UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
NewsUCIPEM n. 733 – 23 dicembre 2018
Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali
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02 ABBIAMO VISTO LA SUA GLORIA 130 chilometri, in 4 giorni da Nazaret a Betlemme.
02 ABORTO VOLONTARIO L’arcivescovo Delpini: «Il dolore negato alle donne», per ideologia.
03 ADOZIONE Nullo giudizio d’adozione senza nomina d’un difensore del minore.
03 AFFIDO ESCLUSIVO Perde la potestà il padre che per orgoglio rifiuta di vedere il figlio.
04 ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI Mantenimento al figlio dovuto anche se questi vi rinuncia.
05 BIOLOGIA La cannabis lo sperma influenzando lo sviluppo dell’embrione.
05 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – N. 42, 19 dicembre 2018.
07 CHIESA CATTOLICA Le tre nascite di Gesù.
09 Le parabole, se Gesù parla per immagini.
10 COMM.ADOZIONI INTERNAZ. On line il nuovo sito della Commissione Adozioni Internazionali.
10 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Auguri della Presidenza: la diversità che ci anima è una ricchezza.
11 Compleanno Papa Francesco: la riconoscenza della nostra Chiesa.
11 CONSULENZA COPPIA E FAMIGLIA Supporto pedagogico allo studio.
12 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Cremona. Progetti con l’8‰ Chiesa cattolica
12 Messina. 21 onlus messinesi alla campagna Unicredit aiuti concreti
12 DALLA NAVATA IV Domenica d’Avvento – Anno C – 23 dicembre 2018.
12 Attendere è l’infinito del verbo ‘amare’.
13 Luca, l’evangelista delle donne.
13 DIRITTI I diritti umani e la Chiesa.
14 La Carta tradita. Su famiglia, maternità, figli il fallimento dei Diritti
16 ENTI TERZO SETTORE Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria.
18 Legge di bilancio: costerà al volontariato 118 milioni di euro.
18 Legge di Bilancio. Dichiarazione del Segretario generale della CEI.
19 Padova eletta Capitale europea del volontariato 2020.
20 FRANCESCO VESCOVO DI ROMA Alla Curia: abusi e infedeltà nella Chiesa sono reati di peculato.
21 MIGRANTI Protezione internazionale: una circolare del ministero dell’interno.
21 UNIONI CIVILI I moduli europei.
22 VIOLENZA Femminicidi, in Italia una donna è uccisa ogni 72 ore.
23 Cassazione: è violenza sessuale anche se non c’è penetrazione.
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Siamo prossimi a un sereno Natale
130 chilometri, in 4 giorni da Nazaret a Betlemme
La festa del Natale è stata inserita nel calendario cristiano nel 354 d.C., con l’imperatore Costantino. Nei primi secoli i cristiani festeggiavano solo la festa di Pasqua, che veniva chiamata “Giorno del Sole” perché ricordava la resurrezione di Cristo. A Roma il 25 dicembre era il giorno della festa del solstizio d’inverno e dell’approssimarsi della primavera. Era una festa caratterizzata da un’incontenibile gioia perché il sole ricominciava a splendere. I cristiani battezzarono questa festa pagana per la fede in Gesù “Sole di Giustizia” venuto a visitarci dall’alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfr. Gv 1).
Abbiamo visto la sua gloria. (Gv 1,4)
Se il Verbo, Parola eterna del Padre, deve imparare a parlare per dire ‘mamma’, ‘papà’, ‘amici’, ‘fratelli’, per dire ‘sì’ e per dire ‘no’, per dire ‘acqua’ e ‘fuoco’, ‘campo’, ‘pecore’, allora abbiamo visto la sua gloria nella parola d’uomo che chiama e consola e illumina i figli degli uomini.
Se colui che ha fatto il cielo e la terra, deve imparare a lavorare nella bottega del falegname per guadagnarsi il pane, per dare forma e bellezza e utilità e sentire la fatica nelle braccia e le mani indurite dai calli, allora abbiamo visto la sua gloria nella fatica quotidiana che rende abitabile il mondo, la casa dei figli degli uomini.
Se Gesù, che è la vita del mondo, deve vedere la morte e imparare il soffrire e piangere la morte degli amici e delle persone care, e consolare le lacrime degli afflitti e condividere lo strazio degli affetti spezzati, allora abbiamo visto la sua gloria nella compassione che abita in cuore d’uomo.
Se il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, deve imparare la strada per Gerusalemme e camminare insieme al popolo per cantare le antiche preghiere ed esultare alle porte della città santa e commuoversi per la devozione e per il peccato, allora abbiamo visto la sua gloria nell’abitare del Figlio nel seno del Padre per preparare un posto per ogni figlio d’uomo.
La terra è piena della gloria di Dio, il Figlio di Dio ha imparato a essere figlio dell’uomo, i figli degli uomini possono imparare a vivere come figli di Dio. Auguri!
Mario Delpini, Arcivescovo di Milano Santo Natale 2018
“Avvenire” del 23 dicembre 2018
www.avvenire.it/opinioni/pagine/auguri-di-natale-arcivescovo-delpini
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ABORTO VOLONTARIO
Aborto. L’arcivescovo Delpini: «Il dolore negato alle donne», per ideologia
Chi abortisce, chi non riesce a diventare madre. Il presule di Milano alla clinica Mangiagalli dà voce ai «lamenti proibiti», quelli censurati dal pensiero unico e dal «politicamente corretto».
I lamenti ingiustificabili e quelli che trovano la loro ragione nel cuore ferito dal dolore; i lamenti che sono dappertutto in città e quelli che sono proibiti perché bisogna uniformarsi al pensiero dominante e all’ideologia. Proibiti, insomma, dal politicamente corretto.
A dirlo, con parole che lasciano il segno, è l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che, come tradizione, giovedì ha presieduto la celebrazione eucaristica per il Natale e ha ricordato la prossima solennità dei Santi Innocenti Martiri presso la chiesa della Clinica “Luigi Mangiagalli” all’interno della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore di cui ha visitato alcuni reparti, anche di patologie pediatriche.
E, forse, non è un caso che proprio nella struttura dove nasce un bambino ogni ora e commentando il Vangelo che racconta la strage degli innocenti, abbia dato voce ai lamenti «proibiti», siano quelli delle donne che vorrebbero essere madri e non riescono, sia di coloro che decidono, con l’interruzione volontaria della gravidanza, di non diventarlo. Lamenti e pianti negati, «che devono essere consumati di nascosto nella città resa, anche nella sua bellezza, ingrigita, resa opaca, sgradevole dal lamento della vita ordinaria. Proibiti dal politicamente corretto – ha sottolineato il presule in omelia – perché bisogna tutti adeguarsi ai luoghi comuni e alle idee correnti. Tutti possono lamentarsi eccetto le donne che desiderano un bambino e non riescono ad averlo». Un lamento che nella società contemporanea, seppure è il frutto di una incompiutezza di desiderio legittimo è, talvolta, censurato, «perché sembra che generare figli sia diventata una specie di imprudenza, di spesa per la società, un vincolo alla libertà».
Arriva, così, l’affondo nelle parole dell’arcivescovo. «È proibito lamentarsi anche alle madri che hanno rinunciato alla maternità con l’interruzione volontaria della gravidanza che sembra un diritto da rivendicare. Quindi, occorre nascondere il senso di colpa che questa scelta drammatica, qualche volta, e, qualche altra, assunta con troppo sbrigativa superficialità, porta con sé. Come si fa a lamentarsi di aver esercitato un diritto? È proibito dire quale dramma e senso di colpa che può accompagnare la vita intera, può essere abituale per chi ha fatto questa scelta. Ci sono lamenti che quasi vengono applauditi quando diventano proteste e lamenti che sono rimproverati quando vogliono esporsi in pubblico per chiedere di ripensare a questo capitolo complicato», ha detto Delpini in omelia.
«Ma in questo luogo così significativo per tale problematica – quella, appunto, della maternità alla “Mangiagalli” – ci viene detto che Dio ascolta il grido e il lamento anche se gli uomini sono portati a una sorta di censura di alcune sofferenze per sostenere un’ideologia». Quella, magari, che va per la maggiore in una società dove a lamentarsi, nota sempre l’arcivescovo, sono un po’ tutti, a ragione o a torto.
«Mi pare – ha riconosciuto il presule – che ci sono tante buone ragioni per lamentarsi, ma anche tante sbagliate: c’è un lamentarsi che è frutto di una pretesa, di un’anima amareggiata più che di una situazione obiettivamente ingiusta o disagiata. Un lamento che si sente anche sui mezzi della comunicazione e che diventa sfogo, rabbia e parola aggressiva».
«Noi – ha assicurato l’arcivescovo – vogliamo essere vicini a coloro che soffrono, che piangono e si lamentano, non per abitudine al malumore, ma per ferite profonde che interrogano Dio e provocano la vicinanza e la solidarietà degli altri. Raccogliamo tutto questo pianto e chiediamo che Dio, come sempre fa, ascolti e, quindi condivida, consoli e ricolmi della sua gioia».
Annamaria Braccini Avvenire 21 dicembre 2018
www.avvenire.it/attualita/pagine/delpini-alla-mangiagalli-milano-donne-aborto
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ADOZIONE
E’ nullo il giudizio di adozione senza la nomina di un difensore del minore.
Corte di Cassazione, prima Sezione civile, Ordinanza n. 29001, 12 novembre 2018,
www.dirittifondamentali.it/media/2791/cass-civ-n-290012018.pdf
La presente sentenza conferma ancora una volta il principio in base al quale affinchè possa essere valido un procedimento di dichiarazione di adottabilità è sempre necessaria la presenza di una figura a tutela dei diritti del minore. Già le sentenze Cass. 6 marzo 2018 n. 5256 e Cass.20 marzo 2018 n. 6384 avevano messo in luce la necessità che il minore potesse godere di una tutela efficace nel procedimento che riguarda la sua persona: la presente sentenza, che cassa con rinvio in primo grado per integrazione del contraddittorio, rende tale tutela concreta ed efficace.
Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia 22 dicembre 2018
www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507884/e-nullo-il-giudizio-di-adozione-senza-la-nomina-di-un-difensore-del-minore-cass-.html
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AFFIDO ESCLUSIVO
Perde la potestà il padre che per orgoglio rifiuta di vedere il figlio
Corte di Cassazione, prima Sezione civile, Ordinanza n. 32525, 14 dicembre 2018
www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_32920_1.pdf
Perde la potestà genitoriale il padre che interrompe i rapporti con la figlia minore, rifiutandosi di sottostare al diritto di visita regolamentato dal giudice secondo cui gli incontri sarebbero dovuti avvenire in presenza di terzi. Tale comportamento, infatti, pregiudica il minore e, anche se il padre ne faccia davvero una questione d’orgoglio, il suo atteggiamento denota una scarsa considerazione del ruolo di genitore. Irrilevante che il minore dodicenne non sia stato sentito in sede di reclamo poiché la Corte d’appello non è obbligata dalla legge a procedere all’audizione.
Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, pronunciandosi sul ricorso di un padre contro il provvedimento che lo aveva dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale sulla figlia, affidandola esclusivamente alla madre.
I giudici di merito avevano accertato, all’esito dell’attività istruttoria, il totale disinteresse nell’uomo nei confronti della minore, tradottosi nell’interruzione di ogni rapporto con la stessa. Il padre, in particolare, aveva espressamente rifiutato di sottostare alla regolamentazione limitativa degli incontri disposti dall’autorità giudiziaria.
In Cassazione, l’uomo censura il provvedimento impugnato avendo questo mancato di verificare le ragioni addotte dal padre e la sua attuale capacità genitoriale al fine della ripresa del rapporto con la figlia nell’interesse della stessa.
In realtà, sottolineano gli Ermellini, la Corte d’Appello ha ampiamente motivato sul punto, concludendo che le ragioni addotte dall’uomo a giustificazione dell’interruzione degli incontri, che all’epoca erano consentiti solo alla presenza di terzi, erano incentrate sulla “volontà di voler salvaguardare la propria dignità di uomo e di padre”.
Motivazioni considerate dai giudici a quo come meramente pretestuose. Anzi, semmai fossero state sincere, avrebbero manifestato una palese sottovalutazione del ruolo genitoriale, con grave pregiudizio per la minore, in quanto così facendo l’uomo avrebbe orgogliosamente anteposto la propria dignità di uomo e di padre alla necessità di coltivare i rapporti con la figlia.
Quanto al vizio di omessa audizione della minore (all’epoca quasi dodicenne) che sarebbe stato commesso dai giudici di merito, la Cassazione rammenta che non sussiste un obbligo, previsto dalla legge, per la Corte d’appello (in tema di reclamo, come nel caso in esame) di procedere all’audizione del minore, a prescindere dal fatto che tale audizione sia stata effettuata o meno dal Tribunale in via diretta ovvero tramite CTU.
Lucia Izzo studio Cataldi 22 dicembre 2018 Ordinanza
www.studiocataldi.it/articoli/32920-perde-la-potesta-il-padre-che-per-orgoglio-rifiuta-di-vedere-il-figlio.asp
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ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI
Cassazione: mantenimento al figlio dovuto anche se questi vi rinuncia
Corte di Cassazione, prima Sezione civile, Ordinanza n. n. 32529, 14 dicembre 2018
www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_32931_1.pdf
Il coniuge affidatario ha diritto al mantenimento per il figlio maggiorenne, anche se quest’ultimo ha rinunciato al contributo. Il genitore è titolare di un diritto iure proprio perché l’obbligo di mantenere la prole non cessa con la maggiore età. Ciò che viene in rilievo è la constatazione della non autosufficienza economica del giovane.
