono padroni della legge; i battezzati e le battezzate del diritto canonico.

Il resto appartiene alla teologia, munus alienum mihi. Immagino però che anche la teologia sia al servizio del popolo di Dio; perciò siccome Ecclesia semper reformanda est, possiamo incamminarci e vedere se riusciamo a costruire il Regno di Dio anche quaggiù.

Se poi volessimo prendere esempio da Gesù, non credo che dovremmo indugiare sulle differenze, ma oltrepassarle. Non è facile, ma possiamo provarci.

            Andrea Grillo blog: Come se non     18 maggio 2019

www.cittadellaeditrice.com/munera/ordinazione-femminile-sacramento-e-atto-giuridico-parla-il-canonista-p-consorti

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ENTI TERZ0 SETTORE

Mi conviene diventare Ets? Quali i vincoli, quali i benefici?

Il mio ente ha i requisiti per diventare ETS, cioè “ente del Terzo Settore”, la nuova qualifica prevista dalla Riforma del Terzo Settore? Quali sono i vincoli da rispettare e quali i benefici? E se invece l’ente divenisse impresa sociale?

Offrono una sintesi delle indicazioni di legge su questo tema le slide “La Riforma del Terzo Settore: opportunità e vincoli con l’ingresso negli Ets” presentate al convegno Uneba Marche di venerdì 17 maggio 2019 da Francesco Capogrossi Guarma, Presidente della commissione Terzo Settore e non profit dell’Ordine dei commercialisti di Roma.

www.slideshare.net/dobromersi/terzo-settore-conviene-diventare-ets-o-impresa-sociale

UNEBA – Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale 24 maggio 2019

www.uneba.org/terzo-settore-mi-conviene-diventare-ets-quali-i-vincoli-quali-i-benefici

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Le parole non bastano. Politiche familiari: risorse e chiarezza

                Non sappiamo ancora se davvero ci sarà bisogno di intentare una class action, ovvero una causa civile di massa, per vedere rispettati il diritto delle famiglie italiane con figli a non essere discriminate dallo Stato sotto il profilo fiscale. Sappiamo però che il Forum delle associazioni familiari sta ragionando seriamente e concretamente su questa opportunità, assai più seriamente di quanto i nostri governanti mostrano di occuparsi di politiche per la famiglia.

Su queste pagine lo abbiamo già scritto qualche giorno fa: proprio mentre il vicepremier del M5s Di Maio inaugurava il “tavolo aperto” per discutere la proposta del Forum su un “assegno per figlio”, il ministro leghista per la Famiglia Fontana, con il sostegno dell’altro vicepremier Salvini, annunciava un suo “pacchetto” ad hoc da inserire nel decreto crescita. Piccolo particolare: entrambi indicavano i fondi da stanziare in quel miliardo di euro che dovrebbe avanzare una volta coperte le spese per il Reddito di cittadinanza. Altro piccolo particolare: secondo la Ragioneria generale dello Stato quella cifra non può essere impegnata perché, di fatto, ancora non è avanzata.

E, se avanzerà, bisognerà spenderla in tutta fretta alla fine di quest’anno perché quei soldi, «se utilizzati in anni successivi, comporterebbero nuovi e maggiori oneri in termini di fabbisogno e di indebitamento» dello Stato. Insomma, la nebbia è tanta e la sostanza poca. Eppure tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, si sono dette d’accordo con la formula prospettata dal Forum. Ma le parole le porta via il vento, soprattutto in campagna elettorale.

Non vorremmo, insomma, che il “tavolo” fosse una nuova versione dell’ordine del giorno, che in Parlamento è come il sigaro nei film americani: non si nega a nessuno, ma finisce in cenere. Se si apre un tavolo, è preferibile metterci sopra soluzioni possibili, non bandierine di parte o di partito. Non questo o quel partito, intendiamoci. La responsabilità è parlamentare, perché la famiglia non ha colore politico. Nella scorsa legislatura il Pd era al governo e un suo senatore, Stefano Lepri, presentò la stessa proposta di assegno unico per le famiglie con figli, e non se ne fece nulla.

Sentiamo ogni giorno ripetere «prima gli italiani». Ma chi è più italiano di coloro che, siano nati qui o altrove, hanno ancora amore e coraggio sufficienti per mettere al mondo o adottare figli, di trasmettere la vita per dare un futuro, e magari un sorriso, a questo Paese invecchiato e arrabbiato? Se fare famiglia non fosse più un’impresa eroica, come purtroppo è spesso oggi, probabilmente ci sarebbero in giro meno sospetto e odio. E, vogliamo sperarlo, meno “italiani” pronti ad agitare il tricolore come fosse una clava contro il “diverso” di turno.

Danilo Paolini                                    Avvenire 20 maggio 2019

www.avvenire.it/opinioni/pagine/le-parole-non-bastano

 

«Alle famiglie non serve un miliardo ma giustizia»: Forum pensa a una class action

Presidente De Palo: «Delusi dal fatto che attorno a un tavolo ufficiale i partiti sono tutti d’accordo, poi su giornali e social prosegue la guerra di tutti contro tutti». «Ciò che sta accadendo nelle ultime ore riguardo alla famiglia è surreale. È qualcosa che succede quando la famiglia, per chi ci governa, non è la chiave di lettura con cui ragionare su ogni tema e proposta ma solo un pezzetto appiccicaticcio della realtà». È il commento del presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo dopo le polemiche politiche seguite al Tavolo tecnico del Mise e alla predisposizione del decreto sui sostegni alle famiglie. «È ciò che accade se la famiglia viene vista dalla politica come un’occasione elettorale e non come il volano da cui far ripartire la crescita del Paese – scrive il Forum in una nota -. Ma la famiglia non è un “settore”, è il motore dell’economia nazionale. Se ci si scontra e la si mette in mezzo, questi litigi non riguardano un ministero, né una o due parti politiche, ma la tenuta reale del Paese».

