UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
NewsUCIPEM n. 679 –10 dicembre 2017
Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali
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02 ADOZIONI Il 61% degli aspiranti genitori è favorevole a ricorrervi se sterile.
02 Colombia: i minori abbandonati possono chiedere d’essere adottati
03 AMORIS LÆTITIA Il Papa rende ufficiale la lettera ai vescovi argentini.
04 Roma locuta.
06 ASSEGNO MANTENIMENTO Nella separazione sì al mantenimento all’ex che lavora.
06 ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI Il diritto di visita negato non legittima la sospensione dell’assegno.
07 ASSEGNO DIVORZILE dovuto a pensionati con assegno basso e a casalinghe ultra50.
08 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – N. 45, 6 dicembre 2017
10 CHIESA CATTOLICA Enzo Bianchi: perché tanta opposizione a papa Francesco
11 Cattolici comunisti.
12 Bergoglio l’indisciplinato. Pur di far notizia
13 COMM. ADOZIONI INTERNAZ. Sospensione d’istanze d’autorizzazione ad operare in nuovi paesi.
13 CONFERENZA NAZION. FAMIGLIA Politiche sociali per le famiglie.
13 CONSULENTI COPPIA e FAMIGLIAAssemblea dell’AICCeF
14 Il consulente familiare n.4\2017 – anno XXVIII
14 CONSULTORIALI Lavorare con gli Utenti Musulmani.
15 Unioni Civili e Convivenze di Fatto.
15 CONSULTORI FAMILIARI Emilia Romagna. Salute sessuale, relazionale e riproduttiva.
16 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Messina. Consultorio familiare: dal passato al futuro
17 CONVIVENZA Separazione tra conviventi. Effetti giuridici sulla coppia e i figli
18 DALLA NAVATA II Domenica d’Avvento – Anno B – 10 dicembre 2017.
19 Viene dietro a me colui che è più forte di me. (Enzo Bianchi).
20 DIRITTIInfanzia e adolescenza in Italia
22I 400mila figli di NN chiedono il diritto a conoscere la madre.
23 FECONDAZIONE ASSISTITA Studi medici. I figli della provetta a maggior rischio tumori
24 FESTIVAL DELLA FAMIGLIA Trento, cala il sipario sulla sesta edizione del festival della famiglia
25 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Newsletter nuova per un impegno rinnovato.
26 Fare figli è causa di povertà. Urge un patto sulla natalità.
26 Emergenza denatalità addio. Piace di più la forzatura sul fine vita.
26 Toscana. Accordo Forum-Regione x iniziative sostegno alle famiglie
27 Nasce a Genova l’Agenzia per la famiglia
28 MINORI Minori in comunità, i dati della Garante per l’infanzia.
28 Minori fuori famiglia, rapporto del Centro.
29 PARLAMENTO Camera. 2° Comm. Assegno divorzile.
30 Senato. 2° Comm.. Cognome dei figli.
30 RICONOSCIMENTORiconoscimento tardivo del figlio nato fuori dal matrimonio.
ADOZIONI
Il 61% degli aspiranti genitori italiani è favorevole a ricorrervi se sterile.
Ma su 5 milioni di coppie senza figli solo 11mila presentano domanda di adozione. I dati dell’Istituto Iké certificano che, in caso di difficoltà ad avere figli per via naturale, la volontà della maggioranza degli italiani (più di 3 su 5) è per l’adozione nazionale o internazionale. Il 24% ricorrerebbe alla fecondazione assistita, il 19% rinuncerebbe del tutto, solo il 6% sarebbe d’accordo con l’utero in affitto
Più di 3 coppie su 5 disponibili all’adozione se i bambini non arrivano naturalmente. Nonostante le voci delle ‘Cassandre’ più o meno diffuse lungo lo Stivale (per ragioni più o meno interessate) e i numeri ufficiali che denunciano un crollo verticale del numero di adozioni completate negli ultimi anni e della quantità di coppie disponibili e idonee ad adottare, l’opinione degli italiani sull’adozione – nazionale e internazionale – raccolta dall’Istituto Iké allontana il giorno del ‘certificato di morte’ di quello che è il più grande atto di giustizia che due aspiranti genitori possano compiere: restituire a un minore solo e in difficoltà la dignità di figlio.
I dati, in effetti, indicano che in Italia il 61% degli intervistati (più di 3 su 5) alla domanda sull’aspirazione a diventare genitori, in caso di impossibilità ad averlo naturalmente ricorrerebbe all’adozione. Molti di meno, il 24%, sarebbe disposto a subire i bombardamenti ormonali e le sofferenze ripetute della fecondazione assistita (che peraltro, cifre alla mano, garantisce la riuscita solo in 1/6 dei casi); il 19% sono le coppie che, se i figli non vengono, rinuncerebbero ad averne e solo il 6% si è detto favorevole a ricorrere all’utero in affitto.
Calcolando che in Italia le coppie sterili sono circa 5 milioni, resta dunque più che fitto il dubbio sui numeri reali pubblicati qualche settimana fa dal Ministero della Giustizia, secondo cui nel 2016 si sono dette disponibili e idonee all’adozione, in tutto, 11.495 coppie: 8.305 per l’adozione nazionale e solo 3.190 per quella internazionale. Numeri che amplificano la sproporzione nelle dinamiche, ma che vengono rafforzati dal crollo del 73,1% negli ultimi 10 anni del numero di procedure di adozione internazionale che sono state portate felicemente a compimento.
Un terreno ancora difficile, ma certamente fertile, sul quale vale la pena spendersi per tornare a raccontare la bellezza e l’importanza di una scelta come quella dell’adozione, che ridona felicità al bambino abbandonato e senza famiglia che può abbracciare un papà e una mamma, ma pure a questi ultimi, per i quali il dono d’amore e il sorriso di quel figlio rappresenta una svolta nella vita. Una novità che vale davvero la pena.
Fonte: Gianni Balduzzi 30 novembre 2017
www.termometropolitico.it/1277453_utero-in-affitto-sondaggio-ixe.htmlTermometro Politico
News Ai. Bi. 7 dicembre 2017
www.aibi.it/ita/adozione-61-degli-aspiranti-genitori-italiani-favorevole-ricorrervi-sterile-5-milioni-coppie-senza-figli-solo-11mila-presentano-domanda-adozione
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ADOZIONI INTERNAZIONALI
Colombia: la Corte Costituzionale: i bambini abbandonati potranno chiedere di essere adottati
La notizia pubblicata sul periodico online ‘Noticias’, che è venuto a conoscenza di una sentenza del sommo Tribunale che ha modificato i requisiti per l’adozione di bambini nel Paese sudamericano. Da ora e per il futuro, sarà decisivo ascoltare l’opinione dei bambini per decidere di un’adozione: da ora in avanti i bambini potranno essere ascoltati in merito alla scelta definitiva di adozione che li riguardi.
Una novità che cambia, dunque, i requisiti e l’iter procedurale mediante i quali, in Colombia, sarà possibile diventare una coppia adottante. Questo perché, i processi di adozione devono cercare – nelle intenzioni dei Giudici – di proteggere al meglio i diritti dei minori, che vanno in adozione solo perché la famiglia biologica non c’è più oppure perché non s’interessa né si prende in carico delle necessità del bambino.
Ma ci sono stati casi nei quali questi minori hanno chiesto di poter fare il ‘viaggio inverso’: finora, però, la discriminante non era la volontà del minore, ma la posizione dello psicologo che aveva in carico il caso. Certo, la Corte Costituzionale ha specificato che l’ultima parola – anche dopo aver ascoltato l’opinione del minore – spetterà comunque alle autorità familiari, che dovranno decidere sempre per il maggior bene del minore.
Fonte: NoticiasRCSN.com
www.noticiasrcn.com/nacional-pais/corte-constitucional-permite-ninos-podran-participar-decision-su-adopcion
News Ai. Bi. 5 dicembre 2017
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AMORIS LÆTITIA
Il Papa rende ufficiale la lettera ai vescovi argentini
La missiva del 2016 che si congratulava con le linee guida elaborate dai pastori della regione di Buenos Aires è stata pubblicata negli Acta Apostolicæ Sedis.
«Lo scritto è molto buono e spiega in modo esauriente l’VIII Capitolo dell’Amoris lætitia. Non sono possibili altre interpretazioni. E sono sicuro che farà molto del bene. Che il signore ricompensi questo sforzo di carità pastorale». Con queste parole, scritte in una lettera inviata al vescovo Sergio Alfredo Fenoy, delegato della regione pastorale di Buenos Aires, Papa Francesco aveva espresso il suo apprezzamento per le linee guida sull’esortazione post-sinodale elaborate dai suoi confratelli argentini. Ora quella lettera, il cui valore era stato da alcuni relativizzato, assume una valenza ufficiale: è stata infatti pubblicata sul sito web degli Acta Apostolicæ Sedis, fascicolo 10/2016, pag. 1071-1074 [gazzetta ufficiale della Santa sede] per diretta decisione del Pontefice, che ha manifestato la sua volontà al Segretario di Stato Pietro Parolin nel giugno scorso, come si evince dalla breve nota a corredo del testo. Anche le linee guida dei vescovi argentini sono state pubblicate negli Acta, rendendo così ufficiale che «non sono possibili altre interpretazioni».
www.vatican.va/archive/aas/index_it.htm
www.vatican.va/archive/aas/documents/2016/acta-ottobre2016.pdf
Come si ricorderà tutto verte attorno all’ormai famosa nota 351 di Amoris lætitia, nella quale si legge che «In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti» ai divorziati in seconda unione i quali sono impossibilitati a mettere fine all’attuale legame e hanno difficoltà a vivere la continenza. Il tema dei sacramenti ai divorziati risposati non è centrale nell’esortazione, e volutamente Papa Bergoglio non ha indicato casi specifici, insistendo invece sull’accoglienza e sul discernimento affidato al sacerdote, al quale è chiesto di ricevere, ascoltare e quindi iniziare un cammino con i penitenti. Non esistono diritti acquisiti, l’eucaristia non è affatto scontata: sta al sacerdote valutare le storie personali e l’eventuale presenza di circostanze attenuanti, come la mancanza della piena avvertenza e del deliberato consenso, che potrebbero ridurre la responsabilità soggettiva dei divorziati risposati.
Dopo la pubblicazione del documento erano state discusse varie interpretazioni. Secondo quelle più restrittive l’esortazione papale non avrebbe cambiato nulla rispetto a Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, che nel 1981 aveva tolto i divorziati risposati dal limbo dei rifiutati e aveva notevolmente innovato rendendo possibile l’accesso all’eucaristia per quelli che, impossibilitati a tornare al primo matrimonio, vivevano la seconda unione come «fratello e sorella» astenendosi dai rapporti coniugali ma continuando a vivere come coppia.
In quell’esortazione Papa Wojtyla parlava in modo chiaro del discernimento, riconoscendo che le storie personali possono essere molto diverse l’una dall’altra: «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido».
Trentacinque anni dopo Familiaris consortio la situazione è notevolmente cambiata. La secolarizzazione è avanzata, i matrimoni sfasciati si sono moltiplicati, e si sono moltiplicati i casi di persone sposate in chiesa senza aver fede e piena coscienza dell’atto sacramentale. Amoris laetitia fa un passo ulteriore, chiedendo maggiore accompagnamento per queste persone e spiegando che in alcuni casi, dopo un percorso di discernimento, e dunque senza automatismi né regole prefissate nei manuali, si può arrivare anche ad assolvere in confessionale e a permettere la comunione eucaristica.
Nelle loro linee guida ora pubblicate negli Acta Apostolicæ Sedis, i vescovi argentini scrivono (n. 5): «Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendano possibile, specialmente quando entrambi siano cristiani all’interno di un cammino di fede, si può proporre l’impegno di vivere in continenza. L’AL (Amoris lætitia) non ignora le difficoltà di questa scelta (cfr nota 329) e lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della riconciliazione, quando non si riesca a mantenere questo proposito».
Nel paragrafo successivo, i vescovi argentini scrivono che «In altre circostanze più complesse e quando non è possibile ottenere l’annullamento, la scelta menzionata può essere di fatto non praticabile. Ciò nonostante, è comunque possibile un cammino di discernimento. Se si giunge a riconoscere che in caso concreto vi siano limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza, in particolare quando una persona ritenga di poter cadere in ulteriore peccato facendo del male ai figli della nuova unione, l’AL apre la possibilità di accedere ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia. Questi ultimi a loro volta dispongono la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia».
Al paragrafo 9 delle linee guida elaborate dai vescovi della regione di Buenos Aires si legge: «Può essere opportuno realizzare in modo riservato un eventuale accesso ai sacramenti soprattutto quando si dia il caso di situazioni conflittuali, ma allo stesso tempo non si deve smettere di accompagnare la comunità affinché cresca nello spirito di comprensione e accoglienza, senza che ciò implichi creare confusione nell’insegnamento della chiesa sulla indissolubilità del matrimonio
Andrea Tornielli Vatican Insider 6 dicembre 2017
Roma locuta
(Roma ha parlato, la causa è definitivamente chiusa. Antica Roma e Sermones di S. Agostino)
Un‘informazione pubblicizzata da Andrea Tornielli su “Vatican Insider” attira la nostra massima attenzione in quanto risponde formalmente a tutte le domande poste dalle persone in buona fede sulle confusioni sul capitolo VIII di Amoris lætitia generate e portate avanti da certi gruppi de facto extra-cattolici di stampo tradi-protestante molto vocali in particolare nella blogosfera malgrado il loro piccolo numero oggettivo.
Negli Acta Apostolicae Sedis, fascicolo 10/2016, pagg. 1071 – 1074 vi è pubblicata una Epistula Apostolica che è quindi un vero confermare del Santo Padre i suoi fratelli nell’episcopato in materia di costumi e in particolare Ad Excellentissimum Dominum Sergium Alfredum Fenoy, delegatum Regionis Pastoralis Bonaërensis, necnon adiunctum documentum (de praecipuis rationibus usui capitis VIII Adhortationis post-synodalis “Amoris lætitia”): infatti nello stesso documento è presentata come Additum ad Epistulam la lettera che gli fu mandata dai vescovi della regione pastorale di Buenos Aires. I due documenti sono completati nell’ultima pagina con il rescritto che abbiamo riprodotto e che afferma che è volontà del Papa che questi due documenti siano tenuti dai fedeli cattolici formalmente come Magistero Autentico.
Già Amoris lætitia in quanto tale è Magistero Autentico, che bisogno c’era di dichiarare l’interpretazione che ne danno i vescovi argentini come anch’essa autentica? Per questo vale la pena ricordare il Can. 752 [Codice di diritto canonico] “Non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà deve essere prestato alla dottrina, che sia il Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi enunciano circa la fede e i costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla con atto definitivo; i fedeli perciò procurino di evitare quello che con essa non concorda.”
www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/ita/documents/cic_libroIII_747-755_it.html#LIBRO_III
In pratica quando il Santo Padre afferma che El escrito [dei Vescovi della regione di Buenos Aires, NDR] es muy bueno y explicita cabalmente el sentido del capitulo VIII de Amoris lætitia. No hay otras interpretaciones” ci dice che il contenuto di quel che è stato formulato dai Vescovi in questione richieda ormai da tutti i cattolici di tutto l’Orbe Cattolico religioso ossequio dell’intelligenza e della volontà: chiaramente chi non fosse d’accordo con l’interpretazione formulata e lo esprimesse sulla piazza pubblica pecca gravemente contro la Chiesa Universale ed il Magistero.
Ma cosa dicono questi Vescovi al quale noi, cattolici veraci e genuini, dobbiamo ormai l’ossequio dell’intelligenza, cioè lasciare da parte le nostre ideologie, e quello della volontà, cioè obbedire con umiltà a rischio di metterci de facto fuori dalla Chiesa? Eccone il sunto dei sunti:
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Non si può mai parlare di un “permesso” di accesso ai sacramenti dato a chicchessia, ma di un processo di discernimento compiuto da un pastore: cioè non è una decisione soggettiva ma rientra nell’oggettività della valutazione di un terzo, il pastore.
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L’accento pastorale e spirituale di questo processo di discernimento deve sottolineare l’annuncio del Kerygma al fine di permettere un reale incontro con Gesù Cristo.
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Questo processo deve focalizzarsi nella sequela di Gesù, aiutando il penitente con l’ascolto e mostrandogli il viso materno della Chiesa quando l’intenzione è retta e il desiderio di vivere la propria vita alla luce del Vangelo è genuina.
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Il fine di questo processo non è per forza l’accesso ai sacramenti, ma una migliore integrazione nella vita della Chiesa.
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Quando fattibile e specialmente quando i due membri della nuova coppia sono cristiani, bisogna proporre loro di vivere in continenza.
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In certe situazioni complesse, quando dopo questo processo di discernimento il pastore venga a constatare che ci siano limitazioni oggettive alla responsabilità e alla colpevolezza, in particolare quando il penitente fosse convinto che commetterebbe un errore più grande ancora danneggiando i figli della nuova coppia, allora potrebbe essere possibile aprire la porta ai sacramenti, permettendo a questi di rafforzare la propria maturità con la Grazia.
