NewsUCIPEM n. 674 – 5 novembre 2017

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Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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Notiziario Ucipem” unica rivista ufficiale – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984

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“news” gratuite si propongono di riprendere dai media e inviare informazioni, di recente acquisizione, che siano d’interesse per gli operatori dei consultori familiari e quanti seguono nella società civile e nelle comunità ecclesiali le problematiche familiari e consultoriali. Sono così strutturate:

  • Notizie in breve per consulenti familiari, assistenti sociali, medici, legali, consulenti etici ed altri operatori, responsabili dell’Associazione o dell’Ente gestore con note della redazione {…ndr}.

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01 ADOZIONI Internazionali: crollate del 24%. Nazionali del-20%.

02 Il rilancio delle adozioni.

03 ADOZIONI INTERNAZIONALI Continua la prassi dei decreti vincolati, che discriminano i bambini

04 AMORIS LÆTITIA La svolta. Müller: AL ortodossa. In linea con dottrina e tradizione.

05 ASSEGNO MANTENIMENTO Il padre non lo può sospendere perché la ex non gli fa vedere i figli.

05 ASSEGNO DIVORZILE Niente assegno alla moglie che rifiuta di lavorare.

06 ASSOCIAZIONE AIUTO FAMIGLIA Alla ricerca dell’armonia nella coppia.

06 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – N. 38, 18 ottobre 2017.

08 CHIESA CATTOLICA L’importanza del discernimento

09 CONSULENTI COPPIA E FAMIGLIAL’AICCeF alla 64a Conferenza Internazionale ICCFR a Malta

10 Consulenza familiare, al via un nuovo master

10 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Arezzo 1. Associazione La famiglia: 20 anni di attività.

10Belluno. 40 anni. Una storia ricca e una sfida che si rinnova.

11 Roma 1 via della Pigna. 13° Atelier Pedagogico-esperienziale.

11Senigallia. Fertilità e metodi naturali, corso Iner Marche.

11 CONVIVENZA Fine convivenza: lei ha diritto al mantenimento per la figlia?

13 DALLA NAVATA XXXI domenica del tempo ordinario – Anno A – 5 novembre 2017

13 Commento di Enzo Bianchi.

15 FAMIGLIA Quanto costa mantenere una famiglia?

17FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI De Palo: «Non si fa spending review sui neonati».

18 FRANCESCO VESCOVO DI ROMA Il siciliano del «vietato lamentarsi» che ha conquistato Francesco.

19 HUMANÆ VITÆ Humanæ Vitæ 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi.

20 MATERNITÀ “Guida”. Maternità, cosa spetta. Indice.

21 POLITICHE PER LA FAMIGLIA Famiglia e scelte senza lucidità.

UCIPEM L’équipe cuore del servizio consultoriale dell’UCIPEM.

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ADOZIONI

Adozioni internazionali giù: crollate del 24% nel 2016 rispetto a due anni prima.

Preoccupante -20% dal 2014 anche per quelle nazionali

A guardarle di primo acchito, le tabelle appena pubblicate dal Centro Studi Nisida per il Ministero della Giustizia sulle quali sono vergati in modo incontrovertibile i dati sugli ultimi 15 anni dell’adozione internazionale e nazionale nel nostro Paese, farebbero ipotizzare – ottimisticamente – che nel mondo e nel nostro Paese i minori abbandonati o rimasti senza famiglia siano fortunatamente in calo.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/adozione_serie_storiche.pdf

www.centrostudinisida.it/Statistica/Adozione_affidamento.html

Una considerazione immediata che, tuttavia, si scontra con la realtà dei numeri: quelli dell’unico rapporto internazionale sul tema, a firma ONU (2014), che parla di quasi 16 milioni di famiglie disposte all’adozione nel mondo che servirebbero solo per i piccoli abbandonati a causa dell’AIDS; cifre alle quali si affiancano quelle del report del Ministero della Giustizia sulle dichiarazioni di adottabilità di minori italiani e stranieri nel nostro Paese, che restano stabili e, anzi, sono in relativa crescita (+9%) tra il 2001 e il 2016.

Eppure, i dati ufficiali sulle adozioni in Italia parlano di un crollo verticale: tra il 2001 e il 2016 si sono ‘perse’ nel nulla 2.335 procedure di adozione internazionale (-60%); non va meglio sul fronte delle adozioni nazionali, che rispetto al 2001 registrano, nel 2016, 391 adozioni annue in meno (da 1.290 a 899), con un calo del 31%.

In realtà, quelle che sono precipitate nei quindici anni trascorsi sono le domande di disponibilità e idoneità all’adozione, sia sul fronte internazionale (da 7.887 a 3.190, -60% circa) che nazionale (da 12.901 a 8.305, un calo del 36%). Pesantemente ridimensionata anche la cifra dei decreti di idoneità all’adozione internazionale: senza voler andare troppo indietro nel tempo, dal 2014 ha fatto registrare una diminuzione del 26%. Meno coppie disponibili e idonee vuol dire anche meno opportunità per tanti minori che sono rimasti soli.

Dato ancor più preoccupante – sul fronte della possibilità che viene offerta a tanti bambini abbandonati o in attesa, negli orfanotrofi, nei centri di accoglienza o nelle case-famiglia, di poter incontrare la loro ‘nuova’ famiglia – quello relativo agli ultimi due anni: per l’adozione internazionale, tra il 2014 e il 2016 c’è stato un calo del 24%, con solo 1.580 minori stranieri adottati; non va meglio per quelle nazionali, che registrano un -20% nello stesso periodo (da 1.108 a 899).

Potrebbero sembrare freddi numeri, ma in genere i rapporti sono efficaci rivelatori di tendenze. E la china dell’adozione internazionale, così come di quella nazionale, in Italia, fa temere per il futuro di tanti bambini che aspettano di riavere una famiglia e di molte coppie che aspirano a diventare genitori. Il Presidente di Ai.Bi., Marco Griffini, commenta così il report: “Si tratta di dati fortemente allarmanti, che certificano il crollo generalizzato delle adozioni nel nostro Paese. Quello che preoccupa di più è il numero più basso in assoluto di disponibilità delle coppie, sia per l’adozione internazionale che per quella nazionale. I numeri indicano che è ora di correre immediatamente ai ripari, prima che sia troppo tardi“.

News Ai. Bi. 2 novembre 2017 www.aibi.it/ita/italia-adozioni-crollate-nel-2016

 

Il rilancio delle adozioni

Le adozioni internazionali sono decisamente più costose delle adozioni nazionali (con esborsi per le famiglie anche di decine di migliaia di euro) ed è anche per questo che le domande internazionali sono calate in modo più evidente. Ma dietro alla rinuncia delle coppie c’è anche la perdita di fiducia in un sistema, affidato a 62 Enti accreditati (tutti privati tranne uno) vigilati dalla Commissione per le adozioni internazionali.

Sulle adozioni Internazionali pesano poi fattori globali. Il calo (ma l’Italia resta il secondo Paese al mondo per minori adottati, dopo gli Usa) è dovuto, da un lato, al fatto che in alcuni Paesi, soprattutto dell’Est Europa, il miglioramento della situazione economica ha portato a favorire le adozioni interne, rendendo disponibili per gli stranieri solo i bambini più grandi o con situazioni più difficili; dall’altro lato, guerre e corruzione hanno bloccato i rapporti con alcuni Stati africani.

Restano stabili, invece, sia le domande che le adozioni “in casi particolari”, in cui rientra la stepchild adoption, vale a dire quella del figlio del partner. Si tratta della via seguita, tra l’altro, dalle coppie gay, che pero non hanno fatto aumentare questo tipo di adozioni.

Le coppie disponibili superano di dieci volte circa il numero dei minori adottabili ma ci sono comunque bambini che non riescono a “trovare” una famiglia. Secondo il Ministero della Giustizia a fine 2016 i minori adottabili ma non ancora affidati a una famiglia erano 385. Si tratta per lo più di ragazzi grandi o con problematiche speciali. Proprio per favorire l’incontro tra minori e aspiranti, la legge 149/2001 aveva previsto la banca dati dei minori adottabili. Ma lo strumento, operativo da qualche mese, per ora è poco utilizzato. La forbice fra domande e minori adottabili fa sì che, se non ci sono problematiche particolari, i tribunali trovino la coppia “giusta” nel proprio territorio. Per le situazioni più difficili, invece, i tribunali preferiscono cercare un collocamento ai minori confrontandosi direttamente tra loro.

Associazione Italiana Avvocati Italiani 24 ottobre 2017

www.associazionenazionaleavvocatiitaliani.it/?p=90580

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Continua silenziosa, ma costante la prassi dei decreti ‘vincolati’, che discriminano i bambini.

Non si ferma la ‘prassi’ di alcuni Tribunali per i Minorenni di emettere decreti ‘vincolati’, con l’indicazione di limitazioni all’adottabilità sia sul versante delle coppie che su quello dei minori in attesa di adozione. Questi decreti impongono dei ‘paletti’ non previsti dalle normative sull’adozione che rischiano, di fatto, d’impedire del tutto la possibilità di arrivare a una felice conclusione dell’iter adottivo. A nulla sembra aver provveduto la Cassazione a Sezioni Unite con sentenza n. 13332, 1 giugno 2010, in cui aveva chiarito una volta per tutte il divieto di discriminazioni e il fine solidaristico dell’adozione internazionale quale strumento per dare una famiglia a un bambino e non viceversa un bambino a una coppia.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/2010_13332.pdf

I Tribunali per i minorenni che più frequentemente negli ultimi anni inseriscono vincoli relativi all’età sono quelli di Venezia e di Roma: anche nel 2017 è stata rilasciata l’idoneità a coppie che hanno espresso preferenze per una fascia di età limitata e questi ‘desideri’ sono stati accolti.

Tra i vari decreti ‘vincolati’ di cui l’ente è venuto a conoscenza nello svolgimento del proprio ruolo di accompagnatore delle coppie nell’esperienza adottiva quelli del Tribunale per i Minorenni di Trieste che si è dimostrato aperto ad accogliere limitazioni manifestate dalle coppie sia sull’età che, in particolare, sotto il profilo delle condizioni di salute. In un decreto, in particolare, è stato deciso di ridurre la fascia d’età dei bambini potenzialmente accolti dalla coppia, specificando che il bambino abbia da 0 a 6 anni, per una coppia che potrebbe adottare un minore da 0 a 18 anni meno un giorno (avendo, nel contempo, non più di 45 anni e con non meno di 18 anni di differenza d’età rispetto al minore).

In pratica, in questo modo i requisiti previsti dalla legge ordinaria vengono modificati e ‘stravolti’ dal decreto senza peraltro precisare in quale momento si dovrebbe calcolare l’età massima del minore (6 anni): alla data del decreto? O a quella dell’abbinamento? O, ancora, alla data della sentenza straniera? Oppure, in ultimo, al giorno dell’ingresso in Italia? Insomma, ci si trova di fronte a vincoli che riducono la competenza discrezionale delle autorità estere, bloccando di fatto numerose possibilità di abbinamento.

Nello stesso decreto è anche contenuto un grosso vincolo legato alle condizioni di salute dei bambini in attesa di adozione, essendo scritto che il bambino o i bambini accolti dalla coppia “deve/devono essere privo/privi di handicap di grado medio o grave o disturbi psicofisici che compromettano in maniera irreversibile il raggiungimento dell’autonomia“.

Su questo aspetto, oltre alle norme nazionali e internazionali sul divieto di discriminazione delle persone in base alle condizioni di salute (vd. in particolare la Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità), bisogna tener conto di quanto sia irrealistico che un genitore di un minore, che comunque non potrà essere autonomo per lunghi anni – tanto meno nel periodo 0-6 – possa avere la garanzia che per un qualunque figlio il futuro non riservi situazioni idonee a compromettere in modo irreversibile il raggiungimento dell’autonomia.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/Convenzione%20ONU.pdf

Si tratta, perciò, di una descrizione talmente generica che comporterebbe una valutazione quasi impossibile da effettuare in astratto. In questo secondo provvedimento, peraltro, non è neppure chiarito in base a quale elemento il Collegio abbia introdotto tali limitazioni: le richieste o i desideri della coppia? Una valutazione psicologica riferita alle risorse della coppia che non consentirebbero di affrontare nel futuro situazioni di non autonomia del figlio?