«Non si comprende che non c’è più tempo da perdere: mentre si fanno i balletti pre-elettorali – prosegue De Palo – le famiglie italiane, sempre più stanche della discriminazione fiscale che vivono da quarant’anni, stanno pensando di andare all’estero per regalare ai loro figli qualche opportunità. Se non riparte la natalità, non ci sarà più chi pagherà le pensioni, crollerà il Welfare, la sanità non sarà più “gratuita”, con la prospettiva di vivere tra vent’anni in un Paese che sarà un grande e insostenibile ospizio. Il Forum si è impegnato per mettere tutte le forze politiche attorno ad un tavolo e, dopo esserci riusciti grazie alla proposta di #assegnoXfiglio, oggi apprendiamo che nel governo si discute e si minaccia una crisi legata proprio al decreto sulla famiglia. Ma il miliardo di euro di cui si parla, da solo, non serve. Occorre un ragionamento più ampio sulla Legge di bilancio, serve la convergenza di tutti: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, M5S e Partito democratico. Le famiglie non vogliono mancette ma riforme strutturali. Alle famiglie non serve un miliardo ma giustizia; non chiedono pannolini ma concretezza e scelte precise».

Ancora: «Siamo delusi del fatto che attorno a un tavolo ufficiale i partiti sono tutti d’accordo, ma poi davanti ai giornalisti o sui social prosegue la “guerra” di tutti contro tutti, nel rigido e drammatico rispetto di un copione. Senza risposte a breve, non ci resta che ragionare su una class action delle famiglie italiane, per il mancato rispetto dei dettami costituzionali che le riguardano – annuncia De Palo -. Sarebbe la nostra extrema ratio ma vista la situazione stiamo pensando di muoverci per concretizzare la cosa».

Redattore sociale         Roma sette      20 maggio 2019

www.romasette.it/alle-famiglie-non-serve-un-miliardo-ma-giustizia-forum-pensa-a-una-class-action

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FRANCESCO VESCOVO DI ROMA

L’aborto non è mai la risposta. «No alla mentalità eugenetica»

L’aborto non è mai la soluzione, no alla mentalità eugenetica, sì alla vita sempre, anche e soprattutto quando il bambino che deve nascere soffre di una malattia che lo porterà a morire in poco tempo. È questo il cuore del discorso che papa Francesco ha pronunciato questa mattina, nella Sala Clementina, ricevendo in udienza i partecipanti al Convegno internazionale promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, in collaborazione con la fondazione “Il Cuore in una goccia – Onlus”, associazione che si adopera per accogliere alla nascita bambini in condizioni di estrema fragilità, e con il sostegno di Knights of Columbus, sul tema “Yes to life! – Prendersi cura del prezioso dono della vita nella fragilità”.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/may/documents/papa-francesco_20190525_yes-to-life.html

Il Convegno, a cui hanno partecipato circa 400 persone da 70 paesi in rappresentanza di Conferenze episcopali, Diocesi, famiglie e medici esperti, si è svolto all’Istituto Patristico Augustinianum, a Roma.

            Nessun essere umano può essere “incompatibili con la vita”. “Ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia: di un padre e di una madre, dei nonni e dei fratellini. E questo bimbo ha bisogno di essere accolto, amato e curato. Sempre!”, ha detto il Papa.

            Tra una donna e il bimbo che porta in grembo si crea un intenso dialogo, una relazione reale e intensa che corre tra madre e bimbo e viceversa. “È così che questo nuovo essere umano diventa subito un figlio, muovendo la donna con tutto il suo essere a protendersi verso di lui”.

            “Oggi, le moderne tecniche di diagnosi prenatale sono in grado di scoprire fin dalle prime settimane la presenza di malformazioni e patologie, che a volte possono mettere in serio pericolo la vita del bambino e la serenità della donna. Il solo sospetto della patologia, ma ancor più la certezza della malattia, cambiano il vissuto della gravidanza, gettando le donne e le coppie in uno sconforto profondo. Il senso di solitudine, di impotenza, e la paura della sofferenza del bambino e della famiglia intera emergono come un grido silenzioso, un richiamo di aiuto nel buio di una malattia, della quale nessuno sa predire l’esito certo. Perché l’evoluzione di ogni malattia è sempre soggettiva e nemmeno i medici spesso sanno come si manifesterà nel singolo individuo.

            Eppure, c’è una cosa che la medicina sa bene: i bambini, fin dal grembo materno, se presentano condizioni patologiche, sono piccoli pazienti, che non di rado si possono curare con interventi farmacologici, chirurgici e assistenziali straordinari, capaci ormai di ridurre quel terribile divario tra possibilità diagnostiche e terapeutiche, che da anni costituisce una delle cause dell’aborto volontario e dell’abbandono assistenziale alla nascita di tanti bambini con gravi patologie. Le terapie fetali, da un lato, e gli Hospice Perinatali, dall’altro, ottengono risultati sorprendenti in termini clinico-assistenziali e forniscono un essenziale supporto alle famiglie che accolgono la nascita di un figlio malato.

