NewsUCIPEM n. 659 – 23 luglio 2017

NewsUCIPEM n. 659 – 23 luglio 2017

Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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01 ABORTO VOLONTARIO Come evitare l’aborto

06 ADOZIONI INTERNAZIONALI Stanziano i soldi per rimborsare le spese; nessuno firma il decreto.

07 Parlare a nuora perché suocera intenda

07 AMORIS LÆTITIA Il noi matrimoniale nell’odierna società aperta.

09 Tutte le iniziative delle comunità nel Dossier dell’Ufficio famiglia.

10 Trento, il 27 luglio dibattito su “I frutti di Amoris Lætitia” in Italia

10 ASSEGNO DIVORZILE La giurisprudenza lascia spiragli all’assegno all’ex.

11 CENTRO STUDI FAMIGLIA CISF Newsletter n. 28/2017, 19 luglio 2017.

11 CINQUE PER MILLE “Nuovo” 5 per mille, da oggi in vigore il decreto: ecco le novità.

12 Comm. ADOZIONI INTERNAZIONALI La CAI scalda i motori, si ri-parte.

13 CONFERENZA DELLA FAMIGLIA Forum a Gentiloni: massimo impegno per la conferenza nazionale.

14 CONSULTORI FAMILIARI La Regione Abruzzo ripartisce 500mila euro

14 Sicilia: 1mln per consultori, oratori e scuola. Che fine hanno fatto?

14 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Brescia2-CIDAF. Presentazione

15 Roma1-La Famiglia: una rete di sostegno ai nuclei in difficoltà.

16 DALLA NAVATA 16° Domenica del tempo ordinario – Anno A – 23 luglio 2017.

17Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme. (Enzo Bianchi).

18 DIACONATO Diaconato femminile? Albanesi dice sì.

19 EUROPA Maternità surrogata.

20 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Costa si dimette. Subito un altro ministro

20 FRANCESCO VESCOVO DI ROMA Il più bell’aspetto del pontificato di Francesco? La misericordia!

20 L’immagine di Dio in papa Francesco.

22 MINORI MIGRANTI Nomina del tutore a giudice tutelare del luogo di 1° accoglienza.

22 Procreazione Medicalmente Ass. Scienza&Vita: confermata scarsa efficacia fecondazione artificiale.

23 UMANITÀ Maschile e femminile. Convegno ad Assisi.

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ABORTO VOLONTARIO

Come evitare l’aborto

Che tu sia già incinta o preoccupata del rischio di una gravidanza inaspettata, è importante conoscere le opzioni a tua disposizione. L’aborto è la scelta giusta per alcune donne, ma per altre la cosa migliore è tenere il bambino o darlo in adozione. Per evitare di dover affrontare questa difficile decisione, è meglio essere proattiva e mettere in pratica dei metodi di controllo delle nascite.

Affrontare una gravidanza indesiderata.

  • Conosci i tuoi diritti legali. Nessuno, neppure i tuoi genitori, può obbligarti ad abortire contro la tua volontà. La scelta dipende solo da te, non lasciare quindi che qualcuno faccia pressione per indurti a prendere una decisione di cui non sei sicura.

  • Forzare una minorenne a sottoporsi a un’interruzione di gravidanza è considerato un abuso e quindi un reato.

  • Se qualcuno ti minaccia o ti obbliga ad abortire, chiama la polizia o i carabinieri.

  • Se vuoi interrompere la gravidanza, sappi che è un tuo diritto, sebbene sia necessario informare i genitori e/o ottenere il loro consenso nel caso non avessi ancora 18 anni; se i genitori si rifiutano di acconsentire, puoi essere autorizzata dal giudice tutelare.

Valuta di tenere il bambino.

  • Ottenendo aiuto e sostegno adeguati, l’esperienza di genitore è magnifica e appagante; per alcune donne è la scelta giusta anche quando la gravidanza non è stata pianificata.

  • Parla con il padre del bambino e i tuoi familiari per trovare qualcuno che ti aiuti ad allevare il nascituro; si tratta di una decisione ben più facile da prendere quando hai il sostegno da parte di chi ti vuole bene.

  • Prepara un piano per sapere come affrontare le spese correlate alla crescita di un figlio. Rifletti sul fatto che devi trovare un lavoro e conciliarlo con le responsabilità parentali; valuta se sei una buona candidata per ottenere degli aiuti economici statali. Rivolgiti all’assistente sociale per sapere quali sono i programmi di sostegno che il Comune, la Regione o lo Stato mettono a disposizione per le cittadine nelle tue condizioni.

  • Tieni in considerazione i tuoi obiettivi personali per il futuro e se puoi raggiungerli, pur occupandoti del bambino. Per esempio, potrebbe essere necessario trovare una maniera per provvedere al bambino in modo da poter comunque andare a scuola.

Pensa all’adozione.

  • Se ritieni che in questo momento il ruolo materno non sia adatto a te, ma non vuoi interrompere la gravidanza, considera di non riconoscere il bambino e di darlo in adozione; ci sono molte famiglie amorevoli pronte e felici di allevare il nascituro e offrirgli una vita meravigliosa.

  • Informati presso un avvocato o il consultorio familiare delle pratiche e delle leggi che regolamentano questa possibilità non appena prendi tale decisione.

  • La legge sulle adozioni è molto complessa; tuttavia, è possibile per ogni donna partorire in anonimato in una struttura ospedaliera e dichiarare la propria volontà di non riconoscere il neonato; il bimbo viene preso in carico dal tribunale dei minori che ne dichiara l’adottabilità. I tempi che intercorrono fra il parto e la dichiarazione da parte del tribunale possono variare.

  • Se opti per il parto in anonimato, sappi che non avrai la possibilità di conoscere tuo figlio né la famiglia che lo adotterà; perderai tutti i diritti e non potrai reclamare la potestà genitoriale.

Trova un supporto.

  • È fondamentale che tu non ti senta sola, indipendentemente dalla decisione che prendi; si tratta di un momento molto difficile, trova quindi un modo per ricevere l’aiuto che ti serve per fare la scelta giusta per te.

  • Parla con i tuoi genitori e il padre del bambino. Cerca di capire su quale sostegno puoi confidare; se nessuna di queste persone ti offre l’appoggio che ti serve, rivolgiti agli amici o ad altri parenti per un aiuto morale.

  • Se hai bisogno di parlare con una persona imparziale, valuta di chiamare un “telefono amico” che si occupa di gravidanze indesiderate. I consulenti che rispondono al telefono possono descriverti le possibilità a tua disposizione, offrirti una guida e indicarti un’organizzazione locale che possa insegnarti a prenderti cura del bambino, a gestire le procedure per l’adozione o aiutarti per l’interruzione di gravidanza.

  • I consultori familiari sono un punto di riferimento per queste situazioni; ti permettono di iniziare il protocollo medico-legale per l’aborto, darti dei consigli per quanto riguarda l’adozione o sostenerti nel caso volessi tenere il nascituro.

  • Potresti incontrare delle associazioni o degli operatori affiliati a dei centri religiosi che ti spingono a non abortire; tuttavia, ci sono molti professionisti seri che credono nella libertà individuale e che ti forniscono tutte le informazioni in maniera imparziale. Fai delle ricerche accurate prima di rivolgerti a un’istituzione; quelle di stampo religioso di solito non propongono e non danno informazioni in merito all’interruzione di gravidanza e potrebbero anche darti consigli interessati per convincerti a partorire.

  • Assicurati che il consultorio familiare non sia di stampo religioso e che il personale sanitario e il ginecologo non siano obiettori di coscienza; una struttura pubblica dovrebbe offrire un servizio al cittadino ed essere del tutto imparziale. Anche se non sei religiosa, molte congregazioni sono felici di discutere con te la possibilità di tenere il bambino o di darlo in adozione. Ricorda che la maggior parte delle chiese è contraria all’aborto, non dovresti quindi recarti presso un’associazione religiosa se stai valutando questa possibilità.

Ricorda che l’aborto è una delle opzioni.

  • Indipendentemente dalle opinioni dei tuoi amici, familiari o istituzioni religiose, si tratta di una soluzione legale che hai a disposizione; se decidi che questa è la scelta migliore per te, è nel tuo diritto proseguire su tale strada.

Aiutare una donna in crisi.

  • Chiamala. Se un’amica o una persona cara sta affrontando una gravidanza indesiderata, è importante riconoscere che sta attraversando un periodo molto difficile; chiamala o vai a trovarla spesso per sapere come sta e se ha bisogno di aiuto e supporto.

  • Fai attenzione se tende a isolarsi. In tal caso, incoraggiala a trascorrere del tempo con altre persone care che la sostengono; invitala a partecipare ad attività divertenti per farle dimenticare i problemi per un po’.

Falle sapere come puoi aiutarla.

  • Se sei molto vicino a una donna che sta affrontando una gravidanza di questo tipo, si rivela davvero utile farle sapere come vuoi sostenerla, nel caso decidesse di tenere il bambino. Quando hai la sensazione che sia pronta, instaura una conversazione in merito al contributo che vorresti apportare.

  • Se sei il padre del bimbo, informala dei tuoi piani in merito al futuro; condividi le tue opinioni in merito alla gestazione e lascia che lei faccia lo stesso.

  • Se vivi con questa donna, parla dei cambiamenti di vita e delle varie opzioni per prendersi cura del nascituro.

  • Non farle pressione per prendere una decisione, dille semplicemente che vuoi parlare di questi dettagli in modo che abbia tutte le informazioni di cui ha bisogno.

Incoraggiala a rivolgersi a un consulente.

  • Se è indecisa in merito alla gravidanza, suggeriscile di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili e di rivolgersi a un professionista; parlare con un esperto imparziale può davvero aiutarla a prendere la decisione migliore per lei.

  • Se hai bisogno di un aiuto per trovare delle risorse, mettiti a disposizione; potrebbe perfino chiederti di accompagnarla dall’analista per un supporto morale.

  • Non importa quali siano le tue opinioni in merito all’aborto, è importante suggerire a questa donna di rivolgersi a una consultorio familiare che le spieghi nel dettaglio tutte le possibili soluzioni; cerca di non influenzarla in base alle tue convinzioni personali.

Ascolta le sue necessità.

  • È probabile che tu voglia aiutarla a gestire la situazione in qualsiasi modo ti sia possibile. Sebbene le tue intenzioni siano buone, è meglio chiederle cosa puoi fare, per assicurarti che non percepisca le tue azioni come un tentativo di pressione o di intrusione.

  • Se non vuole ascoltare i consigli degli altri, rispetta il fatto che voglia prendere da sola le proprie decisioni; se ti chiede un suggerimento, offrile la tua opinione, ma sii rispettoso nel caso lei non fosse d’accordo.

  • Se vuole parlare, sii disponibile. Puoi sostenerla ascoltandola con attenzione e offrendo il tuo supporto incondizionato.

Non esprimere giudizi.

  • Potresti sentirti arrabbiato, triste o deluso per il fatto che una persona cara si trovi in questa situazione, ma non dirlo. È fondamentale dimostrarle amore e sostegno invece di giudicarla per le sue decisioni.

  • Ricorda che sta già affrontando una grande difficoltà, l’ultima cosa di cui ha bisogno sono le critiche da parte degli amici e dei familiari.

  • Se senti il bisogno di parlare con qualcuno dei tuoi sentimenti in merito alla sua gravidanza, trova una terza persona con cui farlo; evita di scaricare tutti i tuoi problemi sulla donna incinta, perché peggioreresti il suo stato di stress.

Evitare gravidanze indesiderate

Informati.

  • Un’educazione sessuale accurata, anche da un punto di vista medico, riduce le probabilità di una gravidanza non pianificata. Consulta i siti web dei consultori locali per conoscere nel dettaglio la contraccezione, le responsabilità, la pressione e gli aspetti emotivi di una relazione di coppia. Dovresti conoscere la tua anatomia, come mettere un preservativo, riconoscere i segni di avvertimento di abuso o di pressione psicologica e imparare a dire “no” al partner.

  • Il consenso deve essere chiaro e costante; esprimilo prima di iniziare un atto sessuale e assicurati che l’altra persona sia d’accordo per tutto il tempo. Se non vuoi fare qualcosa o hai cambiato idea, dillo. Se il partner si arrabbia, ti manca di rispetto o è aggressivo al tuo rifiuto, sappi che si tratta di un segnale di allarme molto grave.

Sviluppa un piano.

  • Non importa come decidi di evitare una gravidanza indesiderata, ma è importante essere ben organizzata. Pensa ai metodi più semplici ed efficaci da usare per te; tieni presente che la pillola anticoncezionale richiede un’assunzione costante e corretta.

  • Ricorda di parlare con il partner sessuale in merito al controllo delle nascite; comunicagli che ti aspetti che svolga un ruolo attivo nella prevenzione.

  • Non è accettabile che non voglia prendere parte a un piano anticoncezionale; se si rifiuta di usare il preservativo o di utilizzare altri metodi per evitare il concepimento, non fare sesso con lui.

Valuta l’astinenza.

  • Evitare i rapporti sessuali è l’unico metodo garantito per non restare incinta, sebbene non si tratti della scelta giusta per tutte le persone, dato che richiede parecchia disciplina. È molto importante considerare la situazione e diventare sessualmente attiva solo quando ti senti pronta ad assumerti tutte le responsabilità che ne conseguono.