Lo ha rammentato la Corte di Cassazione con cui ha respinto il ricorso di un uomo nei confronti della ex moglie, nei confronti della quale la Corte d’Appello aveva confermato il contributo per il mantenimento della loro figlia maggiorenne non economicamente autosufficiente.
Secondo il ricorrente tale assegno sarebbe dovuto essere revocato avendo la ragazza espressamente rinunciato allo stesso per il tramite del difensore in primo grado, dichiarazione ritenuta ininfluente dal Tribunale in quanto afferente a diritti indisponibili e della quale la Corte d’Appello non aveva tenuto conto secondo l’uomo.
Gli Ermellini, respingendo tutte le sue doglianze, rammentano che l’obbligo di mantenere il figlio non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore età, ma si protrae, qualora questi, senza sua colpa, divenuto maggiorenne, sia tuttavia ancora dipendente dai genitori.
Ne consegue che, in tale ipotesi, il coniuge separato o divorziato, già affidatario, è legittimato, “iure proprio” a ottenere dall’altro coniuge un contributo per il mantenimento del figlio maggiorenne e, in via concorrente, con la diversa legittimazione del figlio, che trova fondamento nella titolarità, in capo a quest’ultimo, del diritto al mantenimento.
Pertanto, nel caso in esame non si ravvisa un’ipotesi di solidarietà attiva (che, a differenza di quella passiva, non si presume), in assenza di un titolo come di una disposizione normativa che lo consentano. Pertanto, l’eventuale rinuncia del figlio al mantenimento, anche a prescindere dalla sua invalidità, dovuta alla indisponibilità del relativo diritto (che può essere disconosciuto solo in sede di procedura ex art. 710 c.p.c.) non potrebbe in nessun caso spiegare effetto sulla posizione giuridico – soggettiva del genitore affidatario quale autonomo destinatario dell’assegno. La Corte di appello ha fatto applicazione di detto principio in quanto si è limitata a valutare il contenuto della dichiarazione escludendo che emergessero circostanze di fatto significative di una effettiva raggiunta autosufficienza della figlia, senza attribuirle il valore di rinuncia e la decisione è immune da vizi. Ordinanza
www.studiocataldi.it/articoli/32931-cassazione-mantenimento-al-figlio-dovuto-anche-se-questi-vi-rinuncia.asp
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BIOLOGIA
La cannabis modifica lo sperma: colpisce i geni che influenzano lo sviluppo dell’embrione
La cannabis influisce sulla qualità dello sperma, provocando cambiamenti nel DNA in quei geni che regolano la formazione degli organi e lo sviluppo in generale. La notizia arriva dagli esperti della Duke Health che hanno analizzato lo sperma di un gruppo di consumatori di cannabis e lo hanno messo a confronto con quello di non fumatori. Ecco cosa hanno scoperto.
Lo studio. I ricercatori hanno preso in considerazione un gruppo di ratti e un gruppo di 24 uomini, metà dei quali avevano fumato marijuana ogni settimana nei precedenti sei mesi. I dati raccolti hanno dimostrato che maggiore era la concentrazione di THC (la sostanza psicoattiva presente nella cannabis), maggiori erano i cambiamenti genetici riscontrati nello sperma. Questo cosa significa?
Nello specifico, secondo gli esperti, il THC sembra avere un impatto su centinaia di differenti geni nei ratti e negli uomini, e molti di questi geni hanno qualcosa in comune: sono associati a due vie metaboliche, una coinvolta nell’aiutare gli organi del corpo a raggiungere la loro completa dimensione e l’altra coinvolge invece una grande quantità di geni che regolano la crescita durante lo sviluppo.
Cosa significa realmente per lo sviluppo dei bambini? I ricercatori affermano che non è ancora chiaro esattamente cosa questa scoperta possa dirci sul reale sviluppo dei bambini, insomma non sappiamo se lo sperma con THC sia poi sufficientemente sano fa dare inizio ad una gravidanza e se permetta il normale sviluppo dell’embrione. Sono necessari dunque ulteriori studi per capire le reali conseguenze delle modifiche che il consumo di marijuana porta allo sperma. “Sappiamo che ci sono effetti della cannabis sui meccanismi regolatori del DNA dello sperma, ma non sappiamo se possano essere trasmessi alla generazione successiva”, concludono gli esperti.
Zeina Ayache Fanpage 20 dicembre 2018
https://scienze.fanpage.it/la-cannabis-modifica-lo-sperma-colpisce-i-geni-che-influenzano-lo-sviluppo-dellembrione
http://scienze.fanpage.it
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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI FAMIGLIA
Newsletter CISF – N. 42, 19 dicembre 2018
v Un video speciale, uno dei tanti modi per raccontare il natale. E comunque tanti auguri!!! Due minuti in musica, che senza bisogno di parole raccontano di un padre e una figlia, di conciliazione tra famiglia e lavoro, di come Natale può essere anche “la festa delle relazioni in famiglia”.
v Ci sarà ancora il matrimonio tra cinquant’anni? Una riflessione del direttore Cisf (F.Belletti) su Avvenire. Su Avvenire del 4 dicembre 2018, in occasione dei cinquant’anni del giornale, una pagina su “le sfide del futuro” dedicata al matrimonio (contiene anche interventi di L. Moia e G. De Palo). Così Belletti su come proteggere un futuro incerto per il matrimonio. “Purtroppo lo smantellamento del matrimonio c’è già stato. Questa deriva è potente, e l’unica speranza deriva da due elementi: il coraggio di testimoniare la bellezza della vita e della famiglia, da parte di chi ci crede e la sperimenta, ma anche “la forza della realtà”: la vita è bella, e anche la famiglia sa essere il posto più bello dove vivere. Ogni “uomo e donna di buona volontà”, se riesce ad alzare lo sguardo, prima o poi percepisce questa bellezza, se non altro come una profonda nostalgia. Solo questo “de-siderio” , questo sguardo alle stelle, potrà fermare questa deriva”.
http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf4218_allegato1.pdf
v Settling in 2018. Main Indicators on Immigrant Integration (Mettere radici 2018. Principali indicatori dell’integrazione dei migranti) Molto utile, questo sintetico volumetto promosso dall’OCSE e dall’Unione Europea, ricco di dati, indicatori e brevi informazioni comparative sul grado di integrazione delle persone migranti in decine di Paesi a livello mondiale. Dai dati emerge con forza che l’integrazione è possibile, che gli strumenti e le modalità con cui promuovere questi processi sono spesso efficaci, che ogni Paese può – e deve – combinare in modo originale i vari strumenti, tenendo conto di tempi, provenienze, cultura nazionale, situazione economica. Nessuna ricetta semplicistica, valida per tutti in qualsiasi momento, nessun problema nascosto, ma anche la conferma empirica che i fenomeni migratori si possono orientare, influenzare e governare in modo virtuoso, anziché affrontarli solo con allarme e con chiusure.
www.oecd.org/els/mig/Main-Indicators-of-Immigrant-Integration-bw.pdf
v Come proteggere il vostro matrimonio dallo stress delle vacanze (di Natale, e non solo…). (How to Save Your Marriage From Holiday Stress). Interessante riflessione, dai toni leggeri ma non banale, sui fattori di stress per le relazioni familiari che possono avvelenare un tempo, quello della vacanza, che può essere invece un’occasione privilegiata di rinnovata armonia familiare
www.oecd.org/els/mig/Main-Indicators-of-Immigrant-Integration-bw.pdf
v Regola di vita per i nonni. Crescere nella santità. Si tratta di un agile libretto diffuso dall’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che con grande semplicità e senso profondo della vita quotidiana (tratto che caratterizza il suo stile pastorale) offre a nonni più o meno giovani alcune parole di riflessione, per non fermarsi nella costante ricerca di una vita ricca di senso, anche quando gli anni sono tanti. Le parole sono: amore, parole, tempo, salute, cultura, insieme, responsabilità, fedeltà, pazienza, preghiera a Dio. Il tutto nella consapevolezza che “essere nonni è una grazia speciale. Una particolare condizione dello spirito, più che una questione anagrafica, che rende capaci di amare come Gesù” (Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano).
www.nonniduepuntozero.eu/wp-content/uploads/2018/12/Libretto-Regola-di-vita-nonni-Arcivescovo-di-Milano.pdf
v Giornata per la vita 2019. Un messaggio per uomini e donne di buona volontà, in vista della consueta Giornata per la vita (per il 2019: domenica 3 febbraio) il messaggio dei Vescovi italiani affronta il tema da diversi aspetti: la dimensione intergenerazionale, con attenzione ai nonni, la richiesta di un patto per la natalità per l’intero Paese, e un rinnovato richiamo alla tutela di ogni vita, sempre e comunque, senza dimenticare il dramma di quella che con le parole di Papa Francesco viene definita la piaga dell’aborto. newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf4218_allegato2.pdf
v Ultimi arrivi dalle case editrici
- Effatà, Niente panico… sei solo genitore! Attisano E.
- EDB, Una casa più larga. L’affido come buona notizia, Mazzacani E.
- San Paolo, Attaccamento e legami. La costruzione della sicurezza, Attili G.
newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf4218_allegatolibri.pdf
- Fong Mei, Figlio unico. Passato e presente di un esperimento estremo, Carbonio Editore, Milano, 2018, pp. 265, € 17,50. Nel 1980 il Partito comunista cinese ha ufficialmente adottato la politica del “figlio unico”, l’esperimento sociale più estremo mai tentato, per arginare la crescita demografica e rilanciare l’economia del Paese. Ma a quale prezzo? Le leggi di pianificazione familiare hanno causato aborti selettivi a favore dei figli maschi, sterilizzazioni forzate, abbandoni, infanticidi. E non solo: hanno prodotto una moltitudine di orfani (secondogeniti) ignorati dallo Stato, un fiorente mercato nero delle adozioni e una serie di drammatici effetti collaterali che ancora oggi continuano a funestare la società cinese, come il notevole invecchiamento della popolazione (entro il 2050 una persona su quattro in Cina avrà più di 65 anni) e un’inquietante disparità di genere, conseguenza degli aborti selettivi. In un lungo viaggio attraverso la Cina, l’autrice – giornalista cino-malese vincitrice del Premio Pulitzer – analizza le ripercussioni della politica del figlio unico nella società contemporanea, intrecciando le storie private della gente intervistata con il racconto delle sue vicende personali, sullo sfondo di eventi epocali quali il devastante terremoto del Sichuan e le grandiose Olimpiadi del 2008. Il suo reportage, frutto di un’inchiesta poderosa ma al contempo di lettura godibile, ci mostra un Paese ferito, vittima di una legge crudele destinata ad avere un impatto drammatico non solo in Cina ma anche sul resto del mondo nei decenni a venire.
v Formazione per operatori per malati di alzheimer. Corso per Formatori Capacitanti livello base – anno 2019. “Il Corso si rivolge a chi possiede due requisiti minimi: – conoscenze ed esperienze sull’Approccio Capacitante nella cura degli anziani smemorati e disorientati e dei loro familiari; – esperienze almeno iniziali in attività di gruppo e formative, anche in ambiti diversi. I candidati ideali sono gli psicologi, ma possono partecipare anche medici, educatori, assistenti sociali, counselor e persone che comunque dimostrino di possedere una formazione e un’esperienza adeguata (valutata con un colloquio da parte del docente)”. Iscrizioni entro il 15 gennaio 2019. 15 posti disponibili.
v Corso di alta formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale, promosso da Pontificia Università Lateranense Ecclesia Mater-Istituto Superiore di Scienze Religiose, Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana. Il corso è aperto a sposi, sacerdoti e seminaristi, religiosi/e (anche se non in possesso di una laurea), e intende formare i formatori, al servizio di una «Chiesa in uscita» (cfr. EG 24). Incontri da luglio 2019 a marzo 2020.
https://famiglia.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/23/2018/11/12/ALTA-FORMAZIONE2019.pdf
v Save the date
- Nord Disturbi post-partum, seminario promosso da IRIS e CTA indirizzato a tutti i professionisti interessati ad approfondire la tematica (richiesti crediti per assistenti sociali, counselor, mediatori), Milano, 19 gennaio 2019. www.centrocta.it/disturbi-post-partum-aldo-mattucci
- Nord Scuola dei genitori: crescere insieme genitori e figli, ciclo di incontri formativi (in parte già realizzato) promossi dall’Associazione Crescere Insieme, Padova (8 e 22 novembre 2018), 17 e 31 gennaio, 14 e 28 febbraio 2019.
www.padovanet.it/evento/incontri-scuola-dei-genitori-crescere-insieme-genitori-e-figli-0
- Centro Roboetica. Persone, macchine e salute (Roboethics. Humans, Machines and Health), workshop internazionale promosso dalla Pontificia Accademia della Vita, Roma (Città del Vaticano), 25-26 febbraio 2019.
www.academyforlife.va/content/dam/pav/documenti%20pdf/2019/Program%20def.pdf
- Sud Variazioni di setting: la psicoanalisi di coppia e famiglia. Prospettive nel mondo, congresso internazionale promosso da Couple and Family Psychoanalysis Committee (COFAP) of International Psychoanalytical Association (IPA)/Società Italiana di Psicoanalisi della Coppia e della Famiglia (PCF), Napoli, 14-17 febbraio 2019. https://sites.google.com/view/napoli2019/congresso
- Estero Il y a deux amours dans le couple, (Ci sono due amori nella coppia), conferenza inaugurale del corso di “Clinica della coppia”, Isitituto di Scienze per la Famiglia, Università Cattolica di Lione, Lione, 29 gennaio 2019.
