NewsUCIPEM n. 682 –31 dicembre 2017

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02 ADOZIONI Perché diminuiscono le adozioni?

03 ADOZIONI INTERNAZIONALI Nel 2017 al minimo storico “Meno di 1200 bambini stranieri”.

04 AMORIS LÆTITIA Vescovi Germania: il 2018 sarà dedicato alla famiglia.

05 COMM ADOZIONI INTERNAZIONALI“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio”.

05 Gli auguri ‘speciali’ della Commissione Adozioni Internazionali.

06 CONSULTORI FAMILIARI Convegno nazionale a Catania: “Bambini e Ragazzi: quale futuro?”.

06 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Portogruaro. Intervento per “Alleanza per la famiglia dell’area”.

07 DALLA NAVATA Santa Famiglia – Anno B – 31 dicembre 2017.

07Commento di Enzo Bianchi.

09 DIVORZIO Divorzio diretto per la legge straniera di entrambi i coniugi.

09 ETS (già onlus) NON PROFIT Riforma del Terzo settore: le erogazioni liberali e il “Social bonus”.

10 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Il Forum lancia una scuola per sindaci amici della famiglia.

11 OMOFILIA Riflessione sul prete che fece coming out sostenuto dal vescovo.

12 POLITICHE PER LA FAMIGLIA Part-time alle mamme che lo chiedono.

12 Quanto-costa-crescere-un-figlio-in-Italia.

13 Bonus e sussidi per i genitori.

14 INPS. Cosa fare dopo il parto.

14 Stato di attuazione delle politiche familiari nel Trentino.

14 SEPARAZIONE E DIVORZIO Sentenza parziale sullo status: il giudice deve pronunciare d’ufficio

14 Immediata pronuncia dello status di separato.

15 SESSUOLOGIA L’amore a prima vista non esiste: è solo desiderio o un falso ricordo

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Egli viene. E con Lui viene la gioia. Così entra nel mondo la gioia, attraverso un bambino che non ha niente. La gioia è fatta di niente, perché ogni uomo che viene al mondo viene a mani vuote. Cammina, lavora e soffre a mani vuote, muore e va di là a mani vuote”. (Don Primo Mazzolari)

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ADOZIONI

Perché diminuiscono le adozioni?

Radio Uno Rai intervista il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini: “Crollo dovuto al disinteresse della politica degli ultimi 5 anni. Al prossimo governo chiederemo di metterla tra le priorità”.

“Da parte dell’Europa sulla chiusura dei Paesi, soprattutto in Africa, c’è un atteggiamento passivo: si parla tanto di ‘piano Marshall’ per l’Africa, ma il problema dell’abbandono minorile, uno dei principali, non viene percepito come ‘emergenza umanitaria’ perché il minore di abbandono sopravvive”

Un’intervista a tutto campo sul fronte dell’adozione, innanzitutto quella internazionale, poi anche l’adozione nazionale: è quella che il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini, ha rilasciato al programma Rai ‘6 su Radio Uno’. Nell’ambito della conversazione, sono stati toccati i temi principali connessi al crollo generalizzato dell’adozione internazionale, con la scomparsa nel nulla, tra il 2001 e il 2016 di ben 2.335 procedure (il 60% in meno) e la diminuzione anche di quelle nazionali (-31%).

Perché diminuiscono le adozioni?

“C’è una causa principale e delle concause. La causa principale è che le adozioni internazionali, come tutto ciò che concerne la politica estera, vivono se c’è una volontà politica di portarle avanti. Ora purtroppo abbiamo assistito in questi ultimi 5 anni a un totale disinteresse della parte politica. L’ultimo governo che ha creduto e ha lavorato sulle adozioni internazionali è stato il governo Berlusconi, con Giovanardi presidente della CAI, che è questa Commissione Adozioni Internazionali, il ‘motore’ vero, vivo di tutto il sistema delle adozioni, che ruota intorno a 62 enti autorizzati, i quali lavorano in tutti i Paesi del mondo.

Ora, prima con i governi tecnici, poi negli ultimi 3 anni ‘disgraziati’ in cui addirittura, per la prima volta non è stato nominato un ministro o un sottosegretario alla Presidenza di questa Commissione, ma è stata data la presidenza alla vice-presidente, questo magistrato, Silvia Dalla Monica, abbiamo assistito allo sfascio totale delle adozioni”.

Perché?

“Le adozioni internazionali vivono di promozione, di sviluppo: si devono aprire a Paesi nuovi, ma sono cinque anni che non si apre un Paese nuovo; si dovrebbero fare accordi bilaterali, invitare le delegazioni straniere, si va noi con la parte politica, con il governo, nei Paesi stranieri. Abbiamo Paesi come la Cambogia o la Bolivia con i quali per due anni si sta cercando disperatamente di aprire canali diplomatici per l’adozione internazionale con l’Italia, ma nessuno rispondeva. Per fortuna, le cose sono cambiate dal giugno di quest’anno.

Poi abbiamo delle concause: questo comparto enorme dei servizi pubblici che purtroppo non crede nella cultura dell’adozione. C’è questo stereotipo dei fallimenti adottivi, per cui si tende proprio a scoraggiare le coppie dal tentare l’adozione e si preferisce indirizzarle sulla fecondazione assistita. Ma sono tantissime le coppie che si rivolgono a noi parlando di questa ‘violenza’ dei servizi.

Vorrei portare un dato: l’unica ricerca fatta in Italia sui fallimenti adottivi qualche anno fa dall’Istituto degli Innocenti di Firenze parla di una percentuale del 3%; quindi il 97% delle adozioni riesce. Questo è un risultato clamoroso. Significa che il bambino o la bambina non vengono riportati nell’istituto estero dal quale sono stati presi dalla famiglia. Direi che il problema non esiste; è proprio uno stereotipo culturale “.

In Italia è complicato adottare o no?

“Adottare è meraviglioso…ma è vero, in Italia è complicato: l’Italia è l’unico Paese europeo dove esistono ancora i Tribunali dei Minorenni che danno l’idoneità. Questo retaggio medioevale: che c’entra un giudice nello stabilire il grado di amore mio e di mia moglie per accogliere un bambino? Questo è il sinonimo di una cultura ‘negativa’ dell’adozione. In Italia siamo ancora inseriti in una cultura della ‘selezione’ e non dell’accompagnamento.

Un dato su tutti: oggi in Italia le coppie sposate senza figli sono 5 milioni e 430mila. Ora, se di questo enorme esercito ogni anno solo 2.500, purtroppo, secondo i dati 2016, si vedono padri e madri di un figlio non loro, questa è una coppia già idonea in se stessa, non va selezionata. E’ una coppia che va accompagnata. Non sa quali sono i problemi, ma anche le gioie delle adozioni internazionali”.

Arrivano in Italia un sacco di minori migranti.

“…ma non sono abbandonati, non sono adottabili, sono minori stranieri non accompagnati, peraltro adolescenti. Per loro c’è la splendida soluzione dell’affido “.

Sono 8 milioni i bambini della Repubblica Democratica del Congo con la quale negli ultimi 3 anni il nostro Governo e in generale i governi occidentali hanno avuto molte difficoltà.

“In questi Paesi africani, in cui ci sono milioni e milioni di bambini abbandonati, quando capita qualcosa che non va – e siamo sempre noi occidentali a fare qualcosa che non va – un’adozione mal fatta, una corruzione, questi Paesi invece di chiedere aiuti o di impostare una legge nuova, di creare Tribunali per i minorenni o servizi, chiudono le adozioni. Ecco che hanno chiuso il Congo, il Kenya, l’Etiopia, il Benin, la Costa d’Avorio.

E purtroppo c’è da parte dell’Europa un atteggiamento passivo. Si parla tanto di ‘piano Marshall’ dell’Africa: ma il problema dell’abbandono dei minori in Africa è uno dei principali. Uno non pensa che sia un’emergenza umanitaria, perché il bambino che è ammalato muore, lo si vede, ecco emergenza umanitaria, il bambino che ha fame muore, si vede, emergenza umanitaria, il bambino che va in guerra muore, si vede, emergenza umanitaria. Di abbandono i bambini non muoiono…sopravvivono. Muoiono dentro e poi, magari, muoiono fuori quando a 18 anni in tutti i Paesi del mondo vengono letteralmente buttati fuori dagli istituti e si ritrovano in mezzo a una strada. C’è questa insensibilità per cui invece di aiutare questi Paesi non a chiudere le adozioni internazionali, ma a recepire linee guida o istruzioni “.