  • Ricorda che non è sempre necessaria la penetrazione per restare incinta; la fecondazione è possibile in qualsiasi momento in cui lo sperma entra in contatto con la vagina.

  • Limitarsi al sesso orale previene le gravidanze, ma non la trasmissione di infezioni veneree.

  • Se decidi per l’astinenza, vale la pena avere un piano d’emergenza. Molte coppie concepiscono perché vogliono inizialmente praticare l’astinenza, ma alla fine si ritrovano a fare del sesso non protetto. Valuta di prendere dei contraccettivi ormonali o di tenere a portata di mano un metodo di barriera, nel caso non riuscissi a mantenere i tuoi propositi.

Assumi regolarmente i contraccettivi ormonali.

  • Questi prodotti agiscono rilasciando degli ormoni nell’organismo che impediscono la fecondazione. Devi ottenere una prescrizione dal medico di famiglia o dal ginecologo per poterli acquistare; nel lungo periodo si tratta di un metodo piuttosto costoso, anche se esistono parecchi prodotti disponibili e con un’ampia gamma di prezzo.

  • La tipologia più comune è la pillola contraccettiva; alcune di queste contengono sia estrogeni sia progestinici, altre solo i progestinici. Affinché questo metodo sia efficace devi prenderne una ogni giorno.

  • L’anello contraccettivo viene inserito nella vagina e mantenuto in sede per tre settimane; viene estratto all’inizio della quarta e si rispetta una pausa di sette giorni prima di metterne uno nuovo. La sua azione consiste nel rilasciare gli ormoni che prevengono la gravidanza, ma devi ricordare di rispettare il calendario di inserimento e rimozione.

  • Il cerotto contraccettivo è appunto un cerotto piccolo e flessibile che aderisce alla pelle rilasciando gli ormoni; devi indossarne uno per tre settimane, rimuoverlo per rispettare una pausa di sette giorni e infine sostituirlo con uno nuovo. Proprio come accade con l’anello, devi ricordarti di rispettare il programma di applicazione e rimozione per garantirne l’efficacia.

Valuta le soluzioni ormonali a lungo termine.

  • Se sei preoccupata di doverti ricordare di prendere la pillola tutti i giorni o di cambiare il cerotto una volta al mese, ci sono altri metodi anticoncezionali ormonali che si adattano meglio a te. Un appuntamento rapido presso il ginecologo può essere sufficiente per proteggerti dalle gravidanze indesiderate per mesi o perfino per anni.

  • Le iniezioni di ormoni vengono somministrate dal medico nel suo ambulatorio; sono efficaci per 1-3 mesi e devi solamente ricordarti di fare una puntura con questa frequenza per assicurarti di non restare incinta.

  • L’impianto è il tipo più efficace di contraccettivo ormonale perché agisce per diversi anni senza doverci neppure pensare; si tratta di un bastoncino sottile che viene inserito dal medico sotto la pelle del braccio e rilascia gradualmente gli ormoni proteggendoti fino a tre anni.

  • I dispositivi intrauterini rappresentano un metodo di contraccezione molto efficace e duraturo. Il ginecologo inserisce nell’utero uno di questi piccoli oggetti che rilascia ormoni o rame nell’organismo impedendo l’impianto dell’ovulo fecondato; sono efficaci da 5 a 10 anni, in base alla tipologia specifica. {Sono ritenuti abortivi impedendo l’impianto dello zigote. Ndr}

Usa i preservativi.

  • Sono semplici da utilizzare e, purché indossati correttamente, molto efficaci contro le gravidanze indesiderate; sono anche l’unico strumento per evitare le infezioni sessualmente trasmissibili. Dovresti utilizzarli sempre, anche se stai già mettendo in pratica un altro metodo di controllo delle nascite.

  • I condom maschili sono in genere fatti di lattice e vengono infilati sopra il pene per evitare lo scambio di fluidi corporali durante l’atto sessuale.

  • Esistono anche i modelli femminili che funzionano in maniera analoga, ma vengono inseriti nella vagina; tuttavia, non sono efficaci quanto quelli maschili.

  • Usare il preservativo in associazione a un altro metodo di prevenzione abbatte drasticamente il rischio di gravidanza.

Usa uno spermicida.

  • Si tratta di una sostanza chimica che previene la gravidanza uccidendo gli spermatozoi. È disponibile in farmacia come prodotto da banco e sotto forma di crema o gel; lo spermicida da solo non è un contraccettivo molto efficace, ma può ridurre ulteriormente il rischio quando viene usato insieme ai metodi di barriera.

  • Alcuni profilattici contengono lo spermicida come protezione in più.

Cerca altri metodi anticoncezionali.

  • Puoi evitare la gravidanza utilizzando il diaframma o il cappuccio cervicale; entrambi vengono inseriti nella vagina prima del rapporto sessuale per impedire agli spermatozoi di entrare nella cervice.

  • Devi consultare un ginecologo per trovare il modello giusto, dato che l’anatomia di ogni donna è leggermente diversa.

  • Affinché siano efficaci, questi dispositivi si utilizzano solitamente in combinazione con lo spermicida.

Valuta la sterilizzazione.

  • Se sei assolutamente certa di non volere figli né ora né mai, puoi valutare con il ginecologo una procedura chirurgica; in tal modo, non puoi rimanere incinta per il resto della vita. Opta per questa soluzione solo se sei assolutamente certa che non cambierai idea in futuro.

  • Esistono due tipi di sterilizzazione femminile ed entrambi vengono eseguiti come procedure in day-surgery. Con la legatura delle tube si procede alla chiusura delle tube di Falloppio impedendo quindi il contatto fra gli ovuli e gli spermatozoi. Con la sterilizzazione transcervicale si irritano le tube di Falloppio che come risposta generano del tessuto cicatriziale che blocca il passaggio degli ovuli; si tratta di una procedura che richiede diversi mesi per essere efficace.

  • Se hai un solo partner sessuale, può decidere di non avere figli sottoponendosi alla vasectomia; è una procedura ambulatoriale che si esegue per impedire agli spermatozoi di raggiungere il pene; è molto efficace ma non sicura al 100%.

Non dimenticare i contraccettivi di emergenza.

  • Se i normali metodi anticoncezionali falliscono, esistono altre soluzioni per evitare la gravidanza. I contraccettivi di emergenza dovrebbero essere assunti entro cinque giorni da un rapporto sessuale non protetto, ma prima li prendi e più sono efficaci.

  • Ci sono diversi tipi di “pillole del giorno dopo” e se sei maggiorenne puoi comprarli senza ricetta medica. I principi attivi in esse contenuti non causano l’aborto se sei già incinta, ma impediscono che sorga una gravidanza.

  • Puoi acquistare questi medicinali in farmacia, senza prescrizione (se sei maggiorenne) e sono a volte disponibili anche presso i consultori familiari.

  • Esiste inoltre un dispositivo intrauterino di rame di emergenza; devi andare dal ginecologo affinché lo inserisca.

  • Se hai bisogno di ulteriori informazioni in merito ai contraccettivi o come acquistarli, consulta la pagina web del consultorio locale o rivolgiti al ginecologo.

  • La pillola del giorno dopo non deve essere pensata come metodo di contraccezione principale perché non è efficace come le altre soluzioni. Dovresti considerarla una valida opzione ad esempio se dimentichi di prendere l’anticoncezionale orale o il preservativo si rompe.

Sito italiano da sito USA www.wikihow.it/Evitare-l%27Aborto

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Stanziano i soldi per rimborsare le spese, ma nessuno firma il decreto

Nessuno negli ultimi cinque anni si è ricordato di firmare un decreto per destinare le risorse stanziate. Così 14mila coppie, che hanno affrontato mutui e prestiti, sono rimaste senza rimborsi. E anche le famiglie che si sono affidate a enti sotto inchiesta ora chiedono un fondo di garanzia

È solo l’ultimo amaro scherzetto per le coppie italiane che hanno adottato un bambino all’estero. Dal 2012 si scopre che non esiste alcun decreto che preveda rimborsi per le spese adottive. Le oltre 14mila famiglie che negli ultimi cinque anni hanno concluso un’adozione internazionale, sottoscrivendo magari mutui e prestiti, non riceveranno quindi la restituzione del 50% delle spese sostenute, come accadeva in passato.

Inutile presentare domanda alla Commissione adozioni internazionali (Cai). La nuova Cai, guidata dalla vicepresidente Laura Laera, sta conducendo un’operazione trasparenza in questo mondo rimasto opaco per lunghi anni. E ha messo nero su bianco anche l’impasse rimborsi ereditato dalle gestioni precedenti, facendo sapere che le spese sostenute per le adozioni concluse nell’anno 2011 saranno finalmente liquidate entro il 2017, ma che per quelle successive non è previsto nulla. «Successivamente al DPCM del 4 agosto 2011, non vi è stato alcun provvedimento analogo che preveda il rimborso delle spese sostenute per le adozioni concluse dopo il 31 dicembre 2011». Pertanto, «attualmente non verrà dato seguito a ogni eventuale istanza di rimborso relativa agli anni successivi al 2011».

Dal 2016 è stato anche istituito il Fondo per le adozioni internazionali, con una dotazione di 15 milioni di euro l’anno, incrementata di 5 milioni nel 2017, in parte destinato anche ai rimborsi. La stessa Maria Elena Boschi nel 2016 aveva dichiarato una disponibilità di risorse fino a 20 milioni di euro. Ma dopo il decreto del 2011, nessuno si è ricordato di firmare un provvedimento che destini le risorse stanziate alle famiglie adottive

Non è che i soldi per le adozioni siano finite nel nulla. Anzi, dal 2016 è stato anche istituito il Fondo per le adozioni internazionali, con una dotazione di 15 milioni di euro l’anno, incrementata di 5 milioni nel 2017, in parte destinato anche ai rimborsi. La stessa Maria Elena Boschi nel 2016 aveva dichiarato una disponibilità di risorse fino a 20 milioni di euro. Ma dopo il decreto del 2011, nessuno si è ricordato di firmare un provvedimento che destini le risorse stanziate alle famiglie adottive. Manca un tassello insomma. Un indicatore di quanto nei palazzi di Roma finora si siano interessati alle adozioni.

La norma stabilisce che le coppie che adottano un bambino all’estero possono contare su una deduzione del 50% delle spese sostenute, purché documentate e certificate dall’ente autorizzato che ha seguito la pratica. Mentre il restante 50% viene rimborsato a seconda del reddito della famiglia. I soldi finora sono arrivati in ritardo, ma sono arrivati. Una misura non di poco conto, visto che per concludere un’adozione internazionale si possono spendere fino a 40mila euro, tra i costi (a volte molto alti) degli enti autorizzati, i viaggi, le traduzioni e la documentazione necessaria. Senza dimenticare i costi post-adozione. C’è chi chiede prestiti ad amici e parenti, chi si rivolge alle banche. Tant’è che gli istituti hanno creato prodotti ad hoc, spesso con tassi agevolati, per chi volesse accendere un mutuo destinato a sostenere le spese per l’adozione. E gli stessi enti hanno sottoscritto convenzioni con le banche.

«Molte famiglie hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo proprio sapendo di contare su questo rimborso», si legge nella petizione lanciata dal Coordinamento delle associazioni familiari adottive, che ha già superato le cinquemila firme. «Ricordiamo che la genitorialità adottiva è l’unica genitorialità completamente a carico delle famiglie nelle adozioni internazionali ed è molto costosa e rimane però l’unico modo per dare una famiglia a un bambino in stato di abbandono. Pertanto chiediamo al Presidente del Consiglio e Presidente della Commissione Adozioni Internazionali Gentiloni di rispettare l’impegno con le migliaia di famiglie adottive».

Ma dopo le diverse indagini per truffa ai danni di enti autorizzati dalla Cai, anche le famiglie che hanno speso migliaia di euro senza riuscire a portare a termine l’adozione chiedono l’istituzione di un fondo di garanzia. «Non ci sono solo quelle famiglie che l’adozione l’hanno conclusa, ma anche chi, lanciando il cuore oltre ogni ostacolo, quell’adozione l’ha vista svanire per sempre. Sul piatto della bilancia ci sono troppe famiglie che si sono affidate ad enti autorizzati per i quali, ora più che mai, si chiede una verifica attenta e trasparente», dicono dal comitato Family For Children. Alla Commissione adozioni internazionali, che sugli enti deve vigilare, chiedono quindi di sostenere l’istituzione di un fondo di garanzia «che tenga conto di tutte quelle famiglie che si sono ritrovate ad aver perso tempo, denaro e la speranza di poter dare una famiglia ad un bambino abbandonato».

Sarebbe un segnale importante per restituire fiducia a chi voglia adottare, oltre che per segnare un nuovo corso in un settore in forte crisi, che in questi anni è stato stravolto dalle polemiche e da gravi inchieste giudiziarie.