            Tali possibilità e conoscenze devono essere messe a disposizione di tutti per diffondere un approccio scientifico e pastorale di accompagnamento competente. Per questo, è indispensabile che i medici abbiano ben chiaro non solo l’obiettivo della guarigione, ma il valore sacro della vita umana, la cui tutela resta il fine ultimo della pratica medica. La professione medica è una missione, una vocazione alla vita, ed è importante che i medici siano consapevoli di essere essi stessi un dono per le famiglie che vengono loro affidate: medici capaci di entrare in relazione, di farsi carico delle vite altrui, proattivi di fronte al dolore, capaci di tranquillizzare, di impegnarsi a trovare sempre soluzioni rispettose della dignità di ogni vita umana.

            In tal senso, il confort care perinatale è una modalità di cura che umanizza la medicina, perché muove ad una relazione responsabile con il bambino malato, che viene accompagnato dagli operatori e dalla sua famiglia in un percorso assistenziale integrato, che non lo abbandona mai, facendogli sentire calore umano e amore.

            Tutto ciò si rivela necessario specialmente nei confronti di quei bambini che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, sono destinati a morire subito dopo il parto, o a breve distanza di tempo. In questi casi, la cura potrebbe sembrare un inutile impiego di risorse e un’ulteriore sofferenza per i genitori. Ma uno sguardo attento sa cogliere il significato autentico di questo sforzo, volto a portare a compimento l’amore di una famiglia. Prendersi cura di questi bambini aiuta, infatti, i genitori ad elaborare il lutto e a concepirlo non solo come perdita, ma come tappa di un cammino percorso insieme. Quel bambino resterà nella loro vita per sempre. Ed essi lo avranno potuto amare.

            Purtroppo la cultura oggi dominante non promuove questo approccio: a livello sociale il timore e l’ostilità nei confronti della disabilità inducono spesso alla scelta dell’aborto, configurandolo come pratica di “prevenzione”. Ma l’insegnamento della Chiesa su questo punto è chiaro: la vita umana è sacra e inviolabile e l’utilizzo della diagnosi prenatale per finalità selettive va scoraggiato con forza, perché espressione di una disumana mentalità eugenetica, che sottrae alle famiglie la possibilità di accogliere, abbracciare e amare i loro bambini più deboli.

            L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano. Piuttosto sono la paura della malattia e la solitudine a far esitare i genitori.

            Le difficoltà di ordine pratico, umano e spirituale sono innegabili, ma proprio per questo azioni pastorali più incisive sono urgenti e necessarie per sostenere coloro che accolgono dei figli malati. Bisogna, cioè, creare spazi, luoghi e “reti d’amore” ai quali le coppie si possano rivolgere, come pure dedicare tempo all’accompagnamento di queste famiglie».

Redazione internet Avvenire                        25 maggio 2019

www.avvenire.it/papa/pagine/udienza-papa-yes-to-life

 

Troppa burocrazia nemica della cultura dell’adozione

Bergoglio ha ricevuto dirigenti, operatori e bambini l’Istituto Ospedale degli Innocenti di Firenze, che da 600 anni si occupa di accoglienza dei bambini.

Ci sono bambini soli e famiglie che vorrebbero figli ma la troppa burocrazia, e a volte anche la corruzione, impediscono questo incontro. È il Papa a lanciare un appello affinché si diffonda «una cultura dell’adozione».

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/may/documents/papa-francesco_20190524_ospedale-innocenti-firenze.html

«Tante volte c’è gente che vuole adottare bambini, ma c’è una burocrazia così grande, quando non c’è la corruzione di mezzo, che tu paghi e… Ma aiutatemi in questo: a seminare coscienza», «tante, tante famiglie che non hanno figli e avrebbero sicuramente il desiderio di averne uno con l’adozione: andare avanti, creare una cultura di adozione perché i bambini abbandonati, soli, vittime di guerre e altro sono tanti». Poche parole pronunciate a braccio, dopo avere consegnato il discorso scritto, nell’incontro con i dirigenti, gli operatori e i bambini della storica istituzione, l’Istituto Ospedale degli Innocenti di Firenze, che da 600 anni si occupa di accoglienza dei bambini.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/may/documents/papa-francesco_20190524_ospedale-innocenti-firenze.html#Discorso_del_Santo_Padre_consegnato

Una questione, quella delle difficoltà nelle adozioni, che ciclicamente si propone ma che non è mai stata risolta del tutto, a fronte invece di una richiesta enorme di accoglienza. E i bambini sono proprio «tra le persone più fragili di cui dobbiamo prenderci cura», ha esortato il Papa.

            «Ci sono sicuramente tanti bambini rifiutati, derubati della loro infanzia e del loro futuro; minori che affrontano viaggi disperati per fuggire dalla fame o dalla guerra -ha aggiunto- Bambini che non vedono la luce perché le loro mamme subiscono condizionamenti economici, sociali, culturali che le spingono a rinunciare a quel dono meraviglioso che è la nascita di un figlio». «Quanto abbiamo bisogno – ha commentato Papa Francesco – di una cultura che riconosca il valore della vita, soprattutto di quella debole, minacciata, offesa, e anziché pensare di poterla mettere in disparte, di escluderla con muri e chiusure, si preoccupi di offrire cure e bellezza!».