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CHIESA CATTOLICA
Le tre nascite di Gesù
La festa di Natale si avvicina e molti cristiani si apprestano a celebrarla, preparando anche i festeggiamenti che essa tradizionalmente richiede. In questa lunga vigilia che ormai è sempre più anticipata, e di conseguenza prolungata, per ragioni commerciali, non certo “spirituali”, si levano alcune voci critiche verso il consumismo, che scaturisce dall’ebbrezza connessa alle feste; altre voci richiamano l’attenzione sui poveri, sui senza casa, simboleggiati nei presepi; per altri ancora il Natale è l’occasione di una guerra culturale contro quelli che non sono cristiani; per altri, infine, il modo di vivere questa festa è epifania della stupidità che rinuncia a simboli e segni per non mettere in imbarazzo chi è estraneo alla fede cristiana.
Sembra che la vigilia, anziché essere un tempo di preparazione e di maggior consapevolezza di ciò che si celebra, sia un pretesto per altre preoccupazioni. Va anche registrata una forte caduta della qualità della fede, perché il popolo cristiano, non educato ma anzi sviato, non sa più cosa sia veramente il Natale e cosa è chiamato a celebrare. Lo dimostra la vulgata che ormai si è imposta: «Aspettiamo che nasca Gesù bambino. Ci prepariamo alla nascita di Gesù. Gesù sta per nascere: venite, adoriamo!».
Espressioni, queste, prive di qualsiasi qualità di fede adulta e secondo il Vangelo. Perché? Perché Gesù è nato una volta per sempre a Betlemme, da Maria di Nazaret, dunque non si deve più attendere la sua nascita: altrimenti si tratterebbe di un’ingenua regressione devota e psicologizzante che depaupera la speranza cristiana, oppure di una finzione degna della scena di un teatro, non della fede cristiana! Non ci si prepara alla Natività di Gesù Cristo, perché a Natale – come recita la liturgia – si fa memoria (commemoratio, dice l’antico martirologio) di un evento del passato, già avvenuto «nella pienezza del tempo» (Gal 4,4).
Cosa dunque si celebra a Natale da autentici cristiani? Si fa memoria della nascita di Gesù, della nascita da donna del Figlio di Dio, della «Parola fatta carne» (cf. Gv 1,14), umanizzata in Gesù di Nazaret. A Natale, inoltre, volgiamo i nostri sguardi alla venuta gloriosa di Cristo alla fine dei tempi perché, secondo la promessa che ripetiamo nel Credo, «verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine».
Tutto l’Avvento ha il significato di preparazione a questo evento finale della venuta gloriosa di Gesù Cristo, non alla nascita del santo bambino. Infine, a Natale ogni cristiano deve vivere e celebrare la nascita o la venuta del Signore Gesù nel suo cuore, nella sua vita.
La grande tradizione della chiesa cattolica, fin dagli antichi padri d’oriente e d’occidente, ha meditato su queste tre nascite o venute del Signore, e proprio in base a questa consapevole percezione dovuta allo Spirito i sacramentari gelasiano e gregoriano introdussero le tre messe di Natale: notte, aurora e giorno. Sono poi stati soprattutto i padri cistercensi del XII secolo a sostare maggiormente sul mistero del Natale come giorno delle tre nascite di Cristo: Bernardo di Clairvaux per primo distingue, medita e commenta queste tre nascite, e subito dopo i suoi discepoli, Guerrico di Igny e Isacco della Stella.
- Facile la meditazione sulla prima venuta di Gesù quella dell’incarnazione, illustrata dai “vangeli dell’infanzia” di Matteo e di Luca (cf. Mt 1-2; Lc 1-2): è un evento che si compie nell’umiltà, perché Gesù nasce da Maria nella campagna di Betlemme, non avendo trovato i suoi un alloggio nel caravanserraglio. Di questa nascita avvenuta quando Cesare Augusto era imperatore ed Erode re di Galilea, non si accorgono né i potenti né gli uomini del culto e della legge: sono pastori, poveri coloro ai quali Dio dà l’annuncio della nascita del Messia, il Salvatore. I nostri presepi la rappresentano bene, ma questo “memoriale” di un evento avvenuto nella storia autorizza la lettura di due ulteriori nascite-venute del Signore. In primo luogo la venuta del Signore nella gloria alla fine dei tempi: colui che è venuto nell’umiltà della carne fragile e mortale degli umani verrà con un corpo spirituale, glorioso, vincitore della morte e di ogni male, per instaurare il suo Regno. Questa è la parusia, la manifestazione di Gesù quale Signore di fronte a tutta la creazione. L’Avvento insiste soprattutto su questa venuta per chiederci di vigilare, di essere pronti, di pregare per affrettarla, perché egli viene e viene presto! Purtroppo a tale venuta si fa sempre meno cenno nella chiesa e la predicazione spesso è muta su questo tema. Eppure ciò è decisivo per la fede: se Cristo non viene nella gloria quale giudice e instauratore definitivo del Regno, allora vana è la nostra fede, vana la nostra affermazione che egli è risorto, miserabile la nostra vita di sequela (cf. 1Cor 15,19). Purtroppo nella vita secolare della chiesa attraversiamo raramente periodi di “febbre escatologica” e quasi sempre restiamo nel torpore di chi è spiritualmente sonnambulo e non attende più nulla. Non è un caso che Ignazio Silone, questo grande cristiano, a chi gli chiedeva perché non entrasse a far parte della chiesa, dal momento che aveva ritrovato una fede profonda in Gesù e nel Vangelo, rispose: «Per far parte di quelli che dicono di aspettare il Signore, e lo aspettano con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta il tram, non ne vale la pena!».
- Infine, il Natale è l’occasione per rinnovare la fede nella terza nascita di Gesù: la venuta di Gesù in noi che può avvenire ogni giorno, hic et nunc, qui e adesso. Il cristiano sa che il suo corpo è chiamato a essere dimora di Dio, tempio santo. Ecco allora l’importanza che il Signore Gesù venga, nasca in noi, nel nostro cuore, in modo che la sua vita sia innestata nella nostra vita, fino a poter dire nella fede: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). È una venuta che ciascuno di noi deve invocare – «Marana tha! Vieni, Signore Gesù!» (1Cor 16,22; Ap 22,20) -, deve preparare, predisponendo tutto per l’accoglienza del Signore che viene nella sua Parola, nell’Eucaristia e nei modi che egli solo decide, in base alla sua libertà e alla potenza dello Spirito santo. Occorre essere vigilanti, in attesa, pronti, con il cuore ardente come quello della sentinella che aspetta l’aurora. Qui occorrerebbe ascoltare san Bernardo che ci parla delle «visite del Verbo, della Parola», in cui il Signore Gesù Cristo viene in noi: evento spirituale, nascosto, umile, ma sperimentabile. Ecco solo due stralci delle sue meditazioni: «Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta nascosta si colloca infatti tra le altre due, che sono manifeste. Nella prima il Verbo “è apparso sulla terra e ha vissuto tra gli uomini” (Bar 3,38). Nell’ultima venuta “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,6) e “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19, 37; cf. Zc 12,10).
- La venuta intermedia è invece nascosta. Nella prima venuta, dunque, “venne nella carne” (1Gv 4,2) e nella debolezza, in questa intermedia viene “in Spirito e potenza” (Lc 1,17), nell’ultima “verrà nella gloria” (Lc 9,26) e nella maestà. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima “Cristo” fu “nostra redenzione” (1Cor 1,30), nell’ultima “si manifesterà come nostra vita” (Col 3,4), in questa è nostro riposo e nostra consolazione». (Discorsi sull’Avvento V,1); «Confesso che il Verbo mi ha visitato più volte. Benché sia spesso entrato in me, non l’ho mai sentito entrare. Ho sentito che era là, mi ricordo della sua presenza. Ma da dove sia venuto nella mia anima, o dove sia andato nel lasciarla, da dove sia entrato e uscito, confesso che oggi ancora lo ignoro. È solo grazie ai moti del mio cuore che mi sono reso conto della sua presenza. Finché vivrò, non cesserò di invocare, per richiamare in me il Verbo: “Ritorna!” (Ct 2,17). E ogni volta che se ne andrà, ripeterò questa invocazione, con il cuore ardente di desiderio». (Discorsi sul Cantico dei cantici LXXIV, 5-7).
Ecco il vero Natale cristiano: noi ricordiamo la tua nascita a Betlemme, Signore, attendiamo la tua venuta nella gloria, accogliamo la tua nascita in noi, oggi. Per questo il mistico del XVII secolo Angelo Silesio poteva affermare: «Nascesse mille volte Gesù a Betlemme, se non nasce in te, tutto è inutile».
Enzo Bianchi Avvenire 17 dicembre 2018
www.avvenire.it/chiesa/pagine/natale-la-meditazione-di-enzo-bianchi-le-tre-nascite-di-gesu
Le parabole, se Gesù parla per immagini
La rivoluzione del cristianesimo passa anche per il linguaggio. Gesù apre sentieri anziché concludere discorsi; non fornisce soluzioni già pronte, ma direzioni di ricerca; coinvolge e mette in viaggio l’ascoltatore.
Le parabole provengono dalla viva voce di Gesù. Ascoltarle è come ascoltare il mormorio della sorgente, il momento iniziale, fresco, sorgivo del Vangelo, perché uscite così dalla bocca di Gesù.
Le parabole rappresentano la punta più alta e geniale, la più rifinita del suo linguaggio, non l’eccezione. Per lui parlare in parabole era la norma: con molte parabole annunciava la Parola, senza parabole non parlava loro (Mc 4,33-34). Insegnava non per astrazioni o concetti, ma per immagini e racconti. Le parole generatrici del suo messaggio (il regno di Dio, Dio come padre, abbà) non offrono concetti ma metafore, trasferimenti di significati dal visibile all’invisibile. Perché Gesù ha scelto di farsi un narratore di parabole? Il linguaggio più adatto al sacro non è quello filosofico o teologico, ma quello poetico. Alla Bibbia se togli la poesia e la metafora, resta un mucchietto d’ossa. Togli alla Scrittura i Salmi, il Cantico, le profezie, il linguaggio mitico delle origini, e restano racconti di guerre, cronache di dinastie sanguinarie, elenchi di leggi, divieti e precetti. Che cosa è più efficace e coinvolgente, dire nel linguaggio filosofico: Dio è l’essere perfettissimo e onnipotente, oppure suggerire, poeticamente: Dio è un oceano di luce e di pace, un padre esperto in abbracci? Il linguaggio parabolico, che comprende similitudini, metafore, immagini, allegorie, parabole, apre sentieri anziché concludere discorsi; non fornisce soluzioni già pronte, ma direzioni di ricerca; crea emozioni, coinvolge e mette in viaggio l’ascoltatore. Gesù vuole i suoi non ascoltatori passivi, ma pensatori e poeti della vita.
Ci aiuta a capirlo il salmo 19 che mette il suo canto in bocca a creature mute: i cieli narrano la gloria di Dio… l’opera delle tue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto… e la notte alla notte.
A questo poeta antico si ricollega il poeta Gesù. E dice: la terra narra la gloria di Dio, il seme narra la forza del regno. Gesù prende storie di vita e ne fa storie di Dio. Questa narrazione di giorno in giorno, di sole in sole, di stella in stella, di seme in seme, è la più democratica e la più laica, è stata consegnata a tutti, non ci sono eletti, gente preparata o meno, non ci sono gerarchie o chiese elette che interpretano la narrazione dei cieli. Il racconto della notte è per tutti, non per pochi privilegiati. Gesù con suoi racconti alimenta in noi la facoltà dell’immaginazione. Ci chiama a lasciare spazio alla bellissima, generativa capacità di immaginare. Che non segue un programma prestabilito, ma apre una dinamica, una creatività, un vedere il mondo in altra luce. Parlare per immagini permette di dare densità alle parole, di concentrarne il senso. E spesso senza bisogno di spiegazioni. Se dico: sei un fiore, tu intuisci al volo e tutti mi possono capire, anche persone di culture diverse, basta che abbiano visto almeno una volta un fiore.
È importante riflettere sul linguaggio che usa Gesù. Perché il linguaggio libera o ingabbia. Include o esclude. E può diventare strumento di potere. Ci ricordiamo tutti quando don Abbondio, rappresentante dell’istituzione religiosa, vuole confondere Renzo e allora si mette a parlargli in latino. Ma Renzo gli risponde: «Si piglia gioco di me? Che vuole che io faccia del suo latinorum?». Don Abbondio ha scelto di parlare una lingua che non sta dalla parte dei poveri. E perciò ha tradito il Vangelo.
