NewsUCIPEM n. 656 – 2 luglio 2017

NewsUCIPEM n. 656 – 2 luglio 2017

Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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01 ADOZIONI INTERNAZIONALI Ripartiamo dalle famiglie per rilanciare le adozioni.

02 AFFIDO CONDIVISO Diritto del padre di visita della figlia in uno spazio neutro.

03 ALIENAZIONE PARENTALE Avvocati matrimonialisti: deve diventare reato.

04 AMORIS LÆTITIA Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”.

07 ASSEGNO DIVORZILE Scacco matto all’assegno per la ex.

08 Confermato l’addio al mantenimento all’ex coniuge indipendente.

09 L’inoccupazione della moglie a lei addebitabile lo fa venir meno.

09 Si rende necessario superare le posizioni di rendita parassitaria.

10 CASA FAMILIARE La casa torna al padre se i figli vogliono stare con lui.

11 CENTRO STUDI FAMIGLIA CISF Newsletter n. 25\2017, 28 giugno 2017.

12 DALLA NAVATA 13° Domenica del tempo ordinario – Anno A – 2 luglio 2017

12 Il radicalismo cristiano Commento di Enzo Bianchi.

13 DIVORZIO Divorzio finto per pagare meno tasse: sono oltre 6 mila.

14 FRANCESCO VESCOVO DI ROMA Ai poveri resta solo Bergoglio.

15 MATRIMONIO PUTATIVO Che significa matrimonio putativo?

16 OMOADOZIONE Adottata da 2 mamme gay. Frequenti anche persone eterosessuali

17 ONLUS – NON PROFIT Riforma del terzo settore, finalmente ci siamo

18 Terzo Settore: riforma al via

19 POLITICHE FAMILIARI A Roma a settembre la terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia.

19 PRESBITERI I preti sposati e il sinodo in Amazzonia.

20 SEPARAZIONE Separazioni online: le prime a Vicenza.

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ADOZION I INTERNAZIONALI

Ripartiamo dalle famiglie per rilanciare le adozioni

«Famiglie perché non ci credete più? Insieme possiamo rilanciare le adozioni internazionali»: è questo lo spirito con cui Amici dei Bambini apre le porte delle sue sedi, chiamando le famiglie che desiderano aprire le porte di casa a un bambino, per ragionare insieme sulle soluzioni per ridare slancio a quella cosa meravigliosa che è l’adozione.

L’Open Day di AiBi sarà giovedì 6 luglio 2017. Riportiamo la versione integrale dell’articolo a firma di Sara De Carli pubblicato oggi, 28 giugno 2017, su Vita.

Porte aperte per rilanciare l’adozione internazionale. Da Bolzano a Cagliari, giovedì 6 luglio 2017, otto sedi di AiBi accoglieranno le famiglie che vogliono sapere di più dell’adozione internazionale, facendo tutte le domande che non avevano mai osato fare. Quella del 2017 è la quinta edizione dell’Open Day di Amici dei Bambini: sarà un momento di confronto e dibattito tra i principali “attori” dell’adozione internazionale, famiglie adottive, coppie in attesa e ragazzi adottati. Il tema centrale scelto quest’anno è “Famiglie perché non ci credete più? Insieme per rilanciare le adozioni internazionali”.

L’Open Day 2017 nasce infatti da indiscutibili urgenze: in un mondo che conta 140 milioni di minori orfani solo a causa dell’AIDS (Rapporto Unicef 2016) l’accoglienza di un bambino abbandonato è sempre più una necessità. Ogni anno sono circa 5 milioni i bambini abbandonati mentre calano drasticamente le adozioni e solo in Italia ci sono più di 5 milioni di coppie sposate eterosessuali senza figli; eppure ogni anno abbiamo 500 coppie in meno disponibili ad adottare un minore, una vera e propria fuga delle famiglie dall’adozione internazionale.

Le cause? Quelle che tante volte sono state denunciate: il grave disinteresse dei governi che in questi ultimi tre anni hanno lasciato l’adozione internazionale abbandonata a se stessa, le campagne mediatiche diffamatorie, la creazione di una cultura negativa dell’adozione internazionale, iter adottivi troppo lunghi e difficili, fallimenti adottivi utilizzati come deterrente, benché i dati dicano che i fallimenti, per quanto dolorosi, riguardano il 3% delle adozioni.

«Bisogna intervenire per salvare l’adozione internazionale – dice Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini – prima che sia troppo tardi. Urge un cambiamento culturale e una riforma delle adozioni internazionali fatta dalle famiglie per le famiglie: iter più brevi, aiuti alle famiglie, riduzione del numero degli enti e dei costi e gratuità, abolizione dei viaggi multipli e vacanze pre-adottive». Il rilancio delle adozioni internazionali per AiBi parte quindi dalle famiglie, dalle coppie adottive, dalle coppie in attesa: per questo il 6 luglio sarà data a loro la parola, in uno spazio per confrontarsi, discutere e trovare insieme soluzioni. «Il rilancio delle adozioni internazionali parte dalla famiglia, con le famiglie, perché l’adozione è una cosa meravigliosa e adottare è ancora possibile!», conclude Griffini.

Di seguito l’elenco delle sedi di AiBi che saranno aperte per l’Open Day. L’appuntamento è per il 6 luglio a partire dalle 18,30.

  • Bolzano – Sede Ai.Bi., Via Isarco 6

  • Firenze – Sede Ai.Bi., Via Ponte alle Mosse 32/34

  • Macerata – Via Roma 362 (c/o Centro Servizi per la famiglia di La Goccia Onlus)

  • Mestre – Sede Ai.Bi., Via Querini 19/A

  • Milano – Sede Ai.Bi., Via Marignano 18 Mezzano di S. Giuliano Milanese

  • Roma – Sede Ai.Bi., Via Bargoni 8 (Scala A – int.3)

  • Salerno – Sede Ai.Bi., Via Bastioni 4 c/o Caritas Diocesana

News Ai. Bi. 28 giugno 2017 www.aibi.it/ita/ripartiamo-dalle-famiglie-per-rilanciare-le-adozioni

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AFFIDO CONDIVISO

Diritto del padre di visita della figlia in uno spazio neutro

Tribunale di Milano, nona Sezione Minori civile, decreto 24 marzo 2017

Percorsi di mediazione, psicologici e di sostegno alla genitorialità. In attesa dello svolgimento del percorso di mediazione intrapreso dalle parti, del percorso di psicoterapia della madre, del percorso psicologico del padre e del percorso di sostegno alla genitorialità iniziato da entrambi, il padre ha il diritto ad incontrare la figlia al fine di evitare il rischio di un pregiudizio per la minore.

Il padre ha il diritto ad incontrare la figlia in uno spazio neutro al fine di evitare il rischio di un pregiudizio per la minore, la quale sin dalla nascita non ha una relazione con il padre. I Servizi Sociali territorialmente competenti dovranno predisporre gli incontri con cadenza all’inizio quindicinale e modulando nel proseguo le modalità ed i tempi in relazione allo sviluppo e all’esito degli accertamenti disposti.

Nelle more dell’attivazione degli incontri in spazio neutro da parte dei Servizi Sociali territorialmente competenti, il padre ha il diritto ad incontrare la figlia secondo le modalità indicate da un educatore privato, scelto di comune accordo dalle parti e con ripartizione al 50% delle relative spese.

Segnalazione dell’Avv. Elena Fratelli e dell’Avv. Luigi Cardillo

Redazione IL CASO.it doc. 3317 29 giugno 2017 decreto

news.ilcaso.it/news_3317?https://news.ilcaso.it/?utm_source=newsletter&utm_campaign=solo%20news&utm_medium=email

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ALIENAZIONE PARENTALE

Avvocati matrimonialisti: l’alienazione parentale deve diventare reato

Sono 20mila i bambini, solo nelle vacanze estive, vittime di un gioco al massacro tra i genitori. Per il presidente Ami, Gassani è ormai un’emergenza nazionale. Ventimila i bambini, solo in estate, vittime in un gioco al massacro da parte di genitori separati o divorziati. A mali estremi, estremi rimedi pur di salvaguardare i diritti dei più piccoli. Da qui la proposta di Gian Ettore Gassani, avvocato e presidente AMI (Associazione Matrimonialisti Italiani) di introdurre il reato di alienazione parentale. In estate aumentano separazioni e divorzi, ma c’è di più. Un fenomeno che durante la bella stagione cresce a dismisura e riguarda sempre le coppie già separate o divorziate: la contesa dei figli si trasforma in una vera un’emergenza nazionale poiché, sovente, uno dei due genitori impedisce all’altro di stare con i figli nei giorni in cui gli toccherebbe.

Sono oggetto di denuncia. Cifre devastanti, ma ancora più devastante il fatto che «A tanti figli – chiarisce Gassani – viene impedito ingiustamente di trascorrere le vacanze insieme ad uno dei genitori. Tale situazione produce danni gravissimi nella sfera emotiva dei ragazzi».

