NewsUCIPEM n. 671 – 15 ottobre 2017

NewsUCIPEM n. 671 – 15 ottobre 2017

Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

ucipem@istitutolacasa.itwww.ucipem.com

Notiziario Ucipem” unica rivista ufficiale – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984

Supplemento on line. Direttore responsabile Maria Chiara Duranti. Direttore editoriale Giancarlo Marcone

“News” gratuite si propongono di riprendere dai media e inviare informazioni, di recente acquisizione, che siano d’interesse per gli operatori dei consultori familiari e quanti seguono nella società civile e nelle comunità ecclesiali le problematiche familiari e consultoriali. Sono così strutturate:

  • Notizie in breve per consulenti familiari, assistenti sociali, medici, legali, consulenti etici ed altri operatori, responsabili dell’Associazione o dell’Ente gestore con note della redazione {…ndr}.

  • Link a siti internet per documentazione.

I testi, anche se il contenuto non è condiviso, vengono riprese nell’intento di offrire documenti ed opinioni di interesse consultoriale, che incidono sull’opinione pubblica. La responsabilità delle opinioni riportate è dei singoli autori, il cui nominativo è riportato in calce ad ogni testo.

Il contenuto delle news è liberamente riproducibile citando la fonte.

Per visionare i numeri precedenti, dal n. 534 andare su:

http://ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=category&id=84&Itemid=231

In ottemperanza alla direttiva europea sulle comunicazioni on-line (direttiva 2000/31/CE), se non desiderate ricevere ulteriori news e/o se questo messaggio vi ha disturbato, inviateci una e-mail all’indirizzo: newsucipem@gmail.comcon richiesta di disconnessione.

Chi desidera connettersi invii a newsucipem@gmail.com la richiesta indicando nominativo e-comune d’esercizio d’attività, e-mail, ed eventuale consultorio di appartenenza. [invio a 1.550 connessi]

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

02 ACCADEMIA VITA Il Papa all’Accademia. Un nuovo corso lungo la stessa via.

03 ADDEBITO Fin quando si può chiedere la separazione con addebito?

03 AMORIS LÆTITIA Non si può conservare la dottrina senza farla progredire”

05 ASSEGNO MANTENIMENTO Obbligazioni per i figli e per la moglie operano su piani differenti.

05 ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI Il mantenimento dei figli maggiorenni.

06 ASSEGNO DIVORZILE Il divario dei redditi tra i coniugi non conta più, addio assegno.

07. Se costituita una nuova famiglia l’assegno si perde definitivamente.

07 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – n. 37, 11 ottobre 2017.

09 CHIESA CATTOLICA Prolusione del Card. Gualtiero Bassetti Presidente della CEI-estratti.

10 CHIESE CRISTIANE Lettera a papa Francesco. Il papa che Lutero avrebbe voluto.

12.CONSULTORI FAMILIARI Albano Laziale (Roma ASL6). Procreazione Cosciente e Responsabile

12 Commiss. Adozioni Internazionali Bielorussia: sospesa la collaborazione con due Enti autorizzati.

12 Ancona. Iniziative di formazione del Consultorio CFC “Insieme”.

13 Bergamo. Consultori Fondazione Angelo Custode Onlus: Progetti.

13Roma. Consultorio AIED apre all’assistenza in lingua rumena.

14 Toscana. Crisi coniugale, %sintesi del convegno Rete dei consultori.

14 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Faenza. Intervento della vicepresidente Chiara Belosi.

15 Mantova. Etica, Salute & Famiglia. Settembre 2017.

15Messina-Intervista sull’autismo al dott. Emidio Tribulato.

15Roma1. Consultorio Centro La Famiglia. Alcune iniziative 2017-2018

16Taranto. Giornata di Studio con laboratori su “PER – DONO”.

16 CONVIVENZA Coordinatore genitoriale: un nuovo “tutore” per la coppia?

18 ALLA NAVATA XXVIII domenica del tempo ordinario – Anno A – 15 ottobre 2017.

18Venite alle nozze!. (Enzo Bianchi).

20 DIACONATO Diaconesse da lunghi secoli.

21 DIRITTI I diritti dei bambini.

22 ETS (già onlus) NON PROFIT Requisiti statutari delle ODV secondo il codice del terzo settore.

23Terzo Settore, le condizioni per l’esenzione da Imu e Tasi.

23 Come funzionerà il nuovo regime forfettario per gli ETS.

23 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Anche l’OCSE chiede all’Italia una fiscalità pro famiglia.

23Questionario Conciliazione Casa-Lavoro.

24 MEDIAZIONE FAMILIARE L’appello dei mediatori familiari: Noi, risorsa ignorata.

25 SEPARAZIONE Nel giudizio vale ancora il parametro del tenore di vita.

25 SEPARAZIONE E DIVORZIO Obbligo di rendere nota la propria situazione patrimoniale.

25 SESSUOLOGIA Nati in un corpo ‘sbagliato’, 5.000 in Italia con disforia di genere.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ACCADEMIA VITA

Il Papa alla Pontificia Accademia per la vita. Un nuovo corso lungo la stessa via

L’ampiezza di respiro, la profondità di dottrina e la determinazione del discorso di papa Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita ha richiamato l’attenzione di molti anche su questa istituzione della Santa Sede, nata per iniziativa del servo di Dio professor Jérôme Lejeune e istituita da san Giovanni Paolo II nel 1994. Il compito per il quale è stata creata e recentemente riconfermata dall’attuale Papa è singolare e non assimilabile a quello di altre accademie pontificie, ecclesiastiche o laiche: non riunisce ricercatori ed esperti solo per studiare temi di interesse della Chiesa e della società, con la pluralità di voci e di posizioni propria dei cenacoli accademici ma senza punti di riferimento imprescindibili.

Invece, essa «ha come fine la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona», recita l’articolo 1 del nuovo Statuto promulgato da papa Francesco, che al secondo comma aggiunge «sempre nel pieno rispetto del Magistero della Chiesa». «Difesa», «promozione», «valore della vita» e «dignità della persona» sono parole identiche all’articolo 6 del precedente Statuto, col nuovo che insiste sul «pieno rispetto» laddove il precedente «parlava di «rispetto del Magistero della Chiesa».

Una continuità di principio e di fatto. La natura ‘difensiva’ e ‘promozionale’ del Magistero della Chiesa in materia di antropologia ed etica della vita fa parte del patrimonio genetico dell’Accademia e non ha dunque subìto alcuna mutazione. Il parziale ricambio dei suoi membri, con la nomina anche di alcuni non cattolici e non cristiani (possibilità prevista già dal vecchio Statuto all’articolo 4: «Gli Accademici pontifici sono scelti senza alcuna discriminazione religiosa»), è funzionale alla migliore conoscenza da parte della Chiesa delle diverse posizioni presenti nel mondo della bioetica e al dialogo con esse, secondo lo spirito di apertura e collaborazione con tutti potentemente promosso incentivato da papa Francesco. Resta però fermo che anche «i nuovi accademici si impegnano a promuovere e difendere i princìpi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al Magistero della Chiesa» (articolo 5 comma 5 del nuovo Statuto).

L’affronto delle questioni bioetiche in conformità e secondo l’interpretazione propria del Magistero («così come sono proposte dal Magistero della Chiesa», ribadisce l’articolo 6) rimane la base del lavoro e delle proposte dell’Accademia. Il nuovo Statuto allarga però i temi che dovranno essere affrontati (cfr. articolo 1 comma 3) per far fronte a sfide antropologiche, etiche e sociali oggi divenute urgenti. Tra queste vi è quella del ‘genere’ (gender) e della ‘generazione’, cui papa Francesco ha dedicato la seconda e terza parte del suo discorso. Un magistero che sarà punto di riferimento imprescindibile per il lavoro dell’Accademia su questo delicato e importante tema. Partendo dal racconto biblico della Creazione che «affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia», il Santo Padre ricorda che essi «insieme sono stati creati, nella loro differenza benedetta». Una differenza duale (maschio e femmina) che nel disegno di Dio non contempla una pluralità di generi sessuali.

Ciò non esclude il limite creaturale nella genesi biologica di ciascun essere umano, che, in taluni casi, può non realizzare pienamente lo sviluppo armonico della propria sessualità. L’obiettivo di considerare con pari dignità, rispetto e amore ciascuna persona non può essere perseguito «neutralizzando radicalmente la differenza sessuale» per costruirvi sopra una identità di genere svincolata dalla identità sessuale. Questa strada «non è giusta», perché con essa «si vuole cancellare di fatto tale differenza [sessuale], proponendo tecniche e pratiche che la rendono irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane».

È inaccettabile «l’utopia del ‘neutro’» sessuale plasmabile arbitrariamente per la costruzione del genere psicosociale, perché essa – afferma il Papa – «rimuove a un tempo sia la dignità della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita». Identità e differenza sessuale non sono disponibili alla scelta della libertà, anche se una «manipolazione biologica e psichica» si presta ad aprire strade in questa direzione. Papa Francesco ha così precisato e ribadito la sua denuncia di quello «sbaglio della mente umana che è la teoria del gender» (21 marzo 2015). A partire da questo magistero, che conferma e sviluppa quello dei suoi predecessori sulla sessualità umana, si dovrà articolare la riflessione dell’Accademia e quella dell’antropologia e della morale cattolica.

Roberto Colombo Avvenire 11 ottobre 2017

www.avvenire.it/opinioni/pagine/un-nuovo-corso-lungo-la-stessa-via

Statuto e documenti

www.academyforlife.va/content/pav/it/the-academy/documents-of-the-academy.html

Accademici e corrispondenti

http://www.academyforlife.va/content/pav/it/the-academics/ordinary.html

http://www.academyforlife.va/content/pav/it/the-academics/corresponding.html

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ADDEBITO

Fin quando si può chiedere la separazione con addebito?

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 12541, 17 giugno 2017.

www.sentenze-cassazione.com/separazione-addebito-al-marito-traditore-e-violento

È irrilevante il fatto che la moglie abbia aspettato parecchi anni prima di chiedere la separazione con addebito. Esiste un termine massimo entro cui rivolgersi al giudice per chiedere la separazione con addebito nel caso in cui il coniuge sia stato, negli anni, violento, aggressivo e traditore? L’aver sopportato a lungo le angherie del marito (o della moglie) solo per tenere in piedi il matrimonio impedisce di poter adire il giudice in un successivo momento e a distanza di molto tempo? Su questi punti è scesa più volte la Cassazione a chiarire che non c’è “un termine di prescrizione” per far valere la rottura della convivenza e addebitarla alle colpe del coniuge.

Non c’è un termine massimo per chiedere l’addebito. Secondo una recente sentenza [1], infatti, quando c’è la prova che il matrimonio è cessato per via della condotta altrui ed alle spalle della coppia c’è un trascorso di violenze, tradimenti e prevaricazioni, non conta che a far traboccare il vaso sia stato un fatto in sé insignificante o la semplice presa di coscienza di “non riuscire a perdonare e a dimenticare il passato”.

I tempi di reazione della moglie agli illeciti del marito non contano se è proprio il comportamento di quest’ultimo ad aver reso intollerabile la convivenza. Quindi, anche se si decide di intraprendere, con notevole ritardo, la causa di separazione e la richiesta di «addebito», basta dimostrare che la ragione di ciò sono le vessazioni subìte. Il fatto di aver perdonato, in un primo momento, non rileva. Ben è possibile rendersi conto, a distanza di molto tempo, di non aver “superato” la crisi e di essere incapace di perdonare le altrui colpe. È anche comprensibile il gesto di chi temporeggia a lungo nell’intento di salvare matrimonio. Per i giudici l’aver provato, in tutti modi, a tenere insieme la propria famiglia, tollerando i comportamenti del coniuge, non può certo costituire una sanzione. Pertanto, se a un certo punto, ci si rende conto di «non poter più sopportare aggressioni, fisiche e morali, e infedeltà da parte del marito» ben è possibile agire.

L’unica difesa per il coniuge colpevole è dimostrare che, nel frattempo, sono intervenute altre fratture a lacerare il legame. Si pensi al caso della moglie che, avendo scoperto il tradimento del marito, lo tradisca a sua volta: questo fatto potrebbe aver innescato una serie di ulteriori comportamenti tali da poter essere questi stessi identificati come la causa della rottura e non già la prima infedeltà.

Redazione La legge per tutti 12 ottobre 2017

www.laleggepertutti.it/178630_fin-quando-si-puo-chiedere-la-separazione-con-addebito

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

AMORIS LÆTITIA

Non si può conservare la dottrina senza farla progredire”

Nelle parole di Francesco al convegno per i 25 anni del Catechismo la chiave per leggere anche l’attuale dibattito su Amoris lætitia.

Il tema che Papa Francesco ha voluto porre al centro dell’attenzione intervenendo all’incontro promosso dal dicastero per la Nuova Evangelizzazione è stato quello della pena di morte e della necessità di ampliare nel Catechismo lo spazio che vi è dedicato. Era naturale che questo argomento attirasse l’attenzione dei media, data la sua attualità. Ma l’intervento del Pontefice è servito per ribadire che la dottrina e la Tradizione possono essere davvero conservate e tramandate soltanto facendole progredire. Considerazioni fondate sui padri della Chiesa e sui Concili, che aiutano a inquadrare il dibattito anche su altri temi nel discutere i quali viene chiamata in causa la fedeltà alla dottrina. 

Francesco ha citato innanzitutto la celebre frase di san Giovanni XXIII, il quale, aprendo il Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962, aveva detto: «È necessario che la Chiesa non si discosti dal sacro patrimonio delle verità ricevute dai padri; ma al tempo stesso deve guardare anche al presente, alle nuove condizioni e forme di vita che hanno aperto nuove strade all’apostolato cattolico». «Il nostro dovere – continuava il Pontefice bergamasco – non è soltanto custodire questo tesoro prezioso, come se ci preoccupassimo unicamente dell’antichità, ma di dedicarci con alacre volontà e senza timore a quell’opera che la nostra età esige, proseguendo così il cammino che la Chiesa compie da quasi venti secoli».

Papa Bergoglio ha dunque spiegato che “Custodire” e “proseguire” è «quanto compete alla Chiesa per sua stessa natura, perché la verità impressa nell’annuncio del Vangelo da parte di Gesù possa raggiungere la sua pienezza fino alla fine dei secoli». Lo stesso san Giovanni Paolo II, presentando il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, sosteneva che «esso deve tener conto delle esplicitazioni della dottrina che nel corso dei tempi lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa. È necessario inoltre che aiuti a illuminare con la luce della fede le situazioni nuove e i problemi che nel passato non erano ancora emersi». Le sfide dell’oggi non sono quelle di un secolo fa e neanche quelle di trent’anni fa. Per questo si celebrano Concili e Sinodi, e per questo si sono tenute ben due assemblee dei vescovi per discutere di matrimonio e famiglia, in contesti sociali che mutano a velocità assai sostenuta. 

