UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
NewsUCIPEM n. 727 – 11 novembre 2018
Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali
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02 ABORTO VOLONTARIO MPV: “grazie ai Cav 200mila bambini aiutati a nascere in 40 anni”.
02 ADOTTABILITÀ Se i nonni non riescono a proteggere i nipoti, diventa obbligata.
02 Occorre la valutazione sull’attualità del pregiudizio concreto.
02 ADOZIONI INTERNAZIONALI Due milioni di euro in meno in tre anni.
03 AFFIDO CONDIVISOIl Tribunale di Firenze conferma l’addio al genitore collocatario.
04 Divorzio: il giudice fa decidere il figlio
04 AFFIDO FAMILIARE Bambini sospesi. Snaturato l’istituto dell’affido: il 60% sono sine-die
05 ASSOCIAZIONI I Cav, un modello per le politiche a favore della vita
06 CENTRO GIOVANI COPPIE Incontri 2018-2019. Un progetto che si chiama desiderio.
07 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – N. 36, 7 novembre 2018.
08 CENTRO ITALIANO DI SESSUOLOGIA Corso di sessuologia clinica 2018-19 – Incontri patrocinati
08 CHIESA CATTOLICA La scelta di Andrea che ha famiglia e fa il parroco.
09 Il clericalismo, ecco il nemico!
12 CONSULENZA ALLA FAMIGLIA Genitori si diventa: provare per credere…
12 CONSULTORI ispirazione cristiana 40° anniversario dei Consultori Familiari marchigiani.
12 CONSULTORI UCIPEM Rimini. Ricerca di Family Focus sul tema della genitorialità.
12 Termoli. Centro di aiuto alla famiglia “Amoris Lætitia”
13 DALLA NAVATA32° Domenica – Anno B –11 novembre 2018.
13L’amore in perdita, senza calcoli, della vedova povera.
14 DEMOGRAFIA Più strumenti per i giovani, armonizzare rapporto famiglia-lavoro.
14 ENTI TERZO SETTORE Gli enti non profit (le imprese sociali) e l’organo di controllo interno
15 FORUM ASS.ni FAMILIARI Bene Casellati, natalità resta al centro del destino del paese.
16Vincenzo Bassi eletto vicepresidente Fafce.
16 GOVERNO Legge di Bilancio: Famiglia, disabilità, povertà, Terzo settore.
17Congedo paternità prorogato e 960 milioni promessi per asili nido.
18Riparto 2018: risorse per centri famiglia e consultori familiari.
18 HUMANÆ VITÆ Congresso: bellezza e cura della fertilità nel mistero del generare.
19 PARLAMENTO Gestione della Commissione Adozioni Internazionali (2014-17).
20 PEDAGOGIAMaster in Pedagogia della Famiglia.
20 PROCREAZIONE ARTIFICIALE Mercificazione. Soldi a chi cede gameti, il corpo in vendita.
21 SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI I giovani hanno risvegliato la sinodalità della chiesa
23 UCIPEMAssemblea ordinaria 10 novembre 2018
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ABORTO VOLONTARIO
Casini (MpV), “grazie ai Cav 200mila bambini aiutati a nascere in 40 anni”
“Oltre 200mila bambini aiutati a nascere dai nostri Cav in poco più di 40 anni. Molti di questi bambini sono nati per effetto della nostra presenza”. Lo ha detto la presidente del Movimento per la Vita italiano, Marina Casini Bandini, nella sua lectio magistralis tenuta a Lecce nel corso del 38° Convegno dei Centri di aiuto alla vita (Cav). Quello del MpV “è un popolo che vuole fare la differenza”, ha sottolineato la presidente, che rivolgendosi ai Cav ha detto che “il vostro servizio è stato ed è di eccezionale importanza”.
“La differenza che il popolo della vita ha fatto è stata anche di non avere lasciato spegnere lo sguardo sul concepito. Siamo assediati da una potente cultura abortista. Dobbiamo capire perché è considerato inaccettabile il tentativo di salvare una vita nascente insieme alla mamma”. Quindi, l’invito a “riflettere a fondo sulla maternità”, che “è privilegio e ricchezza femminile legati alla gravidanza”. “La più grande difesa della vita nascente è proprio la mamma.
È arrivato il momento che la voce delle mamme superi il clamore di un femminismo arrogante che dimentica il valore della donna”, ha sottolineato la presidente. Due, quindi, le linee culturali indicate da Casini a proposito del lavoro dei Cav: “Il riconoscimento della dignità umana del concepito e il valore della maternità”. “I Cav devono essere espressione di un’intera società che accoglie”.
Agenzia SIR novembre 2018
https://agensir.it/quotidiano/2018/11/10/aborto-casini-mpv-grazie-ai-cav-200mila-bambini-aiutati-a-nascere-in-40-anni
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ADOTTABILITÀ
Se i nonni non riescono a proteggere i nipoti dall’inadeguatezza dei genitori l’adozione diventa obbligata.
Corte di Cassazione, sesta Sezione civile, sentenza n. 27738, 31 ottobre 2018
Il giudice chiamato a valutare lo stato di adottabilità di un minore, deve operare un giudizio prognostico teso a verificare l’effettiva ed attuale possibilità di recupero delle capacità e competenze genitoriali, con riferimento sia alle condizioni di lavoro, reddituali ed abitative.
I ricorrenti lamentavano che la decisione si fosse fondata sulla constatazione dell’età avanzata dei nonni e sulle dimensioni ridotte del loro appartamento.
La Corte nota che nell’ipotesi in cui i genitori siano considerati privi della capacità genitoriale, la natura personalissima dei diritti coinvolti e il principio secondo cui l’adozione ultrafamiliare costituisce l’«extrema ratio», impone di valutare le figure vicariali dei parenti più stretti, che abbiano rapporti significativi con il bambino e si siano resi disponibili alla sua cura ed educazione.
La valutazione sull’idoneità di costoro richiede che un giudizio negativo possa essere formulato solo attraverso la considerazione di dati oggettivi, quali le osservazioni dei servizi sociali che hanno monitorato l’ambito familiare, o eventualmente il parere di un consulente tecnico.
La corte di merito ha accertato che i nonni materni, sebbene «adeguati sotto il profilo dell’accudimento materiale», non lo sono per quanto concerne «i bisogni emotivi dei nipoti, non riuscendo, in particolare, a proteggerli dalla confusività ed incertezza portata dalle figure genitoriali», anche per la pervicace negazione dello stato di cronica tossicodipendenza della figlia e per il loro «vissuto persecutorio» nei confronti dei servizi sociali.
Il ricorso è pertanto dichiarato inammissibile.
Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia 7 novembre 2018
www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507817/se-i-nonni-non-riescono-a-proteggere-i-nipoti-dall-inadeguatezza-dei-genitori-l-.html
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ADOZIONI INTERNAZIONALI
Due milioni di euro in meno in tre anni per le adozioni internazionali
Nei prossimi tre anni, dal 2019 al 2021, il Fondo per le adozioni internazionali avrà complessivamente 2,175 milioni di euro in meno. Lo prevedono le tabelle della legge di bilancio (allegata a questo articolo una tabella di sintesi).
La manovra dell’anno scorso aveva portato il Fondo adozioni internazionali a 25 milioni a partire dal 2018. Ora invece nelle tabelle rispetto ai 25 milioni annui ci sono 677.626 in meno per il 2019, 746.521 in meno per il 2020, 751.132 in meno a partire dal 2021.
Ieri, nell’Aula del Senato, Edoardo Patriarca ha posto un’interrogazione al ministro Lorenzo Fontana sulle misure in favore della famiglia, chiedendo anche «cosa immagina di fare per il rilancio delle adozioni». Fontana ha fatto il punto, annunciando fra l’altro che nel 2019 il congedo parentale sarà confermato, ma alle adozioni, non ha dato nessuna risposta.
Sara De Carli Vita.it 09 novembre 2018
www.vita.it/it/article/2018/11/09/due-milioni-di-euro-in-meno-in-tre-anni-per-le-adozioni-internazionali/149685
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AFFIDO CONDIVISO
Il Tribunale di Firenze conferma l’addio al genitore collocatario
Tribunale di Firenze, sentenza n. 2945, 2 novembre 2018
www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_32438_2.pdf
La sentenza si distingue anche per l’attenzione dedicata all’ascolto del figlio e per una meditata e intelligente riflessione sulla nuova lettura dell’assegno divorzile
La più recente giurisprudenza di merito sembra voler avviare una nuova e fortunata stagione di applicazione delle norme introdotte dalla riforma del 2006 e l’affidamento dei figli sembra dover diventare davvero condiviso. Ne dà conferma una recentissima sentenza del Tribunale di Firenze, che conclude un lungo contenzioso. Che il grande clamore suscitato dal Ddl 735 Pillon, pur nella sua infelice stesura, abbia il merito di avere fatto comprendere a una parte sempre più ampia della magistratura che la legge 54/2006 prevede la Joint Physical Custody [custodia fisica] e non la Joint Legal Custody [custodia legale e fisica], ipotesi quest’ultima che, se vera, legittimerebbe 12 anni di giurisprudenza orientata verso il genitore prevalente, mettendo dalla parte del torto anche gli attuali contestatori?
Nello specifico, si fa apprezzare il largo spazio dato all’ascolto del figlio minorenne, ripetuto più volte, e non formale, ma con grande disponibilità a tradurre in prescrizioni i suoi desideri. E’ per questa via, infatti, che il giudice di prime cure allarga fino alla parità i tempi della frequentazione, accogliendo le sollecitazioni in tal senso del ragazzo, benché ripetutamente interpellato anche in precedenza, rivolte al giudice in via diretta, secondo una prassi intelligente adottata sistematicamente da qualche tribunale, come quello di Pistoia, e prevista da alcune proposte di legge attualmente all’esame del Parlamento. Di particolare rilievo la motivazione con la quale il figlio insiste per una frequentazione a settimane alternate, sostenendo, a dispetto della nota ostilità preconcetta del sistema legale, che non solo quel regime non lo disturbava affatto, benché complicato da una certa distanza tra le abitazioni dei genitori, ma che gli avrebbe consentito di conservare e ampliare un doppio sistema di amicizie.
Inoltre, viene fornito un raro esempio di utilizzazione articolata della possibilità di esercizio separato della responsabilità genitoriale, nel momento in cui solo al padre è attribuita la gestione dei trattamenti sanitari del figlio e delle sue attività sportive.
Corrispondentemente viene stabilito un mantenimento diretto, senza assegno. Per la verità la motivazione di questa scelta è l’unico aspetto per il quale sono possibili ulteriori passi avanti. Per praticare la forma diretta, difatti, non è indispensabile che tempi e redditi siano uguali, potendosi introdurre compensazioni attraverso l’attribuzione al genitore più abbiente o meno presente di capitoli di spesa maggiormente onerosi non legati alla convivenza. E soprattutto, praticarlo non comporta elencazioni, per giunta arbitrarie, di già presenti “spese straordinarie”, ma che tutte le spese prevedibili siano immediatamente assegnate ripartendole al 100% mentre la divisione in proporzione delle risorse riguarda solo quelle imprevedibili. Questo, tra l’altro, perché altrimenti resta indefinito e fonte di contestazioni chi prenderà l’iniziativa per provvedere ai bisogni dei figli. Purtroppo, questa prassi trae visibilmente origine dai numerosi, consolidati e discutibili protocolli per le spese straordinarie, formulati in genere per iniziativa dei fautori del sistema monogenitoriale, ivi compreso il CNF, alle cui linee-guida del 2017 il provvedimento esplicitamente rimanda. In altre parole, chi ha pensato questo sistema aveva in mente, anche se non lo ha detto, un genitore prevalente che decide cosa serve ai figli anche fuori dell’ordinario, procede all’acquisto e poi ne chiede il parziale rimborso all’altro. E questo evidentemente non è “mantenimento diretto”. Poi, a seguito di infinite contestazioni, è stato introdotto l’obbligo del preventivo accordo con riferimento ad una complessa categorizzazione delle spese (i famosi protocolli). Infine, di fronte alle lagnanze di genitori “collocatari” la stessa Suprema Corte (ex pluris Cassazione 2127/2016) è tornata indietro, decidendo che se una voce di spesa è coerente con i bisogni dei figli e compatibile con le risorse familiari si è tenuti al concorso nell’onere anche se esclusi dalla decisione e neppure preavvertiti.
Ma, a parte ciò, la sentenza ha ancora altri pregi. In particolare, viene ben coordinato l’approccio di Cassazione 11504/2017 con la successiva decisione a sezioni unite (18287/2018). In sostanza viene saldato il principio dell’autoresponsabilità con l’effettivo contributo dato alle risorse familiari, all’interno di una analisi così brillante che merita una citazione pressoché integrale.
“La Corte chiarisce che il parametro dell’adeguatezza … ha carattere intrinsecamente relativo ed impone una valutazione composita e comparativa… Di tal che occorre verificare in primo luogo se esista un apprezzabile squilibrio fra le condizioni economico-patrimoniali degli ex coniugi e in secondo luogo le cause di tale divario; e in particolare se la situazione di squilibrio sia stata determinata dalla maggiore profusione di energie e di capacità da parte del coniuge “indebolito”. In tale ottica viene valorizzato il principio di autoresponsabilità di ciascuno degli ex coniugi, le cui scelte di attuazione dello “scopo sociale” della famiglia, soprattutto mediante la ripartizione dei ruoli al suo interno, assumono primario rilievo nella verifica della adeguatezza dei mezzi e dell’incapacità di procurarseli. Così la funzione compensativo-perequativa consente di apprezzare tutte le situazioni in cui il coniuge più debole economicamente non ha potuto esprimere le proprie potenzialità personali e professionali per averle sacrificate (rectius investite) in favore della famiglia.