Diminuiscono anche le adozioni nazionali…è vero?

“Diminuiscono non tanto i numeri, ma le richieste di adozione: siamo passati da 13mila alle 8mila nel 2016. Ma le adozioni sono sempre le stesse: sono 20 anni ormai che siamo intorno a 900, mille, 1.100 all’anno. Mentre purtroppo aumentano i minori fuori famiglia (quelli che vengono allontanati dalle famiglie per problemi della famiglia naturale o dichiarati adottabili) in Italia: siamo ormai a qualcosa come 35mila minori. Molti di questi sarebbero adottabili, ma il problema è che in Italia manca ancora una banca dati nazionale. C’è una legge del 2000 che l’avrebbe istituita, ma nonostante un nostro ricorso al TAR nel 2012 vinto contro il Ministero di Giustizia, ancora non è stata effettivamente creata. Per cui, in Italia, non sappiamo effettivamente nei vari Tribunali dei Minorenni, che sono 29, quanti sono i bambini dichiarati adottabili. Si lavora sempre di tribunale in tribunale “.

C’è dunque una serie di elementi di disorganizzazione che rendono la vicenda farraginosa per cui tutto questo complica le cose.

“Il problema è che i bambini negli orfanotrofi e nelle case-famiglia però aumentano sempre di più “.

Veniamo alla ‘pars construens’: che cosa devono fare i prossimi governi per migliorare la situazione?

“Prendere in mano la Commissione Adozioni Internazionali, nominare un ministro o un sottosegretario come presidente. C’è la vice-presidente Laera che è operativa da giugno e lavora molto bene – per cui siamo molto contenti – ma che ha bisogno di essere appoggiata dalla parte politica. Per questo, abbiamo costituito un coordinamento di 24 enti autorizzati che chiederà a tutti i partiti politici presenti nelle prossime campagne elettorali di inserire l’adozione internazionale come una priorità della politica estera italiana “.

Fonte: Radio Uno Rai (da min. 22.53 a min. 33.56)

Newsletter Ai.Bi. 28 dicembre 2017

www.aibi.it/ita/adozione-radiouno-rai-intervista-presidente-ai-bi-marco-griffini-crollo-dovuto-al-disinteresse-della-politica-degli-ultimi-5-anni-al-prossimo-governo-chiederemo-metterla-le-priorita

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Adozioni nel 2017 al minimo storico «Meno di 1.200 bambini stranieri»

Uno dei maggiori enti italiani autorizzati a gestire le procedure internazionali denuncia: «In calo anche le nazionali. Bisogna aprire nuovi rapporti di scambio con Paesi dove gli orfanotrofi sono sovraffollati».

Un anno di discesa vertiginosa per le adozioni. Tra il 2001 e il 2016 si sono perse nel nulla 2.335 procedure internazionali, il 60% in meno. Quelle nazionali sono scese di 391 all’anno (da 1.290 a 899) con un calo del 31%. I numeri sono rilanciati da Ai.Bi , associazione amici dei bambini, uno dei maggiori enti di riferimento per chi ha il desiderio di prendere con se un bimbo in famiglia. Il presidente Massimo Griffini è pessimista nel prevedere come finirà il 2017: «Ci aspettiamo di scendere sotto i 1.200 bambini stranieri giunti in Italia, un minimo storico anche rispetto all’ultimo biennio 2014-2016. Preoccupa ancora di più il crollo delle domande di disponibilità e idoneità: meno 60% fra le internazionali, meno 36% le nazionali.

Sfiducia nelle coppie. «Le coppie sono sfiduciate. Troppo lunghe le attese, rinunciano una media di 500 ogni anno. La causa è anche il disinteresse a livello di politiche di governo. Da cinque anni la situazione è ferma. Non sono state aperte nuove frontiere, ad esempio Bolivia e Cambogia aspettano una risposta», insiste Ai.Bi. Poi le difficoltà dei servizi pubblici che procedono a rilento nei colloqui con gli aspiranti genitori. Si spera adesso in un rilancio e nel nuovo corso della nuova vicepresidente della Commissione adozioni internazionali (Cai), Laura Laera. Tra le sue prime iniziative, la riapertura del canale di comunicazione con le coppie attraverso la posta elettronica.

Stop dell’Etiopia. I bambini in attesa di essere accolti però non diminuiscono, circa 8 milioni quelli adottabili nella Repubblica Democratica del Congo con la quale negli ultimi tre anni il nostro governo, e in generale i governi occidentali, hanno avuto molte difficoltà (ricordiamo i bambini non autorizzati a partire per Roma malgrado fossero già stati assegnati alle rispettive famiglie). In Kenya sarebbero 2milioni e mezzo i piccoli che potrebbero uscire dagli orfanotrofi. In Cambogia vivono nelle strutture di accoglienza circa 12mila abbandonati. Il canale potrebbe essere aperto se Roma e Phnom Penh completassero i passaggi tecnici per impostare un rapporto trasparente. Niente più arrivi dall’Etiopia che ha rallentato dal 2015 il rilascio dei propri minori. Fermi Guatemala, Costa d’Avorio e Benin.

La Cai al lavoro. Tra le priorità della Cai, la ripresa di rapporti da creare con missioni all’estero dei nostri rappresentanti e inviti in Italia di inviati stranieri. La Cai ha cominciato a lavorare ufficialmente lo scorso settembre con la prima riunione di insediamento presieduta da Paolo Gentiloni e coordinata dalla vice, Laura Laera, ex del Tribunale dei Minori di Firenze, nominata a maggio. Il comunicato della presidenza del Consiglio accenna a «numerose irregolarità» riguardanti la precedente gestione di Silvia Della Monica, a suo tempo molto contestata dalle famiglie per l’atteggiamento di chiusura. «Non sono stati reperiti gli originali degli accordi bilaterali sottoscritti dall’ex vicepresidente con Burundi, Cambogia, Cina e Cile», rilevano i commissari che tra l’altro hanno ribadito la volontà di «procedere in tempi ragionevolmente rapidi alla liquidazione dei rimborsi spese sostenute dalle coppie adottive del 2011».

Meglio della PMA. Secondo un’indagine dell’istituto Iké la maggioranza degli italiani, tre su 5, sono favorevoli all’adozione nazionale o internazionale in caso di difficoltà ad avere figli per via naturale. Il 24% ricorrerebbero alla procreazione medicalmente assistita, il 19% rinuncerebbero e il 6% prenderebbero in considerazione la pratica dell’utero in affitto (con donazione di gameti estranei alla coppia e gravidanza portata avanti da una donna volontaria).

Margherita De Bac Corriere della sera 28 dicembre 2017

www.corriere.it/cronache/17_dicembre_24/adozioni-2017-minimo-storico-9994134a-e8b6-11e7-8ef2-b5f38039d58d.shtml?refresh_ce-cp

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AMORIS LÆTITIA

Vescovi Germania: il 2018 sarà dedicato alla famiglia.

Insieme per sempre. Sul cammino del matrimonio sacramentale” sarà nelle diocesi e nelle parrocchie tedesche il tema della domenica della famiglia, il 31 dicembre prossimo, ma accompagnerà la Chiesa in Germania per tutto il 2018. Un sussidio pastorale, con lo stesso titolo, è stato pubblicato in risposta alla richiesta di Papa Francesco nella Amoris Lætitia di un maggiore coinvolgimento della comunità cristiana nell’accompagnamento delle coppie al matrimonio.

Il fascicolo, diviso in quattro parti, presenta alcune “riflessioni, impulsi e ispirazioni” con alcune esperienze già in atto; offre del materiale per comprendere “che cosa è il matrimonio cristiano”; predispone del materiale per preghiere e celebrazioni sul tema del matrimonio e raccoglie una serie di link e risorse ulteriori disponibili in Germania.

“L’intensa discussione che si è svolta quest’anno in relazione all’apertura del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso” scrive nell’introduzione al sussidio il presidente della Commissione dei vescovi tedeschi per il matrimonio e la famiglia, l’arcivescovo di Berlino Heiner Koch, “ha mostrato che la nostra concezione di matrimonio sacramentale non è compreso da molti”; per questo si è messo a disposizione del materiale, affinché, a partire dalle parrocchie, ci si confronti con un tema che “non può più essere dato per scontato”.