«Non è sufficiente – spiega Francesco – trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre; è necessario e urgente che, dinanzi alle nuove sfide e prospettive che si aprono per l’umanità, la Chiesa possa esprimere le novità del Vangelo di Cristo che, pur racchiuse nella Parola di Dio, non sono ancora venute alla luce. È quel tesoro di “cose antiche e nuove” di cui parlava Gesù, quando invitava i suoi discepoli a insegnare il nuovo da lui portato senza tralasciare l’antico». Dopo aver ricordato riprendendo un testo del Catechismo Romano valorizzato dal nuovo Catechismo, che ricorda come «Tutta la sostanza della dottrina e dell’insegnamento dev’essere orientata alla carità che non avrà mai fine. Infatti, sia che si espongano le verità della fede o i motivi della speranza o i doveri dell’attività morale, sempre e in tutto va dato rilievo all’amore di nostro Signore», Papa Bergoglio torna a parlare della Tradizione come «una realtà viva».

«Solo una visione parziale – spiega Francesco – può pensare al “deposito della fede” come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare». Il Papa ribadisce «la felice formula» di san Vincenzo da Lérins: “annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur ætate”», cioè anche il dogma della religione cristiana, «progredisce, consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, approfondendosi con l’età». Una formula, afferma ancora Francesco, che «appartiene alla peculiare condizione della verità rivelata nel suo essere trasmessa dalla Chiesa, e non significa affatto un cambiamento di dottrina».

Dunque, «non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo. “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri” (Eb 1,1), “non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio” (Dei Verbum, 8). Questa voce siamo chiamati a fare nostra con un atteggiamento di “religioso ascolto”, per permettere alla nostra esistenza ecclesiale di progredire con lo stesso entusiasmo degli inizi, verso i nuovi orizzonti che il Signore intende farci raggiungere». 

A proposito di cambiamenti significativi che indicano come la dottrina debba «guardare anche al presente, alle nuove condizioni», come affermava Papa Roncalli, si può ricordare il grande salto rappresentato da Familiaris consortio di Giovanni Paolo II. In quell’esortazione post-sinodale, Wojtyla metteva bene in chiaro l’esistenza di circostanze attenuanti: «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido».

E affermava, rompendo con una secolare tradizione, che i divorziati in seconda unione, i quali per vari motivi non possono tornare ai rispettivi matrimoni ormai falliti, potevano accedere ai sacramenti se si impegnavano a vivere come fratello e sorella, cioè astenendosi dai rapporti sessuali. Questa decisione in quel momento rappresentava una importante novità. I divorziati risposati disposti a vivere come fratello e sorella (circostanza questa che ovviamente ha a che fare con la loro intimità e non è scritta nei documenti di identità né nei cartellini di riconoscimento), potevano non soltanto venire accolti nella comunità cristiana, ma anche partecipare all’eucaristia.

Alcuni anni dopo, nella lettera al cardinale Penitenziere Maggiore William Wakefield Baum (22 marzo 1996), Papa Wojtyla affermava: «Conviene peraltro ricordare che altro è l’esistenza del sincero proponimento, altro il giudizio dell’intelligenza circa il futuro: è infatti possibile che, pur nella lealtà del proposito di non più peccare, l’esperienza del passato e la coscienza dell’attuale debolezza destino il timore di nuove cadute; ma ciò non pregiudica l’autenticità del proposito, quando a quel timore sia unita la volontà, suffragata dalla preghiera, di fare ciò che è possibile per evitare la colpa». E l’anno successivo, nel vademecum per i confessori in materia di morale familiare, redatto dal cardinale Alfonso Lopez Truijllo, si leggeva che «la recidiva nei peccati di contraccezione non è in se stessa motivo per negare l’assoluzione; questa non si può impartire se mancano il sufficiente pentimento o il proposito di non ricadere in peccato». 

Una riflessione più accurata e pacata sulla storia della Chiesa e sulla teologia aiuterebbe a far comprendere, ad esempio, che è tradizionale l’insegnamento di Amoris lætitia là dove si afferma che nella valutazione della colpa ci possono essere delle attenuanti. Nel capitolo 8 dell’esortazione frutto di due Sinodi, il Papa, sulla scia di questa tradizione, ha aperto alla possibilità – senza cadere nella casistica e senza permissivismi o via libera indiscriminati – che in qualche caso i divorziati in seconda unione (che non riescono a vivere come fratello sorella ma si rendono conto della loro condizione e iniziano un cammino) possano accedere anche ai sacramenti, dopo un periodo di discernimento accompagnato da un sacerdote. Come peraltro già accadeva in passato in taluni casi nel rapporto con il confessore. 

 Pubblicato il 11/10/2017

Andrea Tornielli Vatican insider 11 ottobre 2017

www.lastampa.it/2017/10/11/vaticaninsider/ita/vaticano/non-si-pu-conservare-la-dottrina-senza-farla-progredire-XxYF6jcZEKE08ObCgrIheK/pagina.html

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ASSEGNO DI MANTENIMENTO

Le obbligazioni verso i figli e quelle verso la moglie operano su piani differenti

Non può la caduta o la riduzione delle prime andare automaticamente a favore delle altre.

Corte di Cassazione, prima sezione civile, sentenza n. 19746, 9 agosto 2017.

Testo integrale Elena Jaccheri 13 ottobre 2017

www.studiolegalejaccheri.it/2017/10/13/le-obbligazioni-verso-figli-quelle-verso-la-moglie-operano-piani-differenti-non-puo-la-caduta-la-riduzione-delle-prime-andare-automaticamente-favore-delle

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ASSEGNO DI MANTENIMENTO DEI FIGLI

Il mantenimento dei figli maggiorenni

Il mantenimento dei figli maggiorenni è un tema molto attuale e con importanti implicazioni pratiche. La Corte di Cassazione, in svariate pronunce, si è trovata a definire i limiti e le condizioni di tale obbligo genitoriale, che poggia su di un preciso quadro normativo.

La normativa. Innanzitutto rileva l’articolo 30 Costituzione, secondo cui “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.”

Il legislatore ordinario specifica poi, agli articoli 147 c.c., 315 bis c.c. e 316 bis c.c., che questo dovere di mantenimento deve tener conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni dei figli, e che, inoltre, deve essere svolto in proporzione alle rispettive sostanze dei genitori e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo.

L’articolo 337 septies c.c. rafforza il quadro, stabilendo che il giudice, in base alle circostanze, può disporre il pagamento di un assegno periodico ai figli maggiorenni non indipendenti economicamente.

Ai sensi dell’articolo 337 ter c.c., in caso di divorzio o separazione, la determinazione dell’assegno di mantenimento periodico deve considerare le esigenze attuali del figlio, il suo tenore di vita goduto in convivenza con entrambi i genitori, i tempi di permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche e la valenza dei compiti domestici e di cura assunti da entrambi i genitori.

I limiti al mantenimento. Il raggiungimento della maggiore età dei figli non rappresenta lo spartiacque per l’obbligo di mantenimento a carico dei genitori, come ha ribadito in diverse sue pronunce la Corte di Cassazione (tra le altre, Corte di Cassazione civile, n. 4765 del 3 aprile 2002). Questo, infatti, persiste fino a quando il figlio non abbia raggiunto l’indipendenza economica o sia stato posto dai genitori nelle condizioni di essere autosufficiente, potendo provvedere autonomamente alle proprie esigenze di vita.

Essendo il concetto di “autosufficienza economica” molto generico, la giurisprudenza ne ha definito e specificato la portata, a seconda dei casi concreti.

L’indipendenza economica, da un lato, non si intende raggiunta con qualsiasi impiego o reddito (ad esempio con un lavoro precario), dall’altro lato non è neanche necessario un lavoro stabile: è sufficiente che il figlio disponga di un reddito e di un patrimonio idonei al proprio sostentamento.

E’ d’altra parte pacifico che lo status di autosufficienza economica del figlio equivalga ad un reddito corrispondente alla sua professionalità, acquisita in relazione alle normali e concrete condizioni di mercato (tra le altre, Corte di Cassazione civile, Sezione I, n. 20137 del 3 settembre 2013).

Cessazione dell’obbligo di mantenimento. La cessazione dell’obbligo di mantenimento “genitoriale” risulta ascrivibile, oltreché alla ipotesi ordinaria della intervenuta autonomizzazione, anche a situazioni riconducibili ad un comportamento colposo e negligente del figlio che, posto dinanzi ad offerte di lavoro, le abbia rifiutate ingiustificatamente, oppure abbia mostrato colpevole inerzia, prolungando il percorso di studi in modo non proficuo.

Si tratta, in ogni caso, di un accertamento di carattere relativo, che deve essere parametrato alle capacità ed aspirazioni, al percorso scolastico e universitario del soggetto, nonché alle condizioni del mercato del lavoro, relativo alla formazione e specializzazione conseguite.

Per l’esenzione dall’obbligo di mantenimento, è necessario un provvedimento del giudice dichiarativo della intervenuta estinzione della obbligazione ex lege per una delle suindicate cause. In particolar modo sarà onere del genitore che vuole ottenere l’esonero, dimostrare in giudizio l’intervenuta autosufficienza economica o che il mancato svolgimento di attività lavorativa dipende da colpevole inerzia del figlio (in tal senso, Corte di Cassazione civile, sezione III, n. 13184 del 16 giugno 2011).

E’ chiaro, dunque, che il mantenimento del figlio maggiorenne è da escludersi quando, avendo egli svolto una attività lavorativa, abbia raggiunto una capacità idonea al proprio sostentamento.

Va precisato, a tal proposito, che non rilevano eventuali sopravvenute circostanze ulteriori, come la negatività dell’andamento dell’attività commerciale espletata, le quali rendono il figlio momentaneamente privo di un sostentamento economico: l’obbligo di mantenimento è infatti già cessato e non può risorgere (Corte di Cassazione civile, sezione I, n.1761 del 28 gennaio 2008). Sostiene a tal proposito la Corte Suprema (sezione VI, n.1585 del 27 gennaio 2014) che tutt’al più potrebbe sorgere per il genitore un dovere alimentare, il quale però si fonda su presupposti del tutto differenti (art. 433 c.c. e seguenti).

Legittimazione ad agire. La giurisprudenza di legittimità è unanime nel ritenere che il coniuge, il quale provveda direttamente e integralmente al mantenimento del figlio convivente divenuto maggiorenne e non ancora autosufficiente, è legittimato a pretendere l’assegno di mantenimento dall’altro coniuge.

Questa legittimazione, definita concorrente a quella del figlio maggiorenne, è subordinata alla mancata azione giudiziaria di quest’ultimo e si giustifica per il fatto che sul genitore convivente gravano le spese di mantenimento; obbligo solidale in capo ad entrambi i genitori ex articolo 147 e 148 c.c.

Di fronte a tale domanda, il giudice dovrà riconoscere il diritto al contributo fatto valere dal genitore, salva poi la sua discrezionalità nel modulare in concreto il provvedimento, potendo prevedere il versamento solo in capo al genitore o solo in capo al figlio, oppure in parte all’uno ed in parte all’altro.

In tale modulazione si terrà conto sia dell’autonomia del figlio nella cura dei propri interessi, sia dell’interesse del genitore convivente ad ottenere l’anticipazione delle spese su di lui gravanti.

Nicolò Granocchia, Ambra Mostarda, Silvia Scattolini Università degli Studi di Perugia,

Eleonora Mattioli Edotto 12 ottobre 2017

www.edotto.com/articolo/il-mantenimento-dei-figli-maggiorenni?newsletter_id=59df91f7fdb94d1f0c8142f5&utm_campaign=PostDelPomeriggio-12%2f10%2f2017&utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_content=il-mantenimento-dei-figli-maggiorenni&guid=8f012090-fa95-4614-aa05-a6f80dbaac68

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ASSEGNO DIVORZILE

Il divario dei redditi tra i coniugi non conta più, addio assegno

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 23602, 9 ottobre 2017.

https://www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_27776_1.pdf

La Corte di Cassazione continua a fare applicazione del principio stabilito dalla sentenza 11504/2017 con cui la giurisprudenza di legittimità ha sancito l’abbandono del riferimento al “tenore di vita goduto in costanza di matrimonio” come parametro per il riconoscimento dell’assegno divorzile.

Nella recente ordinanza la Cassazione ha infatti accolto il ricorso di un uomo a carico del quale la Corte d’Appello aveva posto l’obbligo di versamento all’ex coniuge di un assegno divorzile di 200 euro mensili.

La Corte territoriale aveva giustificato il riconoscimento dell’assegno nei confronti dell’ex moglie in quanto costei, benché svolgesse un’attività lavorativa dipendente e le fosse stata assegnata la casa coniugale, non aveva redditi adeguati a conservare il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, tenuto conto del divario tra le retribuzioni delle parti e la necessità di riequilibrare le situazioni economiche degli ex coniugi.

Nel ricorso in Cassazione, l’onerato evidenzia che la funzione dell’assegno divorzile, ai sensi dell’art. 5, comma 6, della legge 1 dicembre 1970, n. 898 (come sostituito dall’art. 10 della legge n. 74/1987), è assistenziale e la sua ex era in possesso di mezzi e redditi che le avrebbero consentito di vivere un’esistenza autonoma e dignitosa essendo stata anche assunta a tempo indeterminato.

Un motivo fondato per gli Ermellini, i quali rammentano che l’orientamento applicato dalla Corte di merito circa la verifica delle condizioni legali per attribuire l’assegno divorzile, è stato recentemente superato dalla giurisprudenza di legittimità. Secondo tale rinnovata interpretazione, richiesto l’assegno divorzile, il giudice del divorzio deve svolgere un giudizio distinto in due fasi: nella prima, quella dell’an debeatur, deve verificare se la domanda dell’ex coniuge richiedente soddisfa le relative condizioni di legge (ossia la mancanza di mezzi adeguati o, comunque, l’impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive).

Ciò non avviene, tuttavia, con riguardo ad un “tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio”, ma con esclusivo riferimento all’indipendenza o autosufficienza economica dell’ex desunta da una serie di principali “indici” ossia: il possesso di redditi di qualsiasi specie e/o di cespiti patrimoniali mobiliari e immobiliari (tenuto conto di tutti gli oneri “lato sensu” imposti e del costo della vita nel luogo di residenza dell’ex coniuge richiedente); la capacità e possibilità effettive di lavoro personale (in relazione alla salute, all’età, al sesso e al mercato del lavoro dipendente o autonomo); la stabile disponibilità di una casa di abitazione.

L’onere probatorio della non indipendenza o autosufficienza economica, precisa la sentenza, incombe sul richiedente medesimo, in base alle pertinenti allegazioni, deduzioni e prove da lui offerte, fermo il diritto all’eccezione ed alla prova contraria dell’altro ex coniuge.

Le condizioni reddituali dell’altro coniuge possono avere rilievo solo riguardo la seconda ed eventuale fase della quantificazione dell’assegno, a cui si accede solo se la prima si sia positivamente conclusa per chi richiede l’assegno: nella fase del quantum debeatur, infatti, emergono tutti gli elementi indicati dalla norma («condizioni dei coniugi», «ragioni della decisione», «contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune», «reddito di entrambi») che il giudice valuterà anche in rapporto alla durata del matrimonio al fine di determinare in concreto la misura dell’assegno divorzile.