In altre parole, … occorre non tanto ripianare tout court gli squilibri economici tra gli ex coniugi, bensì evitare locupletazioni in favore della parte che ha direttamente e/o mediamente beneficiato, durante il matrimonio, dell’opera morale e materiale, non remunerata, dell’altro coniuge.”
Una perfetta guida per stabilire come regolarsi equilibratamente di fronte a una richiesta di assegno divorzile.
Marino Maglietta News StudioCataldi.it – 09 novembre 2018
www.studiocataldi.it/articoli/32438-il-tribunale-di-firenze-conferma-l-addio-al-genitore-collocatario.asp
Divorzio: il giudice fa decidere il figlio
Il Tribunale dà ampio spazio all’ascolto del minore e asseconda, tra l’altro, la sua “ferma volontà” di frequentare i genitori a settimane alterne. Nella gestione futura del collocamento dei figli minori, la sentenza del Tribunale di Firenze numero 2945 del 2 novembre 2018 sembra destinata a fare scuola. Con essa, infatti, i giudici hanno deciso di dare un amplissimo spazio alla volontà del figlio rispetto alla gestione dei suoi rapporti con i genitori, valorizzando al massimo il suo ascolto e il contenuto delle sue dichiarazioni.
Nella vicenda sottoposta all’attenzione del giudice fiorentino, era stato il minore a chiedere espressamente di essere ascoltato e, dinanzi al magistrato, aveva espresso la “ferma volontà” di frequentare i genitori a settimane alterne, in maniera tale da riuscire a mantenere i rapporti con entrambi. Per il ragazzo non costituiva alcun problema la circostanza che la scuola era posta vicino a casa della madre e lontano dalla casa del padre. Anzi, il minore ha affermato di riuscire a frequentare maggiormente gli amici quando è a casa del padre, per la sua disponibilità ad accompagnarlo e riprenderlo.
Decidendo di accontentare il figlio, il Tribunale di Firenze ha quindi deciso di confermare l’affidamento condiviso, con domiciliazione alternata fra i genitori su base settimanale (ma attribuendo in via esclusiva al padre le decisioni relative alla cura della gonartria del minore e all’attività sportiva dallo stesso praticata, visti gli atteggiamenti della madre rispetto a tali tematiche).
Per il resto, il giudice ha stabilito che il figlio dividerà in egual misura le vacanze natalizie e quelle pasquali tra madre e padre e che trascorrerà con ciascun genitore un periodo di tre settimane, di cui almeno due consecutive.
Valeria Zeppilli News StudioCataldi.it – 09 novembre 2018
www.studiocataldi.it/articoli/32446-divorzio-il-giudice-fa-decidere-il-figlio.asp
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AFFIDO FAMILIARE
Bambini sospesi. Snaturato l’istituto dell’affido: il 60% sono sine-die. Una prassi pericolosa
L’affido familiare dovrebbe essere uno strumento temporaneo eppure nella realtà in Italia ci sono affidi – si parla di oltre il 60% del totale – che non terminano mai perché non ci sono le condizioni per un rientro dei minori nella loro famiglia di origine. Affidi erroneamente assimilati all’adozione, un provvedimento definitivo per cui il minore diventa a tutti gli effetti figlio legittimo della coppia adottiva.
“Al di là della generosità della coppia, ciò che fanno i servizi sociali è molto pericoloso” – è il commento di Cristina Riccardi di Ai. Bi.. Che l’affido sia un istituto diverso dall’adozione, in quanto provvedimento temporaneo di supporto al bambino ma anche alla sua famiglia d’origine, lo stabilisce la Legge n. 184 del 4 maggio 1983 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori” e successive modifiche.
Eppure, nella realtà, l’assimilazione degli affidi lunghi all’adozione è all’ordine del giorno e, ormai, prassi per molti Servizi Sociali, come si legge in questo post affidato al Forum di Ai. Bi..
“Buonasera a tutti mi presento. Siamo una coppia con idoneità per l’adozione da due anni, che da un anno ha dato mandato per adozione internazionale. Questa estate ci ha contattato l’equipe dei Servizi Sociali che ci ha seguiti per proporci l’affido sine die di una bimba. Noi siamo rimasti un po’ perplessi perché abbiamo sempre pensato all’ affido come un percorso temporaneo dove si spera in un rientro in famiglia del minore. Ci hanno spiegato che in questo caso non è possibile e quindi per la bimba cercavano una famiglia appunto sine die e che l’affido potrebbe, come anche no, sfociare in un ‘ adozione. Dopo un lungo riflettere abbiamo deciso di accettare e due settimane fa siamo stati dal giudice e da poco abbiamo cominciato a frequentare la bambina in casa famiglia. La bimba è molto solare e simpatica ma, come in parte ci aspettavamo, con me ha molte resistenze. Siamo abbastanza sereni e piano, piano andiamo avanti”.
“Al di là della generosità della coppia, ciò che fanno i SS è molto pericoloso” –è il commento di Cristina Riccardi, membro del consiglio direttivo di Ai. Bi. con delega all’affido familiare – “Il fatto che gli affidi siano sempre più lunghi non significa che possano essere assimilati ad un’adozione. E non mi riferisco ai soli effetti legali che sono tantissimi, ma soprattutto alle aspettative della coppia che desidera un figlio per sempre e non è preparata all’esperienza affidataria che include la famiglia d’origine del bambino accolto oltre al fatto che comunque si è genitori a termine (fino ai 18 anni del bambino).”
“Il genitore adottivo è genitore” – sottolinea Cristina Riccardi – “il genitore affidatario, invece, condivide la sua esperienza genitoriale con una rete (Servizi Sociali, TM, famiglia d’origine, terapeuti). Una famiglia aspirante adottiva probabilmente che si ritrova in questa situazione dovrà fare lo sforzo di inserirsi in una rete di famiglie affidatarie, almeno! I Servizi Sociali giocano con i desideri delle coppie.”.
News A. Bi. 6 novembre 2018
www.aibi.it/ita/bambini-sospesi-snaturato-listituto-dell-affido-il-60-sono-sine-die-una-prassi-pericolosa
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ASSOCIAZIONI
Convegno nazionale. I Cav, un modello per le politiche a favore della vita
Da testimoni a modelli. Quarantatré anni dopo la nascita del primo, e a 40 tondi dalla legge 194/1978, i 342 Centri aiuto alla vita (Cav) oggi attivi in tutta Italia sono diventati abbastanza grandi da proporre credibilmente il loro modus operandi dentro la società italiana in pieno tracollo demografico come modello per lo Stato: gli italiani sembrano aver perso la voglia di mettere al mondo figli, e le istituzioni non sanno che fare? Con più di 200mila bambini aiutati a nascere dal 1975 a oggi – una città di rispettabili dimensioni – i Cav offrono un indiscusso know-how, ammesso che si voglia finalmente prender nota del bene che fanno. Il loro oggi «è un modello di azione che dovrebbe essere sempre più imitato anche dalle strutture pubbliche».
Lo dice a chiare lettere il cardinale Gualtiero Bassetti aprendo con un suo messaggio il 38° Convegno nazionale di questi Centri nati per stendere una rete di protezione sotto la vita a rischio di aborto e oggi diventati una realtà civile di primario valore. Le élite politiche e culturali sembrano snobbarli come residuato di un’Italia sorpassata, espressione di un cattolicesimo considerato non proprio alla moda?
A Lecce 500 tra operatori e volontari ascoltano l’incoraggiamento del presidente dei vescovi italiani a non cedere a «incomprensioni, pregiudizi, contestazioni ideologiche e difficoltà, per superare le quali c’è bisogno di una solida unità dell’intero popolo della vita». A loro Bassetti rende omaggio riconoscendo che «nella nostra cultura voi operate continuamente una trasfusione di speranza» mostrandone i «percorsi» possibili, con un «atteggiamento umano che attinge alla più profonda sorgente che è il Dio di ogni speranza».
L’idea del modello, Marina Casini Bandini, presidente nazionale del Movimento per la Vita, la fa subito sua ricordando che «lo Stato italiano non accoglie la vita nascente», e se la si vede per una volta da questa angolazione i 6 milioni di aborti dal 1978 non sembrano proprio il segnale del successo di una legge che si propone anche «la tutela sociale della maternità».
L’Italia vuole essere per la vita? E allora prenda i Cav e li adotti come riferimento delle sue politiche per la natalità. La presidente del MpV si accontenterebbe anche solo di farne, intanto, il paradigma per «influenzare la funzione e la metodologia dei consultori familiari» proponendo un disegno di legge con tre colonne portanti:
«Definire la funzione consultoriale come esclusivamente diretta a evitare l’aborto aiutando la donna a superare le difficoltà; eliminare ogni rapporto anche indiretto tra attività consultoriale e intervento di ‘Ivg’; prevedere un obbligo della donna che intende ricorrere all’aborto di provare prima a farsi aiutare per evitarlo». Marina Casini Bandini non intende farne la bandiera di una sia pur rispettabile fazione convinta com’è che «il MpV deve sentirsi lievito coagulante e non titolare di un monopolio nella difesa della vita» e definendo «essenziale un rapporto con tutte le associazioni e i movimenti di ispirazione cristiana, come presagio di una unità più grande».
Da qui nasce l’iniziativa proposta ieri di coinvolgere «quanti più movimenti e associazioni possibili che fanno riferimento all’antropologia cristiana» di sottoscrivere insieme un «manifesto per il diritto alla vita nel 70° della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo», il prossimo 10 dicembre2018. Pochi forse lo ricordano, infatti, ma nel solenne testo alle fondamenta delle Nazioni Unite si dice chiaro (articolo 3) che «ogni individuo ha diritto alla vita».
E allora, come non guadare con riconoscenza a questo variegatissimo pianeta dei Cav? L’arcivescovo di Lecce Michele Seccia dà voce alla loro passione etica e sociale ricordando che «ogni vita è chiamata a entrare nel mondo, non si fa da sé, e questo le dà una dignità che è nostro dovere difendere». Ma «la politica non sembra dare importanza alla famiglia», casa della vita, che invece «ha bisogno di sentirsi tutelata e sostenuta se si vuole aprire» a essa.
Le voci politiche opportunamente invitate dal MpV a prendere appunti sembrano per una volta convergere sullo stesso spartito. Saranno conseguenti? C’è chi come Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) enumera le molte iniziative per promuovere l’accoglienza di un figlio e la difesa della madre in difficoltà, e chi come la senatrice Tiziana Drago (M5s), già presidente del Forum delle associazioni familiari di Catania, presenta il suo Ddl «Più bimbi più futuro» che punta sul valore anche economico di ogni nascita. E se il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana (Lega) in un messaggio ringrazia il Movimento per «il valore e la passione» di ciò che fa «a tutela della natalità e della famiglia», a spiegare da dove si inizia è Carlo Casini, costretto all’assenza, che saluta tutti: «Prego ogni giorno perché nel MpV troviate l’amicizia, la condivisione, l’affetto che danno la forza di resistere e di andare avanti».
Francesco Ognibene Avvenire 10 novembre 2018
www.avvenire.it/attualita/pagine/la-sfida-dei-cav-un-modello-per-la-societ
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CENTRO GIOVANI COPPIE
Incontri 2018-2019. Un progetto che si chiama desiderio
“Il desiderio è una benzina così potente che non sai bene dove ti può portare. Nel senso che magari inizi quello che pensi sia un viaggetto, poi ti ritrovi sperduto in una grande avventura…” Davide Rondoni
Nell’antica Roma gli indovini che traevano auspici dalle stelle constatavano talvolta che il cielo era coperto e che non potevano osservarle e, dunque, fare il proprio mestiere. Di qui nasce la parola “desiderio”, in cui il “de-“privativo precede “sidera” (in latino, le stelle): “mancanza di stelle”. “Desiderio” indica dunque, anche etimologicamente, il sentimento di assenza di qualcosa che vorremmo e, insieme, la tensione a raggiungere ciò ci che manca.
Sempre nell’antica Roma, la parola “progetto” era semplicemente un participio passato, dal verbo “proicio”: voleva quindi dire “gettato avanti”, “lanciato”. Certo, da allora, la parola è venuta a significare ben di più e racchiude l’idea di “piano”, di “studio preparatorio”, di “calcolo” di qualcosa da realizzare: resta il fatto che il “progetto”, anche oggi, è qualcosa che “getta avanti” nel futuro una nostra intenzione.
Ecco allora che tra “desiderio” e “progetto” si profila una relazione interessante. Il fatto di desiderare resta confinato nel dominio delle emozioni o, nel migliore dei casi, dei sentimenti senza realizzazione concreta se ad esso non si accompagna una tensione progettuale capace di proiettare nel futuro un disegno che ne permetta la soddisfazione. Nello stesso tempo, un progetto che non abbia alla sua radice un desiderio vero e consapevole rischierà di ridursi ad un esercizio di volontà, magari nobile, ma alla lunga destinato ad esaurire la nostra volontà e la nostra motivazione a realizzarlo.
E’ questo l’orizzonte in cui si muove il ciclo di conferenze 2018-2019: come comporre nella coppia un equilibrio tra progetto e desiderio? Come interpretare nella vita di coppia il significato stesso di questi termini? Come discernere tra desiderio e desiderio, educandosi e educando ad un desiderare positivo ed evolutivo? Su queste e ad altre domande simili lavoreranno gli otto relatori che, tra ottobre 2018 e maggio 2019, esploreranno il tema proposto con voci diverse, come sempre alla ricerca della ricchezza di spunti di riflessione nella pluralità degli approcci e delle prospettive.