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Quest’ultima possibilità non deve essere intesa come un accesso indiscriminato ai sacramenti per qualunque situazione.
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Sempre è importante per il penitente aprire la propria coscienza di fronte a Dio in particolare con l’esercizio dell’esame di coscienza, in particolare riferendosi ai propri figli e al coniuge abbandonato.
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Si consiglia l’accesso ai sacramenti in modo privato e non pubblico.
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Il discernimento sotto la guida del pastore e nel quadro della comunità non finisce mai.
Lasciamo da parte le osservazioni clownesche dei 45 eppoi dei 62 che non sono rette da nessuno spirito serio e rettamente cattolico e che si discreditano da sole al solo leggerle.
https://pellegrininellaverita.com/2016/07/29/45-clowns-contro-amoris-laetitia
https://pellegrininellaverita.com/2017/09/25/correctio-filialis-de-correctione-filialis
Diamo piuttosto un’occhiata ai famosi 5 Dubia per i quali già tutti conoscono le risposte, compreso chi le aveva poste, prima ancora di porle e che avevamo discusso in suo tempo qui
https://pellegrininellaverita.com/2016/11/14/croce-via-risponde-ai-dubia-dei-4-cardinali
e vediamo come questo nuovo atto magisteriale del Papa risponde:
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Al primo dubium la risposta è Sì e questo è esplicitato nel punto (6) ormai Magistero Autentico in materia di costumi.
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Al secondo dubium la risposta è Sì in quanto nulla è detto in AL contro questa affermazione.
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Al terzo dubium la risposta è ancora Sì, in particolare sulla questione dell’adulterio, visto che l’insegnamento del Cap VIII tocca la situazione soggettiva del penitente che è quella della sua libertà e consapevolezza e non la gravità intrinseca dell’atto mai messa in dubbio.
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Al quarto dubium la risposta è ancora Sì visto che nessuno insegna che le circostanze attenuanti rendono buono un atto, ma solo ri riferisce al grado di colpevolezza del penitente.
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Al quinto dubium la risposta è Sì, infatti nel punto (1) di cui sopra la decisione è del pastore e non della coscienza individuale.
Tutta questa squallida storia di pseudo-cattolici che si oppongono pubblicamente al Magistero Autentico espresso in Amoris lætitia seminando zizzania e spargendo dubbio, pettegolezzi, calunnie alla faccia del Can. 752 ormai appare chiaramente per quella che è agli occhi di tutti: resta da sperare che questa cartina di tornasole che è stata Amoris lætitia, cartina che ha permesso di rivelare alla luce di tutti chi è cattolico perché crede la Chiesa e chi è cattolico perché crede nelle proprie idee, continui ad essere uno strumento di conversione dei cuori e delle menti, e qui non parlo dei divorziati in nuove unioni adultere, ma proprio dei pastori e dei cattolici meglio formati sempre tentati di scambiare le loro proprie idee con l’annuncio del Kerygma, a destra come a manca dello spettro delle opinioni teologiche. In Pace
Simon de Cyrène Croce via pellegrini nella verità 7 dicembre 2017
Croce-via si pone sotto la protezione spirituale di San Tommaso d’Aquino e San Giovanni Paolo Magno
https://pellegrininellaverita.com/2017/12/07/amoris-laetitia-roma-locuta-croce-via-semper-iusta
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ASSEGNO MANTENIMENTO
Nella separazione sì al mantenimento all’ex che lavora
Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 28327, 28 novembre 2017.
www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_28333_1.pdf
Per la Cassazione nella separazione non valgono i parametri stringenti del divorzio e i “redditi adeguati” ex art. 156 c.c. vanno rapportati al tenore di vita goduto in costanza di matrimonio
Il coniuge che lavora e che è in grado di mantenersi ha diritto all’assegno di mantenimento, non trovando applicazione, in caso di separazione, gli stringenti parametri del divorzio: pertanto, i “redditi adeguati” di cui parla l’art. 156 c.c. vanno rapportati a quelli necessari a mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Inoltre, nel calcolo dell’assegno, deve valutarsi l’assegnazione della casa familiare.
Lo ha precisato la Corte di Cassazione, pronunciatasi sul ricorso della moglie contro la sentenza che aveva pronunciato la separazione dei coniugi non riconoscendole l’assegno di mantenimento.
I giudici d’appello avevano escluso il diritto all’assegno della moglie separata sul presupposto che quanto da lei guadagnato con la sua attività di estetista fosse sufficiente per il suo mantenimento.
Separazione: mantenimento all’ex anche se lavora e percepisce redditi. Tuttavia, secondo gli Ermellini, sono fondate le doglianze avanzate dalla donna riguardanti il criterio legale del diritto all’assegno. In particolare, precisano i giudici, la statuizione de qua non tiene conto del principio ribadito, anche di recente dalla sentenza n. 12196/2017, secondo cui la separazione personale, a differenza dello scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, presuppone la permanenza del vincolo coniugale.
Pertanto, i “redditi adeguati” a cui, ex art. 156 c.c., va rapportato l’assegno di mantenimento a favore del coniuge, in assenza della condizione ostativa dell’addebito, sono quelli necessari a mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio.
In tal caso, infatti, si ritiene ancora attuale il dovere di assistenza materiale che non presenta alcuna incompatibilità con tale situazione temporanea, dalla quale deriva solo la sospensione degli obblighi di natura personale e di fedeltà, convivenza e collaborazione; si tratta, pertanto, di una situazione che ha una consistenza ben diversa dalla solidarietà post coniugale, presupposto dell’assegno di divorzio.
La sentenza impugnata, invece, si è correttamente attenuta al principio secondo cui, in tema di separazione personale dei coniugi, il godimento della casa familiare costituisce un valore economico (corrispondente di regola al canone ricavabile dalla locazione dell’immobile) del quale il giudice deve tenere conto ai fini della determinazione dell’assegno dovuto all’altro coniuge per il suo mantenimento e per quello dei figli.
Lucia Izzo Newsletter Giuridica Studio Cataldi 4 dicembre 2017
www.studiocataldi.it/articoli/28333-separazione-si-al-mantenimento-all-ex-che-lavora.asp
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ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI
Il diritto di visita negato non legittima la sospensione dell’assegno di mantenimento
Corte di Cassazione – Sesta Sezione Civile, ordinanza n. 21688, 19 settembre 2017.
La Suprema Corte stabilisce inequivocabilmente la differenza strutturale ed ontologica tra il diritto-obbligo di visita del genitore nei confronti della prole e l’obbligo di mantenimento economico nei suoi confronti.
Non sussiste alcun rapporto sinallagmatico [scambio vicendevole] tra l’assistenza morale e l’assistenza materiale, così da poter legittimare la sospensione dell’obbligo di mantenimento dei figli da parte del soggetto obbligato, quando non gli venga consentito di vederli, non potendosi certo applicare in tale materia il principio inadimplenti non est adimplendum [all’inadempiente non è dovuto l’adempimento] (art. 1460 cod. civile), pena la mercificazione e/o l’utilizzo strumentale delle prerogative attribuite dall’ordinamento e da eventuali accordi tra le parti. www.ricercagiuridica.com/codici/vis.php?num=9944
Sorregge tale conclusione la differente ratio dei due istituti, posto che l’esercizio del diritto di visita risponde alla necessità di non elidere dal punto di vista affettivo il rapporto parentale, mentre l’obbligo di mantenimento attiene alla necessità di non elidere il sostentamento e le cure materiali nei confronti della prole.
D’altra parte sarebbe illogico, oltre che particolarmente ingiusto, nei confronti dei figli, far riverberare ai loro danni il comportamento dell’altro coniuge che frappone ostacoli al diritto di visita della controparte.
La Suprema Corte quindi tiene in considerazione, pur nelle complesse vicende di separazione e divorzio, l’interesse dei soggetti deboli (i figli) che non può essere in alcun modo strumentalizzato dai coniugi per fini non consentiti dall’ordinamento e poco coerenti con il nucleo di tutele da esso apprestate.
Il genitore, a cui non sia consentito di vedere i propri figli, può ricorrere a vari strumenti anche di carattere penale a tutela del proprio diritto di vedere i figli (art. 388 cod. penale) ma non può utilizzare invece come coazione psicologica il mancato versamento dell’assegno per “costringere” l’ex coniuge al rispetto degli impegni concernenti la frequentazione dei figli.
L’arresto giurisprudenziale è particolarmente significativo non solo in re ipsa ma in senso più ampio, riaffermando in sostanza il principio che le cure affettive hanno un valore in sé che non può essere scambiato con la cura materiale e viceversa. I minori sono destinatari di distinte e non sovrapponibili tutele in campo materiale e morale.
Si dovrebbe porre così un freno a condotte che rappresentano non solo una violazione dell’obbligo di assistenza materiale (ex art. 570 cod. penale) ma un palese esercizio abusivo delle prerogative spettanti all’ex coniuge. La distinzione dei piani affettivo e materiale, non preclude tuttavia la possibilità (anche questa ben evidenziata dalla Suprema Corte) che il mancato versamento dell’assegno sia cagione di un danno non patrimoniale per i figli per i quali è legittimo dolersi di tale circostanza che denota a sua volta la poca o assente cura affettiva del soggetto obbligato nei loro confronti.
Nel caso di specie, ci si muove con tutta evidenza su un terreno minato, dove astio, conflitto e rancore suggeriscono ad ogni Giudicante di muoversi con la massima cautela, ma ribadendo indefettibili diritti dei minori a non essere mere pedine di interminabili e poco proficue lotte coniugali.
Vincenzo Boncristiano Filo diritto 4 dicembre 2017
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ASSEGNO DIVORZILE
Assegno di divorzio dovuto a pensionati con assegno basso e a casalinghe ultracinquantenni.
Corte di Cassazione, sesta Sezione civile, sentenza n. 28994, 5 dicembre 2017,
Da oggi in poi la data di nascita dell’ex moglie sarà importantissima per decretare il suo diritto all’assegno di divorzio. Dal 10 maggio scorso, infatti, la Cassazione ha riscritto le regole sul mantenimento dell’ex coniuge [sent. n. 11504/10.05.2017] e, oggi, a rivendicare l’assegno è solo chi non può mantenersi da solo. Ebbene, questa impossibilità è tanto più evidente quanto più l’età avanzata della richiedente non le consente di svolgere attività lavorativa. Detto in parole molto semplici, le figure “tipo” che hanno diritto al mantenimento sono essenzialmente due: la casalinga che, per una vita, si è dedicata alla casa e non ha maturato esperienze oppure la pensionata che riceve dall’Inps un assegno basso. È quanto risulta da due recenti sentenze della Cassazione.
Anche le disoccupate perdono il mantenimento se hanno un’età tale per avere un impiego. Principio questo confermato dalla Cassazione pochi mesi fa [sent. n. 9945/2017] che ha ritenuto la casalinga cinquantenne non più in grado di trovare un’occupazione per aver completamente perso ogni rapporto con il mondo del lavoro. Del resto, se aumenta l’età pensionabile, si allunga anche la carriera ed è allora possibile parlare di giovinezza lavorativa anche per il quarantenne: chi rientra nei “40” ha tutte le capacità, fisiche e mentali, per guadagnarsi lo stipendio da sé. Dello stesso parere è la Corte di Appello di Salerno [sent. 29/2017]: la disoccupazione non garantisce in automatico il diritto al mantenimento se il richiedente è in grado di lavorare. Medesima interpretazione si legge in una sentenza del tribunale di Avellino [sent. n. 1227/2017] secondo cui la moglie-casalinga può perdere gli alimenti se non dimostra che l’assenza di un’occupazione non dipende da propria inerzia o colpa.
Sempre Cassazione [sent. n. 23805/2017] ha indirettamente confermato i predetti principi sancendo che, se il divorzio arriva a 71 anni suonati, il marito facoltoso deve pagare un assegno compatibile con le sue capacità economiche (1.700 euro), questo anche se la ex possiede beni per un ammontare di 100 mila euro.
Arriviamo infine alla sentenza dell’altro ieri, sempre firmata dalla Suprema Corte, che ha confermato l’assegno di divorzio alla ex moglie ultrasessantenne con una pensione bassa e la sola abitazione di proprietà. Nel caso di specie, la signora aveva 65 anni e una pensione di 400 euro mensili, oltre alla sua casa: troppo esiguo il denaro a disposizione e nessuna possibilità di procurarselo vista l’età. Dall’altro lato, invece, il marito pare avere una certa solidità economica, tale da permettergli di ottemperare con tranquillità all’obbligo di un assegno divorzile da 600 euro al mese. Per i Giudici, anche in Cassazione, è evidente come la donna disponga di «mezzi inadeguati» e, soprattutto, non sia in grado di procurarseli «per ragioni oggettive in relazione alla sua età (65 anni)».
Di conseguenza, alla luce del «principio di auto-responsabilità economica di ciascuno dei coniugi quali persone singole», viene reso definitivo il diritto della donna al sostegno economico da parte dell’ex marito.
Redazione La legge per tutti 7 dicembre 2017
Sentenzawww.laleggepertutti.it/186307_da-che-eta-la-moglie-ha-diritto-al-mantenimento
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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA
Newsletter CISF – N. 45, 6 dicembre 2017
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Bonus bebè 2018. Dubbi sulla sua consistenza, certezze sulla miopia di una classe politica. Un commento del Direttore Cisf (Francesco Belletti) su Famiglia Cristiana.
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Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali. Edizioni San Paolo, dicembre 2017.
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Indice del rapporto
http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf4317_indice_rapporto_cisf_2017.pdf
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Offerta di preacquisto a prezzo agevolato
http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/rapporto-famiglia-2017.aspx
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European center for law and justice. Dichiarazione dell’ECLJ in occasione della Giornata Mondiale per le persone disabili (3 dicembre).
https://eclj.org/abortion/un/le-retour-de-la-culture-de-mort?lng=en
“Continua l’impegno dell’ECLJ a sostegno del diritto alla vita delle persone disabili, mentre sempre più forte è la pressione esercitata all’interno delle Nazioni Unite, per imporre la legalizzazione globale dell’aborto eugenetico (…)”. L’ECLJ ha appena sottoposto alla X Commissione ONU per i Diritti delle Persone con disabilità un dettagliato Memorandum”
http://media.aclj.org/pdf/1-EN-Contribution-ECLJ-au-CRPD-FINAL.pdf
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Tre rapporti di fine anno sulla condizione del nostro paese.
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Rapporto CENSIS 2017. http://censis.it/19?shadow_multimedia=119318
Materiali vari. Il 2 dicembre è stato presentato il Rapporto Censis 2017. A questo link un video della presentazione (17 minuti) e diversi comunicati/estratti con le riflessioni di sintesi dei vari capitali. Riportiamo qui i sempre allarmanti dati su povertà e vulnerabilità economica e sociale delle famiglie. “Disegualmente poveri: la geografia dei nuovi disagi. Il mercato del lavoro oggi genera sempre meno opportunità occupazionali lasciando senza redditi da lavoro quote crescenti di famiglie. Tuttavia, la povertà economica è solo uno degli aspetti del disagio sociale. La deprivazione coinvolge anche famiglie che sono al di sopra della soglia di povertà. Sono in condizioni di deprivazione materiale grave 6,9 milioni di persone nel 2014 (+2,6 milioni rispetto al 2010) e uno zoccolo duro di 4,4 milioni deprivati di lungo corso, cioè almeno dal 2010. Le famiglie in deprivazione abitativa sono 7,1 milioni nel 2014 (+1,7% rispetto al 2004). Quelle in severa deprivazione abitativa sono 826.000 (+0,4% rispetto al 2004). Circa il 20% ha problemi di umidità in casa, il 16,5% di sovraffollamento e il 13,2% di danni fisici all’abitazione. Le famiglie in deprivazione di beni durevoli sono 2,5 milioni nel 2014, di queste 775.000 sono in gravi condizioni di deprivazione. Le famiglie in povertà alimentare sono oltre 2 milioni nel 2014 (pari all’8% del totale). E i minori in povertà relativa nel 2015 sono oltre 2 milioni (il 20,2% del totale). La crisi e la stentata ripresa hanno creato un gorgo che può attirare in sé anche chi tradizionalmente è rimasto lontano dal disagio: questo genera una incertezza diffusa e spinge a pensare che solo pochi sono fuori dal rischio di cadere in condizioni di disagio”.
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Terzo rapporto sul secondo welfare in Italia.
Dati e riflessioni sul modello presente e futuro dello Stato sociale nel nostro Paese (298 pp.).” Con questo Terzo Rapporto, Percorsi di secondo welfare compie sei anni. Il cammino fatto è abbastanza lungo per tirare qualche filo: a che punto siamo? Proverò a rispondere facendo in realtà tre diversi punti: uno sulla fase evolutiva che il welfare sta attraversando; uno sulle trasformazioni concrete che abbiamo osservato; e un terzo sulla nozione stessa di secondo welfare” (dall’Introduzione di Maurizio Ferrera).