Una delle difficoltà è mantenere saldo il legame tra magistero della Chiesa sul matrimonio e prassi: “Già da molto tempo ci sono proposte di preparazione al matrimonio nelle (arci)diocesi le cui forme e contenuti devono affrontare le sfide di una società che cambia, nella preoccupazione di incontrare le persone nelle loro rispettive situazioni di vita”, scrive ancora Koch.

SIR Servizio Informazione religiosa 28 dicembre 2017

https://agensir.it/quotidiano/2017/12/28/vescovi-germania-il-2018-sara-dedicato-alla-famiglia-insieme-per-sempre-sul-cammino-del-matrimonio-sacramentale

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COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio”.

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.” (Papa Francesco).

Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

“We should never forget that the true power is to take care of others, to look after people, specially the children, those who are more fragile and that often are on the edge of our heart.” (Pope Francis).

Merry Christmas and Happy New Year to everybody.

www.commissioneadozioni.it/it.aspx

 

Gli auguri ‘speciali’ della Commissione Adozioni Internazionali

Gli auguri ‘speciali’ della Commissione Adozioni Internazionali: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio”. Il nuovo corso della CAI sottolineato magistralmente, e non a caso, anche nel particolare messaggio augurale che campeggia sull’homepage del sito web dell’istituzione.

Scritto in italiano e in inglese, contribuisce a rilanciare il ruolo di custodi e accompagnatori dell’infanzia abbandonata degli enti autorizzati e di tutti i nuclei familiari che hanno adottato

Sono auguri di Natale davvero ‘speciali’ quelli che la Commissione per le Adozioni Internazionali ha voluto lanciare, scrivendoli peraltro in bella vista, in alto nell’homepage del proprio sito web in occasione delle festività natalizie.

Un messaggio che non può non evidenziare, ad occhi attenti ed esperti, che conoscono le vicende tristi e in parte ancora oscure che hanno caratterizzato gli ultimi 5 anni di gestione CAI, la volontà anche linguistica d’inaugurare un nuovo corso nel rapporto con le famiglie, gli enti autorizzati, i Paesi in cui l’adozione è oggi realtà e anche con quelli che hanno chiuso le porte e, più in generale, con l’intero universo dell’adozione internazionale.

Emblematico, a tale avviso, è innanzitutto l’autore dal quale viene tratta la frase del messaggio augurale: quel Papa Francesco che, fin dal proprio esordio sul Soglio petrino, ha sempre sottolineato e ricordato a chiare lettere quanto sia nobile, delicato e importante l’impegno che dev’essere profuso a favore dei bambini del mondo.

Non meno significativo è l’incipit del messaggio augurale: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio “. Un’indicazione di percorso, un piano d’azione generale che sembra andare in direzione decisamente opposta rispetto ai silenzi e all’amministrazione ‘autocratica’ della precedente gestione.

Altrettanto bella e profonda è la parte restante dell’augurio di Buon Natale e Felice Anno Nuovo, mutuato sempre dalle parole dell’attuale romano Pontefice: “Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. “. Quella ‘periferia’ a cui, anche culturalmente, è giunta oggi l’adozione internazionale nel nostro Paese. Ma che ora, si spera, potrà essere pian piano recuperata nel tempo e restituita all’attenzione dell’opinione pubblica e delle persone che hanno a cuore il presente e il futuro dell’infanzia abbandonata, per restituire a ognuno di questi piccoli il diritto di essere chiamati figli.

Un invito (in italiano e in inglese, affinché anche i Paesi con i quali sono aperti i canali dell’adozione o che stanno valutando se riaprire le porte all’Itala possano comprendere che qualcosa di nuovo è in atto e così trovare un rinnovato slancio di fiducia nel nostro Paese) ad avere sempre più coraggio, quello che occorre per poter ridare l’abbraccio di un papà e di una mamma a tanti, troppi, bambini che vivono nelle ‘periferie’ del mondo e stanno aspettando solo quello.

Un augurio che, ci sentiamo di dire, è anche l’augurio di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini al presente, ma soprattutto al futuro, dell’adozione internazionale.

Newsletter Ai.Bi. 28 dicembre 2017

www.aibi.it/ita/natale-gli-auguri-speciali-della-commissione-adozioni-internazionali-non-dimentichiamo-mai-vero-potere-servizio-citato-messaggio-papa-francesco-sulla-custodia-dei-bambini

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CONSULTORI FAMILIARI

La Confederazione Italiana Consultori Familiari di ispirazione Cristiana segnala:

Convegno nazionale – “Bambini e Ragazzi: quale futuro?

Università degli Studi di Catania 18-19-20 gennaio 2018

L’Uneba Nazionale, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e la Scuola Superiore di Scienze dell’Educazione San Giovanni Bosco, promuove a Catania, nei giorni di giovedì 18, venerdì 19 e sabato 20 gennaio 2018, un Convegno sull’infanzia e l’adolescenza di particolare rilevanza sociale, scientifica e culturale, sulle seguenti tematiche:

Bambini e Ragazzi: quale futuro?

Fra responsabilità e nuovi modelli di genitorialità per la Famiglia e per la Comunità”

  • Famiglie tra fragilità e rischio: perché investire in prevenzione?

  • Il disagio di minori e famiglie oggi: quali nuovi bisogni da soddisfare?

  • Quale integrazione sociale e sanitaria nei Servizi per Minori?

  • Come costruire un sistema di inclusione sociale e occupazionale per ragazzi giovani?

  • Minori non accompagnati: non solo emergenza. Quali strategie di inclusione e integrazione oltre l’accoglienza?

  • Nuovi modelli di intervento psicomotorio e psicoeducativo. Le nuove tecnologie a supporto dell’intervento professionale: a che punto siamo?

Tra le finalità del Convegno è prevista la costituzione di Gruppi di lavoro, che svilupperanno, in collaborazione con le Università presenti, una Rete Uneba Nazionale di cooperazione tra i vari Enti.

Obiettivi della Rete: innovare i modelli d’intervento sociale; attivare nuove forme di sostegno progettuale ed economico per i servizi; avviare un’attività di formazione continua con chi opera nel settore; sviluppare tecnologie a supporto dell’intervento psicoeducativo.

 

UNEBA (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) è sorta nel 1950 e si è sviluppata per impulso dell’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, che continuò a sostenere l’Uneba anche quando divenne Papa Paolo VI. Associa molti dei più importanti Enti religiosi, Fondazioni e Organizzazioni del terzo settore, che operano in Italia nell’ambito delle opere sociali, sanitarie e riabilitative.

 

Il Convegno di Catania consentirà agli operatori del settore (educatori, psicologi, terapisti, assistenti sociali, formatori, dirigenti) di riflettere e di confrontarsi insieme a ricercatori e studenti universitari sullo stato attuale della tutela, dell’educazione, della formazione, dell’assistenza, della riabilitazione di bambini e adolescenti in condizioni di povertà, a rischio sociale, fragili o con disabilità. Il Convegno, nelle sessioni d’apertura e di chiusura, interrogherà e si confronterà con autorità locali e governative sui problemi più urgenti.

La partecipazione ai lavori del convegno è gratuita, con obbligo d’iscrizione tramite la scheda pubblicata su www.uneba.org/convegno-minori-cataniae-mail: info@uneba.it

Il programma completo del convegno: . http://ita.calameo.com/read/0051681928d4554957989

www.uneba.org/minori-comunit-famiglia-istituzioni-programma-del-convegno-uneba-a-catania

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Portogruaro. Intervento per “Alleanza per la famiglia dell’area portogruarese”.

Relazioni familiari in adolescenza: sfide, criticità, opportunità. Sala Consiliare Comunale.

Quella della pre-adolescenza e dell’adolescenza è la stagione della vita più ricca di cambiamenti e complessità, non solo per chi la vive, ma anche per gli adulti coinvolti.

La trasformazione fisica e psicologica sconvolge gli equilibri dell’infanzia e ne crea di nuovi, dinamici e intensi, che portano verso l’adultità. Nel mezzo di questo viaggio, nel contesto familiare e sociale in cui stiamo vivendo, l’adolescenza è una fase di vita inevitabile, ricca di criticità e di opportunità, per i giovani, per le famiglie e per la società.

Il ciclo di incontri è ideato proprio per quei genitori ed educatori che si vogliono confrontare sui temi chiave dell’adolescenza, sul ruolo e le caratteristiche della famiglia contemporanea, sull’importanza di uno stile educativo condiviso e consapevolizzante.