Lidia Baratta Linkiesta.it 19 luglio 2017

www.linkiesta.it/it/article/2017/07/19/famiglie-adottive-dalla-politica-lennesima-beffa-stanziano-i-soldi-per/34952

Parlare a nuora perché suocera intenda

E’ di qualche giorno fa la notizia che non ci sono i soldi per rimborsare chi ha concluso l’iter adottivo dal 2012 in poi. Lo ha fatto sapere la Commissione adozioni internazionali alle famiglie, affinché, appunto, “suocera intenda”. La suocera nel nostro caso è proprio la politica italiana che sembra poco attenta al mondo delle adozioni internazionali. Una disattenzione che si protrae ormai da troppo tempo e che ha costretto molte famiglie a rivolgersi alla magistratura.

Il Coordinamento Care, da sempre vicino alle famiglie, ha lanciato una petizione per raccogliere le firme e chiedere al Governo Gentiloni un decreto legislativo per il rimborso delle spese adottive dal 2012 ad oggi. Ma sul piatto della bilancia, ci piace ricordare, non ci sono solo quelle famiglie che l’adozione l’hanno conclusa, ma anche chi, lanciando il cuore oltre ogni ostacolo, quell’adozione l’ha vista svanire per sempre. Sul piatto della bilancia ci sono troppe famiglie che si sono affidate ad enti autorizzati per i quali, ora più che mai, si chiede una verifica attenta e trasparente. Una verifica che non è più rinviabile.

Alla Commissione Adozioni Internazionali (quindi a tutti i suoi membri) chiediamo di sostenere l’istituzione, da parte del Governo, di un fondo di garanzia che tenga conto di tutte quelle famiglie che, per cause non riconducibili alle stesse, si sono ritrovate ad aver perso tempo, denaro e la speranza di poter dare una famiglia ad un bambino abbandonato. Alla Cai chiediamo sostegno psicologico ed economico affinché tutte le coppie possano continuare il loro percorso adottivo. Un percorso sancito dalla legge e che non prevede alternative per chi decide di adottare legalmente un bimbo straniero.

Redazione Family for children 18 luglio 2017

familyforchildren.it/?p=418

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AMORIS LÆTITIA

Il noi matrimoniale nell’odierna società aperta.

Il «cambiamento di epoca» che Amoris Lætitia (AL) di papa Francesco sa riconoscere e attestare con grande efficacia diviene particolarmente significativo se viene incorniciato nell’orizzonte di quella che possiamo chiamare «società aperta». La domanda radicale che attraversa tutto il testo suona così: come dire il «noi matrimoniale» nella società aperta? Questa domanda è viscerale da almeno 200 anni.

A. Tocqueville, nel suo saggio su La democrazia in America, aveva già intuito la questione in tutta la sua decisività: la rivoluzione «spezza la catena, ma separa anche i singoli anelli…». E molte delle «scienze umane» sorte nel XIX e XX secolo si ponevano come obiettivo di capire la possibilità del «noi» rispetto ad una società che andava individualizzandosi sempre più. Vorrei provare a proporre sinteticamente il «racconto» della storia di questo «noi», che ha cambiato forma, stile e linguaggio, a partire dalla metà del 1800, fino ad arrivare ad AL.

In effetti, il testo di AL è la ufficializzazione di un «transito» importante, per continuare a poter dire «noi», ma senza lo stile del XIX e della prima metà del XX secolo. È un caso, emblematico e potente, di «traduzione della tradizione». Vorrei focalizzare anzitutto la mia attenzione su quello che è stato tale «stile classico» del «noi cattolico», formulato molto spesso «contro» l’io che stava nascendo. Allora, tutto il «nuovo» sembrava negare il noi, la sua realtà e la sua possibilità. Vorrei poi notare i passi che tra questo modello classico e il nostro tempo si sono fatti. Infine mi soffermerò sulle «svolte fondamentali» che AL ci propone, con autorevolezza e con parresia. Sono solo tre passi, di cui due brevi e preliminari, e il terzo – più ampio e corposo – dedicato specificamente alla comprensione del «Noi» offertaci da AL.

  1. Idealizzazione della «società chiusa» La società chiusa impone un noi fondamentale e formale, che usa tutti i mezzi a sua disposizione per «formare e controllare» i soggetti. L’attuale e comprensibile nostalgia del noi deve essere onesta: anche se oggi lo abbiamo dimenticato, il noi è stato, per molte generazioni, un incubo e una domanda implacabile, che gravava sui soggetti e sulla loro identità. Sulla base di un «noi» troppo forte e troppo invadente, il soggetto era messo ai margini, diventava irrilevante, veniva funzionalizzato, strumentalizzato, sfigurato, violentato. Questo noi «arcaico» si vede bene in alcuni film e in alcuni libri: Phil mena, ad esempio: un forte «noi» familiare, sociale ed ecclesiale «discrimina e scomunica» ogni ragazza madre e ogni figlio naturale. Ma anche, ben prima degli anni 50, Anna Karenina di Tolstoj, o Hard Times di Dickens o Il processo di Kafka parlano di questo «noi» che deve essere superato. Se dobbiamo recuperare una funzione essenziale del «Noi», come orizzonte e condizione di possibilità dell’Io, dobbiamo tuttavia evitare di cedere alle tentazioni nostalgiche, che sono ingiustificate e spesso anche molto ingiuste.

  2. La scoperta del «soggetto moderno» È vero: il soggetto moderno corre il rischio di dimenticare il noi come condizione dell’io-tu e di cadere, perciò, in forma di solipsismo, di individualismo, di relativismo. Ma l’Io non è semplicemente il «distruttore del noi». Questo è un modo «antimodernistico» di ragionare sul soggetto che fa torto al matrimonio e alla famiglia. E la relazione di cui il soggetto si confessa bisognoso e desideroso, non si perverte necessariamente in «dittatura del relativismo». Perché questa dittatura – di fronte alla quale molti cattolici si dicono indignati – è spesso soltanto la risposta esagerata e squilibrata alla dittatura del noi fondamentalista e tradizionalista, di una identificazione tra Dio, patria e famiglia che è almeno altrettanto scandalosa. Ed è sempre utile ricordare che se oggi i soggetti individuali fanno tanta fatica a «rendere onore» alla comunità familiare, ieri erano le comunità familiari che non riuscivano a rendere onore e a riconoscere i soggetti. Questa emergenza del soggetto nella tarda modernità è stata favorita dalla società aperta, che ha costretto a ripensare non solo matrimonio e famiglia, ma tutte le strutture comunitarie (la scuola come il lavoro, il seminario come il monastero). È curioso notare che la reazione della dottrina cattolica sul matrimonio alla provocazione del «nuovo regime culturale e sociale» si è mossa su due diverse direttrici non facilmente unificabili: una prima ha serrato i ranghi del «noi istituzionale», prendendo la forma di Codex, mentre una seconda ha inaugurato una «personalizzazione del noi» che acquisiva molti valori moderni e li faceva entrare profondamente nel tessuto della dottrina e della disciplina cattolica. Istituzionalizzazione e personalizzazione, procedendo in parallelo, hanno evidenziato le loro armonie, ma anche le disarmonie, le tensioni e le interne contraddizioni. E la campata temporale che va dalla metà del XIX secolo ad AL – potremmo dire da Pio IX a Francesco – presenta quasi ad ogni generazione un elemento di grande novità. In un disegno certamente unitario, ma segnato da svolte profonde, da retromarce e da intuizioni profetiche. E sempre in dialogo non solo con la Parola di Dio, ma anche con la esperienza di uomini e donne. Amoris Lætitia «prende il largo» nella società aperta Le soluzioni ottocentesche – che tendono a perpetuarsi anche nel XX secolo – tramontano ufficialmente con AL. Forse per questo alcuni piccoli e marginali settori ecclesiali reagiscono male, stizziti e violenti: chi si era illuso che «cattolico» significasse «ottocentesco» è rimasto di stucco. Soprattutto negli ultimi tempi, avevamo fatto di tutto per convincerli di essere nel giusto. Ora, di quel «sistema difensivo» ottocentesco, che tanto ha resistito, non resta pietra su pietra. Vorrei focalizzare le «pietre miliari» di questa «riformulazione non ottocentesca del noi», precisando bene che AL non rinuncia affatto al «Noi»: sa che Dio e il prossimo restano una inaggirabile «radice dell’Io». Ma è ingenuo e meschino identificare il Noi con le condizioni di una società chiusa. Il Noi è a fondamento anche della società aperta, ma a condizioni diverse. Ed è questo ciò che AL ci dice con grande forza e con particolare efficacia.

  3. In 4 pietre miliari scopriamo «una fine e un inizio». Qualcosa finisce e qualcosa si profila nuovamente all’orizzonte:

  1. Il Vangelo ha rapporto con la legge oggettiva e con la coscienza soggettiva, senza identificarsi né con l’una né con l’altra: (AL 304). Questa è la fine del massimalismo giuridico e il recupero strutturale della prassi del discernimento (per confidare e non solo per diffidare). Questa svolta permette di ristabilire un equilibrio tra legge e coscienza, che proprio la «istituzionalizzazione» di fine ottocento aveva mutuato, nella Chiesa, da concezioni statuali e civili della legge. E ripropone un concetto di «discernimento» che alla fine del XX secolo aveva assunto quasi soltanto accezioni diffidenti e sospettose. Si usava «discernimento» solo per «mettere in guardia», non per cogliere opportunità. Ora si recupera il versante positivo del discernimento ecclesiale, non per evitare un errore, ma per comprendere una verità particolare.

  2. Il rapporto tra Cristo e la Chiesa è contenuto del «segno» e della «analogia» del matrimonio, ma in modo imperfetto (AL 72-73): questa è la fine del massimalismo teologico e il recupero strutturale di una «ragione teologica più ampia», che possa contemperare con sapienza l’ideale e il reale, l’universale e il particolare, le cose ultime e le penultime.

  3. Accompagnare, discernere e integrare è lo stile generale della pastorale ecclesiale, che vale per le «famiglie felici» come per le «famiglie ferite». (AL 308): fine del minimalismo pastorale e ristrutturazione di una «pastorale di comunione e riconciliazione» degna della tradizione, nella quale il recupero della iniziazione dei soggetti passa per le soglie delicate e potenti dei misteri, che attraversano le biografie e le generazioni.

  4. Il matrimonio è relazione d’amore di soggetti liberi che mette radici, non sequenza di diritti e doveri fondati su un contratto (AL 37): fine del minimalismo amministrativo e recupero della «relazione d’amore» come soggetto/oggetto della pastorale, con una chiara distinzione tra logiche giuridiche, logiche morali e logiche sacramentali, che non si lasciano né identificare né opporre. Queste «pietre miliari» reimpostano il «lavoro pastorale» e escono dalla alternativa drastica tra «foro interno» e «foro esterno», creando un «foro pastorale», non diverso dai primi due, ma che li integra e li trasforma strutturalmente.

Una sfida La vigilanza cristiana è un’arte che esige «manualità fine»: poiché essa prende a cuore la speranza del bene che arriva prima che il timore del male che si abbatte. Come un ladro – cosa in sé preoccupante – si annuncia proprio il Signore. E vigilare significa aprirsi al bene che irrompe prima che diffidare del male che sorprende. Il Vangelo è il riconoscimento vigilante e profetico di un «noi» che attraversa la coscienza e la storia dei soggetti: è il dono di riconoscersi riconosciuti. Levarsi i calzari di fronte alla benedetta autorità dell’altro trova oggi difficoltà e opportunità, come sempre è accaduto, anche se oggi avviene in modo nuovo e in un mondo nuovo. Recuperare il bisogno di autorità – senza mai scivolare in derive autoritarie – per ogni vera esperienza di libertà – senza dimissione relativistica – costituisce una sfida per la Chiesa del futuro. Sfida non anzitutto nel senso apologetico del termine, ma in senso radicale. Come diceva E. Gilson, una saetta balenò nelle menti ai primi del XX secolo, quando si scoprì che S. Tommaso, diversamente dai neoscolastici, poneva e si poneva «vere domande». Il mondo tardo-moderno non ci sfida semplicemente perché noi resistiamo, non ci seduce solo con menzogne e non ci presenta solo maschere nude; esso ci sfida perché noi, in tale contesto – a volte nonostante esso e altre volte proprio grazie ad esso – possiamo comprendere meglio il Vangelo: Vangelo del soggetto correlato misteriosamente al noi matrimoniale, familiare, popolare, comunitario, sociale. Non meno di questo è in gioco nella piccola e grande rivoluzione annunciata e realizzata da questa Esortazione Apostolica sull’ «amore nella famiglia».

Andrea Grillo in “Rocca” n. 13,1 luglio 2017

www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage?tipo=numaut1894

 

Tutte le iniziative delle comunità nel Dossier dell’Ufficio famiglia.

Importanti anche i progetti interdiocesani. Dopo il Motu proprio, già avviati otto nuovi Tribunali ecclesiastici diocesani

Se l’avvio del Motu proprio per la semplificazione delle procedure di verifica delle nullità matrimoniali non è stata tra le più agevoli, alle luce dei vari interventi che si sono resi necessari per chiarire una materia comunque molto complessa, la sua applicazione nelle diocesi italiane procede ora a pieno regime. Il cosiddetto “ponte giuridico-pastorale” – indicato dal Tavolo di lavoro istituito tra Cei, Rota Romana, Tribunale della Segnatura apostolica e Pontificio Consiglio per i testi legislativi – sta aprendo prospettive in cui davvero si stanno saldando le istanze della misericordia con quelle della giustizia.