Per il riconoscimento dell’assegno divorzile non è dunque sufficiente, come nel caso di specie, che il giudice fondi l’accoglimento della domanda sulla base del mero divario tra le retribuzioni e sull’inadeguatezza dello stipendio percepito dalla donna se raffrontato alla situazione economica in costanza di matrimonio. In virtù di tali principi, il ricorso va accolto con rinvio alla Corte d’Appello in diversa composizione.

Lucia Izzo Newsletter Giuridica Studio Cataldi 12 ottobre 2017

www.studiocataldi.it/articoli/27776-divorzio-il-divario-dei-redditi-tra-i-coniugi-non-conta-piu-addio-assegno.asp

Se costituita una nuova famiglia l’assegno di divorzio si perde definitivamente

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 18111, 21 luglio 2017.

Se costituita una nuova famiglia (ancorché venuta meno) il diritto all’assegno di divorzio si perde definitivamente

Testo Elena Jaccheri 13 ottobre 2017

www.studiolegalejaccheri.it/2017/10/13/costituita-nuova-famiglia-ancorche-venuta-meno-diritto-allassegno-divorzio-si-perde-definitivamente

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter CISF – n. 37, 11 ottobre 2017

www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=wcY1ihxk3vY

“Ci sono campagne per la prevenzione della salute delle persone e degli animali, per le cose di uso quotidiano come l’auto e la caldaia; ultimamente anche per i danni delle calamità naturali. Perché non farne una anche per prevenire il disfacimento della famiglia? AAF ne propone una ogni anno. Quest’anno è giunta alla decima edizione ed ha il titolo “Alla ricerca dell’armonia nella coppia”. La campagna offre nei mesi di ottobre e novembre un check-up gratuito sull’intesa di coppia. Dopo il questionario, la coppia incontrerà uno psicologo che, a partire dai risultati emersi, potrà effettuare una chiara e utile restituzione. Hanno aderito per questo servizio gratuito oltre 300 selezionati psicologi, presenti in tutta Italia”. Tutte le informazioni e l’accesso al cheek up sul sito www.aiutofamiglia.org

  • Dati e riflessioni per capire meglio la famiglia oggi. Nel secondo capitolo di Amoris lætitia, papa Francesco invita a prestare attenzione alla “realtà concreta” delle famiglie oggi. Pietro Boffi del Cisf è stato invitato da varie realtà della pastorale familiare (la Commissione regionale dell’Abruzzo-Molise, l’Ufficio famiglia della Diocesi di Milano, le religiose dell’USMI,…) per presentare, alla luce delle considerazioni contenute nel secondo capitolo di Amoris lætitia e dei più aggiornati indicatori socio-demografici, le principali sfide che la famiglia affronta oggi in Italia.

file:///D:/Documenti/Dropbox/Gianchi%20UCIPEM%20news/newscisf3717_allegato1(2).pdf

  • Passata la festa. Le attese dopo la Conferenza sulla famiglia. Un commento su Famiglia cristiana di domenica 8 ottobre 2017 del Direttore del Cisf (Francesco Belletti). “Una politica capace di grandi voli retorici quando “si parla” di Famiglia, ma avara quando si tratta di impegnare risorse per il suo sostegno”

www.famigliacristiana.it/articolo/la-conferenza-di-roma-alla-famiglia-soltanto-promesse-le-priorita-sono-altre.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_11_10_2017

  • I primi momenti (di vita) sono decisivi per ogni bambino. Solo 15 paesi nel mondo (tra cui l’Italia), hanno almeno tre politiche nazionali di base che aiutano a garantire ai genitori il tempo e le risorse di cui hanno bisogno per supportare un sano sviluppo del cervello dei propri bambini. Mentre altri 32 paesi, in cui vive un bambino su otto di tutti i bambini del mondo con meno di 5 anni, non hanno nessuna di queste politiche. È quanto afferma il rapporto “Early Moments Matter for Every Child” dell’Unicef, secondo cui garantire due anni di istruzione prescolare gratuiti, il congedo per allattamento pagato per i primi sei mesi di vita del bambino, 6 mesi di maternità e un mese di paternità retribuiti contribuiscono a gettare le basi per uno sviluppo ottimale della prima infanzia.

www.unicef.it/doc/7762/nuovo-rapporto-sullo-sviluppo-della-prima-infanzia.htm

  • Papa Francesco alla Pontificia Accademia della Vita. Splendido, il pur breve intervento di Papa Francesco alla rinnovata Accademia della vita, lo scorso 5 ottobre 2017, con alcuni richiami che costituiscono un’agenda possibile non solo per i grandi esperti dell’Accademia, ma per tutte le persone, credenti e non, convinte del valore fondativo della dignità della vita. Ad esempio quando ricorda che: “La fede cristiana ci spinge a riprendere l’iniziativa, respingendo ogni concessione alla nostalgia e al lamento. La Chiesa, del resto, ha una vasta tradizione di menti generose e illuminate, che hanno aperto strade per la scienza e la coscienza nella loro epoca. Il mondo ha bisogno di credenti che, con serietà e letizia, siano creativi e propositivi, umili e coraggiosi, risolutamente determinati a ricomporre la frattura tra le generazioni. Questa frattura interrompe la trasmissione della vita”. Oppure quando segnala che: “l’utopia del “neutro” rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita. La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale, che la tecnologia biomedica lascia intravvedere come completamente disponibile alla scelta della libertà – mentre non lo è! –, rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda”.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171005_assemblea-pav.html

  • L’inclusione scolastica per gli alunni con disabilità. Percorso di formazione on line per personale della scuola e familiari. Questa volta inseriamo in questa sezione non un percorso universitario di specializzazione, ma un progetto di formazione per professori, accreditato dal MIUR. Sei moduli, dal 3 al 30 novembre 2017, interessante sia per il tema (migliorare l’inclusione nella scuola per gli alunni con disabilità), ma soprattutto perché è un percorso di e-learning (formazione on line), estremamente utile per favorire la più ampia partecipazione. “Anffas Onlus, in collaborazione con il Consorzio “La rosa blu”, organizza il secondo appuntamento con il corso di formazione a distanza (on line, 20 ore) “L’inclusione scolastica per gli alunni con disabilità”, un percorso che consente a tutto il personale del comparto scuola ed ai familiari di conoscere “cosa fare, quando farlo e come farlo” per garantire tale diritto a partire dal primo giorno di scuola, cosa che non è affatto scontata, come dimostrano le già numerose segnalazioni giunte dalle famiglie. L’iniziativa è accreditata al MIUR e prevede un contributo

www.anffas.net/Page.asp/id=265/N201=15/N101=6293/N2L001=Formazione/l-inclusione-scolastica-per-gli-alunni-con-disabilit%C3%A0-nuova-edizione

Sarà possibile accedere alla piattaforma 24 ore su 24 da qualsiasi dispositivo mobile (pc, tabtlet e smartphone) e scaricare il materiale didattico visualizzato durante le video lezioni. Le video-lezioni potranno essere visualizzate anche più volte ma non salvate. Periodo di iscrizione: dal 03 al 30 ottobre 2017. Periodo di svolgimento dal 31 ottobre al 30 novembre 2017.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/PROGRAMMA%20%20INIZIATIVA%20FORMATIVA%20-%20L%25u2019%20INCLUSIONE%20SCOLASTICA%20PER%20GLI%20ALUNNI%20CON%20DISABILITA(1).pdf

Save the date

Nord Ascoltare lasciando traccia, Convegno internazionale di mediazione, promosso dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con il Laboratorio sui processi di mediazione e l’Associazione MEDES, Milano, 20-21 ottobre 2017.

http://www.unicatt.it/eventi/evt-ascoltare-lasciando-traccia

Fare società oggi. Socializzare i problemi, socializzare le opportunità, Social Festival – Appuntamento nazionale, quarto appuntamento nazionale di “Animazione Sociale”, Torino, 15-18 novembre 2017.

http://www.animazionesociale.it

Centro la dimensione internazionale delle migrazioni. Presentazione del Rapporto 2017, Fondazione Leone Moressa, Roma, 18 ottobre 2017.

www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/presentazione-del-rapporto-2017-sulleconomia-dellimmigrazione

Sud Corso di formazione in “operatore di percorsi di accompagnamento alla nascita“, promosso da IGEA Centro Promozione Salute, Pescara, 11-12 novembre 2017, 2-3 dicembre 2017, 20-21 gennaio 2018.

http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/ottobre2017/5049/index.html

Estero Towards a healthy digital ecosystem: Values, Competences & Responsibilities(Verso un ecosistema digitale sano: valori, competenze e responsabilità), promosso da Alliance Eliant, Bruxelles, 28 novembre 2017. https://eliant.eu/en/news/conference-nov-2017/

Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

Con tutti i link http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/ottobre2017/5049/index.html

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CHIESA CATTOLICA

(…) 1. Un cambiamento d’epoca. Parlando a Firenze al Convegno ecclesiale nazionale, Papa Francesco ha detto che «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Questo è uno snodo decisivo: il punto di partenza per la riflessione e l’impegno. Quasi nulla è più come prima. Dobbiamo assumere la piena consapevolezza che stiamo vivendo in un mondo profondamente cambiato, in un’Italia molto diversa rispetto al passato e con una Chiesa sempre più globale. In questa nuova realtà, sorgono nuove sfide e nuove domande a cui bisogna fornire, senza paura e con coraggio, delle risposte altrettanto nuove. Oggi viviamo in una società tecnologica e secolarizzata. Una società, afferma Papa Francesco, che corre un «grande rischio»: quello di essere caratterizzata da «una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata» (Evangelii Gaudium 2). L’uomo moderno è troppo spesso un uomo spaesato, confuso e smarrito. Un uomo ferito non solo perché ha perso il «senso del peccato», ma perché «cerca salvezza dove si può». E così si aggrappa a tutto e a chiunque sia in grado di fornire un significato alla vita. Questa umanità ferita, inoltre, abita un mondo dove è ormai emersa una nuova questione sociale che investe la sfera economica e quella antropologica, la dimensione culturale e quella politica, i cui riflessi si fanno sentire profondamente anche in ambito religioso. Basti pensare all’introduzione della robotica nell’industria, alle applicazioni biomediche sul corpo umano, all’impatto ambientale delle grandi città, alle nuove forme di comunicazione e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Questa nuova questione sociale è caratterizzata da almeno tre fattori: lo sviluppo pervasivo di un nuovo potere tecnico, come aveva intuito profeticamente Romano Guardini; la crisi dell’umano e dell’umanesimo che è il fondamento della nostra civiltà; una manipolazione sempre più profonda dell’oikos, della nostra casa comune, della Terra. In questo eccezionale «cambiamento d’epoca», da cinque anni, abbiamo la grazia di trovarci di fronte al messaggio profetico di Papa Francesco, che mette al centro di tutto il Vangelo di Gesù, ci esorta ad andare verso i poveri e ci invita a guardare questo nuovo mondo da un angolo visuale diverso, quello delle periferie. Il cuore pulsante di questo messaggio profetico è la conversione pastorale. Che è, al tempo stesso, un richiamo tradizionale e radicale: è «l’esercizio della maternità della Chiesa», di una Chiesa che è incarnata nella storia, che non si ritira nelle astrattezze moralistiche o solidaristiche e che parla i linguaggi della contemporaneità in continuo movimento. Questo messaggio richiede una autentica ricezione di tutta la Chiesa: dei vescovi, dei preti, dei religiosi, delle suore, dei diaconi e dei laici. Qui si gioca la nostra responsabilità. Il Papa chiama ognuno a fare la sua parte. Sa che c’è bisogno di tutti. E chiede di liberarci dal clericalismo, perché ogni persona possa avere pienamente il suo spazio in una Chiesa autenticamente sinodale.

2. Quello che ci sta a cuore. La Chiesa italiana, per portare la luce di Cristo in questo mondo nuovo, deve far affidamento su alcune preziose bussole di orientamento. Si tratta di priorità che coniugano una sapienza antica con l’attuale magistero pontificio: lo spirito missionario; la spiritualità dell’unità; e la cultura della carità. (…)

3. Ambiti da non disertare. In questo contesto che ho sinteticamente illustrato vedo alcuni ambiti su cui la Chiesa italiana è chiamata a fare un serio discernimento: il lavoro; i giovani; la famiglia; le migrazioni.

(…) 3.3. La famiglia La Chiesa italiana, pur tra molte difficoltà, è una Chiesa di popolo. E questo popolo è senza dubbio costituito da milioni di famiglie, che costituiscono la cellula basilare della società italiana. Il contesto attuale – caratterizzato da un crescente aumento di convivenze, separazioni e divorzi, nonché da un tasso di natalità che continua a diminuire drammaticamente – ci impone di guardare alla famiglia in modo concreto, senza cercare alcuna scorciatoia, scorgendo nelle fragilità della famiglia non solo i limiti dell’uomo, ma soprattutto il luogo della Grazia. Sono almeno tre le sfide che la famiglia deve affrontare nel mondo contemporaneo. E queste sono altrettante sfide anche per la Chiesa italiana.

  1. La prima è di tipo esistenziale e risiede nelle difficoltà di formare ed essere una famiglia. Spesso vedo molte coppie indugiare, dubbiose e incredule che sia possibile dar vita ad una relazione «per sempre». Infatti, le donne e gli uomini di oggi sono cresciuti in un clima dove tutto – perfino le relazioni umane – viene consumato in modalità «usa e getta».

  2. La seconda sfida è di tipo sociale e consiste nel riuscire a rendere più a misura di famiglia la nostra società, sempre più complessa e logorante. Questa faticosa civiltà urbana, come aveva già intuito Paolo VI, produce una serie di ostacoli oggettivi alla vita familiare: la precarizzazione del lavoro, ad esempio, ferisce l’anima dei coniugi e impedisce di formare una base minima di stabilità; i ritmi ossessivi producono una sorta di nevrosi sociale impedendo di avere del tempo da dedicare al coniuge e ai figli; la mobilità sociale rompe le tradizionali reti generazionali di mutua assistenza tra nonni e figli; e infine, la donna, sempre più spesso racchiusa tra una maternità desiderata e un lavoro necessario, rischia di non comprendere più qual è il suo ruolo all’interno della famiglia e della società.

  3. La terza sfida ci introduce, infine, in uno dei più grandi temi di discussione degli ultimi decenni e si riferisce alla questione antropologica e alla difesa e alla valorizzazione della famiglia tra uomo e donna, aperta ai figli. Una sfida culturale e spirituale di grandissima portata. Per questo motivo noi abbiamo di fronte due strade: innanzitutto, quella pastorale in cui dobbiamo impegnarci nelle Diocesi, nelle parrocchie e negli uffici pastorali per recepire con autenticità lo spirito dell’esortazione apostolica Amoris Lætitia, in secondo luogo, quella sociale in cui chiediamo con forza alle Istituzioni – a partire dalla prossima Conferenza Nazionale per la famiglia – di elaborare politiche innovative e concrete, che riconoscano, soprattutto, il «fattore famiglia» nel sistema fiscale italiano. Una misura giusta e urgente, non più rinviabile, per tutte le famiglie, in particolare quelle numerose. Una misura di cui avvertiamo l’assoluta importanza non solo perché avrebbe dei benefici sui redditi familiari ma perché potrebbe avere degli effetti positivi su un tema cruciale per il futuro della nazione: quello della natalità.