Gli incontri si tengono alle ore 21-23 nella Sala Matteo Ricci Piazza San Fedele, 4 Milano
8 novembre 2018 Analfabeti emotivi? Dare nome alle emozioni. dr Dante Ghezzi
29 novembre 2018 Desiderio di vita, progetto di coppia, sogno di Dio. Ina Siviglia, teologa psicoterapeuta
www.centrogiovanicoppiesanfedele.it
Registrazione di precedenti incontri
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Analfabeti emotivi? Dare nome alle emozioni Relatore: Dante Ghezzi, psicologo, psicoterapeuta.
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Non ti amo più. Che vuoi dire? Relatore: Silvano Petrosino, filosofo UCSC
www.centrogiovanicoppiesanfedele.it/category/registrazioni/conferenze-2018-2019
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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI FAMIGLIA
Newsletter CISF – N. 36, 7 novembre 2018
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Quanto basta. Quando la diversità non è un handicap. Uscito da pochi mesi, finalmente un film italiano godibile, semplice e commovente, una storia leggera e insieme intensa, che racconta una vicenda di diversità, l’incontro tra uno chef stellato in disgrazia e crisi esistenziale e un gruppo di ragazzi con disagio psichico, uno in particolare, complicato nelle relazioni interpersonali, ma baciato dal “dono dei sapori”. L’occasione per questa segnalazione è stata la visione del film, alla presenza e con il commento del regista Francesco Falaschi, durante il recente convegno Aiccef “Diverso da chi?” (Trevi, 27-28 ottobre 2018). Nella storia si incontrano molte fragilità, e spesso sono le persone meno performanti ad essere risorsa per quelle apparentemente più “autonome”. Una storia raccontata con intensità, ironia e speranza. Finalmente un prodotto cinematografico italiano capace di uscire da quello che sembra un dilemma insolubile di troppo cinema italiano: cinepanettone volgare, per ridere senza pensare, o cinismo pessimista, per convincersi sempre di più che il mondo va male e non si può fare niente? qui si sorride, si ride, si pensa, e si esce dicendo: “La vita può cambiare, e nella vita si può cambiare: basta tenere il cuore aperto”.(F.Belletti) www.youtube.com/watch?v=YY19le6wRCU
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Un pezzo di terra al terzo figlio. Tante idee non vuol dire buone idee. Un commento del Direttore Cisf (F.Belletti) sul sito di Famiglia Cristiana alla proposta di dare pezzi di terra incolta del Demanio alle famiglie che hanno un terzo figlio- “Lo strano caso della misura finanziaria per favorire la crescita demografica. Un cattivo esempio di come sia difficile mettere insieme obiettivi diversi e ottenere uno scopo positivo. Se si vuole promuovere la natalità non si può non passare dalla fiscalità generale, da un radicale intervento universalistico, che rende giustizia alle famiglie con figli”.
www.famigliacristiana.it/articolo/tante-idee-non-vuol-dire-buone-idee.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_07_11_2018
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Iffd – Onu. Towards an improved family stability. Supporting parents through education (Verso un miglioramento della stabilità della famiglia. Sostenere i genitori attraverso attività educative). Questo breve ma denso documento è proposto dall’IFFD (International Federation for Family Development), rete internazionale riconosciuta presso le Nazioni Unite di associazioni familiari e di enti che promuovono il family enrichment [arricchimento della famiglia] e le responsabilità educative dei genitori. http://iffd.org. In particolare il documento sottolinea che “l’approccio preventivo alle sfide sociali è in genere una strategia positiva ben documentata nelle politiche di lungo termine”.
http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf3618_allegato1.pdf
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Rare siblings. Un’iniziativa dell'”Osservatorio malattie rare” sui fratelli delle persone con malattie rare. “Il progetto “Rare Siblings” è un’iniziativa di comunicazione e sensibilizzazione dedicata ai fratelli e alle sorelle delle persone di ogni età affette da malattie rare, coloro che spesso non sono considerati né pazienti né caregiver ma che giocano comunque un ruolo fondamentale nella vita di chi ha una patologia rara. www.osservatoriomalattierare.it
Il progetto, reso possibile grazie al contributo non condizionato di Pfizer, parte da un’attività di storytelling e si snoda attraverso una survey per poi arrivare alla costruzione di laboratori di auto mutuo aiuto, il tutto in partnership con realtà associative quali Anfass Onlus e Comitato Siblings Onlus e con il supporto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, realtà da sempre vicina alle attività dell’Osservatorio Malattie Rare. Il progetto è stato presentato lunedì 5 novembre 2018 a Roma, in un convegno in sede istituzionale e alla presenza di diversi membri dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Rare”. Il progetto è promosso da Osservatorio Malattie Rare (O.Ma.R.), testata giornalistica on line focalizzata sulla tematica delle malattie rare e dei farmaci orfani, ad accesso interamente gratuito.
www.osservatoriomalattierare.it/attualita/13976-malattie-rare-o-ma-r-compie-8-anni-e-raggiunge-il-traguardo-dei-10-000-lettori-giornalieri
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Save the date
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Nord Domani in famiglia. Presentazione di alcuni scenari di un futuro ormai prossimo, Università degli Studi, Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali, Padova, 19 novembre 2018. newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf3618_allegato2.pdf
Uno, nessuno, 100 giga. Nuove tecnologie e nuovi strumenti educativi, intervento formativo (con crediti ECM per diverse professioni sociali), promosso da Gruppo Abele – Università della Strada e altri enti, Torino, 16-17 novembre 2018.
www.gruppoabele.org/wp-content/uploads/2018/10/1-Nessuno-100-Giga-BN-1.pdf
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CentroIl familiare assistente/family carer. Il diritto all’informazione per una partecipazione attiva, 3° giornata del familiare assistente, Municipio Roma 1 Centro – Consulta delle Persone con Disabilità, Roma, 14 novembre 2018.
newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf3618_allegato3.pdf
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La famiglia comunità della tenerezza di Dio. Ritiro di avvento per coppie con don Carlo Rocchetta, Santa Casa di Maria, Loreto (An), 30 novembre- 2 dicembre 2018.
http://delegazione.santuarioloreto.it/articolo.asp?idart=311&sezione=nw
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Sud Le politiche a sostegno delle famiglie e la sfida della denatalità. Prima conferenza regionale per la famiglia, Regione Puglia – Assessorato al Welfare, Dipartimento per la promozione della salute, del benessere sociale e dello sport, Bari, 22 – 23 novembre 2018.
http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf3618_allegato4.pdf
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Estero: Reframe!-swatar parish programme (Ridefinisci lo scenario! un programma della parrocchia di Swatar), ciclo di incontri su tematiche di bioetica promosso da Catholic Voices – Malta,
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(Malta), 2, 9, 16, 23 e 30 novembre 2018.
newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/newscisf3618_allegato5.pdf
Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx
Archivio http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/elenco-newsletter-cisf.aspx
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CENTRO ITALIANO DI SESSUOLOGIA
Corso di sessuologia clinica 2018-19 – Incontri patrocinati
Corso di formazione per la diagnosi, la consulenza e la terapia delle disfunzioni sessuali.
In collaborazione con il Servizio sessuologia clinica, dipartimento di psicologia dell’Università di Bologna
www.cisonline.net/wp-content/uploads/2017/06/Corso-Sessuologia-Clinica-Locandina-2018-19.pdf
Incontri patrocinati dal CIS
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15-17 novembre 2018 – 2° convegno nazionale Siru – Aci castello CT
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23 novembre 2018 – 1° convegno in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre istituita dall’assemblea delle nazioni unite – Modena;
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24 novembre 2018 – ci stai…o no? – Falconara marittima AN
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28 novembre 2018 – quando mio figlio mi ha detto di essere gay – Padova
www.cisonline.net/eventi
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CHIESA CATTOLICA
La scelta di Andrea che ha famiglia e fa il parroco
«Qui si respira aria di novità». Andrea Sartori lo ripete con uno stupore, più che con enfasi, perché quella che sta vivendo, in fondo, è una dimensione talmente insolita da richiedere prudenza. Andrea, 49 anni, è un parroco, ma non è un sacerdote. È un diacono. E vive in canonica insieme alla moglie Laura e ai loro quattro figli, di 20, 19, 17 e 11 anni.
Di mattina lavora in un ufficio del vicariato, dove si occupa di tutela dei dati personali. Poi stacca e si dedica alla missione pastorale nella chiesa di San Stanislao, dove in virtù del suo ruolo di diacono può celebrare battesimi, matrimoni e funerali, ma non può consacrare le ostie durante le celebrazioni liturgiche né confessare i fedeli. «Siamo qui da settembre — racconta Sartori — la gente all’inizio pensava che la parrocchia fosse stata penalizzata, ma poi è prevalsa la voglia di sperimentare questa nuova forma di comunità: le donne si sentono a proprio agio a confrontarsi con mia moglie, i ragazzi giocano al campetto con i miei figli».
Si tratta di un caso unico a Roma, rarissimo in tutta Italia: se ne registrano tracce sperimentali in Veneto e Alto Adige, più che altro per far fronte alla mancanza di preti. Trovarne uno nella diocesi del Papa suona come l’annuncio di una rivoluzione. «Un esperimento, semmai», puntualizza il diacono. In realtà, questa zona nella periferia sud, alle spalle di Cinecittà, conta appena seimila residenti ed è circondata da altre chiese che si potrebbero raggiungere a piedi.
Il cardinale vicario Angelo de Donatis, che domenica sarà qui a presiedere la messa, ne ha voluto fare quindi una sorta di avamposto della responsabilizzazione laicale nel cuore della città papale. «Qui attorno — spiega Sartori — ci sono palazzi popolari, molte famiglie povere chiedono aiuto alla chiesa e la nostra missione non è solo garantire un aiuto materiale, ma coinvolgere tutta la gente del posto a farsi carico di chi vive difficoltà quotidiane. Ci piace definirci una diaconia dell’ascolto: un’occasione per ciascun fedele di riscoprire il proprio posto».
Andrea Gualtieri La repubblica 2018
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/11/09/la-scelta-di-andrea-che-ha-famiglia-e-fa-il-parroco20.html?ref=search
Il clericalismo, ecco il nemico!
Non tutti ne morivano, ma tutti erano colpiti” (gli animali malati di peste – La Fontaine).
Non si tratta di tornare all’invettiva di Gambetta (ndr. “Le cléricalisme, voilà l’ennemi”, discorso del 4 maggio 1877), ma di avanzare con il nostra papa quando scrive: “Il clericalismo, favorito dagli stessi preti o dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che incoraggia e aiuta a perpetuare molti dei mali che denunciamo oggi”. Tre lettere recenti del nostro papa, una delle quali destinata “al popolo di Dio” mi hanno spinto a redigere questo testo (*). Cerco di proporre qui una riflessione teologica indicando alcune deviazioni sulle quali si basa il clericalismo. Due annotazioni preliminari:
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Questo articolo non è anticlericale. È contro il clericalismo che ha bisogno dei preti e dei laici, due categorie che non esistono l’una senza l’altra. Il comune denominatore di tutte le sfaccettature del clericalismo è una relazione diseguale tra preti e laici, essendo preti e laici co-responsabili se accettano liberamente questi rapporti “malsani” (evidentemente non si tratta di condannare le vittime, che invece subiscono la relazione!);
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Non si tratta neppure, qui, di focalizzarsi sugli abusi sessuali, anche se la rivelazione di questo scandalo mondiale è stata l’occasione delle recenti lettere di Francesco. Se ne occupano già in molti. Riconosciamo, con il nostro papa, che il clericalismo è stata una delle condizioni della loro esistenza, della loro diffusione e della loro impunità fino a tempi recenti. Ma il clericalismo ha ben altri effetti sulle intelligenze e le coscienze. “Non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente”, scrive Francesco.
Scriverò in successione: – dello sviamento del senso di certe espressioni; – di certi errori riguardanti il sacramento dell’ordine; – di certe deformazioni del ministero presbiterale.
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Il clericalismo attecchisce e si diffonde grazie a certe espressione utilizzate male o a torto. Una di queste espressioni è “alter Christus” e “in persona Christi” o la sua variante “in persona Christi capitis”, che, non tradotte, sono facilmente percepite da alcuni con un’aura di mistero, come una sorta di “trasfigurazione” che contribuisce, a torto, a sacralizzare il prete. Secondo l’origine etimologica, in riferimento al teatro greco antico, bisogna intendere “persona” come “ruolo”. Si tratta del ruolo che viene svolto dal prete nei sacramenti. Così, nelle assemblee eucaristiche, il prete fa, “in persona Christi”, il racconto dell’ultima cena e pronuncia le parole di Gesù, ma è Cristo che agisce attraverso il prete e non il prete che fa “apparire” Cristo. Questa rappresentazione non si applica agli atti e alle parole non sacramentali del prete. Nella vita religiosa corrente e per le attività profane, il parroco non incarna Cristo nella sua parrocchia, né il vescovo nella sua diocesi.