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Futuro anteriore. Rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia.
www.caritas.it/caritasitaliana/allegati/7346/Rapporto_Caritas2017_FuturoAnteriore_copertina.pdf
Dati e riflessioni (85 pagine) in un Rapporto redatto dalla Caritas Italiana a partire da dati strutturali e da quelli dei propri punti di incontro con le persone e le famiglie in difficoltà (Centri di Ascolto). Il titolo del Rapporto, “Futuro anteriore”, intende descrivere in chiave simbolica questo fenomeno. Molti dei nostri giovani hanno ormai uno sguardo disincantato verso un futuro che vedono costellato di incognite e di incertezze e quasi uno sguardo nostalgico verso il passato. I dati di questo rapporto confermano una realtà che le giovani generazioni sperimentano sulla loro pelle: i figli stanno peggio dei genitori; i nipoti stanno peggio dei nonni. Gli studi scientifici sul tema del divario generazionale sottolineano infatti che la ricchezza media delle famiglie con giovani capofamiglia è meno della metà di quella registrata venti anni fa e che l’autonomia dalla famiglia di origine viene conquistata in età sempre più avanzata” (dall’Introduzione).
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Dalle case editrici
http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf4517_allegatolibri.pdf
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San Paolo, Nasceranno ancora i figli dal papà e dalla mamma? Comastri A.
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FrancoAngeli, Sussidiarietà e innovazione sociale. Costruire un welfare societario, Monteduro G. (a cura di)
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EDB, Contro il post-umano. Ripensare l’uomo, ripensare l’animale, Petrosino S., Io Frida M.
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Guerini e Associati, Giovani dentro la crisi, Rebughini P., Colombo E., Leonini L. (a cura di)
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Nanni Walter, Quarta Serena, Nel paese dei Neet. Rapporto di ricerca su giovani Neet in condizione di povertà ed esclusione sociale, Edizioni Lavoro, Roma, 2016, pp. 159, € 13,00. Il volume riporta i risultati di un’indagine nazionale sui giovani Neet (acronimo dall’inglese Not in Employment, Education and Training, cioè che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in una qualche attività formativa) che si rivolgono, direttamente o tramite i loro familiari, ai Centri di Ascolto Caritas (…)]
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Specializzarsi per la famiglia
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Scuola di specializzazione in psicoterapia integrata (Direzione: prof. Vittorio Cigoli). Una scuola di livello internazionale, immersa nella natura del proprio campus a Massa. Didattica semi-residenziale con tre giorni al mese in presenza, possibilità di usufruire dell’ospitalità della struttura ricettiva collegata all’istituto, possibilità di apprendere lavorando già da subito come psicologi clinici nei servizi del consorzio Sanicare-Zenit, staff didattico internazionale, possibilità di lavoro su audio e video registrati.
Per info su costi e facilitazioni di borse di studio e contratti professionali segreteria.studenti@spi-sanicare.it(dr Daniela Lardo). www.scuolapsicoterapiaintegrata.it
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“International Training in Gestalt Family Therapy” [L’Istituto GTK ha sviluppato un terzo modello di Terapia Gestaltica Familiare, che include la fase esperienziale (consapevolezza ed espressione delle emozioni), la fase del contatto (qualità del ciclo di contatto) a partire dalla teoria del Sé e in particolare la funzione-Personalità del Sé familiare. I concetti di Cogenitorialità, Coparenting si arricchiscono in riferimento non solo a ruoli solo istituzionali – concetti teorici e cognitivi – ma di esperienze che devono essere assimilati anche a livello di vissuti corporei e intercorporei. Il corso si terrà a Roma da aprile 2018 a settembre 2019. Iscrizioni fino al 1 aprile 2018.
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Premio “per la famiglia” per tesi di laurea. Primo Bando.
http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf4517_allegato2.pdf
Un’iniziativa dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (ANFN). “(punto 2 del Bando, oggetto Il premio è conferito ad una tesi di laurea triennale o specialistica che sviluppi i temi cardini e contenuti nella “Carta dei valori” che stanno a fondamento di ANFN quali ad esempio la famiglia, il valore dei figli, e della famiglia numerosa, la famiglia come risorsa non come problema, la famiglia numerosa come capitale sociale. Il premio potrà essere assegnato anche a tesi che possano costituire valido supporto a campagne o iniziative che ANFN sta sviluppando nel periodo corrispondente a quello di vigenza del Bando”. Scadenza di presentazione delle domande: entro il 15 maggio 2018.
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Save the date
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Nord: Lavorare sulle origini: La corrispondenza immaginaria, approfondimento tematico per genitori adottivi, promosso da CTA (Centro di Terapia Adolescenza), Milano, 15 gennaio, 29 gennaio, 12 febbraio 2018.
www.centrocta.it/newsletter/welfare_corrispondenza_immaginaria2018.pdf
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Centro L’assegno di divorzio a sei mesi dalla sentenza della cassazione 11504/2017, incontro di formazione promosso da AIAF (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori), Roma, 14 dicembre 2017.
https://aiaf-avvocati.it/lassegno-di-divorzio-a-sei-mesi-dalla-sentenza-della-cassazione-11504-2017
Diritto al sollievo: aiutiamo chi aiuta, 2° giornata del Familiare Assistente, promossa dalla Consulta per le politiche in favore delle persone con disabilità con il Municipio Roma1 Centro, Roma, 13 dicembre 2017.
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Sud Coltivare umanità. Educare generando comunità, giornata nazionale di FormAzione, promosso da Edizioni La Meridiana, Molfetta (BA), 23 e 24 febbraio 2018.
www.edizionilameridiana.it/wp-content/uploads/2017/11/Coltivare-umanit%C3%A0_SOLO-PROGRAMMA.pdf
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Estero The European Asylum System: Moving Towards a Unified, Fair and Effective Framework (Il sistema di asilo europeo: verso un meccanismo unitario, rispettoso ed efficace) promosso da Family Policy Exchange, Bruxelles, 1 febbraio 2018.
newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf4517_allegato2.pdf
Iscrizione alle newsletterhttp://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx
Con tutti i link http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/dicembre2017/5058/index.html
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CHIESA CATTOLICA
Enzo Bianchi: perché tanta opposizione a papa Francesco
Nella Chiesa sono presenti molti conflitti, che spesso esplodono sui mass media e sui social. Preoccupa l’opposizione a Francesco.
Se la vera urgenza per ogni Chiesa, per ogni comunità e per ogni cristiano è la conversione al Vangelo che è Gesù Cristo, a Gesù Cristo che è il Vangelo, allora da questa conversione devono scaturire comportamenti, abiti, posture ispirate e plasmate dal Vangelo. Secondo la visione che mi sono fatta della Chiesa italiana – come osservatore partecipe e attento, favorito da una certa marginalità, ma facilitato da “incursioni” o missioni vissute nelle diverse diocesi dal nord al sud per la predicazione della Parola a presbiteri e ai tanti battezzati che tentano di vivere il cristianesimo – penso che sia urgente soprattutto una convergenza, la formazione di un’opinione pubblica ecclesiale animata da volontà di comunione. Oggi la Chiesa italiana soffre, soprattutto, di questa mancanza di comunione.
Se vogliamo dire la verità senza nasconderla, dobbiamo confessare che nella Chiesa sono presenti molti conflitti: tra visioni opposte della collocazione della Chiesa nella compagnia degli uomini, tra strategie pastorali, tra modalità differenti di interpretare la fede, di concepire la liturgia. Conflitti che, a volte, esplodono soprattutto sui mass media e nel mondo dei social, dove il linguaggio è guerra, ma anche conflitti più sopiti, che stentano a emergere ma scavano solchi profondi che distanziano gruppi cristiani tra loro, fino all’indifferenza. E, in alcuni casi, addirittura al disprezzo gli uni per gli altri.
Questa non è una lettura catastrofica o pessimista, ma un prendere atto che una tale situazione contraddice fortemente la missione che si vuole attuare in modo fecondo in una umanità sovente indifferente al cristianesimo. Non solo, questa situazione sta logorando molti credenti, portandoli a disaffezionarsi al tessuto ecclesiale. Già Pio XII, nel 1950, lamentava la mancanza di opinione pubblica nella Chiesa, ma negli ultimi decenni quel seme che il Concilio aveva deposto e che era divenuto un germoglio è stato soffocato. Non si dimentichi che l’Azione cattolica è stata “silenziata” per un decennio, che i laici cattolici impegnati nella polis sono stati svuotati di ogni mandato – talora assunto, in loro vece, da qualche autorità episcopale –, che ha regnato una censura che interdiceva la parola nella Chiesa a testimoni fedeli al Vangelo e alla Chiesa stessa (basti citare il piccolo fratello Arturo Paoli, ormai anziano), che si era giunti ad aver paura di un’espressione della lettera agli Ebrei che chiede ai discepoli di Gesù di essere “cristiani adulti”. Anni di critiche feroci a uomini di Chiesa, verso i quali si arriva a dubitare della saldezza della loro fede e dell’ortodossia della loro dottrina.
Con papa Francesco la situazione è mutata. Anche nella Chiesa italiana si respira una nuova libertà, non si vive nel timore di censure alle quali non si può rispondere, ma i conflitti restano. E in alcune discussioni paiono più esasperati. Personalmente sono preoccupato per la crescente opposizione a papa Francesco: ormai c’è chi lo accusa di magistero incerto e ambiguo, addirittura di assecondare l’eresia. Questo avviene “nella Chiesa”, tra credenti cattolici fino a ieri in profondo ossequio al Papa. Cos’è successo perché sia divenuta possibile una tale contestazione? Papa Francesco non ha mutato nulla della dottrina: è un uomo della tradizione cattolica più schietta, per molti aspetti condivide posizioni che sono comuni ai conservatori. Perché, allora, tanta acredine da parte di alcuni e una sorda opposizione di molti altri?
In verità, anche confrontandomi con chi lo contesta, ho trovato una sola risposta: non la dottrina, non la fede, ma la sua semplicità priva di atteggiamenti ieratici, il suo sottrarsi a immagini sontuose del Papa, il suo stile confidenziale che abbraccia, tocca, stringe senza voler affermare la sacralità della sua persona, provocano una sorta di paura che un vescovo ha espresso in questi termini: «Giorno dopo giorno smonta tutto il pontificato romano!».
Ma credo ci sia anche un’altra ragione: quella del suo magistero che mette al primo posto il Vangelo esigente di Gesù quale annuncio che ha come primi clienti di diritto i poveri, la sua sollecitudine per i migranti, i perseguitati, i bisognosi verso i quali volge il suo sguardo paterno con priorità rispetto ad altre realtà che abitano il recinto del sacro. Da qui l’annuncio reiterato della misericordia, un richiamo pressante che scandalizza: se, infatti, c’è amore gratuito di Dio, come si potrà far capire alla gente che Dio vuole comportamenti di giustizia, riconciliazione e pace? Se non c’è il timore della pena e del castigo, cosa farà la gente della propria libertà? Così, ritroviamo sulla bocca anche di diversi cattolici espressioni di dissenso verso il Papa un tempo semplicemente inimmaginabili.
Infine, nella conflittualità della Chiesa, purtroppo sottovalutata da molti, va annoverata anche la posizione di quei tradizionalisti che fanno dell’antica liturgia il loro motivo di battaglia. Benedetto XVI, con grande misericordia e avendo a cuore la concordia ecclesiae, aveva concesso già dieci anni or sono la possibilità di celebrare nel rito preconciliare. Ma, in realtà, il conflitto si è acceso ancor di più. Da un lato, ci sono presbiteri che si rifiutano di celebrare secondo l’antico rito – che, in base alle norme vigenti, è “rito straordinario” pienamente lecito – e giungono a deridere i cattolici che a esso sono affezionati. Questo atteggiamento non aiuta la pace ecclesiale: il rito ora “straordinario” è stato per secoli il rito della Chiesa cattolica latina, che ha fecondato la fede di generazioni di fedeli, inclusa la mia stessa. Non va, quindi deriso, né giudicato privo di ogni capacità di costituire la celebrazione eucaristica di alcuni fedeli cattolici ancora oggi.
Dall’altro lato, invece di accogliere il dono di Benedetto XVI e viverlo nella gratitudine verso la Chiesa, si continua ad affermarlo “contro” il nuovo rito di Paolo VI ritenuto “protestantizzato”, depauperato, fuorviante. No, non è salutare proseguire in questo modo. Sarebbe auspicabile un intervento autoritativo: non serve la richiesta di adesione ad alcune affermazioni conciliari (di quanti decreti di concili del passato oggi non teniamo più conto.), si lasci piuttosto che l’uso del rito di Pio V sia praticato da quei fedeli che a esso sono affezionati e lo vivono seriamente, per ragioni di fede e non di folclore o di cultura identitaria. Ma, al contempo, si chieda a quanti lo praticano di confessare che c’è un’unica eucaristia nella Chiesa cattolica. E che se le forme di celebrazione sono due, queste non devono farsi concorrenza, come se fossero prodotti sulle bancarelle di un mercato.
Che senso ha, per esempio, l’andare di monsignori ed eminenze qua e là a celebrare secondo l’antico rito, come se si dovesse promuovere un prodotto, dichiarando che il “rito straordinario” deve prevalere ed estinguere quello ordinario voluto e deciso da un concilio e da due papi, Giovanni XXIII e Paolo VI? Si chieda, dunque, rispetto e riconoscimento reciproco: solo così ci sarà pace nella Chiesa. Altrimenti, continueremo a farci tanto male da soli!
La Chiesa deve conoscere la libertà accompagnata dalla fiducia nei fratelli e nelle sorelle che vivono la comunità. Solo questa comunione, e non altri segni, fossero pure miracolosi, può destare la fede in quanti riconosceranno i cristiani come discepoli di Gesù (Gv 13,35): solo l’amore fraterno e la concordia ecclesiale narrano e testimoniano il Vangelo di Gesù Cristo.
Enzo Bianchi famiglia cristiana.it 4 dicembre 2017
www.famigliacristiana.it/articolo/enzo-bianchi-perche-tanta-opposizione-a-papa-francesco.aspx
Cattolici comunisti
Un amico insigne economista, Gianni Toniolo, ha spedito ad amici l’articolo di un teologo ortodosso, David Bentley Hart, che è intervenuto a chiarire un po’ di cose probabilmente bisognose di aggiustamento. Infatti se si leggono le invettive di Gregorio di Nissa, Ambrogio, Agostino, Cirillo di Alessandria o della Didachè contro i ricchi che non rinunciano ai loro beni e commettono furto, Carlo Marx sembra un conservatore.
Il richiamo, tuttora operante, ai principi evangelici non perde valore se si considerano con intelligenza i contesti e la storia dei linguaggi. Termini come eterno, giustificazione, inferno non sono più gli stessi dei primi secoli; e così dire “comune”, riferito ai beni materiali delle prime “comunità cristiane” di poche centinaia di membri, può avere a che fare con il “comunismo”, comprese le ragioni della sua non onorevole caduta, ma deve imporre i conti perché non basta dire “proprietà comune” per fare cose disinteressate.
Che cosa significa, infatti, “proprietà di tutti”? perché il radicalismo di parola – religioso e no – non garantisce la realizzazione del concetto sostanzialmente teorico che la complessità dell’evoluzione trasforma da radicalità esigente a prassi ugualmente complessa. Non si può non tener conto che anche la volontà dei gruppi spirituali e fondamentalisti non poteva diventare “di tutti” e seguire modelli conventuali o cenobitici.
Infatti già Luciano derideva i cristiani che esaltavano la povertà e vivevano con tutti i conforti. Quindi l’effettività dei principi ha bisogno non di parole rese vane dal logorio dei secoli, ma di rinnovate progettazioni, non di “movimentismo” ma di regole, di legalità, di imposizioni rispettose di diritti, a loro volta da risottoporre a verifica nel tempo per farli crescere. Forse bisognerà ancora ragionarci sopra, perché le religioni hanno effetti perversi per la razionalità di un corretto vivere democratico.
Giancarla Codrignani Cerco solo di capire 5 dicembre 2017
http://giancodri.women.it/cattolici-comunisti
Bergoglio l’indisciplinato. Pur di far notizia
Nessuno l’ha notato, durante e dopo il viaggio di Francesco in Myanmar e Bangladesh, smisuratamente focalizzato sul caso dei Rohingya. Ma a Dhaka, il 1 dicembre, il patriarca dei buddisti bengalesi Sanghanayaka Suddhananda Mahathero ha rivolto il suo omaggio al papa ricordando di lui con ammirazione questo gesto preciso: “Non potrò mai dimenticare l’immagine di Vostra Santità mentre lava i piedi ai giovani rifugiati africani. Lei, Padre Santo, ha raggiunto la statura dei grandi e mi è di grande esempio”.
Se occorreva un’ennesima conferma della planetaria potenza comunicativa di papa Francesco, eccola arrivata. Effettivamente, la lavanda dei piedi che egli compie ogni giovedì santo, durante la messa “in cœna Domini”, a carcerati, a immigrati, a uomini, a donne, a transessuali di ogni etnia e religione, è un gesto di straordinaria efficacia mediatica.
Jorge Mario Bergoglio ne è così consapevole che per aumentarne l’impatto non esita a spingersi più in là delle regole da lui stesso fissate per questo rito, secondo le quali dovrebbe essere compiuto solo con membri della Chiesa cattolica. Mentre viceversa non fa più minimamente notizia, tanto è trascurata, la messa “in cœna Domini” entro cui Francesco compie la lavanda dei piedi, all’opposto di quanto avveniva con i papi precedenti e in particolare con Benedetto XVI, che in questa messa del giovedì santo pronunciava intensissime, memorabili omelie “mistagogiche” [cammino fatto di apprendimento e conoscenza nonché di testimonianza che il cristiano compie di guida al mistero].