A tale proposito, Amici dei Bambini aveva depositato nel 2013 un esposto in Procura presso la Cassazione, allorché in un altro decreto si faceva cenno ad analoghe limitazioni discriminatorie relative alle condizioni di salute del minore. In quel frangente, il procedimento si concluse con l’archiviazione, perché il Tribunale per i Minorenni (in quel caso di Roma) aveva provveduto a rimuovere la limitazione dal decreto su richiesta della coppia, che nel frattempo aveva effettuato un percorso di formazione presso l’ente autorizzato, rendendosi conto di che cosa fosse l’adozione internazionale, al di là delle attese e aspirazioni astratte.

Ancora una volta, però, tornano a verificarsi situazioni che non tengono conto della giurisprudenza e delle normative sull’adozione. Decreti che, tuttavia, non sembrano diminuire e, per questo, richiedono di porre nuovamente la questione ai più alti gradi della giurisdizione nazionale. Anche perché il crollo dell’adozione internazionale nel nostro Paese è frutto pure del proliferare di decreti ‘anomali’ come questi.

News Ai. Bi. 3 novembre 2017

www.aibi.it/ita/adozione-internazionale-continua-silenziosa-costante-la-prassi-dei-decreti-vincolati-discriminano-bambini-accogliere

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AMORIS LÆTITIA

La svolta. Müller: Amoris lætitia ortodossa. In linea con dottrina e tradizione

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html

Arriva un saggio di Rocco Buttiglione con un’ampia introduzione del prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede. «Possibile la Comunione ai divorziati risposati».

Basta con le controversie su Amoris lætitia. Basta con gli attacchi al Papa. Basta con le affermazioni secondo cui l’Esortazione postsinodale, con le sue considerazioni a proposito della possibilità concessa di divorziati in nuova unione di accedere ai sacramenti, si porrebbe al di fuori della dottrina e della tradizione.

L’altolà arriva sorprendentemente dal cardinale Gerhard Ludwing Müller, a cui il primo luglio scorso il Papa non ha rinnovato l’incarico come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Da quel momento il porporato è stato trasformato, suo malgrado, nel capofila di un diffuso malcontento verso il pontificato di Francesco. Ora il nuovo testo su Amoris lætitia scombina i piani e ci dice con la chiarezza di argomentazioni ineccepibili che tra papa Bergoglio e il suo prefetto emerito non c’è alcuna divergenza dottrinale.

Müller ha accettato di scrivere un lungo saggio introduttivo al libro di Rocco Buttiglione, Risposte amichevoli ai critici di Amoris lætitia (Ares, pp. 208, euro 14) che sarà in vendita dal prossimo 10 novembre.

http://ares.mi.it/it/prodotti/spiritualita/risposte-amichevoli-ai-critici-di-amoris-laetitia

Il titolo dell’intervento ne rivela pienamente obiettivi e contenuti: “Perché Amoris lætitia può e dev’essere intesa in senso ortodosso”. Esplicita la tesi fondamentale: «Amoris lætitia (19 marzo 2016) non implica nessuna svolta magisteriale verso un’etica della situazione e quindi nessuna contraddizione con l’enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993) di Giovanni Paolo II».

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html

Müller dichiara in questo modo di rispondere anche ai Dubia a proposito dell’esistenza di norme morali assolute alle quali non si dà nessuna eccezione. E ancora: «È evidente che Amoris lætitia (artt. 300-305) non insegna e non propone di credere in modo vincolante che il cristiano in una condizione di peccato mortale attuale e abituale possa ricevere l’assoluzione e la Comunione senza pentirsi per i suoi peccati e senza formulare il proposito di non peccare più in contrasto con quanto dicono Familiaris consortio (22 novembre 1981 art. 84),

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_19811122_familiaris-consortio.html

Reconciliatio et Paenitentia (2 dicembre 1984-art.34)

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_02121984_reconciliatio-et-paenitentia.html

e Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007, art. 29)».

http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20070222_sacramentum-caritatis.html

È possibile quindi cogliere – spiega il cardinale – una linea coerente tra l’Esortazione postsinodale di papa Francesco e i documenti magisteriali che in precedenza hanno affrontato lo stesso tema.

La dottrina quindi non cambia, anche se non bisogna cadere nell’errore, come ricorda san Tommaso, di pensare che l’atto di fede abbia il suo compimento finale nell’enunciato e non nel contenuto. Sbagliato quindi, ammette Müller in linea con Amoris lætitia, l’applicazione di dottrine dogmatiche alla situazione concreta di ogni uomo. Quindi anche dei divorziati risposati che desiderano tornare all’abbraccio con la Chiesa. Soprattutto di coloro che, in coscienza, siano convinti che il loro precedente legame non fosse valido come sacramento, mentre l’attuale unione «sia un autentico matrimonio davanti a Dio». In questi casi, spiega Müller: «è possibile che la tensione che qui si verifica tra status pubblico/oggettivo del “secondo” matrimonio e la colpa soggettiva possa aprire, nella condizioni descritte, la via al sacramento della penitenza e alla santa Comunione, passando attraverso un discernimento pastorale in foro interno».

E, qualche riga dopo a proposito della famigerata nota 351: «Se il secondo legame fosse valido davanti a Dio, i rapporti matrimoniali dei due partner non costituirebbero nessun peccato grave ma piuttosto una trasgressione contro l’ordine pubblico ecclesiastico, quindi un peccato lieve». Dubbi risolti, insomma, e la convinzione che le analisi approfondite di Rocco Buttiglione «aprono porte e costruiscono ponti verso i critici di Amoris lætitia e aiutano a superare i loro dubbi dall’interno». Un obiettivo per cui non servono «reciproci rimproveri e sospetti».

Luciano Moia Avvenire 30 ottobre 2017

www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/muller-amoris-laetitia-ortodossa-in-linea-con-dottrina-e-tradizione

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ASSEGNO DI MANTENIMENTO

Divorzio: il padre non può sospendere l’assegno perché la ex non gli fa vedere i figli

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 21688, 19 settembre 2017.

Per la Cassazione, la violazione del diritto di visita non autorizza la sospensione dell’assegno di mantenimento da parte del coniuge obbligato. Il padre non può decidere di sospendere l’assegno di mantenimento perché la ex non gli fa vedere i figli. Così ha stabilito la Cassazione dichiarando inammissibile il ricorso di un padre contro la sentenza di condanna al risarcimento dei danni, pronunciata dalla Corte di appello di Palermo, per la mancata contribuzione alla vita familiare per 16 anni, dal 1986 al 2002.

L’uomo a fondamento della propria tesi sosteneva che la ex e le sue figlie gli avevano fatto mancare l’affetto dovuto ad un marito ed un padre in quanto tutte e tre “lo avevano in odio” e chiedeva peraltro la condanna alla restituzione di varie somme loro versate a titolo di mantenimento sul presupposto che esse non si trovavano nelle condizioni per averne diritto.

Rigettate le proprie istanze nel merito, l’uomo adiva la Cassazione, sostenendo tra l’altro che la Corte d’Appello, “nel confermare la sua condanna al risarcimento del danno, non avrebbe tenuto conto del fatto che egli non venne meno all’obbligo di pagamento al coniuge ed alle figlie dell’assegno – ma – si limitò a sospendere il proprio adempimento ‘nel vano tentativo di indurre l’allora coniuge a non impedirgli di frequentare e vedere le sue figlie'”. Deduceva inoltre di aver correttamente adempiuto, sia pure in esito ad un giudizio penale, “tutti i propri obblighi nei confronti della ex moglie e delle figlie, sicché non residuava alcun danno risarcibile in favore di queste ultime”.

La Suprema Corte però non è d’accordo. Ricordano infatti gli Ermellini che tra “l’obbligo del coniuge separato di consentire la visita dei figli all’ex marito, e l’obbligo di quest’ultimo di corrispondere l’assegno di mantenimento, non vi è alcun sinallagma [rapporto] di talché è arbitraria, e non idonea a far venir meno il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, la ‘sospensione’ dell’assegno divorzile, adottata unilateralmente quale strumento di coazione indiretta per indurre l’ex coniuge al rispetto degli impegni concernenti la frequentazione dei figli”. https://www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_27953_1.pdf

Marina Crisafi Newsletter Giuridica Studio Cataldi 30 ottobre 2017

www.studiocataldi.it/articoli/27953-divorzio-il-padre-non-puo-sospendere-l-assegno-perche-la-ex-non-gli-fa-vedere-i-figli.asp

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ASSEGNO DIVORZILE

Niente assegno alla moglie che rifiuta di lavorare

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 25697, 27 ottobre 2017.

Per la Cassazione va valutata l’effettiva possibilità di svolgere un’attività lavorativa retribuita e la circostanza che i figli sono ormai grandi. Nella determinazione dell’assegno divorzile, il giudice deve tener conto anche dell’effettiva possibilità del coniuge che lo pretenda a svolgere un’attività lavorativa retribuita: pertanto, va rideterminato o addirittura soppresso l’assegno di divorzio alla ex moglie, madre di figli ormai grandi e in grado di rimanere a casa da soli, che si rifiuta di cercare un lavoro e non accetta proposte d’impiego.

Lo ha precisato la Corte di Cassazione, che ha si è pronunciata sul ricorso di un uomo a carico del quale il giudice a quo aveva posto l’assegno di mantenimento per i due figli e un assegno divorzile nei confronti della moglie.

La Corte di merito, secondo il ricorrente, aveva omesso di vagliare la sua richiesta di diminuzione dell’assegno divorzile, in particolare omettendo di esaminare alcune circostanze decisive ex art. 5, comma 6, legge n. 898/1970.

L’ex aveva evidenziato l’inerzia della ex coniuge nella ricerca di un impiego e il rifiuto dalla medesima opposto a una concreto opportunità lavorativa che le si era presentata. Per gli Ermellini si tratta di un motivo fondato.

Assegno divorzile: va valutata anche l’attitudine a procurarsi un reddito da lavoro. I giudici evidenziano la decisività, quanto all’attribuzione e alla quantificazione dell’assegno, che assume sulla decisione la prova delle condotte allegate dal ricorrente, riguardanti il mancato reperimento, da parte del coniuge, di una entrata economica frutto della propria individuale attività lavorativa.

Ciò in aderenza a un consolidato principio giurisprudenziale, secondo cui deve trovare adeguata considerazione, nella decisione del giudice del merito, l’attitudine a procurarsi un reddito da lavoro (insieme a ogni altra situazione suscettibile di valutazione economica) da parte del coniuge che pretenda l’assegno di mantenimento a carico dell’altro, tenendo quindi conto della effettiva possibilità di svolgimento di un’attività lavorativa retribuita, in considerazione di ogni concreto fattore individuale e ambientale, pur senza che assumano rilievo mere situazioni astratte o ipotetiche.

Nel caso di specie, non trattandosi di prima separazione, ma di definitiva cessazione della relazione coniugale a seguito di divorzio, tale principio assume ancor più rilevanza, anche considerando l’età dei figli, ormai grandi (nati nel 1998 e nel 2000) che dunque non necessitano della costanze presenza fisica di un adulto.

Sul punto, spiega la Cassazione, il giudice a quo non si è pronunciato con adeguata motivazione: pertanto, il provvedimento impugnato va cassato con rinvio al giudice di merito che provvederà, alla luce dei richiamati principi, a un nuovo apprezzamento della vicenda occorsa, giudicando, in conseguenza, sulla riduzione o soppressione dell’assegno alla moglie tenuto conto della sua capacita lavorativa e del rifiuto, ove ritenuto provato della medesima, rispetto a occasioni di lavoro concretamente presentatesi.

www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_28003_1.pdf

Lucia Izzo Newsletter Giuridica Studio Cataldi 2 novembre 2017

www.studiocataldi.it/articoli/28003-divorzio-niente-assegno-alla-moglie-che-rifiuta-di-lavorare.asp

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ASSOCIAZIONE AIUTO FAMIGLIA

Alla ricerca dell’armonia nella coppia.