Le serate toccheranno tre temi differenti:

  1. Le regole in famiglia: tra crisi e risorsa”. Cambiano le richieste e i bisogni dei ragazzi, deve modificarsi anche lo stile educativo degli adulti: dall’essere autoritari di decenni fa, all’essere autorevoli oggi; dalle provocazioni e ribellioni adolescenziali ad un’educazione alle regole, alla responsabilità ed alla consapevolezza di sé;

  2. Strategie efficaci per gestire i conflitti”. L’adolescenza cambia gli equilibri della persona e della famiglia. Questo genera tensione che spesso, intrisa di emozioni, trasforma ogni interazione in conflitti faticosi e scarsamente utili. Quali le strategie da utilizzare affinché l’incontro tra adolescente e adulto possa anche essere intenso, purché costruttivo?

  3. Il corpo degli adolescenti. Dal culto al rispetto del sé corporeo”. Si parlerà del corpo, contenitore ed attore al tempo stesso della metamorfosi adolescenziale: dal corpo sessuato al corpo altrui denigrato, dall’attacco al proprio corpo al corpo influenzato dalla globalizzazione. Quali strategie per accompagnare gli adolescenti in questa delicata trasformazione del proprio sé corporeo?

L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con la Città di Portogruaro e il Consultorio familiare Fondaco – Portogruaro nell’ambito delle attività formative del Progetto ‘Alleanze per la famiglia dell’area portogruarese’ finanziato dalla Regione Veneto.

Giuliano Bidoli, psicologo psicoterapeuta. Consultorio familiare Fondaco Onlus

www.consultoriofamiliarefondaco.it/?p=1547

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DALLA NAVATA

Santa Famiglia – Anno B – 31 dicembre 2017

Genesi 15, 06 Egli credette nel Signore, che glielo accreditò come giustizia.

Salmo 105, 08 Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.

Ebrei 11, 08 per fede, Abramo chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

Luca 02, 28 anch’egli (Simeone)lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

 

Commento di Enzo Bianchi, priore emerito nel convento di Bose (BI)

Presentazione al tempio, pannello del soffitto dipinto.

Chiesa di san Martino, Zillis (svizzera),1109-1114.

 

Se nel giorno di Natale abbiamo contemplato l’evento puntuale della nascita di Gesù a Betlemme e la sua adorazione da parte dei pastori, i poveri di Israele (cf. Lc 2,1-20), la pagina evangelica odierna attira la nostra attenzione su un altro aspetto del mistero della sua venuta nella carne. L’incarnazione comprende anche la crescita di Gesù, il suo divenire uomo nello spazio di una famiglia precisa e di un ambiente sociale e religioso determinato: è in questo contesto terreno e ordinario che “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.

Gesù ha conosciuto una crescita umana e spirituale, affettiva e psicologica, così come ogni essere umano è chiamato a fare nella propria limitatezza, nella propria particolare situazione esistenziale: il Figlio di Dio, divenuto figlio dell’uomo “mettendo tra parentesi la sua forma divina” (Adolphe Gesché), ha assunto la forma umana (cf. Fili 2,6-7) e ha condiviso in tutto la nostra condizione umana, senza però commettere peccato (cf. Eb 2,15), restando cioè pienamente fedele e obbediente al Padre. È importante sottolineare il quotidiano e faticoso “divenire uomo” da parte di Gesù, che abbraccia tutti gli aspetti della sua umanità, a partire dall’obbedienza ai suoi genitori: da loro, come ogni neonato, egli dipende totalmente nei primi tempi della sua vita. È proprio passando attraverso questo amore accolto su di sé che egli diverrà una persona capace di relazioni e di “amore fino alla fine” (cf. Gv 13,1), fino al dono puntuale della vita per amore del Padre e degli uomini e donne, suoi fratelli e sorelle.

Ma oltre all’ambiente familiare Gesù ha conosciuto anche un ambiente sociale e religioso in cui è stato inserito fin dalla sua nascita. E così al compimento degli otto giorni egli viene circonciso, con il gesto che lo rende appartenente al popolo dell’alleanza e delle benedizioni (cf. Lc 2,21); poi al quarantesimo giorno Maria e Giuseppe, in obbedienza alla Torah, lo portano al tempio di Gerusalemme “per presentarlo al Signore”. Essi offrono “il sacrificio dei poveri” – cioè una coppia di colombi invece di un agnello (cf. Lv 5,7; 12,8), per loro troppo costoso – e in questo modo adempiono le norme di purificazione previste.

Ma questa obbedienza diviene ormai, per la presenza di Gesù, compimento della Legge: presentato al tempio, Gesù non viene riscattato mediante il pagamento di una somma di denaro, perché è lui stesso il riscatto, “la redenzione di Gerusalemme”, colui che è venuto a dare la vita in riscatto per tutti (cf. Mc 10,45; Mt 20,28); non viene santificato, come esigeva la Legge per ogni primogenito (cf. Es 13,2), ma viene riconosciuto Santo, come già era stato proclamato per bocca dell’angelo (cf. Lc 1,35). Insomma, per quanto al momento possa apparire paradossale – ma è il paradosso cristiano della forza nella debolezza (cf. 2Cor 12,10) – il neonato Gesù “entra nel suo tempio come Signore”, secondo le parole di Malachia (cf. Ml 3,1), l’ultimo profeta dell’Antico Testamento!

Al tempio il riconoscimento di Gesù avviene innanzitutto ad opera di Simeone e Anna, due anziani credenti che vivono la condizione di “poveri del Signore” (‘anawim), quell’umile resto di Israele che confidava solo nel Signore (cf. Sof 3,12-13) e attendeva con trepidazione la venuta del suo Messia. Illuminato dallo Spirito santo, Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”, accoglie tra le sue braccia il bambino e scioglie a Dio il suo canto di benedizione, il celebre Nunc dimittis (che la chiesa ci fa proclamare ogni sera nell’ultima preghiera della giornata prima di coricarci, l’ufficio di compieta): egli ormai può morire in una grande pace, perché i suoi occhi hanno contemplato in quel bambino la salvezza di Dio, colui che è “luce per la rivelazione alle genti e gloria del popolo di Israele”. A Simeone si può dunque applicare la beatitudine riferita da Luca più avanti e rivolta da Gesù ai suoi discepoli: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono” (Lc 10,23-24).

L’incontro tra Gesù e Simeone è inoltre carico di suggestioni e di molteplici significati: sono l’uno davanti all’altro un vecchio e un bambino, l’Antico e il Nuovo Testamento, la secolare attesa e il definitivo compimento. Di più, Simeone rivela a Maria che Gesù lungo tutta la sua vita sarà “un segno che viene contraddetto e che svela i pensieri profondi di molti cuori”. Di fronte a Gesù, “venuto a portare sulla terra la divisione” (cf. Lc 12,51), occorre prendere posizione qui e ora; meglio, occorre decidere se accettare o rifiutare che sia lui a giudicare con la sua luce la nostra vita, a rischiarare le nostre tenebre (cf. Gv 1,5)…

Al tempio c’è anche Anna, un’anziana profetessa, vedova, che da molti anni vive nel luogo santo, “servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Dopo essersi lungamente preparata con tutte le sue forze all’incontro decisivo con la salvezza di Dio, questa donna credente intuisce grazie all’intelligenza della fede che è finalmente arrivata l’ora del compimento atteso. Così, alla sera della sua vita, Anna loda il Dio fedele, che mantiene sempre le sue promesse, e annuncia il bambino quale Redentore e Salvatore. Nell’ottica dell’evangelista Luca, ella incarna già la missione del discepolo di Gesù Cristo, che – come il suo Maestro (cf. Lc 4,16-21; Is 61,1-2) – annuncia a tutti coloro che incontra la liberazione, il riscatto da ogni forma di male e di schiavitù, la possibilità di un concreto mutamento delle vicende umane alla luce del Regno che viene (cf. Lc 9,1-2).

I due anziani profeti non “trattengono” per sé Gesù ma si rallegrano di condividere con tutti la rivelazione della salvezza compiutasi in questo bambino. Più si è spogli di sé, poveri, più si è liberi, dunque capaci di accogliere la buona notizia del Vangelo, di assumerla nella propria vita e dunque di testimoniarla con chiarezza e semplicità a chi desidera accoglierla; si è capaci di condividerla con quella gioia che, secondo Luca, è il tratto distintivo dei discepoli di Gesù Cristo. In questo stile di vita, che accoglie e condivide con gratuità i doni del Signore, sempre più grandi delle attese umane, consiste la ricompensa sovrabbondante concessa a Simeone e Anna, che anche ciascuno di noi può sperimentare.