La rivoluzione del cristianesimo passa anche per il linguaggio. Con la storia di Cristo ciò che è sublimemente tragico s’incarna in ciò che è straordinariamente umile, concreto, quotidiano. Nel Vangelo un falegname, dei pescatori, donne e uomini qualsiasi diventano i protagonisti della più sublime vicenda mai raccontata. E il linguaggio di Gesù è coerente con il suo messaggio: era un laico che usava parole laiche per comunicare un messaggio rivolto a tutti Gesù compone 37 parabole, raccontate nei Vangeli, con varianti minori, per 49 volte. Sono specifiche di Marco, Matteo e Luca, mentre sono assenti nel quarto Vangelo, quello di Giovanni, che tuttavia fa uso larghissimo di immagini: Gesù al pozzo di Sichem promette alla samaritana: ti darò una sorgente d’acqua viva, una frase con tre metafore innestate l’una nell’altra. Oppure:
Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Quattro parole e quattro immagini.
Gesù non scava pozzi, non dona fontane, non è certo acqua e farina, eppure così evoca, trasmette contenuti e capacità d’immaginare. Parabole come domanda: la parabola non dice mai “è”, dice sempre “accade”; non offre un’equazione o una definizione statica, ma una dinamica e una storia. Non presenta una definizione del regno di Dio, ma dice: accade nel regno come accade con il lievito. Per Gesù Dio non è, Dio accade, si coinvolge; come nei verbi del Padre Nostro: venga, sia fatta, sia santificato, dona, perdona, libera. Entra nella storia e la fa fiorire.
Spesso la ragione vera della parabola è di misurarsi con una domanda che non si spegne, che rimane intatta: perché il regno non viene? Se Gesù è il Signore, perché continua a essere rifiutato e sembra sconfitto? È la domanda posta da avversari e discepoli, dai cristiani della prima generazione e da noi. Siamo così rimandati alla croce e alla pasqua, lì possiamo comprendere che Gesù è la parabola che illumina tutte le parabole.
Un ampio estratto dal primo capitolo del libro “Il Vangelo della terra“
di padre Ermes Ronchi e Marina Marcolini.
www.romena.it/pubblicazioni/libri/prodotto/175-il-vangelo-della-terra.html
www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201812/181219ronchimarcolini.pdf
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COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI
On line il nuovo sito della Commissione Adozioni Internazionali
Da oggi è online commissioneadozioni.it, rinnovato nella forma e nella sostanza. Un sito per stare al passo con le nuove esigenze dei cittadini. Questo rappresenta un ulteriore elemento di sviluppo complessivo dei servizi della Commissione, dopo la Linea di Ascolto CAI (permette a tutti gli interessati di avere un canale di comunicazione telefonica dedicata)” il Portale Rimborsi on line (permette alle famiglie adottive di presentare le istanze di rimborsi in via telematica) e il Portale Adozione Trasparente (permette alle aspiranti famiglie adottive in tempo reale di prendere visione dello stato e dell’avanzamento della propria procedura adottiva).
Si presenta organizzato in sezioni specifiche realizzate per rispondere alle esigenze dei diversi interlocutori: famiglie adottive, operatori dei Territoriali e dei Tribunali, Enti autorizzati. Per ciascuno di essi sono disponibili contenuti e servizi dedicati, schede informative dei Paesi di origine dei minori adottandi in continuo ampliamento e aggiornamento, numerose FAQS, guide visionabili pronte all’uso e una Newsletter per gli iscritti al servizio. Sostenere e agevolare lo sviluppo dell’idea di adozione internazionale, fornire informazioni alle famiglie sull’iter di adozione, sui rapporti con gli enti autorizzati, sui paesi di origine dei bambini, sulla fase post-adottiva, su agevolazioni fiscali ed ogni altro aspetto che riguarda l’adozione è l’obiettivo del nostro sito istituzionale.
Comunicato stampa 21 dicembre 2018
www.commissioneadozioni.it/notizie/on-line-il-nuovo-sito-della-commissione-adozioni-internazionali
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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Natale 2018, gli auguri della Presidenza della Cei: “La diversità che ci anima è una ricchezza”
Chiediamo la grazia di non attardarci su ritardi e ombre, ma, da una parte, di coglierli come richiamo ad assumere fino in fondo le nostre responsabilità e, dall’altra, di saperli affidare a Colui che viene a condividere la nostra storia e ne fa una storia di salvezza. Se questo è il messaggio che il dono del Natale porta al nostro cuore, non possiamo più sentirci soli o abbandonati, perché da quella Notte Santa Lui cammina con noi. Sentiamo che lo farà anche lungo i giorni del prossimo anno, che proprio per questo è fin d’ora benedetto
Ci sono donati giorni di grazia, di luce e di salvezza; giorni che ci pongono in adorazione del mistero dell’Incarnazione per poi renderci a nostra volta – come gli angeli nel cielo di Betlemme – annunciatori di gioia: davvero sia “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.
Di questa gioia siamo portatori con il nostro ministero episcopale, pastori di una Chiesa che cammina nei sentieri del tempo per incontrare, ascoltare e consolare con la proposta della Parola fatta Carne.
Del resto, ogni volta che il servizio di cui siamo investiti ci porta a frequentare la nostra gente, a spendere tempo ed energie per la conoscenza diretta dei nostri sacerdoti e collaboratori, diveniamo ancor più consapevoli delle enormi risorse e potenzialità delle nostre Chiese e dei tanti segni di bene che ancora innervano il Paese: nella loro piccolezza sono più grandi di ogni fallimento.
La stessa diversità che ci anima è una ricchezza, almeno nella misura in cui ci sprona a un confronto franco e fraterno, a una tensione per l’unità, a una testimonianza di comunione non proclamata ma vissuta.
Per questo chiediamo la grazia di non attardarci su ritardi e ombre, ma, da una parte, di coglierli come richiamo ad assumere fino in fondo le nostre responsabilità e, dall’altra, di saperli affidare a Colui che viene a condividere la nostra storia e ne fa una storia di salvezza.
Se questo è il messaggio che il dono del Natale porta al nostro cuore, non possiamo più sentirci soli o abbandonati, perché da quella Notte Santa Lui cammina con noi. Sentiamo che lo farà anche lungo i giorni del prossimo anno, che proprio per questo è fin d’ora benedetto.
Card. Gualtiero Bassetti – presidente Cei
Mons. Stefano Russo – segretario generale Cei
21 dicembre 2018
Compleanno Papa Francesco: gli auguri Cei.
“Le auguriamo di sentire la riconoscenza di tutta la nostra Chiesa”
Santità, nel giorno del Suo compleanno la pagina del Vangelo – con il racconto della genealogia di Gesù – ci offre lo spunto per rivolgerLe un pensiero affettuoso.
Con il Suo magistero e la Sua personalità, infatti, Lei ci interroga e provoca a essere una Chiesa immersa nella storia, Chiesa capace di non scandalizzarsi delle contraddizioni e dei ritardi, Chiesa attenta a riconoscere i segni dello Spirito ovunque si manifestino.
Lei, Santità, ci aiuta ad aprire sui poveri gli occhi e il cuore, spingendoci a farci loro prossimo con la comprensione benevola e creativa della carità.
Lei ci riporta alla freschezza liberante di una Parola che si è fatta carne e chiede di essere annunciata nella sua conformità con i fatti.
Beatissimo Padre, in questo giorno di festa Le auguriamo di sentire la riconoscenza di tutta la nostra Chiesa e di sperimentare – come riflesso della Sua testimonianza – le ricchezze inestimabili che la Grazia suscita in questo nostro tempo.
Il Suo incessante invito a non dimenticarci di pregare per Lei è il dono più prezioso che Le assicuriamo a nome di tutte le Comunità ecclesiali che sono in Italia.
Auguri di vero cuore, Santità.
Card. Gualtiero Card. Bassetti – presidente Cei
Mons. Stefano Russo – segretario generale Cei
17 dicembre 2018
http://preprod.agensir.it/chiesa/2018/12/17/compleanno-papa-francesco-gli-auguri-cei-le-auguriamo-di-sentire-la-riconoscenza-di-tutta-la-nostra-chiesa
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CONSULENZA COPPIA E FAMIGLIA
Supporto pedagogico allo studio
Doposcuola specialistico rivolto a bambini/e e ragazzi/e con DSA, ADHD o difficoltà nell’apprendimento che frequentano la scuola primaria e la scuola superiore di primo grado e che necessitano di un supporto allo studio per rinforzare le proprie capacità di apprendimento scolastico e motivazione allo studio.
Attraverso l’acquisizione di un proprio metodo di studio si potrà scoprire che esistono diversi modi di apprendere e che studiare può diventare meno noioso e faticoso.
In questo servizio la funzione del pedagogista è quella di:
- Aiutare il bambino ad acquisire un metodo di studio funzionale al raggiungimento di risultati scolastici positivi avvalendosi anche di strumenti e strategie che facilitino l’apprendimento e permettano l’organizzazione del materiale scolastico.
- Svolgere eventuali colloqui periodici con gli/le insegnanti al fine di poter meglio costruire un piano di studi funzionale ai bisogni del ragazzo e della scuola.
È possibile organizzare incontri individuali o in piccoli gruppi (max 4 persone) presso lo studio pedagogico. Partirà giovedì 10 gennaio 2019 un doposcuola specialistico attivo per un totale di 12 incontri dalle ore 17,15 alle 19,15.
Dott.ssa Laura Giarrusso. Pedagogista-Consulente educativo e familiare (professione disciplinata ai sensi della legge 4/2013)
Blog supporto pedagogico allo studio www.lauragiarrusso.it/category/blog
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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM
Cremona. Progetti con l’8‰ Chiesa cattolica
Il Consultorio UCIPEM Cremona Fondazione ONLUS rientra tra i beneficiari dell’8 per mille devoluto alla Chiesa cattolica. Grazie al contributo dell’8‰ ogni anno vengono realizzati progetti in scuole ed oratori e vengono inoltre offerte consulenze a persone in situazione di disagio.
www.ucipemcremona.it
Messina. “1 voto, 200mila aiuti concreti”. 21 onlus messinesi alla campagna Unicredit
In occasione della 10° edizione della campagna di sensibilizzazione dedicata al Non Profit, UniCredit mette a disposizione 200mila euro, a titolo di donazione, da distribuire tra le Organizzazioni Non Profit aderenti al portale ilMioDono.it
Un impegno che il Gruppo premia mettendo a disposizione 200mila euro del fondo Carta Etica destinato a iniziative di solidarietà sul Territorio. Il fondo si alimenta con una percentuale di ogni spesa effettuata con carta di credito “Etica”, disponibile nella versione UniCreditCard Flexia Classic E, Visa Infinite e UniCredit Business Aziendale, senza costi aggiuntivi per il titolare.
La nuova edizione della campagna di solidarietà e sensibilizzazione “1 voto, 200.000 aiuti concreti – Un gesto che arriva al cuore” si concluderà il 31 gennaio 2019. Sono 1.460 le Onlus (di cui 21 in provincia di Messina) che quest’anno partecipano all’iniziativa, ognuna delle quali è presente sul sito www.ilMioDono.it, la piazza virtuale a rinnovata nella sua veste grafica, realizzata da UniCredit per facilitare l’incontro tra le Organizzazioni Non Profit e tutti coloro che vogliono sostenere questo settore contribuendo con una donazione.
Queste le Onlus della provincia di Messina. Consultorio Familiare U.C.I.P.E.M. di Messina …
Redazione Tempostretto 23 dicembre 2018
www.tempostretto.it/news/decima-edizione-1-voto-200mila-aiuti-concreti-21-onlus-messinesi-campagna-unicredit.html
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DALLA NAVATA
IV Domenica d’Avvento – Anno C – 23 dicembre 2018
Michea 05. 04. Egli stesso sarà la pace!
Salmo 79. 19. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Ebrei 04. 10. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Luca 01. 45. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.
Attendere è l’infinito del verbo ‘amare’
Attendere: infinito del verbo amare. Solo le madri sanno come si attende. E infatti il vangelo ci offre, mentre il Natale è qui, la guida di due donne in attesa. Maria si mise in viaggio in fretta. Ecco il genio femminile: l’alleanza con un’altra donna, Elisabetta. Da sola non sa se ce la farebbe a portare il peso del mistero, del miracolo. Invece insieme faranno rinascere la casa di Dio.
Maria va leggera, portata dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova, di quel peso dolce che mette le ali e fa nascere il canto: una giovane donna che emana libertà e apertura. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. L’anziana, anche lei catturata dal miracolo, benedice la giovane: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette.
Dove Dio giunge, scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga dall’alto, che produce crescita d’umano e di futuro, come nella prima di tutte le benedizioni: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi» (Gen 1,28).
Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento, e le immagino avvicinarsi «a braccia aperte,/ inizio di un cerchio / che un amore più vasto / compirà» (Margherita Guidacci). Il canto del magnificat non nasce nella solitudine, ma nell’abbraccio di due donne, nello spazio degli affetti. Le relazioni umane sono il sacramento di Dio quaggiù.
Magnifica l’anima mia il Signore. Maria canta il «più grande canto rivoluzionario d’avvento» (D. Bonhoeffer), coinvolge poveri e ricchi, potenti e umili, sazi e affamati di vita nel sogno di un mondo nuovo.
Mi riempie di gioia il fatto che in Maria, la prima dei credenti, la visita di Dio abbia l’effetto di una musica, di una lieta energia. Mentre noi sentiamo la prossimità di Dio come un dito puntato, come un esame da superare, Maria sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela del futuro.