            Francesco, nel discorso, ha anche sottolineato un aspetto culturale e morale: “C’è una cultura della sorpresa nel vedere crescere, vedere come si sorprendono dalla vita, come entrano in contatto con la vita”, ha detto Francesco: “E noi dobbiamo imparare a fare lo stesso. Questa via, questa strada che tutti noi abbiamo fatto da bambini, dobbiamo riprenderla”. Nel Vangelo, ha ricordato il Papa, Gesù “va anche oltre: non solo dice di accogliere i bambini, e chi li accoglie, accoglie Lui, ma va oltre: ‘Se non diventate come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli’. Ed è questo che a noi deve insegnare la cultura del bambino”.

            Francesco ha poi richiamato alla «responsabilità sociale ed etica» il mondo della finanza che, se vuole, può contribuire a «costruire una società più giusta e solidale». Un esempio fu, sei secoli fa, proprio quell’Ospedale degli Innocenti di Firenze, che nacque grazie alla donazione di un banchiere, Francesco Datini. Quindi “anche oggi, la responsabilità sociale ed etica del mondo della finanza è un valore indispensabile”

            «L’altro elemento che colpisce, di questa storia, è che la progettazione fu affidata a Filippo Brunelleschi, l’architetto più importante dell’epoca, che proprio in quegli anni stava lavorando a un capolavoro che ancora oggi stupisce il mondo: la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Perché la stessa bellezza che si dedica alla casa del Signore la si dedichi anche alla casa dei bambini meno fortunati”. “Perché per i bambini bisognosi di accoglienza non bastava dare il latte delle balie, c’era il desiderio di farli crescere in un ambiente che fosse il più bello possibile”, ha concluso Bergoglio.

Redazione Internet Avvenire            24 maggio 2019

www.avvenire.it/papa/pagine/adozioni-burocrazia-papa-francesco-ospedale-innocenti

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MINORI

Zigzagando tra i diritti, la Consulta dei ragazzi affiancata dai più piccoli

            L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) ha ascoltato ieri i suoi “consulenti” più piccoli, riuniti per l’occasione in Commissioni bambino e Redazioni locali. Si tratta di studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, che ieri si sono ritrovati nella sede dell’Autorità a Roma. Un incontro che ha visto protagonisti circa 180 ragazzi, i quali hanno illustrato il loro lavoro di preparazione, studio, partecipazione svolto a scuola con i docenti su tre diritti della Convenzione di New York: quello all’educazione, quello all’istruzione e quello al gioco. Un’attività realizzata in classe anche con l’intervento dei rappresentanti della Consulta dei ragazzi, costituita dalla Garante Filomena Albano sin dallo scorso anno per essere interpellata sui temi dei diritti delle persone di minore età.

L’occasione dell’incontro è stata offerta da “Zigzagando tra i diritti. La Consulta dei ragazzi, le Commissioni bambino e le Redazioni locali si raccontano”, una riunione plenaria che si è svolta ieri in contemporanea nel Parlamentino dell’Autorità garante e in quello del Cnel. I lavori sono stati moderati dagli stessi ragazzi della Consulta, i quali hanno dato la parola alla Garante, ai rappresentanti delle Commissioni e delle Redazioni provenienti dagli istituti comprensivi “De Finetti”, “Palombini” e “Rosmini” di Roma. Sono stato presentati elaborati, canzoni originali sul tema dei diritti e riflessioni. Per i bambini c’è stata l’opportunità di confrontarsi a tu per tu con Filomena Albano esprimendo desideri, bisogni e opinioni.

Un ascolto istituzionale arricchito. “La Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza [ratificata L. n. 176, 27 maggio 1991] pone tra i suoi principi centrali quello dell’ascolto e della partecipazione delle persone di minore età” ricorda la Garante Filomena Albano.

www.unicef.it/doc/599/convenzione-diritti-infanzia-adolescenza.htm

“Si arricchisce così la positiva esperienza della Consulta dei ragazzi, che ha supportato con le proprie raccomandazioni l’Autorità in numerosi pareri, da quelli sui diritti dei figli nella separazione dei genitori a quelli sull’età del consenso digitale. A essere coinvolti ora sono stati i bambini più piccoli, a partire dal primo anno della Primaria, scuola nelle quali sono state realizzate Commissioni bambino, mentre le Redazioni locali si sono costituite in alcune classi delle Secondarie di primo grado. Insieme alla Consulta hanno offerto elementi importanti per chi, come l’Autorità garante, esercita l’ascolto istituzionale, che consiste appunto nel cogliere dalla viva voce dei minorenni le loro esigenze e portarle all’attenzione delle istituzioni”.

Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia)             22 maggio 2019

www.garanteinfanzia.org/news/zigzagando-tra-i-diritti

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NULLITÀ MATRIMONIALE

Sulla nullità: boicottare il poco o riformare il molto?

Le parole di papa Francesco, rivolte ai vescovi italiani, sul “boicottaggio” della riforma del processo matrimoniale di dichiarazione della nullità non sorprendono. Sia perché era chiaro, già nell’agosto del 2015, che il mondo dei canonisti non aveva digerito la iniziativa e la velocità della sua realizzazione. Sia perché la logica della “semplificazione” contrasta con un mondo che – anche per le necessarie esigenze di giustizia – produce “complicazioni” in abbondanza.