Leggendo questa pagina evangelica, siamo dunque condotti a comprendere che, per incontrare in verità il Signore Gesù e riconoscere la sua qualità di Salvatore di tutta l’umanità, sono necessarie la povertà di spirito e l’attesa perseverante testimoniate da questi due anziani credenti, nonché l’obbedienza alla volontà di Dio vissuta dai suoi genitori. È richiesta la disponibilità a “offrire i propri corpi”, cioè tutta la propria vita, “in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (cf. Rm 12,1): questo è il modo più efficace per esprimere il nostro desiderio dell’incontro già oggi e poi definitivo, dopo la morte, con il Signore delle nostre vite.

Fin dai primi giorni terreni di Gesù, un neonato ancora incapace di parlare, si manifesta nella storia il disegno d’amore realizzato da Dio attraverso di lui: la venuta del Figlio di Dio nella carne “ci insegna a vivere” (cf. Tt 2,12), facendo della vita un cammino di obbedienza alla nostra condizione di creature volute e amate da Dio; e ci insegna a morire, facendo liberamente della nostra morte un atto d’amore per Dio e per i fratelli e le sorelle, alla sequela del Signore Gesù.

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/12019-il-bambino-cresceva-e-si-fortificava

 

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DIVORZIO

Divorzio diretto grazie all’applicazione della legge straniera della cittadinanza di entrambi i coniugi.

Tribunale di Padova, 8 settembre 2017

Ai coniugi di cittadinanza straniera aventi residenza abituale in Italia è data la possibilità di presentare domanda di divorzio immediato in applicazione della legge del proprio stato, in forza del Regolamento UE 1259/2010 che al suo articolo 5 lettera c) consente tale richiamo anche con riferimento ai rapporti patrimoniali.

Nel caso di specie i coniugi di cittadinanza marocchina chiedevano di addivenire alla immediata pronuncia del divorzio a domanda congiunta in applicazione dell’art. 114 del codice di famiglia marocchino.

Osservatorio sul diritto di famiglia 28 dicembre 2017

www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507258/divorzio-diretto-grazie-all-applicazione-della-legge-straniera-della-cittadinanz.html

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ETS (già ONLUS) NON PROFIT

Riforma del Terzo settore: le erogazioni liberali e il “Social bonus”

La Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato oggi, giovedì 28 dicembre 2017, il documento “Riforma del Terzo Settore: le erogazioni liberali ed il social bonus”.

Come noto quest’estate ha trovato attuazione la riforma del Terzo settore, avviata con la Legge 106/2016.

Nell’agosto scorso sono stati infatti pubblicati i relativi decreti attuativi:

  1. D.Lgs. n. 40, 6 marzo 2017, GU n.78, 03-4-2017 contenente la disciplina del servizio civile universale;

  2. D.Lgs. n. 111, 3 luglio 2017, GU n.166, 18-7-2017 che riforma la disciplina di destinazione del cinque per mille;

  3. D.Lgs. n. 112, 3 luglio 2017, GU n. 167, 19-7-2017 di revisione della disciplina dell’impresa sociale;

  4. D.Lgs. n. 117, 3 luglio 2017 GU n- 179, 02.8.2017, suppl. ord. n. 43 che ha introdotto nel nostro ordinamento il Codice del Terzo settore.

Si è così realizzata la codificazione della normativa del Terzo settore, fornendo finalmente una disciplina unitaria che regola gli enti del Terzo settore sotto il profilo civilistico, aziendalistico e fiscale.

Il Codice del Terzo Settore, infatti, istituisce un Registro unico nazionale del Terzo settore, strutturato per diversi sotto-settori, definisce la categoria degli ETS, ne individua diverse tipologie, specifica le attività di interesse generale che i medesimi possono svolgere, delinea le diverse forme di finanziamento cui possono accedere e regola gli adempimenti fiscali, contabili e gestionali cui sono chiamati.

La rilevanza della riforma in atto, nonché l’ampiezza dei temi affrontati, ha suggerito l’opportunità di effettuare degli approfondimenti monotematici dei principali contenuti della riforma, mediante la pubblicazione di alcuni documenti della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Data la diversa tempistica di entrata in vigore delle disposizioni che compongono il quadro normativo delineato dal legislatore delegato, si è ritenuto utile prendere le mosse da quella parte di disciplina di prossima applicazione e, in particolare, dal nuovo regime di agevolazioni fiscali riconosciute a fronte di erogazioni liberali. La riforma del Terzo settore ha, infatti, riservato particolare attenzione alla razionalizzazione e incentivazione del sistema delle agevolazioni fiscali riconosciute ai soggetti che scelgono di sostenere finanziariamente gli enti del Terzo settore, favorendo l’afflusso verso enti particolarmente meritevoli di beni e risorse finanziarie derivanti da liberalità. Questo argomento è di estremo interesse per la categoria dei dottori commercialisti e degli esperti contabili visto l’impegno nel mondo del no profit in quanto coprono vari ruoli: come consulenti, come componenti degli organi di controllo interno, come revisori legali e spesso anche come amministratori.

Riforma del terzo settore: le erogazioni liberali e il social bonus. La riforma del Terzo settore, avviata con la legge delega del 2016 (legge 6 giugno 2016, n. 106), ha trovato compimento nell’agosto scorso, con l’adozione dei relativi decreti attuativi e, in particolare, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 3 luglio 2017, n. 117, recante il Codice del Terzo settore. La rilevanza della riforma in atto, nonché l’ampiezza dei temi affrontati, ha suggerito l’opportunità di dedicare documenti di approfondimento monotematico ai principali contenuti della riforma. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/2/17G00128/sg

Data la diversa tempistica di entrata in vigore delle disposizioni che compongono il quadro normativo della riforma, si è ritenuto utile prendere le mosse da quella parte di disciplina di prossima applicazione e, in particolare, dal nuovo regime di agevolazioni fiscali riconosciute a fronte di erogazioni liberali.

La riforma del Terzo settore ha, infatti, riservato particolare attenzione alla razionalizzazione e incentivazione del sistema delle agevolazioni fiscali riconosciute ai soggetti che scelgono di sostenere finanziariamente gli enti del Terzo settore, favorendo l’afflusso verso enti particolarmente meritevoli di beni e risorse finanziarie derivanti da liberalità che, notoriamente, costituiscono una delle fonti principali di sostentamento degli enti del Terzo settore.

Fondazione Nazionale Commercialisti 28 dicembre 2017 Con il seguente Allegato

www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/riforma_del_terzo_settore.pdf

www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1275

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Il Forum lancia una scuola (bipartisan) per sindaci amici della famiglia

Sui banchi amministratori di centrodestra e centrosinistra, dirigenti e funzionari locali: obiettivo la divulgazione di buone pratiche familiari.

Comuni amici della famiglia. Si fa presto a dirlo, ma come si fa a sviluppare competenze adeguate per avviare politiche locali davvero pensate per sostenere, promuovere e accompagnare le famiglie? E, ancora prima, perché mai un’amministrazione comunale o un governo regionale dovrebbero adottare come cornice del proprio impegno il parametro del familiare? Come avviare per esempio le procedure nel tentativo di rivedere i limiti Isee? E nell’impegno coraggioso di adottare il Fattore-famiglia? E cosa si intende per ‘valutazione di impatto familiare’? Oppure, cosa vuol dire ‘family audit’?

Tutte terminologie da maneggiare con cura, comprendendone gli obiettivi e, soprattutto, evitando di caricarle di significati ideologici. La famiglia è infatti valore trasversale, mal sopporta di indossare sigle e colori partitici, e chi tentato di tirarla da una parte o dall’altra, ha finito in passato per pagarne lo scotto in termini di credibilità e di risultati elettorali. Ecco perché il Forum delle associazioni familiari ha messo a punto un progetto formativo rivolto ad amministratori, dirigenti e funzionari locali.