Avvocato Gassani, come si arriva a pensare di voler introdurre il reato di alienazione parentale?

«Vedo situazioni veramente emergenziali che riguardano i minori perché al di là dei buoni propositi, della legge sull’affidamento condiviso, purtroppo c’è da rilevare una grande immaturità di fondo da parte dei genitori. Trattano i bambini come un bottino di guerra o un terreno di vendetta e di rivendicazione. Ogni anno il problema di molti tribunali è intervenire su colpi bassi dati all’altro genitore, soprattutto per le vacanze estive. È il periodo delle partenze, quello per cui il bambino finisce dal padre o dalla madre, a volte anche per lunghi periodi. Non sempre c’è la capacità, la maturità, l’affetto, il buon senso di capire che il bambino ha il diritto di stare con entrambi i genitori, soprattutto nel periodo estivo che è quello in cui si costruiscono i legami, si costruisce il rapporto. Periodi in cui la vacanza significa maggiore dialogo, gioco e condivisione, significa cementare rapporti, cosa che d’inverno, sovente, non si riesce a fare. Per questo motivo è deleterio vedere certificati medici dell’ultimo minuto per patologie inesistenti tirate in ballo per non consegnare il bambino all’altro genitore. È brutto far saltare vacanze già organizzate con scuse dell’ultima ora, perseguitare i bambini quando stanno con l’altro genitore con continue telefonate, messaggi, dimostrando il dispiacere di non averli con sé. Quindi manipolandoli e strumentalizzandoli, non lasciandoli liberi di potersi esprimere in maniera compita con l’altro genitore. Abbiamo una casistica evidente e preoccupante delle più svariate situazioni dannose: inibire la creazione o la conservazione di un rapporto con l’altro, rovinare le vacanze al bambino. Ergo, l’estate non è certamente un periodo felice per molti bambini».

Come si potrebbe evitare questo gioco al massacro?

«Io sarei molto drastico nei confronti dei genitori che non si rendono conto dei danni che fanno ai loro figli. Penso che la ricreazione sia finita per molte famiglie e che debbano cominciare a capire che al centro di ogni questione il minore prevale su tutti gli altri interessi e sulle altre istanze che possono fare i genitori. Il bambino sta al centro del diritto di famiglia, non i genitori per cui la conservazione della fitta trama di rapporti parentali deve essere un valore socialmente riconosciuto così come succede negli altri paesi europei che contemplano sanzioni gravi come succede in Inghilterra e nei Paesi Bassi con incriminazioni penali e l’arresto dei genitori che strumentalizzano ed alienano l’altro».

Dal punto di vista giuridico?

«La questione riguarda la configurazione di una nuova norma penale che preveda sanzioni significative nei confronti del genitore che frappone ostacoli al diritto di visita e frequentazione con l’altro. Il reato di alienazione genitoriale dovrebbe essere introdotto nel nostro sistema penale perché non è possibile assistere a queste situazioni senza poter stabilire sanzioni importanti. Le attuali norme, il 388 secondo comma, per esempio, unica disposizione che prevede una sanzione nei confronti di un genitore che non rispetta gli accordi relativi all’affidamento è punita con pena simbolica, non funge da deterrente. Non ricordo in 27 anni di carriera un genitore canaglia che abbia passato un brutto quarto d’ora. Alla fine è un Paese particolarmente distratto di fronte alle piccole e grandi tragedie dei bambini. Nessuno si pone il problema di quello che passa un bambino che diventa orfano di un genitore vivo. È prioritario partire da questo per costruire un diritto di famiglia credibile».

Siamo molto indietro sulla tutela dei diritti dei bambini?

«Sembrano concetti banali, tuttavia nel nostro Paese le conquiste banali sono un fatto eccezionale. La grande rivoluzione giuridico-culturale in Italia avverrà quando non ci sarà un bambino che sarà deprivato dell’affetto di tutta la sua famiglia, sia paterna che materna; fino a quando ci sarà anche un solo bambino che dovrà subire le prepotenze e le violenze in famiglia, le più brutte e subdole, non avremo pace. Quando si parla di violenze in famiglia si parla anche di strumentalizzazione del cuore dei bambini o il fatto che qualcuno faccia un lavaggio del cervello per allontanarlo dall’altro coniuge o che si demonizzi o sminuisca l’altro o lo si escluda dalla vita dell’altro. Tutto questo non può più avvenire, se lo abbiamo sopportato in questi anni adesso è arrivato il momento di dire basta. Ormai la legge sull’affidamento condiviso è stata introdotta nel 2006, dopo 11 anni il bilancio è assolutamente drammatico».

Gabriella Lax Newsletter studio Cataldi 27 giugno 2017

www.studiocataldi.it/articoli/26554-avvocati-matrimonialisti-l-alienazione-parentale-deve-diventare-reato.asp

https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_da_alienazione_genitoriale

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AMORIS LÆTITIA

Lettera aperta ai quattro cardinali dei “Dubia”.

«Vi chiedo umilmente di rivedere le vostre posizioni. Non alimentiamo il fuoco del dissenso»: un appello a Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner dopo la nuova missiva al Papa.

Vedi newsUCIPEM n. 655, 25 giugno 2017, pag. 3

Eminenze, Signori Cardinali, ho deciso di scrivere questa lettera aperta in risposta ai vostri ripetuti tentativi di avvicinamento al nostro Santo Padre, Papa Francesco, per le questioni originariamente sollevate nei vostri cinque “dubia” (19 settembre 2016).

1. Si chiede se, a seguito di quanto affermato in “Amoris Lætitia” nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da “Familiaris consortio” n. 84 e poi ribadite da “Reconciliatio et paenitentia” n. 34 e da “Sacramentum caritatis” n. 29. L’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione ” Amoris Lætitia” può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere “more uxorio”?

2. Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale ” Amoris Lætitia” (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?

Amoris Lætitia.3. Dopo ” Amoris Lætitia” n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?

4. Dopo le affermazioni di ” Amoris Lætitia” n. 302 sulle “circostanze attenuanti la responsabilità morale”, si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, secondo cui: “le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta”?

5. Dopo ” Amoris Lætitia” n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?

Cardinali Walter Brandmüller (88 anni), Raymond L. Burke (69 anni), Carlo Caffarra (79 anni) celebrano la messa tridentina dopo la riforma liturgica, Joachim Meisner (83 anni).

 

Scrivo mosso dallo spirito d’amore per la Chiesa e, soprattutto, per la sua unità sotto la cura e protezione del nostro amato Papa. Desidero inoltre affermare che, in relazione alla questione dell’accesso ai Sacramenti per alcuni divorziati risposati, non ho alcun interesse diretto. Sono stato benedetto con un matrimonio di vent’anni e cinque figli, e non ho parenti o amici che rientrano in questa categoria molto delicata. La mia unica preoccupazione risiede nel benessere spirituale di queste anime speciali che il Signore ha messo accanto a me come fratelli e sorelle nella fede.

Vorrei cominciare affrontando le preoccupazioni espresse nei vostri “dubia”. Sembra che, in relazione al primo “dubium”, abbiate una certa difficoltà ad accettare i due autentici interventi di Papa Francesco nei quali afferma che, in alcuni casi, la disciplina dei sacramenti è stata cambiata: in primo luogo, in risposta alla domanda di Francis Rocca sul volo da Lesbo a Roma il 16 aprile 2016 e, in secondo luogo, il 5 settembre 2016, quando elogiò il documento contenente i criteri fondamentali presentato dai Vescovi Argentini che afferma che «non c’è altra interpretazione» del capitolo VIII di Amoris Lætitia. Per quanto riguarda gli altri quattro “dubia”, sono confuso sul perché abbiate sentito la necessità di porre queste domande. In nessuna parte di Amoris Lætitia Papa Francesco ha cambiato qualcuno di questi insegnamenti.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html

Permettetemi di fare qualche esempio. Al punto 295 di Amoris Lætitia, il Santo Padre ripete l’insegnamento di San Giovanni Paolo II sulla «legge della gradualità» in contrapposizione alla «gradualità della legge» e inoltre afferma: «Perché anche la legge è dono di Dio che indica la strada, dono per tutti senza eccezione». Mentre al punto 311, Papa Francesco dice: «È vero che bisogna curare l’integralità dell’insegnamento morale della Chiesa», riferendosi al divorzio come ad un male (n. 246). Va anche notato che il Santo Padre ribadisce l’Humanae Vitae: «Dunque nessun atto genitale degli sposi può negare questo significato di generare una nuova vita».

Per quanto riguarda la coscienza, al punto 37, il Papa sostiene che le coscienze devono essere «formate» e aggiunge che più le coppie ascoltano Dio e seguono i suoi comandamenti facendosi accompagnare spiritualmente, «tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente» (p. 222). Al punto 303 si legge: «Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata». Se esiste uno sviluppo dottrinale in termini di coscienza, esso si riferisce all’insegnamento magisteriale del Papa (n. 303), e cioè al fatto che una persona può avere una «certa sicurezza morale» per quanto riguarda la «risposta generosa» che può dare a Dio in quel momento della sua vita, nel caso in cui non sia in grado di rispondere obiettivamente alla «proposta generale del Vangelo».