Insomma, anche nel piccolo orticello del “processo matrimoniale” accade ciò che è accaduto con Evangelii Gaudium dopo il 2013 o con Gaudium et Spes dopo il 1965: da un lato la apertura verso un cambiamento, dall’altro la chiusura e la inerzia del modello precedente.

E’ ovvio che la inerzia, soprattutto nel mondo ecclesiale, ma non solo in esso, è una forza ingentissima. Ma non è solo inerzia. E’ anche omissione, esplicita e diretta. Ho avuto notizia di un caso che può far sorridere, ma che deve anche far pensare. In una diocesi italiana, alla volontà di attivare in “processo breve”, veniva opposta una ragione molto banale, ma insuperabile: non era ancora stato stabilito, dall’organo competente, l’entità della tassa da pagare. “Finché non abbiamo i bollettini per il versamento, la procedura non può iniziare”. Così puoi aspettare anche anni…Nel frattempo prendi la “via lunga”, garantita, piuttosto che aspettare una “via breve” piena di trappole.

Ma questo è solo un piccolo caso marginale. La questione è molto più grande e non riguarda neppure soltanto il “processo breve”. Certo, questa è una novità importante, che dovrebbe essere attuata nel modo più spedito possibile. Ma essa inciderebbe comunque, anche quando fosse perfettamente applicata, su un numero di casi molto limitati, proprio a causa delle condizioni eccezionali di “non conflittualità” e di “evidenza della prova” che richiede. Le condizioni stesse, che danno diritto ad accedere al processo breve, la rendono un fatto eccezionale. Ma è significativo che il boicottaggio investa anche un piano di riforma che altera solo parzialmente il “sistema processuale” in materia matrimoniale.

In realtà, si deve riconoscere che la iniziativa del papa, intervenuta 4 anni fa nella pausa tra Sinodo Straordinario e Sinodo ordinario sulla famiglia, nel 2015, ha aperto un “falla” nel sistema processuale, a cui non si rimedia solo sul piano processuale. Se infatti leggiamo insieme il duplice evento della Riforma del Processo, col Motu Proprio Mitis Iudex, e della Esortazione Apostolica Amoris Lætitia, pubblicata 10 mesi dopo, comprendiamo bene che in gioco non vi sono semplicemente le procedure, ma il diritto sostanziale.

Il cambiamento di mentalità e di prospettiva, che esigono questi due documenti, implica un “processo di recezione” che dovrà passare, inevitabilmente, attraverso un profondo ripensamento del diritto canonico matrimoniale. Nel quale si dovrà far entrare non soltanto la “pattuizione del vincolo”, ma anche la sua “storia”. Infatti ciò che Amoris Lætitia ha introdotto, uscendo dal modello ottocentesco di diritto matrimoniale, è l’idea storica ed escatologica di matrimonio. Una Chiesa che cammina verso l’ideale matrimoniale, che non sta all’inizio, ma alla fine, pensa il matrimonio in modo nuovo, più realistico e insieme più esigente. Ne fa una questione di vocazione prima che di legge.

Per questo, un adattamento del diritto sostanziale, cambierà il processo matrimoniale non soltanto perché “possa prevedere un processo breve”, ma perché ridimensionerà l’idea stessa di “processo di dichiarazione di nullità”. Questo punto è decisivo, di fronte al quale non vi è boicottaggio, ma rimozione. Dopo Amoris Lætitia è l’idea stessa di processo di dichiarazione di nullità a subire una rilettura assai profonda e a mostrare i limiti intrinseci dell’istituto giuridico della nullità, se considerata in sé, breve o lunga che sia la procedura per accertarla. Proviamo a dirlo meglio: il processo di nullità, come istituto che rimedia non ad un “vizio del consenso”, ma ad una “crisi” e ad un “fallimento” del matrimonio, non risponde più alle esigenze del popolo di Dio.

E’ uno strumento che è stato messo a punto dalla perizia dei giuristi medievali e moderni. Negli ultimi 100 anni questo istituto è stato costretto, giocoforza, a coprire fattispecie sempre più ampie, a costo di forzare in modo sempre più forte le sue categorie di impianto. Oggi siamo giunti, ragionevolmente, al momento in cui occorre predisporre, accanto ad esso, uno strumento diverso, che possa costatare non la nullità originaria, ma il fallimento storico di un vincolo. Senza mettere in questione la indisponibilità del vincolo, ma constatandone, nella realtà, la frangibilità. Il matrimonio indissolubile non è infrangibile. Per questo oggi le cause di nullità, inseguendo una realtà che sfugge alla loro presa, sono sempre più costrette a ricorrere a finzioni. Questa pratica giuridica ha raggiunto ormai limiti di mistificazione non più tollerabili. La riforma è iniziata dalla procedura, ma deve arrivare alla sostanza. Non è sufficiente un processo breve, occorre un processo diverso. Per il quale occorre l’apporto decisivo di canonisti dotati di inquietudine nel rapporto con la realtà, di senso della incompletezza del sistema giuridico e di immaginazione nel configurare soluzioni alternative. Come ha fatto la Chiesa di 100 anni fa, scrivendo il Codice di Diritto Canonico, dobbiamo progettare una soluzione giuridica all’altezza della vita dei battezzati e delle battezzate del nostro tempo. Cercare di far fronte alla realtà con strumenti vecchi è un modo per complicare ulteriormente questioni già di per sé tutt’altro che semplici. Boicottare l’inizio di questa riforma è un segno della distanza che separa buona parte del mondo giuridico cattolico da quella realtà familiare complessa, al cui servizio dovrebbe esercitare il proprio ministero.