Una proposta pensata per tutti, senza distinguo di appartenenza, proprio nella convinzione che non ci siano forze politiche indifferenti quando si tratta di migliorare – con interventi mirati e con buone prassi collaudate – le condizioni delle famiglie nelle realtà amministrate. Se è vero – come è vero – che lavorare ‘per’ e ‘con’ le famiglia vuol dire costruire il bene comune, giusto allora che tutte le forze politiche dispongano degli strumenti tecnici per farlo. «L’Italia – ha fatto notare il presidente del Forum, Gigi De Palo nella lettera inviata ai responsabili nazionali degli enti locali dei vari partiti – è il Paese dell’Unione Europea che meno investe sulla famiglia. È quindi evidente che la buona qualità delle relazioni familiari e le notevoli funzioni sociali che la famiglia svolge derivano principalmente da un radicato insieme di valori socioculturali piuttosto che da politiche ed investimenti realizzati dalle Istituzioni».

Le ragioni che ha indotto l’associazionismo familiare a ‘ricominciare’ dal basso, sono evidenti. Nell’attesa del nuovo Parlamento e alla luce dei risultati interlocutori della recente Conferenza nazionale sulla famiglia, era necessario rompere gli indugi per quanto riguarda gli obiettivi di una diffusione quanto più vasta possibile di contenuti comunque applicabili fin d’ora a livello locale, attraverso un programma integrato di interventi in tutti i settori dell’amministrazione e in una molteplicità di servizi. La prima risposta positiva è arrivata dal responsabile degli enti locali di Forza Italia, Marcello Fiori. Detto fatto, sono cominciati gli incontri con gli amministratori locali. E, come ‘divulgatore’ di buone prassi familiari il Forum ha scelto – non a caso – il sindaco di Alghero, Mario Bruno, da circa tre anni alla guida di un’amministrazione di centrosinistra che è stata reimpostata in chiave familiare- Bruno ha spiegato senso e percorsi delle politiche familiari ai colleghi del centrodestra.

Significativo, tra gli altri incontri, quello tenuto nei giorni scorsi ad Ascoli Piceno, amministrata da una giunta guidata dal sindaco Guido Castelli (Forza Italia). Paradossale ma non troppo. Anche perché – ribadisce De Palo – le esperienze positive si ritrovano in ogni schieramento e devono comunque essere valorizzate. «L’ente locale, quale Istituzione più vicina ai cittadini – osserva ancora il presidente del Forum – è il soggetto che maggiormente conosce la necessità e l’opportunità di intervenire per la promozione e il riconoscimento delle funzioni della famiglia quale micro-organismo sociale dal quale dipende il benessere della comunità». Ma occorre sapere come fare. E il Forum lo racconterà, con esperienze, ricerche e teorie, alle forze politiche che intenderanno ascoltare. Tutte, c’è da sperare.

Luciano Moia Avvenire giovedì 28 dicembre 2017

www.avvenire.it/attualita/pagine/comuni-amici-della-famiglia-dal-forum-una-scuola-bipartisan

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OMOFILIA

Una riflessione sul prete che ha fatto coming out sostenuto dal suo vescovo

Un coming out (uscire allo scoperto) che fa ancora discutere. Padre Gregory Greiten, sacerdote nel Wisconsin, 52 anni, lo scorso 17 dicembre 20217 si è presentato davanti ai suoi parrocchiani della Saint Bernadette Catholic Parish di Milwaukee per dichiarare la propria omosessualità. «Sono gay e sono un prete cattolico romano», ha detto spiegando di non avere intenzione di lasciare il sacerdozio. La notizia è stata riportata dal Journal Sentinel (18 dicembre 2017), e ripresa su molti media americani e internazionali.

Le parole del vescovo su Padre Gregory. Il giorno dopo in un articolo pubblicato sul National Catholic Reporter (18 dicembre 2017) si legge che la scelta del sacerdote ha ricevuto non soltanto, per quanto si sa, il plauso dei parrocchiani ma anche una tiepida approvazione dell’arcivescovo di Milwaukee, monsignor Jerome Listecki, almeno per il coraggio di aprirsi e fare outing. «Noi sosteniamo padre Greiten nel suo percorso – ha detto il vescovo – e raccontiamo la sua storia per comprendere e vivere con lui il suo orientamento sessuale».

«Come insegna la Chiesa – ha voluto comunque ribadire il presule, citando il Catechismo – chi ha un’attrazione per persone dello stesso sesso deve essere trattato con comprensione e compassione. Come preti che hanno fatto una promessa al celibato, sappiamo che ogni settimana ci sono persone nei nostri banchi che lottano con la questione dell’omosessualità» (New Ways Ministry, 20 dicembre).

Quello di Padre Gregory è un caso che ne segue altri negli Usa. Uno dei coming out più clamorosi è avvenuto nel 2016 quando Padre Michael Shanahan, un noto sacerdote dell’Arcidiocesi di Chicago, disse apertamente ai fedeli di essere omosessuale (Washington Post, 31 gennaio 2016).

Anche in quell’occasione il cardinale di Chicago Blase Cupich ha mostrato sensibilità per la confessione del sacerdote, ribadendo, al contempo, attraverso un portavoce, che la diocesi sostiene «tutti i nostri sacerdoti mente vivono le promesse che hanno fatto il giorno della loro ordinazione» (Cbs Chicago, 1 febbraio 2016).

Padre Gregory, dal canto suo, ha dichiarato che «fin dai giorni del seminario negli anni ‘80, mi è stato insegnato che l’omosessualità è qualcosa di disordinato, indicibile, qualcosa da punire. Gli amici con ‘amicizie particolari’ sono stati immediatamente rimossi dalla scuola a causa di ‘problemi familiari’. Durante il mio ultimo anno, un frate condusse un’indagine per cercare di identificare e punire gli studenti sessualmente attivi». Dopo essere stato interrogato, prosegue, «mi è stato detto direttamente che se fossi stato sorpreso a parlare di questo con altri, sarei stato congedato immediatamente dalla scuola. A causa della cultura della vergogna e della segretezza intorno alle questioni sessuali in seminario, gli studenti vivevano nella paura e si sentivano costretti a rimanere in silenzio. Era evidente che la dirigenza voleva che tutto fosse messo sotto il tappeto. È stato in questo ambiente segreto che sono cresciuto».

Le parole del papa sui gay. Sul modo in cui la Chiesa debba rapportarsi con le persone con tendenza omosessuale, Papa Francesco era intervenuto confermando quanto già ribadito chiaramente dai suoi predecessori: «Le persone – esorta infatti il pontefice – si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale».

Il documento ufficiale. Per quanto riguarda il vescovo Listecki, la sua citazione del Catechismo è corretta: certo vale per tutti i fedeli, ma per quanto riguarda i preti bisogna ricordare quanto indica l’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri.

Accolte con delicatezza”. «Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate – si legge – che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch’esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare».

«Alla luce di tale insegnamento – recita il documento – questo Dicastero, d’intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay».

Insomma, come scrive Costanza Miriano sul suo blog (29 dicembre 2017), «la Chiesa non dice che è qualcosa di indicibile ma anzi incoraggia il guardare con verità alla propria storia, e propone dei cammini per partire con onestà dalle proprie ferite, che sono sempre delle chiamate: per tutti, perché tutti siamo feriti, e la Verità ci fa liberi. E’ dalla nostra particolare e unica ferita che passa Cristo, da quel punto in cui ci scopriamo particolarmente non autosufficienti. Solo nella Chiesa ci sono persone veramente libere e veramente felici, perché solo Cristo ti dice chi sei davvero, ma ti ama lo stesso».

https://costanzamiriano.com/2017/12/29/la-chiesa-omofoba-e-cattiva-e-solo-nella-vostra-testa-e-nei-vostri-articoli

I 5 obiettivi di Courage. Tra i cammini citati dalla Miriano, c’è ad esempio, Courage, un apostolato della Chiesa Cattolica, che offre «accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso ed ai loro cari». www.courageitalia.it

Cinque gli obiettivi di Courage per i suoi membri:

  1. Vivere una vita casta secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica sull’omosessualità (Castità).

  2. Dedicare integralmente la propria vita a Cristo attraverso il servizio agli altri, la lettura spirituale, la preghiera, la meditazione, la direzione spirituale individuale, la partecipazione frequente alla Messa e la ricezione frequente dei sacramenti della Riconciliazione e della Santa Eucaristia (Servizio).

  3. Promuovere uno spirito di comunione in cui tutti possano condividere pensieri ed esperienze, e così garantire che nessuno debba affrontare i problemi dell’omosessualità da solo (Fratellanza).