10ª Campagna Nazionale di prevenzione della crisi e della conflittualità

i sono campagne per la prevenzione della salute delle persone e degli animali, per le cose di uso quotidiano come l’auto e la caldaia; ultimamente anche per i danni delle calamità naturali. Perché non farne una anche per prevenire il disfacimento della famiglia? AAF – Associazione Aiuto Famiglia Onlus ne propone una ogni anno. Quest’anno è giunta alla decima edizione ed ha il titolo “Alla ricerca dell’armonia nella coppia”. La campagna offre nei mesi di ottobre e novembre un check-up gratuito sull’intesa di coppia. Dopo il questionario, la coppia incontrerà uno psicologo che, a partire dai risultati emersi, potrà effettuare una chiara e utile restituzione. Hanno aderito a questo servizio gratuito oltre 300 selezionati psicologi, presenti in tutta Italia. Tutte le informazioni e l’accesso al check-up sul sito www.aiutofamiglia.org

Comunicato stampa novembre 2017.

www.aiutofamiglia.org/comunicazione/comunicati-stampa/crisi-di-coppia

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter CISF – N. 40, 31 ottobre 2017

  • Babies. Quattro bambini vengono al mondo, in quattro parti del mondo. Storie diverse, contesti diversi, e tutti accomunati dalla meraviglia per la bellezza della scoperta della realtà da parte di un cucciolo d’uomo. trailer www.youtube.com/watch?v=vB36k0hGxDM

  • Per non dimenticare. Nel Museo di Anna Frank, dove parla solo il silenzio. Dopo una visita (recente) alla casa di Anna Frank, è impossibile non commentare il caso degli insulti negli stadi, dove «parla il silenzio, parlano i volti, parlano gli ambienti. E parlano direttamente al cuore».

www.famigliacristiana.it/articolo/-dalla-triste-vicenda-di-anna-frank-negli-stadi-per-non-dimenticare-.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_31_10_2017

All’interno della 64.a Conferenza Internazionale ICCFR di Malta, il Cisf presenterà un workshop sul tema “L’intreccio delle relazioni faccia-a-faccia e digitali nella vita familiare di ogni giorno”, in cui verranno presentati i risultati del “Nuovo Rapporto Cisf 2017”, dedicato quest’anno a “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali (uscita prevista del volume: dicembre 2017: ulteriori notizie sulle prossime Newsletter). E’ già possibile iscriversi alla Conferenza di Malta anche dall’Italia, al link dell’Università di Malta, partner dell’evento. Le iscrizioni entro il 30 novembre potranno godere di un prezzo agevolato. www.um.edu.mt/events/cr21c2018/registration/form

  • La settimana sociale di Cagliari: e adesso…-Finisce un incontro, inizia un compito. Le intense giornate di Cagliari, per la 48.a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, lasciano una preziosa eredità, tutta da scoprire nei prossimi mesi, e il sito delle Settimane sociali è già carico di informazioni, racconti, video, documenti, da rivedere e riproporre. www.settimanesociali.it

Si riparte da un vero e proprio “mandato”, nelle pur brevi parole finali del Presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, “Ritorniamo a casa, sentendo la responsabilità di dover dare corpo ad alcune iniziative concrete, alle quali qui abbiamo dato un nome, ma che ora attendono di essere concretizzate. […] quello del lavoro è un cantiere aperto, nel quale siamo chiamati a spenderci con convinzione”, nella forte consapevolezza che, “con le parole dei martiri di Abitene, “Senza la domenica non possiamo vivere”. Sì, del “lavoro che vogliamo” la domenica è parte costitutiva: perché, se quando manca il lavoro del lunedì non è mai pienamente domenica, anche quando manca la domenica il lavoro non riesce a essere davvero degno per nessuno”. Nel corso dei lavori sono state anche enucleate alcune richieste specifiche, indirizzate al Governo.

Le quattro proposte della chiesa italiana al governo.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/Settimane-Sociali-Le-quattro-proposte-della-Chiesa-al-governo.pdf

www.settimanesociali.it/quattro-proposte-per-il-governo

  • Campagna della COFACE. rete di associazioni familiari riconosciuta presso l’UE, lancia la campagna #Iwantworklifebalance, chiedendo un sostegno diretto ai cittadini e alle cittadine dei Paesi dell’Unione Europea per chiedere una Direttiva Europea che favorisca azioni di sostegno alla conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa. www.coface-eu.org/campaigns-2/work-life-balance

  • Caritas italiana. Reddito di inclusione: la sfida dell’attuazione. Rapporto 2017 sulle politiche contro la povertà in Italia, Tempestiva e documentata questa ricostruzione delle vicende e delle caratteristiche del Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), attuato nel 2017 e preliminare all’introduzione del REI (Reddito di Inclusione)

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/rapp_caritas_politichepoverta2017.pdf

  • Forum delle associazioni familiari della Valle d’Aosta. Presentato la settimana scorsa il Piano integrato triennale per le politiche della famiglia, redatto dal Forum delle Associazioni familiari della Valle d’Aosta e, nelle parole di Michela Colombarini, Presidente regionale del Forum, “offerto ai decisori politici locali come strumento tecnico, concreto e guida operativa affinché le politiche della famiglia siano riconosciute e avviate secondo logiche di sussidiarietà, trasversalità e co-progettazione […] Questo documento deve entrare nelle priorità dell’agenda pubblica, partendo dalla distinzione tra politiche per la famiglia e misure assistenziali. La famiglia deve diventare lente, filtro, porta di accesso a tutte le decisioni, da oggetto deve diventare soggetto, da problema a soluzione, da soggetto che divora risorse a impresa che produce beni relazionali”.

  • Dalle case editrici

  • Effatà, Sono vedova: e adesso? Libanoro Raineri P.

  • Mondadori, I miei genitori crescono bene, Mariani U., Schiralli R.

  • FrancoAngeli, Intimità digitali. Adolescenti, amore e sessualità ai tempi di internet, Scarcelli C.M. Einaudi, Sono cose da grandi, Sparaco S.

  • Borgna Eugenio, Le passioni fragili, Feltrinelli, Milano, 2017, pp. 233, € 18,00 Perché gli adolescenti sono tristi? Da che cosa deriva il loro senso perenne di inadeguatezza nei confronti del mondo che li circonda? Come si articolano, e come si confrontano, esperienze psicopatologiche ed esperienze creative? Queste e altre domande articolano le riflessioni sulle “passioni fragili” proposte in questo volume […] scopo del volume è rompere il monolite del dolore e mostrare che le passioni fragili devono emergere nella loro realtà tutta umana, perché non possiamo fare a meno di riconoscere la loro verità psicologica per accedere alla conoscenza di noi stessi.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/newscisf4017_allegatolibri.pdf

  • Save the date.

  • La corresponsabilità scuola famiglia: dall’esperienza prospettive per il futuro, incontro promosso dalla Facoltà di scienze della Formazione e dal Ce.S.Pe.F. (Centro Studi Pedagogici sulla vita matrimoniale e familiare), Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia, 10 novembre 2017

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/Locandina_1.pdf

  • I centri di aiuto alla vita, vivai di un nuovo umanesimo, 37.o convegno nazionale dei Centri di aiuto alla Vita, promosso dal Movimento per la Vita Italiano, Milano, 10-12 novembre 2012 (il convegno sarà preceduto, sempre nella stessa location, dal Convegno delle Case di Accoglienza/ SeminarioSOS VITA, Milano, 9-10 novembre 2017).

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/CONVEGNO-CAV-2017-4F-2.pdf

  • L’industria del welfare; settore trainante per la crescita del Paese, presentazione della ricerca del primo Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane (MBS Consulting), in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, Roma, 7 novembre 2017.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/7%20novembre%202017%20-Palazzo%20Montecitorio%20-%20Sala%20Aldo%20Moro(1).pdf

  • Disagio familiare: problema o opportunita’? Errata corrige: Disagio familiare, deontologia e vissuto dell’operatore sociale, introduzione al metodo delle Family Group Conference, intervento formativo (con crediti formativi per assistenti sociali) promosso da progetto Famiglia onlus, Potenza, 7 dicembre 2017.

  • file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/Locandina%20Potenza(2).pdf

  • Economic consequences of population ageing and intergenerational equity, conferenza finale AGENTA (AGeing Europe – an application of National Tranfer Accounts for explaining and projecting trends in public finances), promosso da Wittgenstein Centre for Demography and Global Human Capital e Vienna Institute of Demography, Vienna, 20-22 novembre 2017.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/AGENTA_conf_agenda_2017.pdf

 

Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

Con tutti i link http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/ottobre2017/5053/index.html

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CHIESA CATTOLICA

L’importanza del discernimento

L’importanza del discernimento «Predicate sempre il Vangelo. Se fosse necessario, anche con le parole». È un motto attribuito a san Francesco. Non è presente nelle fonti, ma è una buona sintesi di vari episodi della sua vita. Personalmente, lo trovo coerente anche con il curioso primo capitolo del Vangelo secondo Marco: «Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi» (Mc 1,2122). Tre volte si ripete «insegnare» e non si spende una parola sul contenuto! Nei versetti successivi, invece, si dettaglia la guarigione di un uomo posseduto da uno spirito impuro (1,23-28) e della suocera di Pietro (1,29-31). Poi «guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano»

Il modo in cui Gesù, insegnava era ricco di cura ed evidentemente parlante a tal punto da rendere secondario il contenuto. Ora, sarebbe facile opporre parola a gesto, come se la prima fosse inutile e il secondo fosse l’unica cosa che davvero conta nell’evangelizzazione, ma sarebbe una forzatura irrispettosa sia di san Francesco, sia del Vangelo. Il Poverello scrisse una Regola che ha segnato la storia della Chiesa e il Vangelo secondo Matteo sarebbe un’altra cosa senza il discorso sulla montagna che apre la vita pubblica di Gesù.

Non si tratta quindi di opporre teoria e pratica, ammaestramento e cura, dottrina e vita, ma piuttosto di riconoscere che non sempre le seconde derivano in modo meccanico e deduttivo dai primi, a meno che Marco sia meno evangelico di Matteo, cosa difficile da affermare. Papa Francesco cita spesso quella frase attribuita al Poverello d’Assisi. Il suo pontificato, del resto, sta incarnando e accelerando un movimento che nella Chiesa è cominciato già da un secolo e che in molti campi — dalla liturgia all’esegesi, dalla morale alla missione — sta cercando di uscire dalle ristrettezze di un’impostazione della vita credente che attribuisce unicamente alla definizione più perfetta possibile della dottrina il compito di identificare, nutrire e strutturare la fede.

I sostenitori più radicali di questa tesi pensano che la vita cristiana sia «annunciare il Vangelo proclamando la retta dottrina; se proprio è necessario, anche con qualche gesto, ma se non funzionano è perché non è stata affermata correttamente la dottrina, per cui tornate a quella». Ora, se il centro della fede è identificato con una serie di affermazioni da cui desumere tutto, si capisce l’ossessione per l’errore che attanaglia alcuni che arrivano addirittura a dare dell’eretico a un intero Sinodo, non solo al Papa. Sono più spaventati da un possibile fraintendimento verbale che dall’autoreferenzialità.

Si può ovviamente impostare una vita credente avendo al centro una dottrina da applicare, ma non è sempre l’unica cosa giusta. Quando ascolto il card. Müller o il card. Burke, ad esempio, mi vengono in mente coloro che — dato che in molti casi la fisica newtoniana funziona — rifiutano la teoria della relatività perché non accettano che possano esistere diversi sistemi per interpretare la realtà. Eppure, prevedere cammini di riconciliazione per un divorziato non significa automaticamente negare l’indissolubilità del matrimonio, allo stesso modo con cui accorgersi che fuori dall’orbita terrestre un corpo fluttua, non significa affermare l’inutilità delle leggi elaborate da Newton. La questione è invece conoscere entrambi i sistemi e discernere in quale ci troviamo: lo spazio cosmico non è la superficie terrestre. Osservare il reale restando disponibili a imparare, e discernere: ecco forse due passaggi necessari per predicare il Vangelo. Con o senza parole.