Per Francesco vige infatti un’altra scala di priorità, che vede sempre al primo posto il gesto di misericordia, piegato ogni volta alla sua maggiore efficacia comunicativa, anche a costo di contraddirsi. Ad esempio fece notizia, tre giorni dopo la sua elezione a papa, il suo rifiuto di impartire la benedizione ai giornalisti di tutto il mondo che gremivano l’aula delle udienze, per “rispettare – disse – la coscienza di ciascuno, dato che molti non appartengono alla Chiesa cattolica e altri non sono credenti”. Un applauso scrosciante salutò quel colpo a sorpresa del papa, che molti ammirarono per il suo delicato riserbo.
Ma appena due settimane dopo Francesco fece esattamente il contrario. Nel primo giovedì santo del suo pontificato, non solo impartì la benedizione senza alcuno scrupolo ai giovani carcerati che era andato a visitare, sebbene i non cattolici fossero parecchi, ma celebrò davanti a loro addirittura la messa.
Ma appunto, la priorità per lui era un’altra, ed ebbe successo. Il gesto che fece notizia in tutto il mondo fu la lavanda dei piedi fatta dal papa a una dozzina di giovani detenuti, alcuni dei quali di fede musulmana, tra cui una donna di nazionalità serba. (E ancora valeva, a quel momento, il divieto liturgico – poi rimosso dallo stesso Francesco – di lavare i piedi a donne, dovendosi imitare il gesto di Gesù che lo compì con gli apostoli).
La libertà che a fini comunicativi Francesco si prende con la liturgia vale per lui anche con la Sacra Scrittura. Settimo Cielo ha già segnalato, ad esempio, come Francesco, in una sua omelia mattutina a Santa Marta, attribuì testualmente a san Paolo le parole: “Io mi vanto soltanto dei miei peccati”, e invitò anche chi lo ascoltava a fare altrettanto “scandalo”, cioè a vantarsi dei propri peccati in quanto perdonati da Gesù.
E questo nonostante in nessuna delle sue lettere l’apostolo Paolo abbia mai detto quella frase, ma semmai, per due volte (2 Corinti 11, 30 e 12, 5), una cosa diversa: “Mi vanterò delle mie debolezze”, dopo aver elencato tutte le traversie della sua vita, le incarcerazioni, le fustigazioni, le persecuzioni, gli oltraggi, i naufragi.
Ma il “vantarsi dei propri peccati” a Francesco piace di più. Fa più colpo. E infatti l’ha ridetto due giorni fa, giovedì 7 dicembre, al termine della messa per i 90 anni del cardinale Angelo Sodano, e sempre mettendolo in bocca a san Paolo: “Anche dei peccati san Paolo si vantava, perché solo a Dio va la gloria, e noi siamo deboli, tutti”.
In questo stesso indirizzo di saluto, Francesco si è felicitato col cardinale Sodano per il suo essere “ecclesialmente disciplinato”. Ma il papa sa bene che è l’indisciplina a fare più notizia.
Blog Magister settimo cielo 9 dicembre 2017
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
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COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI
Sospensione delle istanze d’autorizzazione ad operare in nuovi paesi
La Commissione per le Adozioni Internazionali, ravvisando la necessità di svolgere un lavoro di analisi e di progettazione per il miglioramento complessivo del sistema delle adozioni internazionali nonché procedere alla definizione delle istanze presentate negli anni precedenti, ha deliberato di sospendere per l’anno 2018 la presentazione delle istanze di autorizzazione ad operare in nuovi paesi da parte degli enti autorizzati e di iscrizione all’Albo di nuove associazioni sino a diverso provvedimento.
Comunicato 7 dicembre 2017
www.commissioneadozioni.it/it/notizie/2017/sospensione-istanze-anno-2018.aspx
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CONFERENZA NAZIONALE SULLA FAMIGLIA
Politiche sociali per le famiglie
Il 28 e 29 settembre, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, si è tenuta la Terza Conferenza nazionale sulla famiglia, organizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. La due giorni, intitolata Più forte la famiglia, più forte il paese, ha rappresentato un’occasione importante di riflessione e confronto per approfondire temi di grande attualità, come la crisi demografica, le politiche fiscali a favore della famiglia e le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
La conferenza ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di tutti i livelli di governo, delle parti sociali e delle organizzazioni rappresentative della società civile, e ha avuto come focus la discussione sulle linee generali del prossimo Piano nazionale per la famiglia, sulla base dei lavori portati avanti finora dall’Osservatorio nazionale sulla famiglia ricostituito a settembre 2016. (…)
Approfondimenti tematici. La selezione di documenti è stata realizzata dalla Biblioteca Innocenti Library Alfredo Carlo Moro, a supporto della Terza Conferenza nazionale sulla famiglia, Roma 28 e 29 settembre 2017. La selezione comprende una ampia bibliografia, prevalentemente di ambito italiano, una sitografia web e una parte normativa.
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Gruppo 1 Centralità del ruolo delle famiglie come risorse sociali ed educative
www.minori.it/sites/default/files/Conferenza_famiglia_gruppo_1.pdf
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Gruppo 2 Crisi demografica e rapporto fra il quadro nazionale e le tendenze internazionali
www.minori.it/sites/default/files/Conferenza_famiglia_gruppo_2.pdf
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Gruppo 3 L’evoluzione della famiglia fra diritto e società
www.minori.it/sites/default/files/Conferenza_famiglia_gruppo_3.pdf
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Gruppo 4 Armonizzazione famiglia/lavoro e nuove politiche di welfare
www.minori.it/sites/default/files/Conferenza_famiglia_gruppo_4.pdf
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Gruppo 5 Proposte e prospettive per un fisco a sostegno delle famiglie
www.minori.it/sites/default/files/Conferenza_famiglia_gruppo_5.pdf
Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza
Newsletter Minori – Numero 10\ottobre 2017 19 dicembre 2017 (martedì) – durata 2 mesi – ID= 23003
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CONSULENTI DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA
Assemblea dell’AICCeF
3 dicembre 2017. È iniziata l’Assemblea annuale dei soci Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari {più di mille associati} con la relazione della Presidente Rita Roberto. L’evento è stato proiettato in diretta facebook, sulla pagina dell’Associazione: @aiccefed è stata seguita da numerosi soci che non sono potuti intervenire di persona.
Per vedere le slide della relazione clicca sull’immagine nel link.
Per vedere il filmato della relazione proiettato in diretta facebook clicca sull’immagine nel link
A seguire vi sono state le relazioni dei revisori dei Conti sull’analisi dei Bilanci consuntivo 2016 e preventivo 2017, quella della Segretaria e quella del Redattore. Queste ultime saranno pubblicate nel prossimo numero della Rivista.
Durante l’Assemblea, nella parte riservata al dibattito ed alla discussione con i Soci, sono state esaminate molte questioni, come quelle relative al tirocinio professionale, al rilascio dell’Attestazione di qualità, all’iscrizione all’Aiccef in qualità di Socio Aggregato e alle problematiche legate alla Supervisione mono e pluriprofessionale.
In particolare, per quanto riguarda l’Attestazione di qualità, è stato ribadito che il modulo di autocertificazione da inviare, firmato, in segreteria Aiccef, è indispensabile per adempiere ad un obbligo contenuto nell’art. 7 della legge 4 del 2013, ma non è più necessario inviare le copie degli attestati di partecipazione per quegli eventi organizzati dall’AICCeF, per i quali la segreteria è già in possesso dell’elenco dei partecipanti.
www.aiccef.it/it/news/assemblea-dei-soci.html
Il consulente familiare n.4\2017 – anno XXVIII
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Editoriale Maurizio Qualiano
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Lettera della Presidente Rita Roberto
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AICCeF 1977-2017
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Il nuovo comitato scientifico: Anna Berger, Francesco Belletti, Rosanna Intini, Domenico Simeone
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Giornata di studio 22.10.2017: Dalla coppia alla famiglia e ritorno: il ciclo di vita tra legame e progetto
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Coppia. Sfide e risorse del vivere insieme. Intervista alla curatrice del libro Rita Roberto
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Malta 2018.La relazione di coppia nel XXI secolo. Contesti in mutamento e significati emergenti.
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Essere consulenti familiari. Gigi Avanti, Maria Antonia Sartori
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A proposito di famiglia. A cura di Ivana De Leonardis
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Dossier e bibliografia. Il consulente familiare n.4\2017 – anno XXVIII
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Editoriale Maurizio Qualiano- superato i mille ass
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Lettera della Presidente Rita Roberto
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Dalla coppia alla famiglia e ritorno. Relazioni di Eugenia Scabini, Paola Bonzi, Elisabetta Baldo, Raffaello Rossi, Alice Calori, Patrizia Margiotta, Rita Roberto.
www.aiccef.it
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CONSULTORIALI
Lavorare con gli Utenti Musulmani
Corso pratico per operatori di servizi sociali e sanitari. Il Corso è online La formazione online è una metodologia integrativa all’insegnamento in aula, che offre la possibilità di apprendere avvalendosi della rete Internet, con la possibilità di scaricare dispense di studio, svolgere esercitazioni e partecipare ai forum senza vincoli di orari. Il corso online è strutturato in 4 moduli didattici che si svolgono interamente a distanza e in modalità asincrona, ossia non necessitano di una presenza contemporanea di tutor e partecipante.
Il corso è assistito da un tutor esperto nella materia che:
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Rende disponibili i materiali dei moduli nelle date indicate;
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È a disposizione dei partecipanti per qualsiasi necessità (tecnica o di contenuto);
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Modera i forum didattici attivati ed anima il confronto tra i partecipanti;
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Verifica l’apprendimento dei diversi moduli e invia un feedback sull’esito di ciascuna prova.
Al termine del corso viene rilasciato un attestato di frequenza che certifica la regolare partecipazione, il superamento delle prove e il numero di ore svolte online.
Autore e Tutor: Paola Limongelli.
Durata: due mesi, 50 ore, con inizio 19 dicembre 2017; organizzato da Edizioni Centro Studi Erickson
Destinatari. Il corso è rivolto a assistenti sociali, psicologi, psicoterapeuti, educatori, insegnanti. È rivolto principalmente a chi lavora nel mondo dei servizi sociali e– ha la finalità di aiutare i partecipanti a confrontarsi con una cultura differente, in modo da poter instaurare una relazione d’aiuto efficace. A tal fine verranno proposti i principali concetti relativi alla fede islamica e al ruolo che essa esercita nelle dinamiche famigliari e personali, pur con la consapevolezza dell’eterogeneità che caratterizza le culture che fanno riferimento a questa religione. Scegliendo l’approccio interculturale come cornice teorica, verranno affrontati aspetti relativi al fenomeno migratorio, ai pregiudizi principali legati ai musulmani, alle dinamiche famigliari, al rapporto tra Islam e salute e, da ultimo, verranno indicate alcune strategie utili per rendere efficaci le modalità comunicative con persone di origine straniera.
Compilare la scheda d’iscrizione online ed effettuare il pagamento di 195,20 €.
Ogni modulo prevede l’utilizzo di: dispense di studio; articoli tratti da riviste scientifiche; letture di approfondimento; esercitazioni. Tutte le dispense e i testi di approfondimento sono scaricabili e stampabili.
Test finale: Sono previste esercitazioni di verifica dei contenuti appresi per ogni modulo.
http://formazione.erickson.it/corsi_convegni/lavorare-gli-utenti-musulmani-2
Unioni Civili e Convivenze di Fatto
ISSAS- Istituto Superiore di Studi e Ricerca per l’assistenza sociale e sanitaria
Sabato 13 gennaio 2018 Roma – Oratorio S. Caterina Da Siena – Piazza Galeria, 11 0re 9-18
La recente approvazione della L. nr. 76 del 20 maggio 2016, in vigore dal 05 giugno 2016, recante la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, apre un nuovo scenario per ciò che concerne le relazioni affettive e, più in generale, il diritto di famiglia e i plurimi modelli su cui ormai da tempo si discute.
Tale legge rappresenta certamente un elemento sintomatico dell’intervenuta maturazione di un significativo livello di condivisione in merito all’opportunità di una regolamentazione dei molteplici interessi scaturenti dalla convivenza more uxorio: gli anni più recenti, anche in virtù dell’influenza esercitata dalle esperienze straniere, hanno visto il diffondersi di un progressivo atteggiamento di favore nei confronti delle unioni di fatto non fondate sul matrimonio, oggi sempre più frequenti e ormai non più oggetto di giudizi di condanna né dal punto di vista etico né tantomeno sul piano giuridico.
Al riguardo ben può rilevarsi come la celebre immagine di Jemolo della “famiglia quale isola che il mare del diritto può soltanto lambire” risulti ormai anacronistica, attesa la rinnovata ed intensificata giuridicizzazione di tutte quelle relazioni interpersonali un tempo ignorate dal legislatore.
In un tale contesto, è innegabile che tutti gli operatori, non soltanto quelli del settore giuridico, siano chiamati ad intervenire, ciascuno per il proprio ambito di competenza, tenendo conto del mutamento della realtà sociale.
Il corso si propone di fornire conoscenze teoriche e pratiche sul nuovo assetto normativo dei rapporti interpersonali (unioni civili e convivenze di fatto) che si affiancano alla classica unione matrimoniale, nonché produrre una formazione adeguata a tutti gli operatori del sociale al fine di permettere loro di intervenire, nei rispettivi settori di riferimento, con maggiore professionalità.
Destinatari: Assistenti sociali, educatori, psicologi, psicoterapeuti, operatori sociali, docenti, genitori e tutti coloro che sono interessati all’argomento.
Formatori: Avv. Donato Frasca, Dott. Eva Tonolini, Dott. Aurora Righetti
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CONSULTORI FAMILIARI
Emilia Romagna. Promozione della salute sessuale, relazionale e riproduttiva di adolescenti e giovani.
Con la Delibera regionale DGR n.1722/2017, pubblicata il 6 novembre scorso, l’Emilia-Romagna mira a fornire alle Aziende sanitarie locali alcune indicazioni operative dedicate alla promozione della salute sessuale, relazionale e riproduttiva di adolescenti e giovani adulti. L’idea di base è, infatti, quella di portare i cittadini a prendersi cura della propria salute fin dalla più giovane età, in spazi dedicati e con il supporto di persone adeguatamente formate.
La DGR n.1722/2017 “Indicazioni operative alle Aziende sanitarie per la preservazione della fertilità e la promozione della salute sessuale, relazionale e riproduttiva degli adolescenti e giovani adulti”
http://servizissiir.regione.emilia-romagna.it/deliberegiunta/servlet/AdapterHTTP?action_name=ACTIONRICERCADELIBERE&operation=downloadTesto&codProtocollo=GPG/2017/1795
La DGR fornisce definisce le indicazioni sui cosiddetti “Spazi Giovani” (ambienti interni ai consultori familiari riservati ai giovani dai 14 ai 19 anni) da applicare in tutto il territorio dell’Emilia-Romagna per rendere omogenea l’offerta di servizi per questa fascia di popolazione.
Inoltre, la Delibera istituisce gli “Spazi Giovani Adulti” (dedicati alla fascia 20-34 anni) pensati per offrire gli strumenti necessari per una pianificazione familiare consapevole, per informare i cittadini sull’evoluzione della fertilità e promuovere attivamente stili di vita sani per la protezione della salute riproduttiva.
Infine, DGR n.1722/2017 prevede la contraccezione gratuita nei servizi consultoriali, per tutte le donne e gli uomini di età inferiore ai 26 anni, e per le donne di età compresa tra i 26 e i 45 anni con esenzione E02 (disoccupazione) o E99 (lavoratrici colpite dalla crisi) nei 24 mesi successivi a un’interruzione volontaria di gravidanza o nei 12 mesi dopo il parto.
La formazione degli operatori. Da diversi anni la Regione Emilia-Romagna promuove e sostiene progetti di educazione affettiva, sessuale e relazionale all’interno delle scuole secondarie di I e II grado, nei corsi di formazione professionale e in contesti extra scolastici (Centri di aggregazione giovanile, Centri per le famiglie, centri socio-educativi). I progetti sono rivolti ai preadolescenti, adolescenti e agli adulti di riferimento (insegnanti, genitori, educatori, operatori del territorio).
Inoltre, a partire dall’anno scolastico 2013/2014 ha avviato un monitoraggio annuale delle attività anche per rispondere agli obiettivi richiesti dal Piano regionale della prevenzione (anno 2015-2018), all’interno del quale sono state inserite queste iniziative.
Sistema informativo dei consultori familiari (Sico) e dati di attività
Fino dal 1993, i dati di attività (in forma aggregata) dei consultori familiari e le informazioni sul personale vengono rilevati dalla Regione tramite schede cartacee. A partire dal 1 luglio 2011 si è però passati a un sistema di dati informatizzati (Sico – Sistema informativo dei consultori familiari), su base individuale, che permette di monitorare in modo più puntuale l’attività dei servizi e di caratterizzarne meglio l’utenza.