  4. 4. Essere consapevoli della verità che le amicizie caste sono non solo possibili ma necessarie in una vita cristianamente casta e in questo modo aiutarsi reciprocamente per instaurarle e sostenerle (Amicizia).

  5. Vivere una vita che possa servire da buon esempio per gli altri (Testimonianza).

Courage, si legge sul portale ufficiale, gode dell’approvazione della Santa Sede, oggi conta più di 125 succursali e punti di contatto in tutto il mondo, sono più di 1500 le persone che partecipano ai suoi Listservs, e centinaia di persone alla settimana ricevono assistenza dalla sede principale e attraverso il sito web.

Gelsomino Del Guercio Aleteia 30 dicembre 2017

https://it.aleteia.org/2017/12/29/perche-sbaglia-vescovo-benedice-prete-gay-gregory-greiten

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POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Part-time alle mamme che lo chiedono

Ci si preoccupa per il calo delle nascite e si chiede che siano moltiplicati gli asili nido. Rendiamo invece obbligatoria la concessione del part-time per le mamme che lo chiedono e naturalmente riduciamo i costi previdenziali che, per il part-time, gravano ora, in proporzione maggiore rispetto al tempo pieno, sui datori di lavoro. Gli asili nido potrebbero risolvere il problema dei piccolissimi, ma il problema delle mamme assenti da casa nel pomeriggio, quando i figli più grandi non sono a scuola, è ben più grave. Lasciati soli a “giocare” con internet, potrebbero essere vittime di esperienze tragiche: contatti pericolosi, droga, prostituzione, alcolismo, bullismo (anche attivo!). Solo se si permette alle mamme di essere soprattutto mamme, le donne che lavorano avranno il coraggio di fare più figli e saranno ridotti i pericoli per i ragazzi se essi non saranno più lasciati soli in casa. Migliorerà anche l’atmosfera all’interno delle famiglie se le donne saranno meno stressate da orari di lavoro pesantissimi e le mamme non avranno più il senso di colpa che nasce dal non poter stare sufficientemente in famiglia. E infine, conseguenza non certo secondaria, ricordiamo che un part-time creerebbe un secondo posto di lavoro, magari per un’altra mamma. Carmela Balsamo

 

Grazie per questa proposta di aiuto alle famiglie per far fronte al calo delle nascite in Italia. Una vera e propria emergenza demografica. Il vero problema è che nel nostro Paese mancano politiche familiari adeguate e di ampio respiro. Non si dovrebbero contrapporre part-time alle mamme e asili nido, ma servirebbe adeguato sostegno economico. Non si tratta di favori alle famiglie, ma di pensare veramente al futuro della nostra Italia.

Don Antonio Rizzolo Famiglia Cristiana 29 dicembre 2017

www.famigliacristiana.it/blogpost/part-time-alle-mamme-che-lo-chiedono.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter+fc&utm_content=donsciortino&utm_campaign=fc1753

 

Quanto-costa-crescere-un-figlio-in-Italia

Negli ultimi 40 anni, nel nostro Paese, le spese dei genitori per una visione integrata che permetta ai genitori di dedicare davvero tempo e affetto ai propri figli. Con un la crescita dei figli sono cresciute del 20-25%. Esborsi comunque ampiamente inferiori, nel confronto mondiale, rispetto a quelli che devono sostenere le famiglie di Gran Bretagna e Stati Uniti. Costi che sono invece allineati a Francia, Svizzera e Germania, che però possono contare su un welfare nettamente migliore

Secondo uno studio sul caro-bimbo condotto dall’Osservatorio Federconsumatori, dalla culla al compimento dei 18 anni crescere un figlio in Italia per una famiglia con reddito medio costa quanto una Ferrari.

Solo nel primo anno di vita, che è quello più impegnativo, se ne vanno dai 7 ai 15mila euro tra pannolini, culla, passeggino e spese mediche. Ma il figlio è caro ancor prima di nascere: anche durante la gravidanza le cifre sono molto alte, tra indumenti pré-maman, controlli medici e specialistici e shopping per il nascituro. La spesa, in gestazione, si aggira intorno ai 2.000 euro.

Fino alla maturità si spendono 170.940 euro, ma lo studio non considera che, pur compiuta la maggiore età, nella maggior parte dei casi i genitori in Italia continuano a mantenere i figli pagando loro l’università, corsi, master e vitto e alloggio.

A pesare in maniera più consistente sul bilancio familiare, comunque, è l’istruzione e la cultura, su cui le famiglie di oggi investono molto più di ieri, ma bisogna aggiungere il dentista, le gite, i capi d’abbigliamento, lo sport e gli hobby, le spese per la babysitter, il cibo e i trasporti.

Ovviamente le cifre variano in base al reddito dei genitori e all’area geografica di provenienza (si spende molto di più nelle città medio-grandi del centro-nord rispetto al sud e alle isole). L’inchiesta di Federconsumatori ha preso anche in considerazione il caso in cui una famiglia di reddito medio abbia un secondo figlio: in quel caso per crescere due figli si andranno a spendere più di 20mila euro l’anno.

Dal 1970 le spese per crescere un figlio in Italia sono cresciute del 20-25%, e se consideriamo che moltissime famiglie faticano a far quadrare i conti, la decisione di avere un bambino oggi appare sempre di più come un “privilegio” da ricchi.

E gli altri paesi? L’indagine di Federconsumatori apre una parentesi anche sugli altri paesi sviluppati, per metterli a confronto con l’Italia. I costi di mantenimento di un figlio nel Belpaese sono ampiamente superati dalla Gran Bretagna, dove crescere un figlio da 0 a 18 anni costa più di 181mila euro. Seguono gli Stati Uniti dove la spesa è di quasi 178mila euro. L’Italia si trova allineata con altre realtà europee come la Francia, la Svizzera e la Germania, dove però il welfare per i neogenitori è nettamente migliore rispetto al nostro paese, dove purtroppo i dati sulla natalità sono sempre più scoraggianti.

Giulia Adonopoulos money 27 dicembre 2017

www.money.it/Quanto-costa-crescere-un-figlio-in-Italia

 

Bonus e sussidi per i genitori

Sussidi, bonus e indennità per i genitori: quali sono e quando è possibile presentare le domande all’Inps.

La legge prevede alcune misure a sostegno della genitorialità e, in generale, per la tutela, anche economica, della famiglia, con la predisposizione dei sussidi per favorire la crescita e l’istruzione dei figli e di strumenti per conciliare lavoro e vita familiare. Le principali misure sono:

  • Bonus asilo nido: contributo per il pagamento di rette per la frequenza di asili nido e di forme di assistenza domiciliare;

  • Premio alla nascita, corrisposto dall’Inps per la nascita o adozione di un minore;

  • Bonus Bebè, assegno mensile destinato alle famiglie con un figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017;

  • Voucher baby sitting, per l’acquisto di servizi di baby sitting oppure per gli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati;

  • Sussidi scolastici: strumenti a sostegno del diritto allo studio e alla formazione che l’Inps mette a disposizione dei figli e degli orfani dei dipendenti e pensionati iscritti alle gestioni dell’Istituto;

  • Indennità di congedo parentale, strumenti di sostegno economico e tutela, come indennità, congedi, assegni e bonus, che l’Inps mette a disposizione dei genitori, durante i periodi di maternità e paternità.

Molte delle domande per le misure descritte sono in scadenza (nel 2017). Pertanto si invita a verificare in tempo la sussistenza dei requisiti per poter beneficiare delle agevolazioni e inviare la richiesta nei termini di legge.

Indice dei paragrafi da aprire:

  • 1 Bonus asilo nido

  • 2 Premio alla nascita

  • 3 Bonus bebè

  • 4 Voucher baby sitting

  • 5 Indennità congedo parentale

 

Maria Monteleone Guida bonus-e-sussidi-per-i-genitori 28 dicembre 2017

https://www.laleggepertutti.it/188904_bonus-e-sussidi-per-i-genitori

 

INPS. Cosa fare dopo il parto.

Ci siete quasi, i nove mesi stanno per scadere e voi siete in trepidante attesa. Volete incrociare con i vostri occhi il suo sguardo, toccare le sue manine e i piedini, che per così tanto tempo hanno scalciato nel vostro pancione. E non vedete l’ora di iniziare la meravigliosa avventura di diventare mamme e papà. Preparatevi molto bene, però, anche a quello che la legge italiana vi chiede subito dopo il parto, perché state per dare alla luce quello che per voi è un cucciolo di uomo (o di donna), ma per la legge è a tutti gli effetti un soggetto di diritto.