Marco Ronconi Jesus novembre 2017

https://francescomacri.wordpress.com/2017/11/06/limportanza-del-discernimento/

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CONSULENTI DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

L’AICCeF alla 64a Conferenza Internazionale ICCFR a Malta

ICCFR – International Commission on Couple and Family Relations

ICCFR – Commissione internazionale sulle relazioni familiari e familiari

https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://iccfr.org/&prev=search

Valletta, Malta 7, 8 e 9 Febbraio 2018

Couple relationships in the 21st century: evolving contexts and emergent meanings

La relazione di coppia nel XXI secolo: contesti in mutamento e significati emergenti

Si svolgerà a Malta la 64° Conferenza internazionale sulla famiglia, dell’ICCFR e in questa occasione il Consiglio Direttivo dell’AICCeF ha voluto estendere a tutti i Soci l’invito a partecipare alla Conferenza sia per l’argomento che è stato scelto sia per l’elevato e qualificato contributo di relazioni e ricerche che verranno presentate in merito.

L’AICCeF sarà presente per un workshop con due relatori, una interprete e due persone della segreteria.

La partecipazione equivarrà ad una Giornata di Studio AICCeF, sia come aggiornamento professionale sia come crediti formativi (60 cfp).

Durante questa conferenza, i principali studiosi dell’Est e dell’Occidente, tra cui gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina, l’India, il Medio Oriente e l’Africa settentrionale, presenteranno le loro ricerche su come si stanno sviluppando le relazioni di coppia in diversi contesti. Sarà esplorato l’ideale romantico e l’attuale significato dell’amore, dell’intimità e della sessualità per le coppie nel XXI secolo. Saranno inoltre affrontate le realtà delle coppie interculturali, delle coppie LGBT e delle coppie che vivono “apart together”. Sarà data importanza all’impatto dei bambini sulla relazione coppia, così come l’uso della tecnologia

La conferenza sarà come di consueto presentata in uno stile interattivo con relatori esperti, workshop e gruppi di discussione. Il programma della Conferenza si svolgerà in tre giorni e sarà caratterizzato da tre principali relazioni su:

  • Il significato della relazione coppia nel 21° secolo della prof.ssa Angela Abela dell’Università di Malta.

  • L’attaccamento e il suo significato per il singolo e nei rapporti di coppia della prof.ssa Arlene Vetere dell’Università di Vid, Oslo Norvegia.

  • L’impatto dei bambini sul rapporto di coppia dei professori Phil e Carolyn Pape Cowan dell’Università di Berkeley in California.

All’interno della Conferenza saranno ben due i workshop provenienti dall’Italia: quello del CISF (Centro internazionale studi sulla famiglia) e quello dell’AICCeF.

  1. Il primo avrà come tema “L’intreccio delle relazioni faccia a faccia e digitali nella vita familiare di ogni giorno”, in cui verranno presentati i risultati del Nuovo Rapporto CISF 2017 dedicato a Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali.

  2. Il secondo avrà come tema La coppia oggi: fatiche, bisogni e aspettative … una consulenza «su misura»”. In esso si analizzeranno le situazioni e le dinamiche di coppia ricorrenti ed emergenti, con riferimenti anche alle coppie caratterizzate da interculturalità, da problematiche connesse al fenomeno della migrazione e al LGBT. Si passeranno in rassegna le problematiche più frequentemente portate oggi dalle coppie che seguono percorsi di consulenza. Il percorso si svolge quindi attraverso l’analisi di casi esemplificativi e della loro evoluzione e la proposta di attivazioni da svolgere in gruppo.

Nell’occasione del workshop verrà presentato la recente Raccolta AICCeF, curata da Rita Roberto ”Coppia. Sfide e risorse del vivere insieme”.

L’organizzazione maltese metterà a disposizione studenti dell’Università che svolgeranno la funzione di interpreti mentre l’AICCeF sarà presente con le due conduttrici del workshop Barbara Lombardi e Mirella Cacco, la socia Sarah Howker con funzione di interprete e due membri della Segreteria per la assistenza in loco.

Le iscrizioni vanno effettuate on line sul sito www.iccfr.org e se eseguite entro il 30 novembre potranno godere di un prezzo agevolato di 150 euro. Dopo questa data il costo della conferenza sarà di € 175 e il termine ultimo d’iscrizione è il 14 gennaio 2018. La quota di iscrizione comprende: Programma educativo, pacchetto conferenze, le pausa caffè e i pranzi di ogni giorno.

Comunicato Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Familiari 4 novembre 2017

www.aiccef.it/it/news/64a-conferenza-internazionale-iccfr-a-malta.html

 

Consulenza familiare, al via un nuovo master

Promosso anche quest’anno da Pontificio istituto Giovanni Paolo II e Università Cattolica, è rivolto a educatori, pedagogisti, assistenti sociali, avvocati, medici, consulenti etici e canonici. Iscrizioni aperte fino al 20 novembre 2017.

Formare «operatori da impegnare nei servizi di aiuto e sostegno alla famiglia». Questo l’obiettivo del master in Consulenza familiare che prenderà il via a Roma il prossimo 15 dicembre 2017, rivolto a quanti si occupano di famiglia. A promuoverlo, anche quest’anno, il Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia (Università Lateranense) e la facoltà di Scienze della formazione della Cattolica di Milano, in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia della Cattolica, la Confederazione italiana dei consultori familiari d’ispirazione cristiana e l’Ufficio nazionale della Cei per la pastorale della famiglia.

Destinato a educatori, pedagogisti, psicologi, assistenti sociali, avvocati, medici, consulenti etici e canonici, «il master – si legge in una nota – si propone di formare operatori da impegnare nei servizi di aiuto e sostegno alla famiglia» come consultori familiari, centri per la famiglia, centri di aiuto alla vita, centri di ascolto.

Il corso, di durata biennale, sarà articolato in moduli d’insegnamento (lezioni frontali, esercitazioni e corsi on-line), attività di laboratorio e stage di 225 ore affiancato da 25 ore di rielaborazione personale sull’esperienza compiuta. Il calendario si articolerà in 9 weekend di lezioni nell’anno accademico 2017-2018 e in 10 weekend in quello successivo. I weekend di lezione, con cadenza mensile, si svolgeranno a Roma, presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, e proseguiranno fino a giugno 2019.

Per informazioni: www.istitutogp2.it.

Romasette 31 ottobre 2017

www.romasette.it/consulenza-familiare-al-via-un-master

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Arezzo 1. Associazione di volontariato la famiglia: 20 anni di attività

In questi 20 anni di servizio il Consultorio ha incontrato persone alle prese con relazioni sempre più articolate e complesse che talvolta non rispecchiano il modello di famiglia italiana, ma che si arricchiscono in termini di interculturalità, nuove strutture ed organizzazioni.

Alle attuali esigenze di coppie, genitori e figli, il Consultorio La Famiglia cerca di rispondere con l’abituale disponibilità all’accoglienza e all’ascolto incondizionato e con una sempre più accurata e aggiornata formazione.

Il Consultorio La Famiglia incontra e si confronta quotidianamente con queste tematiche. Per tali motivi ha deciso di proporre una giornata, rivolta a tutti gli interessati, per approfondire la dinamica delle relazioni in famiglia e della famiglia verso gli altri.

Dalla “famiglia” alle “relazioni familiari” A vent’anni dalla sua apertura, nuove complessità e nuove risorse al Consultorio La Famiglia di Arezzo

18 novembre 2017 ore 15.00 Villa Severi (Arezzo)

  • Saluti di S.E. Arcivescovo Riccardo Fontana e delle altre Autorità

  • Relazione del Presidente dell’Associazione di Volontariato La Famiglia

  • Rita Roberto. Il Consultorio familiare: un luogo per prendersi cura delle relazioni

  • Alfredo Feretti. Ascolto e dialogo. Per una ecologia delle relazioni

  • Dibattito e Aperitivo

Durante il convegno l’attrice Amina Kovacevich interverrà con tre brevi letture teatrali.

www.consultoriolafamiglia.it/images/Dalla_famiglia_alle_relazioni_familiari-18-11-2017.pdf

 

Belluno. 40 anni. Una storia ricca e una sfida che si rinnova.

Il Consultorio familiare invita tutta la cittadinanza per ricordare e rinnovare l’impegno nel volontariato sabato 18 novembre 2017 ore 18:00 presso la Sala Muccin Centro Giovanni XXIII Belluno.

Tavola rotonda

  • S.E. Mons. Renato Marangoni, Vescovo Diocesi Belluno-Feltre

  • Rosalisa Sartorel, Presidente Consultorio Familiare di Belluno

  • Ennio Colferai, Fondatore Consultorio Familiare di Belluno

  • Gianelda Ferro Catello, Direttrice Consultorio Familiare di Belluno

  • Operatori Volontari, Consultorio Familiare di Belluno

www.consultorio.belluno.it/news/30-il-consultorio-compie-40-anni.html

 

Roma 1 via della Pigna. 13° Atelier Pedagogico-esperienziale

KINTSUGI – Prendersi cura delle proprie ferite”

18-19 novembre 2017

Kintsugi o kintsukuroi (letteralmente “riparare con l’oro”) è il nome di un’antica arte giapponese usata per riparare oggetti in ceramica. La tecnica kintsugi consiste nel saldare insieme i frammenti dell’oggetto usando una mistura di lacca e oro in polvere o, più raramente, argento. Lo scopo delle riparazioni eseguite con questa tecnica non è quello di nascondere il danno, ma di enfatizzarlo, incorporandolo nell’estetica dell’oggetto riparato che in tal modo diventa, dal punto di vista artistico, “migliore del nuovo”.

Rispetto all’oggetto nuovo, infatti, l’oggetto riparato è più prezioso, sia per la presenza dell’oro o dell’argento, sia per la sua unicità, una volta che è passato per le mani sapienti dell’artista che ha eseguito la riparazione.

Prendersi cura della propria storia e delle proprie ferite. In certi momenti della nostra vita ci capita a volte di fermarci e di non riuscire ad andare avanti perché ci sentiamo non all’altezza, inadatti, in pericolo oppure estremamente spaventati o vulnerabili.

Spesso quando ciò accade significa che stiamo attraversando una situazione critica che rievoca antiche ferite, ferite invisibili, di quelle crepe dell’anima da cui filtrano emozioni e sensazioni di paura, ansia, angoscia, tristezza, rabbia, sensi di colpa, attraverso un’eco lontana nel tempo che si riflette sulla finestra del presente.

La nostra tendenza, anche senza rendercene conto, è di dimenticare le nostre ferite, di cercare di non toccarle troppo per paura che tornino a sanguinare, cercando di allontanare la loro origine ed il passato, di soffiarle via per alleviare il nostro dolore.

Poter prendersi cura delle proprie ferite è importante, perché spesso le nostre fragilità, le nostre crepe fanno parte di noi, della nostra storia, e sono quelle che più rivelano di noi.

L’atelier si propone come percorso di consapevolezza, non solo teorico ma anche esperienziale, all’esplorazione di questo mondo attraverso training Group, esercizi dinamici e interattivi e confronto con i trainers. (…)

www.scuolaconsulentifamiliari.it/index.php?option=com_content&view=article&id=94:atelier-pedagogico-esperienziale-18-19-novembre-2017-qkintsugi-prendersi-cura-delle-proprie-feriteq&catid=7&Itemid=138

 

Senigallia. Educazione alla fertilità e metodi naturali, nuovo corso base dell’Iner Marche

L’associazione Iner Marche (Istituto per l’educazione alla sessualità ed alla fertilità), in collaborazione con il Consultorio Familiare Ucipem organizza un nuovo corso base per la conoscenza del ciclo della fertilità femminile e del metodo sintotermico Roetzer, che si terrà a novembre nella sede del Consultorio Ucipem, piazza Diaz n.6.