Andrea Grilloblog: Come se non     21 maggio 2019.

www.cittadellaeditrice.com/munera/sulla-nullita-boicottare-il-poco-o-riformare-il-molto

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SEPARAZIONE

Effetti fiscali della separazione consensuale

Come funzionano detrazioni e deduzioni di casa, spese per figli, Irpef o assegni quando finisce il matrimonio con un accordo tra i coniugi?

            Quando un matrimonio salta in aria, prima di arrivare al divorzio ci sono due possibilità: optare per la separazione consensuale o per quella giudiziale. Nel primo caso, i coniugi trovano un accordo sui loro rapporti futuri e sanciscono in tribunale la loro intesa. Nel secondo, in mancanza di quell’accordo, è un giudice a decidere per loro. Gli effetti fiscali della separazione consensuale sono praticamente gli stessi di quella giudiziale.

            Primo fra tutti, lo scioglimento del regime di comunione dei beni, sempre che sia stato adottato al momento del matrimonio o successivamente durante il rapporto di convivenza. Ciò ha inevitabili conseguenze sulle garanzie su cui si appoggiano eventuali creditori della coppia.

            Ci sono, tuttavia, tanti altri effetti fiscali della separazione consensuale. Riguardano gli assegni di mantenimento, la casa, i familiari a carico, la dichiarazione dei redditi, ecc. Pensa, ad esempio, alla coppia che si separa dopo avere acceso un mutuo per l’acquisto dell’abitazione: le detrazioni fiscali spetteranno ancora ad entrambi o solo a chi resta a vivere in quella casa? La stessa domanda si può fare chi stava usufruendo delle agevolazioni per la ristrutturazione dell’immobile: chi lascia quello che era il tetto coniugare ne ha ancora diritto? E chi deve pagare Imu, Tari e Tasi?

Separazione consensuale: che cos’è? Come accennato, la separazione consensuale è quell’accordo che interrompe un matrimonio con il consenso di entrambi i coniugi. È uno dei modi per ottenere una separazione legale (l’altro è la separazione giudiziale). Comporta la divisione dei beni in comune, l’affidamento degli eventuali figli avuti in comune e degli effetti fiscali.

            Questo consenso può essere revocato entro il termine dell’udienza di comparizione in cui il giudice deve prendere atto del fallito tentativo di conciliazione.

            La separazione consensuale, infatti, ha bisogno dell’esame del tribunale, il quale deve verificare che l’accordo sia stipulato nel rispetto della legge e dei diritti della prole. In caso di parere contrario, si possono avviare le pratiche per la separazione giudiziale.

Separazione consensuale: gli assegni di mantenimento. In caso di separazione consensuale, può capitare che uno dei coniugi debba versare all’altro un assegno di mantenimento. C’è da sottolineare che, fino alla sentenza di divorzio, l’ex coniuge separato privo di un reddito o che guadagna fino a 2.840,51 euro l’anno, è a carico dell’altro.

            Chi versa l’assegno può dedurre il mantenimento a patto che gli ex coniugi siano ancora conviventi oppure che il coniuge economicamente più debole percepisca assegni alimentari che non risultino da un provvedimento giudiziario.

            Inoltre, l’assegno può essere portato in deduzione sul 730 se il versamento è stato disposto da un giudice e viene fatto periodicamente.

            Per quanto riguarda l’assegno di mantenimento dei figli, non sono deducibili dal reddito imponibile. Significa che, se c’è un provvedimento giudiziario che dispone il pagamento all’ex coniuge e ai figli, devono essere distinti i due importi. In caso contrario, l’assegno si intende per metà ai figli e, di conseguenza, chi lo versa ne potrà dedurre soltanto l’altra metà.

            Chi, invece, riceve l’assegno, deve dichiararlo nel reddito imponibile sul 730. Solo la sua parte, però, e non quella destinata ai figli.

            Altra precisazione importante: gli assegni di mantenimento non usufruiscono dell’incremento di deduzione di 4.500 euro previsto per il reddito da lavoro dipendente, a cui sono assimilati. Vuol dire che se il reddito dell’ex coniuge è composto soltanto dagli assegni, dovrà calcolare la sua no tax area con la sola deduzione base di 3.000 euro.

Separazione consensuale: i familiari a carico. Tramite l’accordo di separazione consensuale, i coniugi possono determinare a carico di quale dei due restano i figli oppure in quale percentuale restano a ciascuno dei due. Questo al di là di chi si prende i figli in affidamento.

            Bisogna precisare che in caso di separazione non si può avere per i figli a carico la detrazione per coniuge mancante di cui si beneficia quando l’altro coniuge è morto oppure non ha riconosciuto i figli.

            Il genitore che dichiara i figli a carico può usufruire delle detrazioni e delle deduzioni per le spese per loro sostenute, quindi per spese di istruzione, spese mediche, assicurazione e quant’altro.

            Nel caso in cui i coniugi dichiarino i figli a carico al 50%, possono decidere se dividersi queste spese a metà oppure no.

            Fino alla sentenza di divorzio, un coniuge legalmente ed effettivamente separato può essere considerato come altro familiare a carico del dichiarante.