Anche qui per ben due volte, il Santo Padre fa riferimento al fatto che la «risposta generosa» non debba essere vista come ideale oggettivo. Al n. 305, Papa Francesco afferma l’esistenza di un peccato oggettivamente grave – definendolo «una situazione oggettiva di peccato» – tuttavia sceglie di affrontarla in relazione all’aspetto più importante della colpa soggettiva, così come aveva fatto la Congregazione per la Dottrina della Fede sotto il cardinale Joseph Ratzinger. Vorrei richiamare la vostra attenzione sui numerosi documenti chiave in cui questo concetto viene spiegato:

  • La norma morale di Humanae Vitae e Il compito pastorale,

www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19890216_norma-morale_it.html

  • Homosexualitatis problema,

www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19861001_homosexual-persons_it.html

  • Persona humana.

www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19751229_persona-humana_it.html

In ogni caso, si può affermare che Papa Francesco non ha cambiato il magistero sul peccato grave.

Eminenze, un’attenta lettura di Amoris Lætitia rivela tutto quello che avete chiesto nei “dubia”:

  1. Gli insegnamenti sull’indissolubilità del matrimonio rimangono.

  2. Ogni persona deve sforzarsi di seguire gli insegnamenti morali della Chiesa.

  3. Il divorzio è un male e l’adulterio è sempre male. Anche se la colpa può essere ridotta o cancellata del tutto.

  4. Le coscienze devono essere formate. Nessuna parte del testo può indurre chicchessia a giungere alla conclusione di poter fare come meglio crede.

  5. In nessun modo Papa Francesco suggerisce che le unioni irregolari siano un’opzione alternativa “buona” al matrimonio originale. Tuttavia, non si può negare l’opera della grazia in atto in alcune di queste unioni.

Quindi, ciò che rimane è un disaccordo con il cambiamento apportato dal Papa in merito alla disciplina dei sacramenti. Papa Francesco ha forse cambiato la dottrina? No. È piuttosto chiaro che coloro i quali mostrano una situazione irregolare debbano essere convertiti. E anche se non lo dice, il presupposto è che queste anime si siano verosimilmente macchiate di peccato mortale.

Se il Papa stesse predicando una falsa misericordia, avrebbe accolto qualunque persona divorziata e risposata a ricevere il Signore, indipendentemente dallo stato spirituale. Al contrario, l’interesse del Papa e la sua preoccupazione pastorale sono per quelle anime che amano profondamente il Signore, ma si trovano in una situazione estremamente difficile; e per questo mi sento di dire che Francesco è un Papa molto coraggioso, inviato dallo Spirito Santo in questa epoca anche per affrontare la realtà di una Chiesa e un mondo feriti che non possono essere abbandonati.

Per quanto riguarda la richiesta di Giovanni Paolo II di «vivere come fratello e sorella», il realismo ci dice che questa situazione ideale non sempre è possibile. Ricordiamo il magnorum est di Papa Gregorio II, che afferma quanto questo sia possibile solo in caso di grande virtù morale. Tuttavia, anche nel caso di un completo fallimento in tal senso, l’autentica teologia morale ci dice che la colpa può essere minima o addirittura inesistente: «L’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore» (Sam 16,7).

Vedi pure newsUCIPEM n. 655, 25 giugno 2017 pag. 24

www.lindicedelsinodo.it/2017/06/non-piu-come-fratello-e-sorella.html

Eminenze, vorrei richiamare la vostra attenzione sugli insegnamenti trovati in diversi documenti magisteriali di grande importanza. In Donum Veritatis (n. 17) leggiamo: «Si deve dunque tener conto del carattere proprio di ciascuno degli interventi del Magistero e della misura in cui la sua autorità è coinvolta, ma anche del fatto che essi derivano tutti dalla stessa fonte e cioè da Cristo che vuole che il suo Popolo cammini nella verità tutta intera. Per lo stesso motivo le decisioni magisteriali in materia di disciplina, anche se non sono garantite dal carisma dell’infallibilità, non sono sprovviste dell’assistenza divina, e richiedono l’adesione dei fedeli».

Nella sua enciclica Satis Cognitum (29 giugno 1986) Papa Leone XIII ha affermato: «Le parole metaforiche di legare e di sciogliere indicano il diritto di far leggi e insieme il potere di giudicare e di punire. Detto potere si afferma così ampio e di tanta virtù, che qualunque cosa venga da esso decretata verrà da Dio confermata. Pertanto esso è sommo e del tutto libero, come quello che non ha superiore in terra: abbraccia tutta la Chiesa e tutte le cose che ad essa furono affidate».

https://w2.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_29061896_satis-cognitum.html

Suggerirei umilmente che non si può giungere ad altra conclusione se non quella che Papa Francesco – essendo il beneficiario del carisma dello Spirito Santo che lo assiste anche nel magistero ordinario (come ha insegnato San Giovanni Paolo II) – ha legittimamente reso possibile il ricevimento della Santa Comunione da parte dei divorziati risposati i cui casi sono stati attentamente considerati, nelle cui anime sia all’opera la grazia dello Spirito Santo, e ove sia presente un sincero sforzo verso la santità. Se non riusciamo ad accettare questa premessa, allora non stiamo accettando gli insegnamenti dei Papi precedenti. Se c’è una cosa che la Tradizione ci insegna è che esiste una ermeneutica della continuità nel comprendere l’autorità spirituale del papato in questioni di fede e di morale e, come sottolinea il Concilio Vaticano I: «Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore».

https://w2.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/constitutio-dogmatica-pastor-aeternus-18-iulii-1870.html

Nella Apostolicae Sedis Primatus Papa Innocenzo III affermò: «Il Signore insinua manifestamente che i successori di Pietro non devieranno mai, in nessun momento, dalla fede cattolica, ma piuttosto richiameranno gli altri e rafforzeranno anche gli esitanti». Mentre Papa Benedetto XVI disse: «Il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale» (Omelia per la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 2010).

Nella lettera del 25 aprile 2017 avete dichiarato di respingere quelle affermazioni che non considerano Papa Francesco il vero successore di San Pietro – un’ammissione che induce a pensare che siate perfettamente a conoscenza dell’atteggiamento di molti che guardano a voi come una guida – e quindi, tenendo conto degli insegnamenti sopra esposti, non esiste la possibilità di una correzione formale. In termini di azioni personali come la correzione di San Paolo verso San Pietro, il cui comportamento, secondo San Paolo, era contrario a quello di un Papa, oppure alla peccaminosità dei Papi medievali, allora sì, è possibile una correzione, ma in relazione a questioni di fede o di morale insegnata come parte del magistero non è possibile.

  1. Eminenze, se non vi dispiace, vorrei porvi alcune domande che forse potrebbero aiutarvi a vedere il carisma di Papa Francesco in modo nuovo:

  1. Era scandaloso il fatto che Dio usasse una prostituta pagana impenitente, Rahab, per aiutare «la storia della salvezza»?

  2. Era scandaloso il fatto che Gesù rimanesse in attesa di una donna adultera presso il pozzo di Giacobbe e che le concedesse immediatamente la grazia dell’evangelizzazione? Era scandaloso il fatto che non le dicesse di lasciare l’uomo con cui stava o di vivere come fratello e sorella?

  3. Era scandaloso il fatto che Gesù avesse inserito un nuovo canone nella legge di Mosè per salvare una donna adultera dalla sentenza che meritava? In questo caso, lo spirito della legge ha superato quello della legge scritta per portarla alla salvezza?

  4. Che cosa otteniamo spiritualmente nel combattere contro quelle anime piene di grazia appartenenti ai divorziati e risposati che sinceramente desiderano l’unione sacramentale con Gesù? Crediamo che non sia possibile ottenere nulla per loro? Le parole di Gesù: «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori» (Gv 6,37) non valgono dunque per loro?

  5. Che cosa è cambiato dall’affermazione del Santo Papa Pio IX, secondo cui i matrimoni civili per i cattolici sono «nient’altro che un disonorevole e letale concubinaggio» (Allocuzione Acerbissimum vobiscum), a Papa Benedetto XVI che afferma che le sofferenze di queste persone sono un «dono per la Chiesa» (Incontro Mondiale delle Famiglie, 2 giugno 2012)?