25 settembre 2017

Notizie e commenti di ottobre da C3dem 9 ottobre 2017 Testo integrale

www.c3dem.it/wp-content/uploads/2017/09/Prolusione-25-settembre-2017.pdf

http://www.chiesacattolica.it/prolusione-del-card-bassetti/

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CHIESE CRISTIANE

Lettera a papa Francesco. Il papa che Lutero avrebbe voluto

Caro papa Francesco, lo sai, il 2017 è un anno importante per i luterani. In molti siamo elettrizzati nel commemorare l’audacia di un monaco agostiniano del XVI secolo, che il 31 ottobre 1517 affisse le sue 95 tesi al portone della cattedrale di Wittemberg. Le dita volano sulla tastiera per celebrare o discutere in modo febbrile contributi e punti deboli di Martin Lutero. Io, però – “marinata” nel luteranesimo americano per quasi tutta la vita – mi trovo a scrivere a te, il capo della Chiesa cattolica.

Forse è un momento particolare per le lettere degli ammiratori luterani. Eppure, da quando sei diventato vescovo di Roma nel 2013, sono sempre più convinta che sei il papa che Lutero avrebbe voluto 500 anni fa. Ecco quattro motivi.

  1. Ci aiuti a vedere Cristo nel prossimo. Lutero ha sempre insistito sull’“amore per il prossimo” come nodo decisivo per amare Cristo e rispondere a un mondo che fa del male. Identificava il prossimo nel sofferente, chiunque esso fosse. Inveiva contro il disprezzo del povero e dell’affamato. Invocava la creazione di una cassa comunale per l’assistenza sociale. Aborriva le pratiche dell’usura e la vendita delle indulgenze. Una volta hai detto: «Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!», e hai dato al mondo innumerevoli esempi di una Chiesa del genere. Il tuo primo viaggio pastorale fuori Roma è stato per incontrare i migranti che fuggivano dalla povertà e dalla violenza. Hai lavato i piedi a musulmani, a donne, a detenuti. Hai fatto installare bagni e docce in Vaticano per coloro che vivono per le strade di Roma. Dopo il tuo discorso storico del 2015 a una seduta congiunta del Congresso Usa, hai pranzato non con l’élite di Washington, ma con gli ospiti di un centro per senzatetto.

  2. Ci aiuti a vedere Dio nella creazione. Lutero amava la vita nelle sue forme variegate e affascinanti: le sue acque vivificanti, le sue creature, i paesaggi. Nei suoi scritti faceva continuamente riferimento alla creazione e alla vita quotidiana. Assaporava il piacere di condividere il cibo, il vino e la conversazione, connettendo questa sorta di comunione con il sacramento. In breve, Lutero individuava il divino “in, con e sotto” tutto il creato. Tu hai scelto il nome di Francesco d’Assisi, che amava la Terra e tutte le sue creature. La tua prima enciclica, Laudato Si’, mette a nudo il fatto che il cambiamento climatico aggrava ogni altro male sociale e la crudele ironia per cui coloro che meno contribuiscono al degrado della nostra casa comune ne stanno pagando il prezzo più alto. Ci chiedi di affrontare non solo queste dure realtà del pianeta, ma anche le parti di noi che non vorremmo vedere: egoismo, indifferenza e intenzionale ignoranza. Ma la Laudato Si’ esprime anche una profonda speranza. Hai scritto: «Essendo [l’essere umano] stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosità, solidarietà e cura» (n. 58). Il cuore della storia cristiana è in un richiamo profetico a una nuova vita, una resurrezione che non riguarda semplicemente la salvezza delle anime, ma atti concreti che restaurino e rinnovino la vita qui ed ora. Significa scongelare i nostri cuori e aprirli all’esterno in un autentico amore di sé, del prossimo, del pianeta e di Dio.

  3. Coniughi umiltà e audacia. Lutero accusava la Chiesa di papa Leone X di essere “gonfia” di superbia opulenta e di avidità. Lo faceva infuriare vedere chierici ordinati abusare della fiducia, delle risorse finanziarie, della fede e del timore del loro gregge. Voleva profondamente che i cristiani, ordinati e laici, comprendessero che siamo paradossalmente liberi in Cristo e allo stesso tempo chiamati a essere “servi di tutti”. La tua testimonianza nel mondo è di grande umiltà, a partire dalla decisione di vivere in un semplice appartamento invece che nel palazzo apostolico. Non hai paura di chiedere scusa. Comprendi la visione di Lutero per cui l’essere umano è allo stesso tempo santo e peccatore, che ogni persona è sempre sia amata sia incompleta, capace di esprimere grazia e riconciliazione ma sempre bisognosa di riconciliazione e perdono. Allo stesso tempo sei una rockstar. Sei apparso sulla copertina di Rolling Stone e sei stato nominato da Time “persona dell’anno”. Come Lutero, hai raggiunto la fama internazionale in una cultura dell’immagine e utilizzi strategicamente le sue tecnologie. Lutero usava Facebook e Snapchat dei suoi tempi: incisioni su legno, stampa, affissione pubblica di documenti. Attraverso interviste a braccio e conferenze stampa, Twitter e programmi di divulgazione, tu fai uso della tua posizione privilegiata per focalizzare la nostra attenzione su temi che spesso vogliamo evitare: disuguaglianza inaccettabile, fame cronica, abusi dei diritti umani, devastazioni della guerra.

  4. Ispiri una speranza e un’azione creativa. Lutero non aveva intenzione di rompere con la Chiesa cattolica, ma la sua fiera oratoria e il suo esempio audace innescarono un movimento e un rinnovamento della fede che non riuscì a anticipare pienamente né a contenere. La sua traduzione della Bibbia in tedesco la rese disponibile al pubblico per la prima volta e i suoi inni contribuirono ad accrescerne la partecipazione più piena alla liturgia. Il suo humour e la sua passione attirarono la gente in un’azione coraggiosa e in una comunità creativa. Anche tu sei fonte di ispirazione per molti nel pianeta. Nella parola e nell’azione rendi quanto mai chiaro che ciascuno ha un contributo da offrire. Insieme, abbiamo molto da fare: scienziati, capi religiosi, manager, artisti, ingegneri, insegnanti, imprenditori, avvocati, teologi, politici. Ora è il momento per noi di essere, come direbbe Lutero, “il sacerdozio di tutti i credenti” (e, aggiungo io, dei non credenti).

Tu sei fonte di ispirazione per me, papa Francesco. Mi aiuti a trovare il coraggio di vivere con uno scopo. Quindi, con coraggio, chiudo questa lettera con una fervente richiesta: che tu preghi per gli Stati Uniti e il mondo in questi tempi tumultuosi e confusi, che troviamo la nostra strada con il minimo danno a noi stessi e agli altri. Ti chiedo di pregare senza sosta perché l’umanità si svegli ascoltando la miriade di grida della creazione per fare in tempo qualcosa di significativo.

Dio ti benedica, Santo Padre. Sappi che prego con e per te.

Aana Marie Vigen, membro della Chiesa evangelica luterana in America, docente associata di Etica sociale cristiana presso la Loyola University Chicago.

Articolo apparso su “America magazine” (19 settembre 2017).

Testo originale: www.americamagazine.org/faith/2017/09/19/lutherans-love-letter-pope-francis

Tratto da: Adista Segni Nuovi n. 35, 14 ottobre 2017 www.adista.it/articolo/57738

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI

Bielorussia: sospesa la collaborazione con due Enti autorizzati.

In data 2 ottobre 2017 è pervenuta alla Commissione comunicazione che la parte bielorussa ha sospeso la collaborazione con due Enti autorizzati.

In data 3 ottobre 2017 la Commissione ha informato di tale evento gli Enti interessati.

In data 4 ottobre 2017 la Commissione ha assunto provvedimenti conseguenti a tutela delle famiglie che riceveranno direttamente comunicazione scritta.

In data 5 ottobre 2017 si è provveduto alla relativa annotazione nell’Albo degli Enti autorizzati.

Comunicato stampa CAI 10 ottobre 2017

www.commissioneadozioni.it/it/notizie/2017/comunicato-10102017.aspx

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CONSULTORI FAMILIARI

Albano Laziale (Roma ASL6). Procreazione Cosciente e Responsabile

L’accesso alle prestazioni dei consultori è diretto, cioè non richiede la prescrizione da parte del medico di libera scelta. Durante l’orario di ricevimento gli utenti possono richiedere un appuntamento, parlare con un operatore addetto all’accoglienza, recandosi personalmente in consultorio o telefonando.

La tutela della salute della donna, del bambino, del singolo, della coppia e della famiglia si articola mediante assistenza socio/sanitaria e medico/psicologica (informazioni – colloqui- visite consulenze – terapie

Le equipe sono generalmente composte da assistente sociale, ginecologo, infermiere, ostetrica, pediatra e psicologo.

Progetto Procreazione Cosciente e Responsabile

  • Gravidanza

  • Salute sessuale e riproduttiva

  • Consulenza ed educazione sanitaria preconcezionale

  • Assistenza sanitaria alle donne in gravidanza

  • Percorsi di preparazione alla maternità e paternità e di accompagnamento parto ed alla nascita

  • Consulenza ostetrica e psicologica in post-partum e puerperio

  • Promozione dell’allattamento materno

  • Assistenza sociale e psicologica alla donna e/o alla coppia

  • Prevenzione delle patologie connesse alla sessualità infertilità, sterilità

www.aslroma6.it/cittadino/distretti_new/procr/index.php

 

Ancona. Iniziative di formazione del Consultorio familiare CFC “Insieme” 2017-2018

  • MBSR (Mindfulness per la riduzione dello stress attraverso la consapevolezza). Nuova edizione del corso rivolto a persone di ogni età che intendono trovare modalità più sane ed equilibrate per rispondere alla sofferenza psicofisica e allo stress quotidiani. Attraverso la pratica di tecniche di meditazione si coltiveranno le facoltà della concentrazione, della calma mentale e quindi della consapevolezza con il fine di introdurli nella propria vita. È un corso prevalentemente pratico e richiede una buona dose di impegno personale nello svolgimento delle tecniche, sia durante gli incontri che in modo individuale durante le 8 settimane (più un mini ritiro) in cui si snoda il percorso.

  • L’esperienza del sé creativo. La riscoperta di sé attraverso il movimento, il corpo e l’espressività”. Un corso nel quale viene proposto un lavoro prevalentemente attraverso la Danza Sensibile, una disciplina che attraverso l’uso di movimenti consapevoli conduce a recuperare la sensibilità verso i messaggi del corpo, il suo uso creativo-espressivo, la propria personalità e i modi con cui si instaurano le relazioni con se stessi e con la realtà. Nel corso occasionalmente saranno proposti anche esercizi di gruppo che utilizzeranno stimoli musicali-vocali e di espressione creativa-improvvisativa.

  • Sconfiggere il bullismo: educare alle emozioni contro la violenza”. Questo corso rivolto a genitori, educatori e docenti che vogliono approfondire i vari aspetti che connotano questa problematica purtroppo così attuale e difficile da gestire, comprese le peculiarità della modalità “cyber” emersa in questi anni. Il corso ha un carattere prevalentemente preventivo e di prima formazione sul tema, ma è aperta al confronto delle esperienze e una parte sarà dedicata a presentare alcune linee di intervento nel contesto scolastico.

  • Separazione: Genitori Sempre. Gruppi di parola per genitori separati”. Un percorso dedicato al benessere delle persone che attraversano l’esperienza della separazione o del divorzio tra coniugi. Intende accompagnare l’ex coniuge a rielaborare i vissuti, anche dolorosi, connessi alla separazione, a superare la fase del conflitto relazionale e a trovare un nuovo adattamento positivo verso la costruzione di un’alleanza genitoriale educativa.

  • Parole ed emozioni. Gruppi di parola per i figli di genitori separati”, un percorso dedicato ai figli di genitori separati che utilizza lo stesso approccio dei gruppi di parola per sostenere i bambini e i ragazzi in questa fase attraverso l’accompagnamento e lo scambio di esperienze in gruppo con altri figli che vivono un’esperienza simile.

  • Nascere e crescere insieme. Corsi di preparazione alla nascita rivolto a donne in gravidanza e di accompagnamento alla maternità e alla paternità.

www.diocesiancona.it/wp/2017/10/11/iniziative-di-formazione-del-consultorio-familiare-insieme

 

Bergamo. Consultori Familiari Fondazione Angelo Custode Onlus: Progetti

Con la famiglia”. E’ un’iniziativa finalizzata ad allargare la capacità di cura della famiglia promuovendo servizi e progetti a sostegno dei suoi componenti (individui, coppia, genitori, figli e altri familiari), prevedendo tariffe contenute e accessibili. Colloqui psicologici a pagamento 50 euro a colloquio

Consultori collegati

www.consultoriofamiliarebg.it/archives/evento/colloqui-psicologici-pagamento

 

Roma. Consultori familiari: AIED apre all’assistenza in lingua rumena

Era il 1955 quando l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) ha aperto il suo primo consultorio in via Rasella. L’obiettivo era semplice, ma assai azzardato per i tempi: costituire una cultura della contraccezione e della procreazione consapevole fra le donne italiane, ostacolate dalla mancanza di informazione e da cavilli legali che negavano la vendita pubblica di contraccettivi. L’interruzione volontaria di gravidanza era ancora reato: solo nel 1978, attraverso il noto referendum, sarebbe diventata diritto e libera scelta della donna.

Nel 1984 Adrian Iancu, psicoterapeuta e sessuologo di origine romena, inizia la sua collaborazione con l’AIED di Roma. (…) Dall’inizio di ottobre 2017 il dr Iancu fornisce assistenza psicologica, sessuologica e mediazione per assistenza legale in lingua rumena nelle sedi AIED di via Toscana e viale Gorizia. La decisione di includere nei consultori AIED un’offerta a prezzi accessibili in lingua rumena nasce da un accordo siglato fra la presidenza AIED e l’Associazione dei Rumeni in Italia (ARI), dopo confronti con i responsabili di diverse associazioni romene della Capitale e con una discussione più approfondita con Andreea Pastârnac, attuale ministro dei romeni nel mondo.

“L’Italia è al primo posto fra i paesi di immigrazione dalla Romania” spiega Iancu, che vede nella comunità locale una difficoltà di comunicazione interna: “sebbene sia la comunità più numerosa, quella romena è scarsa nei suoi meccanismi di aggregazione. Fare divulgazione in questo contesto è difficile, ma molto importante”. Lo è ancora di più se si pensa che sono più di 140.000 secondo l’Istat le donne che dal 2010 al 2015 hanno fatto ricorso all’IVG nella sola provincia di Roma, e di queste oltre 16.000 cittadine straniere, la maggior parte hanno fra i 25 e i 29 anni.