È così bello che la presenza di Dio produca l’effetto di una forza di giustizia dirompente, che scardina la storia, che investe il mondo dei poveri e dei ricchi e lo capovolge: quelli che si fidano della forza sono senza troni, i piccoli hanno il nido nella mani di Dio.
Il Vangelo, raccontando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che ogni nostro cammino verso l’altro, tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio e il sapore di una benedizione.
Il Natale è la celebrazione della santità che c’è in ogni carne, la certezza che ogni corpo è una finestra di cielo, che l’uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito umile e testardo del suo cuore batte – come nelle madri in attesa- un altro cuore, e non si spegnerà più.
Padre Ermes Ronchi, OSM
www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=44746
Luca, l’evangelista delle donne
Nel 1905, in un manoscritto in lingua siriaca, furono identificati quaranta inni definiti le Odi di Salomone. Nella diciannovesima si leggevano questi versi: «Lo Spirito stese le sue ali sul grembo della Vergine / ed ella concepì e partorì divenendo madre-vergine… / Lo generò come esempio, lo possedette con grande potenza, / lo amò come grande salvezza, lo custodì con soavità / e lo mostrò nella sua grandezza».
Siamo anche noi, alla soglia del Natale, davanti a questa che è la prima e la più alta delle donne che Luca ci presenta nel suo Vangelo e che noi stiamo progressivamente allineando settimana dopo settimana.
Siamo ora a Betlemme, «la città di Davide» in Giudea (2,4) ove, dopo un viaggio stremante fin dalla settentrionale Galilea, Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio» della casa che aveva ospitato la coppia di Maria e Giuseppe (2,7). Alla sobria nota di Luca, ben diversa dalle fantasiose aggiunte dei Vangeli apocrifi, vorremmo accostare solo due brevi considerazioni.
- La prima riguarda la definizione di Gesù come «figlio primogenito». L’espressione nel linguaggio di allora non indicava che la madre avesse poi generato altri figli perché il termine aveva innanzitutto un valore giuridico: il primogenito era una figura fondamentale nel governo e nella continuità della famiglia. È curioso notare che un testo giudaico del I secolo d.C. citi una donna (anch’essa di nome Maria) morta di parto «dando alla luce il suo figlio primogenito».
- L’altra osservazione riguarda la descrizione che Luca fa con finezza dei gesti di Maria che, come una mamma premurosa e affettuosa, avvolge con le fasce il suo piccino e lo depone in quella culla improvvisata. Del Battista si diceva soltanto che «per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio» (1,57). Giovanni era nato nella casa sacerdotale di suo padre Zaccaria; Gesù nasce nella povertà, privo di un guanciale, ma circondato dalla tenerezza di sua madre. Come è noto, i Vangeli apocrifi hanno introdotto, accanto alla coppia modesta di Maria e Giuseppe, anche due animali tipici del mondo dei contadini, il bue e l’asino, ignoti all’evangelista Luca. Forse si voleva fare un’allusione a un passo di Isaia: «Il bue conosce il padrone e l’asino la greppia del suo proprietario, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende» (1,3).
Era, quindi, un lamento per la solitudine e la povertà del neonato che però aveva accanto, in quello spazio della casa riservato agli animali, non solo la dolcezza di sua madre ma anche il calore di due bestie compagne della vita quotidiana dei contadini. Davanti a questa scena che san Francesco ha riprodotto nel suo presepio di Greccio, concludiamo con una stupenda rappresentazione di Maria mentre contempla il neonato. A formulare in modo luminoso i suoi sentimenti è stato paradossalmente uno scrittore e filosofo ateo francese, Jean-Paul Sartre, nel suo dramma Bariona o il figlio del tuono, composto in un lager nazista nel Natale 1940.
«Maria lo guarda e pensa: Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e la forma della sua bocca è la mia. È Dio e mi assomiglia! Nessuna donna ha avuto il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e vive».
Gianfranco Ravasi, cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Famiglia Cristiana 20 dicembre 2018
www.famigliacristiana.it/blogpost/lo-diede-alla-luce-e-lo-avvolse-in-fasce.aspx
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DIRITTI
I diritti umani e la Chiesa
10 Dicembre 2018! Scrivo il giorno stesso in cui, settanta anni fa, l’Assemblea Generale della Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: 10 dicembre 1948.
Il 1° Gennaio dello stesso anno era entrata in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana.
Questa, dopo la “notte” fascista, afferma i valori fondanti la democrazia e detta le regole della convivenza civile ispirate a un forte intreccio tra i concetti e i diritti di libertà e di uguaglianza.
La Dichiarazione dell’ONU sancisce i diritti uguali e inalienabili per ogni essere umano come dignità della persona e fattore di progresso sociale.
Carte entrambe che hanno alle spalle un lungo percorso storico di lotte e conquiste, di contraddizioni, arretramenti, sviluppo. Un percorso che a tutt’oggi trova non poche difficoltà per la piena attuazione di quei principi sbandierati sui palchi e calpestati per le strade, affermati a parole e negati nei fatti.
Questa contraddizione attraversa sia la politica populista dell’attuale maggioranza “legastellata” in fatto di emigrazione e minoranze etniche, come pure il magistero ecclesiale in fatto di eugenetica, omosessualità, eutanasia, questione femminile e problema “staminali”!
Si tratta di un cammino difficile e tortuoso per quanto riguarda la Chiesa. Troppo legata a una concezione verticale dell’autorità da una parte e ad un uso fondamentalista e manualistico della Bibbia dall’altra, sempre ripiegata sulla difensiva, non fu facile per la Chiesa cattolica accettare le rivoluzioni che portarono al riconoscimento dei diritti umani.
Basti pensare che i papi dell’Ottocento hanno condannato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 26 agosto 1789 in quanto la vedevano come «una via di emancipazione del consorzio civile dalla direzione della Chiesa sulla società». In sostanza, pensavano che i diritti degli esseri umani, necessariamente mutevoli, si opponessero a quelli di Dio – fondati sulla verità e quindi eterni – di cui era depositaria la Chiesa.
«Un conflitto tra verità e libertà, dunque, che di fatto cade davanti alle grandi dittature. Queste fanno riscoprire agli oppositori cattolici – come il vescovo di Münster Clemens August von Galen – l’importanza dei diritti umani. (…) Le posizioni cattoliche a favore dei diritti umani – la più rilevante fu senza dubbio quella di Jacques Maritain – si moltiplicano durante e dopo la seconda guerra mondiale, e svolgeranno un ruolo non secondario nella stesura della Carta del 1948». (Lucetta Scaraffia su L’Osservatore Romano del 1° dicembre 2018).
La svolta fondamentale si ebbe, poi, con l’azione di papa Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II. Nella quaresima dell’anno giubilare del Duemila, Giovanni Paolo II riconobbe le colpe del passato chiedendo perdono per le stragi e i delitti di cui “i figli della Chiesa” si erano resi responsabili nel corso della storia.
Ciononostante, pur plaudendo alle grandi aperture di papa Francesco per quanto riguarda il diritti dei migranti e l’impegno della Chiesa a favore dei poveri e di tutte le vittime in genere, dobbiamo lamentare la grandi difficoltà che la Chiesa incontra per un’apertura accogliente e dignitosa nei confronti degli omosessuali.
Franco Barbero, nel bellissimo e ricco libro curato da Paolo Moiola Nelle mani di Golia: I diritti dell’uomo tra stato e mercato (libro al quale il sottoscritto ha collaborato con due articoli inerenti proprio il nostro discorso), lamenta testualmente: «La gerarchia ha perso il treno della storia nella quale le scienze hanno da tempo proibito di considerare l’omosessualità una patologia da curare».
Abbiamo accennato all’“uso fondamentalista e manualistico della Bibbia”. Ebbene, il pieno riconoscimento di cittadinanza agli omosessuali e alla minoranze di genere nella Chiesa avverrà solo dopo aver riconquistato il valore liberante e salvifico del Messaggio Biblico e dopo che si sarà abbandonato, in fatto di morale, il principio castrante di una inesistente “legge di natura” nella quale si sono mummificate, nel tempo, leggi e tradizioni datate. Passeranno anni!
Noi, intanto, continuiamo a dar voce al grido di padre Turoldo:
Folle sedotte e ingannate da sempre, senza che uno le ami, da sempre:
almeno voi lasciatele libere, voi almeno, inviati di Dio.
Aldo Antonelli, prete “freelance” ad Avezzano e coordinatore di Libera per la provincia di L’Aquila.
Riflessioni per i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani 14 dicembre 2018.
Adista Notizie n. 44 del 22 dicembre 2018 www.adista.it/articolo/60396
La Carta tradita. Su famiglia, maternità, figli il fallimento dei Diritti umani
Nel 1948 le Nazioni Unite adottavano la Dichiarazione universale. Un patrimonio comune che è stato diluito. Così col tempo le normative nazionali hanno tradito i principi delle Carte. Ruolo dei genitori e tutela dei minori sacrificati alla dottrina individualista.
Se confrontiamo il clima di speranza e di fiducia nel futuro, che accompagnò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, con le celebrazioni e le analisi che si svolgono nel 70° anniversario dell’evento, registriamo come un doloroso distacco, una sorta di disillusione, maturate negli ultimi anni per le attese e le speranze tradite, per un progressivo sbiadire di quella che era ritenuta una svolta nella storia dell’umanità. Fu Hannah Arendt, tra le più grandi sostenitrici dei diritti umani, a parlarne come di una nuova Legge sulla terra, un nuovo Sinai, che avrebbe fatto da scudo allo scempio provocato dai totalitarismi della modernità, quasi un rinnovato decalogo per l’evoluzione da compiere.
Nel bilancio che un po’ tutti stiamo facendo di questa fase storica, sono tante e diverse le disillusioni patite, per la violazione di diritti essenziali, come il diritto alla vita, all’integrità, alla dignità della persona, dei minori e dei più deboli, che hanno provocato guerre e persecuzioni, e lasciano sul campo tragedie e vittime in tanti luoghi della terra. Di questa riflessione, necessaria e deprimente, c’è traccia sugli organi di stampa, da ‘Avvenire’ al ‘Corriere della Sera‘, e nei più recenti discorsi commemorativi. Anche per questa ragione è opportuno l’approfondimento su un fallimento specifico dei diritti umani provocato sui temi della famiglia, della maternità e paternità, della cura delle nuove generazioni.
Anche perché pochi istituti come la famiglia e la genitorialità sono stati oggetto di tante attenzioni e cure da parte delle Carte Internazionali, e proprio in relazione a essi, leggi di singoli Stati, o atti di sedi sovranazionali, hanno dimenticato, negato, stravolto, princìpi universali solennemente proclamati. S i potrebbe quasi comporre un Codice della famiglia e della genitorialità, armonico e coerente, fondato sulle grandi scelte valoriali compiute già nel 1948, e in altri solenni documenti. La definizione dell’art. 16 della Dichiarazione Universale, per la quale «la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e dello Stato», e quella che identifica i soggetti protagonisti in «uomini e donne che hanno il diritto di sposarsi e fondare una famiglia» senza limitazioni razziali, di cittadinanza o di religione. La destrutturazione della famiglia inizia da quando s’è cancellata la centralità dei vincoli familiari e stravolta l’identità eterosessuale del matrimonio, con la violazione, letterale e sistematica della normativa internazionale.
Dalla distorsione di questo nucleo antropologico sono derivate altre distorsioni, in primo luogo della maternità e genitorialità, che le Carte dei diritti tutelano con formule impegnative, inequivocabili, per la tutela del rapporto di filiazione e delle nuove generazioni. Dalla «protezione speciale che deve essere accordata alle madri» (Patto Internazionale sui diritti economici sociale e culturali del 1966), al riconoscimento che la «maternità è una funzione sociale, e uomini e donne hanno responsabilità comuni nella cura di allevare i figli e assicurare il loro sviluppo» (Convenzione sulla eliminazione d’ogni forma di discriminazione della donna del 1979). Altre Convenzioni assicurano la tutela del fanciullo perché cresca «sotto la cura e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in un’atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale, mentre ‘il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre» (Dichiarazione dei diritti del fanciullo 1959).
Ripetutamente codificato è il diritto di «entrambi i genitori» a una «responsabilità comune nell’educazione» dei minori, e il diritto di questi a non essere separati dai genitori (Convenzione sui diritti del fanciullo 1989). Nonché il diritto di padre e madre di «scegliere l’istruzione da impartire ai loro figli» (Dichiarazione Universale 1948), in modo conforme alle loro «convinzioni religiose e filosofiche» (Protocollo Addizionale della Convenzione Europea del 1950). Anche per questo, nello Statuto del Consiglio d’Europa, approvato a Londra nel 1949, i Governi firmatari riaffermano «il proprio attaccamento ai valori spirituali e morali, che sono il patrimonio comune dei loro popoli e la vera fonte delle libertà individuale, della libertà politica e della preminenza del Diritto».