L’Ufficio famiglia della Cei ha inserito tutte queste iniziative nel Dossier presentato all’inizio di giugno nell’ambito della Commissione episcopale Cei per la famiglia, la vita e i giovani, che riassume quanto realizzato dalle comunità per la promozione dell’Esortazione postsinodale Amoris lætitia. La verifica della nullità matrimoniale è infatti uno dei momenti indicati nel capitolo VIII del documento di papa Francesco per il cammino di discernimento. Passaggio determinante soprattutto per le coppie che hanno vissuto il dramma dell’incomprensione e poi della disgregazione e intendono approfondire il senso di un sacramento celebrato forse senza la necessaria preparazione e senza averne compreso tutte le implicazioni.

Da qui la necessità di saldare le disposizioni del Codice di diritto canonico con l’abbraccio di una pastorale rinnovata nella sensibilità e nella capacità di accogliere anche le situazioni più complesse, come appunto i divorziati risposati, secondo la logica dell’integrazione che è «la chiave dell’accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possono avere una gioiosa e feconda esperienza» (Al 299).

Si pongono in questa logica iniziative come quella realizzata dalle diocesi di Biella, Casale Monferrato, Novara e Vercelli che hanno fatto nascere un Centro interdiocesano di accompagnamento intitolato “Il Signore è ferito a chi ha il cuore ferito”. L’obiettivo è quello di offrire un primo orientamento di carattere pastorale ai fedeli separati o risposati, oppure che sono giunti alla scelta di separarsi ma non l’hanno ancora fatto. L’équipe, formata da un sacerdote e da più coppie di esperti, provvede all’ascolto e all’analisi delle varie situazioni sotto il profilo spirituale, morale e canonico. Progetto simile, rimanendo in Piemonte, per le diocesi di Fossano, Cuneo, Mondovì, Saluzzo e Alba dove già dal 2009 esiste un Tribunale ecclesiastico interdiocesano.

L’obiettivo è quello di collegarlo a una nuova struttura arricchendola delle componenti pastorali e professionali ancora carenti per migliorare non solo l’accoglienza della situazioni difficili, ma soprattutto discernimento e integrazione. Anche la diocesi di Como ha messo insieme una commissione di esperti per affrontare le sollecitazioni presenti nel capitolo VIII di Amoris lætitia. Ne è scaturito un documento che ora dovrà sfociare in un progetto per dare vita al “ponte giuridico-pastorale”. Tante le diocesi che hanno dato vita a nuovi uffici diocesani con l’obiettivo di accompagnare le coppie o i singoli alle prese con la necessità di verificare la nullità del proprio matrimonio. Tra le altre Frosinone-Veroli-Ferentino dove è nato un centro di ascolto gestito da due avvocatesse rotali. Progetto simile a Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia dove, per valutare gli aspetti giuridici e teologici della situazione è sorta una commissione presieduta dal vescovo e da quattro sacerdoti esperti.

Molto intenso l’impegno di Nuoro che, nell’ultimo anno, ha organizzato un ciclo di incontri a cui sono intervenuti tra gli altri il sottosegretario e direttore dell’Ufficio giuridico della Cei, monsignor Giuseppe Baturi; il vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico etrusco, don Roberto Malpelo; il direttore dell’Ufficio famiglia della Cei, don Paolo Gentili. Anche a Parma, sull’onda di Amoris lætitia e del Motu proprio, è stato istituito un Servizio di informazione, consulenza e mediazione familiare. Progetti con caratteristiche simili nelle diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, in quelle di Teano-Calvi, Tivoli e Trapani. In quest’ultima il Servizio d’accoglienza, presieduto dal vescovo – monsignor Pietro Maria Fragnelli è anche il presidente della Commissione episcopale Cei per la famiglia – conta sulla presenza di due sacerdoti specializzati e su coppie di sposi al cui interno c’è una psicoterapeuta e una consulente familiare. Esiste poi un numero rilevante di diocesi che, in poco più di un anno – Amoris lætitia ha visto la luce l’8 aprile 2016 – è riuscito a dare vita a un proprio Tribunale ecclesiastico, scelta prevista nel Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus.

Sono, secondo quanto riportato dal Dossier dell’Ufficio famiglia Cei: Agrigento, Alessandria, Arezzo-Cortona- Sansepolcro, Nicosia, Piazza Armerina, Rieti, Volterra. In altre diocesi l’istituzione è in via di definizione. «Si tratta di una risposta massiccia e articolata ma che non ci stupisce perché – fa notare il direttore dell’Ufficio famiglia Cei – le esigenze a cui Amoris lætitia e il Motu proprio si sforzano di fornire risposte attuali ed efficaci erano da tempo non solo priorità pastorali ben note, ma anche emergenze umane e sociali di fronte a cui non era più possibile rimanere indifferenti».

Luciano Moia Avvenire 16 luglio 2017

www.avvenire.it/chiesa/pagine/amoris-laetitia-alleanza-tra-misericordia-e-diritto

 

Trento, il 27 luglio dibattito su “I frutti di Amoris Lætitia” in Italia

Sarà dedicato ad una verifica a livello nazionale sull’impatto della Amoris lætitia di Papa Francesco il dibattito che si svolgerà giovedì 27 luglio, alle 21, presso l’oratorio di Pozza di Fassa (Tn), nell’ambito della rassegna “Ispirazioni d’estate” promossa dal decanato di Fassa.

La serata di grande interesse familiare e pastorale, a più di un anno dalla pubblicazione dell’esortazione post sinodale, è organizzata per la seconda festa del quotidiano “Avvenire” e del settimanale diocesano “Vita Trentina”. Ad introdurre il dibattito, sarà il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio. Interverranno i coniugi trentini Lucia e Marco Matassoni, uditori laici al Sinodo dei vescovi, il direttore dell’Ufficio nazionale per la famiglia della Cei, don Paolo Gentili, e il caporedattore di “Avvenire” e del mensile “Noi Famiglia & Vita”, Luciano Moia. Modererà il direttore di “Vita Trentina” e “radio Trentino inBlu”, Diego Andreatta. “Durante l’incontro – si legge in una nota – sarà presentato il monitoraggio sulla ricezione dell’Amoris lætitia nelle diocesi italiane e saranno discussi i possibili sviluppi delle ‘strade di felicità’ indicate da Papa Francesco”.

Servizio Informazioni Religiosa 22 luglio 2017

https://agensir.it/quotidiano/2017/7/22/diocesi-trento-il-27-luglio-dibattito-su-i-frutti-di-amoris-laetitia-in-italia/

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ASSEGNO DIVORZILE

La giurisprudenza lascia spiragli all’assegno all’ex

Tribunale di Udine, prima Sezione civile, sentenza 1° giugno 2017

Il Tribunale di Udine prende le distanze dalla Cassazione e riapre le porte al tenore di vita. Ormai è noto a tutti che il tenore di vita è stato escluso dalla Corte di cassazione dai parametri da valutare onde verificare il diritto dell’ex coniuge all’assegno divorzile. La notizia, infatti, negli ultimi tempi ha fatto molto parlare di sé.

Non tutta la giurisprudenza, però, ha deciso di adeguarsi ai dettami della Corte, tanto che, con la sentenza del 1° giugno 2017 qui sotto allegata, il Tribunale di Udine ha preferito continuare a tener conto del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, unitamente agli ulteriori elementi di cui all’articolo 5 della legge numero 898/1970, prediligendo il vecchio orientamento, definito maggioritario.

Il diritto all’assegno divorzile, per il giudice friulano, va quindi valutato dapprima in astratto, osservando gli effettivi mezzi del richiedente e raffrontandoli al tenore di vita del quale questi godeva quando il matrimonio era ancora in essere. In una seconda fase, poi, va determinato l’importo concreto del contributo, tenendo conto di tutti gli altri criteri previsti dalla legge, come la condizione dei coniugi, l’apporto che ognuno dava alla conduzione familiare, la durata del matrimonio.

I limiti della posizione della Cassazione. La sentenza numero 11504/2017 della Corte di cassazione, invece, incontrerebbe un limite fondamentale per il Tribunale di Udine: quello di valutare l’adeguatezza dei redditi del coniuge che richiede l’assegno divorzile tenendo conto del raggiungimento dell’indipendenza economica, senza però ancorare il relativo giudizio a un parametro effettivo e rendendolo così del tutto astratto.

A tal proposito, non è possibile affidare ai giudici il compito di colmare la lacuna che ha lasciato il legislatore nel definire i “mezzi adeguati”: l’articolo 5 della legge sul divorzio lascerebbe chiaramente intendere che l’assegno divorzile debba essere parametrato a tutti i criteri ivi indicati e, quindi, anche al tenore di vita.

Di conseguenza, come si legge in sentenza, non è adeguato distinguere tra adeguatezza dei mezzi e criteri che attengono alla misura dell’assegno, ma è piuttosto opportuno leggere il testo della norma in maniera congiunta, pervenendo così “ad un’equa ponderazione di quello che è lo scioglimento di un precedente legame solidaristico, con effetti ex nunc e non ex tunc“.

www.studiocataldi.it/visualizza_allegati_news.asp?vai=ok

Valeria Zeppilli Newsletter Giuridica studio Cataldi17 luglio 2017 –

www.studiocataldi.it/articoli/26821-divorzio-a-volte-ritornano-la-giurisprudenza-lascia-spiragli-all-assegno-all-ex.asp

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter n. 28/2017, 19 luglio 2017

  • Family impact – seminario internazionale a Milano. 21-22 settembre 2017.

Come valutare l’impatto delle politiche familiari. Dal 21 al 22 settembre 2017 il CISF e il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano presenteranno, in collaborazione con il Family Impact Institute della Purdue University (USA) un innovativo modello di valutazione dell’impatto familiare delle politiche a livello nazionale e locale, già ampiamente sperimentato negli Stati Uniti.

A presentarlo sarà la prof. Karen Bogenschneider, che si confronterà con ricercatori, amministratori locali, esperti dell’associazionismo familiare. Il programma in

newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf2817_Seminario-FAMILY-IMPACT-21-22-set-17.pdf

L’evento viene realizzato in collaborazione con il Consiglio Regionale della Regione Lombardia e con la Provincia Autonoma di Trento. A Trento è previsto un ulteriore seminario con la prof. Karen Bogenschneider, nella mattina di sabato 23 settembre 2017.

Accesso gratuito (iscrizione obbligatoria per posti limitati’

Per info e iscrizioni inviare una mail a cisf@stpauls.it

Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

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CINQUE PER MILLE

“Nuovo” 5 per mille, da oggi in vigore il decreto: ecco le novità

Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 111. Disciplina dell’istituto del cinque ‰ dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a norma dell’articolo 9, comma 1, lettere c) e d), della legge 6 giugno 2016, n. 106. (Riforma del Terzo settore).

(GU Serie Generale n.166 del 18-07-2017)10 articoli.Entrata in vigore 19 luglio 2017

www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2017-07-18&atto.codiceRedazionale=17G00122&elenco30giorni=true

E’ stato pubblicato in Gazzetta il testo del decreto collegato alla Legge 106. Confermata l’idea di non erogare le somme percepite sotto una certa soglia, e di ridistribuire l’inoptato con criteri diversi da quelli attuali. Prevista anche una stretta sui tempi di erogazione, e sanzioni severe per le organizzazioni poco trasparenti

I beneficiari e le soglie di contributo. Confermati i beneficiari degli ultimi cinque anni: il 5‰ andrà dunque a favore degli enti “del volontariato” (quelli già iscritti al primo elenco), di quelli che si occupano di ricerca scientifica e ricerca sanitaria, a sostegno delle attività sociali dei Comuni e delle associazioni sportive dilettantistiche oltre che delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.

Altri dettagli arriveranno da un altro decreto, questa volta un Dpcm, che dovrà essere adottato entro i prossimi 120 giorni e che definirà modalità e termini per l’accesso al 5‰ per la formazione e la pubblicazione dell’elenco permanente degli iscritti, ma si prevede che in questo settore le norme ricalcheranno sostanzialmente la prassi degli ultimi due anni (elenco permanente cui si rimane iscritti salvo cataclismi). La novità più significativa, ancorché ampiamente annunciata, è però un’altra: nel decreto in vigore da oggi si legge infatti che il futuro Dpcm dovrà stabilire «l’importo minimo erogabile a ciascun ente delle somme risultanti sulla base delle scelte effettuate dai contribuenti» e «le modalità di riparto delle scelte non espresse dai contribuenti». Ovvero: sotto una soglia minima di contributo le associazioni non vedranno un euro, e l’inoptato (somme destinate senza codice fiscale) verrà ridistribuito con criteri da stabilire, e non più semplicemente in proporzione alle scelte ricevute. C’è da immaginarsi che su questo ci sarà battaglia, soprattutto da parte delle organizzazioni che oggi ricevono le maggiori somme in assoluto, e che quindi dovrebbero rinunciare a una bella fetta di introiti.