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Due errori riguardanti il sacramento dell’ordine
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Associazione tra l’ordinazione e un grado superiore di santità. L’associazione tra l’ordinazione e un grado superiore di santità è da tempo in molte menti. Non era raro sentir dire: “Si è fatto prete per salvarsi l’anima”! Nel decreto del Vaticano II sul ministero e la vita dei preti (Presbyterorum ordinis PO § 12), si legge un brano che può sembrare ambiguo. Infatti, comincia certo col ricordare che i preti, “già fin dalla consacrazione del battesimo, come tutti i fedeli, hanno ricevuto il segno e il dono di una vocazione e di una grazia così grande che, pur nell’umana debolezza possono tendere alla perfezione”. Ma aggiunge: “Dato che, nel modo che gli è proprio, tiene il posto di Cristo in persona, fruisce anche di una grazia speciale, in virtù della quale, mentre è al servizio della gente che gli è affidata e di tutto il popolo di Dio, egli può avvicinarsi più efficacemente alla perfezione di colui del quale è rappresentante”. Ma la grazia del sacramento dell’ordine è una grazia per altri. L’ordinazione non è un super-battesimo, che costituisce una classe di super-cristiani. I padri del Concilio Vaticano II lo esprimono fermamente: “Comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c’è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa” (Costituzione sulla Chiesa, Lumen gentium, LG § 32). Affermiamo quindi chiaramente che la santità non dipende dallo stato di ciascuno – celibe, sposato, vedovo, prete – ma dalla sua risposta personale alla grazia che è concessa a tutti, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati.
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L’ordinazione e i suoi limiti. Il battesimo è la sola e unica sorgente di tutte la vita cristiana. I sacramenti successivi all’iniziazione cristiana portano una “qualificazione” propria. L’ordine, come il matrimonio, consacrano speciali percorsi della comune vita battesimale e conferiscono a coloro che ricevono il sacramento un’attitudine nuova e un posto determinano nella comunità. Si tratta di una modifica del modo-di essere-agli altri, ma non una modificazione dell’essenza. Va detto ancora una volta: non ci sono superuomini! Francesco lo ricorda nella lettera al cardinal Ouellet: “La nostra consacrazione prima e fondamentale ha le sue radici nel nostro battesimo. Nessuno è stato battezzato prete né vescovo”. Eppure, Pio X descriveva, nella sua enciclica Vehementer nos (1906), la Chiesa come una “società per essenza ineguale comprendente due categorie di persone”. Proseguiva: “Queste categorie sono talmente distinte tra loro che solo nel corpo pastorale risiedono il diritto e l’autorità necessarie per promuovere e dirigere tutte le membra verso il fine della società; quanto alla moltitudine, essa non ha altro dovere che lasciarsi guidare e, docile gregge, seguire i suoi Pastori”, immagine ancora impressa in molte menti. È vero che i padri del Concilio Vaticano II hanno scritto: “Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico differiscono essenzialmente l’uno dall’altro” (LG § 10), ma essi enunciano anche fermamente l’uguale dignità di tutti i battezzati (§ 12). Sono i sacerdozi che differiscono essenzialmente, non i figli di Dio! Francesco insiste: “Ma […] questa affermazione dell’uguale dignità in seno alla Chiesa può provocare e giustificare […] sentimenti di indignazione, quando tale dignità, affermata in linea di principio, non appare onorata dall’istituzione, dal suo discorso, le sue regole, tradizioni, casuistica, ecc. riguardo alle aspirazioni che emergono legittimamente nelle coscienze e nelle comunità”.
È già in seminario che le deviazioni vengono messe in atto. I seminari hanno l’effetto di far entrare i seminaristi nello spirito di un ordo, un ordine costituito, che segue lo spirito di Pio X e che non può che ricordare l’Ancien Régime e i tre ordini. E questo stato d’animo si traduce facilmente in una monarchia clericale che ignora che molte questioni dovrebbero essere trattate nella sussidiarietà e nella collegialità (che include i laici). Perché certi vescovi mandano i loro postulanti in un “vivaio” fuori dalla loro diocesi, benché una parte degli studi venga dispensata nella loro stessa diocesi e permetta a dei laici di ottenere dei diplomi canonici? Molti sono i punti della vita delle parrocchie e delle diocesi che dovrebbero essere di competenza di tutti i battezzati, i quali dovrebbero poter svolgere compiti di responsabilità secondo le loro competenze, ma ne sono impediti dallo spirito di potere che prevale su quello di servizio in certi preti e laici “clericalizzati”! Al contrario, vale la pena di soffermarsi sull’iniziativa significativa ed esemplare di papa Francesco nel preparare i sinodi sulla famiglia e poi il sinodo sui giovani e sulla fede cristiana: contrariamente all’uso clericale, ha chiesto la partecipazione di tutti i battezzati alla preparazione del documento di lavoro dei padri sinodali! Una preparazione dal basso in alto! Non lo si era mai visto! La mediazione del prete non è assolutamente necessaria. È subordinata (a quella di Cristo), utile (se procede dalla misericordia del Padre), ma non indispensabile allo Spirito (che soffia dove vuole).
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Il prete è a servizio dei battezzati… ma, nella realtà, il potere sostituisce troppo spesso il servizio.
Nei vangeli, gli inviti di Gesù (parole e atti) al servizio e alla carità sono troppo numerosi per essere ricordati qui. Ma bisogna forse meditare sulla domanda che pone dopo aver lavato i piedi dei discepoli: “Capite quello che vi ho fatto?” (Gv 13,12b). Vi possiamo leggere sia un invito alla riflessione che uno sgomento di fronte alle resistenze umane. Francesco scrive: “Siamo chiamati a servire i laici, non a servirci di loro”. A proposito delle deviazioni da servizio a potere, osserviamo la realtà dei diritti dei fedeli nella Chiesa. Propongo solo due aspetti, a titolo esemplificativo.
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Il diritto di espressione. È un diritto esplicito nel diritto canonico (formulato nello stile specifico): “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi (i fedeli) hanno il diritto e anzi talvolta anche il dovere di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona” (Diritto canonico 212 § 3). E anche il canone 221, § 1 precisa che “compete ai fedeli rivendicare e difendere legittimamente i diritti di cui godono nella chiesa presso il foro ecclesiastico competente a norma del diritto”. Ad intra, l’espressione del cristiano porta ad evocare il sensus fidei. Può essere considerato, a livello personale, come una capacità di percepire la verità della fede, ricevuta dallo Spirito Santo che “introduce alla verità tutta intera”. A livello comunitario, benché il sensus fidei e l’opinione pubblica non siano della stessa natura, sono intimamente legati, ma non entriamo qui in questa distinzione. Lasciamo la questione aperta: vox populi vox Dei? Se il diritto di espressione dei fedeli nella Chiesa è riconosciuto, individualmente o in associazione, dove può essere esercitato? Esistono luoghi di espressione e di dibattito nella Chiesa? Purtroppo, in pratica, troppo spesso si constata che si ascoltano coloro che si è scelto di ascoltare, e si sente ciò che si ha voglia di sentire! È ciò che può succedere nei sinodi diocesani, che appaiono spesso come luoghi di riflessione e dialogo dei fedeli. Ma sono convocati dal vescovo come Consigli e su un tema da lui definito, ed è lui, alla fine, che redige e promulga i decreti del sinodo e li trasmette a Roma. Così non è raro che i partecipanti alle assemblee sinodali siano al contempo entusiasmati dall’iniziativa e frustrati dall’impossibilità di discutere di certe questioni o della loro omissione nel documento finale. Ad extra, e benché i preti e i vescovi non siano i portavoce di fedeli che non hanno partecipato per nulla alla loro nomina, i media cercano di più la parola della gerarchia clericale che quella dei fedeli che, in massima parte, ci si abituano e si rassegnano a questo dato di fatto. Quindi le dichiarazioni pubbliche dei laici che cercano di esprimere le loro differenze sono facilmente marginalizzate. Restano le reti sociali dove, come in altri ambiti, c’è di tutto, il meglio e il peggio.
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I diritti del lavoro. La Chiesa si è ampiamente espressa sul tema con una ricca e abbondante “dottrina sociale” riguardante il mondo del lavoro, i suoi ruoli, le sue regole… In pratica, all’interno delle istituzioni, delle organizzazione e delle comunità ecclesiali, com’è la situazione? Sono sempre più numerosi i laici che esercitano, nella maggior parte dei casi da volontari, ma a volte anche da dipendenti, funzioni diverse nelle istituzioni ecclesiali. Anche lì regna molto spesso il clericalismo, perché gli incarichi di responsabilità importanti vengono raramente affidati a laici, e questi ultimi restano comunque molto spesso in situazione di subordinazione rispetto al clero, indipendentemente dal loro grado di competenza e dalla natura religiosa o profana del compito. Inversamente, capita anche che dei laici si approprino di certe funzioni e non accettino che esse siano messe in discussione o possano essere interrotte. Più gravemente vengono perpetuati, in nome del “servizio alla Chiesa” molti abusi a spese di fedeli laici e/o di religiose: superamento degli orari di lavoro pattuiti, stipendi spesso scarsi, o addirittura inesistenti. Solo dal 1997 i vescovi francesi hanno adottato uno “statuto del personale laico della Chiesa di Francia”, seguito, a distanza di nove anni, dall’attuazione delle prime convenzioni collettive che hanno portato nel 2016 alla costituzione di un accordo di settore tra i rappresentanti dei datori di lavoro e dei sindacati. E proprio quest’anno, un articolo pubblicato il 1° marzo su L’Osservatore romano lanciava un allarme sul lavoro “(quasi) gratuito” delle suore a servizio di vescovi e di cardinali. Questi fatti non sono certo un’esclusiva romana. Fanno anch’essi parte del clericalismo a favore dei loro autori e/o beneficiari, dato che l’abuso di autorità genera uno sfruttamento che può divenire sordido.
In conclusione. Non possiamo che aderire in pensieri, parole ed atti alle ingiunzioni del nostro papa che scrive: “Tutto ciò che si fa per sradicare la cultura dell’abuso nelle nostre comunità senza la partecipazione attiva di tutti i membri della Chiesa non riesce a creare le dinamiche necessarie per ottenere una sana ed effettiva trasformazione”; “È impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del popolo di Dio” e ancora: “È l’ora dei laici, ma sembra che l’orologio si sia fermato!”. La Chiesa è “come un sacramento, […] un segno e un mezzo dell’intima unione con Dio e dell’unità del genere umano” (LG1). La Chiesa non è solo il mezzo, ma anche il messaggio stesso. E, come scrive Francesco: “La visibilità e la sacramentalità della Chiesa appartengono a tutto il popolo di Dio (cf LG nn 9-14), e non solo a pochi eletti e persone illuminate”. Francesco ci chiama ad una conversione radicale e ad una “rivoluzione” delle pratiche per tutti i cattolici, perché siamo tutti, più o meno, affetti dalla peste del clericalismo. Cinque secoli dopo la Riforma protestante, una nuovo Riforma è necessaria alle persone e alle istituzioni. Sarà possibile solo attraverso Chiese e comunità locali di cui bisogna riconoscere la diversità senza misconoscere l’universalità nella comunione. Francesco lo esprime in maniera lapidaria: “Non si possono dare direttive generali per organizzare il popolo di Dio all’interno della sua vita pubblica”. Questa nuova Riforma, non solo spirituale ma funzionale e istituzionale, sine qua non, dovrà basarsi sulla promozione della dignità dei battezzati, sulla loro formazione, la loro collaborazione responsabile. Il sacerdozio ministeriale, a tutti i livelli della gerarchia clericale, svolgerà allora la sua missione presso i fedeli laici attraverso il servizio essenziale della comunione e l’unità nella diversità. Se la Chiesa di Cristo “sussiste” effettivamente nella Chiesa cattolica (cf. LG 8), essa dovrà mostrarlo nei fatti e nella riforma delle sue istituzioni. Altrimenti, questa Chiesa cattolica romana, sempre più discreditata, sarà sempre più abbandonata dai fedeli di Cristo, il suo annuncio e la sua partecipazione all’avvento del Regno non saranno più credibili e rischiano fortemente di passare ancor di più da altri canali.
* Lettera del papa al cardinale Ouellet, 19-03-2016
Lettre envoyée par le saint père aux catholiques chiliens 31/05/2018
Lettera di papa Francesco al popolo di Dio, 20-08-2018
Bernard Paillot, “www.baptises.fr” 25 e 28 ottobre 2018 (traduzione: www.finesettimana.org)
www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage?tipo=numaut8784
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CONSULENZA ALLA FAMIGLIA
Genitori si diventa: provare per credere…
L’associazione “Il Melograno” gestisce un progetto gratuito per aiutare le neo-mamme con i figli nei primi mesi di vita e, il 22 novembre 2018, offre a Viterbo il seminario gratuito sull’approccio armonico e responsabile alla paternità: Nuovi padri o vecchi padri, o semplicemente padri?, con relatore lo psicologo e psicoterapeuta Gianluca Lisco.
Verrà illustrato il come e il perché la paternità sia da considerarsi oggi un processo in continuo divenire che attraversa diverse fasi e, parallelamente al figlio o alla figlia, matura una crescita e una trasformazione importante anche per i padri. Questi ultimi sono chiamati ad accompagnare la graduale autonomizzazione ed indipendenza dei figli e, con le madri, ad amarli ed educarli paritariamente in coppia.
“Così come non esiste il genitore perfetto – afferma il dott. Lisco – non è possibile inseguire il padre perfetto ma è più utile osservare come le esperienze di figlio condizionano i comportamenti del padre di oggi e come la paternità possa diventare un’occasione unica di crescita personale e trasformazione”.
L’Associazione che propone l’iniziativa, che è riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali come ente di “evidente funzione sociale” (leggi n. 438/1998 e 476/1987), rappresenta da anni un vero e proprio punto di riferimento nel settore e, soprattutto, per le donne che desiderano vivere la loro maternità e il parto con serenità e senza paure, ricevendo da operatori specializzati tutte le informazioni e gli strumenti utili per trovare sicurezza e fiducia nelle proprie capacità.