Si dà certezza alla cornice ideale dei valori morali della famiglia e della maternità come fondamenti della nuova Europa che allora si voleva costruire. Se, però, si guarda all’oggi, ad alcune normative nazionali, si vede lo scempio, che s’è fatto e cresce sempre più, dei princìpi appena enunciati. Si ha come l’impressione di un accerchiamento della famiglia, che porta a un vero e proprio sbianchettamento delle Carte internazionali. Si tratta di un declassamento di cui leggiamo tutti i giorni, fatto di piccole e grandi cose, che inizia dalla negazione del ‘diritto alla verità’, non più garantito a chi nasce, mentre il processo procreativo è manipolato fino a nascondere il diritto alla genitorialità. Altri effetti vengono giù a cascata da un negazionismo che lascia senza fiato: fecondazione eterologa, maternità surrogata, adozioni asimmetriche, si afferma per alcuni il diritto all’anonimato della procreazione, si toglie ad altri il diritto di conoscere le proprie origini.
La disinvoltura con cui si nega il primo diritto umano a chi nasce deforma il matrimonio, mentre la cultura del cosiddetto gender produce l’ulteriore effetto di cambiare lessico alla famiglia, alla sequela parentale. I coniugi non si chiamano più marito e moglie, costretti ad adottare sigle ricognitive astratte, si creano problemi di genere per i rapporti d’affinità. Il conflitto di diritti contro diritti si proietta nel futuro delle generazioni con l’imposizione del genitore unisex raddoppiato.
Si realizza una delle più clamorose operazioni di tradimento e offuscamento delle Carte dei diritti umani, con la negazione di ogni cura e tutela della maternità e paternità. La legge cancella la doppia genitorialità, la madre in casa può non esserci, viene allontanata, è spezzato il rapporto del bambino con il corpo del padre o della madre, fino a inibire le parole papà, mamma, che tutti i bambini pronunciano, perché in casa le due persone non ci sono, c’è una sola figura genitoriale che può non avere alcun rapporto biologico con il minore. L a negazione della verità porta infine alla manipolazione estrema della genitorialità, la maternità surrogata, che viene oggi pretesa, contrattualmente imposta, come forme pubblica di vendita del corpo della donna, della sua maternità, di sfruttamento fisico ed economico della femminilità. La surroga di maternità realizza una mostruosità etico-giuridica, anche perché non si capisce più a chi spetti il diritto alla verità, quali siano i ruoli delle parti. Qual è il diritto del figlio, che forse non conoscerà mai le proprie origini; della madre sociale che non ‘consegni’ il figlio ai committenti; di chi ha commissionato il figlio, vantando o meno una genitorialità naturale. Si giunge così a uno degli approdi individualistici che superano perfino gli schemi della alienazione e sfruttamento paleocapitalistici, e può nascere un nuovo proletariato femminile dei Paesi poveri a servizio dei Paesi ricchi: lo Stato sociale si umilia e permette che la povertà spinga le donne a procreare figli altrui, con una servitù che cancella ogni traccia di dignità umana.
Proprio in questi giorni di celebrazione della Dichiarazione del 1948, dobbiamo ammettere che dietro le picconate ai diritti della famiglia s’intravede una umanità nuovamente divisa in due: chi fruisce dei diritti come un bene di lusso che l’egoismo e il denaro assicurano, e gli altri, i diseredati, che vengono depredati delle loro primordiali umane. Tra questi, anzitutto i bambini, che possono essere privati dell’accoglienza genitoriale e familiare che tutti sognano come prima garanzia per vivere su questa terra. Se poi seguiamo il suggerimento di papa Francesco, e guardiamo al questa realtà, «con gli occhi dei piccoli», si stringe il cuore nel constatare che il nuovo decalogo di cui parlava Hannah Arendt può fallire e non governare più il futuro dell’uomo.
Carlo Cardia Avvenire 21 dicembre 2018
www.avvenire.it/opinioni/pagine/su-famiglia-maternit-figli-il-fallimento-dei-diritti-umani
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ENTI TERZO SETTORE
Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 293 del 18 dicembre 2018 è stata pubblicata la Legge 17 dicembre 2018 n. 136, con la quale viene convertito, con modificazioni, il decreto-legge 23 ottobre 2018 n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (approvato in via definitiva dalla Camera lo scorso 13 dicembre 2018). www.edscuola.eu/wordpress/wp-content/uploads/2018/12/legge136_18.pdf
Ecco in estrema sintesi cosa cambia:
- Dichiarazione integrativa speciale (art. 9 del DL n. 119/2018) cancellata e sostituita dalla sanatoria per gli errori formali
- Estesa la definizione agevolata delle liti pendenti
- Rateizzazione più lunga per la rottamazione ter delle cartelle
- Proroga bonus bebè anche per i nati dal 1° gennaio 2019
- Accesso della Guardia di Finanza all’Anagrafe dei conti
- Esonero fatturazione elettronica per medici, farmacie e ASD fino a 65.000 euro
- Precompilata per le partite IVA dal 2020.
- L’articolo 24-ter) è di specifico interesse per il Terzo settore, poiché modifica alcune disposizioni del relativo Codice.
- In particolare, le modifiche riguardano:
- Le modalità di autofinanziamento delle organizzazioni di volontariato
- Titoli di solidarietà, uno strumento di finanza sociale
- La distinzione tra attività commerciali e non commerciali.
Il testo presenta un articolo (il 24-ter) di specifico interesse per il terzo settore,
Poiché modifica alcune disposizioni del relativo Codice, cioè del D.lgs. 117/2017.
Art. 24-ter. – (Modifiche al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117)
1. All’articolo 33, comma 3, del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, dopo le parole: “delle spese effettivamente sostenute e documentate” sono aggiunte le seguenti: “, salvo che tale attività sia svolta quale attività secondaria e strumentale nei limiti di cui all’articolo 6”.
2. All’articolo 77 del citato decreto legislativo n. 117 del 2017 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: “non commerciali di cui all’articolo 79, comma 5,” sono soppresse;
b) al comma 5, le parole: “di cui al comma 1” sono sostituite dalle seguenti: “non commerciali di cui all’articolo 79, comma 5”;
c) al comma 6 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Le somme raccolte con l’emissione dei titoli e non impiegate a favore degli enti del Terzo settore entro dodici mesi dal loro collocamento sono utilizzate per la sottoscrizione o per l’acquisto di titoli di Stato italiani aventi durata pari a quella originaria dei relativi titoli”;
d) il comma 15 è abrogato.
3. All’articolo 79 del citato decreto legislativo n. 117 del 2017, dopo il comma 2 è inserito il seguente:
“2-bis. Le attività di cui al comma 2 si considerano non commerciali qualora i ricavi non superino di oltre il 5 per cento i relativi costi per ciascun periodo d’imposta e per non oltre due periodi d’imposta consecutivi”.
4. All’articolo 83, comma 1, del citato decreto legislativo n. 117 del 2017, al secondo periodo, le parole: “in denaro” sono soppresse.
5. All’articolo 101, comma 10, del citato decreto legislativo n. 117 del 2017, le parole: “articoli 77, comma 10” sono sostituite dalle seguenti: “articoli 77, 79, comma 2-bis”.
Commento
- La prima novità di rilievo – che ha anche rilevante natura sostanziale – riguarda le organizzazioni di volontariato (ODV), che nella nuova sistematica del Codice costituiscono una particolare tipologia di ente del terzo settore (accanto a quelle delle associazioni di promozione sociale, degli enti filantropici, delle società di mutuo soccorso, delle imprese sociali e delle reti associative), cui infatti corrisponde una specifica sezione del Registro unico nazionale del terzo settore (RUNTS).
Con l’introduzione all’art. 33, comma 3, delle parole “salvo che tale attività sia svolta quale attività secondaria e strumentale nei limiti di cui all’articolo 6”, si fa definitiva chiarezza su un punto: alle ODV è consentito svolgere attività di interesse generale anche dietro versamento di corrispettivi che superano le spese effettivamente sostenute e documentate per la realizzazione di tale attività, a condizione, però, che tale eventuale esercizio remunerativo di attività di interesse generale rimanga “secondario e strumentale” rispetto all’esercizio delle medesime attività verso il solo rimborso spese.
In buona sostanza, le ODV saranno adesso tenute a svolgere le loro attività di interesse generale almeno in via principale verso rimborso spese e sono ammesse a svolgerle verso il pagamento di corrispettivi superiori alle spese soltanto “in via secondaria e strumentale”, cioè nei limiti di cui all’articolo 6 del Codice. Attività secondarie e strumentali delle ODV, pertanto, potranno essere le medesime attività di interesse generale qualora svolte verso il pagamento di corrispettivi superiori alle spese.
Le ODV potranno così autofinanziarsi non solo svolgendo attività “diverse” da quelle di interesse generale, ma anche svolgendo con metodo lucrativo (cioè ottenendo ricavi superiori ai costi) le medesime attività di interesse generale che ne costituiscono l’attività tipica. Ciò non vuol dire, naturalmente, che le ODV perderanno la loro specificità all’interno del terzo settore e finiranno per omologarsi alle imprese sociali. L’attività verso corrispettivi superiori alle spese, infatti, sarà consentita solo ove “secondaria e strumentale” rispetto a quella condotta a rimborso spese.
L’attività verso pagamento di corrispettivi superiori alle spese dovrà essere, dalle ODV che la svolgono (ribadiamo infatti che non è un obbligo bensì una possibilità), adeguatamente tenuta distinta da quella a rimborso spese, tant’è che il loro organo di amministrazione dovrà documentarne il carattere secondario e strumentale nella relazione di missione o in un’annotazione in calce al rendiconto per cassa o nella nota integrativa al bilancio, a seconda della forma che avrà il loro rendiconto economico alla luce di quanto disposto dall’art. 13 del Codice.
La modifica all’art. 33, comma 3, del Codice, rende ancora più manifesta l’urgenza di emanare il decreto interministeriale di cui all’articolo 6 del Codice, quel decreto, cioè, che definisca “criteri e limiti” alla stregua dei quali le attività di cui all’articolo 6 devono considerarsi “secondarie e strumentali”. Unitamente al Registro unico e alle autorizzazioni comunitarie sulle misure fiscali, questo decreto costituisce un passo fondamentale verso la completa attuazione della riforma del 2017. La speranza è dunque che, anche sull’onda di queste ulteriori novità legislative, si possa procedere speditamente alla sua emanazione.
- Varie modifiche riguardano l’art. 77 del Codice sui “titoli di solidarietà”. Per effetto della soppressione al primo comma delle parole “non commerciali di cui all’articolo 79, comma 5”, tali titoli diventano uno strumento generale, non più limitato ai soli enti non commerciali del terzo settore (ma comprensivo degli enti commerciali, così come di imprese sociali e di cooperative sociali), di promozione e sostegno degli enti del terzo settore e delle loro attività di interesse generale. Si ampliano così, espressamente, i margini operativi della nuova “finanza sociale”, non sussistendo alcune ragione per cui tali titoli dovessero essere limitati agli enti non commerciali del terzo settore. L’abrogazione del comma 15, e pertanto della necessità di un decreto ministeriale che stabilisca le modalità attuative dell’art. 77, elimina un (prevedibile) ostacolo all’operatività della norma (anche se rimane il problema dell’autorizzazione comunitaria). L’aggiunta al comma 6 colma un vuoto di previsione con riguardo all’ipotesi in cui le somme raccolte non fossero per qualsiasi ragione impiegate in favore degli enti del terzo settore dagli istituti emittenti i titoli di solidarietà entro dodici mesi dal loro collocamento: in tal caso esse dovranno sono utilizzate per la sottoscrizione o per l’acquisto di titoli di Stato italiani aventi durata pari a quella originaria dei relativi titoli.
- Il nuovo comma 2-bis introdotto all’art. 79 rende più elastico il confine tra attività (considerate) commerciali ed attività (considerate) non commerciali, che, com’è noto, serve a tracciare, a fini fiscali, la distinzione tra enti commerciali ed enti non commerciali del terzo settore. Se, prima, lo sforamento (anche di un solo punto percentuale) del rapporto di cui all’art. 79, comma 2, determinava infatti l’immediata perdita della qualifica di non commercialità, adesso, per effetto del nuovo comma 2-bis, i ricavi possono, in un periodo d’imposta, financo superare, entro però il limite del 5%, i costi dell’attività, senza che ciò determini la perdita della qualifica di non commercialità. Inoltre, lo sforamento entro il 5% può avvenire, senza conseguenze per l’ente del terzo settore, anche nel successivo periodo d’imposta, ma non oltre tale periodo, perché alla terza occasione consecutiva di sforamento – questa volta sì – l’attività sarebbe considerata commerciale, così come l’ente del terzo settore che la ponga in essere.
Per effetto della modifica realizzata all’art. 101, comma 10, questa misura è sottoposta all’autorizzazione della Commissione europea, cui pertanto ne è subordinata l’efficacia.
- Nel secondo periodo dell’articolo 83, comma 1, del Codice sono state soppresse le parole “in denaro”, ciò significa che la misura di favore ivi prevista (cioè la detrazione del 35% per erogazioni liberali in favore di ODV) riguarda le erogazioni liberali di qualsiasi specie, non solo quelle in denaro ma anche quelle in natura, coerentemente, del resto, con quanto previsto nel primo periodo del medesimo articolo 83, comma 1, con riguardo a tutti gli altri enti non commerciali del terzo settore, che a tal fine non distingue tra erogazioni in denaro e in natura.