Il Sottosegretario Bobba l’aveva detto in più occasioni: snelliremo i tempi di pagamento. Il decreto sembra andare in questa direzione, quando annuncia che il futuro Dpcm conterrà le modalità per il pagamento del 55‰ e soprattutto i termini entro i quali i beneficiari comunicano alle amministrazioni erogatrici i dati necessari per il pagamento delle somme assegnate, «al fine di consentirne l’erogazione entro il termine di chiusura del secondo esercizio finanziario successivo a quello di impegno». Oggi si arriva praticamente al terzo esercizio (due anni solari dopo): si punta in questo modo ad arrivare a un solo anno reale di differimento.

Trasparenza e pubblicità

Dopo aver ribadito che i beneficiari del contributo del 5‰ non possono utilizzare queste le somme per coprire le spese di pubblicità e campagne di sensibilizzazione sul 5‰ stesso, il decreto affronta il tema della trasparenza. Come in precedenza, i beneficiari devono redigere un apposito rendiconto, entro un anno dalla ricezione delle somme, e inviarlo al ministero competente entro 30 giorni, accompagnato da una relazione illustrativa. La novità è rappresentata dall’obbligo di pubblicare sul proprio sito, sempre entro 30 giorni, gli importi e il rendiconto, dandone comunicazione all’amministrazione entro i successivi sette giorni, ma soprattutto dalle sanzioni in caso di inadempienza: «l’amministrazione erogatrice diffida il beneficiario ad effettuare la citata pubblicazione assegnando un termine di 30 giorni, e in caso di inerzia provvede all’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria pari al 25% per cento del contributo percepito, i cui proventi affluiscono all’entrata del bilancio dello Stato». Meno male che vengono previsti termini anche per i ministeri, seppur dilatati: questi hanno infatti l’obbligo di pubblicare online gli elenchi dei beneficiari entro 90 dall’erogazione delle somme, oltre al link al rendiconto pubblicato sul sito web del beneficiario

Gabriella Meroni Vita.it 19 luglio 2017

www.vita.it/it/article/2017/07/19/nuovo-5-per-mille-da-oggi-in-vigore-il-decreto-ecco-le-novita/144073

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COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI

La CAI scalda i motori, si ri-parte.

Anna Guerrieri, Monya Ferritti e l’avvocato Francesco Bianchini sono i tre nuovi rappresentanti delle associazioni famigliari nella Commissione Adozioni Internazionali.

La Commissione Adozioni ha reso noto oggi i primi nomi dei suoi componenti. Il Presidente come noto è Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri e la Vice Presidente è la dottoressa Laura Laera.

La Commissione è poi composta da vari rappresentanti d istituzionali, che non sono stati ancora tutti nominati.

I tre rappresentanti delle associazioni familiari a carattere nazionale sono Anna Guerrieri, presidente di Genitori si diventa, Monya Ferritti, presidente del Coordinamenti CARE e l’avvocato Francesco Bianchini, nominato dal Forum delle Associazioni Famigliari.

Il decreto di nomina di Ferritti e Guerrieri porta la data del 12 settembre 2016 e la firma del sottosegretario De Vincenti, mentre la nomina di Bianchini ha la data 28 marzo 2017 e la firma di Maria Elena Boschi. Ferritti è l’unica riconfermata fra i tre rappresentanti delle associazioni famigliari della precedente commissione. Il suo incarico, insieme a quello di Francesco Mennillo, era scaduto fin dal l’11 giugno 2015.

La situazione attuale è la seguente: in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri ci sono Ermenegilda Siniscalchi, capo dipartimento per le politiche della famiglia e Stefano Pizzicannella (il terzo componente deve ancora essere nominato).

Per il Ministero degli Affari Esteri c’è Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, per il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali Stefania Congia, dirigente dell’ufficio per le Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e tutela dei minori stranieri. Il Ministero dell’Interno ha nominato Edoardo D’Alascio, il Ministero della Giustizia ha indicato Vincenzo Starita, direttore generale alla Direzione generale del personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile e Gemma Tuccillo capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, mentre il Ministero della Salute ha scelto Serena Battilomo, direttore dell’ufficio per la tutela della salute della donna, dei soggetti vulnerabili e contrasto alle diseguaglianze.

Mancano ancora i rappresentanti del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La Conferenza Unificata Stato-Regioni ha indicato dottoressa A. Caprioglio e il dott. A. Mazzarotto:

Tornando ai commissari delle associazioni famigliari, ecco qualche informazione sulle loro biografie. Bianchini è un avvocato cassazionista, ha 57 anni, è di Palermo, è padre di tre figli, è iscritto all’Associazione Famiglie Numerose ed è componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia. Monya Ferritti è ricercatore dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (ex Isfol), mamma di una ragazza di 18 anni e di un quindicenne adottato nel 2005 in Cambogia: è presidente del Coordinamento CARE sin da quando è nato, nel 2011 (e lo coordina dal 2009) e presidente di Genitori che, una piccola associazione di Roma, caratterizzata dal comprendere anche famiglie non adottive. Anna Guerrieri invece dal 2011 è presidente di una grande associazione di famiglie adottive, Genitori si diventa, che conta un migliaio di soci e vicepresidente del CARE. Insegna matematica all’Università dell’Aquila ed è mamma di due figli, adottati nel 2000 e nel 2005: la ragazza ha 15 anni ed è nata in Cambogia, il ragazzo ha 21 anni ed è nato in Ucraina.

Sara De Carli Vita.it 17 luglio 2017

www.vita.it/it/article/2017/07/17/ecco-tutti-i-nomi-della-nuova-commissione-adozioni/144045

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CONFERENZA NAZIONALE DELLA FAMIGLIA

Forum delle famiglie a Gentiloni: massimo impegno per la conferenza nazionale

Preoccupazione dopo le dimissioni del ministro alla Famiglia Costa a due mesi dall’importante appuntamento nazionale che dovrebbe mettere a fuoco le politiche in questo delicato e fondamentale ambito

La Conferenza nazionale della famiglia, prevista a Roma per il prossimo settembre, avrà un compito fondamentale: rilanciare sul piano politico, ma anche su quello sociale e culturale, i temi della famiglia, che è risorsa e futuro di tutti.

Lo auspica il Forum delle associazioni familiari in una lettera al primo ministro Gentiloni che, dopo le dimissioni del ministro Enrico Costa, ha assunto anche l’interim della famiglia. La Conferenza nazionale – la terza dopo Firenze 2007 e Milano 2010 – è un appuntamento a cui l’associazionismo familiare, insieme all’Osservatorio nazionale sulla famiglia, alle università, ai centri di ricerca e agli esperti del settore, lavora da oltre un anno.

“Ora le dimissioni del ministro Costa mettono a rischio il grande lavoro fatto sinora. Per questo – scrive il presidente del Forum Gigi De Palo al presidente Paolo Gentiloni – le chiediamo non solo di confermare la convocazione prevista per il 28 e 29 settembre a Roma, ma di viverla come la grande occasione per rilanciare i temi della famiglia nel nostro Paese. Questo è il momento, non possiamo più aspettare”.

La Conferenza nazionale della famiglia è anche una grande occasione per ribadire innanzi tutto alcuni punti fermi su una fiscalità formato famiglia alla vigilia della Legge di stabilità. Non si tratta solo di un conflitto tra poveri per qualche elemosina in più. Per il Forum delle associazioni familiari è fondamentale far passare, almeno in prospettiva, il principio di un’equità fiscale imperniata sulla sussidiarietà e non sull’assistenzialismo. Si tratta di una differenza fondamentale. L’assistenzialismo ritiene che offrire più servizi, più asili, più interventi pensati e gestiti dall’alto sia sufficiente per promuovere la vita familiare. Ma in questo modo lo Stato si sostituisce alla famiglia e ne condiziona le scelte. La sussidiarietà invece lascia che sia la famiglia a organizzarsi nelle forme associative che ritiene più opportune, certo promuovendo buone prassi con una fiscalità favorevole.

Naturalmente tra i temi che verranno affrontati durante la Conferenza nazionale non ci sarà solo quello fiscale. Si parlerà anche di educazione, di scuola, di welfare locale, di giustizia minorile, di adozioni e, soprattutto di emergenza denatalità. Argomenti che interrogano drammaticamente non solo la famiglia, ma tutta la società. Ecco perché la Conferenza nazionale, argomenta il Forum, è occasione preziosa e insostituibile per ricordare alla politica e al Paese gli aspetti più urgenti della “vertenza famiglia”.

Luciano Moia Avvenire 21 luglio 2017

www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/conferenza-nazionale-famiglia-e-caso-enrico-costa-forum

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CONSULTORI FAMILIARI

La Regione Abruzzo ripartisce 500mila euro

Pescara. Il 70% va alle Asl, il 20 alle strutture private. La giunta regionale, su proposta dell’assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci, ha approvato il piano di ripartizione di un finanziamento di 500mila euro per il funzionamento dei consultori familiari, pubblici e privati, operanti sul territorio abruzzese. La quota, riferita all’anno in corso, è la stessa stanziata nel 2016.

Il 70% del fondo sarà destinato alle strutture delle 4 Asl, il 20% a quelle private, mentre una quota del 10% servirà a sostenere le attività di formazione del personale. Ai consultori della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila andranno poco più di 80mila euro, 103mila a quelli della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 85mila alla Asl di Pescara e 81mila a quella di Teramo.

Gli 8 consultori privati riceveranno ognuno 12mila 500 euro, mentre per la formazione saranno investiti complessivamente 50mila euro (30mila per le strutture pubbliche e 20mila per le private). I contributi dovranno essere utilizzati, prioritariamente, per le seguenti attività: prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; prevenzione, individuazione precoce e assistenza nei casi di violenza; prevenzione e individuazione delle difficoltà di integrazione dei cittadini stranieri; attività di prevenzione e informazione preconcezionale.

Pagine Abruzzo 15 luglio 2017

www.pagineabruzzo.it/notizie/news/Pescara/82225/Consultori_familiari_la_regione_ripartisce_500mila_euro.html

 

Sicilia: 1mln per consultori, oratori e scuole… Ma che fine hanno fatto?

Senza rischio di smentita, l’Ars non è mai stata granché produttiva e lo confermano i dati degli ultimi mesi che danno la presenza in Aula dei deputati siciliani solo per poche ore in oltre 60 giorni, ma se a questo si aggiunge la “latitanza” degli assessorati regionali, il risultato è da far infuriare.

Ed infuriare è il termine giusto, quando nel particolare momento di recessione economica in cui ci troviamo, vengono trovati fondi da stanziare e invece di destinarli ai beneficiari si rischia di perderli a causa di lungaggini burocratiche.

L’onorevole Vincenzo Vinciullo, presidente della Commissione Bilancio all’Ars, richiama l’attenzione dell’Assessorato regionale alla Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro sui fondi, circa un milione di euro, che la stessa Commissione aveva approvato a favore dei consultori familiari, oratori e Istituzioni scolastiche siciliane. Ebbene, nonostante la destinazione di queste risorse sia stata deliberata, non si può procedere allo stanziamento senza il decreto attuativo che deve essere emanato appunto dagli uffici dell’assessorato.

Per questo motivo la Commissione Bilancio ha convocato l’assessore del ramo perché spiegasse il motivo per cui non si era proceduto alla pubblicazione del Bando per l’assegnazione delle risorse, ma pare che la convocazione sia andata diserta.

Per questo motivo verrà presentata un’interrogazione urgente al Parlamento siciliano, al quale dovranno essere date delle risposte, per capire le motivazioni per le quali la Giunta Crocetta non proceda ad attuare la volontà del legislatore regionale.

Chiaramente a farne le spese sono i siciliani, in particolare le categorie più deboli. I consultori familiari e tutti gli altri centri di raduno dei giovani con questi fondi potrebbero continuare ad offrire i loro servizi a sostegno delle famiglie più svantaggiate o che vivono situazioni di particolare disagio, combattere la dispersione scolastica e togliere dalla strada i ragazzi, facili preda della criminalità, per impegnarli in attività culturali, sportive ed educative.

Giovanna Legato L’Eco del Sud 17 luglio 2017

www.lecodelsud.it/sicilia-1mln-consultori-oratori-scuole-fine

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Brescia CIDAF. Presentazione

Il CIDAF (Consultorio Interprovinciale Di Assistenza Familiare) è un consultorio di ispirazione cristiana aperto nel 1977 da Don Mario Pasini, che dal gennaio 2017 è gestito da Fondazione Poliambulanza.

Le sedi del Consultorio familiare sono a:

Brescia, Viale Stazione, 63 – Brescia, Via Rodi, 55 – Travagliato, Via C. Golini, 6.

Il consultorio familiare è un servizio che offre interventi di tutela della salute e del ben-essere del singolo, della coppia, della famiglia. In modo particolare mette a disposizione le proprie competenze per prendersi cura dei problemi di ogni singola persona nelle fasi fondamentali di sviluppo e cambiamento, in una visione unitaria ed integrale della persona, valorizzando le risorse di ciascuno. Particolare attenzione è rivolta a:

  • Tutela della salute della donna e maternità;

  • Tutela e promozione dell’armonico sviluppo del neonato, del bambino e dell’adolescente;

  • Promozione della famiglia e delle condizioni che concorrono al suo benessere;

  • Sostegno alla genitorialità;

  • Sostegno alla persona in tutte le fasi della sua vita;

  • Sostegno alla coppia che vive situazioni critiche.