Malgrado il dato sia in calo, le cifre restano alte: l’informazione sulla contraccezione consapevole può diventare risolutiva.

Veronica Adriani 12 ottobre 2017

www.piuculture.it/2017/10/consultori-familiari-aied-apre-allassistenza-in-lingua-rumena/

 

Toscana. Crisi coniugale, la sintesi del convegno regionale tenuto a San Romano

Rete dei consultori familiari di ispirazione cristiana

Il consultorio al servizio della famiglia

L’interazione dei Consultori Familiari di ispirazione cristiana con la Chiesa locale.

Vedi anche news UCIPEM n. 770, 8 ottobre 2017 pag.22

Aiutare le coppie a superare le crisi coniugali e a discernere la verità e validità del proprio matrimonio. Se ne è parlato sabato 7 ottobre 2017 al Convento francescano di San Romano in un convegno regionale promosso dal Consultorio Familiare Diocesano “A. Giani” in collaborazione con la Federazione Regionale dei Consultori di ispirazione cristiana. L’occasione per promuovere una riflessione ecclesiale a più voci, l’ha data la recente riforma del processo di riconoscimento della nullità matrimoniale, promossa da Papa Francesco con il Motu Proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus” promulgato nell’agosto del 2015, una riforma che mira essenzialmente a snellire e rendere più celeri le procedure canoniche di riconoscimento della nullità matrimoniale, a favorire il più possibile l’accesso anche a coloro sprovvisti di mezzi economici e ad aprire percorsi che mirino, oltre ad appurare la verità sul matrimonio, alla cura pastorale delle coppie che vivono la crisi della propria relazione.

A guidare la riflessione sono stati il vescovo di San Miniato, mons. Andrea Migliavacca, presente anche nella sua veste di esperto, docente di Diritto canonico presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e il presidente nazionale della Confederazione dei Consultori di ispirazione cristiana, don Edoardo Algeri, psicologo e sacerdote della diocesi di Bergamo. L’incontro è stato introdotto dal dott. Sandro Spagli, presidente del Consultorio familiare diocesano “A. Giani” di San Miniato il quale, in veste anche di presidente della Federazione Regionale, ha presentato il convegno e la volontà di ricercare una più ampia collaborazione, nelle diocesi, tra i Consultori familiari di ispirazione cristiana, gli operatori dei Tribunali ecclesiastici chiamati a verificare la validità del matrimonio e gli operatori della pastorale familiare. La cura pastorale dei fedeli separati o divorziati che dubitano della validità del proprio matrimonio o sono convinti della nullità del medesimo richiede infatti un processo che coinvolge vari ambiti della pastorale diocesana della famiglia, ognuno con una sua specificità.

Nel suo intervento, mons. Migliavacca ha spiegato con chiarezza e capacità di sintesi le novità introdotte dalla riforma, il servizio svolto dal Vescovo e dai parroci, le competenze degli avvocati di parte e il ruolo dei Tribunali ecclesiastici, il cui operato deve rispondere alle esigenze dei fedeli, che richiedono l’accertamento della verità sull’esistenza o meno del vincolo del loro matrimonio fallito. I Consultori familiari, in particolare, possono svolgere un’importante compito di aiuto nel servizio che gli è proprio, quello dell’ascolto e della consulenza: ovvero nella ricerca di un percorso di riconciliazione, in un ascolto attento dei coniugi che faccia luce sul loro percorso matrimoniale e che aiuti le persone ad affrontare, anche psicologicamente, un eventuale percorso procedurale di riconoscimento della nullità. E’ un compito che richiede ai Consultori familiari di dotarsi anche di figure esperte in questo campo, così da arricchire la propria equipe multidisciplinare nel servizio organico della cura della famiglia.

L’intervento di don Algeri, si è focalizzato invece sul ruolo dei Consultori familiari nel sistema del Welfare e sulla loro funzione socio-sanitaria ed educativa, dell’attenzione che le istituzioni statali e quelle regionali stanno cominciando ad avere nei confronti dei Consultori non pubblici, della riforma del Terzo Settore e delle modifiche introdotte dalla recente legge in ambito giuridico e fiscale per le ONLUS ed il Registro del volontariato.

Molto ampio e costruttivo il confronto dopo entrambe le relazioni, che ha visto gli interventi del vicario giudiziale presso il Tribunale Etrusco, mons. Roberto Malpelo, di avvocati ecclesiastici, di responsabili dei Consultori familiari e di incaricati diocesani della pastorale familiare di varie parti della Toscana.

Fonte: Consultorio Familiare “A. Giani” della Diocesi di San Miniato 11 ottobre 2017

www.gonews.it/2017/10/11/crisi-coniugale-la-sintesi-del-convegno-regionale-tenuto-san-romano

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Faenza. Intervento della vicepresidente Chiara Belosi.

Amoris: siamo famiglia! Gli operatori crescono

Il significato procreativo della sessualità, il linguaggio del corpo e i gesti d’amore vissuti nella storia di una coppia di coniugi, diventano una «ininterrotta continuità del linguaggio liturgico», e «la vita coniugale diventa, in un certo senso, liturgia» Papa Francesco, Amoris lætitia – n. 215

  1. Forum Wahou. Alla scoperta della teologia del corpo di San Giovanni Paolo II. Assisi 4-5 novembre 2017 guidato dall’equipe TOB del progetto Mistero Grande.

  2. Metodi naturali: proposta per una sessualità pienamente umana. Faenza 19 novembre 2017 guidato dalla dott.ssa Cinzia Bagnoli (ginecologa, insegnante metodo Billings, tutor attivo programma TeenStar).

  3. Promozione e difesa della vita. Faenza 3 dicembre 2017 guidato dalla dott.ssa Chiara Belosi (ginecologa, [operatrice del consultorio familiare UCIPEM] collaboratrice nei percorsi fidanzati diocesani) e da Francesco e Annamaria Civenni (sposi, associati a La Quercia Millenaria) .Progettare e gestire un intervento divulgativo Faenza 17 dicembre guidato da Claudio e Flavia Amerini (sposi, co-direttori Pastorale Familiare della Diocesi di Mantova).

www.pastoralefamiliarefaenza.it/wp

 

Mantova. Etica, Salute & Famiglia. Settembre 2017

E’ il periodico a cura del Consultorio e dell’Associazione Virgiliana di Bioetica

Armando Savignano – Embrioni umani modificati geneticamente. Inquietudini e interrogativi morali.

Marco Flisi- – L’assistenza spirituale agli ammalati.

Anna Orlandi Pincella – Le Madri Contadine: due storie di vita.

De Joseph Mibi Kakisingi – Violenza nella società congolese e i servizi di assistenza e recupero da parte dell’associazione «SAD».

Giuseppe Cesa – Considerazioni sulla sessualità.

Gabrio Zacchè – Serenity Prayer

www.consultorioucipemmantova.it/consultorio/index.php/pubblicazioni/etica-salute-famiglia/116-etica-salute-famiglia-settembre-2019

 

Messina-Intervista sull’autismo al dott. Emidio Tribulato, medico, neuropsichiatra infantile e psicologo.

Cos’è l’autismo e come può essere gestito un bambino autistico nell’ambito familiare.

Elena D’Eredità 12 ottobre 2017

http://www.ucipem.com/it/index.php?option=com_content&view=article&id=564:cos-e-l-autismo-e-come-si-puo-gestire-un-bambino-autistico-nell-ambito-familiare&catid=10&Itemid=163

 

Roma1. Consultorio familiare Centro La Famiglia. Alcune iniziative 2017-2018

Offerta formativa. L’Associazione Centro La Famiglia pone una particolare attenzione alla formazione sia dei propri soci ed operatori che degli utenti. L’attività di formazione riguarda, pertanto, tutti i settori di attività e si distingue in formazione elettiva, trasversale a tutte le aree di attività del Centro, ed in formazione curriculare, svolta dalla Scuola Italiana di Formazione per Consulenti Familiari (S.I.CO.F.).

L’Associazione con un costante processo di revisione persegue i seguenti obiettivi qualitativi relativi all’offerta formativa, stabiliti per i pertinenti livelli e funzioni:

  • Controllo accurato delle fasi di pianificazione, progettazione, realizzazione ed erogazione dell’offerta formativa;

  • Massima e tempestiva informazione sulle caratteristiche e modalità delle singole offerte formative con chiara indicazione delle finalità e dei risultati conseguibili;

  • Attestazione della partecipazione ad attività formative e riconoscimento dei crediti formativi maturati all’interno dei percorsi formativi che lo prevedono;

  • Aggiornamento continuo del personale e delle risorse professionali operanti a diverso titolo i nella formazione per realizzare un’elevata capacità di risposta alla pluralità di bisogni delle diverse tipologie di persone interagenti con l’Associazione.

Formazione elettiva. Il Centro La Famiglia, partendo anche da richieste ed analisi dei fabbisogni, propone percorsi di formazione elettiva, studiati per risolvere specifiche esigenze formative ed educative della propria utenza nelle diverse aree di attività e servizi, inseriti in un Piano dell’offerta formativa.

Il Centro La Famiglia offre, in particolare, un servizio di formazione continua per tutti gli ex allievi della Scuola Consulenti che hanno terminato il triennio e di formazione per utenti esterni ed interni. Detti servizi costituiscono un’opportunità per perfezionare la preparazione ed aggiornarsi sulle conoscenze teoriche o approfondire tematiche specifiche. Gli argomenti sono scelti tra quelli più cogenti e attuali che si riferiscono alla persona, alla famiglia e alla coppia.

  • Giornate di formazione rivolte a tutti nel corso dell’anno;

  • Seminari (quello annuale permanente di svolgimento a marzo);

  • Atelier (di svolgimento a novembre);

  • Corsi di approfondimento, seminari, laboratori esperienziali

  • Corsi di perfezionamento.

Il Seminario annuale di formazione permanente ed i corsi di perfezionamento sono riservati a chi ha frequentato la Scuola consulenti o ha già una preparazione analoga. Negli incontri seminariali sono predominanti i contributi e gli apporti scientifici e culturali. I gruppi di studio/approfondimento sono comunque strutturati in modo esperienziale con esercizi dinamici e con l’obiettivo di fare esperienza dell’argomento in discussione.

L’Atelier è un laboratorio, offerto in modalità esclusiva solamente per tutti gli allievi diplomati che vogliono continuare la loro formazione approfondendo la conoscenza di sé stessi e la relazione con gli altri per migliorare la professione di Consulente familiare ed affrontare particolari tematiche e confrontarsi su di esse ed in modalità aperta a tutti coloro che intendono approfondire in modo appositamente commisurato le tematiche proposte dal Centro La Famiglia. Anche i contributi teorici sono spesso di tipo metodologico. L’atelier si propone come un aiuto soprattutto esperienziale, attraverso TG, esercizi dinamici ed interattivi e confronto con i trainers.

Le giornate di formazione sono esperienze analoghe agli atelier, ma strutturate in modo da adattarsi ad un tipo di utenza più allargata.

I corsi di perfezionamento, sono un’altra occasione che il Centro La Famiglia offre per la formazione permanente dei Consulenti familiari, per aggiornarsi, approfondire e specializzarsi. I conduttori propongono, in genere, più argomenti di attualità così che i Consulenti familiari possano scegliere secondo le loro esigenze.

Il servizio Promozione della Famiglia offre come formazione elettiva una serie di incontri di formazione alla vita coniugale, un per-corso di formazione rivolto alle coppie di sposi e famiglie ed una serie di incontri strutturati per separati e divorziati.

Il Consultorio offre ai propri consulenti ed agli utenti come formazione elettiva un ventaglio di attività formative (corsi di approfondimento, seminari, laboratori esperienziali), su tematiche inerenti la consulenza familiare ed il benessere della persona, della coppia e della famiglia. (…)

www.centrolafamiglia.org/offerta-formativa

Taranto. Giornata di Studio con laboratori esperienziali su “PER – DONO”

La “Scuola Pugliese di Formazione alla Consulenza Familiare” di Taranto, che organizza per domenica 19 novembre 2017 la 10ª Giornata di Studio con laboratori esperienziali su “PER – DONO”.

La Giornata di Studio è patrocinata dall’A.I.C.C.e F.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

CONVIVENZA

Coordinatore genitoriale: un nuovo “tutore” per la coppia?

Mentre i tribunali stanno incentivando il ricorso alla coordinazione genitoriale per gestire i casi di più elevata conflittualità si apre un serrato dibattito sulla esatta qualificazione della nuova figura.

Intorno alla coordinazione genitoriale, strumento di recente introduzione destinato a gestire le coppie a più elevata conflittualità, è crescente l’interesse così come l’utilizzazione da parte dei tribunali: da Civitavecchia a Milano, da Pavia a Mantova, da Reggio Emilia a Varese e a Brescia.

La qualificazione “atecnica” del coordinatore genitoriale. Uno degli aspetti più dibattuti è certamente la qualificazione della figura dell’operatore, che si pone in modo certamente insolito per il nostro ordinamento nei confronti sia del giudice, che delle parti, nonché degli altri soggetti che gravitano intorno alla problematica. In particolare, una tesi che sta prendendo piede è quella che ne fa una sorta di “tutore” della coppia. Si tratta pressoché esclusivamente di una visione estranea al mondo giuridico e di provenienza giornalistica o di cultura psicologica.

Difficilmente, difatti, un’assimilazione del genere potrebbe provenire convintamente dagli addetti ai lavori, visto l’inquadramento che il tutore ha nel codice civile, ai sensi dell’art. 357 c.c., che ne descrive le competenze come integralmente sostitutive del tutelato in ogni ambito di scelta, riguardando sia la cura della persona, che la rappresentanza negli atti civili, che l’amministrazione dei beni. Non a caso è investito dell’incarico nei confronti di soggetti giuridicamente incapaci, tipicamente minorenni. Del resto, negli stessi luoghi ove il coordinatore è definito come una sorta di tutore o si mettono le virgolette o si usano in alternativa anche altre dizioni (ad es. “vigilante”), che rendono inequivocabile che ci si sta esprimendo in modo atecnico e non giuridico.

Coordinatore genitoriale: quale inquadramento? Resta, naturalmente, aperta la necessità di comprendere che natura abbia questa nuova figura, atteso che al suo inquadramento sono strettamente legati poteri e competenze, a loro volta determinanti ai fini dell’autorevolezza di cui può godere nei confronti delle parti.

Accantonate, per gli stessi motivi che valgono per il tutore, le parziali analogie con l’amministratore di sostegno (di cui alla legge 6/2004), appare evidente e innegabile che il coordinatore si muova all’interno delle procedure ADR (Alternative Dispute Resolution) e, in particolare, che buona parte dei suoi compiti e delle modalità operative si collochino nell’ambito della mediazione familiare. Il che suggerisce che anche ai fini della formazione il possesso sicuro di quelle competenze sia essenziale.