Il “cantiere” della Riforma rimane “in movimento”, e le novità di cui al decreto fiscale appena approvato rappresentano un ulteriore tassello del processo di perfezionamento del quadro legislativo degli enti del terzo settore avviato nel 2017. Sicuramente non saranno le ultime, ma di certo quelle qui brevemente presentate sono modifiche importanti nel segno della promozione e dello sviluppo di enti fondamentali per le persone e le comunità. L’auspicio è che il “cantiere” continui ad avanzare ancora più rapidamente e che si raggiungano, ancorché in ritardo, le tappe programmate nel 2017.
Antonio Fici, professore nell’Università del Molise. Avvocato Vita.it 14 dicembre 2018
www.vita.it/it/article/2018/12/14/approvato-il-decreto-fiscale-ecco-cosa-cambia-per-il-terzo-settore/150112
Legge di bilancio: Forum terzo settore, costerà al volontariato 118 milioni di euro sono nel primo anno
“Assurdo che debba essere proprio il Terzo settore a pagare l’accordo con l’Europa. Un prezzo alto: da una prima stima, solo per il primo anno, il volontariato italiano andrà a versare 118 milioni di euro”. È quanto dichiarato dalla portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore Claudia Fiaschi che commenta così l’emendamento che sopprime la riduzione al 50% dell’Ires (art.6 DPR 601/1973) per i soggetti persone giuridiche che operano in molti settori, tra cui assistenza sociale, sanità, beneficenza, istruzione, formazione.
“Un provvedimento – continua Fiaschi – che ci sembra particolarmente penalizzante, soprattutto in relazione al periodo transitorio in cui si attende la piena entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore”.
Un’ulteriore preoccupazione è data dal contenuto dell’emendamento sulla fatturazione elettronica al DL 291/2018 per gli enti che hanno optato per il regime forfettario (398/91) che si applica ai soggetti con proventi di importo superiore a 65 mila euro. “La modifica introdotta – spiega Fiaschi – sovverte le modalità di conteggio degli aspetti fiscali con l’effetto paradossale che un ente che riceve una sponsorizzazione e che fino ad oggi aveva goduto del regime forfettario, non potrà più ricevere l’importo dell’Iva e sottoporlo al regime fiscale semplificato, trovandosi così fortemente penalizzato”. “Pertanto – conclude Fiaschi – va chiarito come possa essere attuata la detrazione forfettaria e dunque il relativo versamento parziale dell’imposta. Un chiarimento tanto più urgente a causa dell’impatto sulle fatture già emesse dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, avvenuta in questi giorni”.
Agenzia SIR 20 dicembre 2018
Legge di Bilancio. Dichiarazione del Segretario generale della CEI Mons. Stefano Russo
Stiamo seguendo – come tutti – i contenuti della Legge di Bilancio, rispetto ai quali non mancano elementi di preoccupazione, che ci auguriamo di poter veder superati. Siamo consapevoli delle difficoltà in cui versa il Paese, come pure delle richieste puntuali della Commissione Europea.
Nel contempo, vogliamo sperare che la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di Governo non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici a cui è legata la stessa crescita economica, culturale e scientifica del Paese.
In particolare, se davvero il Parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali (con la soppressione dell’aliquota ridotta IRES), verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario.
Si tratta di realtà che spesso fanno fronte a carenze dello Stato, assicurando servizi e prossimità alla popolazione.
Mons. Stefano Russo, Segretario generale CEI 20 dicembre 2018
Padova eletta Capitale europea del volontariato 2020
L’annuncio è arrivato proprio il 5 dicembre2018. È la prima città italiana ad ottenere questo riconoscimento. Il presidente del Csv Emanuele Alecci: “C’è un’Italia che vince, ed è l’Italia del volontariato”
Mentre a Roma si celebrava la Giornata internazionale del volontariato, ad Aarhus, in Danimarca, Padova veniva incoronata Capitale europea del volontariato per il 2020, battendo la concorrente Stirling. L’annuncio è stato dato in occasione della Conferenza del Centro europeo del volontariato (Cev), di cui CSVnet è membro, che si è tenuta nella città danese scelta come Capitale del volontariato 2018.
“Padova mostra esempi specifici e multipli di come sostenere e incoraggiare i volontari di diversi gruppi e settori, – si legge nelle motivazioni della scelta – oltre ad un’ampia varietà di organizzazioni di volontariato. Ha un’attenzione particolare – si legge ancora – a come contribuire all’inclusione sociale e al benessere delle persone vulnerabili attraverso il volontariato”. Tra le ragioni che hanno colpito la giuria è stata anche citata la possibilità data ai richiedenti asilo di fare volontariato, in base ad uno specifico accordo che comprende anche la formazione, nonché il grande sostegno organizzativo al Corpo europeo di solidarietà attraverso l’ufficio Progetto giovani. La giuria ha poi sottolineato il ruolo chiave svolto dal Csv locale nell’attuazione di progetti di volontariato e nel supporto ai volontari sotto vari punti di vista.
Dopo Barcellona, Lisbona, Londra e Sligo, Aarhus e Kosice (scelta per il 2019) Padova è anche la prima città italiana ad ottenere questo riconoscimento; una candidatura sostenuta dall’amministrazione comunale, ma proposta e preparata dal Centro di servizio per il volontariato provinciale, il cui presidente Emanuele Alecci, ha detto: “C’è una Italia che vince, ed è l’Italia del volontariato. Il percorso che abbiamo fatto da marzo ad oggi è stato molto intenso e bello per le relazioni che sono nate o si sono rinforzate. Da qui prosegue il “laboratorio” Padova e sono sicuro che sarà un entusiasmante cammino verso il 2020, con un’apertura a livello veneto, italiano ed europeo”.
Oltre alle già note iniziative di impegno civile nate qui e diventate patrimonio nazionale, quali Civitas, Banca Etica, Fondazione Zancan, Beati costruttori di Pace, oggi, con 6.400 realtà del terzo settore censite e 280mila volontari, Padova è ancora punta di diamante del volontariato italiano, una realtà che saprà ben governare il ruolo di Capitale europea nel 2020.
“Che si vinca o che si perda Padova e il suo volontariato sono cambiati. Viviamo questa opportunità come strumento per rinnovarci” aveva detto lo stesso Alecci a Vita il 16 novembre 2018 scorso. Ora ci sono tutte le carte in regola per affrontare questa sfida.
Il concorso per la Capitale europea del volontariato è stato lanciato dal Cev nel 2013, con l’obiettivo di celebrare e promuovere il volontariato e l’impatto dei volontari a livello locale, dando riconoscimento alle municipalità che lo sostengono e lo rafforzano, favorendo le collaborazioni fra i Centri di servizio europei e le stesse organizzazioni.
Quella che ha decretato Padova come vincitrice del concorso è una giuria internazionale di personalità chiave legate al volontariato, che rappresentano la società civile, il settore privato, profit, nonché le istituzioni dell’UE. Questi i componenti: Cristina Rigman, Presidente Cev; Cristian Pîrvulescu, Comitato economico e sociale europeo; Jacob Bundsgaard, sindaco di Aarhus, capitale europea del volontariato 2018; Kieran McCarthy, Comitato delle regioni; Mary Ann Hennessey, Consiglio d’Europa; Michaela Sojdrova, Parlamento europeo; Paula Guimarães, Banca Montepio, Rete europea del volontariato dei dipendenti (EVEN); Szilvia Kalman, Commissione europea.
Alessia Ciccotti, Area comunicazione CSVnet Newsletter n. 20, 20 dicembre 2018
CSVnet – Associazione dei Centri di Servizio per il volontariato
www.csvnet.it/component/content/article/144-notizie/3161-padova-eletta-capitale-europea-del-volontariato-2020?Itemid=893
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FRANCESCO VESCOVO DI ROMA
Papa Francesco alla Curia romana: abusi e infedeltà nella Chiesa sono “reati di peculato”
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_curia-romana.html
“Nel mondo turbolento, la barca della Chiesa quest’anno ha vissuto e vive momenti difficili, ed è stata investita da tempeste e uragani”. È il bilancio stilato dal Papa dell’anno appena trascorso, nel tradizionale discorso rivolto alla Curia Romana per gli auguri natalizi. “La Sposa di Cristo prosegue il suo pellegrinaggio tra gioie e afflizioni, tra successi e difficoltà, esterne e interne” – quest’ultime” le più dolorose e distruttive” – ha sottolineato Francesco, soffermandosi in particolare su due “afflizioni”: gli abusi e le infedeltà, definiti veri e propri “reati di peculato”.
Le afflizioni, i nuovi martiri e i “nuovi Neroni”. “Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la morte, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nelle conquiste politiche e di potere. Quanta paura e pregiudizio! Quante persone e quanti bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e contro le donne! Quanti scenari di guerre dichiarate e non dichiarate! Quanto sangue innocente viene versato ogni giorno! Quanta disumanità e brutalità ci circondano da ogni parte! Quante persone vengono sistematicamente torturate ancora oggi nelle stazioni di polizia, nelle carceri e nei campi dei profughi in diverse parti del mondo!” È l’elenco preliminare delle “tante afflizioni” in cui si trova a vivere la Chiesa.
Oggi, a “nuovi martiri” si affiancano “nuovi Neroni” che opprimono i credenti: “nuovi gruppi estremisti si moltiplicano”, mentre “nuovi e vecchi circoli e conventicole vivono nutrendosi di odio e ostilità verso Cristo, la Chiesa e i credenti”.
“Tolleranza zero” sugli abusi. “L’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani non ci fa scordare la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa”. Nel suo discorso, il Papa nomina gli “abusi di potere, di coscienza e sessuali”: tre tipi di abusi commessi perfino dal re Davide. “Anche oggi ci sono ‘unti del Signore’, uomini consacrati, che abusano dei deboli, approfittando del proprio potere morale e di persuasione”, la denuncia: “Compiono abomini e continuano a esercitare il loro ministero come se niente fosse; non temono Dio o il suo giudizio, ma temono soltanto di essere scoperti e smascherati. Ministri che lacerano il corpo della Chiesa, causando scandali. Spesso dietro la loro smisurata gentilezza, impeccabile operosità e angelica faccia, nascondono spudoratamente un lupo atroce pronto a divorare le anime innocenti”. “Dinanzi a questi abomini la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti”, assicura perentorio il Papa riassumendo la linea della “tolleranza zero” che ha caratterizzato fin dall’inizio il suo pontificato.
“La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. È innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza o per superficialità spirituale e umana hanno trattato tanti casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la Chiesa”.
L’occasione per ribadire questa “ferma volontà” sarà l’incontro in programma in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019. Di più: “La Chiesa non si limiterà a curarsi, ma cercherà di affrontare questo male che causa la morte lenta di tante persone, al livello morale, psicologico e umano”.
Agli abusatori: “convertitevi”. “Anche se si trattasse di un solo caso di abuso – che rappresenta già di per sé una mostruosità – la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità”. Così Francesco dice il suo “grazie” agli operatori della comunicazione che “hanno cercato di smascherare questi lupi e dare voce alle vittime.
“Per favore, aiutiamo la Santa Madre Chiesa nel suo compito difficile, ossia quello di riconoscere i casi veri distinguendoli da quelli falsi, le accuse dalle calunnie, i rancori dalle insinuazioni, le dicerie dalle diffamazioni”. L’appello: “Un compito assai difficile, in quanto i veri colpevoli sanno nascondersi scrupolosamente, al punto che tante mogli, madri e sorelle non riescono a scoprirli nelle persone più vicine: mariti, padrini, nonni, zii, fratelli, vicini, maestri… Anche le vittime, ben scelte dai loro predatori, spesso preferiscono il silenzio e addirittura, in balia della paura, diventano sottomesse alla vergogna e al terrore di essere abbandonate”. Il secondo appello è rivolto “a quanti abusano dei minori”: “Convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina”.
Pugnalare i fratelli e seminare zizzania. La seconda “afflizione” stigmatizzata dal Papa nel suo discorso è quella “di coloro che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania, divisione e sconcerto; persone che trovano sempre giustificazioni, perfino logiche e spirituali, per continuare a percorrere indisturbati la strada della perdizione”. “Questa non è una novità nella storia della Chiesa”, precisa Francesco citando Sant’Agostino. “In realtà, dietro questi seminatori di zizzania si trovano quasi sempre le trenta monete d’argento”, sostiene il Papa, unita al “dovere di combattere ogni corruzione spirituale”, dove tutto sembra lecito: “l’inganno, la calunnia, l’egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità, poiché anche Satana si maschera da angelo della luce”.
Riforma, Sinodo e un “grazie” ai parroci. Tra le “numerose” gioie di quest’anno, Francesco cita “la buona riuscita del Sinodo dedicato ai giovani” e “i passi finora compiuti nella riforma della Curia”. Poi ricorda i nuovi beati e santi, “pietre preziose” della Chiesa, come i diciannove martiri d’Algeria. Ma anche la “santità della porta accanto”, “il grande numero di consacrati e consacrate, vescovi e sacerdoti, che vivono quotidianamente la loro vocazione in fedeltà, silenzio, santità e abnegazione” e i “numerosi parroci che offrono ogni giorno buon esempio al popolo di Dio, sacerdoti vicini alle famiglie, conoscono i nomi di tutti e vivono la loro vita in semplicità, fede, zelo, santità e carità”.