I servizi oggetto della rilevazione comprendono, oltre ai consultori familiari propriamente detti, anche gli Spazi giovani e gli Spazi donne immigrate. Ogni anno viene elaborato un rapporto che restituisce i dati ricavati dal Sico con un commento sulle attività erogate dai servizi consultoriali. In questa reportistica vengono riportate anche le informazioni relative alle ore di apertura al pubblico delle sedi, le ore settimanali di presenza del personale e il personale (unità e totale ore settimanali) ricavate da una rilevazione cartacea annuale.
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Saperidoc-Consultori familiari dedicati ai progetti degli Spazi Giovani
www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/962
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La pagina del sito dell’Emilia-Romagna dedicata al Sico – Sistema informativo dei consultori familiari
http://salute.regione.emilia-romagna.it/siseps/sanita/sico
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La pagina di Saperidoc-Consultori familiari dedicata ai report che raccolgono i dati di attività dei servizi consultorialipresenti in Emilia-Romagna ed elaborati a livello distrettuale e aziendale.
www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/937
News Epicentro 7 dicembre 2017
www.epicentro.iss.it/territorio/Emilia-Romagna/ERDGR7222017.asp?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=7dicembre2017
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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM
Messina. Consultorio familiare: dal passato al futuro
Consultorio Familiare: dal passato al futuro che, partendo dai presupposti del passato si proietti verso il futuro dei consultori per intercettare i nuovi bisogni emergenti.
Era il 1967 quando un gruppo di illustri professionisti messinesi sotto la guida di padre Gallo della Compagnia di Gesù pensarono ad un servizio che si occupasse della famiglia fin dalla sua formazione fondando il Consultorio Prematrimoniale e Matrimoniale. I primi anni l’attività è stata caratterizzata soprattutto dall’impegno educativo e formativo diretto agli adolescenti, ai giovani che si preparavano al matrimonio, ai genitori. Innumerevoli gli incontri fatti in tutta la provincia di Messina e contemporaneamente portando avanti anche un impegno di divulgazione sociale con la realizzazioni di dibattiti proposti alla cittadinanza come quello sull’“Esame della situazione sessuologica nel mondo moderno” del 20/12/1969 o quello sulla “Crisi della famiglia nel mondo moderno” del 27/01/1970 o ancora il convegno su “Il consultorio familiare: sede privilegiata di prevenzione” del 1988, e ancora la partecipazione ad eventi proposti da altre realtà cittadine.
Anche dal punto di vista legale quella che era una spontanea associazione si è costituita anche formalmente nel 1974, poi ha cambiato nome nel 1992 e nel 1998 ha cambiato statuto per uniformarsi alla legge sulle onlus. In tutti questi anni questa realtà è cresciuta sempre più. Grazie alla convenzione con l’allora USL41 è stato aperto un consultorio anche in Provincia a Villafranca Tirrena, dal 2015 trasferitosi a Rometta marea ed in convenzione con l’Asp Messina.
L’attività di consulenza è cresciuta esponenzialmente superando anche i 10.000 interventi l’anno, pur senza perdere vista lo stile di accoglienza e di attenzione alla persona, così come le attività di prevenzione proposte, alcune anche innovative come l’insegnamento del Metodo Billings, per evitare o ottenere in modo efficace e naturale una gravidanza (partecipando al protocollo nazionale insieme al Policlinico Gemelli di Roma), il massaggio infantile per sostenere e facilitare il processo di attaccamento, cioè lo sviluppo della relazione unica e dinamica fra madre-padre e bambino e per prevenire la depressione post parto, o ancora i gruppi di parola per i figli dei genitori che si separano, una proposta forse troppo avanzata rispetto alla nostra realtà locale.
Anche il consultorio di Messina pur potendo contare sul solo volontariato e vivendo di sole offerte vede la sua attività crescere sempre di più soprattutto nel campo psicologico, delle problematiche di coppia e del Metodo Billings ma anche nelle attività di gruppo. Notevole il lavoro di rete con Parrocchie, scuole, tribunale, forze dell’ordine, servizio di psicologia e di salute mentale. Partecipa inoltre alla Consulta delle associazioni del Comune di Messina, al Centro Affidi Distrettuale ed al Forum delle Associazioni Familiari.
Per finire non possiamo dimenticare il lavoro per la formazione di nuovi professionisti con le convenzioni con l’Università di Messina per i tirocini e con diverse scuole di psicoterapia.
IMG press 10 dicembre 2017
www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=97670&idsezione=4
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CONVIVENZA
Separazione tra conviventi. Effetti giuridici sulla coppia e i figli
Quali tutele economiche? Quanto riguarda gli effetti della separazione nei rapporti tra i conviventi, la legge sulle unioni civili e le convivenze di fatto ha sicuramente attribuito, rispetto al passato, una maggior tutela (anche) di tipo economico ai conviventi di fatto (tali considerati due persone maggiorenni, anche gay, unite da stabili legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non aventi rapporti di parentela, affinità o adozione, non sposate né vincolate da unione civile tra persone dello stesso sesso).
Tutela riconosciuta senza dubbio quando la convivenza risulti registrata a seguito di regolare dichiarazione anagrafica, ma che ben potrebbe essere provata con differenti modalità (si pensi alla prova testimoniale prodotta dalla parte che ne abbia interesse).
In particolare, nel caso di separazione (e conseguente cessazione della convivenza) la legge stabilisce che quello che tra i conviventi si trovi in condizione di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, possa fare al giudice richiesta per ottenere dal convivente (con precedenza rispetto ai fratelli e le sorelle) gli alimenti, ossia una prestazione economica necessaria a far fronte ai bisogni primari di vita. Prestazione che, tuttavia, potrà essere concessa solo per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.
Ne deriva che solo qualora un convivente dovesse perdere l’attuale posto di lavoro e si trovasse in uno stato di bisogno vero e proprio (ad esempio derivante anche dall’incapacità di procurarsi una nuova occupazione), potrebbe chiedere al compagno (se non abbia altri familiari a cui poter fare riferimento) il necessario per vivere per un periodo determinato.
Al contrario, non essendo invece sposati, non si potrà vantare, in caso di separazione, alcun’altra pretesa economica per se stessa (analoga a quello che è l’assegno di mantenimento riconosciuto al coniuge più debole nella separazione tra coniugi), ossia un importo in grado di garantirle la conservazione di un tenore di vita simile a quello goduto durante la vita more uxorio), a nulla rilevando il fatto che tra i due vi sia una sensibile disparità economica.
I diritti dei figli. Quanto affermato sin d’ora riguardo alle possibili pretese economiche che la donna potrebbe vantare in caso di separazione dal compagno, non può, invece, dirsi nei riguardi dei due figli della coppia. Questi, infatti, godono per legge delle medesime tutele, che siano nati fuori o dentro il matrimonio ed entrambi i genitori debbono provvedere a dar loro assistenza morale e materiale in base alle proprie capacità economiche e personali e alle attitudini e aspirazioni dei figli, indipendentemente dal fatto di essere o meno sposati.
Sta di fatto che, tuttavia, la legge non indica con quali modalità i genitori debbano gestire l’affidamento dei minori, specie in caso di separazione, né stabilisce – con riguardo al mantenimento dei figli – un criterio matematico al quale poter fare riferimento per calcolare l’assegno periodico dovuto da un genitore all’altro per i figli non autosufficienti.
www.laleggepertutti.it/91072_affidamento-dei-figli-dopo-la-separazione-la-guida
www.laleggepertutti.it/90249_assegno-di-mantenimento-per-i-figli-come-si-calcola
Separazione tra conviventi con figli: a chi va la casa familiare? Anche per la casa familiare, al pari del discorso relativo al mantenimento e all’affidamento dei figli, le regole non cambiano sia che la coppia sia sposata o meno. La casa familiare, infatti, dopo la separazione, viene assegnata dal giudice (che ne attribuisce il diritto al godimento) tenendo conto “prioritariamente” (meglio dire, in via esclusiva) dell’interesse dei figli e quindi indipendentemente sia dal titolo di proprietà su di essa, sia dall’esistenza di una unione coniugale fra i genitori.
Come ha chiarito, infatti, la Cassazione, anche nel caso in cui la casa sia concessa da un genitore al figlio in comodato d’uso gratuito per le esigenze familiari, queste non possono intendersi cessate con la separazione; resta fermo, infatti, il bisogno di soddisfare le esigenze abitative (di lunga durata e stabilità) dei figli. E pertanto, non basterà che, intervenuta la separazione dal compagno, il di lui padre possa richiedere la immediata restituzione dell’immobile solo perché di proprietà. Ciò sarà possibile, invece, solo quando siano venute meno le esigenze abitative della famiglia (ad esempio con la raggiunta autosufficienza economica dei due figli) oppure se sorga un bisogno urgente e imprevisto di riavere la casa.
Dunque, con la separazione (sempre che non intervenga un diverso accordo dei genitori) i figli restano di norma ad abitare nella casa familiare con quel genitore ritenuto dal giudice più idoneo a prendersene cura e diritto dell’altro a frequentarli ed avere con loro rapporti stabili e continuativi. Situazione questa che solitamente (e specie quando i bambini sono ancora in tenera età) vede favorita la madre quale genitore collocatario della prole.
Venuta meno, invece, la necessità abitativa dei figli, il genitore che abbia ottenuto l’assegnazione della casa senza esserne proprietario dovrà lasciare l’immobile.
Separazione tra conviventi con figli: la libertà degli accordi. Tutto quanto detto sino ad ora, tuttavia, vale solo nel caso in cui la coppia decida di farsi causa, demandando al giudice ogni scelta in merito alla famiglia e ai figli.
Diversamente la coppia è libera di decidere in ordine all’affidamento, al mantenimento dei bambini e al godimento della casa con maggiore libertà. La legge infatti stabilisce che il giudice prende atto, se non contrario all’interesse dei figli, degli accordi intervenuti tra i genitori. Basterà quindi in tal caso dar prova di aver trovato una soluzione conforme agli interessi morale e materiale dei bambini per ottenere l’approvazione (in gergo giuridico: l’omologazione) dell’accordo da parte del tribunale.
Separazione tra conviventi con figli: il giudice non occorre ma. Resta fermo che, ove effettivamente l’attuale relazione dovesse sfociare in una separazione, la soluzione migliore sarebbe quella che i due conviventi, nell’interesse dei due figli, riuscissero a trovare un accordo, così da evitare di andare in causa. Ciò non potrà che giovare a tutti (figli compresi) sia sotto il profilo economico (per il risparmio dei costi di un giudizio) che della serenità familiare.
Non sarebbero in alcun modo obbligati a rivolgersi al giudice, anche se sarebbe preferibile che ciò avvenisse per avere in mano un titolo che costituirà una garanzia di tutela per tutti nel caso in cui gli accordi presi (sul mantenimento o il diritto di visita dei figli) non fossero rispettati da uno o dall’altra.
Se poi la coppia dovesse decidere di formalizzare giudizialmente la separazione (chiedendo al giudice la regolamentazione dell’affidamento e del mantenimento dei figli) potrà allo scopo rivelarsi senz’altro utile intraprendere un preventivo percorso di mediazione familiare o di diritto collaborativo.
In conclusione, in caso di separazione dal compagno, non si potrebbe vantare nei suoi confronti alcun diritto ad un assegno di mantenimento (come invece avviene tra marito e moglie), né potrebbe richiedergli gli alimenti se abbia comunque una sua autonomia economica o le capacità di procurarsi un reddito.
Maria Elena Casarano La legge per tutti 8 dicembre 2017
www.laleggepertutti.it/186088_separazione-tra-conviventi-effetti-sulla-coppia-e-sui-figli
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DALLA NAVATA
II Domenica d’Avvento – Anno B – 10 dicembre 2017
Isaia 40, 01 Consolate, consolate il mio popolo- dice il vostro Dio.
Salmo 85, 14 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui; i suoi passi tracceranno il cammino.
2Pietro 01, 09 Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Marco 01, 01 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
“Viene dietro a me colui che è più forte di me”
Commento di Enzo Bianchi, priore emerito nel convento di Bose (BI)
Il brano del vangelo secondo Marco proposto oggi dalla liturgia contiene il titolo dell’opera, particolarmente significativo, e quindi la conformità di tale titolo alla profezia di Isaia compiutasi nella missione di Giovanni il precursore. La prima parola del titolo è “inizio” (arché), la stessa con cui si apre il libro della Genesi, dunque il libro delle sante Scritture dell’antica alleanza. Si inaugura infatti una nuova storia, una nuova creazione, con la proclamazione della “buona e bella notizia” (euanghélion), del gioioso messaggio riguardante l’evento di Gesù, il Messia, il Figlio di Dio.
Il disegno della salvezza è giunto a compimento, l’Antico Testamento, che era gravido del Messia, si è compiuto: ora c’è come un nuovo inizio, l’inizio del tempo messianico. E se nei profeti la buona notizia riguardava la venuta di Dio tra gli umani, nella nostra storia (“Ecco, il Signore Dio viene!”: Is 40,11), ora questa notizia indica che tale venuta si è attuata in Gesù Cristo. Gesù, il cui nome Jeshu‘a significa “il Signore salva”, è l’Unto del signore, il Messia, il discendente di David atteso da Israele particolarmente in quei giorni. Gesù, questo uomo galileo nato da Maria, è il Cristo e come tale è il Figlio di Dio secondo i salmi (si pensi solo ai salmi 2 e 110); è il Figlio di Dio perché acclamato dalla sua comunità quale risorto, Kýrios, Signore vivente; è il Figlio di Dio proclamato alla fine del vangelo dal centurione romano, ai piedi della croce (cf. Mc 15,39).
Quando Gesù, Gesù, mette per iscritto la sua opera, la messianicità e la filialità divina di Gesù sono proclamate dalla chiesa, dunque con questi titoli si indica in Gesù ben più del Messia umano: è Dio venuto in mezzo a noi! Questo inizio però non è stato un evento accaduto per caso, ma è inscritto nella storia di un popolo, Israele, è un evento che porta a compimento le sante Scritture, soprattutto la profezia di Isaia. Il Vangelo inizia inserendosi sulla scia della parola di Dio già rivelata, perché – come scrive l’Apostolo Paolo – è stato preannunciato nelle Scritture per mezzo dei profeti (cf. Rm 1,2). Il Cristo era stato promesso da Dio ed era stato invocato e atteso dai poveri e umili credenti nel Signore: dunque ora tutto si compie come (kathós) era stato scritto.
La comparsa di Giovanni è conforme alla parola profetica di Isaia sulla voce che grida nel deserto (cf. Is 40,3) e a quella di Malachia che annuncia un messaggero inviato davanti al Signore (cf. Ml 3,1, unito a Es 23,20). Ecco allora che Giovanni il Battista, il Battezzatore, entra in scena per rivelare la venuta di Gesù, ormai presente nella storia, discepolo tra i suoi discepoli, ma nascosto, non ancora manifestato nella sua identità. Come Malachia aveva rivelato che la venuta di Dio sarebbe stata preceduta da un messaggero il quale avrebbe aperto la strada davanti al suo volto, così è accaduto. Nel deserto Giovanni è voce di uno che grida: “Preparate una strada al Signore, fate diritti i suoi sentieri”. La profezia, che da secoli taceva, ha di nuovo una voce e parla con l’invito di sempre alla conversione, a ritornare al Signore.
Secondo la tradizione giudaica sarà il profeta Elia, messaggero annunciatore della fine dei tempi e del giorno grande e terribile del Signore (cf. Ml 3,23), a far risuonare di nuovo la parola del Signore. Sì, Giovanni è il nuovo Elia (cf. Mc 9,13), che entra in scena nel deserto, nella regione circostante il Giordano, prima che esso sfoci nel mar Morto. Porta un abito come quello di Elia (cf. 2Re 1,8) e dei profeti (cf. Zc 13,4); suo cibo sono i prodotti spontanei della natura, radici e miele selvatico; la sua vita ascetica, ruvida, è quella di un uomo che non frequenta né i potenti né i luoghi urbani. Eppure “tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”, espressioni enfatiche, vengono a lui nella solitudine del deserto. Di Giovanni il Battista abbiamo notizia non solo nei vangeli ma anche in fonti giudaiche (tra cui soprattutto Giuseppe Flavio), che ci testimoniano del suo successo: egli aveva un ampio seguito tra i figli di Israele, soprattutto tra i credenti semplici, che mendicavano da Dio misericordia e perdono e che certo non potevano vantarsi di praticare le osservanze fissate da uomini religiosi i quali non conoscevano il duro mestiere di vivere.
Nella stessa regione – oggi lo sappiamo – vi erano diversi gruppi, tra i quali la comunità essenica di Qumran, nella quale si attendeva il Messia, si praticavano immersioni per ottenere la purificazione e si offrivano a Dio come sacrificio l’ascolto, lo studio delle sante Scritture e la lode, in una liturgia comune che aveva rinunciato ai sacrifici del tempio di Gerusalemme. Giovanni faceva forse parte di questi gruppi? Certamente li conosceva, ma non abbiamo notizie sufficienti per collocarlo all’interno di uno di quei movimenti religiosi, anche se il suo apparteneva alla medesima costellazione.