Dobbiamo renderci conto che nel mondo reale – dove la maggioranza di noi laici vive e lavora – i vecchi metodi di conversione non funzionano più. La gente ha bisogno di testimoni di amore e misericordia in grado di offrire una ragione per credere. Non abbiamo altra scelta se non quella di incontrare le persone dove si trovano attualmente e cominciare a lavorare da lì. Non possiamo predicare l’inferno a persone che considerano l’eternità del paradiso come qualcosa di noioso e inutile. L’amore e la compassione sono le chiavi che il Signore ha usato per sbloccare i cuori, e questo Papa Francesco l’ha capito. Le dottrine sono inutili se le anime non sono prima toccate dalla grazia di Dio. Non vedo motivo di temere la veridicità di qualsiasi dottrina. Quello che vedo è un Papa mosso da un sincero realismo cristiano; un Papa che ha preso a cuore le parole narrate nella parabola del banchetto di nozze: «Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia” (Lc 14,23)». Questo è il tempo della misericordia, un tempo che richiede misure speciali, ma anche dei rischi. Credo fermamente che il Signore voglia questo da noi poiché così facendo affermiamo: «Signore, faremo tutto il possibile per aiutare le anime deboli e peccaminose a riempire la tua casa». E non dimentichiamoci mai che noi tutti siamo niente senza la Divina Misericordia.

Concludo chiedendovi umilmente di rivedere le vostre posizioni. Che ne siate a conoscenza o meno, ma esiste una frangia crescente di tradizionalisti e persino di alcuni cattolici conservatori che vi vedono a capo di coloro che rifiutano questo papato. So per esperienza che alcuni di essi sono profondamente inquietanti. L’abuso di molti, inclusi quelli che gestiscono siti web e blog tradizionalisti rivolti al Santo Padre e ai suoi fedeli, è a dir poco satanico. Voi siete i loro modelli e questa è una situazione intollerabile. In realtà, non c’è alcuna confusione ma solo un palese rifiuto e sfiducia verso il Papa legittimo e i suoi insegnamenti magisteriali. Se tutti i cardinali avessero accettato e difeso il chiaro insegnamento di Papa Francesco, il fuoco del dissenso non sarebbe stato alimentato. Nel desiderio di una Chiesa Unita intorno a Pietro, è fondamentale affermare che il Papa ha l’autorità, ratificata in cielo, per apportare modifiche disciplinari per il bene di alcune anime divorziate risposate e pertanto, vi chiedo di porre fine a questa situazione accettando la costante tradizione della Chiesa, che i Papi sono infallibili in questioni di fede e di morale, frutto incarnato di una specifica preghiera di Gesù stesso: «Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno» (Lc 22,32).

Stephen Walford Festa del Sacro Cuore di Gesù, 23 giugno 2017

Stephen Walford è un teologo e vive a Southampton, in Inghilterra, con sua moglie Paula e cinque bambini. Ha studiato alla Bristol University e ha scritto due libri: “Heralds of the Second Coming: Our Lady, the Divine Mercy, and the Popes of the Marian Era from Bl Pius IX to Benedict XVI” (Angelico Press), e “Communion of Saints: The Unity of Divine Love in the Mystical Body of Christ” (Angelico Press).

Vatican insider 28 giugno 2017

http://www.lastampa.it/2017/06/27/vaticaninsider/ita/vaticano/lettera-aperta-ai-quattro-cardinali-dei-dubia-sbeDknw2fynbz4fkX2QpzO/pagina.html

P.S. redattore ad abundantiam

Catechismo della Chiesa cattolica 11 ottobre 1992 Papa Giovanni Paolo II.

§ 892 L’assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il Successore di Pietro, e, in modo speciale, al Vescovo di Roma, Pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in «maniera definitiva», propongono, nell’esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono «aderire col religioso ossequio dello spirito» [426] che, pur distinguendosi dall’ossequio della fede, tuttavia ne è il prolungamento.

 

[426]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25: AAS 57 (1965) 29-30.

www.vatican.va/archive/catechism_it/p123a9p4_it.htm

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ASSEGNO DIVORZILE

Divorzio: scacco matto all’assegno per la ex

Corte di cassazione, prima sezione civile, sentenza n. 15481, 22 giugno 2017

La Cassazione dice addio al tenore di vita anche in sede di revisione dell’assegno divorzile. – Anche il giudizio di revisione dell’assegno divorzile all’ex deve emanciparsi dalla valutazione del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, alla luce dei recenti principi espressi dalla giurisprudenza della Cassazione nella sentenza numero 11504/2017.

Gli eventuali dubbi a riguardo sono stati fugati dalla Corte con la sentenza allegata, che ha precisato che il giudice, in sede di revisione dell’assegno, deve adeguarsi ai più recenti orientamenti e verificare se i motivi sopravvenuti alla base della richiesta di esonero dal mantenimento giustifichino effettivamente una negazione dello stesso a causa della sopraggiunta indipendenza o autosufficienza economica del beneficiario. A tal fine occorre riferirsi, prosegue la Corte, agli indici individuati con la sentenza numero 11504, da valutare osservando le allegazioni, le deduzioni e le prove offerte dall’obbligato, in capo al quale comunque resta l’onere della prova.

Nel caso di specie, a sollevare ricorso in Cassazione era un uomo che non aveva accettato la semplice riduzione dell’importo dell’assegno da corrispondere all’ex con conferma dell’an debeatur.

Alla luce dei recenti criteri, infatti, per poter confermare la debenza dell’assegno divorzile occorre verificare che il beneficiario continui a non godere di mezzi adeguati o non riesca a procurarseli per ragioni oggettive, mentre non va condotta alcuna indagine giudiziale con riguardo al tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. La Corte d’appello, invece, si era riferita proprio a tale parametro ed è per tale ragione che dovrà tornare ora sulla questione.

Valeria Zeppilli Newsletter studio Cataldi 23 giugno 2017 sentenza

www.studiocataldi.it/articoli/26566-divorzio-scacco-matto-all-assegno-per-la-ex.asp

 

Confermato l’addio al mantenimento all’ex coniuge indipendente.

Corte di cassazione, prima sezione civile, sentenza n. 16190, 28 giugno 2017

Addio all’assegno di divorzio all’ex moglie che può guadagnare e ha un reddito sufficiente a mantenersi. Non era una sentenza isolata, né un’interpretazione frutto della specifica vicenda portata all’attenzione dei giudici: l’interpretazione della giurisprudenza sull’assegno di mantenimento all’ex coniuge dopo il divorzio è definitivamente cambiata. Ed a confermarlo è l’ennesima pronuncia, questa volta pubblicata ieri, a firma della Cassazione.

La rivoluzione è iniziata lo scorso 10 maggio con la storica sentenza con cui la Suprema Corte [n. 11504/10.5.2017] ha confermato l’addio al mantenimento dell’ex coniuge indipendente, ossia a quello in grado di mantenersi da solo. La presenza di redditi di qualsiasi tipo (lavorativi, immobiliari, mobiliari), di aiuti economici da parte della famiglia di provenienza, la disponibilità di una casa di abitazione o il fatto di avere un’età, una formazione e un’esperienza tale da consentire ancora di lavorare sono tutti fattori che pesano nella quantificazione del mantenimento. Con la conseguenza che, se l’ex coniuge è autosufficiente e può mantenersi da solo, non ha diritto all’assegno di divorzio.

Addio mantenimento all’ex coniuge che guadagna almeno mille euro al mese. La svolta sta nel fatto che, se in precedenza il mantenimento serviva ad equilibrare gli squilibri tra i redditi degli ex coniugi – mantenendo lo stesso tenore di vita che gli stessi avevano quando erano ancora uniti – ora questo criterio è venuto del tutto meno, contando piuttosto l’indipendenza economica. La quale, a detta del tribunale di Milano, si acquista anche con mille euro al mese

www.laleggepertutti.it/162543_niente-mantenimento-allex-moglie-se-guadagna-mille-euro-al-mese

Risultato: ben si potrà avere una situazione in cui, benché divorziati, il marito e la moglie abbiano due tenori di vita completamente diversi, l’uno percependo un reddito molto elevato e l’altro invece uno decisamente più basso, cosa che invece in passato non poteva mai avvenire. Per comprendere meglio come stanno le cose ricorriamo a un esempio.

Immaginiamo una coppia sposata: lui imprenditore, con un reddito di circa 10mila euro al mese; lei con un contratto di segretaria presso uno studio di commercialisti con 1.400 euro al mese. I due prima si separano e poi, con la domanda di divorzio lei, che guadagna molto meno del marito, gli chiede un assegno sostanzioso, pari a 5mila euro. Solo così – afferma la donna – si può ripristinare l’equilibrio tra i due redditi e garantire ad entrambi lo stesso tenore di vita che avevano quando ancora erano sposati (il totale dei redditi era infatti di poco meno di 6mila euro a testa). È corretto il suo ragionamento? Una volta lo era: il giudice era tenuto ad eliminare le sproporzioni tra i redditi degli ex coniugi. Oggi non lo è più. Con il divorzio, infatti, cessa ogni legame tra marito e moglie e nessuno dei due deve più garantire all’altro il tenore di vita che aveva quando stavano insieme. Scopo dell’assegno (secondo la nuova interpretazione) è garantire solo il necessario per vivere. Con la conseguenza che se chi richiede l’assegno di divorzio è già autonomo e indipendente – ma non necessariamente tanto ricco quanto l’ex – non ha più diritto al mantenimento.