Scopo del corso, rivolto a donne e a coppie, è fornire una conoscenza approfondita del metodo sintotermico che insegna come osservare, registrare e interpretare i segni e i sintomi della fertilità femminile. Durante gli incontri verranno approfondite queste tematiche: le basi biologiche della fertilità maschile e femminile, il metodo sintotermico del dott. Roetzer, dagli aspetti applicativi alle ricadute sulla vita di coppia, i metodi naturali e la relazione tra sessualità e procreazione responsabile.

Il corso sarà tenuto dagli insegnanti diplomati del metodo naturale Sintotermico Röetzer dell’Iner Marche e da una dott.ssa in ostetricia del Consultorio Asur Area Vasta 2. La partecipazione è gratuita.

L’iniziativa è promossa con il patrocinio dell’Asur Marche Av 2 e la collaborazione del CSV Marche.

Comunicato stampa CSV – Centro Servizi Volontariato Marche www.csv.marche.it

www.viveresenigallia.it/2017/11/02/educazione-alla-fertilit-e-metodi-naturali-nuovo-corso-base-delliner-marche/659094

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CONVIVENZA

Fine convivenza: lei ha diritto al mantenimento per la figlia?

Mi sono separata dal mio compagno dopo 7 anni di convivenza. Abbiamo una bambina di 2 anni. Mi spetta un mantenimento per la bambina e a quanto ammonterebbe? Ho diritto a restare nella casa in cui abbiamo vissuto?

La nostra legislazione tende a dare alla convivenza di fatto tra persone di sesso diverso lo stesso rilievo sociale della famiglia formalmente riconosciuta, specie in presenza di figli minori.

Cominciò la Corte Costituzionale in una sentenza [sent. n. 166 del 13.05.1998] che ha aperto la strada a questa nuova considerazione dell’unione stabile tra due persone, nella quale stabilì che anche nei confronti dei figli naturali trovano applicazione le norme del codice civile [Art. 155 quater cod. civ.] che regolano l’assegnazione della casa coniugale in favore del genitore cui il minore è affidato o con il quale convive.

  1. La bambina nata dall’unione tra lei e il compagno ha diritto agli alimenti? La risposta non può che essere affermativa. Salvo accordi diversi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito. L’uso del termine genitori implica che non si fa riferimento ai coniugi, ma ai genitori naturali. Lo stabiliscono, peraltro, innumerevoli decisioni: entrambi i genitori, anche se non sono uniti in matrimonio, hanno l’obbligo di mantenere, istruire ed educare i figli in proporzione alle loro sostanze. L’obbligo di mantenimento sussiste anche nei confronti del figlio maggiorenne se ancora non è autosufficiente economicamente. In caso di inadempimento, chiunque vi ha interesse può chiedere al tribunale di ordinare che una quota dei redditi dell’obbligato, in proporzione agli stessi, sia versata direttamente all’altro coniuge o a chi sopporta le spese per il mantenimento, l’istruzione e l’educazione dei figli. Vi sono, poi, innumerevoli decisioni anche della Corte di Cassazione che confermano questo principio fino a che il minore non diventa economicamente autosufficiente [sentenza n. 20137, 03.09.2013]. L’ammontare dell’assegno mensile, tuttavia, non è determinabile a priori poiché è stabilito discrezionalmente dal giudice al quale la lettrice si dovrà rivolgere se non raggiungerete un accordo con il padre. Si può presumere che, in considerazione dei loro redditi e del mutuo pagato mensilmente dall’ex compagno, esso sarà di ammontare oscillante tra i quattrocento ed i cinquecento euro mensili anche se tutto dipenderà dalla sentenza che dovesse affrontare la questione e non è escluso che l’importo possa essere maggiore.

  2. Chi è competente per questa eventuale causa? È necessaria l’assistenza di un avvocato? Sì. L’assistenza dell’avvocato è necessaria e non è sufficiente per presentare una semplice richiesta. La competenza per la causa è del tribunale del luogo in cui vive il genitore che è convenuto in giudizio; nel caso in esame del luogo ove risiede il padre.

  3. Chi decide sull’affidamento della bambina? L’affidamento condiviso appare come la soluzione più ragionevole e in linea con l’interesse della minore e con le norme del codice civile. Ammesso che vi sia contrasto sul fatto che la bambina deve continuare a vivere con la lettrice, la causa che il suo ex dovesse instaurare sarà di competenza del giudice del luogo di residenza della bambina. Potrà essere la lettrice stessa, inoltre, a rivolgersi al tribunale per ottenere una sentenza che sancisca la convivenza della figlia presso di lei, anche nell’ambito del giudizio che dovesse instaurare in relazione all’uso della casa ove vive.

Può chiedere di continuare a vivere nella casa ove si è svolta la convivenza anche se è di proprietà del padre della bambina? Anche in questo caso la risposta è affermativa. Innanzitutto, il suo ex non potrà, di sua iniziativa, impedirle di continuare ad abitare la casa: per il semplice fatto che possiede l’immobile da oltre un anno, non potrà essere “spogliata” del possesso con la forza (per esempio con la sostituzione della serratura). In questo caso la legge le consentirebbe di esperire un’azione abbastanza veloce che viene definita “di reintegra” al pari di quella esperibile da chiunque abbia la detenzione qualificata di un immobile, indipendentemente se tale detenzione sia legittima o meno. Si tratta di azioni che tutelano il possesso, senza badare alla sua legittimità o alla proprietà dell’immobile. Il marito, se vuole, dovrà rivolgersi al tribunale per chiedere che la lettrice venga estromessa dalla casa. Ma in quel caso lei potrebbe non solo opporsi, ma formulare una cosiddetta “domanda riconvenzionale” per chiedere l’assegnazione della casa in conseguenza del fatto che lì vive la bambina che abita con lei e fino a quando essa non sarà divenuta maggiorenne o economicamente autosufficiente. Lo stabiliscono innumerevoli decisioni dei tribunali ed anche della Cassazione [Cassazione sent. n. 10102, 26.05.2004; Trib. Milano sent. 09.01.2009; Trib. Genova sent. 15.10.2003; Trib. Foggia sent. 09.08.2002]. La competenza, anche in questo caso, è del giudice ordinario e, cioè, del tribunale del luogo ove risiede il padre. La lettrice potrà comunque, indipendentemente da ciò che deciderà di fare il proprietario della casa, rivolgersi autonomamente al tribunale per ottenere una sentenza che sancisca il suo diritto a vivere nella casa insieme alla bambina. Questa sentenza, al pari di quelle emesse nei procedimenti di separazione o divorzio di coniugi sposati, potrà perfino essere trascritta nei registri immobiliari ed essere opposta anche ai terzi che dovessero acquistare dei diritti sull’immobile [Corte Cost. sent. n. 394 21.10.2005; Trib. Modena sent. 27.01.2006].

Redazione La legge per tutti 3 novembre 2017

www.laleggepertutti.it/178207_fine-convivenza-lei-ha-diritto-al-mantenimento-per-la-figlia

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DALLA NAVATA

XXXI domenica del tempo ordinario – Anno A – 5 novembre 2017

Malachìa 02, 01 Ora a voi questo monito, o sacerdoti.

Salmo 131, 03 Israele attenda il Signore, da ora e per sempre.

1Tessalonicési 02, 07 Fratelli, Siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli.

Matteo 23, 03 Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.

 

Dire e non fare. Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose

Nel vangelo secondo Matteo, dopo diversi scontri e controversie tra Gesù e scribi, sacerdoti, farisei (cf. Mt 21,23-22,46), durante il suo ultimo soggiorno a Gerusalemme, egli pronuncia un lungo discorso, il penultimo, prima di quello escatologico. Si tratta di una raccolta di invettive e di ammonizioni indirizzate da Gesù proprio a quei suoi avversari che tante volte lo avevano contraddetto, gli avevano teso tranelli, lo avevano messo alla prova, lo avevano calunniato e insidiato con giudizi e complotti. Questo discorso, registrato al capitolo 23, è duro, e può meravigliarci di trovarlo sulla bocca di chi con misericordia perdonava i peccatori, mangiava con loro e li faceva sentire amati da Dio, anche se non meritavano tale amore. Gesù– possiamo dire – attacca i legittimi pastori del suo popolo, i dirigenti, quelli che erano riconosciuti esperti delle sante Scritture, che erano ritenuti maestri e modelli esemplari per i credenti. Sia però chiaro che queste sue parole vanno a colpire vizi religiosi non solo giudaici ma anche cristiani!

E si faccia attenzione: Gesù non fa di tutta l’erba un fascio, non si scaglia contro i tutti i farisei, tutti i sacerdoti, tutti i maestri, ma contro coloro che in quel preciso tempo dominavano, erano al comando; contro quelli che lo accuseranno, lo perseguiteranno e, dopo averlo condannato, lo consegneranno ai pagani per l’esecuzione capitale. Dunque, questi rimproveri non vanno applicati generalizzando, ma vanno ripetuti per noi cristiani, noi che nella chiesa svolgiamo una funzione e sovente siamo ritenuti “uomini e donne di Dio”, secondo il linguaggio corrente.

Ma ascoltiamo con piena obbedienza le parole di Gesù, che così apre il suo discorso: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro azioni, perché parlano ma non realizzano ciò che predica”. C’è una cattedra del popolo di Dio, c’è un ministero, un servizio reso ai credenti, ossia il compito di proclamare la parola di Dio contenuta nella Torah data da Mosè a Israele nel deserto, dopo la liberazione dall’Egitto. Il Dio che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù ha anche dato al suo popolo la Torah, l’insegnamento, affinché conoscesse la sua volontà e fosse dunque un popolo di testimoni capaci di proclamarla a tutte le genti.

Dopo Mosè, molti e diversi sono stati i maestri, dotati di un magistero per il popolo, ma quanti in quel momento storico (30 d.C.) erano i dirigenti e le guide religiose, abitualmente insegnavano in modo conforme alla tradizione ma in loro non c’era coerenza di comportamento, perciò mancavano di autorità (exousía). Predicavano ai fedeli ma in realtà non osservavano quanto dicevano. Erano persone divise, che con le labbra dicevano una cosa ma con il cuore ne pensavano altre (cf. Mt 15,8; Is 29,13). Fare e osservare sono le espressioni con cui il popolo ha scelto il Signore, ha ripudiato gli idoli e ha sancito con lui l’alleanza: “Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo e lo ascolteremo” (Es 24,7), ovvero “lo comprenderemo nella misura in cui lo metteremo in pratica”.

Tale promessa doveva valere tanto più per i capi del popolo del Signore, e invece costoro esaurivano la realtà nella sua proclamazione verbale. In profondità non ascoltavano, perché chi ascolta il Signore obbedisce. Ma essi preferivano sentire la parola del Signore per predicarla senza invece ascoltarla, senza fare l’esperienza della faticosa realizzazione della volontà di Dio attraverso un intelligente discernimento e un’azione piena di carità. Succede anche a noi di dire e poi di non agire conseguentemente, ma lo dobbiamo confessare ai fratelli e alle sorelle, senza pretendere di essere esemplari se non siamo coerenti nel nostro comportamento reale e quotidiano: siamo peccatori e ciò non va nascosto! Gesù definisce questo comportamento “ipocrisia” e lo condanna, perché di fatto favorisce una cecità su se stessi, fino a credere di vedere e addirittura a giudicare gli altri come ciechi (cf. Gv 9,41). Costoro fingono, recitano una parte senza essere né convinti né conseguenti.

Segue un’altra accusa: “Legano fardelli pesanti e difficili da portare e li impongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. Qui Gesù intravede la funzione assunta da scribi e farisei: spiegare la Legge, determinare il comportamento, interpretare il comando emanando precetti. E così la parola di Dio, data come Torah, insegnamento, diventava gravida di prescrizioni legali minuziosissime: in partenza lo scopo era quello di porre una siepe attorno alla Legge per custodirla, ma di fatto questi precetti umani finivano per essere pesi imposti sulle spalle soprattutto dei piccoli e dei semplici, pesi e fatiche che loro, i pretesi legislatori, non conoscevano e certamente non portavano. Di fatto, in tal modo si annullava la parola di Dio, la si eludeva con abilità, si svuotava il comando dato dal Signore (cf. Mc 7,8-13; Mt 15,3-6).