Si apre, tuttavia, un ulteriore problema. Se, a suo tempo, era potuto accadere che il mediatore familiare, pur guidando le coppie attraverso un percorso da lui stesso liberamente scelto e temporizzato nonché secondo modalità sue proprie, fosse visto come un collaboratore del giudice, a maggior ragione questo inquadramento potrà essere riproposto per il Coordinatore, visto il suo ben più stretto rapporto con la magistratura. Appare opportuno, vista la sensibile distanza di tempo, riproporre gli argomenti a favore di quella tesi (TO Lamezia Terme, Sez. Civile, Ordinanza, R.G. 2413/2007 Giudice: Pres. Dr. Giuseppe Spadaro).

In sostanza, dall’art. 337-octies comma II c.c. (allora 155-sexies), si dedurrebbe che al giudicante siano attribuiti nuovi poteri (si veda anche il titolo dell’articolo: “Poteri del giudice”), tra i quali quello di ricorrere a nuove strategie attraverso nuovi soggetti, di fatto ausiliari del giudice. A tal fine si richiama l’art. 68 c.p.c., ai sensi del quale “il giudice … si può fare assistere da esperti in una determinata arte o professione e, in generale, da persona idonea al compimento di atti che non è in grado di compiere da sé solo”. Come si nota, né l’art. 337-octies c.c. né il 68 c.p.c. specificano il tipo di competenze che devono essere possedute. Si parla, del tutto, genericamente, di “esperti” e la loro competenza in “mediazione”, certamente presumibile, non è tuttavia accompagnata dall’aggettivo “familiare”. Ciò vuol dire che il giudice, per il medesimo fine del contenimento del conflitto e della tutela dei diritti dei figli, può avvalersi di varie figure, non predeterminate, e senza introdurre nuove professionalità, ma utilizzando diversamente competenze preesistenti. Infatti, si afferma: “la mediazione non emerge come “soggetto” (i mediatori tentano una composizione) ma come oggetto (gli esperti tentano una mediazione)”.

Il che dà ulteriormente spazio ad interpretazioni estensive. Inoltre, si sottolinea quanto sia stretto e indispensabile il rapporto con il giudice, visto che l’accordo eventualmente raggiunto non diventa operativo che dopo la verifica e il filtro del magistrato (condicio juris). Ora, è ben vero che questa tesi non è stata accolta dagli addetti ai lavori, per cui l’esperimento di Lamezia Terme, benché accompagnato da ottimi risultati, è cessato al momento del trasferimento del giudice che lo aveva promosso; tuttavia, come sopra accennato, buona parte delle considerazioni svolte per il mediatore sembrano adattarsi anche meglio per il coordinatore genitoriale, pur essendo certamente non sovrapponibili figure e ruoli.

Coordinatore come figura di Adr? [Alternative Dispute Resolution. Metodi alternativi di risoluzione delle controversie]. Parola al legislatore. Anche se la mediazione familiare tradizionale – verso la quale le istituzioni indirizzano sistematicamente le coppie genitoriali (si pensi anche alla negoziazione assistita che obbliga l’avvocato a informare le parti sui percorsi di mediazione) – non è disponibile per i casi di elevata e cronica litigiosità, si potrebbe pensare il coordinatore come una figura di ADR, quale è anche il mediatore, alla quale sono attribuite non solo competenze e attività di tipo mediativo, ma anche la funzione di gestione del conflitto (con l’obiettivo di riduzione del danno anche laddove i conflitti non sono risolvibili), la funzione di gestione del caso e la funzione decisionale (su questioni minori).

Mediazione e coordinazione, tuttavia, si differenziano nettamente. Indubbiamente è comune l’attenzione per i figli esposti al conflitto e lo sforzo di restituire ai genitori la capacità di intestarsi in prima persona le responsabilità genitoriali. Tuttavia, i due processi hanno ambiti ben separati: mentre il mediatore opera essenzialmente nella fase della formazione degli accordi, il coordinatore è chiamato tipicamente a seguire e sostenere la coppia nella fase di esecuzione del programma stabilito, quale che ne sia la fonte, giudiziale o concordata. Si è, pertanto, in presenza di campi di azione complementari e di competenze ed esperienze che certamente reciprocamente si aiutano, pur non essendo alcuna esaustiva.

Resta il fatto che nella fluida situazione attuale per avere un chiarimento attendibile su funzioni, obiettivi e formazione di questa nuova figura di ADR – in modo da limitare una proliferazione di corsi tra loro altamente difformi, che tutti pure si dichiarano formativi alla Coordinazione Genitoriale – appare auspicabile l’intervento del legislatore, in attesa del quale è consigliabile una stretta adesione alle linee-guida internazionali di AFCC (Association of Family and Conciliation Courts).

Marino Maglietta e Claudia Piccinelli, specialista in psicologa clinica, psicoterapeuta, mediatrice familiare, coordinatrice genitoriale, albo dei CTU del Tribunale di Brescia.

News studio Cataldi 12 ottobre 2017

www.studiocataldi.it/articoli/27792-coordinatore-genitoriale-il-nuovo-quottutore-quot-dei-genitori.asp

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

DALLA NAVATA

XXVIII domenica del tempo ordinario – Anno A – 15 ottobre 2017

Isaia 25, 09E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questo è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

Salmo 23, 03 Rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

Filippési 04, 19 Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.

Matteo 22, 09 «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze».

 

Venite alle nozze! Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose.

Ecco la terza parabola pronunciata da Gesù nel tempio di Gerusalemme e indirizzata ai capi dei sacerdoti e alle guide religiose che avevano contestato la sua autorità nella predicazione e nell’operare il bene (cf. Mt 21,23-27). È una parabola strettamente collegata con la precedente, quella dei vignaioli malvagi (cf. Mt 21,33-43), perché il tema di fondo è lo stesso: il rifiuto opposto al Signore della vigna o al Re che offre il banchetto. Questa parabola è stata a lungo letta nella tradizione cristiana come condanna di Israele, il popolo scelto da Dio, che non avendo riconosciuto in Gesù il Messia inviatogli da Dio stesso, non può che essere castigato insieme alla città di Gerusalemme consegnata alle fiamme e alla distruzione.

Ora, quando Matteo mette per iscritto questo racconto, Gerusalemme è stata distrutta dai romani nel 70 d.C., e tale evento sembrava “autorizzare” l’interpretazione della catastrofe giudaica come punizione inviata da Dio. Ma dobbiamo essere intelligenti e vigilanti: questa parabola, non a caso scritta nel Vangelo e indirizzata alla comunità cristiana, riguarda noi, noi che ci diciamo cristiani, chiamati da Dio personalmente alla fede e al banchetto del Regno. Di fronte a questa chiamata che il Signore sempre rinnova, siamo pronti ad accedere al banchetto, senza dilazioni, o invece opponiamo alla sua parola molte ragioni personali, per non ascoltarla? E se partecipiamo al banchetto, vi andiamo mutando la veste del nostro comportamento, in una vera conversione, o invece finiamo per mentire con ipocrisia, entrando nell’alleanza con il Signore senza aver operato un reale cambiamento del nostro habitus vivendi?

Sono domande che dobbiamo assolutamente porci, per poter comprendere bene questa parabola e non finire per sentirci giudici degli altri, spioni del loro comportamento, persone rigide che, abituate a spiare gli altri, sono cieche verso se stesse. Ascoltiamo dunque umilmente questo racconto che ci vuole svelare qualcosa che accade di fronte alla venuta del regno dei cieli. Un re vuole celebrare le nozze di suo figlio con un grande banchetto. Invia dunque i suoi servi a chiamare alla festa gli invitati, ma questi, anziché sentirsi onorati, non rispondono alla chiamata e non danno segni di volerla cogliere. Allora il re invia altri servi ad annunciare agli invitati: “Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Dunque, non una ma due volte il re ripete l’invito e dichiara che tutto è pronto e che il banchetto così sontuoso non può essere dilazionato.

Basterebbe questa parte della narrazione per ricevere dalla parabola un messaggio. Agli ascoltatori di Gesù era facile comprendere, per la conoscenza della profezia veterotestamentaria (cf., per esempio, Is 25 6-10), che egli stava parlando dell’unione nuziale tra il Messia il suo popolo e che Gesù stesso era lo Sposo, come aveva rivelato ai discepoli e ai farisei, dichiarando che quello era il tempo della presenza dello Sposo in vista delle nozze ormai vicine (cf. Mt 9,15). Ma ecco il rifiuto: il dono di Dio non è accolto e tutti disertano le nozze. Quel Re, però, è il Signore misericordioso, paziente, capace di makrothymía, di attendere e di sentire in grande, per questo invia una terza volta i suoi servi a rinnovare l’invito. Nell’intenzione di Gesù questi sono forse i profeti o i missionari da lui inviati alla comunità di Israele? In ogni caso, gli invitati rispondono con delle giustificazioni, rifiutando ancora una volta l’invito: hanno campi da lavorare, poderi da sorvegliare, commerci da realizzare… Non solo non rispondono positivamente ma, come offesi da quell’invito reiterato, insultano gli inviati, li cacciano e li perseguitano fino ad ucciderne alcuni! Superficialità, trascuratezza, mancanza di discernimento di chi non stima il dono ricevuto, possono trasformarsi addirittura in violenza e aggressività, quando il dono è rinnovato gratuitamente, ancora e ancora!

Per Matteo questa era la realtà della missione cristiana verso la fine del primo secolo, una realtà che permetteva una comprensione profonda della parabola. Ecco in verità cosa hanno scelto quegli invitati, sordi alla parola del Signore: hanno scelto vie di morte, e ciò viene espresso con uno stile orientale, che ci può anche scandalizzare se non decodifichiamo le parole dette da Gesù come avvertimento, ammonizione per gli ascoltatori. In quest’ottica, il re che manda i servi a distruggere con il fuoco la loro città (Gerusalemme), è una visione ammonitrice, non una realtà avvenuta, perché Dio ha pazienza, non castiga, ma resta pur vero che ognuno sceglie la via della morte o della vita: ciascuno è libero di scegliere verso dove incamminarsi, non è Dio che ve lo destina!

Ma la parabola continua con un altro invio, perché il banchetto nuziale va comunque celebrato e festeggiato. Questa volta l’ordine dato ai servi è di andare lungo le strade, ai crocicchi, dove stanno i pellegrini, i viandanti, i mendicanti, gli “scarti”. Così la sala del banchetto si riempie non degli invitati, degli eletti del Signore chiamati personalmente da lui, ma di coloro che non erano mai sembrati degni a nessuno di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale. Entrano nella sala giusti e ingiusti, buoni e cattivi, tutti resi degni dalla misericordia del Signore: è un pranzo dove si trovano insieme il buon grano e la zizzania, i pesci buoni e i pesci cattivi (cf. Mt 13,24-30.47-50). Questa raccolta pare proprio il risultato della missione della chiesa presso le genti, presso i pagani, quelli che non erano stati né eletti nei chiamati da Dio, dall’epoca di Abramo fino a quell’ora di pienezza dei tempi, in cui Cristo era venuto in mezzo agli umani. Nella sua redazione di questa parabola, Luca precisa che quanti sono fatti entrare nella sala delle nozze sono “i poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppi” (Lc 14,21), cioè gli emarginati, gli scarti umani, che prendono il posto dei primi invitati. Accade – come aveva detto Gesù– che prostitute e pubblicani precedono nel Regno gli uomini religiosi, osservanti (cf. Mt 21,31).

Quando la sala è piena, ecco giungere il re, che si mette a salutare gli invitati dell’ultima ora. Passando dall’uno all’altro, nota che uno di loro non ha l’abito nuziale. Cosa significa questo? Per noi non è facile comprendere la reazione del re, che lo caccia fuori dalla sala nelle tenebre di morte. Ma forse possiamo capire meglio questo particolare, se ricordiamo gli usi dei banchetti nuziali di quel tempo. All’entrata nella sala, ciascun invitato riceveva in dono uno scialle da mettersi sulle spalle come segno di festa. Ebbene, il re nota che uno degli invitati è privo di questo scialle: certamente questo dono gratuito gli era stato offerto, ma egli lo aveva rifiutato.

In altri termini, di fronte al dono immeritato e sorprendente dell’invito al banchetto, di fronte a quel dono dell’abito che significava la sua volontà di “cambiarsi”, di mutare comportamento, egli ha opposto un rifiuto. Quell’abito gratuito era un onore per l’ospite, un dono da accogliere con stupore e gratitudine, e invece egli ha detto “no”. Insomma, quest’uomo ha accolto l’invito a nozze, ma poi ha deciso che tale invito non significava nulla per lui e che egli non era assolutamente capace di accettare quel dono: era una persona autosufficiente, stava bene nella sua situazione e non aveva alcun desiderio di mutare. Ecco allora che il re lo butta fuori, non può fare altrimenti.

Non la sua indegnità lo ha escluso, ma il suo non discernere il dono, il suo non accogliere la misericordia del Signore. Quest’uomo non doveva meritare l’invito, ma doveva cambiare mentalità e comprendere che l’amore di Dio è gratuito, è grazia: basta accoglierlo con gioia, come un bambino accoglie il dono del regno di Dio (cf. Mt 18,3).

Questa parabola, giocata sulla dialettica tra dono e responsabilità, ci svela una verità che non sempre sappiamo comprendere: la grazia è il dono tra i doni, ma il suo prezzo è l’accoglierla liberamente e per amore. L’abito donato ma rifiutato da quell’invitato significa nient’altro che il prezzo della grazia. Scriveva in proposito Dietrich Bonhoeffer: Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l’uomo va a vendere con gioia tutto ciò che aveva; la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dà tutti i suoi beni; … la chiamata di Gesù Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo è il Vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo accogliere … È a caro prezzo, perché ci chiama alla sequela; è grazia, perché chiama alla sequela di Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché l’uomo l’acquista al prezzo della propria vita; è grazia, perché proprio in questo modo gli dona la vita; è a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore.

A tutti noi questa parabola pone dunque una semplice domanda. Di fronte alla chiamata di Dio al Regno, chiamata in Gesù Cristo che si rinnova ogni giorno, qual è la mia risposta? Indifferenza, non ascolto o pretesa di una giustizia e di meriti che non possiedo?

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11871-venite-alle-nozze

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

DIACONATO

Diaconesse da lunghi secoli.

Un dossier sul ruolo femminile nel servizio ecclesiale, dalle prime testimonianze al Concilio Vaticano II sino al dibattito attuale. Il 12 maggio dell’anno scorso 2016, durante l’udienza alle Superiore generali degli Ordini religiosi femminili, rispondendo a un quesito di una di esse, papa Francesco affrontò il tema delle diaconesse o, meglio, come si ha nel Nuovo Testamento, delle “diacone”: il greco diákonos è, ad esempio, usato nella Lettera ai Romani (16, 1) di s. Paolo a proposito di una certa Febe, appartenente alla Chiesa di Cencre, uno dei due porti della città greca di Corinto (l’altro è il Lechaion).

Riferendosi a braccio a un teologo siriano da lui conosciuto in passato, il papa risaliva alle radici lontane del cristianesimo, ove appunto emergeva tale figura maschile e femminile e ne delineava un profilo un po’ vago ma anche sorprendente: le diacone dovevano, infatti, battezzare per immersione (secondo la prassi antica) le donne per ragioni di decoro, ungendole poi col sacro crisma. E aggiungeva, sempre a memoria, un altro loro compito un po’ sconcertante: «Quando c’era un giudizio matrimoniale perché il marito picchiava la moglie e questa andava dal vescovo a lamentarsi, le diaconesse erano le incaricate di vedere i lividi lasciati sul corpo della donna dalle percosse del marito e informare il vescovo».