L’obiettivo fondamentale è di fornire gli strumenti sanitari, sociali, educativi e psicologici per affrontare i cambiamenti del ciclo di vita individuale e familiare. Le attività e i servizi dei Consultori sono organizzati secondo una visione multidisciplinare, attraverso gli interventi di professionisti qualificati che lavorano in modo integrato. Nell’erogazione dei servizi, i Consultori CIDAF si ispirano alla visione cristiana della persona, della sessualità e della famiglia.

Oltre i servizi sono previste attività di gruppo e sul territorio.

Gli incontri di gruppo si connotano come incontri periodici, multidisciplinari, condotti da almeno due operatori del Consultorio di professionalità diverse. Si svolgono in sede consultoriale. Sono finalizzati ad approfondire ed elaborare problemi e difficoltà della persona attraverso il confronto e la condivisione in gruppo.

    • Area Ostetrica/ Ginecologica (gruppi pre e post – partum, gruppi sulla menopausa, gruppi di puericultura sugli aspetti caratteristici della prima infanzia)

    • Area Psicologica (gruppi di auto-mutuo-aiuto, gruppi di sostegno alla genitorialità, gruppi sulle dinamiche di coppia, gruppi per separati).

  • Educazione e promozione della salute. L’équipe multi professionale del Consultorio garantisce le azioni di educazione alla salute riguardo la sfera affettiva e sessuale con interventi rivolti, oltre che al singolo e alla coppia, ai gruppi e alle Agenzie Educative del territorio. Tali interventi sono condotti in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado presenti nel territorio ove il Consultorio opera, con una attenzione particolare agli Istituti superiori. Queste attività permettono anche di far conoscere i servizi che la struttura consultoriale mette a disposizione degli adolescenti, in un’ottica di prevenzione del disagio o di interventi nelle fasi critiche.

Gli interventi sono gratuiti. A pagamento sono i servizi degli Ambulatori

  • Logopedia

  • DSA: L’ équipe multidisciplinare di CIDAF composta da neuropsichiatra, psicologo e logopedista è autorizzata dalla ATS di Brescia a rilasciare la prima certificazione diagnostica valida ai fini scolastici per i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA).

Nell’espletamento delle proprie funzioni i Consultori CIDAF collaborano con:

  • Strutture pubbliche e private dell’area socio sanitaria: Servizi psico-sociali gestiti da Comuni, ATS, Cooperative, e Privato Sociale; Servizi ospedalieri, Poliambulatori

  • Istituti Scolastici Statali e paritari: Materne, Primarie e Secondarie di 1°e 2° grado

  • Terzo settore: Parrocchie, Gruppi di volontariato, Associazioni di categoria

www.poliambulanza.it/consultori-familiari-cida

 

Roma 1-La Famiglia: una rete di sostegno accanto ai nuclei in difficoltà

Il Centro diretto da padre Feretti, sostenuto dai fondi dell’8xmille, e la scommessa sulla formazione: «La relazione, terapeutica, non si può improvvisare». Braccia che accolgono periferie esistenziali, nel cuore di Roma. Braccia protese fino ai margini della città per portare sostegno. Non solo ascolto e aiuto psicologico ma, primariamente, relazione umana professionale, quella garantita dal Centro La Famiglia nella sede di via della Pigna 13/a, dietro largo di Torre Argentina, e presso gli undici centri-satellite di consulenza familiare distribuiti nella Capitale e ad esso collegati.

«L’ultimo nato, sei mesi fa – racconta padre Alfredo Feretti, sacerdote degli Oblati di Maria Immacolata e presidente del Centro – è quello nel quartiere Flaminio, nei locali della parrocchia Santa Croce», ma dalla Balduina a Centocelle, passando per Grottarossa, Talenti e Tor Bella Monaca «portiamo avanti il nostro impegno di attenzione al singolo e alla coppia, ai giovani e agli anziani».

Fondato nel 1968 da padre Luciano Cupia, il Centro La Famiglia è il primo consultorio familiare sorto a Roma: «Lavora nella e per la diocesi – spiega padre Feretti – ma è un’associazione laica che offre un servizio qualificato a tutti, nel rispetto della persona e della sua libertà, garantendo il segreto professionale assoluto». Aperto tutto il giorno dal lunedì al venerdì, con un’affluenza media di 120 persone alla settimana, fruisce dei locali al secondo piano del seicentesco palazzo che fu prima sede del Vicariato. Parte delle spese vive sono sostenute grazie ai fondi dell’8xmille; altre sono coperte anche grazie alle offerte liberamente fatte dagli utenti del centro. Tre le principali attività svolte: la promozione della famiglia, la consulenza psicologica, totalmente gratuita, e la formazione.

Al corso annuale di preparazione al matrimonio si aggiunge la proposta dei percorsi, guidati dal presidente in collaborazione con i missionari Omi, per quanti desiderano riscoprire la bellezza dell’amore sponsale, con un cammino dedicato anche a persone separate o divorziate e nuovamente inserite in una relazione di coppia. L’iniziativa, spiegano i promotori, «nasce dal desiderio di mostrare sempre di più il volto accogliente, materno e tenero della Chiesa».

Quarantacinque, in tutto, i professionisti membri dell’equipe del Centro che effettuano, come volontari, attività di consulenza a favore di oltre 500 persone tra adolescenti, adulti e coppie, per un totale di oltre 2.500 colloqui annui. Tutti hanno frequentato la Scuola per consulenti familiari, creata nel 1976 proprio con lo scopo di provvedere direttamente alla formazione degli operatori del consultorio. Il corso triennale ha più di 400 iscritti e viene attivato, oltre che a Roma, presso il Centro, in altre 26 città d’Italia da Vittorio Veneto a Trapani, isole comprese. «La relazione, che per noi è terapeutica – spiega ancora padre Feretti – non si può improvvisare: ecco perché investiamo tanto nella formazione».

La cura del disagio psicologico è fatta anche di calore ed empatia, consiste «in quell’approccio non giudicante che le persone cercano qui, in un ambiente protetto e confidenziale», chiarisce Maria Carla Zampieri, insegnante di professione e consulente familiare al Centro da oltre vent’anni, insieme al marito Carlo Volpini. Genitori e anche nonni, i due coniugi mettono la loro competenza ed esperienza a disposizione delle giovani coppie «che entrano in crisi perché perdono di vista la dimensione “a due” dopo la nascita dei bambini – riferisce Zampieri – o a causa della presenza sempre più necessaria, ma anche invadente, talvolta, dei suoceri-nonni».

Altre volte invece la crisi coniugale è generata «dalla mancanza di responsabilità – racconta Maria Pia Pagliuso, psicologa volontaria del Centro -: si vivono con leggerezza e superficialità situazioni» per le quali si cerca poi una via d’uscita, e «qui le persone si sentono meno sole nel fronteggiare le difficoltà».

Tante richieste d’aiuto «provengono anche dai genitori che denunciano un senso di angoscia – continua Pagliuso – nella gestione di figli adolescenti, una mancanza di preparazione adeguata». Dal canto loro, i più giovani «manifestano problemi di socializzazione e difficoltà di adattamento», nonché disagi legati «alla propria identità di genere e sessuale». A tutti La Famiglia garantisce un approccio multidisciplinare grazie a un’equipe specializzata di professionisti: oltre ai consulenti familiari e agli psicoterapeuti, prestano servizio a titolo gratuito pedagogisti, nutrizionisti, sessuologi, consulenti etici e legali. E proprio la ricchezza delle risorse umane a cui può attingere consente al Centro La Famiglia di non fermarsi alle sfide che fronteggia da anni, ma di guardare avanti, per far fronte anche a nuove emergenze: da qualche settimana, alcuni professionisti volontari del consultorio seguono un neonato progetto nella parrocchia di San Frumenzio, che affianca e accoglie donne di strada.

Già attiva, ma «da incrementare», la consulenza di gruppo per over sessantenni “La forza dell’età”: incontri bimestrali di due ore, il venerdì mattina, con l’obiettivo di «far vivere la propria età in modo nuovo e valorizzante – illustra padre Feretti -, imparando a utilizzare le risorse personali». Ancora, è stata attivata da gennaio l’iniziativa denominata “Gap”, curata da operatori e psichiatri del Centro, per la prevenzione e la cura del gioco d’azzardo patologico. Davvero come in una famiglia, lo sguardo è recettivo, attento alle domande umane e sociali, alimentato dal desiderio di fornire, se non risposte definitive, strumenti e indicazioni per un cammino sereno e condiviso.

Michela Altoviti – Romasette 12 luglio 2017

www.romasette.it/la-famiglia-una-rete-di-sostegno-accanto-ai-nuclei-in-difficolta

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DALLA NAVATA

16° Domenica del tempo ordinario – Anno A – 23 luglio 2017

Sapienza 12, 19 Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

Salmo 86, 05 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca.

Romani 08, 26 Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili.

Matteo 13.43. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

 

Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme. Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose

Continuiamo la lettura del discorso parabolico di Gesù nel vangelo secondo Matteo. Dopo la parabola del seminatore e la sua spiegazione, eccone un’altra riguardante sempre la semina. Ma se nella prima l’accento cadeva sui diversi terreni nei quali cadeva il buon grano, qui invece l’attenzione va all’oggetto della semina: buon seme o cattivo seme.

Ascoltiamo dunque la narrazione: Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.

Così accade nella vita degli umani e nella storia del mondo. C’è una semina di grano buono, che viene fatta di giorno dal contadino nel suo campo per ottenere frutto, un frutto abbondante e buono. A volte però accade che qualcuno faccia un’altra semina: la fa di notte, di nascosto, perché sa di compiere un’azione malefica. Egli semina zizzania, erba che non dà frutto ma sfrutta il terreno e finisce per soffocare il buon seme. Così, a un certo momento della crescita del grano, appare anche quest’erba infestante… Allora il campo non è più una speranza di buon raccolto, ma appare minacciato, sicché il faticoso lavoro non darà il frutto previsto.

Questa scoperta sorprende e rattrista il contadino. Come mai? Perché? Cosa è avvenuto e cosa il contadino non ha visto, osservato? Sono domande che riguardano il male presente accanto al bene. A un certo punto della nostra esistenza anche noi scopriamo la presenza del male: chi lo ha introdotto in noi e intorno a noi? Perché non ce ne siamo accorti? È un’esperienza anche dolorosa, che richiede un discernimento su di noi e sulla nostra vita: abbiamo accolto la parola di Dio, l’abbiamo meditata e custodita, abbiamo anche tentato di realizzarla (cf. Mt 13,22-23), ma ecco apparire il male come opera delle nostre mani. È anche l’esperienza della comunità cristiana, della chiesa, che è un corpus mixtum, poiché di essa fanno parte forti e deboli, semplici ed eruditi, giusti e peccatori, fedeli e infedeli. Non è stata così anche la piccola comunità di Gesù? Al suo interno vi è chi ha tradito, chi ha rinnegato, chi era pauroso e vile, chi è fuggito.

Chi legge situazioni come queste assomiglia ai servi della parabola i quali, vista la situazione del campo, interrogano il padrone sul grano seminato; e saputo che un nemico ha compiuto l’operazione di semina della zizzania, propongono di estirpare quest’erba infestante. Ai loro occhi tale separazione è necessaria affinché il grano possa crescere senza venire privato di sostanze vitali e di spazio. Ma il padrone ha un’altra ottica: quella della pazienza, dell’attesa paziente di un tempo in cui si possa separare l’erbaccia dal buon grano senza nuocere a quest’ultimo. Egli sa che nel desiderio di sradicare il male c’è il rischio di sradicare, o per lo meno di destabilizzare, anche il bene. Occorre da parte del padrone pazienza e da parte del grano buono un esercizio di mitezza, che accetta accanto a sé la presenza di piante cattive.

Certo, verrà l’ora della mietitura, del giudizio – come Gesù chiarisce meglio nella spiegazione della parabola richiestagli dai discepoli –, e allora vi sarà la separazione, perché il pane sarà prodotto con il buon grano, mentre la zizzania sarà bruciata: ma nel frattempo c’è bisogno di attesa paziente e di mitezza. L’intransigenza, il cercare la purezza a tutti i costi, la rigidità di volere una comunità composta tutta di giusti è pericolosa, perché i confini tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia a volte non sono così netti. Questa prima parabola è un ammonimento sul nostro stile di vita ecclesiale, chiedendo quella pazienza che sa rinviare un atto legittimo anche da parte di chi ne è competente, come i mietitori, e rinviarlo all’ora che non ci appartiene, quella del giudizio. Sì, per i credenti ci sono tentazioni al male proprio quando “vedono” il bene: intolleranza, partigianeria, integralismi, militanza contro… È la tentazione del catarismo: solo puri!