Fra i progetti recentemente gestiti da “Il Melograno” c’è Con te mamma, finanziato dall’Assessorato politiche sociali, sport e sicurezza della Regione Lazio e pensato come un accompagnamento “leggero” per le madri al rientro a casa dopo il parto. Il ritorno dopo l’ospedale con il proprio piccolo appena nato da parte di una donna, infatti, oltre a grandi emozioni e gioia, può anche suscitare alcune imprevedibili insidie e difficoltà personali, relazionali e gestionali (non ultima la c.d. depressione post partum). Tramite una serie di “visite domiciliari” (home visiting) da parte di operatrici dell’Associazione, formate ad hoc per offrire ascolto, condivisione e aiuto nel periodo più delicato e difficile per i neo-genitori, viene offerto alle neo-mamme un sostegno che le accompagna e le aiuta con la professionalità specifica di psicologhe, ostetriche ed educatrici.
www.melogranoroma.org
Per avere un’idea del progetto, completamente gratuito e destinato a residenti nelle province di Rieti, Viterbo e Roma (escluso quindi il Comune di Roma Capitale), è disponibile un breve video promozionale della durata di un minuto e mezzo che può essere visionato: www.youtube.com/watch?v=jYtd6XWYzlg Giuseppe Brienza il populista http://www.ilpopulista.it/
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CONSULTORI FAMILIARI ISPIRAZIONE CRISTIANA
40° anniversario dei Consultori marchigiani.
Il 10 e l’11 novembre a San Benedetto del Tronto si è celebrato il 40° anniversario dei Consultori marchigiani. Riportiamo l’omelia del vescovo di San Benedetto del Tronto, mons. Carlo Bresciani.
www.cfc-italia.it/cfc/index.php/2-non-categorizzato/436-40-anniversario-dei-consultori-marchigiani
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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM
Rimini. Progetto di ricerca di Family Focus sul tema della genitorialità
Il Comune di Rimini patrocina un progetto di ricerca di Family Focus sul tema della genitorialità, con lo scopo di rilevare e comprendere meglio i bisogni, le problematiche reali e le esigenze dei genitori.
Il progetto è realizzato in collaborazione con Associazione L’Arco e Consultorio Familiare Ucipem Rimini, con il Patrocinio di Provincia di Rimini e la sponsorizzazione di Banca Malatestiana – Rimini.
www.centrostorico.gov.it/wordpress2
Termoli. Centro di aiuto alla famiglia “Amoris Lætitia”
Nella nuova sede il 3 settembre 2018 si è riaperto il Centro di aiuto alla famiglia nella nuova sede in Piazza Sant’Antonio n. 4. Il 10 novembre è stato ammesso all’UCIPEM.
I servizi offerti dal Centro di aiuto alla famiglia “Amoris Lætitia” della Diocesi di Termoli-Larino propongono momenti di formazione e incontri di approfondimento curati da esperti e professionisti. È questo l’obiettivo di due iniziative promosse dall’equipe del centro diocesano che si svolgeranno nel corso dell’anno pastorale 2018/2019. “L’obiettivo – spiega il direttore del Centro di aiuto alla famiglia, don Gianfranco Lalli – è quello di condividere un percorso che si apre al territorio, alle attese e alle problematiche delle esperienze quotidiane che ci si trova ad affrontare da genitori, coppie e singoli”.
La prima proposta è quella del “Sabato formativo” con otto appuntamenti in programma alla fine di ogni mese e dedicati a un Percorso sulla genitorialità a cura delle psicologhe dell’Università Salesiana di Massa, Marina Piccolo e Patrizia Moretti. Si è partiti con “Diventare genitori: una sfida quotidiana” per poi continuare con altri temi seguendo una metodologia di ascolto, confronto ed esperienza che abbraccia l’essere genitori nel suo insieme. La seconda riguarda un Percorso sulla conoscenza di sé ed è a cura del Consultorio Ucipem di Pescara. In questo caso gli incontri mirano a “favorire la capacità di auto-ascolto, l’esplorazione di sé e del proprio mondo interiore, per acquisire maggiore consapevolezza di ciò che siamo”. Attraverso esercitazioni tecnico-pratiche, si vuole favorire lo sviluppo e l’integrazione di abilità comunicative e di ascolto, utili a migliorare la relazione con l’altro sia in ambito professionale che personale. Il percorso mira a favorire la capacità di auto-ascolto, l’esplorazione di sé e del proprio mondo interiore, per acquisire maggiore consapevolezza di ciò che siamo.
“Si cerca di valorizzare queste occasioni per offrire anche degli strumenti che accompagnano l’educazione dei figli lungo un percorso non semplice che parte dalla relazione di attaccamento ai più piccoli, si sviluppa nella crescita fino a coinvolgere i temi dell’affettività e della sessualità. Non si nasce genitori ma si impara ad esserlo. Questo percorso armonico e condiviso comprende, inoltre, anche due momenti relativi all’affido familiare per l’accoglienza temporanea. – continua don Gianfranco Lalli – ‘altra proposta, a numero limitato, si concentra, invece, sulla singola persona e vuole favorire un dialogo introspettivo per far emergere capacità e scoprire il proprio mondo interiore al fine di far maturare una maggiore consapevolezza del benessere di una persona che si pone in relazione con gli altri e mondo esterno creando anche positive dinamiche di gruppo. Come centro diocesano, d’intesa con il vescovo, Gianfranco De Luca, sosteniamo questi percorsi e invitiamo tutti a visitare la sede anche per chiedere informazioni sulle attività e i servizi offerti al territorio”.
www.primonumero.it/2018/09/aiuto-alla-famiglia-attivi-due-percorsi-sulla-genitorialita-e-conoscenza-di-se/1530527409
http://www.centroaiutoallafamiglia.it/centro/aree
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DALLA NAVATA
XXXII Domenica del Tempo ordinario- Anno B – 11 novembre 2018
1Re 17.16. Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Salmo 145.8 Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri
Ebrei 09. 24. Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore.
Marco ..12. 44. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»
L’amore in perdita, senza calcoli, della vedova povera
Il brano è costruito come una contrapposizione tra gli scribi, i teologi ufficiali potenti e temuti, e una donna senza nome, vedova e povera, senza difese e senza parole, che però detta la melodia del vivere, maestra di fede. Donna nel bisogno, e per questo porta di Dio, breccia per il suo intervento. Nella Bibbia, vedove, orfani e stranieri, compongono la triade dei senza difesa. E allora è Dio che interviene prendendo le loro difese, entrando negli interstizi del dolore.
Gesù ha sempre mostrato una predilezione particolare per le donne sole. Al tempio, questa maestra senza parole, che non ha titolo per insegnare, che ha solo la fede e la sapienza del vivere che sa di pane e di lacrime, raccolta tra le pieghe dolenti della vita, scalza dal pulpito i sacerdoti, dalla cattedra i teologi, per una lezione fondamentale: abitare il mondo non secondo il criterio della quantità, ma del cuore.
Venuta una vedova, povera, gettò in offerta due spiccioli. Gesù se n’è accorto, unico; osserva e nota i due centesimi: sono due, è importante notarlo, poteva tenersene uno e dare l’altro. Gesù vede che la donna dà tutto, osserva il suo gesto totale. Allora chiama a sé i discepoli, per un insegnamento non morale ma rivelativo. Accade qualcosa d’importante: Questa povera vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Lo stupore per quel gesto nasce dall’aver intuito un di più, uno scialo, uno sciupìo di cuore, un eccesso che esce dal calcolo e dalla logica.
Lo stupore scombina il circolo della polemica, suggerendo che c’è anche dell’altro da guardare, molto altro oltre le ricche offerte dei ricchi. Lo sguardo di Gesù mette a fuoco i dettagli: il divino si cela in un gesto di donna, l’annuncio si nasconde nel dettaglio di due centesimi. Piccole cose che non annullano il duro scontro in atto, ma indicano la possibilità, la strada di una religione dove non tutto sia calcolo, che suggeriscono una possibilità: si può amare senza misura, amare per primi, amare in perdita, amare senza contraccambio. Il Vangelo ama l’economia della piccolezza: non è la quantità che conta, ma l’investimento di vita che metti in ciò che fai. Le parole originarie di Marco qui sono bellissime: gettò intera la sua vita. Che risultati concreti portano i due centesimi della vedova? Nessun risultato, nessun effetto per le belle pietre e le grandi costruzioni del tempio. Ma quella donna ha messo in circuito nelle vene del mondo molto cuore e molta vita.
La santità? Piccoli gesti pieni di cuore. Ed è così, perché ogni gesto umano compiuto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio. Ogni atto umano “totale” contiene in sé e consegna qualcosa di divino.
Padre Ermes Ronchi Oms
www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=44361
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DEMOGRAFIA
Più strumenti per i giovani, sistema fiscale meno svantaggioso e armonizzare rapporto famiglia-lavoro
“Più strumenti ai giovani per mettere su famiglia; un sistema fiscale meno svantaggioso per le famiglie con figli; misure per armonizzare il rapporto tra famiglia e lavoro. Così le nascite possono tornare a essere un bene collettivo per il nostro Paese”. Lo scrive Alessandro Rosina, demografo e direttore del Dipartimento di Scienze statistiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel numero di settembre-ottobre di “Vita e pensiero”, bimestrale culturale dell’ateneo, anticipato al Sir. Quantificando il crollo demografico negli ultimi anni, Rosina afferma che “quando la natalità rimane a lungo bassa, come nel caso italiano, va a erodere anche la base delle ‘potenziali madri’”.
“Negli anni più acuti della crisi economica il tasso di fecondità è diminuito da 1,47 a 1,34, ma ora che la recessione è finita, anziché a una forte ripresa della propensione a fare figli stiamo assistendo a una stabilizzazione sui livelli bassi a cui la crisi ci aveva portato”, sottolinea l’esperto. In sostanza, questo dato preoccupa perché “se le coppie che nel lungo periodo di crisi hanno congelato le proprie scelte di allargamento della famiglia non recuperano in questi anni – segnala Rosina -, rischiano di veder definitivamente trasformarsi il rinvio in rinuncia”. Secondo il demografo, “per consentire un recupero in grado di spingere al rialzo la natalità nazionale nei prossimi anni, è necessario agire sul brevissimo periodo investendo, però, nel contempo in modo solido su misure di medio periodo”. “Serve, infatti, subito un segnale di maggiore attenzione e sostegno da parte delle politiche pubbliche”. Quelle indicate sono “misure incisive, organiche e con prospettiva di consolidarsi nel tempo”. Il riferimento è non solo ad “aiuti monetari occasionali, ma anche a misure in grado di favorire cambiamenti culturali dentro e fuori alla famiglia, come il potenziamento del congedo di paternità”.
Agenzia SIR 10 novembre 2018
http://m.agensir.it/quotidiano/2018/11/10/crisi-demografica-rosina-demografo-piu-strumenti-per-i-giovani-sistema-fiscale-meno-svantaggioso-e-armonizzare-rapporto-famiglia-lavoro
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ENTI TERZO SETTORE
Gli enti non profit (e le imprese sociali) e l’organo di controllo interno – D. Lgs. n. 117/3.7.2017
Codice Terzo Settore www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/2/17G00128/sg
Tra le modifiche statutarie che gli enti non profit sono chiamati ad approvare entro il 3 agosto 2019, a seguito delle previsioni contenute nel decreto correttivo (D. Lgs. 105, 3 agosto2018), rientrano anche quelle relative all’organo di controllo. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/09/10/18G00131/sg
Il primo aspetto da considerare è quello relativo alla tipologia e alla dimensione dell’ente. Infatti, mentre per le fondazioni la nomina dell’organo di controllo interno è sempre obbligatoria, anche a prescindere dalle dimensioni, nelle associazioni la nomina varia proprio a seconda delle dimensioni. Per i sodalizi, siano essi riconosciuti ovvero non riconosciuti, l’obbligo della nomina dell’organo di controllo scatta soltanto se le associazioni hanno superato per due esercizi consecutivi almeno due dei tre parametri di cui all’art. 30, Codice Terzo Settore
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Attivo dello stato patrimoniale superiore ai 110 mila euro;
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Entrate superiori a 220 mila euro;
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Dipendenti occupati in media durante l’esercizio superiori a 5 unità
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Ovvero che abbiano costituito patrimoni destinati ad uno specifico affare ex art. 10 CTS.
Si precisa che al ricorrere di questi presupposti scatterà l’obbligo di nominare anche un revisore legale, che rimane invece facoltativo per tutti gli enti minori, comprese le fondazioni, così come previsto dall’art. 31 CTS.
Come deve essere composto l’organo di controllo e quali funzioni deve svolgere? Si tratta di una libera scelta che spetta ai singoli enti del terzo settore operare: essi potranno, pertanto, come già avviene ora, optare per una composizione monocratica oppure collegiale. Allo stesso organo, gli enti potranno anche decidere di affidare le funzioni della revisione legale. La scelta sulla composizione dipenderà in larga misura dai costi che l’ente è in grado di sostenere.
Si rammenta che un componente dell’organo (collegiale ovvero monocratico) deve appartenere ad una delle categorie professionali previste dall’art. 2397 c.c. (revisore legale, commercialista, avvocato, consulente del lavoro, professore in materie economiche o giuridiche). Gli enti di grandi dimensioni – come anticipato sopra – potranno decidere se affidare all’organo di controllo anche le funzioni della revisione legale dei conti. In quest’ultimo caso, allora, i componenti dell’organo di controllo dovranno essere tutti in possesso dei requisiti che abilitano alla professione dei revisori legali (iscrizione nel registro dei revisori legali).