Spettano gli alimenti solo a chi non può mantenersi da solo. La sentenza di ieri non fa che confermare la nuova interpretazione: è inutile per la moglie divorziata invocare il «tenore di vita» goduto durante il matrimonio, per evitare la riduzione dell’assegno di mantenimento richiesta dall’ex marito imprenditore.

Il matrimonio non è un’assicurazione della vita ma il frutto di una libera scelta, da cui deriva anche la responsabilità nel caso in cui l’unione naufraghi. Responsabilità questa che non può essere accollata sull’ex. Il principio che sottostà a tale mutato indirizzo è, sia per i figli maggiorenni che per l’ex-coniuge, quello della «auto-responsabilità economica»: chi richiede il mantenimento deve poter dimostrare di non aver mezzi adeguati e/o di non potersi procurare per ragioni oggettive; in mancanza di tale prova resta escluso il diritto all’assegno.

Tutto ciò non tocca invece i criteri di quantificazione dell’assegno di mantenimento dei figli, che invece deve restare ancorato al tenore di vita a questi garantito durante il matrimonio dei coniugi e fino a quando non siano in grado di mantenersi da soli.

www.laleggepertutti.it/166438_confermato-laddio-al-mantenimento-allex-coniuge-indipendente

 

Lo stato di inoccupazione della moglie a lei addebitabile fa venir meno il contributo al mantenimento.

Tribunale di Como, 24 maggio 2017

Giudizio di divorzio e contrapposte istanze delle parti quanto all’obbligo di mantenimento della moglie.

Il Tribunale ritiene che lo stato di inoccupazione sia da attribuire a responsabilità della donna che dopo la separazione, avvenuta otto anni prima, non aveva fatto abbastanza per procurarsi un’occupazione.

Ella non ha diligentemente perseguito la realizzazione di un’autonomia economica quando era più giovane, 41 anni, e con figli già grandi; non ha provveduto a riqualificarsi, né si è attivata, nonostante le opportunità offerte dal marito. Ella peraltro non era neppure priva di esperienza lavorativa, avendo lavorato sia prima, sia dopo la gravidanza.

L’assegno di divorzio prescinde dall’obbligo di mantenimento operante in regime di separazione: l’assetto economico della separazione costituisce mero indice di riferimento ai fini della valutazione.

Neppure è stata dimostrata la sussistenza di ragioni oggettive in ordine alla impossibilità a procurarsi mezzi adeguati di sostentamento.

Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia 29 giugno 2017

www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507003/lo-stato-di-inoccupazione-della-moglie-a-lei-addebitabile-fa-venir-meno-il-contr.html

Con il divorzio si rende necessario superare le posizioni di rendita parassitaria.

Tribunale di Bari, 21 marzo 2017

In sede di divorzio il marito chiedeva la revoca del provvedimento di assegnazione della casa, a fronte della raggiunta indipendenza dei figli. La moglie convenuta chiedeva la conferma dell’assegnazione della casa, poiché tale pattuizione aveva formato oggetto di accordo tra i coniugi in sede di separazione.

Secondo il Tribunale barese, osta alla permanenza dell’assegnazione il venir meno delle necessità della prole. Anche a voler configurare l’assegnazione come effetto di una libera pattuizione fra le parti, sarebbe a rischio la legittimità costituzionale del provvedimento, che produrrebbe una espropriazione del diritto di proprietà.

La moglie ha chiesto altresì il riconoscimento di un assegno di divorzio. Ella tuttavia non ha dimostrato l’inadeguatezza dei mezzi economici a disposizione a consentirle di mantenere un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio.

La cessazione del rapporto determina a carico delle parti l’esigenza di procurarsi l’autosufficienza economica atta a superare posizioni di rendita parassitaria non più consentite dopo la fase della separazione.

Tale orientamento trova conferma nei principi affermati dalla Commission on European Family Law della UE, laddove regola generale è che dopo il divorzio “ciascun coniuge provvede ai propri bisogni”, mentre la prosecuzione di un obbligo di mantenimento è considerato un evento eccezionale.

Anche quando rimangano in vita obblighi patrimoniali, essi dovrebbero avere una durata temporanea.

Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia Sezione di Bari 29 giugno 2017

www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507002/con-il-divorzio-si-rende-necessario-superare-le-posizioni-di-rendita-parassitari.html

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CASA FAMILIARE

La casa torna al padre se i figli vogliono stare con lui.

Tribunale di Roma, prima Sezione civile, Provvedimento 16 maggio 2017

Per il Tribunale di Roma la diversa collocazione fa venir meno anche l’assegnazione della casa familiare e l’assegno di mantenimento. Rileva ai fini del collocamento dei minori il loro desiderio di stare con un genitore espresso in sede di audizione davanti al giudice, il quale può provvedere a modificare la situazione precedente revocando l’assegnazione della casa e il contributo per il mantenimento dei figli.

È quanto emerge dal provvedimento del Tribunale di Roma (allegato) che si è espresso modificando alcune delle precedenti statuizioni relative alla separazione di una coppia. In particolare, è venuta meno la collocazione prevalente dei figli presso la madre, decisione che ha travolto anche l’assegnazione alla donna della casa coniugale e l’assegno di mantenimento che in prima battuta era stato posto a carico del padre.

Collocazione presso il padre “desiderio espresso unanimemente” dai figli. Per giungere a tale conclusione, il giudice ha tenuto in debita considerazione quanto emerso nel corso dell’audizione dei figli minori che hanno manifestato la situazione di disagio in cui versavano a causa dell’elevata conflittualità tra i genitori, e in particolare, di avere rapporti particolarmente problematici con la madre, tanto manifestare un “desiderio espresso unanimemente” di abitare col padre.

Il giudice ha deciso di affidare ai minori ai Servizi Sociali, affinché vengano posti in atto tutta una serie di necessari interventi per comporre il conflitto genitoriale e far sì che venga ripristinato un sano ed equilibrato rapporto dei minori con la madre: ad esempio interventi a sostegno alla genitorialità, terapia familiare, terapia individuale dei genitori e altro.

Un percorso che dovrà essere costantemente monitorato, segnalando ogni comportamento nocivo per i minori o comunque inadempiente rispetto alle prescrizioni individuali, nonché l’eventuale proficua conclusione degli interventi messi in campo.

Tuttavia, nel frattempo va preferita la collocazione prevalente dei minori presso il padre, stante il desiderio espresso dai figli, anche in considerazione della circostanza che “una diversa collocazione, anche alternata, rischierebbe, infatti, di inasprire i rapporti tra i minori e la madre ed accentuare il sentimento di ostilità che i minori manifestano verso la stessa”.

Una decisione che risponde in maniera positiva all’interesse morale e materiale della prole, unica regola di giudizio che è imposta al giudice in ordine all’affidamento dei minori e ai provvedimenti conseguenti.

Da qui deriva anche la necessità di ribaltare la decisione sull’assegnazione della casa coniugale, la quale viene disposta in favore del padre, nuovo genitore collocatario, con ordine alla madre di cambiare abitazione entro 60 giorni, nonché il venir meno dell’assegno di mantenimento originariamente predisposto a carico del padre a favore della donna, genitore allocatario.

Lucia Izzo Newsletter studio Cataldi 23 giugno 2017 Provvedimento

www.studiocataldi.it/articoli/26569-la-casa-torna-al-padre-se-i-figli-vogliono-stare-con-lui.asp

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter n. 25\2017, 28 giugno 2017.

  • Fekat circus. Un’esperienza di animazione di strada in Etiopia che diventa un progetto professionale e di creatività. Dal 2004 ad oggi il circo di strada di Fekat Circus (“circo in fiore” in aramaico, “la lingua di Gesù“, tuttora parlata in quelle terre) ha promosso giovani talenti nell’arte circense, generando progetti di animazione negli ospedali e negli istituti, e tournée europee (una è in corso anche in questi giorni anche in Italia – (ad esempio a Sansepolcro, in occasione del Kilowatt Festival, 17 luglio 2017. Basta vedere il breve video per la campagna di raccolta fondi 2017 appena lanciata per farsi coinvolgere dall’energia e dalla grazie degli artisti del Fekat Circus.

www.kilowattfestival.it/fekat-circus-eth-be-on

www.youtube.com/watch?v=rJkNGxfxQGE

  • Quali politiche familiari a livello locale. Audizione CISF al comune di Milano. Il 21 giugno 2017 il Cisf ha partecipato ad una audizione della Commissione consigliare sulle politiche familiari del Comune di Milano, con un contributo relativo al costo dei figli, alla dimensione familiare della povertà e ai possibili modelli di politica familiare a livello nazionale, regionale e locale.