Separazione consensuale: la casa. Tra gli effetti fiscali della separazione consensuali ci sono anche quelli che riguardano la casa familiare. Di solito viene assegnata ad uno solo dei coniugi e, principalmente, a chi ottiene l’affidamento dei figli.

            Nel caso in cui l’immobile sia in affitto, il contratto di locazione viene modificato a nome di chi resta ad abitare nella casa, di norma il titolare del contratto salvo accordo diverso.

            Se, invece, la casa è di proprietà, di solito viene lasciata a chi ne ha il possesso. Ma se è intestata ad entrambi i coniugi, ci vorrà un accordo tra entrambi oppure una decisione in merito del giudice. Nulla vieta, quando è possibile, di inserire nell’accordo di separazione consensuale la possibilità di dividerla o di venderla.

Separazione consensuale: la dichiarazione dei redditi. Quando c’è una separazione consensuale non è possibile presentare la dichiarazione dei redditi congiunta. Ma che succede nel caso in cui sia stata presentata in precedenza una dichiarazione congiunta dalla quale spetta un rimborso, ad esempio, delle detrazioni per ristrutturazione della casa? Di fronte a questa ipotesi, ciascuno dei coniugi ha diritto alla parte che gli spetta in base all’importo che risulta dal 730.

            È fondamentale, però, comunicare all’Amministrazione finanziaria (all’Agenzia delle Entrate, per capirci) l’accordo di separazione consensuale.

Separazione consensuale: il Tfr. Se uno dei due coniugi perde il lavoro o si dimette, l’altro non ha diritto ad una parte del Tfr, a differenza dei coniugi divorziati (in questo caso, percepisce il 40% del trattamento di fine rapporto maturato dall’ex nel periodo in cui sono stati sposati sotto forma di assegno di mantenimento).

Separazione consensuale: l’Irpef. In caso di separazione consensuale, quando la casa intestata ai due coniugi viene assegnata a uno di loro e risulta come la loro abitazione principale, entrambi possono dichiararla ancora come abitazione principale e, quindi, possono beneficiare della relativa deduzione.

            Tuttavia, il coniuge che ha lasciato quell’immobile non deve risiedere in un altro di sua proprietà, poiché diventerebbe la sua abitazione principale e perderebbe l’agevolazione. Vale lo stesso quando la casa è intestata soltanto al coniuge al quale non è stata assegnata.

Separazione consensuale: il mutuo. Può capitare che il matrimonio finisca mentre ancora si sta pagando il mutuo per l’acquisto della casa. Chi può beneficiare della detrazione sugli interessi? Di norma, l’agevolazione spetta al coniuge al quale è stato intestato il finanziamento, per quanto l’immobile sia l’abitazione principale anche dell’ex. In caso di separazione consensuale, però, siccome l’ex rientra tra i familiari dell’intestatario finché non c’è una sentenza di divorzio, entrambi possono usufruire della detrazione.

Separazione consensuale: Imu, Tasi e Tari. Anche in una situazione piuttosto antipatica come la separazione consensuale c’è da pensare a tre delle tasse più odiate dagli italiani, ovvero l’Imu, la Tasi e la Tari, la tassa sui rifiuti. Chi le paga?

            Non certo chi non abita più nella casa familiare. Il coniuge che se l’è vista assegnare (anche se non ne è il proprietario) dovrà provvedere al pagamento dell’Imu. Rimpiangerà la vecchia Ici: a quei tempi, pagava chi era l’intestatario dell’immobile.

            Stesso discorso per la tassa sui servizi (a meno che non si abiti in affitto) e per quella sui rifiuti.

Nuovo assegno di mantenimento: guarda il video.

Carlos Arija Garcia  la legge per tutti         23 maggio 2019

www.laleggepertutti.it/286038_effetti-fiscali-della-separazione-consensuale

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STORIA

Storia di famiglie, famiglie nella storia

Barbero: «La storia? Una questione di famiglie»

Due scheletri, un uomo e una donna, rinvenuti abbracciati nella stessa sepoltura, le mani che si stringevano, le teste vicine come in un bacio eterno. Era il 2007 e nel Mantovano gli archeologi scoprivano una coppia vissuta nel neolitico. Era questa la notizia, ciò che turbava e commuoveva: molte migliaia di anni prima di Cristo si amava, si era coppia, si era famiglia proprio come accade a un uomo e una donna di oggi.

Millenni di storia scomparivano davanti a quell’unione che nemmeno la morte aveva interrotto, così la Soprintendenza si adoperò per trasportare i due coniugi senza rompere quel vincolo intatto. È solo un esempio, tanti altri potremmo citarne, dalla fede nuziale in oro ancora lucente, fatta incidere dal faraone Ramsete II per la sua Nefertari, alle raffigurazioni di padre, madre e bambini incise sulle rocce preistoriche della Valcamonica (Brescia) in quelle che possiamo considerare le istantanee più antiche di gruppi familiari.

Ma quanto è antico il concetto di famiglia? È nato con l’uomo o si è sviluppato con l’evoluzione? Era simile o del tutto diverso da come lo intendiamo oggi? “Famiglie” è il titolo della XV edizione del Festival èStoria di Gorizia, che ripercorre a 360 gradi uno dei temi più attuali e dibattuti.

Tra le voci, quella di Alessandro Barbero, docente di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, autore di saggi e romanzi storici, volto noto del piccolo schermo.