Poi Gesù propone un’altra piccola parabola: “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo”. Qui egli richiama l’attenzione sulla piccolezza del seme di senape: una pianta dell’orto, un arbusto il cui seme è piccolissimo, minuscolo. Eppure, se è seminato nel campo, esso cresce, cresce fino a diventare una pianta con rami sui quali gli uccelli possono fare i loro nidi. L’attenzione è posta sul momento iniziale e su quello finale, e dunque il messaggio va colto nell’opposizione “il più piccolo/il più grande”. È sorprendente, in un certo senso anche scandaloso, ma è così: il regno dei cieli appartiene a realtà che non s’impongono per grandezza, quasi non si vedono, come il seme di senape. All’inizio la realtà è veramente piccola, e gli uomini non sembrano tenerne conto né avere la possibilità di apprezzarla. Eppure piccole realtà hanno inscritta dentro di loro la capacità di essere una forza, di instaurare una dinamica che si manifesta in una crescita apparentemente prodigiosa, soprattutto se si considera la piccolezza iniziale del seme.

Gesù mostra di essere consapevole che quell’inizio della predicazione del Regno quasi non era osservabile, ma sa anche che ci sarà una crescita e la presenza del Regno si farà sentire quando, cresciuto come un albero, offrirà i suoi rami alle genti, ai non ebrei, ai pagani, perché anch’essi possano dimorare sui rami del Regno. E si faccia attenzione: la dýnamis (cf. Rm 1,16), la potenza impercettibile del seme di senape, che lo fa diventare un albero, non si identifica con i cristiani, ma con il Regno, sicché l’albero non è la chiesa ma il Regno. E ancora, non è l’albero che dà la forza al seme, ma è il seme che con la sua forza si sviluppa in albero! Così accade per il regno dei cieli: nell’oggi dei credenti appare sempre una realtà piccola, ma nel futuro sarà manifestata la sua grandezza. Il discepolo deve guardare al contrasto tra l’oggi e il futuro, ma deve anche capire che il futuro dipende proprio dalla piccolezza dell’oggi. La parabola è dunque rivelazione, alza il velo sulla vicenda del Regno e dichiara che i criteri di grandezza e dell’apparire, criteri mondani, non devono essere applicati alla storia del regno di Dio: la forza del Regno non va confusa con il fascino della grandezza, declinabile volta per volta come numero, prestigio, potere.

Nella stessa prospettiva segue la parabola, o meglio la similitudine del lievito, tesa nuovamente a mostrare il rapporto piccolo/grande: un pizzico di lievito fa gonfiare “tre misure”, cioè circa quaranta chilogrammi di pasta! Nelle lettere paoline c’è un’immagine negativa del lievito (cf. 1Cor 5,6-8; Gal 5,9), ma qui la similitudine rovescia, capovolge tale concezione, e così l’attenzione del discepolo è catturata ancor più efficacemente: anche il bene è contagioso, non solo il male.

D’altra parte, se nella parabola precedente l’albero cresciuto a partire dal seme era visibile, qui il lievito scompare nella farina, quasi a dire che quella forza entrata nella pasta la fa lievitare proprio scomparendo in essa. Conosciamo bene questa immagine, sovente citata anche nelle omelie e nella catechesi, ma occorre essere vigilanti e intelligenti: non si ceda alla facile metafora dei cristiani come lievito del mondo, perché il lievito è il Regno, è lui la forza che fa fermentare il mondo, non i cristiani. Questi non sono né il lievito né la pasta, ma sono quelli che il lievito ha già fatto fermentare per essere “pane cotto” (come si legge nel Martirio di san Policarpo 15,2), spezzato per il mondo e offerto al Signore.

A conclusione delle due parabole e della similitudine ecco l’annotazione del narratore, l’evangelista Matteo: tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava a esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (Sal 77,2). Questa citazione si trova nel salmo 77, attribuito ad Asaf (cf. Sal 77,1), profeta cantore che medita sulla venuta di David (cf. 2Cr 29,30), il servo di Dio pastore di Israele. Egli dice di proclamare, alla lettera “gli enigmi dei tempi antichi” (Sal 77,2). Matteo preferisce parlare di “cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”, ma l’idea espressa è simile. Dio ha nascosto realtà prima della fondazione del mondo, per rivelarle al tempo opportuno: infatti, se si nasconde qualcosa (proprio come il lievito, alla lettera, “è nascosto” nella farina), è per ritrovarlo più tardi!

E così siamo posti di fronte alla rivelazione di Gesù, mistero inesauribile nel quale ci sono realtà nascoste da scoprire, da accogliere, da invocare da parte del Signore come rivelazione piena, alzata del velo. E tutto ciò affinché possiamo conoscere di più lui, il Signore Gesù Cristo (cf. Fil 3,10), e conoscendolo amarlo di più, in un’intima comunione di vita, capace di trasformarci senza che sappiamo come (cf. Mc 4,27).

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11625-lasciate-che-la-zizzania-e-il-grano-crescano-insieme

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DIACONATO

Diaconato femminile? Albanesi dice sì.

Don Vinicio Albanesi, un “prete di strada”, uno che ha dedicato la sua vita al servizio degli ultimi, presidente della Comunità di Capodarco dal 1994, diplomato alla scuola di giornalismo Pro Deo e fondatore dell’Agenzia giornalistica Redattore Sociale, ma anche esperto canonista con licenza in Diritto canonico alla Gregoriana.

Forte di questa competenza, esce in libreria con un piccolo saggio sul tema del diaconato femminile, un tema tornato d’attualità a partire da quella frase di papa Francesco – pronunciata il 12 maggio 2016 durante l’incontro con le circa 600 partecipanti all’assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (UISG) – «Sul diaconato femminile, mi sembra utile una commissione che chiarisca bene questa cosa, soprattutto riguardo ai primi tempi della Chiesa». Mentre è al lavoro la relativa «Commissione di studio sul diaconato delle donne», ben presto insediata dal pontefice (2 agosto 2016), si sono moltiplicati gli interventi e gli studi che analizzano la questione.

L’originalità del lavoro di Albanesi non sta nel fare il punto sulla storia e la teologia del diaconato ricostruendo la vicenda delle diaconesse in servizio nel primo millennio cristiano, ma nel coraggio di prendere una decisa posizione motivandola alla luce del Vaticano II che ha promosso, come scrive, «la restaurazione del diaconato permanente».

La tesi su cui s’incentra il testo – e dichiarata dall’autore già nel Prologo – è la concreta possibilità del conferimento del diaconato alle donne.

Una tesi che viene costruita passo passo non senza alcune affermazioni, per così dire, tecniche: l’evidente contraddizione delle norme che regolano il diaconato e la carenza di una solida base teologica. A questo riguardo fioccano gli interrogativi: a che titolo il diaconato rientra nel sacramento dell’ordine? Che senso ha la definizione di «grado»? E perché si dà facoltà alle conferenze episcopali: si potrebbe anche non istituire il diaconato permanente? E se molte funzioni sono ormai partecipate da tutti i battezzati del popolo di Dio, che senso ha il diaconato?

Albanesi prende le mosse dalle parole di Bergoglio, in particolare quel suo sottolineare la necessaria partecipazione delle donne al processo decisionale all’interno della Chiesa («Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi non possiamo guardarla così») per poi passare alla ricostruzione minuziosa della storia del diaconato, solo «all’apparenza semplice», a partire dal dato biblico e poi su su attraversando anche la Riforma e il Concilio di Trento.

S’innesta nella storia il tema delle diaconesse con una serie di dati controversi (per fare un esempio: il termine “ministra” equivale forse a diaconessa?) e una lettura critica delle fonti. Fino all’incertezza delle affermazioni teologiche, pure di codici e catechismo, all’interno dei quali si dichiara senza mezzi termini che il «diaconato è mal collocato», proprio per via del «complicato rapporto tra il diaconato e il sacramento dell’ordine».

E qui sorge un altro interrogativo: il diaconato propedeutico all’ordine e il diaconato permanente sono due specie diverse di diaconato? Alla luce di tutto questo intreccio così difficile da districare, perché mai se il diaconato permanente si configura niente di più che un ministero, non dovrebbe essere accessibile anche alle donne?

Se, al di là della Chiesa delle origini, allarghiamo lo sguardo alla Regola di santa Chiara o alla potestà delle badesse medievali, non sembra azzardato ipotizzare una nuova configurazione per il diaconato femminile: un diaconato con tutti i diritti e doveri dei diaconi di genere maschile, esercitando tutte le funzioni in ambito liturgico, catechetico, do governo, nel rispetto delle funzioni inerenti il diaconato.

Albanesi è cosciente che si tratta di una nuova angolatura, certo, ma che vale la pena di percorrere.

Maria Teresa Pontara Pederiva settimananews 21 luglio 2017/

Vinicio Albanesi, Diaconato alle donne? È possibile!, Ancora, Milano 2017, pp. 96, € 13,00

www.settimananews.it/ministeri-carismi/diaconato-femminile-albanesi-dice-si

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EUROPA

Maternità surrogata

La Cassazione francese interviene sulla trascrizione di un atto di nascita ottenuto in Usa. La Corte di cassazione francese, prima sezione civile, con la sentenza n. 824 del 5 luglio 2017 ha dato il via libera, seppure in modo parziale, alla trascrizione di un atto di nascita ottenuto all’estero a seguito di maternità surrogata. In particolare, la Suprema Corte ha ammesso la trascrizione con solo riguardo alla designazione del padre escludendo, invece, la madre non biologica.

La coppia, di cittadinanza francese, aveva avuto due figlie in California facendo ricorso alla maternità surrogata e aveva chiesto la trascrizione dell’atto di nascita nel registro di stato civile consolare, ma il procuratore della repubblica si era opposto e il Tribunale di Nantes aveva condiviso la sua posizione. La vicenda è poi arrivata in Cassazione.

La legge francese – osserva la Suprema Corte – vieta la maternità surrogata, divieto che non è in sé incompatibile con l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che assicura il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Detto questo, però, va tenuto conto che l’interesse superiore del minore richiede che sia trascritto sui registri di stato civile francese l’atto di nascita regolarmente formatosi all’esterno. Pertanto, proprio alla luce di tale principio, la Cassazione non ha condiviso la scelta del Tribunale di grande istanza di Nantes che aveva negato la trascrizione e ha disposto la trascrizione parziale con riguardo unicamente al padre e non alla madre.

Questa scelta, per la Suprema Corte non comporta una compromissione sproporzionata al’indicato diritto garantito dalla Convenzione perché il minore continua a vivere in famiglia e l’unico limite è che non ha un certificato di nascita francese. Senza dimenticare la possibilità di ricorrere all’adozione.

Pure. www.marinacastellaneta.it/blog/maternita-surrogata-la-grande-camera-da-ragione-allitalia.html

Marina Castellaneta 21 luglio 2017

www.marinacastellaneta.it/blog/maternita-surrogata-la-cassazione-francese-interviene-sulla-trascrizione-di-un-atto-di-nascita-ottenuto-in-usa.html

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Costa si dimette. Subito un altro ministro

«Apprendiamo con dispiacere la decisione del ministro Costa di lasciare i suoi incarichi di governo ed in particolare quello sulle politiche della famiglia» commenta il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo.

«Ci dispiace soprattutto che questa decisione arrivi a poche settimane dall’annunciata e attesa Conferenza nazionale sulla famiglia che si celebrerà a Roma il 28 e 29 settembre e dalla quale ci si aspettava un’inversione di tendenza sull’attenzione alle famiglie. Purtroppo i temi e le logiche della politica finiscono sempre per mettere in secondo piano gli interessi del Paese. Ancora una volta le famiglie e il Bene Comune vengono sacrificati sull’altare dell’interesse particolare.

«Chiediamo con forza che il Capo del Governo, Gentiloni, che ha assunto ad interim le deleghe di Costa, nomini nei prossimi giorni un ministro alla Famiglia che non solo si impegni a portare avanti le istanze fiscali delle famiglie nella prossima legge di Stabilità, ma anche che confermi la data della Conferenza nazionale sulla famiglia alla quale lo staff di governo, l’associazionismo e la società civile tutta, stanno da tempo e con impegno lavorando. Non gettiamo in mare un anno di lavoro

Comunicato stampa 19 luglio 2017

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FRANCESCO VESCOVO DI ROMA

Il più bell’aspetto del pontificato di Francesco? La misericordia!

Per padre Federico Lombardi SJ “il più bell’aspetto” del pontificato di papa Francesco “sono tutti i discorsi sulla misericordia, l’amore di Dio, l’accoglienza degli altri, il perdono”, anche perché facili da capire.

Il gesuita ha evocato il suo servizio e la sua esperienza decennale alla guida della Sala Stampa della Sala Sede in una serie di dichiarazioni riportate lunedì 17 luglio 2017 dall’agenzia televisiva “Rome Reports”.

Il già portavoce vaticano ha menzionato la “spontaneità” del Pontefice. “Ho dovuto imparare rapidamente a capire questo aspetto di papa Francesco — così ha spiegato –, la sua preferenza per l’improvvisazione, che esprime la spontaneità e riesce a stabilire un dialogo diretto tra lui e il pubblico.”

“Adesso, con le possibilità di Twitter e anche la diffusione di immagini e di messaggi via email, si possono ottenere delle informazioni aggiornate in tempo reale”, ha spiegato il giornalista e sacerdote. “E’ uno sviluppo assolutamente normale e assolutamente necessario per chi vive nel mondo dell’informazione”, ha aggiunto Lombardi.