Documento consegnato alla Commissione tracker.mcontact.it/go2.aspx?link=1b601b1c-f682-42e7-81d7-8be7dd895652,128041_6145593582_661749096

  • Mediazione familiare e comunitaria. Master universitario di secondo livello, XI edizione. “Il Master biennale executive è finalizzato alla costruzione dell’identità professionale del mediatore con due competenze specifiche: a) la gestione del processo di mediazione familiare per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o a seguito della separazione o del divorzio della coppia (mediazione del divorzio) […]; b) la progettazione e gestione del processo di mediazione comunitaria e la realizzazione di interventi in presenza di conflitti nelle organizzazioni sanitarie, scolastiche e sul territorio […]”. Promosso dalla facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (ASAG), si svolgerà a Milano da febbraio 2018 a dicembre 2019. Termine per le iscrizioni: 15 novembre 2017.

tracker.mcontact.it/go2.aspx?link=c9382ef2-c657-4f5b-911f-75079c1e2a8f,128041_6145593582_661749096

  • L’UNAF (Unione francese delle associazioni familiari) ha creato una guida a fumetti per i datori di lavoro, ma anche per i dipendenti, che si trovano a convivere con chi si prende cura degli anziani. Le immagini raccontano la storia di Séverine e Mathieu: lei ha un figlio con handicap, lui un vecchio genitore, ed entrambi affrontano le mille difficoltà dell’assistenza fuori e dentro l’ufficio.

www.unaf.fr

  • Relazione annuale al parlamento del Garante nazionale per la privacy. Attenzione al diritto di cronaca e tutela dei minori. Crescenti sono le aree di attenzione per la protezione delle informazioni personali, a fronte della rilevanza e delle potenzialità del web, degli archivi di big data e delle grandi centrali di controllo dei dati. Da segnalare, tra i tanti elementi, l’attenzione alla tutela dei minori. “A seguito della pubblicazione di fotografie e dati identificativi di una minore associati a precise indicazioni della patologia di cui soffre, siamo intervenuti d’ufficio richiamando l’attenzione delle testate giornalistiche – che nel corso del procedimento hanno spontaneamente rimosso i dati identificativi della minore – alle particolari garanzie poste a tutela dei minori e dei dati idonei a rivelare lo stato di salute. Il diritto del minore alla riservatezza prevale sul diritto di cronaca e neanche il consenso dei genitori autorizza il giornalista a divulgare informazioni che possano nuocere al suo sviluppo (doc. web n 5029484)”. Testo integrale della relazione del Garante

  • www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/6458231

  • Dalle case editrici. Anche oggi segnaliamo un unico volume, su una innovativa metodologia di accompagnamento familiare, le Family Group Conferences (o Riunioni di Famiglia).

Maci Francesca, Come facilitare una Family group conference. Manuale operativo per le Riunioni di Famiglia, Erickson, Trento, 2017, pp. 168 (s.i.p.).

Sperimentata per la prima volta in Nuova Zelanda alla fine degli anni Ottanta, da diversi anni la pratica delle Family Group Conference ha preso piede anche nel nostro Paese, fino a coinvolgere un ampio gruppo di operatori sociali e di volontari, che stanno già costituendosi come “comunità di pratica professionale”, con collegamenti anche internazionali. La pratica ha perfino trovato un proprio nome in italiano (Riunione di Famiglia), fatto che già di per sé descrive la capacità di questa metodologia di adattarsi al nostro contesto nazionale. In effetti la carica innovativa di questa pratica risiede in una interazione tra operatori sociali e famiglie che non lascia passiva la famiglia, ma la rende protagonista, e quindi responsabile del proprio rilancio. Gli operatori, con diverse modalità (facilitatori, portavoce, referenti dei vari servizi) devono infatti lavorare per far sì che una famiglia in difficoltà (in genere per sostenere un minore) possa trovarsi attorno ad un tavolo, per una riunione di due – tre ore in cui scrivere un progetto condiviso, in cui tutti i membri della famiglia possono indicare (e sottoscrivere) cosa si può fare per cominciare ad uscire dalla difficoltà. Il volume descrive con precisione ogni passo, ed è un prezioso sussidio per far sì che queste Riunioni” siano davvero efficaci. Emerge peraltro con nettezza la natura sussidiaria e promozionale di questo intervento, che deve “parlare con voce di famiglia”; e non con quella degli operatori. In primo luogo quando si deve scrivere il progetto il facilitatore della Riunione (che fino a quel momento è stato “regista attivo” della scena) esce della stanza, confidando nelle capacità autonome della famiglia: sono i membri della famiglia a dover dare parola agli accordi. Inoltre, uno degli elementi “cruciali” della Riunione è in genere la presenza di uno “spuntino”: perché anche il cibo condiviso costruisce il linguaggio familiare, necessario per aiutare la famiglia a confidare in se stessa, per poter ripartire. (Francesco Belletti)

  • Save the date

Nord Gruppi per le coppie. I passi per una vita piena d’amore, percorso per coppie che desiderano migliorare la propria relazione affettiva, promosso da IRIS (Insegnamento e Ricerca Individuo e Sistemi), Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, Milano, 7, 21 e 28 ottobre 2017.

tracker.mcontact.it/go2.aspx?link=f0176e10-4e1d-4878-8df9-2bb0cb189419,128041_6145593582_661749096

Centro Signore da chi andremo? Quale percorso per vivere la fedeltà al sacramento del matrimonio, IV Convegno nazionale di approfondimento teologico ed esperienziale promosso da Associazione Fraternità Sposi per sempre – Separati e divorziati fedeli al Sacramento, Foligno (PG), 16-20 agosto 2017.

www.misterogrande.org/proposte-formative/sposi-per-sempre/iv-convegno-nazionale

Sud Il nostro amore quotidiano. Sul capitolo IV di Amoris lætitia, due giorni nazionale organizzata da CPM-Italia (Centri di Preparazione al Matrimonio), Quartu Sant’Elena (CA), 9-10 settembre 2017.

tracker.mcontact.it/go2.aspx?link=1da4d468-40bf-4151-bf8d-bfad562611ca,128041_6145593582_661749096

Estero Combating Human Trafficking and Modern Slavery:Developing a Stronger Multi-Agency Response for the Identification of and Support for Victims of Trafficking (Il contrasto alla tratta degli esseri umani e alla schiavitù contemporanea: sviluppare una risposta più forte, in collaborazione tra diverse agenzie, per l’identificazione ed il sostegno alle vittime della tratta), organizzato da Public Policy Exchance, Londra, 14 settembre 2017.

www.publicpolicyexchange.co.uk/events/HI14-PPE

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DALLA NAVATA

13° Domenica del tempo ordinario – Anno A – 2 luglio 2017

2Re 04, 14 Eliseo (disse a Giesi suo servo): «Cosa si può fare per lei?»

Salmo 89, 16 Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto.

Romani 06, 08 Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui.

Matteo 10.40. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

 

Il radicalismo cristiano Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose (BI).

Il brano evangelico di questa domenica contiene l’ultima parte del discorso missionario rivolto da Gesù ai suoi discepoli, ai dodici inviati ad annunciare il regno dei cieli ormai vicino (cf. Mt 10,7) e a far arretrare il potere del demonio (cf. Mt 10,1). Diverse parole di Gesù sono state raccolte qui da Matteo, parole dette probabilmente in circostanze diverse ma che nel loro insieme determinano il contenuto e lo stile della missione, e preannunciano anche le fatiche e le persecuzioni che i discepoli dovranno subire, perché accadrà loro ciò che Gesù stesso, loro maestro e rabbi, ha sperimentato (cf. Mt 10,24-25).

Ma cosa mai potrà dare al discepolo la forza di resistere di fronte a ostilità, calunnie, contraddizioni che minacciano anche le relazioni più comuni e quotidiane, quelle familiari? L’amore, solo l’amore per il Signore! Ecco perché Gesù ha fato risuonare delle parole forti, che ci scuotono: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. Questa sentenza di Gesù può sembrare innanzitutto una pretesa inaudita e irricevibile, ma è una sua parola autentica che va compresa in profondità. Gesù non insinua che non si debbano amare i propri genitori o i propri figli – come d’altronde richiede il quinto comandamento della legge santa di Dio (cf. Es 20,12; Dt 5,16) – e neppure esige un amore totalitario per la sua persona, ma richiama l’amore che deve essere dato al Signore, amore che richiede di realizzare la sua volontà. Gesù si rallegra quando ciascuno di noi vive le sue storie d’amore e quindi sa custodire e rinnovare l’amore per l’altro – coniuge, genitore o figlio –, ma chiede semplicemente che a lui, alla sua volontà, non sia preferito niente e nessuno da parte del discepolo.