Giovanni chiede la preparazione di una strada al Signore e la conversione in vista della remissione dei peccati. Perché preparare una strada al Signore? Perché il Signore non chiede mai che apriamo una strada davanti a noi e la percorriamo per andare a lui, ma esattamente il contrario: chiede di sgomberare la strada sulla quale egli raggiunge noi, viene verso di noi. La strada non è la nostra, ma la sua, del Signore! L’incontro è dovuto alla sua grazia, alla sua ricerca di ciascuno di noi, non a una nostra iniziativa. Egli viene infatti sulla via della misericordia e del perdono, che lui solo può tracciare: noi possiamo incontrarlo solo se riconosciamo il nostro peccato. Il peccato, infatti, è peccato, è contraddizione al Signore, ma è la sola possibilità affinché diventiamo consapevoli di incontrare il Signore. Solo un cuore spezzato, un cuore che si riconosce nella colpa e confessa il proprio peccato, può fare esperienza di Dio. Non a caso, quando Mosè chiede a Dio: “Indicami la tua via, così che io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi” (Es 33,13), la versione aramaica del Targum parafrasa: “Indicami la via della tua grazia, perché io possa conoscere la tua misericordia”. Il Signore ci precede sempre, nella chiamata, nell’incontro, nell’amore, “il suo volto cammina con noi” (cf. Es 33,14). Facciamo molta fatica a comprendere questo in profondità, ma nel suo venire a noi si rivela proprio il suo amore gratuito, la sua grazia. Certo, poi possiamo seguire le sue tracce amandolo e ascoltandolo con tutto il cuore e tutta la vita (cf. Dt 10,12), ma la via resta la sua. Anzi, Gesù dirà: “Io sono la via” (Gv 14,6). La richiesta di Giovanni è inoltre quella della conversione, del ritorno al Signore, che trova nel gesto del battesimo un segno e nella confessione dei peccati una parola: entrambi, segno e parola, attestano la verità di chi accorre dal Battezzatore, non per sfuggire alla collera di Dio (cf. Mt 3,7; Lc 3,7), ma per mettersi nella condizione di incontrare il Signore, veniente verso di lui.
Giovanni rivela, indica, manifesta Gesù e quindi lo immerge, lo battezza (cf. Mc 1,9). Poi scompare subito dalla scena. A differenza degli altri sinottici, Marco, sempre breve ed essenziale, testimonia del Battista solo queste parole: “Viene dietro a me (opíso mou) colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho immersi nell’acqua, ma egli vi immergerà nello Spirito santo”. E il modo per esprimere come Giovanni svolge il suo ministero di precursore: suo compito e missione è introdurre un altro, Gesù, qualcuno del quale non dice ancora il nome ma che è già presente, anzi è un suo discepolo, è al suo seguito. Giovanni sa discernere che lui è il più forte, è proprio lui quel Signore di cui egli è indegno di essere schiavo. Questo è un grande mistero, di fronte al quale possiamo solo fare silenzio e adorare. Il discernimento di Giovanni su Gesù è solo grazia, è solo dovuto alla rivelazione di Dio.
E Giovanni, nella più radicale obbedienza, riconosce di essere stato mandato per manifestare un suo discepolo: colui che gli viene dietro, sta per passargli davanti (cf. Gv 1,30). Questo discepolo deve tenere il posto centrale, perciò Giovanni si mostra sempre decentrato, interamente teso a indicare colui al quale devono andare gli sguardi di tutti. Egli confessa però anche la differenza tra il suo battesimo e quello che sarà dato da Gesù, due immersioni differenti: l’una nell’acqua, l’altra nello Spirito santo, nello Spirito di Dio che il Messia detiene in abbondanza e pienezza (cf. Is 11,1-2), quello Spirito di Dio che Gesù donerà a quanti credono in lui.
www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11967-viene-dietro-a-me-colui-che-e-piu-forte-di-me
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DIRITTI
Infanzia e adolescenza in Italia
Riportiamo integralmente (con le note) il comunicato stampa del Gruppo CRC, di cui Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini è membro, che oggi presenta il 3° Rapporto supplementare sull’attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia.
www.aibi.it/ita/images/CS-Rapporto-CRC_06122017.pdf
Minori in povertà, accesso ai servizi sanitari per l’infanzia, nidi, tempo pieno, refezione scolastica: il divario nelle condizioni di minori e adolescenti è ampio, specie tra Nord e Sud, con le regioni del Mezzogiorno che registrano il 20,4% di bambini in svantaggio socio-economico (il doppio rispetto alla media nazionale); con la Calabria che ha un tasso di mortalità infantile del 4,7‰ (contro il 3,1‰ nazionale); con Sicilia, Puglia, Campania e Calabria con il più alto numero di bambini che non ha accesso al servizio mensa nella scuola primaria e i più elevati tassi di dispersione.
Le politiche dell’infanzia in Italia continuano a non essere trattate come una priorità e, in assenza di una visione d’insieme strategica, permangono le diseguaglianze, che si riflettono in primo luogo sulle disparità regionali. A interventi discontinui, talvolta realizzati in risposta a situazioni emergenziali, si sono alternati, tuttavia, anche alcuni segnali incoraggianti sul piano legislativo. È quanto emerge dal 3° Rapporto supplementare del Gruppo CRC, che sarà trasmesso alle Nazione Unite, presentato oggi alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, della Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Filomena Albano e della vice-presidente della Commissione parlamentare infanzia Sandra Zampa, promotrice della legge 47/2017 sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati. Il Rapporto, che fotografa lo stato delle politiche dell’infanzia dalla prospettiva del terzo settore, a partire dall’esperienza di coloro che lavorano quotidianamente con i bambini e i ragazzi, è un report complementare rispetto a quello fornito dal Governo5 e completa il terzo ciclo di monitoraggio del Gruppo CRC. Alla redazione degli undici capitoli che lo compongono hanno contribuito 144 operatori delle 96 associazioni che costituiscono il Gruppo CRC.
“La disomogeneità territoriale rispetto alle misure a sostegno di famiglie e minori, all’accesso e alla qualità dei servizi a loro rivolti è una delle gravi criticità emerse da questo monitoraggio: persino i tempi e i criteri di raccolta dati relativi a questi aspetti variano di regione in regione, rendendo difficile l’individuazione dei bisogni e la programmazione di risposte puntuali – sottolinea Arianna Saulini, di Save the Children, coordinatrice del Gruppo CRC – Nel Mezzogiorno, per esempio, in regioni come Calabria, Sicilia e Basilicata, almeno 1 famiglia su 4 è in povertà relativa. Le aree dove è accentrato il maggior numero di bambini in condizione di disagio socio-economico sono le stesse in cui sono più carenti i servizi che li interessano in modo diretto: per ridurre questo gap è necessario prevedere interventi specifici e ripensare l’assetto delle politiche dell’infanzia in Italia, in modo organico e strategico”.
Per rispondere all’accresciuto rischio di povertà o esclusione sociale di bambini e adolescenti fino ai 16 anni, che in Italia dal 2007 al 2015 è passato dal 28,2% al 33,4% (in Europa nello stesso periodo cresceva dello 0,5%)8 è stato previsto un Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, che attraverso il Reddito d’inclusione sosterrà numerose famiglie con minori. A questo si affiancano il Fondo per il sistema integrato di educazione e istruzione e quello per il contrasto alla povertà educativa minorile. Ulteriori strumenti significativi, di recente introduzione, evidenziati all’interno del 3° Rapporto Supplementare, sono il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva e il Piano Nazionale di Prevenzione e contrasto dell’Abuso e dello Sfruttamento Sessuale dei minori 2015-2017. Infine, il Gruppo CRC evidenzia l’approvazione della legge 47/2017 sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati, che introduce importanti cambiamenti nel sistema di accoglienza e protezione dei bambini stranieri soli, così come la legge 71/2017, sulla tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.
“I provvedimenti a supporto dei bambini e degli adolescenti adottati negli ultimi due anni rappresentano un segnale positivo, attendiamo ora di verificarne gli effetti e di osservarne quanto prima la piena attuazione. Questi importanti passi avanti possono rappresentare il punto di partenza di un percorso verso l’elaborazione di una nuova strategia complessiva per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. È indispensabile tenere a mente le numerose sfide che richiedono una risposta urgente: dal contrasto alla povertà alla riforma della cittadinanza” aggiunge Arianna Saulini.
Le condizioni di crescente svantaggio socio-economico dei bambini in Italia e la riforma sulla cittadinanza sono tra le principali sfide da affrontare nel prossimo futuro. Non rappresentano, tuttavia, le uniche questioni che richiedono un’azione urgente, come si evince dalle 157 raccomandazioni rivolte alle istituzioni all’interno del Rapporto.
In particolare, tra le questioni da affrontare con urgenza, vi è la necessità di ridefinire le misure per proteggere e prevenire abusi e violenza sui minori, con particolare attenzione alla prevenzione primaria e alla media education; il sostegno dei genitori nel loro ruolo educativo, attraverso la promozione delle loro competenze genitoriali; il contrasto della dispersione scolastica (il 14,7% dei 18-24enni italiani ha raggiunto soltanto la licenza media9); la nomina di un garante per l’infanzia in ogni regione; il monitoraggio costante e aggiornato dei minorenni fuori dalla famiglia d’origine, estendendo a tutte le regioni italiane il monitoraggio del sistema S.In.Ba; il completamento e l’operatività della Banca dati nazionale delle persone di età minore adottabili e delle coppie disponibili all’adozione; la sistematizzazione e l’analisi delle informazioni raccolte attraverso la Banca dati su abuso e sfruttamento sessuale dei minori.
“Confidiamo che, con l’imminente incontro con il Comitato delle Nazioni Unite per l’esame della situazione italiana, sia avviata una riflessione strategica rispetto alle politiche per l’infanzia e adolescenza, da cui derivi l’assunzione di un impegno reale da parte delle istituzioni competenti per risolvere le criticità ancora insolute e superare le disparità, che si fanno sempre più acute” conclude Arianna Saulini.
Il 3° Rapporto Supplementare completo: www.gruppocrc.net/-pubblicazioni-del-gruppo-crc-
www.gruppocrc.net
www.savethechildren.it
News Ai. Bi. 6 dicembre 2017
www.aibi.it/ita/3-rapporto-supplementare-del-gruppo-crc-alle-nazioni-unite-convenzione-onu
Diritti a confronto. I 400mila figli di NN chiedono il diritto a conoscere la madre
Non riconosciuti alla nascita, chiedono il diritto alle origini. La legge prevede il parto in anonimato, garantendo così alle madri di restare segrete per sempre.
Aveva 16 anni quando rimase incinta, ed erano tempi di stigma, la lettera scarlatta imprimeva ancora il giudizio e la vergogna sulla fronte delle ragazze madri. Così la fecero partorire lontano dal paese e poi le annunciarono che la sua bambina era nata morta. Decenni più tardi un addetto del Tribunale dei Minori di Firenze la contattò e le chiese a bruciapelo se era disposta a conoscere sua figlia. Tsunami di emozioni, dolore e amore, paura e desiderio. Poi l’abbraccio: «Mi avevano detto che eri morta, non mi sono mai sposata…». Era il 2014 ed era la prima volta che si concedeva a un ‘figlio di NN’ di risalire a chi l’aveva messo al mondo ma, legittimamente, non lo aveva riconosciuto.
Oggi sono 400mila le persone non riconosciute alla nascita che attendono di sapere chi sono, ma la legge che darebbe loro il diritto di provarci è ferma da anni in Parlamento, imbrigliata in un iter tormentato. Intanto però il tempo passa… «Noi non vogliamo né il riconoscimento giuridico né quello patrimoniale, sia chiaro. Chiediamo solo che le nostre mamme, che tanto tempo fa rinunciarono a noi, possano essere interpellate dal Tribunale e scegliere liberamente se vogliono conoscere noi, i loro figli. Se rifiutassero, scompariremmo di nuovo», spiega Anna Arecchia, 57 anni, docente di matematica al liceo Scientifico di Marcianise (Caserta), presidente del Comitato nazionale per il Diritto alla conoscenza delle Origini. Attualmente infatti la norma è granitica e piuttosto impietosa, non solo verso i nati da NN (dal latino nomen nescio, figli di nome ignoto), ma anche verso quelle madri e la loro scelta (o costrizione) irreversibile: la legge prevede che la donna, una volta deciso al parto di non riconoscere il figlio, non potrà mai più essere interpellata. E il figlio potrà accedere ai documenti solo al compimento dei 100 anni, «vale a dire mai – commenta Arecchia –. Siamo tutti nati negli anni ’40, ’50 o ’60, molti di noi sono già anziani, qualcuno è già morto senza esaudire il desiderio di tutta la vita. Ed è ovvio che molte delle nostre madri sono già in cielo».
Ma questo non cambia nulla dal punto di vista della ricerca delle origini, perché «se non sai chi era tua mamma, non saprai mai chi sei tu. Persino in punto di morte è importante scoprirlo», spiega la presidente. Che il volto di sua madre lo ha conosciuto solo sulla foto di una lapide, nel 2010, «ma in quel momento mi sono ricongiunta al mio passato e ho trovato la pace inseguita per 50 anni. Ne avevo 5 quando qualcuno (purtroppo non i miei genitori) mi ha detto che ero stata adottata, quindi per decenni mi sono tenuta dentro il segreto e la mia ricerca nascosta. Papà, cui ero legatissima, morì che avevo 16 anni, mamma quando ne avevo 28 e in punto di morte mi disse ‘so che tu sai… vai a cercarla’. Le leggi però lo impediscono, così sono risalita alla mia madre naturale con piccoli indizi, diventi uno 007 pur di arrivarci. Subito dopo il parto era partita per il Canada, e lì ho trovato la sua tomba e tre miei fratelli. Mio padre invece ho fatto in tempo a conoscerlo, qui in Italia, e mi ha presentato i miei cinque fratelli cui sono legatissima».
Il Comitato dei 400mila da anni lavora a un disegno di legge che fissi a 18 l’età in cui un figlio può richiedere al Tribunale di sondare la volontà della madre, ma ben due legislature non sono bastate: se alla Camera nel 2015 il testo è passato con soli 22 voti contrari (di Sel), in Senato è incomprensibilmente fermo alla Commissione Bilancio, addirittura mai messo in discussione. «Basterebbe una giornata, noi vogliamo che lo approvino prima della fine della legislatura», fremono al Comitato, preoccupati che il tempo rubi per sempre la possibilità di chiedere alla madre ‘vuoi conoscermi o no?’.
Dalla loro parte ci sono sentenze importanti: nel 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il passaggio della legge che, accanto al sacrosanto diritto di partorire in anonimato, prevede che la madre non possa mai più essere interpellata, nemmeno dopo decenni; e nel 2016 la Cassazione ha dato ragione a una donna cui era stato negato l’accesso al nome di sua madre in quanto già morta (‘non possiamo rivelare l’identità di persona deceduta’, era la motivazione poi sfatata dalla Suprema Corte): una sentenza fondamentale, visto che molti dei 400mila figli in attesa sono certamente già orfani.
Tutto risolto, dunque. Se non fosse che alcuni tra i 29 Tribunali dei minori italiani hanno subito applicato quanto deciso da Corte Costituzionale e Cassazione (ad esempio Firenze e Roma), ma altri – L’Aquila e Brescia in testa – tengono le istanze dei figli in un cassetto e non cercano le madri biologiche, rimanendo in attesa che la legge sia approvata. Non li smuove nemmeno il fatto che nel gennaio 2017, proprio per risolvere le disparità tra Tribunali, le Sezioni unite della Cassazione si siano pronunciate chiedendo a tutti di accogliere le istanze. «Ecco perché supplichiamo il Senato di approvare il testo», si appellano ora i 400mila, «non vogliamo forzare nessuna donna, le nostre mamme saranno sempre libere di dire no. Povere donne, spesso erano minorenni, cacciate di casa, non colte, a volte convinte che fossimo morti nel parto, magari nascevamo da un adulterio, che all’epoca era reato. Da allora potrebbero aver cambiato storia, situazione economica, tutto.».
Il 70% delle donne interpellate dai Tribunali più illuminati ha accettato di conoscere quel figlio mai scordato: loro non avrebbero potuto rintracciarlo (ovviamente la legge non concede alle madri di irrompere nella vita di figli ignari, magari convinti di esser nati dai genitori adottivi, viceversa la donna sa di aver avuto un figlio). La prima è stata la madre di Firenze, che ha cullato in un abbraccio la sua creatura adulta: «Ti ho aspettato tutta la vita, tutta la vita ho sperato che tornassi».