Il 2 agosto, sempre dello scorso anno, papa Bergoglio decideva di affrontare la questione in modo più rigoroso istituendo una commissione di studio sul diaconato femminile. Il problema è, infatti, più complesso di quanto sembri e può già elencare una fitta bibliografia. Gli interrogativi sono molteplici in sede teologica: qual è la loro identità ecclesiale? Sono semplicemente donne delegate e benedette per un incarico, oppure sono “ordinate” e consacrate per un ministero (e, quindi, per alcuni critici sarebbe un modo surrettizio per aprire un varco al sacerdozio femminile, escluso dalla Chiesa cattolica con la Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis promulgata nel 1994 da Giovanni Paolo II)?

Detto in termini più “teologici”: si tratterebbe di un ministero ecclesiale “istituito” o di un ministero “ordinato”, come accade nei diaconi maschi che rimangono tali in modo permanente oppure in quelli destinati poi al sacerdozio? E ancora: quali sarebbero le funzioni liturgiche e pastorali da attribuire loro? Se si ritiene necessario rispolverare un ministero femminile di questo genere, perché esso si è spento nei secoli passati o si è tramutato in altre tipologie di presenza ecclesiale?

La stessa tradizione delle origini è al riguardo fluida, tant’è vero che il titolo di diákonos (che risuona 29 volte nel Nuovo Testamento coi suoi corollari di diakonía, 34 volte, e il più generico verbo diakonéô, “servire”, 37 volte) viene assegnato anche a Paolo, ad Apollo, a Tichico, a Epafra, e persino all’autorità civile nella sua missione di ordine pubblico e di imposizione fiscale (Romani 13,4). È tradizione, poi, definire “diaconi” i sette eletti – con a capo Stefano il protomartire cristiano – per il “servizio” (diakonía) delle mense alle vedove povere elleniste di Gerusalemme (Atti degli Apostoli 6,1-7). C’è, però, da notare che la prima (cronologicamente parlando) menzione dei diaconi, quella presente nella Lettera di Paolo ai Filippesi (1,1), li accosta agli episkopoi, suggerendo così non solo una generica funzione di servizio caritativo ma una sorta di configurazione specifica. Essa è, per altro, formulata ampiamente in un paragrafo di un’altra lettera del corpus paolino, la Prima a Timoteo (3,8-13), ove i diaconi sono ugualmente collegati agli episkopoi che avevano funzioni dirigenziali. In questo brano si delinea un profilo delle virtù umane necessarie: devono essere «degni e sinceri nel parlare, moderati nell’uso del vino, non avidi di guadagni disonesti…, mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie». Si parla anche di una verifica esistenziale prima dell’ammissione e, a questo punto, si incastona una frase che suona così: «Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto». Sembrerebbe, perciò, che in questa istituzione particolare l’Apostolo riconosca anche la presenza di “diacone”.

Potremmo procedere a lungo nella definizione e nella discussione di questa figura ecclesiale, entrando anche nei primi secoli cristiani quando, ad esempio, nella prima metà del III sec. entra in scena un documento, la Traditio apostolica, in cui si dichiara che il diacono viene ordinato «non per il sacerdozio ma per il servizio del vescovo», connettendolo soprattutto alla liturgia. Ma a questo punto, per avere un dossier abbastanza ampio e compiuto sul tema, è necessario rimandare al volume collettaneo diretto da una delle nostre migliori teologhe, la fiorentina Serena Noceti, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. Tra l’altro, sia la sua introduzione generale, sia il suo saggio di riflessione teologica nell’orizzonte del Concilio Vaticano II sono indispensabili per avere un’inquadratura teorica sistematica. L’insieme delle pagine del libro, che si rivelano tendenzialmente favorevoli alla (re)istituzione del diaconato femminile, permette di ricomporre la trama complessa della questione, a partire dall’attuale orizzonte che attinge la sua matrice al Concilio Vaticano II il quale – come scrive uno degli autori, il noto teologo canadese Gilles Routhier, dell’università Laval del Québec – ha offerto «porte d’ingresso che possono condurre a un impasse e altre che possono invece permettere sviluppi fecondi».

Dall’oggi – caratterizzato anche da un marcato ritorno della questione femminile all’interno della Chiesa cattolica (dibattito non temuto, anzi, favorito da papa Francesco) – si risale ad fontes, cioè allo studio dei testi neotestamentari da noi sopra evocati, e alla tradizione ecclesiale antica. Da essi, come fa notare il teologo veronese Giuseppe Laiti, si evince però «l’istanza di una rimodulazione dell’intero quadro ministeriale, attraverso il discernimento di ciò che è radice evangelico-apostolica e ciò che è il portato culturale di un’epoca storica».

Entra, così, a gamba tesa il problema ermeneutico che non è solo “centripeto” (risalire alle sorgenti e interpretarle nel loro messaggio autentico e non meramente letterale) ma anche “centrifugo”, cioè destinando all’attualizzazione nel diverso contesto presente quell’annuncio primigenio.

A margine ricordiamo che questo volume è concluso da un “confronto ecumenico”, e non tanto sull’ormai netta scelta del sacerdozio femminile da parte della Comunione anglicana e della Chiesa luterana, bensì sullo specifico del diaconato femminile riproposto nelle Chiese vetero-cattoliche dell’Unione di Utrecht, cioè quelle comunità sorte in seguito al loro rifiuto del Concilio Vaticano I e in particolare del dogma dell’infallibilità del papa proclamato nel 1869 (a offrire questo quadro ecumenico è la bavarese-svizzera Angela Berlis).

Gianfranco Ravasi, cardinale Il Sole 24 Ore, 15 ottobre 2017

Serena Noceti, Diacone. Quale ministero per quale Chiesa? Queriniana, Brescia, pagg. 307, € 24.

www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage?tipo=numaut71

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

DIRITTI

I diritti dei bambini.

La guida ai diritti dei bambini verso i genitori, verso la scuola/asilo, verso gli organi di stampa, verso lo Stato, verso internet e i social network, oltre ai diritti sul lavoro, al parco, sulla salute, sull’alimentazione e ai diritti dei bambini che devono ancora nascere.

Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli”.

In queste poche note righe, di Janusz Korczak (medico, pedagogo e scrittore), viene espressa al meglio la “fatica” che l’adulto può avvertire nel rapporto con il bambino, dove la difficoltà risiede nella necessaria e adeguata delicatezza di approccio e, al contempo, nella necessaria e idonea protezione ed educazione di un soggetto ancora debole e bisognoso di attenzione e tutela.

Di questa “fatica” è ben consapevole il legislatore, sia nazionale che internazionale, che deve predisporre , già in via cautelare, tutti gli strumenti di prevenzione e tutela dei minori nei vari contesti sociali in cui vive (famiglia, scuola, attività culturali e ludiche e, oggi, inevitabilmente anche internet e social media), oltre che tutti gli strumenti di difesa per chi difesa non ne ha (basti pensare alle delicate regole di ascolto del minore nel processo o alla tutela contro il cyberbullismo).

Diritti dei piccoli e doveri dei “grandi”. Tutti abbiamo una responsabilità e dei doveri nei confronti dei bambini che a loro volta sono titolari esclusivamente di diritti.

Il legislatore deve prendere atto delle necessità del cittadino, bambino o adulto che sia, e intervenire con regole di prevenzione e strumenti di tutela adeguati anche all’evoluzione dei tempi.

Il giudice e tutti gli operatori legali e assistenziali (per esempio avvocati e assistenti sociali) devono applicare gli strumenti offerti adeguandoli al caso di specie e alla sensibilità del minore che hanno di fronte.

I genitori in primis e poi tutte le istituzioni che gravitano intorno al minore (per esempio scuole) devono prendersi cura del bambino, proteggerlo dalle prime insidie, educarlo e accompagnarlo nella società.

La società civile e noi tutti, nella quotidianità, dobbiamo consegnare ai minori un mondo il più possibile sicuro e sano, applicando poche ma semplici regole, calibrate sui diritti principali di ogni essere umano, e prima ancora, di ogni bambino.

Queste regole possiamo trovarle innanzitutto nella Convenzione internazionale sui Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza, approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1989 ed introdotta nell’ordinamento italiano nel 1991. www.garanteinfanzia.org/diritti

www.camera.it/_bicamerali/infanzia/leggi/l176.htm

Il documento in questione rappresenta un riferimento utile per conoscere e attuare i diritti dei bambini verso i genitori, verso la scuola/asilo, verso gli organi di stampa, verso lo Stato, sul lavoro, al parco, sulla salute, sull’alimentazione, verso internet e social network. Link

  • Guida sui diritti dei bambini

  • Di seguito la guida sui diritti dei bambini:

  • I diritti di chi non è ancora nato

  • I diritti dei bambini sulla salute

  • I diritti dei bambini sull’alimentazione

  • I diritti dei bambini verso i genitori

  • I diritti dei bambini verso la scuola e l’asilo

  • I diritti dei bambini al parco

  • I diritti dei bambini sui social network

  • I diritti dei bambini in caso di pedopornografia

  • I diritti dei bambini verso il cyberbullismo e bullismo

  • I diritti dei bambini verso giocattoli e videogames

  • I diritti dei bambini sul lavoro

  • I diritti dei bambini migranti e rifugiati

  • I diritti dei bambini verso gli organi di stampa

  • I diritti dei bambini verso lo Stato e le istituzioni

Maria Monteleone La legge per tutti 11 ottobre 2017

www.laleggepertutti.it/178583_i-diritti-del-bambino

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

ETS (già ONLUS) NON PROFIT

Requisiti statutari delle ODV secondo il codice del terzo settore.

Le Organizzazioni di volontariato, come previsto dall’art 32 del Codice del Terzo Settore, sono enti del Terzo Settore costituiti in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, da un numero non inferiore a sette persone fisiche (o tre organizzazioni di volontariato), per lo svolgimento prevalentemente in favore di terzi di una o più attività di cui all’art 5 del Codice, avvalendosi in modo prevalente dei volontari associati.

Gli atti costitutivi possono prevedere l’ammissione come associati di altri enti del Terzo Settore o senza scopo di lucro, a condizione che il loro numero non sia superiore al cinquanta per cento del numero delle organizzazioni di volontariato.

Essendo costituite in forma di associazione si applicano le disposizioni dell’art. 21 del Codice, ai sensi del quale l’atto costitutivo deve indicare:

La denominazione dell’ente, nel caso specifico deve contenere l’indicazione di organizzazione di volontariato o l’acronimo ODV;

  • L’assenza di scopo di lucro;

  • Le finalità civiche solidaristiche e di utilità sociali perseguite;

  • L’attività di interesse generale che costituisce l’oggetto sociale;

  • La sede legale;

  • Il patrimonio iniziale ai fini dell’eventuale riconoscimento della personalità giuridica; è infatti necessario a tal scopo una somma liquida disponibile non inferiore a 15.000 euro;

  • L’amministrazione e la rappresentanza dell’ente;

  • I diritti e gli obblighi degli associati;

  • I requisiti per l’ammissione dei nuovi associati e la relativa procedura secondo criteri non discriminatori, coerenti con le finalità perseguite e l’attività di interesse generale svolta;

  • La nomina dei primi componenti degli organi sociali obbligatori e, quando previsto, del soggetto incaricato della revisione legale dei conti;

  • Le norme sulla devoluzione del patrimonio residuo in caso di scioglimento o di estinzione;

  • La durata dell’ente, se prevista.

Lo statuto contenente le norme relative al funzionamento dell’ente, anche se forma oggetto di atto separato, costituisce parte integrante dell’atto costitutivo. In caso di contrasto tra le clausole dell’atto costitutivo e quelle dello statuto prevalgono le seconde

News Non profit on line 13 ottobre 2017

www.nonprofitonline.it/default.asp?id=508&id_n=7475&utm_campaign=Newsletter+Non+profit+on+line+13+ottobre+2017&utm_medium=email&utm_source=CamoNewsletter

 

Terzo Settore, le condizioni per l’esenzione da Imu e Tasi

Gli immobili posseduti e utilizzati dagli enti non commerciali del Terzo Settore sono esenti dall’Imu e dalla Tasi se destinati esclusivamente allo svolgimento, con attività non commerciali:

  • di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, di ricerca scientifica, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive;

  • delle attività indicate all’articolo 16, lettera a), L. 20 maggio 1985, n. 222.

La norma si applica anche alle cooperative sociali, ma non alle imprese sociali costituite in forma di società.

Lo prevede il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, contenente il Codice del Terzo Settore.

www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/2/17G00128/sg

News ConfiniOnline 13 ottobre 2017

https://confinionline.it/it/principale/Informazione/news.aspx?prog=64500&utm_source=nwl_16102017&utm_medium=Newsletter&utm_campaign=Newsletter_notizie

 

Come funzionerà il nuovo regime forfettario per gli Enti di Terzo Settore

Nell’ambito della trattazione degli aspetti tributari dettati per il Terzo Settore, il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 dispone che gli enti no profit potranno optare per l’applicazione di un regime forfettario, applicando un determinato coefficiente all’ammontare dei ricavi conseguiti nell’esercizio delle attività commerciali. Si veda in proposito la seguente tabella:

Attività

Ricavi

Coefficente

 Prestazioni di servizi

Fino a 130.000 euro

 7%

 

Da 130.001 euro a 300.000 euro

 10%

 

 Oltre 300.000 euro

 17%

Altre attività

Fino a 130.000 euro

5%

 

 Da 130.001 euro a 300.000 euro

7%

 

 Oltre 300.000 euro

14%

Per gli enti che esercitano contemporaneamente prestazioni di servizi ed altre attività, ai fini della determinazione del coefficiente rileva l’ammontare dei ricavi relativi all’attività prevalente. In mancanza della distinta annotazione dei ricavi si considerano prevalenti le attività di prestazioni di servizi.

ConfiniOnline News ConfiniOnline 13 ottobre 2017

https://confinionline.it/it/principale/Informazione/news.aspx?prog=64472

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Anche l’OCSE chiede all’Italia una fiscalità pro famiglia

L’Italia è uno dei Paesi più vecchi dell’OCSE [Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico] ma sarà ancora più vecchio nei prossimi anni. Lo scrive l’Ocse nel suo Rapporto «Preventing aging inequally». Per di più i giovani italiani sono tra più poveri, hanno più difficoltà a trovare lavoro e sono meno istruiti degli altri. «Anche l’Ocse ha ribadito un’evidenza che con il Forum stiamo ripetendo da tanto, troppo tempo: serve una riforma fiscale seria» commenta Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari.

«La fotografia che ci arriva oggi disegna un futuro veramente triste: se non facciamo figli oggi non avremo giovani e adulti domani, se l’Italia non riparte dalla famiglia, non avrà domani.