Ma la lettura di Gesù va più a fondo: “Tutte le loro azioni le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange”. Questo è il vizio di chi pensa di avere un potere sugli altri e vuole dunque mostrarlo, per essere riconosciuto dalla gente: farsi vedere per testimoniare la fede, a fin di bene, per educare gli altri e dare il buon esempio. Quante volte questi atteggiamenti coprono intenzioni squallide e menzognere! Le testimonianze devono essere lette da chi vede e ascolta, non date da chi dovrebbe solo vivere, senza fare narrazioni di sé e delle proprie azioni: saranno gli altri, con il loro discernimento, a giudicare la verità o la falsità di chi deve parlare solo del Signore, non di se stesso. Questo esibizionismo religioso purtroppo è tanto presente, ancora oggi, nelle nostre chiese!

Di seguito Gesù menziona alcuni status symbol, tanto amati perché utili a creare consenso. Quelli che il Signore aveva chiesto come segni (’ot), diventati filatteri (tephillin, da tephillah, “preghiera”), anziché ricordare a chi li portava il Dio liberatore (cf. Es 13,9.16; Dt 6,8; 11,18), finivano per essere sempre più vistosi perché gli altri li ammirassero (come quelli che tirano fuori dalle tasche in mezzo agli altri un rosario, per essere considerati uomini o donne di preghiera!). Non solo, costoro allargavano anche le frange, cioè i fiocchi (tzitzit) nel loro mantello di preghiera, non per ricordarsi di Dio (cf. Nm 15,37-41), ma per farsi ammirare come uomini di preghiera. È la perversione di strumenti dati da Dio per confermare la fede e l’ascolto la sua parola e invece divenuti, attraverso un meccanismo perfido, strumenti per ricevere applausi e onori!

E così ecco la conseguenza: “Amano i posti d’onore nei banchetti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati ‘maestri’ dalla gente”. Quando si esercita l’autorità, si è facilmente preda di queste tentazioni: si è ossessionati dalle vesti, si è abbigliati come quelli che stanno nei palazzi del potere (cf. Mt 11,8; Lc 7,25), e magari si afferma di comportarsi così solo per dare gloria a Dio e prestigio alla chiesa, professando una falsa umiltà. Sappiamo che sotto vestiti ricercati e orpelli sontuosi si nascondono ecclesiastici umilissimi o poveri: non si tratta dunque di dare giudizi sulle persone, ma di indicare dati oggettivamente in contraddizione con il modo di vivere di Gesù, richiesto a chi fa riferimento al suo Nome.

D’altra parte, è sempre valida l’osservazione di Yves Congar: Si può beneficiare ordinariamente di privilegi senza arrivare a pensare che sono dovuti? O vivere in un certo lusso esteriore senza contrarre certe abitudini? E essere onorati, adulati, trattati in forme solenni e prestigiose, senza mettersi moralmente su un piedistallo? È possibile comandare e giudicare, ricevere uomini in atteggiamento di richiesta, pronti a complimentarci, senza prendere l’abitudine di non più veramente ascoltare? Si può trovare davanti a sé dei turiferari senza prendere un po’ il gusto dell’incenso?

E qual è il luogo migliore per apparire se non i pranzi e le cene con quelli che in questo mondo contano? Cene e ricevimenti che forniscono un autocompiacimento egocentrico, occasioni nelle quali risuonano grandi e altisonanti titoli onorifici, svolazzanti fasce colorate. Allora il titolo era “rabbi”, “maestro” (non ancora termine tecnico per indicare gli attuali rabbini); oggi ce ne sono molti di più, mediati dalla mondanità più banale: si pensi per esempio a “eccellenza”, titolo estraneo nella chiesa fino al secolo scorso e poi mutuato dal fascismo, che chiamava “eccellenza” i prefetti

Dobbiamo dirlo: sovente siamo caduti nel ridicolo, e oggi molti leggono tante ostentazioni ecclesiastiche come vuote e controproducenti; ma la cecità è tale che tutto sembra continuare come nelle corti bizantine o rinascimentali, se si esclude qualche eccezione. E invece nella comunità cristiana ogni titolo deve significare ciò che viene realmente vissuto, non deve essere un orpello onorifico. Per questo Gesù avverte i suoi discepoli: “Ma voi non così, non fatevi chiamare ‘rabbi’, perché uno solo è il vostro Maestro (didáskalos) e voi siete tutti fratelli. E non chiamate ‘padre’ nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre (patér) vostro, quello nei cieli. E non fatevi chiamare ‘guide’, perché uno solo è la vostra Guida (katheghétes), il Cristo”. Il discepolo di Gesù è avvertito: rabbi e guida sono titoli che vanno applicati solo a lui, il Cristo di Dio, così come solo Dio va invocato quale Padre. Parole nette, chiare, alle quali però raramente si è rimasti fedeli, perché già nella chiesa antica si sono definiti padri quelli che hanno generato a Cristo nella fede fratelli e sorelle e sono stati chiamati maestri e guide quanti erano incaricati dell’insegnamento e del discernimento spirituale nella comunità cristiana.

Ciò che è decisivo in questo avvertimento di Gesù si trova alla fine del nostro brano: chi è più grande o chi è il primo della comunità cristiana – e ci deve essere chi è più grande, chi presiede i fratelli e le sorelle – sia servo di tutti, si abbassi e si spogli di ogni potere e arroganza, sull’esempio di Gesù, il Servo del Signore, e così sarà innalzato (cf. Fil 2,5-11). Altrimenti sarà abbassato, deposto dal trono, retrocesso nel banchetto celeste. A questo punto Gesù continua ad ammonire scribi e farisei fino alla fine di questo capitolo, pronunciando i sette “guai”, che non sono maledizioni ma avvertimenti, aspri richiami in vista della conversione, invettive e lamenti pronunciati da chi continua a sperare che i destinatari di queste parole possano fare ritorno a Dio. In ogni caso, dovremmo leggerli facendo memoria del commento di Girolamo: “Guai a noi, miserabili, che abbiamo ereditato i vizi degli uomini religiosi!”.

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11913-dire-e-non-fare

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FAMIGLIA

Quanto costa mantenere una famiglia?

La felicità in famiglia? 4.000 euro al mese. Tirare su il primo figlio costa tra i 113.70 e i 271.350 euro. Ma, se se ne fa un secondo si risparmia il 30%.

Si parla sempre molto di famiglia e di figli, ma se il dibattito pubblico e politico si limita in genere a discutere di princìpi e valori, la realtà di tutti i giorni deve più spesso fare i conti con il punto di vista economico. Ma quanto costa mantenere una famiglia? È quanto cercheremo di capire in questo articolo.

Quanto costa mantenere una famiglia: i figli hanno un prezzo? Ma per farli diventare grandi i genitori devono sborsare un sacco di soldi. Allora è importante conoscere, anche in modo approssimativo, di quanti soldi parliamo. Consapevoli o meno, l’idea che se ne ha spesso incide nella scelta di avere (o non avere) dei figli. Non solo, serve anche per valutare l’incidenza in caso di emergenze come malattia, morte, licenziamento di uno dei genitori e/o di separazione/divorzio del nucleo familiare. Una serie di mutamenti che quasi sempre portano alla medesima conseguenza: il drastico impoverimento del nucleo familiare.

Ma i costi di un figlio dipendono dalla sua età, dal reddito dei genitori e dal loro patrimonio, dalla composizione familiare, dalla città di residenza, dagli stili di vita, dal sistema di welfare pubblico…. Come è possibile avere degli importi verosimili?

Federconsumatori periodicamente pubblica uno studio piuttosto attendibile dal titolo “I costi per crescere un figlio/a da 0 a 18 anni” (l’ultimo è del 2016). Vengono prese in considerazione le spese per un figlio di una famiglia bi-genitoriale, che abita in una grande città del centro-nord, in un’abitazione di circa 100 mq con mutuo o affitto da pagare.

I tipi di costo attribuiti al figlio sono:

  • casa: che comprende la quota parte dei costi di affitto o mutuo, arredamento, tasse, bollette, ecc.;

  • alimentazione: le spese per pasti, spuntini, mense e ristoranti;

  • trasporti e comunicazioni: che comprende la quota di ammortamento per l’acquisto dell’auto, carburante, manutenzione, assicurazione, trasporti pubblici, telefonia fissa e mobile e connessione internet;

  • abbigliamento: acquisto, pulitura e riparazione di scarpe e vestiario;

  • salute: i costi non coperti dal servizio pubblico (es. dentista, fisioterapia, psicologo, ecc.);

  • educazione e cura: spese per baby-sitter, tasse scolastiche, libri, ripetizioni, doposcuola, viaggi di studio, computer;

  • varie: spese per cura personale, paghetta, sport, intrattenimento, viaggi, regali.

Figlio: più cresce, più costa. E dunque?

E dunque per crescere un figlio da 0 a 18 anni servono 113 mila euro alle famiglie che hanno un reddito basso (fino a un reddito di 22.100 euro annui), 171 mila euro alle famiglie con un reddito medio (37.500 €/anno), 271 mila per quelle con un reddito alto (sopra i 68.000 €/anno).

Nella tabella qui sotto è possibile vedere questi costi divisi per fasce di età:

 

Reddito medio

 
Età del figlio

Reddito basso

fino a

22.100 €/anno

Reddito Medio

 

37.500 €/anno

Reddito Alto

oltre

68.000 €/anno

0‐3 anni

5.850€/anno

8.400€/anno

13.800€/anno

3‐5 “

5.950€/anno

8.680€/anno

14.250€/anno

6‐8 “

6.100€/anno

9.100€/anno

14.700€/anno

9‐11 “

6.300€/anno

9.450€/anno

15.400€/anno

12‐14 “

6.600€/anno

9.950€/anno

15.800€/anno

15‐18 “

7.100€/anno

11.400€/anno

16.500€/anno

Spesa totale a 18 anni

113.700 €

170.940 €

271.350 €

I totali implicano nei 18 anni una spesa annuale media pari a 6.300 euro (525 euro al mese) per le famiglie con reddito basso, 9.500 euro (790 euro al mese) per le famiglie con reddito medio e 15.050 euro (1.255 euro al mese) per le famiglie a reddito alto. In pratica crescere un figlio fino a 18 anni comporta tra il 25% e il 35% di spese del totale del reddito.

Nella tabella qui sotto invece i costi di un figlio (fascia di età 15-18 anni) per tipologia di costo.

 

Reddito medio

Categoria di spesa

Reddito basso

fino a

22.100 €/anno

Reddito

Medio

37.500 €/anno

Reddito Alto

oltre

68.000 €/anno

Abitazione

1.880

3.275

4.450

Alimenti e bevande

1.280

1.865

2.470

Trasporti e comunicazione

1.145

1.780

2.575

Abbigliamento

655

980

1.485

Salute

380

650

1.050

Cura &

780

1.365

2.150

Varie

980

1.450

2.320

Totale annuale

7.100 €

11.365 €

16.500 €

Totale mensile

591 €

947 €

1.375 €

Il luogo dove si cresce un figlio ha ovviamente un’incidenza importante sui costi per cui, tenendo come riferimento le spese di un reddito medio, si ottengono le seguenti differenze territoriali (la fascia di età presa in considerazione è sempre 15-18 anni).