La legislazione. Tutelare la volontà della madre di restare segreta. Contattata, l’ultima decisione spetta sempre a lei. In Italia la madre può partorire in anonimato. Il Dpr 396 del 2000 definisce il diritto di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato: il nome della madre rimarrà per sempre segreto e nell’atto di nascita il figlio sarà dichiarato ‘nato da donna che non consente di essere nominata’. Si tratta di una norma vitale, che ha già salvato migliaia di vite, perché proprio grazie alla segretezza del parto molte donne decidono di continuare la gravidanza ‘indesiderata’, limitando così l’aborto e i casi drammatici di abbandono nei cassonetti o di infanticidio. La norma, inoltre, dà alle madri la possibilità di partorire in sicurezza negli ospedali anziché di nascosto. Possono essere molte le cause di questa scelta sofferta e, si legge nel sito del ministero della Salute, ‘al momento del parto serve garantire la massima riservatezza senza giudizi colpevolizzanti’, assicurando, anche dopo la dimissione, che resti anonimo. Per il neonato si apre poi un procedimento di adottabilità, che gli garantisce l’amore di una famiglia.
Il problema a questo punto è la conoscenza delle proprie origini: il figlio non riconosciuto alla nascita potrà mai accedere ai dati sulla madre naturale? Come conciliare il suo diritto fondamentale a un’identità personale, con quello della donna che ha chiesto di non essere nominata? La legge 149 del 2001 preclude all’adottato l’accesso alle informazioni, dunque il diritto a rimanere una mamma segreta prevale su ogni altra considerazione. Il Comitato che rappresenta i 400mila figli non riconosciuti propone però che dai 18 anni di età si possa chiedere ‘l’interpello della madre‘, fermo restando che a interpellarla sarebbero gli uffici competenti in assoluta segretezza, e che la decisione spetterebbe a lei soltanto. A loro supporto nel 2013 la Corte Costituzionale ha definito incostituzionale l’irreversibilità della norma: la madre può essere interpellata garantendo la sua ‘necessaria riservatezza’. E avrà sempre l’ultima parola.
Lucia Bellaspiga Avvenire 6 dicembre 2017
www.avvenire.it/attualita/pagine/la-carica-dei-400mila-figli-di-nn-mamma-mi-vuoi-incontrare
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FECONDAZIONE ASSISTITA
Studi medici. I figli della provetta a maggior rischio tumori
Parla l’oncologa Massimino: dati certi, ma lo si tace ai futuri genitori. Ricerche e controlli a livello internazionale. «I bambini concepiti in seguito a trattamenti per la fertilità (e ovviamente i nati da fecondazione assistita, ndr) sono a maggior rischio di tumori infantili», conclusione di uno studio pubblicato nel marzo scorso dall’American Journal of Obstetric & Gynecology che ha seguito nate e nati fino al diciottesimo anno di età (su 242.187 casi osservati, l’incidenza di neoplasie è di 1,5‰ concepiti in provetta contro 0,59‰ in modo naturale). Molti altri studi arrivano a conclusioni analoghe.
Una ricerca pubblicata nell’ottobre 2016 da Pediatric Blood & Cancer, rivista della Siop (Società internazionale di Oncologia pediatrica), indica fra i nati da fecondazione assistita «un maggior rischio statisticamente significativo» per retinoblastoma e tumori del rene. Su Pediatrics (marzo 2016) si osservano «un aumentato rischio di leucemia» e «un elevato rischio di linfoma di Hodgkin nei concepiti con fecondazione assistita». Human Reproduction (vol.29, n.9, 2014) parla di «un maggior rischio di tumori del sistema nervoso centrale e di neoplasie epiteliali maligne». Altri studi indicano un aumentato rischio di malformazioni congenite e di nascite pre-termine. Fertility and Sterility (vol.103, n.3, marzo 2015) parla di «maggior rischio di malattie infettive (…), asma, problemi genito-urinari, epilessia o convulsioni».
Maura Massimino dirige l’Oncologia pediatrica all’Istituto dei Tumori di Milano. «Recentissimamente – dice – nel foglio di anamnesi dei pazienti abbiamo introdotto la richiesta di notizie sul concepimento, se naturale o assistito».
La sua pratica conferma quindi quanto rilevato da questi studi?
Purtroppo sì. Lo stiamo vedendo da almeno 10 anni. Si tratta di un problema crescente su cui gli studi, tutti sottoposti ad attenta peer-review (valutazione tra pari), richiamano l’attenzione. I dati sono sempre più significativi e ormai i follow-up arrivano fino ai 18 anni d’età.
Che tipi di tumori osservate?
Nella fascia 0-3 anni i più frequenti sono retinoblastoma, tumori del rene ed epatoblastoma. Ma l’aumento di rischio riguarda tutti i tipi di tumore, con particolare incidenza dei tumori del sangue.
Le risulta che i genitori fossero informati del rischio?
Mai imbattuta in una coppia consapevole. Tu dici: ah, è nato da fecondazione assistita!, e loro spalancano gli occhi. Sono più spesso i nonni, meno fiduciosi in queste tecnologie, a mettere in relazione malattia e concepimento non naturale.
Le coppie non vengono avvisate in fase di consenso informato?
Non ci è noto il contenuto dell’informazione.
L’aumento di rischio riguarda tutte le tecniche di fecondazione assistita?
Inizialmente si riteneva che la tecnica a maggior rischio fosse l’Icsi (Intracytoplasmatic Sperm Injection, microiniezione dello spermatozoo nel citoplasma ovocitario, la più utilizzata tra le tecniche di secondo livello, ndr). Sembra invece che le differenze tra tecniche non siano significative.
Come si spiega questo aumentato rischio? È per le terapie ormonali a cui viene sottoposta la madre (e/o la gestante, in caso di maternità surrogata, o la fornitrice di ovociti)? Dipende dall’età spesso avanzata dei genitori?
A mio parere – ma non sono ginecologo né genetista – i problemi potrebbero avere a che fare col fatto che con queste tecniche ci si sostituisce alla selezione naturale: non tutti gli ovociti forzati a maturare con stimolazioni ovariche sarebbero maturati naturalmente, forse perché non erano i più “adatti” alla procreazione. Anche per gli spermatozoi in laboratorio non si riproduce esattamente la selezione naturale. Si potrebbe sostenere che i gameti utilizzati nella fecondazione assistita non sono con certezza i migliori. E probabilmente in condizioni naturali non tutti gli embrioni realizzati in provetta si sarebbero sviluppati. Inoltre il microambiente in cui si verificano le prime fasi dello sviluppo embrionale è diverso dal grembo femminile, per informazioni biochimiche, assetto immunitario.
Pensando alle tecniche di diagnosi pre-impianto sugli embrioni, molti ritengono che i bambini nati da fecondazione assistita siano più sani di quelli concepiti naturalmente.
Non mi avventuro in questo territorio. Ma dai dati della letteratura scientifica sembrerebbe il contrario. Questi bambini presentano un maggior rischio sia di patologie connatali – cioè al momento della nascita – sia di malattie successive.
Esiste un piano per la prevenzione di questi rischi legati alla fecondazione assistita?
Non a mia conoscenza. Mai se n’è parlato in convegni o simposi internazionali di oncologia pediatrica.
Molte e molti giovani sembrano convinti di poter rimandare la procreazione, eventualmente congelando gli ovociti o con altre tecniche.
Il congelamento di ovociti e seme nasce in oncologia per non privare giovani sottoposti a terapie invasive della possibilità di avere figli in futuro. Ma alla luce di questi dati – i rischi per la salute di donne e bambini – credo sia molto sconsigliabile ricorrere a fecondazione assistita se non per ragioni di stretta necessità. Serve grande cautela. I bambini vanno fatti all’età giusta. Si devono ricreare le condizioni anche sociali perché questo torni a essere possibile.
Marina Terragni Avvenire 10 dicembre 2017
www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/figli-della-provetta-maggior-rischio-tumori
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FESTIVAL DELLA FAMIGLIA
Trento, cala il sipario sulla sesta edizione del festival della famiglia
Laboratori creativi e didattici al castello del Buonconsiglio, al Muse, al Centro genitori-bambini, ai nidi di infanzia della città. Eventi diffusi e molto partecipati, pensati per la giornata nazionale dedicata ai servizi educativi. E con i quali si è chiusa la sesta edizione del festival della famiglia a Trento.
Regista del festival: l’agenzia per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili della provincia autonoma di Trento. Il tema scelto per l edizione 2017 del festival era: “Interconnessioni territoriali e sviluppo locale. Il capitale generato dalle reti”.
Tra gli eventi in programma anche la presentazione del Network di comuni amici della famiglia.
A Palazzo Geremia giovedì scorso si sono dati appuntamento sindaci, amministratori e funzionari interessati ad importare nella propria città le migliori pratiche di politica familiare portate avanti nella provincia autonoma di Trento.
Saranno Mauro e Filomena Ledda a coordinare il progetto del network che ha già incassato la dimostrazione di interesse di circa 130 comuni grandi e piccoli e delle regioni Sardegna e Puglia.
A Trento in questi giorni è salito il consiglio direttivo della Associazione nazionale famiglie numerose che ha partecipato ad alcuni eventi e tenuto il suo ordinario incontro di programmazione. Alle famiglie delegate e coordinatrici l’incoraggiamento a farsi ambasciatrici nei comuni di provenienza della certificazione family in Italia e del documento “La ri-nascita dell’Italia” elaborato dall’ osservatorio politico Anfn.
Resta l’amarezza per la legge di stabilità che non ha introdotto nuove misure strutturali a favore delle coppie con figli, come richiesto da Anfn in occasione della recente conferenza programmatica sulla famiglia. Riducendo semmai – secondo le ultime indiscrezioni – il bonus bebè. E tutto questo mentre l’Istat rileva un altro calo natalità visto con preoccupazione da analisti sociologi ed economisti.
Il monito della presidente Raffaella Butturini: “La famiglia è come una “molla” più la comprimi e più facilmente scatterà”. Andrea Bernardini
www.famiglienumerose.org/family-trentino-contributi-ai-comuni
www.famiglienumerose.org/trento-orari-flessibili-stare-vicini-alla-famiglia
Alfio e Emanuela Spitaleri –Famiglie numerose 3 dicembre 2017
www.famiglienumerose.org/trento-cala-sipario-sulla-sesta-edizione-del-festival-della-famiglia
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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI
Newsletter nuova per un impegno rinnovato
E’ stata inaugurata la nuova newsletter del Forum delle associazioni familiari. Una newsletter volutamente semplice con la quale si cerca di offrire alcune chiavi di lettura sulla realtà e provare a raccontare le attività, gli incontri e gli eventi che riguardano il Forum e le oltre 565 associazioni che lo compongono in tutta Italia. Ogni mese si inizia con l’editoriale del presidente, Gigi De Palo. Estratto
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L’editoriale del presidente
Carissimi, continua quotidianamente l’impegno del Forum delle associazioni familiari. Dico quotidianamente perché per cambiare la storia di questo Paese occorre stare sul pezzo ogni singolo giorno. Noi proviamo a farlo con le nostre associazioni e con i nostri Forum locali che “rompono le scatole” alle Istituzioni a tutti i livelli: comunale, regionale e nazionale, animati dalla certezza che “più forte è la famiglia e più forte è il Paese”.
Oggi ci permettiamo di segnalare 5 punti che crediamo indispensabili e che non sono stati presi in considerazione nella legge di stabilità per questo vi invito a vedere il video dove commento le “non politiche familiari”:
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La famiglia è una risorsa e non un problema. Non è tanto un malato da curare, quanto la cura del malato. L’occasione che abbiamo per uscire dalla crisi.
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I figli andrebbero considerati come un Bene Comune perché senza figli non ci saranno pensioni, assistenza sanitaria, welfare… E’ folle che l’aumento della longevità delle nostre vite sia vissuto più come un problema che come una buona notizia.
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Viviamo una vera e propria discriminazione fiscale. Il sistema fiscale italiano è oggettivamente ingiusto perché non tiene conto dei carichi familiari e della composizione familiare (numero di figli, anziani in casa, presenza di disabili). Per questo da anni viene chiesta non tanto una politica familiare spot, quanto una vera riforma fiscale a favore delle famiglie.
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Dall’Europa copiamo solo le cose negative e non quelle positive. Siamo tra gli ultimi Paesi per fondi dedicati alla famiglia. Dovremmo copiare il Quoziente Familiare francese che permette ai nostri cugini di crescere economicamente e di avere un + nel saldo nascite/morti.
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Oggi fare un figlio è roba da eroi. Le famiglie vengono abbandonate a se stesse e, spesso, conviene loro separarsi fittiziamente. Un Governo lungimirante dovrebbe valorizzare ed incentivare le scelte di lungo periodo di due giovani sposi, sostenendoli e accompagnandoli.
Potremmo aggiungerne altri, ma per questa volta ci fermiamo qui. E voi che ne pensate?
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Sul fronte scuola Maria Grazia Colombo, vicepresidente del Forum, ci informa che, tra le tante cose, sta per vedere la luce il nuovo Patto di corresponsabilità.
www.forumfamiglie.org/2017/11/22/scuola-nuova-giovinezza-per-il-patto-di-corresponsabilita
.forumfamiglie.org/wp-content/uploads/2017/11/VERSO-IL-NUOVO-PATTO.pdf
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È intervenuta anche sul Piano nazionale per l’educazione al rispetto e contro ogni forma di violenza e discriminazione.
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Un ultimo tema è quello dei progetti finanziati, coordinati dalla vicepresidente Emma Ciccarelli. Attualmente sono due quelli in atto: “N.O.I. per il territorio”, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che vuole dare supporto alle famiglie grazie ad attività di promozione di territori family-friendly; “Generare futuro”, in collaborazione con Acli di Roma e sei Forum regionali, punta a proporre ai giovani percorsi concreti di sostegno/aiuto nell’orientamento e nella ricerca attiva del lavoro.
News Forum 7 dicembre 2017
Fare figli è causa di povertà. Urge un patto sulla natalità
«Un italiano su tre è a rischio di povertà e le persone a maggior rischio vivono in famiglie con tre o più figli. È l’ennesimo grido di allarme che arriva dall’Istat» nota Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari.
«Uno degli allarmi che però servono solo a raccogliere qualche titolo ad effetto per poi venire regolarmente dimenticati. Che senso ha il lavoro dell’Istat se poi i dati elaborati non diventano azione politica?
«La nostra preoccupazione è ancora maggiore quando constatiamo che, alle continue e sacrosante denunce dell’Istat la risposta che arriva dal governo e dalla politica è una legge di stabilità che disperde milioni di euro in mille rivoli e nella sostanza non investe nulla per sostenere le famiglie che sono il vero motore, anche economico e produttivo, della società.
«Tutta la politica deve tornare a dimostrare di saper interpretare i bisogni del Paese reale. Per questo chiediamo a tutti i partiti di sottoscrivere il Patto sulla natalità che proprio nei prossimi giorni sottoporremo alla loro attenzione».
Comunicato stampa 6 dicembre 2017
www.forumfamiglie.org/2017/12/06/fare-figli-e-causa-di-poverta-urge-un-patto-sulla-natalita
Emergenza denatalità addio. Piace di più la forzatura sul fine vita
«Siamo alla fine della legislatura e tutto si concentra sul tema del Bio – testamento o disposizioni anticipate di trattamento sanitario. Non ci piace il fatto che, un tema così delicato ed importante, venga portato avanti con questa fretta e senza la delicatezza che meriterebbe» commenta Nine De Maio, membro del direttivo del Forum con delega a vita e accoglienza. «Dopo la Conferenza sulla Famiglia e dopo il grido di allarme della presidente Boldrini e di tanti altri membri del governo sul tema della denatalità, ci saremmo aspettati norme concrete per incominciare un cammino virtuoso per il sostegno alle nascite.
«Invece si preferisce una forzatura sul fine vita e si ricomincia a parlarne non dai 60 milioni per i caregiver, i familiari che si prendono cura del disabile. E non si ricomincia neppure dalle misure concrete a favore delle famiglie che convivono con la disabilità, ma da una legge che forza il tema del fine vita consentendo al malato disperato di scegliere la sospensione di idratazione e alimentazione. Ma la disperazione arriva anche dalla mancanza della giusta attenzione, dell’assistenza e dei servizi sociali e sanitari adeguati.
«Lo scollamento tra il Paese reale e quello della politica è sempre più evidente e noi come Forum vogliamo sempre di più evidenziare come il lavoro bello e silenzioso di tante famiglie, abbandonate molte volte a sé stesse, porta dei frutti eccezionali che danno speranza a chi vive il disagio».
Comunicato stampa 7 dicembre 2017
www.forumfamiglie.org/2017/12/07/emergenza-denatalita-addio-piace-di-piu-la-forzatura-sul-fine-vita
Toscana. Accordo tra Forum e Regione per iniziative di sostegno alle famiglie
Il Forum della Toscana ha sottoscritto con l’Assessorato a Sanità e Politiche sociali della Regione lo schema di Accordo di collaborazione triennale per la promozione di azioni di sostegno alla Famiglia, deliberato della Giunta regionale il 30 ottobre scorso (del. n.1186 del 30.10.2017). Per la terza legislatura consecutiva si è dato continuità ad una collaborazione proficua con cui si valorizza la rete di associazioni familiari del Forum toscano.
Nell’ambito della struttura territoriale dei servizi integrati rivolti alle famiglie e alle singole persone in condizioni di disagio e/o difficoltà, saranno progettate, condivise e realizzate azioni coerenti con le linee di indirizzo della delibera di Giunta, nell’ambito delle superiori funzioni e responsabilità di coordinamento e integrazione delle attività svolte dalla rete integrata del Servizio pubblico e dalla Rete multidisciplinare dell’associazionismo e volontariato familiare del Forum.