Professor Barbero, iniziamo dalla definizione: che cosa è una famiglia?

La famiglia è un gruppo umano che ha come fondamento qualcosa di naturale, cioè relazioni sessuali e genitoriali, ma che ogni società di ogni epoca si costruisce anche in chiave culturale. Per cui non è mai solo una cosa ovvia e naturale, ma anche una sovrastruttura variabile nel corso della storia.

La Bibbia ci parla di Adamo, Eva, Caino e Abele. La paleoantropologia retrocede sempre più nel tempo alla scoperta di famiglie antichissime. Quando nasce la famiglia in seno all’umanità?

Da sempre. Certe volte sono tentato di approfondire gli usi degli scimpanzé e non scherzo: non ho idea se pratichino una libertà sessuale o la monogamia, ma certamente la madre partorisce il suo piccolo, lo allatta e se lo tiene. Questo è già famiglia. Direi che esistono infatti due piani, uno verticale, appunto la madre con la sua prole, e uno orizzontale, ovvero un uomo e una donna che si uniscono sessualmente, fanno coppia stabile, decidono di rimanere insieme, desiderano riprodursi. Questo è il modello naturale per gli esseri umani, ma comune a tante specie animali. Poi è chiaro che vi sono molte altre combinazioni possibili, ci sono specie in cui il maschio resta accanto alla femmina e si occupa dei figli, altre in cui invece divora la prole, oppure viene allontanato subito dopo l’accoppiamento.

Tornando a noi, all’umanità?

L’uomo è un animale ma è anche molto di più, un “di più” che in una prospettiva di fede è la sua somiglianza con Dio, ma che dal punto di vista scientifico non sappiamo bene definire. La cosa certa, però, è che in tutte le società umane conosciute le madri, e spesso anche i padri, si prendono cura della prole, ovvero basano la loro vita sulla costruzione della famiglia. Semmai la vera discriminante è tra le società che prevedono la coppia fissa e quelle basate sulla poligamia, quasi sempre maschile. Questi sono i due modelli principali che ritroviamo lungo tutte le epoche e le latitudini. In fondo nei millenni cambia molto poco: la famiglia ristretta, ovvero padre, madre e figli, per un romano, uno spartano o un longobardo era la stessa sperimentata oggi dalla gente. Da sempre le componenti forti del nostro essere umani sono queste: desidero fortemente quella donna/quell’uomo, voglio avere dei figli con lei/lui e proteggerli con tutte le mie forze. Queste solo le pulsioni che si riscontrano nelle società umane conosciute. In tutte c’è poi una minoranza la cui natura (o scelta culturale) è fare sesso con una persona dello stesso sesso: per i greci era cosa lecita e pregevole, sempre che avvenisse tra un adulto e un ragazzino, mentre tra due adulti era considerato ridicolo… come vede le cose cambiano, oggi semmai è l’opposto. Solo da tempi recentissimi, infine, le tecnologie cercano infine di rendere possibile ciò che per natura non lo è, compreso il desiderio di essere genitori tra due uomini o due donne, con enormi complicazioni etiche e casi estremi, ma questi rientrano appunto nella dimensione della costruzione culturale. I modelli dominanti e maggioritari continuano a tenere in considerazione che la natura ha un ruolo centrale. Attenzione, non è sbagliato a priori che la civiltà si sostituisca alla natura e la modifichi, a volte in meglio, a volte in peggio.

È possibile scrivere una storia dell’umanità attraverso la famiglia?

Certamente sì, perché le evoluzioni della famiglia si portano dietro tutto il resto. Un esempio sono i diritti delle donne: i romani erano una società patriarcale e maschilista, per cui la moglie era soggetta alla potestas del marito, ma quando restava vedova recuperava l’autonomia e anche la sua dote. Arrivano i barbari e la donna diventa una persona perennemente minorenne, non c’è un’età in cui può agire liberamente, va sempre tutelata da un maschio, se resta vedova subentrano i figli e se non ne ha la sua tutela passa al re. Sembrano dettagli, ma incidono terribilmente sulla vita quotidiana e quindi sulla storia dei popoli.

Nel dibattito attuale c’è chi sostiene che la famiglia sia solo un’astrazione moderna, in pratica che non esista.

Quando un argomento storico diventa arma da usare in uno scontro ideologico, non si arretra davanti a nessuna forzatura.

La storia antica è ricca di aneddoti sorprendenti sulla mutevolezza dei legami familiari.

Nell’antico medioevo finché il padre non era morto i figli non avevano alcun diritto, non esisteva la maggiore età. Semmai poteva emanciparli con un atto giuridico e solo allora erano liberi. Ergo, erano davvero tristi quando il padre moriva? Nella terza crociata il Saladino aveva conquistato quasi tutto il regno di Gerusalemme, solo Tiro era ancora difesa dal marchese Corrado di Monferrato. Il Saladino in precedenza aveva catturato suo padre e per convincere Corrado ad arrendersi portò il prigioniero sotto le mura minacciando di decapitarlo. «Mio padre ha già vissuto abbastanza», rispose Corrado.

Che ne fu del prigioniero?

Stupefatto dalla volgarità di questo cristiano, il Saladino gli risparmiò la vita e gli diede la libertà.

Intervista a Alessandro Barbero, a cura di Lucia Bellaspiga “Avvenire” 23 maggio 2019

www.avvenire.it/agora/pagine/storia-di-famiglie-famiglie-nella-storia

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