 

 

Nord Ovest

Nord est

Centro

Sud e Isole

Area urbana

11.365€

12.325€

10.420€

8.930€

Media città

9.735€

11.215€

8.940€

7.545€

Area rurale

7.678€

8.180€

7.440€

6.290€

 

Mantenere una famiglia: meno male che ci sono i nonni. Undicimila euro all’anno, praticamente quanto un affitto o un mutuo a Roma o a Milano. E non è finita. Se si lavora, serve qualcuno che si prenda cura del figlio e spesso la madre è costretta a rinunciare al proprio lavoro, dopo anni (e soldi) di formazione e ricerca. Per chi invece continua a lavorare full time, la scelta è fra girare l’intero stipendio alla babysitter o contare su un’alternativa. L’indagine Eurispes del Rapporto Italia 2017 lo mostra, spiegando che il 23% delle giovani famiglie consegna direttamente i propri figli ai nonni.

Ma oggi i genitori vogliono lavorare entrambi, i nonni in genere sono lontani e quindi si fanno sempre meno figli. Giusto? I dati elaborati da Banca d’Italia nell’ultima “Indagine sui bilanci delle famiglie” (2015), mostrano proprio come l’aumento sempre maggiore dei costi per mantenere un figlio abbiano accompagnato la trasformazione del nucleo familiare. Nel 1977 vi erano poco meno di 17 milioni di famiglie composte, in media, da 3,3 componenti; nel 2014 il loro numero era salito a quasi 25 milioni e la dimensione media era diminuita a 2,5 persone. E il calo della dimensione media si è accompagnato con il mutamento delle tipologie familiari: si è dimezzata l’incidenza delle coppie con figli (dal 63 al 34%) ed è triplicata quella delle famiglie con un solo genitore (dal 9 al 30%).

Mantenere una famiglia è più facile con la busta paga, con la pensione o con la partita IVA? A mettere a confronto le tre diverse fonti di reddito è stato uno studio della Cgia di Mestre. La categoria più a rischio di povertà è quella delle partite IVA. Secondo questo studio, nel 2015 il 25,8% delle famiglie mantenute da un lavoratore autonomo, quindi una su quattro, viveva al di sotto della soglia fissata dall’Istat per l’indice di povertà. Tra i pensionati il rischio è stato riscontrato nel 21% dei casi. Una maggiore sicurezza per mantenere la famiglia viene dai lavoratori dipendenti che solo nel 15,5% dei casi sono a rischio povertà.

Perché è inutile guadagnare troppo. Ma esiste un reddito giusto per essere una famiglia felice? È una buona domanda. Già nel 1974 Richard Easterlin, un docente di economia americano, aveva definito il paradosso della felicità (o paradosso di Easterlin), secondo cui, quando aumenta il reddito, la felicità umana cresce fino a un certo punto, poi diminuisce seguendo una curva ad U rovesciata. E ancora oggi molti studiosi sostengono che esiste un numero magico, una cifra di reddito sopra la quale è inutile andare, perché la felicità non aumenta. Negli Stati Uniti questa sottile linea rossa sta tra i i 4.500 e i 6.000 dollari al mese: oltre, non vale la pena.

E in Italia? Quanto costa da noi la felicità? Secondo l’ex direttore del Censis Giuseppe Roma «se si ha un figlio servono 3.500 euro al mese, purché non si abbia un mutuo da pagare». È una cifra ben al di sopra delle possibilità di una buona metà della popolazione, che secondo le dichiarazioni dell’Irpef (ammesso che siano veritiere), non arriva a 1.250 euro, mentre la media generale è di 1.600. Ed è assai superiore anche al reddito considerato minimo per vivere “senza lussi ma senza privarsi del necessario”: 1.400 euro al mese se si è single, 2.000 in coppia, 2.400 in una famiglia composta da tre persone (ancora dati Banca d’Italia).

Lei ha un consiglio da darci? Possibilmente non fermarsi al primo figlio: il secondo già costa il 30% in meno. In sintesi possiamo dire che:

– Crescere un figlio al Sud o nelle isole costa meno che crescere un figlio al Nord.

– Il nucleo familiare si è trasformato proprio a causa dei costi.

– Le partite Iva sbarcano il lunario con molti più problemi degli altri.

– Una famiglia di tre persone può essere felice con 2.400 euro al mese

Giorgio Dell’Arti la legge per tutti 31 ottobre 2017

www.laleggepertutti.it/181210_quanto-costa-mantenere-una-famiglia

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

De Palo: «Non si fa spending review sui neonati»

Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari: che segnale viene fuori dalla ‘sparizione’ del bonus-bebè?

Non hanno aggiunto un euro sulla famiglia e hanno anche tolto quello che c’era, quando l’ho scoperto pensavo fosse uno scherzo… Abbiamo sempre criticato le misure una tantumchiedendo che fossero sostituite da interventi strutturali. Ma se questa maggioranza non è in grado di avviare la riforma fiscale con il Fattore famiglia, almeno eviti di togliere risorse. Tra l’altro, il governo ci ha più volte detto che l’obiettivo era rendere il bonus bebè stabile. Spero tornino indietro e diano questi soldi a chi ha il coraggio di mettere al mondo bambini. Non si fa spending review sui neonati».

Su questa misura si aprirà uno scontro politico.

Questo, se vuole, è ancora più triste. Che la famiglia, tema unitivo per il Paese, diventi oggetto di campagna elettorale è francamente mortificante. Ma mi pare che tutta la manovra guardi più alle politiche del 2018 che alla condizione del Paese. Basta vedere le trattative che si stanno facendo sulle pensioni: forse qualcuno nei Palazzi e nelle segreterie di partito ha valutato che i neonati non vanno alle urne e i lavoratori prossimi alla pensione, invece, votano. Come si fa poi a parlare nei convegni di ‘inverno demografico’ e di giovani che fuggono all’estero perché l’Italia non gli dà la possibilità di realizzare i loro progetti?

I 100 milioni del Fondo famiglia compensano la sua delusione?

Si tratta di un Fondo istituito 10 anni fa con 220 milioni e poi svuotato quasi completamente. Potrà sostenere politiche familiari innovative nelle Regioni e negli enti locali. Lo definiamo un piccolo successo, ma l’amarezza per il bonus bebè copre ampiamente la soddisfazione.

Marco Iasevoli Avvenire 1 novembre 2017

www.avvenire.it/economia/pagine/de-palo-non-si-fa-spending-review-sui-neonati

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FRANCESCO VESCOVO DI ROMA

Il siciliano del «vietato lamentarsi» che ha conquistato Francesco.

Da quando quel cartello è apparso sulla porta dell’appartamento privato di papa Francesco, nella residenza di Santa Marta, è scattato una sorta di contagio virale. Anche se in questo caso i Social c’entrano poco. Piuttosto è stata la reazione del Papa nel corso dell’udienza dello scorso 14 giugno in Piazza San Pietro a innescare qualcosa di imprevisto. Quel cartello che il Papa ha voluto venisse affisso alla porta del suo appartamento contiene un’esortazione secca: «Vietato lamentarsi». E a seguire: «I trasgressori sono soggetti a una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi. Smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita».

In barba agli stereotipi che vogliono i siciliani campioni nazionali di piagnisteo l’idea è di Salvo Noè, 47 anni, psicologo di Acireale (Catania), che sul tema ci ha scritto pure un libro. Assieme al cartello li ha donati al Papa quella mattina di giugno raccogliendo un riscontro inaspettato. «Ancora oggi mi viene la pelle d’oca — racconta —. Appena lo ha letto il Santo Padre mi fa tatto un gran sorriso. Poi ha cominciato a fare domande. Prima di andar via gli ho mostrato anche il braccialetto con la stessa scritta. “Mettimelo al polso” mi ha detto. E io, emozionatissimo, gli ho preso la mano per mettergli il braccialetto tra la curiosità dei presenti che non capivano cosa stese accadendo. Un’emozione indescrivibile».

Ma la sorpresa arriva qualche settimana dopo quando un anziano prelato in visita al Santo Padre si incuriosisce per quell’inconsueto cartello e chiede se può fotografarlo e renderlo pubblico. In pochi giorni quel «Vietato lamentarsi» comincia diventare virale. E col passare dei giorni accende la curiosità persino di alcuni giornali stranieri. «Continuo a ricevere richieste per avere questo cartello da ogni parte d’Italia e dall’estero. Ormai è stato tradotto in varie lingue». In più, («su esortazione del Papa») Noè ha rimesso mano al suo libro che a breve sarà pubblicato da «San Paolo Editore». Insomma una scommessa partita dalla patria del vittimismo e andata ben al di là delle sue intenzioni. «Io sapevo che questo è un tema molto caro a Francesco, ancor prima che diventasse Papa — spiega Noè —. In tantissimi suoi interventi pubblici lui ci sprona a non adagiarci sulla lamentazione. In particolare c’è una sua omelia, a Pasqua del 2013, in cui dice che le lamentele fanno male al cuore».

Noè, oltre ad insegnare all’Università di Enna è consulente dell’Arma dei carabinieri e della Finanza per i quali tiene corsi motivazionali. Ma come è nata l’idea? A un siciliano poi? «Proprio perché sono siciliano — si illumina — . Sin da piccolo sono cresciuto in un contesto in cui era imperante il detto popolare “lamentati per stare bene”. Un vero paradosso. In pratica se non ti lamenti stai male. Ad un certo punto mi son detto: non può andare così, bisogna provare a cambiare questo modo di vedere il mondo. Da lì è cominciato tutto, nel lavoro e anche nel privato». La ricetta per battere il vittimismo? «Non si tratta di ricette. La questione è che tutti noi, non solo i siciliani per la verità, ci concentriamo troppo sul problema e poco sulle soluzioni. Va ribaltato l’approccio e se lo facciamo ci rendiamo conto che molto spesso una soluzione ai problemi la si trova. La vita ti chiede, per quelle che sono le tue possibilità, di agire e non di adagiarti sul vittimismo. Penso che questo sia anche l’insegnamento che ci arriva da papa Francesco».

Alfio Sciacca Corriere della Sera 31 ottobre 2017

www.corriere.it/cronache/17_ottobre_31/siciliano-vietato-lamentarsi-che-ha-conquistato-francesco-dc071afc-bdb8-11e7-b457-66c72633d66c.shtml

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HUMANÆ VITÆ

Humanæ Vitæ 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi.

Il convegno internazionale svoltosi il 28 ottobre, nella Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum), per iniziativa di Voice of the Family sul tema:Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi, ha aperto le celebrazioni per la promulgazione dell’enciclica di Paolo VI, di cui il 25 luglio 2018 ricorre il cinquantesimo anniversario.

Il cardinale Walter Brandmüller ha aperto i lavori del convegno, sottolineando come Humanæ Vitæ, perfettamente inserita nel solco degli insegnamenti papali del XX secolo, sia uno straordinario esempio di come si svolge il processo della trasmissione della dottrina nella Chiesa, che, nel fluire del tempo, rimane identica a se stessa, proprio come la persona adulta continua a essere identica al bambino che è stata in passato.

Nella prima sessione, moderata da John Smeaton, direttore della Society for the Protection of Unborn Children (SPUC), ha preso la parola lo storico Roberto de Mattei, con una relazione intitolata L’enciclica Humanæ Vitæ nel contesto storico del suo tempo. A giudizio del relatore, l’Esortazione Amoris lætitia sembra segnare una rivincita dei contestatori dell’Humanæ Vitæ nel 1968. Qualcuno, osserva de Mattei, potrebbe formulare l’obiezione secondo cui i teologi e i Pastori che oggi criticano l’Esortazione Amoris lætitia di papa Francesco, si trovano in una posizione simile a quella dei teologi e dei vescovi del dissenso che ieri si opposero alla Humanæ Vitæ. La risposta a questa obiezione, però non è difficile.

L’errore dei cattolici del dissenso del 1968 non stava nel resistere a Paolo VI, ma nel rifiutare l’insegnamento perenne della Chiesa, di cui il Papa era in quel momento portavoce. Chi oggi critica la Amoris lætitia, come i cardinali dei Dubia e gli autori della Correctio filialis, non intende opporsi al Papa, di cui riconosce la suprema autorità, ma ad un documento che contraddice la Tradizione della Chiesa.