Interessante notare che il CTS ha confermato che nell’organo di controllo possono trovare collocazione anche gli associati dell’ente di terzo settore, fermo restando il rispetto dei requisiti di onorabilità e indipendenza di cui all’art. 2399 c.c. Anche al fine di assicurare un certo livello di indipendenza, nel caso di presenza di associati nell’organo di controllo, sarebbe auspicabile che la revisione legale dei conti fosse affidata ad un soggetto terzo.
Da ultimo, si rammenta che una disciplina parzialmente diversa è prevista per le imprese sociali. Non risulta, infatti, superfluo ricordare che, sebbene ricomprese nel novero degli enti del terzo settore, le imprese sociali seguono la disciplina ad esse riservata dal d. lgs. n. 112/2017. Alla stregua delle fondazioni, le imprese sociali sono sempre tenute a nominare l’organo di controllo interno, indipendentemente dalle dimensioni dell’organizzazione. A differenza degli altri enti non profit, tutti i componenti dell’organo di controllo delle imprese sociali – proprio in ragione della loro spiccata vocazione imprenditoriale – devono essere espressione delle categorie di cui all’art. 2397 c.c.
A differenza degli altri enti non profit, nelle imprese sociali l’obbligo della revisione legale dei conti scatta quando l’impresa superi per due esercizi consecutivi due dei tre limiti previsti dall’art. 2435-bis c.c.: attivo dello stato patrimoniale superiore ai 4,4 milioni di euro; ricavi superiori a 8,8 milioni di euro; dipendenti occupati in media durante l’esercizio superiori a 50 unità.
Pur considerando le diverse dimensioni previste dalla riforma, rimane indubbio che quest’ultima abbia inteso delineare un sistema di controlli contabili e organizzativi precisi e puntuali, di certo aumentando il costo per gli enti del terzo settore, ma, al contempo, aumentandone anche la capacità di rendicontazione sociale (oltre che contabile), condizione che non può che incrementare il loro grado di reputazione nei confronti dei diversi portatori di interesse.
Alceste Santuari Persona & Danno 5 novembre 2018
www.personaedanno.it/articolo/gli-enti-non-profit-e-le-imprese-sociali-e-l-organo-di-controllo-interno-d-lgs-n-117-17
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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI
De Palo: “bene Casellati, natalità resta al centro del destino del paese”
“I dati che la Presidente del Senato ha ricordato oggi sono gli stessi che il Forum delle Associazioni Familiari denuncia da anni a intervalli regolari, così come l’allarme sul patto tra generazioni che non esiste più: tutto questo rappresenta un enorme rischio per il prossimo futuro del nostro Paese”: così il Presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, Gigi De Palo, commentando il messaggio inviato dalla senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati in occasione del convegno ‘Diventare mamme a lavoro’, tenutosi oggi alla clinica ‘Mangiagalli’ di Milano.
“Nessuno meglio di una donna può comprendere che cosa voglia dire desiderare di avere un figlio e non sentire intorno a sé – nella società, sul posto di lavoro, ma anche nelle pieghe della cultura e nei messaggi del marketing e dei mass media – l’ambiente adatto per trasformare questo sogno in realtà. Eppure, la natalità era e resta il centro focale del destino della nostra comunità nazionale, come bene ha sottolineato Casellati. Per questo, il Forum Famiglie ha proposto a tutti gli schieramenti politici di appoggiare il proprio Patto per la Natalità, che contempla poche azioni concrete, tra cui la conciliazione lavoro-famiglia, un fisco più equo, incentivi strutturali alla genitorialità: l’unica soluzione per tentare d’invertire la rotta e restituire speranza alle famiglie. C’è un’occasione imperdibile a portata di mano della politica per trasformare gli auspici della seconda carica dello Stato in realtà: la prossima Legge di Bilancio. Che cosa stiamo aspettando?”, conclude De Palo
Comunicato stampa 6 novembre 2018
www.forumfamiglie.org/2018/11/06/famiglia-de-palo-bene-casellati-natalita-resta-al-centro-del-destino-del-paese
Vincenzo Bassi eletto vicepresidente Fafce. De Palo, “frutti di un lavoro di squadra”
L’avvocato Vincenzo Bassi è stato appena eletto vicepresidente della FAFCE, la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa. Bassi, attualmente, è anche membro del Consiglio del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, con delega agli Affari Giuridici. “Svolgerò quest’incarico con spirito di servizio”, sottolinea il neo-vicepresidente da Bruxelles, sede della Federazione. “Un compito come questo per me è un’ulteriore responsabilità. Comunque non mi sento preoccupato, ho il supporto della mia famiglia e del Forum. M’impegnerò a far sì che si parli ancor più della bellezza della famiglia e del suo ruolo essenziale per il bene comune della società. Aiuterò perciò la Fafce a promuoverla e raccontarla come risorsa che vuole assumersi responsabilità senza essere ostacolata”, aggiunge Bassi.
“L’elezione di Vincenzo Bassi è frutto di un grande lavoro di squadra. In questo modo, auspichiamo che si possa costruire un Paese sempre più a misura di famiglia. Da tutto il Forum auguri sinceri di buon lavoro”, è il commento del Presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, Gigi De Palo.
Comunicato stampa 7 novembre 2018
www.forumfamiglie.org/2018/11/07/vincenzo-bassi-eletto-vicepresidente-fafce-de-palo-frutti-di-un-lavoro-di-squadra
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GOVERNO
Legge di Bilancio: Famiglia, disabilità, povertà, Terzo settore
http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.1334.18PDL0034640.pdf
Ci sono 100 milioni annui aggiuntivi per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 per il fondo per le politiche familiari, altrettanti per il Fondo Non Autosufficienza e 120 milioni per le politiche sociali. Introvabile il “dopo di noi”, ma dal ministero rassicurano: «confermato lo stanziamento in essere». Il Fondo per il Reddito di Cittadinanza non svuota tutto il Fondo Povertà. Male il Servizio civile e la Cooperazione allo sviluppo
«Si prevede l’istituzione nel bilancio dello Stato di un fondo, con una dotazione di 9 miliardi annui dal 2019, in parte finanziata mediante riduzione del fondo per la lotta alla povertà, finalizzato all’introduzione delle pensioni di cittadinanza e del reddito di cittadinanza, al contrasto della disuguaglianza e l’esclusione sociale e al potenziamento dei centri per l’impiego. Un ulteriore fondo, con una dotazione di 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi a decorrere dal 2020, è destinato a finanziare l’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato. In ambito sociale sono inoltre rifinanziati il fondo per le non autosufficienze (0,1 miliardi annui dal 2019), quello per le politiche sociali (0,12 miliardi annui dal 2019) e quello per le politiche per la famiglia (0,1 miliardi annui dal 2019)». Così si legge nella relazione illustrativa del Disegno di legge 1334, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (tomo I, pagina 7).
I dati si possono ritrovare interpellando il pdf del disegno di legge, sia nel tomo I,
http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.1334.18PDL0034640.pdf
sia nel tomo III (dettaglio delle previsioni di spesa per i singoli ministeri).
pag. 209 http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.1334.18PDL0034660.pdf
Utilissimo, per un confronto storico, anche il nuovo sito realizzato da Anci e Cittalia, Fondi Welfare.
www.cittalia.it/fondiwelfare
Le note più rilevanti sono quei 100 milioni annui aggiuntivi per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 per il Fondo per le politiche familiari, altrettanti per il Fondo Non Autosufficienza e 120 milioni per il Fondo per le politiche sociali. Da segnalare lo stanziamento fin dalla prima versione della Manovra (negli anni passati si era provveduto con emendamenti) di un contributo alle regioni per il trasporto degli alunni con disabilità, confermando per ciascuno dei tre anni in oggetto i 75 milioni che erano stati stanziati per il 2018 dal precedente Governo. Nuovo anche lo stanziamento aggiuntivo di 5 milioni di euro a decorrere dal 2021 per i caregiver familiari, che si aggiungono ai 20 milioni annui già stanziati nella legge di bilancio dello scorso anno per il triennio 2018/2020: un segnale che fa ben sperare per una rapida approvazione di una legge ad hoc. Per il resto si lima un po’ ovunque (in allegato una tabella riepilogativa), compresa l’attuazione delle novità collegate alla riforma del Terzo settore.
«Ulteriori misure sia in tema di famiglia che di disabilità saranno previste nel corso dell’esame parlamentare, utilizzando le apposite risorse stanziate nel Ddl stesso», fanno sapere dal Ministero per la Famiglia e la Disabilità, citando in particolare i 185 milioni per il 2019 e 430 milioni dal 2020 previsti all’articolo 55 nel Fondo per l’attuazione del programma di governo e i 250 milioni per il 2019 che salgono a 400 dal 2020 del Fondo per le esigenze indifferibili. Il Ministero conferma poi che pensioni di cittadinanza e reddito di cittadinanza saranno realizzati «tenendo conto della situazione dei nuclei familiari, anche in riferimento al numero dei figli» e che per e pensioni di cittadinanza «si terrà conto dell’esigenza di elevare le pensioni di inabilità».
Roberto Speziale, presidente di Anffas, fa notare come «nel testo della Manovra non compare per nulla la voce relativa al Fondo per la legge 112/2016 sul dopo di noi. Ci sono state rassicurazioni da parte del Ministero, ma speriamo che ciò si traduca in atti concreti in fase parlamentare». Una spiegazione parrebbe essere legata al fatto che il fondo va ripartito ora tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero per la Famiglia e la Disabilità: riparto non ancora avvenuto. Anche a Vita.it il Ministero tuttavia ha confermato per il “dopo di noi” «lo stanziamento in essere»: il Fondo (strutturale, lo ricordiamo) per il 2019 dovrebbe essere pertanto di 51,1 milioni (l’anno scorso ci fu un taglio di 5 milioni per ciascuno degli anni 2018 e 2019 rispetto allo stanziamento previsto di 56,1 milioni, che torna tale dal 2020) benché il Governo attuale a settembre si fosse impegnato a reintegrarlo entro l’anno. «La Legge di Bilancio si chiude a dicembre, questo è uno dei temi aperti», notano al Ministero, aggiungendo che a breve sarà attivato un tavolo tecnico dedicato alla legge 112/2016.
Una piccola sorpresa arriva dall’articolo 21 del Disegno di legge 1334, che non “svuota” completamente il Fondo contro la povertà in favore del Reddito di Cittadinanza, lasciandovi 347 milioni per il 2019, 587 milioni per il 2020 e 615 per il 2021. «È un aspetto da chiarire, nella Manovra non c’è scritto che quelle risorse resteranno ai Comuni per il potenziamento dei servizi sociali, ma ovviamente è quello che presumiamo e che ci auguriamo, chiederemo chiarimenti per via emendativa», afferma Luca Pacini, responsabile dell’Area Welfare e Immigrazione di ANCI.
Male invece il Servizio civile: la Legge di Bilancio taglia del 3% i fondi. Ammonta a 4,1 milioni di euro la quota per il 2019 che il governo ha decurtato dai fondi ordinari stabiliti dal precedente esecutivo. A conti fatti si tratta di una diminuzione di circa 5mila partenze che si aggiungono alle circa 22mila in meno che si prospettano comparando la diminuzione complessiva di fondi. Deludente anche le previsioni per la cooperazione allo sviluppo: per Nino Sergi «la lettura delle tabelle del Tomo III del disegno di legge (Ddl) di bilancio sembra non lasciare dubbi, non vi è alcuna progressione degli stanziamenti, alcun adeguamento alla media europea, alcun cambiamento di marcia, come se la Nota di aggiornamento del Def di un mese fa non fosse mai esistita. L’impegno complessivo dell’Aps italiano rimarrà nel 2019 sostanzialmente flat, piatto, lontano dal programmato 0,33% e con la probabilità di perdere punti rispetto allo 0,30% del 2018»
Sara De Carli vita.it 08 novembre 2018
www.vita.it/it/article/2018/11/08/famiglia-disabilita-poverta-terzo-settore-cosa-prevede-la-legge-di-bil/149639
Fontana: congedo di paternità prorogato e 960 milioni promessi per gli asili nido
Il ministro per la famiglia e le disabilità, Lorenzo Fontana, oggi pomeriggio nell’Aula del Senato, rispondendo a un’interrogazione di Edoardo Patriarca (PD) ha fatto il punto sulle misure in favore della famiglia di cui si è parlato in queste settimane. Tante le promesse e le dichiarazioni, dagli asili gratuiti all’innalzamento delle indennità di maternità, dalle agevolazioni per il rimborso delle baby sitter a misure di conciliazione tra lavoro e vita familiare fino all’IVA a zero per i prodotti neonatali e per l’infanzia.
«Con molta pacatezza le chiedo cosa intende proporre nella prossima legge di bilancio e nei prossimi decreti», ha detto Patriarca. «Le domando ancora, signor Ministro, cosa intende fare a proposito del welfare aziendale, che vuol dire attivare misure di conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare. Le chiedo ancora, signor Ministro, cosa immagina di fare per il rilancio delle adozioni». Ecco quindi il punto del ministro. Sulle adozioni, nessuna risposta.
Politiche per la famiglia. «In legge di bilancio siamo riusciti a ottenere, per la famiglia, 300 milioni di euro per il triennio 2019-2021 e ulteriori 100 milioni di euro per ogni anno successivo. Anticipo che intendo stanziare questi fondi prioritariamente per il welfare aziendale, per sostenere le aziende che fanno investimenti pro famiglia e pro natalità. A questo riguardo ho aperto anche un tavolo tecnico, nel quale si lavora sulle migliori esperienze già in atto». «Ricordo poi – ha aggiunto più avanti il ministro – che il reddito di cittadinanza è una misura anch’essa rivolta a supporto delle famiglie in situazione di disagio».