“La forza di qualsiasi istituzione non risiede nell’essere composta da uomini perfetti –conclude il Papa – ma nella sua volontà di purificarsi continuamente”. Il Natale ci dona ogni anno la certezza che “la luce di Dio continuerà a brillare nonostante la nostra miseria umana; la certezza che la Chiesa uscirà da queste tribolazioni, ancora più bella e purificata e splendida”, assicura: “Perché tutti i peccati, le cadute e il male commesso da alcuni figli della Chiesa non potranno mai oscurare la bellezza del suo volto. Il Natale dà la prova che i gravi mali commessi da taluni non potranno mai offuscare tutto il bene che la Chiesa compie gratuitamente nel mondo”.
M. Michela Nicolais Agenzia SIR 21 dicembre 2018
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MIGRANTI
Protezione internazionale: adottata una circolare del ministero dell’interno
www.marinacastellaneta.it/blog/wp-content/uploads/2018/12/circolare.pdf
Colpito da amnesia e da uno dei non rari episodi di rimozione del diritto internazionale (e anche della Costituzione), il Governo ha adottato, il 18 dicembre 2018, una circolare per illustrare agli uffici territoriali la corretta applicazione della legge n. 132 del 1° dicembre 2018 che ha convertito in legge, con modificazioni, il decreto legge 4 ottobre 2018 n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (legge n. 132, 1 dicembre 2018).
www.marinacastellaneta.it/blog/wp-content/uploads/2018/12/legge-n.-132.pdf
In realtà la circolare spiega poco ed è più orientata ad enfatizzare i risultati raggiunti nella nuova “strategia” in materia di immigrazione che ha portato a demolire l’istituto della protezione umanitaria e il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), nonché a prolungare di molto i termini di trattenimento dello straniero. Nessuno spazio, né nella legge, né nella circolare per le misure di integrazione, con scelte contrarie alla necessità di un esame individuale a vantaggio del rafforzamento dell’utilizzo del criterio del Paese di origine sicuro. Il Ministero dell’interno ha anche diffuso un documento esplicativo con domande e risposte (FAQ). www.marinacastellaneta.it/blog/wp-content/uploads/2018/12/FAQ.pdf
Marina Castellaneta 21 dicembre 2018
www.marinacastellaneta.it/blog/protezione-internazionale-adottata-una-circolare-del-ministero-dellinterno-international-protection-circular-by-the-ministry-of-home-affairs.html
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UNIONI CIVILI
Unioni civili: ecco i moduli europei
E’ stato pubblicato il regolamento di esecuzione che indica i moduli standard per la tutela degli effetti patrimoniali dei componenti delle unioni registrate [tra coppie dello stesso sesso].
https://www.studiocataldi.it/articoli/32965-unioni-civili-ecco-i-moduli-europei.asp
Pronti i moduli standard per avere tutela degli effetti patrimoniali delle unioni civili nell’unione europea. E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue, del 17 dicembre scorso, n. L320 il regolamento di esecuzione (UE) 2018/1990 della Commissione dell’11 dicembre 2018 che indica i moduli per la tutela degli effetti patrimoniali dei componenti delle unioni registrate.
Sono moduli standard che serviranno ad ottenere l’esecutività di un atto pubblico, di una decisione giudiziaria o di una transazione che riguarda gli effetti patrimoniali dei componenti delle unioni registrate.
L’articolo 1 del regolamento individua: il modulo da usare per l’attestato di cui all’art. 45, paragrafo 3, lett. b), reg. UE 2016/1104; il modulo da usare per l’attestato relativo a un atto pubblico di cui all’art. 58, paragrafo 1, e all’art. 59, paragrafo 2, reg. UE 2016/1104; il modulo da usare per l’attestato relativo a una transazione giudiziaria di cui all’art. 60, paragrafo 2, reg. UE 2016/1104.
Tutti e tre i moduli sono allegati in fondo al testo del regolamento europeo. Il regolamento, in quanto tale obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli Stati membri, conformemente ai trattati, sarà in vigore il 29 gennaio 2019. www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_32965_1.pdf
Gabriella Lax Studio Cataldi 21 dicembre 2018
www.studiocataldi.it/articoli/32965-unioni-civili-ecco-i-moduli-europei.asp
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VIOLENZA
Femminicidi, in Italia una donna è uccisa ogni 72 ore: “La coppia è l’ambito più a rischio”
Nei primi dieci mesi del 2018, sono state 106 le vittime di femminicidio. È una strage che non si ferma quella consumata sulla vita delle donne in Italia. Sono state 106 le vittime di femminicidio in Italia nei primi dieci mesi del 2018, secondo l’aggiornamento statistico sul fenomeno curato da Eures – Ricerche economiche e sociali in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2018.
Dall’1 gennaio al 31 ottobre 2018, rispetto al totale degli omicidi commessi in Italia i femminicidi sono saliti al 37,6 % rispetto al 2017, quando erano al 34,8 %. I dati mostrano che le violenze avvengono in famiglia (il 70,2 %) e in coppia (il 65,2 % nel gennaio-ottobre 2017).
Eures sottolinea un aumento progressivo dell’età media delle vittime, che raggiunge il suo valore più elevato proprio quest’anno: 52,6 anni per il totale delle donne uccise e 54 anni per le vittime di femminicidio familiare (in molti casi donne malate, uccise dal coniuge anch’esso anziano, che poi a sua volta si è tolto la vita).
“La coppia è l’ambito più a rischio per le donne” – Tra il 2000 e i primi dieci mesi del 2018 le donne uccise sono state 3.100, una media di più di tre a settimana. E in quasi tre casi su 4 (il 72 %) si è trattato di donne cadute per mano di un parente, di un partner o di un ex partner.
“La coppia rappresenta l’ambito più a rischio per le donne, con ben 1.426 vittime di coniugi, partner, amanti o ex partner (pari al 66,1 % dei femminicidi familiari e al 47,6 % del totale delle donne uccise”, avverte Eures.
Con la progressiva riduzione del numero totale degli omicidi – sceso nel 2017 al minimo storico di 396 – e delle vittime di sesso maschile, l’incidenza delle donne uccise cresce progressivamente fino al picco del 2016 (38 %): nel 2017 si registra la percentuale più elevata dell’intero periodo considerato di femminicidi familiari (112 su 141, pari al 79,4 %) ed una delle più basse per i femminicidi di coppia (67, pari al 59,8 %) mentre aumenta l’incidenza delle madri uccise dai propri figli (16,1%).
Il nord si conferma l’area più a rischio, concentrando la prevalenza degli omicidi con vittime femminili davanti al sud (36,3 %) e al centro.
Disaggregando i dati a livello regionale, il maggior numero di femminicidi si concentra in Lombardia (24 nel 2017, pari al 17 % del totale, di cui 17 familiari) davanti a Lazio (9,2 %), Puglia (9,2 %), Campania (8,5 %), Veneto (8,5 %), Emilia Romagna (7,8 %), Piemonte (7,1 %), Sicilia (7,1 %), Toscana (6,4 %) e Sardegna (5,7 %).
A livello provinciale, è l’area metropolitana di Roma a conservare nel 2017 il primato di territorio più “pericoloso”, con 10 donne uccise (pari al 7,1 % del totale), seguita da Milano, con 7 vittime (di cui 6 all’interno del contesto familiare o amoroso), Bari, Caserta, Como e Catania con 5 ciascuna e Chieti, Parma, Taranto e Venezia con 4.
Le denunce inascoltate – Secondo l’Eures, oltre un terzo delle vittime di femminicidi di coppia ha subito nel passato ripetuti maltrattamenti, e l’omicidio rappresenta l’atto estremo di ripetute violenze fisiche e psicologiche: il 34,7 % dei casi noti nel 2015, il 36,9 % nel 2016 e il 38,9 % nel 2017.
Un dato su cui riflettere: nella maggioranza dei casi (il 57,1 % nel 2017) tali violenze erano a conoscenza di terze persone e nel 42,9 % delle occasioni la donna aveva presentato regolare denuncia. Senza evidentemente ricevere un’adeguata protezione.
Redazione The Post Internazionale news 1 dicembre 2018
www.tpi.it/2018/12/01/italia-femminicidi-dati-2018
Cassazione: è violenza sessuale anche se non c’è penetrazione
Corte Cassazione, terza Sezione penale, sentenza n. 57515, 19 dicembre 2018
www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_33011_1.pdf
Per la Suprema Corte rileva l’invasione nella sfera intima della vittima e la valenza sessuale del contatto corporeo. Irrilevante la sua brevità o la mancata soddisfazione erotica dell’aggressore.
Non è un semplice tentativo, ma una violenza sessuale consumata quella perpetrata ai danni della vittima anche senza penetrazione qualora l’agente raggiunga le parti intime della vittima o provochi comunque un contatto con i propri genitali.
Essendovi un’evidente e concreta invasione della sfera di intimità della vittima, risulta pertanto indifferente il fatto che il contatto corporeo sia stato di breve durata, che la vittima sia riuscita a sottrarsi all’aggressore o che questi sia riuscito o meno raggiungere la sua soddisfazione erotica.
Lo ha chiarito la Corte di Cassazione penale dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato condannato per il reato di cui all’art. 609-bis del codice penale.
Il caso. L’uomo, compagno della nonna della vittima, all’epoca dei fatti minorenne, aveva ripetutamente costretto la ragazza a subire atti sessuali nel corso degli anni intimandole di non rivelare ad alcuno quanto accadeva.
In Cassazione, l’imputato tenta di minimizzare l’accaduto evidenziando che taluni fatti erano privi di connotazione sessuale e che, in relazione a un episodio, vi sarebbe stata una violenza tentata e non consumata non essendovi stato alcun contatto con le zone intime della persona offesa, né tra quest’ultima e le parti intime dell’imputato.
Una conclusione respinta con rigore dai giudici della suprema Corte che sottolineano come le due conformi sentenze di merito, le cui argomentazioni sono destinate a integrarsi per formare un apparato motivazionale unitario, hanno sottolineato come l’uomo avesse agito in un crescendo di abusi e violazioni della libertà sessuale della persona offesa e come ogni episodio si collocasse all’interno di un più ampio percorso di progressiva frustrazione della sua capacità di autodeterminazione.
Violenza sessuale consumata anche senza penetrazione. Per gli Ermellini, l’episodio a cui si è riferito l’imputato è stato correttamente qualificato in termini di delitto consumato e non di tentativo: l’uomo, infatti, aveva immobilizzato la vittima e cercato di penetrarla, senza riuscirci a causa di un calcio sferrato dalla giovane, salvo poi desistere perché spaventato da un messaggio vocale partito dal cellulare dalla ragazza.
Tale condotta legittimamente è stata ritenuta idonea a integrare il reato previsto dall’art. 609-bis nella forma consumata, dovendosi all’uopo ribadire che in tema di violenza sessuale, è configurabile il tentativo del reato nelle sole ipotesi in cui la condotta violenta o minacciosa non abbia determinato un’immediata e concreta intrusione nella sfera sessuale della vittima (cfr. Cass. n. 17414/2016).
Si realizza, invece, l’intromissione sessuale rilevante ai fini della consumazione del reato quando l’agente raggiunge le parti intime della vittima (genitali o erogene) o comunque provoca un contatto di quest’ultima con i propri organi genitali, essendo indifferente in tal caso che il contatto corporeo sia di breve durata, che la vittima sia riuscita a sottrarsi all’azione dell’aggressore o che quest’ultimo sia riuscito o meno raggiungere la sua soddisfazione erotica.
Il discrimine tra violenza sessuale tentata e consumata. La stessa Cassazione ha di recente precisato (cfr. sent. n. 38926/2018) che, in tema di atti sessuali, il fatto rimane confinato nell’area del tentativo solo laddove la materialità degli atti non sia pervenuta sino al contatto fisico dell’agente con il corpo della vittima, ovvero da parte della stessa vittima con il proprio corpo.
Con l’ulteriore precisazione che l’elemento oggettivo del reato previsto dall’art. 609-bis c.p. sussiste anche nel caso in cui il distretto corporeo della vittima attinto dall’agente sia sessualmente indifferente, ma a condizione che la porzione del corpo che l’agente pone a contatto con quello della vittima sia connotata da valenza sessuale, cioè sia in grado di stimolare l’eccitazione dell’istinto sessuale dell’autore del comportamento illecito.
In quest’ottica, l’accertamento del discrimine tra fattispecie tentata e consumata non può che scaturire da una valutazione riferita non solo alle parti anatomiche attinte, ma all’intero contesto in cui si è dispiegata la relazione intersoggettiva tra agente e vittima e al livello di intrusione della sfera sessuale di quest’ultima.
Nel caso di specie, come puntualmente rilevato dalla Corte di appello, la condotta violenta ha determinato un’evidente e concreta invasione della sfera intima della minore, costretta a subire i toccamenti lascivi dell’imputato, nel frattempo denudatosi, e il contatto ravvicinato con i suoi organi genitali, a nulla rilevando la brevità della relazione corporea tra agente e vittima (che comunque vi è stata) e la mancata penetrazione e soddisfazione erotica dell’aggressore impedita solo dalla reazione disperata della vittima e dal timore dell’imputato di essere scoperto.
Lucia Izzo Studio Cataldi 23 dicembre 2018
www.studiocataldi.it/articoli/33011-cassazione-e-violenza-sessuale-anche-se-non-c-e-penetrazione.asp
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