È intervenuto poi il filosofo austriaco Josef Seifert, fondatore dell’Accademia di Filosofia del Liechtenstein, che si è soffermato sulla drammatica questione del male morale. Ogni male morale, non importa quanto piccolo, supera in importanza in modo incomparabile ogni male fisico. Non ha alcun vantaggio l’uomo che conquista il mondo intero, se perde la propria anima. A causa della specifica assolutezza della sfera morale, non esiste alcun motivo per permettere un atto che è intrinsecamente malvagio. Infatti, se potessimo salvare il mondo intero con un singolo atto immorale, non avremmo comunque il permesso di compierlo. L’etica della situazione, l’utilitarismo ed il consequenzialismo, come anche il principio che il fine giustifica i mezzi, oscurano questa verità fondamentale che fu riconosciuta già da Socrate, ossia: «È meglio per un uomo subire un’ingiustizia che commetterla».

Padre Serafino Lanzetta, della Facoltà teologica di Lugano, ha evidenziato che la visione dottrinale di Humanæ Vitæ poggia su due principi abusati per favorire i metodi artificiali di controllo delle nascite, ma spiegati da Paolo VI nell’ottica dell’intera Rivelazione: a) l’amore umano e b) la paternità responsabile.

L’amore veramente umano unisce i genitori e li rende così capaci di trasmettere il dono della vita; il dono della vita, a sua volta, è espressione dell’amore umano. Questo è importante per non porre una frattura tra unione e procreazione.

Paolo VI, nella Humanæ Vitæ, spiega, con un notevole progresso magisteriale rispetto al Concilio Vaticano II e riagganciandosi alla Casti Connubi di Pio XI, che «qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita». Qui si saldano la verità dell’amore, quindi dell’unione, con il fine sempre primario della procreazione. L’unione matrimoniale perciò è per la procreazione e la procreazione perfeziona l’unione. La verità dell’unione trova il suo compimento nell’amore generativo di nuove vite e la fecondità dell’amore a sua volta si innesta sull’unità indissolubile della coppia.

La sessione pomeridiana del convegno, moderata da don Shenan Boquet, presidente di Human Life International, è stata inaugurata da Jean Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Lejeune, che si è intrattenuto sulla visione del Prof. Jérôme Lejeune, primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Le Méné ha spiegato come dissociare il figlio dall’amore coniugale è, per la nostra specie, un errore innanzitutto di metodo. Questa è la sequenza degli errori:

  1. la contraccezione che rifiuta il frutto dell’unione, uomo-donna, cioè il figlio;

  2. la fecondazione extra-corporale, cioè volere il figlio senza l’unione uomo-donna;

  3. l’aborto, che è disfarsi del proprio figlio;

  4. la pornografia, che è la distruzione dell’amore uomo-donna.

Il dott. Thomas Ward, fondatore e presidente della National Association of Catholic Families, si è intrattenuto soprattutto sul diritto dei genitori ad educare i propri figli, osservando che la rimozione dei diritti dei genitori come primi educatori è iniziata con la contraccezione e l’educazione sessuale nelle scuole. Ciò ha prodotto una metastasi che include l’aborto adolescenziale, servizi medici generali, scuola omosessuale, indottrinamento nella teoria gender ed in Germania perfino il carcere per i genitori che esercitano il loro diritto di educatori. Ma secondo l’insegnamento della Chiesa i genitori devono essere riconosciuti come i primi educatori dei propri figli. Di fronte alla inquietante possibilità di una revisione di Humanæ Vitæ, dobbiamo chiederci: questo insegnamento è stato revocato nel presente Pontificato?  

Il dott. Philip Schepens, Segretario Generale della Federazione Mondiale dei Medici che Rispettano la Vita Umana, ha focalizzato il suo intervento sugli aspetti demografici ed il bassissimo tasso di natalità nelle nazioni europee, con conseguente rischio di sostituzione etnica ad opera di popolazioni afro-asiatiche. La contraccezione, che attraverso la separazione dell’atto sessuale dalla procreazione, lo trasforma unicamente in un atto di piacere senza responsabilità, priva il genere umano del suo futuro.

John Henry Westen, cofondatore e direttore di Lifesitenews ha parlato su La sovversione del Magistero: “autorizzare” il male intrinseco all’interno della Chiesa. Negli ultimi anni, sotto l’attuale Pontificato, ha detto, si è verificato un drammatico cambiamento di paradigma nella morale sessuale cattolica, che ha portato i laicisti a dirsi entusiasti del nuovo corso. Non mancano esempi di Prelati che, su tematiche cruciali come l’eucaristia ai divorziati risposati, hanno mutato la loro opinione da negativa a positiva, basandosi su Amoris lætitia. Oggi si assiste ad un tentativo di rileggere Humanæ Vitæ alla luce di Amoris lætitia, con un crescente rischio di confusione, ad esempio per quanto riguarda la contraccezione, che in certi casi potrebbe essere sdoganata come male minore. Ciò avverrà se si abbandonerà la dottrina dell’intrinsece malum a favore del primato della coscienza. Ad avviso di Westen, sono le stesse parole del Pontefice, rilasciate in alcune occasioni, ad autorizzare tali nuove interpretazioni.

I lavori sono stati quindi conclusi da S. E. mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara. Il suo contributo si è focalizzato sul concetto di missione, che applicato al matrimonio, considerato come un modello che la Chiesa non potrà mai rinunciare a proporre, implica resistenza alle ideologie anticristiane e testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo. La famiglia è comunione per la missione e la missione specifica della famiglia è propagare la vita di generazione in generazione.

Ai lavori hanno partecipato anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti e il Rettore della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Le relazioni sono state seguite da domande e risposte di fronte ad un affollatissimo pubblico composto da circa trecento studiosi, sacerdoti, giovani ed esponenti di gruppi pro-life provenienti da tutto il mondo.

Tommaso Monfeli Corrispondenza romana 1 novembre 2017

www.corrispondenzaromana.it/humanae-vitae-50-anni-suo-significato-ieri-ed-oggi/

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MATERNITÀ

Guida. Maternità, cosa spetta. Indice.

Noemi Secci Le guide di La Legge per tutti. 3 novembre 2017

cliccare su ogni titolo in www.laleggepertutti.it/176718_maternita-cosa-spetta

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POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Famiglia e scelte senza lucidità

«Il declino demografico del nostro Paese rappresenta la sfida più grande da affrontare per la crescita economica, e un tema centrale in queste elezioni è stato anche il calo del tasso di natalità: dobbiamo fare qualche cosa subito o sarà troppo tardi». Questa frase è stata pronunciata due settimane fa dal premier giapponese Shinzo Abe dopo essere stato rieletto per il quarto mandato. Il Giappone è un Paese che dal punto di vista demografico ha molto in comune con l’Italia: un tasso di natalità tra i più bassi al mondo, una popolazione che invecchia, un numero di giovani attivi che si riduce.

La differenza sostanziale tra Italia e Giappone è che a Tokyo, se scarseggiano le soluzioni, i leader politici hanno le idee abbastanza chiare sui rischi che corre un Paese con una dinamica demografica di quel tipo. Una consapevolezza che sembra invece mancare all’Italia. Dove le misure a favore delle famiglie con figli e per il sostegno della natalità sono limitate e meno significative rispetto ai principali Paesi europei. E dove quel poco che c’è viene messo in discussione da un anno all’altro, da una manovra all’altra. Come se le misure pro famiglia non avessero un valore strategico legato alle prospettive di sviluppo e di tenuta sociale di una nazione, ma rispondessero solo a calcoli dal sapore elettorale.

Può essere letto così il “buco” che si è appalesato nella legge di bilancio per il 2018, dalla quale è scomparso a sorpresa il bonus bebè da 80 euro al mese, mille euro all’anno per tre anni. Il contributo era stato introdotto nel 2015 dal governo Renzi come misura per dare un segnale ai giovani intenzionati a metter su famiglia. Una spesa limitata, circa 200 milioni, all’interno di uno stanziamento che avrebbe dovuto salire a 600 milioni quest’anno fino a un miliardo nel 2018. Invece dopo due anni di bonus, via, si ritorna da capo.

Ora, prima di trarre una conclusione definitiva, considerato anche l’iter che hanno le manovre, è bene tenere conto di alcuni aspetti che attengono alla questione natalità-famiglia-figli. Il fattore più incisivo nella decisione di avere una famiglia riguarda la disponibilità o meno di lavoro, d’altra parte uno dei molti motivi che scoraggiano la natalità è proprio l’assenza di fiducia nel futuro così come la percezione di vivere in un Paese indebitato e instabile dal punto di vista finanziario. Dunque, l’attenzione alla tenuta dei conti pubblici così come le misure, per quanto non strutturali, destinate a sostenere l’occupazione, sono elementi di positività.

L’Italia è però un Paese che quanto a sostegni alle famiglie (con figli, s’intende) concede pochissimo, e che si distingue per avere una fiscalità che penalizza proprio i genitori. Chi ha prole in Italia vede salire drammaticamente il rischio di cadere in povertà e anche quando le entrate sono maggiori non va meglio, considerato che il ceto medio italiano in Europa è quello che vede calare maggiormente il proprio reddito disponibile dopo la nascita dei figli. È in questo contesto già altamente penalizzante che si inserisce l’uscita di scena, tra i tanti bonus spuntati in questi anni e in questa stessa legge di bilancio, proprio di quello destinato ai bebè. Un taglio che beffardamente arriva a poche settimane dalla Conferenza sulla Famiglia, che sul tavolo aveva sparso qualche futuribile impegno ed evocato, da subito, qualche soldo in più. Quadro capovolto, insomma. L’ennesima conferma di come in gran parte della classe dirigente non vi sia una chiara e reale percezione della gravità del problema.

Le misure per la famiglia in Italia sono insufficienti e allo stesso tempo hanno bisogno di essere riordinate in un quadro coerente capace di inviare un messaggio chiaro e decifrabile: occorre trasmettere l’idea di uno Stato che è pronto a sostenere chi intende farsi carico del futuro e delle nuove generazioni. Tagliare il bonus bebè e allo stesso tempo stanziare più risorse per permettere agli statali che hanno ricevuto l’aumento di incassare comunque il bonus da 80 euro è uno dei segnali meno sensati che si potevano inviare in questo momento. Con tutto il rispetto per il Giappone, è fare harakiri, a colpi di forbici. Meglio ripensarci.

Massimo Calvi Avvenire 1 novembre 2017

www.avvenire.it/attualita/pagine/sforbiciate-harakiri

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UNIONE CONSULTORI ITALIANI PREMATRIMONIALE E MATRIMONIALI

L’équipe cuore del servizio consultoriale dell’UCIPEM

Notiziario n. 237 – ottobre 2017

Nel notiziario sono raccolti i contributi sviluppati nelle giornate di studio interregionali su un tema particolarmente vitale per l’UCIPEM.

  • Gabriela Moschioni – Como. L’équipe luogo di accoglienza, di confronto, di crescita, di sintesi, di scelte operative.

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=419:l-equipe-luogo-di-accoglienza-di-confronto-di-crescita-di-sintesi-di-scelte-operative&catid=9&Itemid=136

  • Giancarlo Odini – Mantova. L’équipe del Consultorio: un’esperienza.

  • www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=574:l-equipe-del-consultorio-una-esperienza&catid=85&Itemid=232

  • Francesco Lanatà – Pisa. Presidente UCIPEM. L’interdisciplinarietà nei Consultori UCIPEM.

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=571:l-interdisciplinarita-nei-consultori-ucipem&catid=85&Itemid=232

  • Laura Mullich – Trieste. L’equipe cuore del Consultorio Familiare UCIPEM.

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=572:l-equipe-cuore-del-consultorio-familiare-ucipem&catid=85&Itemid=232

  • Raffaella Moioli – Biella. Il lavoro d’équipe in un Consultorio UCIPEM.

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=573:il-lavoro-d-equipe-in-un-consultorio-ucipem-punti-d-eccellenza-e-disfunzioni&catid=85&Itemid=232

  • Vittoria Maioli Sanese – Rimini. L’équipe, luogo generativo di formazione nella condivisione.

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=276:l-equipe-luogo-generativo-di-formazione-nella-condivisione&catid=85&Itemid=232

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