«Anche il mondo ci invita ad una fiscalità che tenga conto della composizione familiare. Siamo già in ritardo. Chiediamo che tutti i partiti si mettano intorno ad un tavolo e decidano di firmare un patto comune sul tema della natalità e della fiscalità».

Comunicato 18 ottobre 2017

www.forumfamiglie.org/2017/10/18/anche-locse-chiede-allitalia-una-fiscalita-pro-famiglia

 

Questionario Conciliazione Casa-Lavoro

Il Forum delle Associazioni Familiari ha avviato il progetto “N.O.I. per il territorio”, [Nuove Opportunità Insieme] in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il nostro scopo è dare supporto alle famiglie grazie ad attività di promozione di territori “family-friendly”, vicini alle esigenze delle famiglie.

Per questo motivo, la invitiamo a rispondere al nostro questionario sul tema della conciliazione casa-lavoro.

La sua opinione ci aiuterà a definire la direzione delle future politiche sul tema, supportando la famiglia nella vita lavorativa e quotidiana.

I dati saranno utilizzati, in forma aggregata e anonima, per costituire dei tavoli tra famiglie ed esperti volti a definire le dimensioni della conciliazione casa-lavoro avvertite come necessarie e proporre progetti dedicati a supporto della famiglia.

Il questionario durerà circa 10 minuti. Grazie per il suo contributo!

www.forumfamiglie.org/2017/08/03/noi-per-il-territorio-questionario-sulla-conciliazione-casa-lavoro

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

MEDIAZIONE FAMILIARE

Coppie in crisi. L’appello dei mediatori familiari: «Noi, risorsa ignorata»

Mediazione familiare per le coppie in crisi? Efficace 7 volte su 10 ma non c’è una legge. Separazioni nel 2015, oltre 90mila. Divorzi, oltre 80mila. Figli coinvolti nelle separazioni dell’ultimo decennio, circa un milione. Dramma familiari legati alle disgregazioni delle famiglie negli ultimi cinque anni? Decine di migliaia, tra cui troppi sfociate in omicidi plurimi e suicidi. Sofferenza sopportata dalle persone coinvolte in questa teoria infinita di fallimenti relazionale? Immensa. Come vastissimi sono i danni sociali (costi sanitari e giudiziari, ore di lavoro perso, percorsi scolastici interrotti, ecc) derivanti da queste situazioni. Domanda: quanta sofferenza potrebbe alleviare la mediazione familiare?

Quanti drammi potrebbe evitare? Se ci fosse una legge che rendesse obbligatoria la mediazione, magari anche solo per i casi più conflittuali, si potrebbe sperare di evitare il 30% dei disastri familiari? Magari solo il 20, il 10%? Difficile rispondere. Anche perché in Italia – a differenza di altri Paesi europei – questa legge non esiste. Negli ultimi anni, invece di pensare ad aiuti per i coniugi in difficoltà, i signori della politica si sono preoccupati soprattutto di rendere più scorrevole il binario delle disgregazioni familiari con provvedimenti per divorzi per ‘via amministrativa’, rapidi e indolori. Sulla prevenzione, come al solito, nessun intervento. Ma non solo. In Italia, la mediazione familiare, autentica risorsa sprecata, prevede requisiti molto vaghi e non ha un ordine professionale. Al momento esiste solo un obbligo di ‘accredito’ presso il ministero dello Sviluppo economico. E capita così che circa i cinquemila mediatori, aderenti alle tre sigle più importanti (Aims, Simef e Aimef), in attesa di ottenere un maggior riconoscimento professionale siano in qualche modo costretti ad autoregolarsi. Per questi motivi è nata una confederazione dei mediatori, la FIAMEF, che ha fissato criteri univoci e modalità di intervento. Ma la strada è ancora lunga.

www.aimef.it/rassegna-stampa/comunicati-stampa/nasce-fiamef-la-prima-federazione-del-settore

«Le dinamiche familiari sempre più complesse – spiega il presidente, Giuseppe Ruggiero – segnate da dimensioni affettive, sociali, culturali, economiche, stili di vita spesso di difficile valutazione, ci sollecitano a rivedere i nostri schemi, collegandoli a nuove forme di mediazione». Nuovi bisogni e quindi nuovi scenari che stamattina, durante l’incontro dei mediatori, saranno tracciati da un magistrato, Maria Canziani, e da un sociologo, Roberto Volpi. Sarà lo spunto per capire come rimodulare la mediazione di fronte alle varie tipologie familiari, quelle monogenitoriali, quelle ricomposte, quelle interculturali, quelle adottive, ma anche quelle con genitori omosessuali. «In questi ultimi anni – riprende Ruggiero – l’istituto delle negoziazione assistita ha complicato non poco il quadro. Spesso si confonde mediazione e negoziazione». Com’è noto la legge 162 del 2014 ha introdotto questo istituto che permette, tra l’altro, di arrivare alla separazione per via extragiudiziale, con l’assistenza di un avvocato. È però necessario che, prima di arrivare alla sentenza di scioglimento, si dimostri di aver tentato una conciliazione. Percorso spesso tanto soft da apparire solo un adempimento formale. Di mediazione non si parla.

«Oggi le uniche mediazioni obbligatorie – osserva ancora il presidente Aims – sono soltanto quelle disposte dai tribunali, quando le cosiddette C.t.u. (consulenze tecniche d’ufficio) non hanno sortito gli effetti sperati. Ma sono una percentuale minima. Le coppie dovrebbero essere aiutate a capire l’importanza di accedere spontaneamente ai nostri servizi. Soprattutto quando nel conflitto sono i coinvolti i figli. Ecco perché il lavoro del mediatore è delicato e complesso. Lavoriamo sui sentimenti e sulle speranze delle persone».

In attesa che lo Stato si accorga di questa opportunità, alcune Regioni si sono già mosse. In Lombardia, alle coppie che lo richiedono, viene offerto un percorso gratuito di mediazione di otto incontri. E 7 coppie su 10, al di là dell’esito del conflitto, si dichiarano soddisfatte dell’aiuto ricevuto. Alcuni tribunali poi hanno cominciato ad aprire sportelli per la mediazione. Esperimenti lodevoli ma, al momento, troppo isolati.

Luciano Moia Avvenire 13 ottobre 2017

www.avvenire.it/attualita/pagine/lappello-dei-mediatori-noi-risorsa-ignorata

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

SEPARAZIONE

Nel giudizio di separazione vale ancora il parametro del tenore di vita

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 21082, 11 settembre 2017.

Testo Elena Jaccheri 13 ottobre 2017

www.studiolegalejaccheri.it/2017/10/13/nel-giudizio-separazione-vale-ancora-parametro-del-tenore-vita

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

SEPARAZIONE E DIVORZIO

Obbligo di rendere nota la propria situazione patrimoniale

Tribunale di Roma, 19 maggio 2017.

Nell’imporre ai coniugi, nei procedimenti di separazione o divorzio di presentare non solo “la dichiarazione personale dei redditi”, ma anche “ogni documentazione relativa ai loro redditi e al loro patrimonio personale e comune”, il legislatore ha imposto un comportamento di lealtà processuale peculiare, che giunge sino al dovere di fornire alla controparte elementi contrari al proprio interesse. Questa deroga ai principi che reggono in generale l’attività difensiva, trova fondamento, anche dal punto di vista costituzionale, nei particolari obblighi di reciproca protezione che derivano dal rapporto matrimoniale (art. 29 Cost.). La sanzione processuale di comportamenti che si sottraggono al particolare obbligo di lealtà così individuato non può che essere la valutazione del giudicante (art. 116 c.p.c.) del “contegno” del singolo coniuge nel procedimento separativo.

Nell’ambito dei procedimenti in materia di famiglia, ove le risultanze delle dichiarazioni dei redditi risultino non congruenti rispetto alle risultanze processuali, l’autorità giudiziaria ha il dovere di segnalare la posizione del contribuente alla Guardia di Finanza ai sensi dell’art. 36 del d. P.R. 29 novembre 1973, n. 600, come modificato dall’art. 19, comma 1, lett. d), della legge 413 del 1991 che prevede che “i soggetti pubblici incaricati istituzionalmente di svolgere attività ispettive o di vigilanza nonché gli organi giurisdizionali civili e amministrativi che, a causa o nell’esercizio delle loro funzioni, vengono a conoscenza di fatti che possono configurarsi come violazioni tributarie devono comunicarli direttamente ovvero, ove previste, secondo le modalità stabilite da leggi o norme regolamentari per l’inoltro della denuncia penale, al comando della Guardia di Finanza competente in relazione al luogo di rilevazione degli stessi, fornendo l’eventuale documentazione atta a comprovarli”.

Segnalazione del dr Giuseppe Buffone Il Caso.it, 18265 19 ottobre 2017

Testo integrale www.ilcaso.it/giurisprudenza/archivio/18265.pdf

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

SESSUOLOGIA

Nati in un corpo ‘sbagliato’, 5.000 in Italia con disforia di genere

Nati in un corpo che non sentono conforme al genere in cui si riconoscono: uomini che si sentono donne e donne che si identificano nel genere maschile.

Si stima siano circa 5.000 gli italiani con disforia di genere (Dig), uno stato di disallineamento forte e persistente fra l’identità di genere, ossia la percezione che un individuo ha del proprio sé in quanto uomo o donna, e il sesso assegnato alla nascita secondo i dati biologici e cromosomici per cui convenzionalmente gli individui sono contrassegnati come maschi o come femmine. Il rapporto è di 3 a 1, con una prevalenza di 1 su 10-12.000 maschi e di 1 su 30.000 femmine.

“La disforia di genere – afferma Piernicola Garofalo, presidente Ame Onlus [Associazione Medici Endocrinologi] presentando il convegno ‘Trans-Ame: Trattiamo il genere’, promosso dall’Associazione medici endocrinologi con il patrocinio del Comune di Milano il 12 ottobre 2017 nel capoluogo lombardo – è difficilmente compresa perché viene spesso confusa con il travestitismo e legata a contesti quali prostituzione o tossicodipendenza, con cui nulla ha in comune.

Il desiderio di cambio di genere non è dettato da una preferenza sessuale, ma è una questione di identità e risponde alla domanda: chi sono?”.

I problemi nell’identità di genere appaiono generalmente già nei primi 5 anni di vita – spiegano gli esperti – cogliendo i genitori del tutto impreparati anche solo a considerare e accettare qualcosa che faticano a comprendere. Il piccolo, o la piccola, si troverà solo a combattere contro le aggressioni dei compagni di giochi e, subito dopo, contro il bullismo a scuola. “Dopo il compimento della maggiore età la persona con disforia di genere potrà, se avrà maturato questa decisione, avviare il processo di transizione che può essere molto lungo”, sottolinea l’avvocato Gianmarco Negri.

Un processo che prevede “innanzitutto uno o più colloqui con uno psichiatra che deve certificare che la persona rientra nei parametri della disforia di genere. A questo punto, ottenuto il nulla osta, interviene l’endocrinologo che prescriverà le terapie ormonali”.

“Si apre una fase – prosegue il legale – che i protocolli indicano come obbligatoria di ‘real life test’, della durata di 10-12 mesi circa, durante i quali la persona deve vivere con i vestiti del genere opposto, scegliere un nome con il quale essere appellata e sperimentare concretamente come si sente nell’identità alla quale sente di appartenere. La persona trans dovrà quindi tornare dallo psichiatra e dall’endocrinologo per ottenere le relazioni relative al percorso fino a quel momento compiuto.

Ma, per poter realizzare gli interventi (se desiderati e ora non più obbligatori) e ottenere la rettifica anagrafica, la persona trans, avvalendosi di un avvocato, dovrà sottoporre le proprie richieste a un giudice”.

“Può accadere – conclude Negri – che il magistrato non ritenga sufficienti le relazioni prodotte dalla parte e che disponga una Ctu (Consulenza tecnica d’ufficio) con aggravio di costi e tempi per la persona che subisce, così, una palese ulteriore privazione della libertà di scelta e negazione del principio di autodeterminazione. In Italia non esiste una norma che obblighi il riconoscimento di una persona con l’identità percepita, nonostante esista una raccomandazione europea”.

Una volta completata la transizione, i problemi non finiscono: il cambio di codice fiscale e della carta d’identità hanno eliminato una persona e ne hanno creata un’altra, ma in questo modo si è perso tutto il bagaglio di informazioni.

Soprattutto da un punto di vista medico, la transizione non cancella le malattie e la propria storia clinica.La modulistica medica di raccolta dell’anamnesi prevede solo i generi maschio e femmina, ma una persona trans non può essere incasellata in queste categorie.

L’introduzione di nuove categorie, FtM [sigla inglese indicante una persona che opta per una transizione del proprio corpo da femmina a maschio] per una persona che da donna ha assunto l’identità maschile e MtF per il contrario, sarebbero necessarie – secondo gli organizzatori del corso – per evitare lunghe spiegazioni per ottenere interventi appropriati.

“Il processo di transizione è spesso un momento atteso da anni e carico di grandi aspettative – evidenzia Stefania Bonadonna, endocrinologo e coordinatore del gruppo di lavoro Ame sulla disforia di genere – che porta a volere tutto subito e a sottovalutare le implicazioni mediche che il passaggio comporta.

Il medico opera con la principale indicazione di non nuocere, ma gli interventi che consentono la transizione sono ‘innaturali’ e l’organismo non risponde a comando.

Qualunque cura o intervento chirurgico ha possibili effetti collaterali, tanto più se è mirato a una trasformazione che il corpo umano non prevede, e hanno la necessità di tempi che spesso i pazienti non comprendono. La terapia medica è complessa e deve essere personalizzata e questo la rende abbastanza disomogenea. Anche gli studi clinici, sia per il numero esiguo di pazienti che per la mancanza di fondi, sono spesso insoddisfacenti e va ricordato che la genetica non si cambia con il codice fiscale.

L’Associazione medici endocrinologi ha creato un gruppo di lavoro dedicato alla disforia di genere con l’obiettivo di favorire la formazione degli operatori, promuovendo incontri per supportare e orientare le persone con Dig.

Il gruppo ha anche la finalità di creare una rete endocrinologica esperta sul territorio nazionale, con almeno un centro per regione, che possa dare risposte sulla base delle esperienze più avanzate sul nostro territorio, predisporre linee guida condivise, raccomandazioni sui trattamenti e poter essere un punto di riferimento per le persone che hanno difficoltà a trovare centri e strutture in grado di proporre interventi appropriate.

AdnKronos Salute 9 ottobre 2017

www.paginemediche.it/news-ed-eventi/medicina-nati-in-un-corpo-sbagliato-5-000-in-italia-con-disforia-di-genere

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Le comunichiamo che i suoi dati personali sono trattati per le finalità connesse alle attività di comunicazione di newsUCIPEM. I trattamenti sono effettuati manualmente e/o attraverso strumenti automatizzati.

Il titolare dei trattamenti è Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali Onlus – 20135 Milano-via S. Lattuada, 14. Il responsabile è il dr Giancarlo Marcone, via Favero 3-10015-Ivrea

.newsucipem@gmail.com

Condividi, se ti va!