Non autosufficienza. «In bilancio è inoltre previsto, tra le altre cose, un incremento di 120 milioni di euro all’anno per le politiche sociali e di 100 milioni di euro – a regime – sul fondo per le non autosufficienze, che passa così da 450 milioni di euro l’anno a circa 550 milioni di euro all’anno. Ricordo che il tema delle non autosufficienze e della presa in carico è strettamente connesso ai temi familiari».
Asili nido. «Riguardo alle misure per gli asili nido, saranno stanziati 960 milioni di euro nel prossimo triennio e stiamo lavorando per rendere la misura realmente efficace e fruibile, nonché per garantirne – laddove possibile – un incremento del 50 per cento. Possiamo, quindi, affermare che l’investimento complessivo in bilancio per la famiglia supera, ormai, il miliardo di euro. Ma ovviamente vogliamo fare ancora di più».
Tutela maternità. «Proporrò misure volte a garantire una maggiore flessibilità nella fruizione del congedo di maternità, sia con riguardo al limite di età del figlio entro il quale è possibile ottenere il congedo, sia con riguardo al trattamento economico percepito. In particolare, intendo innalzare fino a sedici anni – rispetto agli attuali dodici vigenti – l’età del figlio entro la quale al genitore è consentito di accedere al congedo; proporrò una flessibilità in contrazione e su base volontaria, concedendo alla madre che lo richiede la possibilità di usufruire di un congedo di tre mesi con indennità al 60 per cento della retribuzione, in alternativa agli attuali sei mesi al 30 per cento dello stipendio; prevedrò, poi, ulteriori misure di conciliazione vita-lavoro come la facoltà di rendere ulteriormente flessibile il congedo di maternità; interverrò, inoltre, oltre che sulle misure relative alle assistenti materne, anche a favore della promozione del lavoro agile, dando priorità alle richieste di esecuzione di tale tipologia di lavoro alle lavoratrici nei tre anni successivi al periodo di fruizione del congedo di maternità, nonché a quelle con figli in situazione di disabilità». Inoltre «in adesione anche ad alcuni ordini del giorno accolti dal Governo, prorogheremo il congedo di paternità obbligatorio anche per l’anno 2019».
Iva agevolata prodotti prima infanzia. «È in fase di approfondimento, per valutarne la compatibilità finanziaria dell’IVA a zero, o comunque agevolata per chi deve usufruire di prodotti per la prima infanzia».
Nel corso della seduta, il senatore Pd Davide Faraone è intervenuto duramente sulle parole di Rocco Casalino nei confronti delle persone Down, esprimendo «disapprovazione e sdegno» per il silenzio del ministro Fontana, lo stesso silenzio che c’era stato «nei confronti di Beppe Grillo quando aveva attaccato, insultato, offeso le persone autistiche» pochi giorni fa. «Oggi guardavo le agenzie con ansia cercando una sua dichiarazione che dicesse qualcosa nei confronti di uno che è portavoce del Presidente del Consiglio: non è un passante, ma il portavoce del Presidente del Consiglio, quindi è pagato dallo Stato; sta lì ed ha insultato le persone disabili e i ragazzi Down in particolare. Noi ci aspettiamo da lei una difesa. Non ci sono ragioni di partito, non ci sono ragioni di tenere in piedi un Governo. Se qualcuno attacca le persone disabili, al di là di chi esso sia, lei ha il dovere, da Ministro della disabilità, di dire che quel qualcuno sta facendo una porcheria. E noi con forza diciamo – visto che lei non lo ha fatto – che, come al signor Casalino le persone Down fanno schifo… a noi fa schifo lui e un Governo che lo tiene ancora lì».
Redazione Vita.it 8 novembre 2018
www.vita.it/it/article/2018/11/08/fontana-congedo-di-paternita-prorogato-e-960-milioni-promessi-per-gli-/149683
Fondo famiglia, Ministro Fontana firma riparto 2018: risorse per centri famiglia e consultori familiari.
Il Ministro Lorenzo Fontana ha firmato, in data 6 novembre 2018, il decreto di riparto del Fondo per le politiche per la famiglia 2018. Si tratta di 4.427.232,58 euro assegnati alle Regioni affinché possano potenziare i centri per la famiglia e le attività di carattere sociale dei consultori familiari, come stabilito recentemente dalla Conferenza Unificata, accogliendo la proposta dello stesso Ministro Fontana. Per il prossimo anno l’ammontare del fondo sarà portato a 100 milioni di euro: lo prevede la nuova legge di Bilancio, con l’obiettivo di sostenere il rilancio della natalità.
“L’accordo raggiunto in Conferenza sul riparto oggi consentirà di confermare e dare nuovo impulso a politiche di supporto e attenzione ai bisogni delle famiglie – dice il ministro Fontana -. Si è cercato di evitare la parcellizzazione degli interventi focalizzandoli su obiettivi specifici, in linea con l’indirizzo di questo Governo”.
Alfredo Arduino La verità 4 novembre 2018
www.politichefamiglia.it/it/notizie/notizie/notizie/fontana-strappa-i-soldi-per-famiglie-e-disabili
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HUMANÆ VITÆ
Congresso nazionale. Bellezza e cura della fertilità nel mistero del generare umano
50° anniversario dell’Enciclica Humanæ Vitæ di Paolo VI
Roma, 23 – 24 novembre 2018 Centro Congressi Europa, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma
www.cfc-italia.it/cfc/images/BrochureCongresso_Bellezzaecuradellafertilita_2018.pdf
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PARLAMENTO
Gestione della Commissione Adozioni Internazionali (2014-17)
Finalmente il Parlamento chiede al Governo di far luce sulla gestione catastrofica della Commissione da parte dell’ex presidente Silvia Della Monica.
Del 13 febbraio 2014 il provvedimento di sua nomina a Vicepresidente della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). Dal 30 aprile 2014 al 21 giugno 2016 è stata anche Presidente della stessa CAI per delega dell’allora Presidente del Consiglio del Ministri, Matteo Renzi (che ha in seguito revocato la delega e conferito l’incarico al Ministro Maria Elena Boschi con DPCM del 9/6/2016 in G.U. 143 del 21/6/2016). Dopo la scadenza del mandato triennale, avvenuta nel febbraio 2017, svolgeva a pieno titolo le sue funzioni di Vicepresidente in regime di prorogatio. Nel giugno 2017 finisce al centro di una polemica quando, una volta terminato il suo mandato al CAI, viene scoperto che la casella di posta elettronica istituzionale, accessibile solo dalla Della Monica, non veniva letta da circa 10 mesi. La casella di posta aveva inoltre esaurito lo spazio di giacenza nell’agosto del 2016, perdendo di fatto un numero considerevole di email mai recapitate, nonostante l’obbligo di risposta entro 60 giorni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Silvia_Della_Monica
Il Parlamento rivolge al Governo l’interpellanza depositata lo scorso 5 novembre 2018 dal Senatore Gaetano Quagliariello (FI-BP), membro della 1° Commissione permanente Affari Costituzionali.
Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00789 Atto n. 4-00789
Al Presidente del Consiglio dei ministri. –
Premesso che secondo quanto risulta dal verbale pubblicato sul sito internet della Commissione per le adozioni internazionali, nel corso della riunione del 12 settembre 2017, i commissari avrebbero preso atto, tramite l’esame di ampia documentazione, delle numerose irregolarità avvenute nel corso della gestione dell’ex vicepresidente [e presidente];
la prima di tali anomalie sarebbe che la Commissione si sarebbe riunita una sola volta, in data 27 giugno 2014, nell’arco di un triennio;
preso atto che:
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in base al decreto ministeriale n. 108 del 2007, che regola il funzionamento della Commissione, è il presidente a convocare le riunioni di propria iniziativa o su istanza di almeno un altro membro;
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per effetto di apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che ne cumulava le competenze, la vice presidenza svolgeva le funzioni di presidenza e, di conseguenza, alla medesima erano da attribuire le responsabilità di convocazione delle riunioni;
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tra le irregolarità riscontrate, ci sarebbero “in diversi casi, la mancata corrispondenza tra numeri di protocollo assegnati ai documenti e i documenti stessi, nonché l’assenza di numerosi allegati pur in presenza del numero di protocollo relativo”;
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96 associazioni italiane riunite nell’ambito del gruppo CRC, all’interno dei propri rapporti annuali pubblicati sul sito internet, già negli ultimi anni avevano dato atto di tali manifeste anomalie, raccomandando alle istituzioni competenti la corretta applicazione del regolamento della Commissione per le adozioni internazionali,
si chiede di sapere:
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Se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto avvenuto;
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Quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la trasparenza nel funzionamento della Commissione e la tutela dei bambini e delle famiglie coinvolte nel sistema delle adozioni di minori stranieri.
www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1079903
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PEDAGOGIA
Master in Pedagogia della Famiglia
In un contesto sociale sempre più articolato e complesso, la famiglia è chiamata ad affrontare nuove sfide educative. È una famiglia sollecitata come mai in altre epoche storiche a misurarsi in modo permanente con l’imprevisto, l’indefinibile, l’inedito. La riflessione pedagogica ha il compito di aiutare la famiglia a qualificarsi come luogo di educazione e di cura, che interagisce con le altre istituzioni educative del territorio in cui è situata.
Il Master in Pedagogia della Famiglia intende offrire agli operatori e ai ricercatori, che a diverso titolo lavorano, o intendano lavorare con la famiglia e per la famiglia, le conoscenze e le competenze specialistiche per promuovere, progettare, realizzare interventi formativi a sostegno delle funzioni educative della famiglia al fine di favorirne l’empowement. In questa luce il Master privilegerà gli aspetti pedagogici, educativi e metodologici nel lavoro con le famiglie, con particolare attenzione alla comunicazione interpersonale (coniugale, parentale, filiale, intergenerazionale).
Il Master intende:
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Offrire sollecitazioni per l’approfondimento dei nodi concettuali della Pedagogia della famiglia e delle altre scienze impegnate nello studio delle relazioni familiari;
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Favorire l’acquisizione di metodologie educative riguardanti l’intervento educativo con le famiglie (osservazione, consulenza, progettazione), nelle strutture (lavoro di gruppo, analisi di servizi educativi) e sul territorio (lavoro di rete, percorsi formativi);
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Stimolare il confronto con progetti realizzati da diverse unità di offerta volti a sostenere la famiglia.
www.cfc-italia.it/cfc/materiale/Master_PEDAGOGIA_DELLA_FAMIGLIA.pdf
Prof. Luigi Pati Direttore del Master
www.cfc-italia.it/cfc/index.php/2-non-categorizzato/432-master-universitario
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PROCREAZIONE ARTIFICIALE
Mercificazione. Soldi a chi cede gameti, il corpo in vendita
Lo chiamano “rimborso”, ma è la solita richiesta di poter pagare i “donatori” di gameti: si usa un’espressione diversa per non dire che si vuole aprire anche in Italia al commercio di ovociti e spermatozoi, come avviene in altri Paesi alimentando il fiorente mercato della fecondazione assistita, in particolare dell’eterologa, quella in cui i gameti di uno o di entrambi gli aspiranti genitori sono di persone estranee. E quindi bisogna procurarseli, di solito dietro compenso economico, offerto sotto mentite spoglie.
Un “rimborso”, spesso con somme forfettarie: 750 euro in Gran Bretagna, 900 circa in Spagna, Paese da cui nel 2016 l’Italia ha importato circa 6mila criocontenitori di ovociti, corrispondenti a un numero di ovociti fra 12mila e 36mila, che invece non arrivano dalla Francia, dove l’eterologa è consentita solo in centri pubblici e per il rimborso bisogna presentare la documentazione delle spese sostenute. Si tratta di cifre importanti per le donne più bisognose: donne giovani (altrimenti gli ovociti sono inutilizzabili), a volte studentesse, spesso straniere, disoccupate o con lavoro in nero, che faticano ad arrivare a fine mese.
Parliamo di ovociti perché è relativamente più semplice trovare donatori di spermatozoi, vista la facilità con cui si possono raccogliere, mentre è molto più complicato procurarsi gameti femminili: per produrne in numero tale da poterli “donare” le donne devono sottoporsi a stimolazioni ormonali e a un intervento chirurgico, procedura che implica rischi. Perché farlo, addirittura gratis?
L’unica forma di donazione praticabile è il cosiddetto egg sharing, ottenere cioè ovociti da donne che, dopo essersi sottoposte a procedure di fecondazione assistita e aver avuto i figli desiderati, cedono ad altre i propri gameti già prodotti, in sovrannumero, destinati altrimenti a essere distrutti o comunque inutilizzati.
La richiesta di “rimborso” per “donatori” italiani arriva ora da un tavolo di esperti di Procreazione medicalmente assistita (Pma), istituito alla Conferenza Stato-Regioni e coordinato da Carlo Foresta, professore di Endocrinologia dell’Università di Padova. I tecnici vogliono sollecitare la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni «a voler dare indicazioni precise sulla quantificazione del rimborso» ai donatori di gameti italiani, «al fine di ridimensionare il tuttora quasi totale (95%) ricorso a Banche estere per l’acquisizione di gameti, considerando peculiare che in questi Paesi una diversa considerazione del rimborso rappresenta una valida incentivazione alla donazione».