Seguire Gesù, infatti, può destare l’opposizione proprio da parte di quelli che il discepolo ama, può far emergere una divisione, una differenza di giudizio e di atteggiamenti rispetto a Gesù stesso. In queste situazioni il discepolo, la discepola, dovrà avere la forza e il coraggio di fare una scelta e di dare il primato a Gesù, alla sua presenza viva e operante. Sì, va detto con chiarezza: se i genitori, o chiunque altro sia legato a noi da un vincolo di parentela e di amore umano, diventano un impedimento alla sequela del Signore, allora occorre che l’amore di Cristo abbia una preminenza anche sugli amori generati dal vincolo familiare. Con un linguaggio maggiormente segnato dalla cultura semitica, abituata a utilizzare immagini più concrete e a farlo attraverso una lingua ricca di antitesi e di forti contrasti, nel passo parallelo di Luca queste espressioni risuonano con ancora maggior durezza: “Se uno viene a me e non odia (cioè, non ama meno di me) suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26). Se una persona diventa ostacolo alla nostra sequela, se contraddice il nostro amore per Cristo, allora va odiato, cioè non va ritenuto qualcuno che possa determinare la nostra vita.

Questa rinuncia dovuta a un’azione di discernimento ha un solo nome – continua Gesù–: prendere, abbracciare la propria croce, cioè lo strumento dell’esecuzione del proprio uomo vecchio, della propria condizione di creatura soggetta al peccato e sotto l’influsso del demonio. Significativamente un discepolo dell’Apostolo Paolo attualizzerà queste parole di Gesù con un’espressione altrettanto esigente e forte: “Fate morire le vostre membra che appartengono alla mondanità” (Col 3,5). Si tratta di rinnegare se stessi, di smettere di conoscere soltanto se stessi, per conoscere Gesù Cristo e solo in lui anche noi stessi. Comunicare al mistero della morte di Cristo, perdendo la vita, spendendo la vita nel fare la volontà di Dio, cioè nell’amore dei fratelli e delle sorelle in umanità, è imprescindibile per l’autentico discepolo di Gesù.

Come dimenticare al riguardo, il prezzo della sequela del Signore Gesù pagato dai cristiani martiri, a causa della persecuzione di Satana, “il principe di questo mondo” (Gv 12,31; 16,11)? Nella passione di una donna e madre cristiana dell’inizio del III secolo, per esempio, si legge: Il procuratore Ilariano, avendo il potere della spada, mi disse: “Abbi pietà dei capelli bianchi di tuo padre e della tenera età d tuo figlio. Sacrifica agli dèi per la salute degli imperatori. Ma io risposi: “Non faccio sacrifici agli dèi”. Ilariano mi chiese: “Sei cristiana?”. Risposi: “Sì, sono cristiana”. (Passione di Perpetua e Felicita 6,3-4)

Ecco l’amore per il Signore, preferito a un amore pur legittimo, santo e buono per i legami familiari.

Certamente queste parole di Gesù che chiedono di dare il primato al suo amore su ogni nostro amore non giustificano mai le nostre mancanze d’amore, il nostro evadere la carità verso i familiari, come Gesù stesso ha detto in polemica con alcuni farisei: “Mosè disse: ‘Onora tuo padre e tua madre’ (Es 20,12; Dt 5,16), e: ‘Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte’ (Es 21,17; Lv 20,9). Voi invece dite: ‘Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio’, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte” (Mc 7,10-13). L’amore per il Signore, dunque, conferma i nostri amori, se questi sono trasparenti, all’insegna della vera carità e vissuti con giustizia; non è mai totalitario – lo ripeto –, ma chiede di essere collocato al primo posto. Come dice la Regola di Benedetto (4,21), “nulla preferire all’amore di Cristo” è ciò che caratterizza la sequela cristiana, la quale non si esaurisce nell’accoglienza della dottrina del maestro né nelle osservanze del suo insegnamento: è amore, amore per lui, il Cristo, il Signore, fino a smettere di riconoscere solo se stessi o quelli che amiamo naturalmente e con i quali viviamo le nostre relazioni.

Dobbiamo essere sinceri: questa istanza decisiva nel cristianesimo è dura, soprattutto oggi, in un tempo e in una cultura che rivendicano la realizzazione della persona, che ci chiedono l’affermazione di sé, anche senza o contro gli altri. Ma le parole di Gesù, che non hanno nessun carattere masochistico o negativo, in verità ci rivelano che, dimenticando di affermare noi stessi e accettando di perdere e spendere la vita per gli altri, accresciamo la nostra gioia e diamo senso e ragioni al nostro vivere quotidiano.

Ai discepoli in missione, infine, Gesù preannuncia anche che potranno contare sull’accoglienza da parte di uomini e donne che vedranno in loro dei profeti, dei giusti, dei piccoli. Costoro avranno una ricompensa grazie al loro discernimento e alla loro capacità di accoglienza: nel giorno del giudizio, certamente, ma anche già qui e ora, cominciando a sperimentare il centuplo sulla terra (cf. Mc 10,30).

Questo è il radicalismo cristiano! La sequela vissuta nell’amore per Cristo rende il discepolo degno di stare tra i testimoni del Regno che viene. Il saper non guardare a se stessi ma tenere fisso lo sguardo su Gesù (cf. Eb 12,2) per vivere i suoi sentimenti (cf. Fil 2,5) e agire come lui (cf. 1Gv 2,6), è la sequela cristiana. Profeti e giusti vanno dunque accolti e venerati, ma significativamente Gesù pone accanto a loro anche i piccoli, quelli sui quali altrove dice che si giocherà il giudizio finale (cf. Mt 25,40.45). I piccoli e i poveri, che Gesù ha sempre accolto e confermato nella loro prossimità al regno dei cieli, devono dunque essere accolti in modo preferenziale dalla comunità cristiana: anche e soprattutto così si mostra di amare in modo privilegiato il Signore Gesù! Ma oggi la comunità cristiana è capace di accogliere i poveri e di rendersi soggetto di magistero ecclesiale? È capace di rendere vicini i lontani?

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11587-il-radicalismo-cristiano

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DIVORZIO

Divorzio finto per pagare meno tasse: sono oltre 6mila.

Ne parliamo con Gian Ettore Gassani presidente dei matrimonialisti italiani. Coniugi che si separano o divorziano per pagare meno tasse. A fornire i dati di questo fenomeno che cresce è Gian Ettore Gassani, avvocato e presidente dell’Ami (Associazione matrimonialisti italiani). Di 91mila separazioni ogni anno (dati Istat del 2015) circa 6mila e 400 ossia il 7% sono fatte per pagare meno tasse. 

Avvocato Gassani, cosa pensa di questo fenomeno?

«Si tratta di un fenomeno odioso che andrebbe stroncato. In questo momento mancano gli strumenti idonei a verificare se una separazione ci sia o meno. Manca la forza nei territori di controllare tutto. Molte volte è lo stesso avvocato a non sapere di stare procedendo ad una separazione simulata. Non lo sa neanche il magistrato».

Quali sono i vantaggi di questi divorzi di convenienza?

«I vantaggi delle separazioni simulate sono sotto gli occhi di tutti. Viene meno il cumulo giuridico dei redditi per cui se i figli ad esempio sono collocati stabilmente presso uno dei due genitori, quasi sempre la madre, si calcolerà ai fini del modello Isee il reddito di cui gode la stessa. Questi ragazzi che magari sono figli di imprenditori, commercianti, risulteranno comunque a carico di una madre che, di solito, non ha un grande reddito. I vantaggi saranno sulle tasse universitarie, sui ticket sanitari ed altro. Ma non finisce qui. Se ad esempio il marito ha una casa di villeggiatura la trasformerà come prima casa e non pagherà le tasse in quanto prima casa o, se volesse acquistare un immobile ex novo, potrà comprarla come prima casa con lo sconto del 5% sulla tassa di registro. Ci sono una serie di vantaggi che spingono le coppie con un reddito medio/alto a utilizzare questo escamotage. 

Si tratta di un escamotage tutto italiano?

«Assolutamente sì. Nel nostro Paese abbiamo due fenomeni: quello dei separati in casa che si odiano a morte e dei finti separati che si amano alla follia. Fenomeni italiani in cui il matrimonio. Più che una scelta di vita, diviene strumento per eludere il fisco, se si tratta di molti soldi che vengono meno alle casse dello Stato». 

Qualche esempio in particolare?

«Ricordo il caso di Marina di Grosseto, in Toscana (a novembre 2011, si registrò un anomalo boom di residenti ndr), il cui sindaco denunciò il fenomeno di tanti separati (per finta) che avevano radicato la loro residenza in quella località per poi ottenere sgravi fiscali della prima casa. In quel frangente, la casa della villeggiatura risultava poi essere la casa del finto separato, a discapito del Comune che iniziava ad intascare sempre meno soldi. Tutto questo balzò agli occhi del sindaco e ci fu un’inchiesta sulle finte separazioni. 

Esistono delle “controindicazioni”?

«Occhio però perché se c’è una separazione simulata, ma uno dei due la vuole far valere, la stessa può avere un’efficacia giuridica. Mi è capitato il caso di una donna che ha fatto valere la separazione e poi “arrivederci e grazie”. Anche perché il marito non avrebbe avuto il coraggio di dire in tribunale che si trattava di una finta separazione. Così la moglie si è presa la casa, i soldi al mese e tutto il resto».