Quali documenti presentare al proprio Comune e all’Inps dopo il parto.

Indice dei paragrafi da aprire

1 Prima del parto: cosa fare

1.1 Congedo di maternità

1.2 Bonus mamma Inps o Premio alla nascita

2 Dopo il parto: quali documenti servono

3 Dopo il parto: quali documenti presentare all’Inps

3.1 Comunicazione di nascita

3.2 Maternità facoltativa

3.3 Riposi per allattamento Inps

3.4 Voucher baby-sitting o contributo per asilo-nido

Chiara Arroi La legge per tutti 30 dicembre 2017

www.laleggepertutti.it/183815_inps-cosa-fare-dopo-il-parto

 

Stato di attuazione delle politiche familiari nel Trentino.

L’Agenzia per la famiglia ha dato alle stampe il “Rapporto sullo stato di attuazione del sistema integrato delle politiche familiari ex LP 1/2011”.

Si divide in una prima parte sulla “Evoluzione nel tempo delle condizioni economiche e sociali delle famiglie residenti nel territorio trentino” e in una parte seconda “Interventi attuati, modalità e risorse. Funzionamento dei Distretti famiglia. Esiti derivanti dall’applicazione della valutazione di impatto familiare”.

http://www.trentinofamiglia.it/Attualita/Archivio-2017/dicembre/Stato-di-attuazione-delle-politiche-familiari

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SEPARAZIONE E DIVORZIO

Sentenza parziale sullo status (separazione o divorzio): il giudice deve pronunciarla d’ufficio

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 20666, 31 agosto 2017.

La disposizione di cui all’art.709 bis cod. proc. civ., come definitivamente modificata dall’art.1, comma 4, della legge 25 dicembre 2005, n. 263, sancisce in maniera esplicita, in materia di pronuncia immediata sullo “status”, la già ritenuta equiparazione fra il procedimento di separazione tra i coniugi e quello di divorzio, volendo evitare condotte processuali dilatorie, tali da incidere negativamente sul diritto di una delle parti ad ottenere una pronuncia sollecita in ordine al proprio “status” (Cass. civ., sez. VI, n. 10484 del 22 giugno 2012).

Il Tribunale è tenuto a pronunciare d’ufficio la sentenza non definitiva di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio quando la causa sia, sul punto, matura per la decisione, ed alla quale faccia seguito la prosecuzione del giudizio per le altre statuizioni.

dr Giuseppe Buffone, magistrato Il Caso.it – News 22, 29 dicembre 2017

news.ilcaso.it/news_4073?https://news.ilcaso.it/?utm_source=newsletter&utm_campaign=solo%20news&utm_medium=email

Immediata pronuncia dello status di separato

Il giudice può emettere immediatamente la sentenza non definitiva, relativa alla separazione, a prescindere dall’impulso di parte, al fine di evitare condotte processuali dilatorie, tali da incidere negativamente sul diritto di una delle parti ad ottenere una pronuncia sollecita in ordine al proprio “status”.

La Suprema Corte ha ribadito il principio, già affermato, secondo il quale il giudice è tenuto a verificare, in base ai fatti obiettivi emersi l’esistenza, anche in un solo coniuge, di una condizione di disaffezione al matrimonio tale da rendere incompatibile, allo stato, pur a prescindere da elementi di addebitabilità da parte dell’altro, la convivenza.

Ove tale situazione di intollerabilità si verifichi, anche rispetto ad un solo coniuge, deve ritenersi che questi abbia diritto di chiedere la separazione.

Pertanto nel giudizio di separazione così come in quello di divorzio il Giudice può pronunciare anche d’ufficio la sentenza non definitiva sullo status.

La Corte ha ritenuto poi manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla donna richiamando un pronunciamento del 2010, secondo cui la sentenza non definitiva di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, che il tribunale è tenuto a pronunciare d’ufficio quando la causa sia, sul punto, matura per la decisione costituisce uno strumento di accelerazione dello svolgimento del processo che non determina un’arbitraria discriminazione nei confronti del coniuge economicamente più debole, sia perché:

  • È sempre possibile richiedere provvedimenti temporanei ed urgenti, peraltro modificabili e revocabili dal giudice istruttore al mutare delle circostanze,

  • Per l’effetto retroattivo, fino al momento della domanda, che può essere attribuito in sentenza al riconoscimento dell’assegno di divorzio.

Studio legale Fronzoni & De Mattia

www.studiofronzonidemattia.it/immediata-pronuncia-dello-status-separato

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SESSUOLOGIA

L’amore a prima vista non esiste: è solo desiderio o un falso ricordo

Secondo uno studio olandese sono gli uomini in maggioranza ad ammettere di essere stati colti da un “colpo di fulmine”, ma si tratta di un autoinganno: è attrazione fisica oppure una memoria ‘distorta’, vista attraverso la lente del sentimento che rafforza il legame di una coppia

I romanticoni si mettano il cuore in pace, l’amore a prima vista è un’illusione. Il colpo di fulmine è questione di desiderio fisico. A rovinare la poesia di quella frase, “Ti ho amato fin dal primo momento”, purtroppo è la scienza. Non per questo chi giura di aver amato il proprio partner dal primo sguardo o chi sostiene di aver sperimentato l’amore a prima vista è per forza un bugiardo, anzi. Si tratta proprio di questo: chiamiamo amore la percezione e le sensazioni che proviamo quando crediamo che la freccia di Cupido ci abbia colpito in maniera inaspettata. Ma secondo gli studiosi dell’Università di Groningen, in Olanda, si tratta, molto più prosaicamente, di attrazione fisica.

I ricercatori del dipartimento di Psicologia hanno misurato in diversi modi la “capacità di infatuazione” di alcune centinaia di giovani, per lo più studenti attorno ai 20 anni. Un sondaggio online, test in laboratorio con questionari e alcuni incontri reali, faccia a faccia, speed date (dove si ha un tempo limitato per sedersi e conoscersi) e un meeting con cena. In seguito hanno risposto a domande sulla loro esperienza e i sentimenti o sensazioni generati dagli incontri.

I partecipanti allo studio erano quasi 400 ma solo una piccola parte, 32 in maggioranza uomini, hanno dichiarato di aver sperimentato l’amore a prima vista. Qualcuno più volte (i “colpi di fulmine” sono stati 42).

Analizzando i dati però è emerso come la quasi totalità di loro collegava l’esperienza all’attrazione fisica e non ad altre sensazioni come “passione”, “intimità” o “impegno” (inteso nel senso di legame). Non era amore, dunque, o almeno non lo era ancora. E questo sembra sia vero non solo per le potenziali nuove coppie, ma anche riguardo a quello che i partner ricordano del loro primo incontro.

Non è la prima volta che gli scienziati si immischiano delle questioni di coppia. Precedenti studi che hanno “misurato” il fenomeno indicano che una persona su tre, nei paesi occidentali, ha vissuto (o crede di averlo fatto) l’amore a prima vista. Ciononostante quello che le coppie ricordano come un amore scoppiato all’improvviso, subito dopo aver conosciuto la propria metà, è un ricordo costruito, in qualche modo falso, che rafforza il legame della coppia. Anche in questo caso, dunque, si tratta di una illusione, un’attrazione fisica vista attraverso la lente dei sentimenti, che sono cresciuti nel tempo.

Per riportare un po’ di poesia in questo spoiler potremmo chiamare in causa Dante: “Amor che a nullo amato amar perdona” diceva per bocca di Francesca, nel girone dei lussuriosi, travolti (guarda caso) dall’attrazione fisica e sbattuti da un vento, quello del desiderio, che non si placa mai. “Amore che non consente a nessun amato di non amare a sua volta.

Forse è questa la prova: dei 42 innamoramenti a prima vista dichiarati nell’esperimento, nessuno è risultato corrisposto. “. Chissà se tra Paolo e Francesca è stato un “colpo di fulmine”?

Matteo Marini La Repubblica 27 dicembre 2017

www.repubblica.it/scienze/2017/12/27/news/l_amore_a_prima_vista_non_esiste_e_solo_desiderio_o_un_falso_ricordo-185321123/?ref=RHPPRT-BS-I0-C4-P1-S1.4-T2

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