Lombardi ha definito la rinuncia da parte di papa Benedetto XVI come l’evento più saliente della sua carriera. “Direi che le dimissioni di papa Benedetto sono state l’evento più dirompente”, ha detto. “E’ stato il fatto storicamente più innovativo di cui ho dovuto

Marina Droujinina Zenit 17 luglio 2017

https://it.zenit.org/articles/il-piu-bellaspetto-del-pontificato-di-francesco-la-misericordia

 

L’immagine di Dio in papa Francesco

Nel numero 11 di Rocca (1° giugno 2017 a p. 12) è stato pubblicato un messaggio della Pro Civitate «ad associazioni, gruppi, movimenti e singoli, credenti e non credenti» intitolato: Diamo un futuro alla svolta profetica di Francesco. Veniva aperto così «il cantiere del 75° Corso di studi cristiani» con l’invito ad «elaborare riflessioni e proposte» «a partire dalle proprie competenze, esperienze e sensibilità sul tema», per offrire «ad alcuni amici che ci aiuteranno nella riflessione dal 24 al 28 agosto pp. vv.». «In quei giorni saranno discusse ed esaminate anche alla luce delle suggestioni sotto forma di linee guida o di proposta articolata che ci aiutino a trasformare in scelte concrete, in prassi, in itinerari formativi…, la ricchezza e la profondità dell’Insegnamento di Francesco».

L’elenco dei temi suggeriti comprendeva cinque soggetti il primo dei quali è strettamente teologico: quale immagine di Dio emerge dal Pontificato di Francesco. Più che una opportunità penso che sia per me un dovere rispondere a questa sollecitazione. Già due volte, recentemente sono tornato su questo punto (cfr. Rocca 2017 nn. 7 e 8) ma ora è necessario fare un passo ulteriore: dare un futuro alla svolta profetica, e suggerire quindi qualche proposta. La formula utilizzata nell’invito si riferisce a possibili sviluppi partendo dalle attuali acquisizioni. Non si tratta quindi di riassumere il pensiero di papa Francesco allo stato attuale, cosa certamente necessaria ed encomiabile, come hanno fatto i tre teologi autori del libro già sommariamente esaminato (A. Cozzi – R. Repole – G. Piana, Papa Francesco: quale teologia?, Cittadella Ed. 2016; cfr. Rocca n. 6, pp. 50 s. e n. 8, p. 51), ma di fare il tentativo di un passo ulteriore.

È innegabile che lo stile di papa Francesco abbia sollecitato ed evidenziato un movimento di energie ecclesiali prima sotterranee. Il programma proposto vorrebbe rendere visibili i dinamismi ecclesiali per un confronto organico e la formulazione di proposte concrete. Credo che il progetto supponga la scelta culturale del modello evolutivo con la conseguente convinzione che lo sviluppo del tempo consente all’energia creatrice di svolgere la sua azione con modalità nuove rese possibili dalla complessità raggiunta dalle creature, non solo a livello personale ma anche e soprattutto a livello comunitario e sociale. Alla aumentata complessità deve rispondere una nuova qualità spirituale, perché l’azione divina quando è accolta è sempre efficace e fa crescere la creatura. Questa realmente diventa, quasi rinasce in virtù della grazia accolta. Nella prospettiva evolutiva però l’imperfezione e il male fanno parte essenziale del processo. Non possiamo immaginare che sia possibile creare nulla in modo perfetto senza il divenire delle creature. Non è una scelta divina, bensì un’esigenza assoluta.

Le creature non esistono se non diventano, né possono diventare senza accumulare energia, né possono interiorizzare la perfezione in un solo istante. Il tempo è un fattore essenziale del processo creato. Quanto al messaggio teologico di papa Francesco non vi sono dubbi: Dio è misericordia, «Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia» (Evangelii Gaudium n. 3). Bastino due titoli a richiamare la sua convinzione: Il Nome di Dio è Misericordia (Piemme, M. Casale, 2016) e Nel cuore di ogni Padre. Alle radici della mia spiritualità (a cura di A. Spadaro, Rizzoli, Milano 2016). Ciò significa anche che Dio non pone nessuna condizione per amare, ma offre gratuitamente vita, perdono, salvezza.

Ci sono due punti non chiariti.

  1. Il primo riguarda la ragione della morte di Gesù. Papa Francesco ha detto: «la sua passione non è un incidente; la sua morte, quella morte era ‘scritta’. Davvero non troviamo molte spiegazioni. Si tratta di un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio» (Catechesi, 16 aprile 2014). Non parla di soddisfazione né di espiazione sembra però chiaro che Dio abbia voluto la morte di Gesù. Non è indicata nessuna ragione perché «si tratta di un mistero sconcertante».

  2. Il secondo punto ambiguo sta nell’assunzione del modello evolutivo. Nella Enciclica Laudato si’ papa Francesco cita il Catechismo della Chiesa (Libreria Vaticana 1992, p. 310) secondo il quale «Dio ha voluto creare un mondo in cammino sino alla perfezione ultima, e… ciò implica la presenza della imperfezione e del male fisico» (n. 80 nota 14).

Il male nel Catechismo della Chiesa. Il lemma ‘male’ ricorre 133 volte nel Catechismo della Chiesa cattolica in una cornice fissista e tradizionale. Anche se in qualche pagina il Catechismo assume il modello evolutivo in altre parti esso resta ancorato al modello statico: le creature umane sono state create in stato di perfezione, il dramma del peccato introduce il male nel mondo e l’Incarnazione è la sua necessaria redenzione. Più volte nel si pone l’interrogativo del male: «Se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C’è una liberazione da esso?» (n. 284). «Se Dio Padre onnipotente, Creatore del mondo ordinato e buono, si prende cura di tutte le sue creature, perché esiste il male? (n. 309). «Perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male?» (n. 310).

La risposta è prudente ma resta ambigua: «A questo interrogativo tanto pressante quanto inevitabile, tanto doloroso quanto misterioso, nessuna rapida risposta potrà bastare. È l’insieme della fede cristiana che costituisce la risposta a tale questione: la bontà della creazione, il dramma del peccato, l’amore paziente di Dio che viene incontro all’uomo con le sue Alleanze, con l’Incarnazione redentrice del suo Figlio, con il dono dello Spirito, con il radunare la Chiesa, con la forza dei sacramenti, con la vocazione ad una vita felice, alla quale le creature libere sono invitate a dare il loro consenso, ma alla quale, per un mistero terribile, possono anche sottrarsi. Non c’è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male» (n. 309).

Quando poi affronta la creazione dell’uomo il Catechismo sembra dimenticare il dato evolutivo e sostiene che per l’atto creativo di Dio «Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato di ‘santità e di giustizia originali’» (n. 375) per cui «finché fosse rimasto nell’intimità divina, l’uomo non avrebbe dovuto né morire né soffrire» (n. 376). Di fatto quindi il Catechismo attribuisce la sofferenza e la morte dell’uomo non alla sua struttura incompiuta, bensì a una sua colpa originale e quindi a una punizione di Dio: «Per il peccato dei nostri progenitori andrà perduta tutta l’armonia della giustizia originale che Dio, nel suo disegno, aveva previsto per l’uomo» (n. 379). Precisa poi: «Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo» (Cfr. Gaudium et spes, 13). «La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori» (n. 390).

In definitiva il Catechismo, con rimandi a Tommaso di Aquino, attribuisce l’imperfezione delle creature a una scelta misteriosa di Dio: «Nella sua infinita potenza, Dio potrebbe sempre creare qualcosa di migliore [Cf. San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, I, 25, 6]. Tuttavia, nella sua sapienza e nella sua bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo ‘in stato di via’ verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione [Cf. Summa contra gentiles, 3, 71]» (n. 310).

Questa ultima risposta del Catechismo è ripresa anche da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: «In qualche modo, Egli [Dio] ha voluto limitare se stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore» (n. 80). In tale modo l’imperfezione della creazione è attribuita a una misteriosa libera scelta di Dio, che poteva essere diversa. L’ambiguità rimasta nel Catechismo pesa anche nella esposizione di Papa Francesco. Finché il problema del male non viene chiarito in modo coerente resteranno ambigue anche tutte le formule relative alla misericordia divina, sospesa a un decreto libero di Dio. Non siamo in grado di metterci dalla parte di Dio e dire cosa potrebbe fare, siamo però in grado di capire l’impossibilità delle creature di accogliere in un solo istante tutta la perfezione. Il male è necessariamente legato alla incompiutezza delle creature che diventano nel tempo. La proposta è la riedizione del Catechismo della Chiesa cattolica con l’assunzione coerente e completa del modello evolutivo.

Carlo Molari “Rocca” n. 13, 1 luglio 2017

www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage?tipo=numaut421

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MINORI MIGRANTI

La nomina del tutore spetta al giudice tutelare del luogo di prima accoglienza

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 10212, 26 aprile.2017.

La nomina del tutore per i minori stranieri non accompagnati spetta al giudice tutelare del luogo in cui è situata la struttura di prima accoglienza in linea con l’articolo 19 del Dlgs n. 142/2015 con il quale sono state recepite le direttive2013/33/Ue recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e 2013/32/Ue sulle procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale. Lo ha precisato la Corte di Cassazione (10212). Nelle situazioni come quella al centro della vicenda arrivata alla Suprema Corte, infatti, la competenza non può essere affidata al tribunale per i minorenni in ragione della necessità di garantire il pieno rispetto del principio di prossimità e della rapidità dell’intervento. Escluso, poi, che si possa assimilare la situazione del minore straniero non accompagnato sbarcato illegalmente al minore in stato di abbandono ai fini dell’adozione e delle regole di cui agli articoli 9 e 10 della legge n. 184/1983. Il Tribunale per i minorenni, invece, potrà essere competente per le fasi successive ed eventualmente nel caso di adozione.

Marina Castellaneta 20 luglio 2017

www.marinacastellaneta.it/blog/minori-stranieri-non-accompagnati-la-nomina-del-tutore-spetta-al-giudice-tutelare-del-luogo-di-prima-accoglienza.html

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PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Scienza & Vita, “confermata scarsa efficacia della fecondazione artificiale. Legge 40

Procreazione assistita: Sacrificati consapevolmente circa il 90% di embrioni”. Rispetto alla procreazione medicalmente assistita, “i dati confermano un elemento che appare sostanzialmente costante nel tempo, e cioè la scarsa efficacia delle procedure di fecondazione artificiale”. È quanto afferma l’Associazione Scienza & Vita commentando la relazione annuale che il Ministro della salute predispone circa lo stato di attuazione della legge 40/2004. “Quali che siano le tecniche, se applicate a fresco o dopo scongelamento di embrioni o di ovociti, quale che sia la fonte di provenienza dei gameti, se dalla coppia o da donatore (fecondazione eterologa), il dato complessivo – spiegano – appare gravato da un’efficacia sostanziale di poco inferiore al 10%”. Nel 2015, a fronte di un numero complessivo di embrioni realizzati, mediante le tecniche di II e III livello, pari a 111.366 sono nati nel corso del medesimo anno 11.029 bambini (9,90%). “Mettendo insieme anche le tecniche di I livello (ovvero la inseminazione artificiale) – prosegue la nota – il numero complessivo di bambini nati è stato di 12.836, pari al 2,6% dei bambini nati in Italia nel 2015”.

“Semmai si volesse trovare una argomentazione idonea a giustificare eticamente una pratica che tende a dissociare il gesto procreativo dalla relazione intima della coppia – commenta Scienza & Vita – questa continuerebbe a cozzare in maniera drastica con la necessità di ‘sacrificare’ consapevolmente circa il 90% degli embrioni prodotti, per consentire la nascita di quei bambini che riescono a completare il loro percorso”. “Continuiamo a ritenere che sul piano etico sia inaccettabile anche la perdita di un solo embrione a causa dell’applicazione della tecnica, ma una ecatombe delle proporzioni che abbiamo potuto registrare appare davvero difficile da giustificare”, aggiunge l’associazione. Scienza & Vita conclude evidenziando che “le tecniche vengono ormai stabilmente applicate in donne di età progressivamente più avanzata: e questo non giova al benessere complessivo della coppia, dei figli e della relazione parentale”.

Servizio Informazioni Religiosa 14 luglio 2017

agensir.it/quotidiano/2017/7/14/procreazione-assistita-scienza-vita-confermata-scarsa-efficacia-della-fecondazione-artificiale-sacrificati-consapevolmente-circa-il-90-di-embrioni

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UMANITÀ

Maschile e femminile.

Convegno di Munera alla Cittadella di Assisi – 29 luglio – 2 agosto 2017

L’umanità si è a lungo pensata in termini sostanzialmente maschili: in molte lingue «uomo» è non a caso sinonimo di «essere umano». Oggi siamo consapevoli che quell’«uomo» non è che un’astrazione, esistendo soltanto maschi e femmine di essere umano: l’umanità si compie nell’incontro di alterità irriducibili. Eppure il maschile e il femminile non sembrano più andare da sé: un equilibrio insoddisfacente è saltato, ma un nuovo equilibrio fatica a emergere. Come pensare e dire oggi il maschile e il femminile?

www.lasinadibalaam.it/home/articolo.php?q=170407072251

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