Azioni ed iniziative per l’Area socio-educativa
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Promozione di una cultura della relazione per un modello interculturale di integrazione nella comunità multietnica nell’ambito scolastico
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Formazione per l’ascolto e prevenzione dei diffusi disagi sociali e relazionali degli adolescenti, interagendo con genitori e insegnanti e ricercando supporto e collaborazione con l’Ufficio Regionale Scolastico
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Progettazione e sviluppo di percorsi di alfabetizzazione per alunni immigrati di prima generazione e di glottodidattica per insegnanti
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Progettazione, sviluppo e diffusione di percorsi educativi per una maggiore conoscenza del responsabile utilizzo dei media da parte di genitori, minori e adolescenti, in sinergia con le strutture regionali competenti
Azioni ed iniziative per l’Area-socio-sanitaria consultoriale
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Progettazione e realizzazione in ambito scolastico, con finalità di prevenzione e per il benessere psico-fisico dei ragazzi, di percorsi educativi e formativi rivolto a preadolescenti e adolescenti sui temi dell’affettività, sessualità, del rifiuto di ogni forma di discriminazione e di scelta sempre della non violenza, prevedendo il coinvolgimento di genitori e insegnanti
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promozione, a maggior beneficio delle relazioni personali e familiari, di un graduale raccordo e ricerca di sinergie tra la Rete dei Servizi Consultoriali Pubblici e la Rete Toscana multidisciplinare dei Consultori Familiari aderenti al Forum, prevedendo scambi di esperienze e momenti comuni di incontro e formazione; per rafforzare gli interventi a sostegno delle crescenti situazioni di disagio sociale e relazionale di coppia, interfamiliare e comunitario, con particolare riguardo alla tutela dell’interesse morale e materiale dei minori, in situazione di conflitto e separazione dei genitori
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Promozione del raccordo con la rete integrata dei Servizi, le Società della Salute e le Strutture Ospedaliere, per la creazione di una rete di sostegno delle maternità difficili, unitamente alla realizzazione di percorsi di educazione-formazione sulla fisiologia, sviluppo e identità del nascituro, avvalendosi della mediazione culturale per prevenire le situazioni indesiderate che coinvolgono con maggiore frequenza donne di altra provenienza
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coinvolgimento della Rete associativa multidisciplinare del Forum per l’attuazione del percorso di prevenzione dell’IVG disposto dagli artt. 2 e 5 della legge 194/78 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, rendendo noto e possibile il ricorso al sostegno del volontariato familiare e all’insieme delle risorse rese disponibili, per superare le difficoltà manifestate, nonché informando e accompagnando le donne nel periodo pre e post natale in ordine al percorso previsto del parto in anonimato e di affidamento e adozione del bambino.
Con tale accordo l’Ente Regione intende:
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Valorizzare il ruolo essenziale e attivo che la famiglie svolgono nell’ambito del sistema integrato regionale, nonché favorire il sostegno alle famiglie nei momenti e situazioni di difficoltà connessi al lavoro di cura, ascolto e accoglienza
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Riconoscere la rilevanza sociale delle azioni previste in collaborazione con le associazioni del volontariato familiare operanti sul territorio, condividendo progettazione ed erogazione dei servizi previsti dal sistema integrato regionale
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Attivare tra le politiche familiari interventi e servizi volti a favorire l’assolvimento delle responsabilità genitoriali, a prevenire le situazioni di disagio sociale, relazionale ed economico dei nuclei familiari, ed in particolare il disagio minorile, e a promuovere il rafforzamento di reti di solidarietà.
Grazie all’accordo potrà così realizzarsi un ampio programma di interventi di riqualificazione dei servizi consultoriali, la realizzazione di percorsi educativi e formativi finalizzati alla diffusione e consolidamento di una cultura della maternità e paternità responsabile e di una sessualità consapevole, lo sviluppo di percorsi educativi per preadolescenti, adolescenti e giovani, di azioni mirate alla tutela della donna all’interno delle relazioni sociali e familiari, di supporto alla gravidanza, di prevenzione dell’IVG e di educazione alla procreazione responsabile.
5 dicembre 2017
www.forumfamiglie.org/2017/12/05/toscana-accordo-tra-forum-e-regione-per-iniziative-di-sostegno-alle-famiglie
Nasce a Genova l’Agenzia per la famiglia
Presentata a Genova l’Agenzia per la famiglia, approvata dalla Giunta comunale lo scorso 5 dicembre 2017. Questa iniziativa vuole essere un primo tassello di quell’attenzione verso la famiglia che era uno dei punti qualificanti del programma elettorale del sindaco Bucci. Il nuovo organismo sarà presieduto da Simonetta Saveri, che svolgerà il proprio compito a titolo gratuito, e farà riferimento all’assessore Fassio.
Lo scopo è quello di realizzare nel Comune un cambio di mentalità che veda la famiglia come una risorsa e non solo come soggetto da assistere, e che tenga conto di essa in tutte le politiche e le iniziative che attuerà.
Al momento la struttura è tutta da costruire ma i compiti sono già stati individuati; l’Agenzia avrà infatti il compito di interagire con tutti gli assessorati per verificare l’impatto familiare delle politiche attuate, formulerà inoltre proposte e pareri avvalendosi di esperti, sempre a titolo gratuito, e del contributo delle associazioni che si occupano a vario titolo di famiglie e si proporrà come collante e punto di raccordo tra le associazioni e con gli Enti Pubblici Locali.
L’avv. Saveri ha individuato tra le tematiche sulle quali iniziare a lavorare da subito la realizzazione del FattoreFamiglia, il sostegno alle coppie e la conciliazione dei tempi famiglia/ lavoro, tutti temi che da sempre hanno visto il Forum delle associazioni familiari impegnato nell’elaborazione di studi e di proposte che hanno già trovato in alcuni Comuni un inizio di applicazione concreta.
«Anche per questo motivo non possiamo che essere felici di questo inizio di percorso che speriamo possa portare davvero a costruire una città a misura di Famiglia, e quindi a misura d’uomo, che possa finalmente invertire il trend negativo di natalità e diventare un luogo attrattivo per capitale umano e finanziario che riesca a rilanciarla dopo anni di depressione economica e sociale» commenta Cinzia Romitelli, presidente Forum di Genova. «Come Forum siamo pronti a fornire la nostra collaborazione e a portare il contributo che l’esperienza concreta delle nostre associazioni presenti sul territorio potrà dare alla neo costituita Agenzia per la famiglia».
7 dicembre 2017
www.forumfamiglie.org/2017/12/07/nasce-a-genova-lagenzia-per-la-famiglia
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MINORI
Minori in comunità, i dati della Garante per l’infanzia
Al 31 dicembre 2015 i bambini e i ragazzi accolti in comunità erano 21.035, in aumento rispetto all’anno precedente (al 31 dicembre 2014 erano 19.245). Sono alcuni dati riportati nel volume dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza La tutela dei minorenni in comunità [1], seconda raccolta dati sperimentale elaborata con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni.
La pubblicazione è il risultato dell’attività di monitoraggio e di elaborazione dati sui minori presenti in comunità che l’Autorità svolge attraverso l’analisi delle informazioni che, per legge, ogni sei mesi le strutture di accoglienza sono tenute a comunicare alle procure minorili.
I dati raccolti mettono a fuoco vari aspetti, fra i quali: il numero di strutture presenti sul territorio di competenza, il numero degli ospiti complessivi, le caratteristiche dei bambini e dei ragazzi accolti (genere, età, cittadinanza, eventuale condizione di minore non accompagnato), la tipologia di inserimento (giudiziale o consensuale).
Per quanto riguarda, ad esempio, l’età dei minori accolti, l’indagine evidenzia la netta prevalenza della classe di età più elevata (14-17 anni), che segna il 61,6% dei minorenni complessivamente ospiti delle strutture e che risulta in crescita rispetto al 57,2% registrato nella precedente rilevazione. Nel volume si spiega che una delle ragioni della elevata frequenza di ragazzi in fase tardo adolescenziale ospiti delle comunità risiede nell’alta incidenza della presenza di minori di origine straniera e, in particolare, di minori non accompagnati (che risultano in prevalenza di età compresa tra i 16 e i 17 anni).
Un altro dato che emerge dal paragrafo dedicato alle caratteristiche dei minori accolti è la netta prevalenza del genere maschile (il 68% al 31 dicembre 2015).
L’indagine rivela inoltre l’aumento della percentuale degli ospiti di origine straniera presenti nelle comunità, che sale dal 42,8% del 31 dicembre 2014 al 48% del 31 dicembre 2015, di cui il 67% è rappresentato da minori non accompagnati.
Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza
Newsletter Minori – Numero 10, \ottobre 2017 5 dicembre 2017
Minori fuori famiglia, rapporto del Centro
I bambini e gli adolescenti accolti a fine anno 2014 in affidamento familiare e nei servizi residenziali sono, in Italia, 26.420 (al netto dei minori stranieri non accompagnati).
Il nuovo rapporto del Centro nazionale Affidamenti familiari e collocamenti in comunità. I presenti al 31.12.2014 e i dimessi nel corso del 2014, pubblicato nel numero 40 della collana del Ministero del lavoro e delle politiche sociali Quaderni della ricerca sociale, traccia un quadro del fenomeno da cui emerge una relativa stabilizzazione negli ultimi anni dell’accoglienza in affido e nei servizi residenziali per minorenni.
Quaderni della ricerca sociale 40
Il rapporto mette a fuoco la dimensione quantitativa e le principali caratteristiche dell’accoglienza nelle diverse realtà regionali italiane (età e genere dei minori accolti, tipologia e durata dell’accoglienza, ecc.).
Vediamo nel dettaglio alcuni dati del report. Bambini e adolescenti accolti in affidamento familiare. I minori accolti in affido sono, a fine anno 2014, 14.020. È importante sottolineare che l’indagine si focalizza sull’affidamento familiare residenziale per almeno cinque notti alla settimana, escluso i periodi di interruzione previsti nel progetto di affidamento, disposto dai servizi locali e reso esecutivo dal Tribunale per i minorenni o dal giudice tutelare. Il monitoraggio, inoltre, non raccoglie informazioni sulle forme di affidamento più “leggere” (come l’affidamento diurno o a tempo parziale) e sulle forme innovative di affidamento familiare che prevedono l’affidamento del bambino assieme al suo genitore o all’intera famiglia. Il dato proposto, infine, non conteggia i minori stranieri non accompagnati collocati in affidamento familiare in quanto soggetti che vivono l’esperienza di fuori famiglia di origine per la loro specifica condizione di minorenni soli sul territorio e non in quanto allontanati dal nucleo familiare con una misura disposta dal Tribunale per i minorenni o dal giudice tutelare.
Le regioni in cui risulta più diffuso l’affidamento familiare con valori superiori ai 2 casi ‰ sono la Liguria, la Sardegna, la Toscana e l’Umbria. Sul fronte opposto con valori inferiori a un affidamento ogni mille residenti si collocano il Friuli-Venezia Giulia, la Campania, l’Abruzzo e il Molise. I dati sull’età dei minori accolti in affido confermano la sostanziale prevalenza di preadolescenti e adolescenti, mentre i dati sulla durata dell’accoglienza evidenziano il prolungamento del percorso oltre il termine stabilito dalla legge 149/2001: la gran parte dei bambini in affidamento familiare a fine anno 2014, due minorenni su tre, lo sono infatti da oltre due anni.
Bambini e adolescenti accolti nei servizi residenziali per minorenni. I minori accolti in queste strutture risultano, al netto dei minori stranieri non accompagnati (msna), pari a 12.400.
La distribuzione territoriale dei tassi di accoglienza dei bambini e dei ragazzi accolti nei servizi residenziali evidenzia una certa eterogeneità regionale, peraltro riscontrabile anche all’interno delle medesime ripartizioni territoriali: ci si muove da valori prossimi al 2,5‰ in Liguria a valori sensibilmente inferiori all’1‰ in Toscana e Valle d’Aosta.
«In merito alle caratteristiche degli accolti, analogamente a quanto detto per l’affidamento familiare – si spiega nel rapporto – è necessario sottolineare che il format di rilevazione concordato tra il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza e le Regioni e Province autonome non permette, raccogliendo dati aggregati, di scorporare per ciascuna caratteristica trattata la quota riferita ai msna. Pertanto i dati distributivi qui in avanti presentati contengono anche quelli riferiti ai msna accolti che hanno con tutta evidenza un effetto non secondario su di essi essendo i msna nei servizi residenziali per minorenni un insieme di soggetti numericamente rilevante – migliaia di casi l’anno – ed essendo particolarmente concentrati nella fascia d’età prossima al raggiungimento della maggiore età».
La fascia d’età prevalente è la 15-17 anni che cumula la metà dei presenti a fine anno (51%). Il dato dell’età è fortemente influenzato dalla crescente presenza straniera e della sua componente non accompagnata, che trova accoglienza quasi esclusivamente nei servizi residenziali.
Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza
Newsletter Minori n. 11 – novembre 2017 7 dicembre 2017
www.minori.it/it/print/6255
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PARLAMENTO.
Camera dei Deputati. 2° Commissione Giustizia. Assegno divorzile. C4605.
Modifiche all’articolo 5 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile. C. 4605 Ferranti.
www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0054400&back_to=http://www.camera.it/leg17/126?tab=2-e-leg=17-e-idDocumento=4605-e-sede=-e-tipo=
7 dicembre 2017. La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in oggetto.
Donatella Ferranti, presidente e relatrice, rammenta che, scaduto il termine per la presentazione di emendamenti, fa presente che sono pervenute alcune proposte emendative (vedi allegato 2, pag. 42).
http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?idLegislatura=17&sezione=bollettini&tipoDoc=pdf&anno=2017&mese=12&giorno=07&file=leg.17.bol0925.data20171207.com02
Nel ringraziare i soggetti auditi nel corso dell’indagine conoscitiva e i professori che hanno voluto proposte emendative su un testo che ha avuto ampia condivisione, rileva l’opportunità, ove concordino i gruppi parlamentari, che la proposta di legge, conclusa la sede referente, sia esaminata dalla Commissione in sede legislativa. pag. 37
www.camera.it/leg17/824?tipo=C&anno=2017&mese=12&giorno=07&view=&commissione=02&pagina=data.20171207.com02.bollettino.sede00020.tit00030#data.20171207.com02.bollettino.sede00020.tit00030
Senato della Repubblica. 2° Commissione Giustizia. Cognome dei figli. S1628.
Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione di un disegno di legge d’iniziativa governativa e dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Laura Garavini ed altri.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/802290/index.html
5 dicembre 2017. Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 31 ottobre 2017, Si passa quindi alla votazione degli emendamenti presentati al disegno di legge n. 1628, come approvato dalla Camera dei deputati, sui quali, nella seduta del 31 ottobre scorso, il relatore ed il rappresentante del Governo avevano espresso parere contrario.
Prende la parola il senatore Caliendo (FI-PdL XVII) annunciando voto favorevole sull’emendamento a propria firma 1.1, soppressivo dell’articolo 1 del disegno di legge n. 1628, volto ad introdurre l’articolo 143-quater del codice civile in materia di cognome del figlio nato nel matrimonio. A suo avviso le disposizioni contenute nell’articolo 1 del disegno di legge n. 1628 risultano foriere di problemi interpretativi e di gravi criticità. In questa prospettiva a suo avviso sarebbe stato preferibile introdurre una disposizione analoga a quella del doppio cognome prevista nell’ordinamento spagnolo, in quanto da un lato avrebbe garantito la parità dei genitori, dall’altro avrebbe tutelato l’identità della famiglia in senso ampio tradizionalmente identificata nel lato paterno. Il seguito dell’esame congiunto è, infine, rinviato.
www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=01059271&part=doc_dc&parse=no&stampa=si&toc=no
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RICONOSCIMENTO
Riconoscimento tardivo del figlio nato fuori dal matrimonio
Gianfranco Dosi Indice
I. Il problema sociale del riconoscimento tardivo dei figli nati fuori dal matrimonio
II. L’assenso del figlio ultraquattordicenne
III. Il riconoscimento tardivo consensuale
IV. Il procedimento di riconoscimento tardivo in caso di dissenso del primo genitore
a) L’interesse del minore e la valorizzazione del suo punto di vista (i casi di autorizzazione e di esclusione dell’autorizzazione al riconoscimento)
b) La procedura rapida in caso di ricorso non seguito da opposizione
c) Il procedimento in seguito all’opposizione della madre e l’audizione del figlio
d) La posizione del minore: è parte o non è parte del procedimento? È obbligatoria la nomina di un curatore speciale?
e) I provvedimenti provvisori e urgenti
f) Il contenuto ampio della sentenza
g) Il cognome
h) Le criticità del procedimento
i) È ammissibile nel procedimento l’eccezione di non veridicità della paternità?
www.studiolegalejaccheri.it/2017/12/05/riconoscimento-tardivo-del-figlio-nato-dal-matrimonio
Elena Jaccheri Diritto di famiglia Commenti 5 dicembre 2017
http://www.studiolegalejaccheri.it/author/elena/
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