In altre parole: per l’eterologa importiamo gameti da quei Paesi che ne hanno più che a sufficienza, e nei quali, a differenza che da noi, non hanno problemi a dare un “rimborso”, perché sanno che rappresenta un notevole incentivo a “donare”. E quindi perché non “rimborsare” anche noi? In questo modo, secondo gli esperti, si eviterebbero i lunghi viaggi a cui sono sottoposti i gameti congelati, e anche le «perplessità da parte delle coppie che ricevono gameti di nazionalità diversa dalla famiglia di origine». Cioè, il problema non sarebbe avere un figlio geneticamente legato a uno/una sconosciuto/a quanto piuttosto avere un figlio geneticamente legato a una persona di una nazionalità diversa dalla propria. “Prima gli italiani”, insomma, vale anche per i gameti?
«Trovo condivisibile l’appello sul tema di un rimborso alle donatrici e la sollecitazione affinché si definisca al più presto questo aspetto. Mi sento di farlo mio», ha risposto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, evidentemente disponibile a risolvere così il cuore del problema: trovare donne italiane disposte a cedere, dietro compenso, i propri ovociti.
Va ricordato che in Italia è fermo dal febbraio 2016 presso la Presidenza del Consiglio – con Matteo Renzi prima e Paolo Gentiloni poi – l’iter di recepimento delle normative europee necessarie per regolamentare la selezione dei donatori di gameti (quali visite mediche effettuare, quali test genetici): uno stop durato sino alla fine della scorsa legislatura, nonostante le ripetute sollecitazioni del Ministero della Salute, e nel silenzio complice degli operatori del settore e delle associazioni che tanto si erano adoperate prima, presso i tribunali, per eliminare il divieto dell’eterologa nella legge 40\2004, tolto dalla Consulta nel 2014.
Senza questa regolamentazione il Ministero della Salute non può far nulla: non si possono infatti raccogliere gameti se non si sa come individuare i donatori. Anche con il governo penta-leghista non si hanno notizie sull’iter della procedura: è possibile che nel frattempo dall’Ue siano partite le procedure di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato recepimento delle direttive collegate. Intanto diverse Regioni e centri per la Pma si sono organizzati per importare i gameti e spingono per poter pagare chi cede i propri gameti in Italia.
Gli operatori della Pma chiedono iniziative a livello regionale, ma dovrebbero sapere che per introdurre i “rimborsi” è necessario modificare il Decreto legislativo 191/2007, e quindi c’è bisogno di un passaggio parlamentare. Non solo: finché non è sbloccato il recepimento delle direttive europee anche volendo non si può stabilire alcun “rimborso”, in mancanza di una legge che preveda criteri per selezionare i donatori di gameti. Quali spese mediche “rimborsare” se non si sono stabiliti gli esami medici da effettuare?
Ma soprattutto gli esperti della Pma dovrebbero spiegare per quale motivo, invece, i donatori viventi di organi o tessuti – per esempio reni e midollo –, cioè chi veramente a titolo gratuito dona parti del proprio corpo per salvare vite umane, non dovrebbe essere “rimborsato”. A meno di voler mettere a punto un “listino prezzi” a seconda delle parti del corpo cedute: cosa è giusto “rimborsare”, e cosa no, monetizzando organi, tessuti e cellule a seconda del valore di mercato e della quantità. Un surreale commercio del corpo umano, “un tanto al chilo”.
Assuntina Morresi Avvenire 8 novembre 2018
www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/soldi-a-chi-cede-i-gameti
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SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI
I giovani hanno risvegliato la sinodalità della chiesa
Si è appena concluso il Sinodo dei vescovi dedicato a «Giovani, fede e discernimento vocazionale». Scriviamo queste righe poco prima di andare in stampa, rinviando la riflessione più organica – sia sul processo sinodale sia sul Documento finale (DF) – a un contributo successivo.
Una cosa è emersa con chiarezza dai lavori e dall’intero processo sinodale avviato nel gennaio 2017: si deve evitare di parlare di Chiesa «e» giovani, perché i giovani non sono un «oggetto», così come invece purtroppo lo sono del marketing. Organizzare un Sinodo sui giovani senza i giovani sarebbe stato privo di senso.
Che cosa lo Spirito sta dicendo alla Chiesa oggi attraverso le ricerche, le speranze, le angosce e le richieste dei giovani che a volte si fa pure fatica a comprendere? San Paolo VI lo aveva detto: «C’è un’intima connessione, cari giovani, tra la vostra fede e la vostra vita. Proprio nell’insoddisfazione che vi tormenta, nella vostra critica di quella società […] c’è un elemento di luce» (2 dicembre 1970).
Tutti abbiamo molto da imparare dalle inquietudini non addomesticabili dei giovani, dentro e fuori la Chiesa. La parola «inquietudine» risuona nel testo del Documento finale 8 volte e in vari contesti; con i suoi sinonimi è una delle parole chiave dell’intero documento.
La sfida vera, dunque, è quella di fare compagnia ai giovani e di accompagnarli per aiutarli a porsi e a condividere tra loro le domande giuste, quelle vere, importanti, quelle fondamentali, davanti a un mondo diviso, al vuoto interiore e al loro desiderio di vita piena e felice. E anzi, il Sinodo – nella Lettera ai giovani – chiede ai giovani di farsi a loro volta «compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita». Da qui, dunque, l’appello a che siano i giovani a mettersi al lavoro per restituire alla Chiesa quell’istinto di felicità e pienezza che la rende aperta al soffio dello Spirito.
In un mondo in cui gli adulti sono in competizione con i giovani – con i loro stessi figli, se li hanno! –, il Sinodo ci ha parlato ancora di un’umanità alla ricerca di pienezza, che spera ancora, umilmente, nella promessa del futuro. La Chiesa è una canoa – ha detto uno dei 36 giovani uditori sinodali, proveniente delle isole Samoa – in cui i vecchi aiutano a tenere la direzione interpretando la posizione delle stelle, e i giovani, in dialogo con loro, remano con forza. Per Francesco, il giovane è un profeta, ma può davvero profetizzare solo ascoltando i sogni di chi lo precede nel cammino della vita (cfr il volume di Francesco La saggezza del tempo, Venezia, Marsilio, 2018, presentato nel contesto del Sinodo).
Una Chiesa «empatica». È emerso con forza un metodo: prima di interpretare o fare delle scelte bisogna ascoltare, bisogna riconoscere la realtà. Il primo grande passo di questo Sinodo con i giovani è stato dunque l’ascolto di tante voci arrivate a Roma sin dal gennaio 2017 tramite costanti consultazioni, incontri internazionali, confronti sulle reti digitali. Non è possibile ascoltare i giovani se non si cammina con loro (syn-odos, «cammino con», in greco) per le strade del mondo.
Nella prima settimana di incontri i padri sinodali – tutti insieme o in gruppi linguistici – hanno discusso della realtà che è sotto i loro occhi nei diversi continenti. L’esperienza e il confronto sono spiazzanti. Questo è in fondo un punto di forza unico della Chiesa: la sua voce è davvero universale. E – caso più unico che raro – la sfida della diversità culturale porta a scoprire non solamente le differenze, ma soprattutto i desideri comuni.
Mano nella mano, giovani e pastori provenienti dai cinque continenti hanno attraversato insieme la Chiesa intera e il pianeta, pur con tutte le sue diversità persino di approccio ai problemi; hanno parlato delle grandi sfide del mondo, del presente e del futuro. Il Sinodo ha affrontato le novità dell’ambiente digitale, come pure temi cruciali quali le migrazioni e la mentalità abusiva da combattere con ogni mezzo. Ha parlato della famiglia e dei rapporti intergenerazionali, del corpo e dell’affettività, facendo emergere il «desiderio di confronto» che anima i giovani (cfr DF 39). Si è parlato del lavoro, del disagio sociale, delle persecuzioni, della partecipazione sociale, del ruolo della donna, dell’omosessualità.
Il processo sinodale è stato una grande antenna che ha intercettato i messaggi e le istanze dei giovani non con la freddezza dell’analista, ma con lo sguardo caldo e il cuore inquieto del discepolo. Nell’Aula sinodale è emersa una «Chiesa empatica», come ha detto un vescovo. Ed essa si è riflessa nel Documento finale.
La Chiesa, dunque, deve essere il luogo «dove vengono accolte tutte le domande; dove, alla luce del Vangelo, s’incoraggia giustamente la ricerca personale» (J. M. Bergoglio, Messaggio alle comunità educative, Buenos Aires, 21 aprile 2004). Insieme ai giovani, i pastori vogliono annunciare il Vangelo non come un’istituzione che fornisce sempre «una risposta preconfezionata già pronta» – come ribadito dal Pontefice in un tweet inviato durante il Sinodo –, ma come la Parola che pone domande e fa ardere il cuore.
La centralità della coscienza. È da valutare in questa prospettiva la forte valorizzazione della coscienza (cfr DF 106-109). In particolare il Sinodo ha riconosciuto l’importanza del discernimento spirituale, che si presenta «come il sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidersi responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica, all’interno e alla luce della relazione personale con il Signore Gesù» (DF 109).
Sono parole ben ponderate che valorizzano la libertà personale di ciascuno alla luce del proprio rapporto con il Signore e la propria capacità di conoscere il bene. Questo lo si applica alle varie situazioni, con attenzione ad aiutare le persone – nessuna esclusa – «a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo» (DF 150).
Un Sinodo sulla forma sinodale della Chiesa. Non è stato semplicemente un Sinodo tematico, su un argomento, cioè «i giovani». Anzi, l’intuizione di Francesco, è stata quella di scegliere un tema che avrebbe messo in moto dinamiche nuove, chiamando all’appello vescovi anch’essi giovani da tutto il mondo. Ovviamente molte Conferenze episcopali hanno eletto vescovi giovani o che stanno a contatto diretto con i giovani.
Ecco, dunque, dopo un mese di incontri quotidiani, quello che appare chiaro: questo è stato un Sinodo sulla Chiesa, sulla sua missione, sul suo stile di accompagnamento e discernimento (cfr DF 91-113), in diretto collegamento con la lezione del Concilio Vaticano II, da Gaudium et spes a Lumen gentium. I giovani hanno risvegliato la sinodalità della Chiesa (cfr DF 121). Hanno aiutato la Chiesa a riscoprirla. Non potevano che essere loro a farlo. I padri sinodali hanno notato come la collegialità che unisce i vescovi tra loro e con il Papa si sia articolata e si sia arricchita della pratica effettiva (e non solo delle affermazioni teoriche) della «sinodalità a tutti i livelli» (DF 119) che ha coinvolto i giovani. I giovani, infatti, per ben due anni hanno partecipato attivamente ai lavori e alla riflessione sinodale (cfr A. Spadaro – C. Galli, «La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa», in Civiltà Cattolica 2018 IV 55-70).
www.laciviltacattolica.it/articolo/la-sinodalita-nella-vita-e-nella-missione-della-chiesa/
Riflettere con i giovani su «Giovani, fede e discernimento vocazionale» ha aiutato a mettere a fuoco la forma sinodale della Chiesa, «partecipativa e corresponsabile» (DF 123). Il Sinodo ha definito la Chiesa come «spazio di dialogo e testimonianza di fraternità» (DF 1). E la sinodalità deve essere incarnata nelle realtà diocesane, nel territorio, come più volte è stato detto in Aula. Forte è l’appello al ruolo delle donne in questo processo (cfr DF 148).
Il Documento finale è «una mappa per orientare i prossimi passi che la Chiesa è chiamata a muovere» (DF 3). Insomma, quello «con» i giovani si è rivelato essere un Sinodo sulla Chiesa, popolo fedele di Dio in cammino nella storia del mondo, e indica un cammino preciso per la sua «riforma» (cfr DF 118).
La Civiltà Cattolica Quaderno 4041 pag. 209 – 212 3 novembre 2018
www.laciviltacattolica.it/articolo/i-giovani-hanno-risvegliato-la-sinodalita-della-chiesa
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UNIONE CONSULTORI ITALIANI PREMATRIMONIALE E MATRIMONIALI
Assemblea Ordinaria dell’UCIPEM 10 novembre 2018
L’Assemblea ordinaria dei consultori familiari Soci dell’Unione Consultori Italiani Prematrimoniale e Matrimoniali si è svolta a Forlì il 10 novembre 2018.con il seguente odg:
1. Relazioni di aggiornamento:
a. I consultori UCIPEM e il Regolamento Europeo UE 2016/679 GDPR General Data Protection Regulation: Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Privacy): avv. Luisa Solero, membro del Consiglio Direttivo, rag. Vanni Gibello, Revisore dei conti;
b. I consultori UCIPEM e la legge sul terzo settore: avv. Emanuela Elmo, membro del Consiglio Direttivo.
Sarà elaborato un documento che possa essere fruibile per tutti i consultori e che verrà inviato non appena sarà pronto.
2. Colazione di lavoro con visita della nuova sede della Segreteria in corso Diaz 49 A
3. Approvazione del verbale dell’assemblea del 2017. Approvato
4. Relazione del Presidente: dr Francesco Lanatà
5. Relazione del Collegio dei Revisori dei conti: rag. Vanni Gibello
Approvato il rendiconto relativo all’anno 2017
6. Ammissione nuovi consultori:
a. Termoli (Campobasso) Centro di aiuto alla famiglia “Amoris Lætitia”
b. Napoli Spazio famiglia “Nina Moscati” APS
c. Collegno (Torino)
Sono ammessi.
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Il titolare dei trattamenti è Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali Onlus – 20135 Milano-via S. Lattuada, 14. Il responsabile è il dr Giancarlo Marcone, via Favero 3-10015-Ivrea
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