Gabriella Lax – Newsletter studio Cataldi 23 giugno 2017

www.studiocataldi.it/articoli/26553-divorzi-finti-per-pagare-meno-tasse-sono-oltre-6mila.asp

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FRANCESCO VESCOVO DI ROMA

Ai poveri resta solo Bergoglio

Francesco non ha nessuna voglia di passare alla storia come papa “di transizione”. Quello che fa, vuole che sopravviva alla sua dipartita. E per esserne certo istituzionalizza le cose a lui più care, le fa diventare stabili, con tutti i numeri per tirare avanti da sole.

La Giornata Mondiale dei Poveri è una di queste sue creature, ufficialmente canonizzata poche settimana fa. L’idea di Jorge Mario Bergoglio che la Chiesa è come un “ospedale da campo” si concreterà da qui in avanti ogni anno, a novembre, in una festa delle opere di misericordia a favore di affamati, ignudi, senza tetto, forestieri, carcerati. Con il papa, questo papa, che a Roma pranzerà assieme a centinaia di poveri, sarà difficile a un suo successore non fare lo stesso. La prova generale Francesco la farà a Bologna il 1 ottobre, dove nel programma della visita c’è già scritto che a mezzogiorno il papa sarà a “pranzo con i poveri nella basilica di San Petronio”.

Poi ci sono le “Scholas Occurrentes“, una rete tra scuole che, nata a Buenos Aires quando Bergoglio era arcivescovo di quella città, ora collega più di 400 mila istituti in tutto il mondo, non importa se cattolici o laici. Non c’è niente di religioso negli incontri tra queste scuole. A farla da padrone sono parole e concetti come “dialogo”, “ascolto”, “incontro”, “ponti”, “pace”, “integrazione”. E anche a scorrere gli ormai numerosi discorsi rivolti da Francesco alle “Scholas”, il silenzio sul Dio cristiano, su Gesù e sul Vangelo è praticamente tombale.

Ma nonostante ciò, Bergoglio ha eretto le “Scholas Occurrentes” a “pia fondazione” di diritto pontificio, ospita in Vaticano i loro congressi mondiali e tre settimane fa, il 9 giugno, ha inaugurato per loro una sede dentro i palazzi pontifici, da cui sarà complicato in futuro sloggiarle. La svolta non è da poco. Per secoli le scuole della Compagnia di Gesù sono state il faro dell’istruzione cattolica. Mentre queste “Scholas” tanto care al papa gesuita fanno più notizia per le frequenti partite di calcio “per la pace” da lui patrocinate con al fianco Maradona, Messi o Ronaldinho, come pure per il bizzarro incontro di un anno fa sul ring di Las Vegas – anche questo indetto dal papa all’insegna del dialogo – tra un pugile cattolico e uno musulmano, poi entrambi ricevuti a Santa Marta dopo che il musulmano, finito KO alla sesta ripresa, era stato dimesso dall’ospedale.

Nel campo politico avviene lo stesso. Non passa anno che Francesco non convochi attorno a sé un incontro mondiale di quelli che egli chiama i “movimenti popolari”. Questa rete di movimenti non gli era preesistente, tutt’altro. È un’altra delle sue invenzioni. Ne ha affidato la cernita a un sindacalista argentino suo amico, Juan Grabois, che pesca ogni volta tra gli irriducibili delle storiche adunate anticapitaliste e no-global di Seattle e Porto Alegre, con il contorno di gruppi indigenisti ed ecologisti e con invitati di spicco quali il presidente della Bolivia Evo Morales, in qualità di coltivatore di coca, o l’ex presidente dell’Uruguay José “Pepe” Mujica, con un passato di guerrigliero, oggi ritiratosi a vita frugale in una fattoria di campagna.

A questa accolta Bergoglio rivolge ogni volta fiammeggianti discorsi d’una trentina di pagine e più, che sono la quintessenza della sua visione politica generale, che fa leva sul popolo come “categoria mistica” chiamata a riscattare il mondo. Sono state quattro finora le convocazioni: la prima a Roma nel 2014, la seconda in Bolivia nel 2015, la terza di nuovo a Roma nel 2016, la quarta – su scala regionale – a Modesto negli Stati Uniti, lo scorso febbraio, col papa questa volta collegato in videoconferenza. Altre ne seguiranno.

Ma non è tutto. Per il suo successore Francesco ha precostituito anche dell’altro. Ha congedato tutti i membri della Pontificia Accademia per la Vita e ne ha nominati dei nuovi. Con la differenza che mentre prima essi erano tutti graniticamente unanimi contro aborto, procreazione artificiale ed eutanasia, oggi non più, ciascun accademico la pensa a modo suo. Perché al primo posto ci dev’essere il dialogo.

Sandro Magister L’Espresso, n. 26, pag. 37, 2 luglio 2017

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/07/02/come-francesco-prepara-il-posto-al-suo-successore

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MATRIMONIO PUTATIVO

Che significa matrimonio putativo?

Il codice civile prevede espressamente il matrimonio putativo: che significato ha questa espressione? Quali sono gli effetti sulle nozze?

Se il giudice ha annullato il matrimonio, la sentenza emessa ha effetto retroattivo. Significa che il matrimonio decade completamente: come se non fosse mai stato celebrato. In caso di matrimonio putativo, invece, la sentenza di nullità non retroagisce e il l’unione rimane valida per il periodo che precede la statuizione giudiziale.

Ma che significa matrimonio putativo? Questa situazione ricorre quando i coniugi (entrambi o solo uno) si sono sposati perché non conoscevano una causa di nullità del matrimonio (pensavano quindi che le nozze fossero valide) oppure perché il loro consenso è stato estorto con violenza. Scopriamo nel dettaglio quali sono gli effetti che la legge ricollega al matrimonio putativo.

Cos’è il matrimonio putativo? Il matrimonio putativo è disciplinato espressamente dal codice civile [Art. 128]. Con questo istituto giuridico, la legge vuole proteggere il coniuge che si è sposato in buona fede (o perché costretto da cause esterne) e soprattutto i figli nati prima della sentenza di annullamento. In caso di matrimonio putativo quindi, la sentenza che dichiara nulle le nozze non ha efficacia retroattiva: il matrimonio resta valido (sia per i coniugi che per i figli) fino al giorno della pronuncia giudiziale e gli effetti dell’annullamento si producono solo a partire da quest’ultima. Ciò avviene, in particolare:

  • Quando entrambi i coniugi hanno contratto matrimonio in buona fede, cioè non conoscendo una causa di nullità effettivamente presente (ad esempio non sapevano di essere parenti stretti e non potersi sposare);

  • Quando il loro consenso è stato estorto con violenza (non solo fisica, ma anche morale: si pensi alle minacce di un terzo) o determinato da timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne agli sposi (si pensi a chi si è sposato per sfuggire a persecuzioni politiche o di altro genere).

In queste due circostanze, il giudice può ordinare ad uno dei coniugi di corrispondere somme periodiche di denaro all’altro, qualora quest’ultimo non abbia adeguati redditi propri e non si sia nuovamente sposato. L’importo deve essere proporzionato alle risorse dell’obbligato e va versato per un periodo massimo di tre anni.

Può poi capitare che uno dei coniugi sia in mala fede. Ad esempio, quando non ha detto all’altro di essere già sposato o di essere suo parente. In questo caso il matrimonio rimane valido (sempre fino al giorno della sentenza) per il solo coniuge in buona fede e per i figli (che quindi saranno figli legittimi del soggetto in buona fede).

Terzo caso: tutti e due i coniugi erano in mala fede al momento del fatidico sì. In tale circostanza il matrimonio resta valido solo per figli nati o concepiti durante le nozze, a meno che l’annullamento non sia stato causato da incesto.

Che diritti ha il coniuge in buona fede? Se il matrimonio è stato annullato e solo uno dei coniugi era in buona fede al momento delle nozze, quello in mala fede è obbligato a corrispondergli un’indennità in denaro. Il versamento avviene in automatico: non occorre dimostrare di aver subito un danno patrimoniale dovuto all’annullamento del matrimonio. Secondo la legge, inoltre, il valore dell’indennizzo «deve comprendere una somma corrispondente al mantenimento di tre anni». Ancora, il coniuge in buona fede ha diritto agli alimenti, a meno che non ci siano altri soggetti obbligati.

Come visto, può anche capitare che la causa dell’annullamento delle nozze sia da addebitare ad un terzo (colui che ad esempio ha minacciato i nubendi costringendoli a sposarsi). In questo caso, sarà quest’ultimo a dover corrispondere l’indennità al coniuge in buona fede. Non basta, perché se il terzo ha cooperato con uno dei nubendi nel determinare la nullità del matrimonio, i due saranno obbligati in solido a pagare il suddetto indennizzo. Significa che l’avente diritto (coniuge in buona fede) potrà pretenderne il pagamento integrale da entrambi, in via alternativa.

Emanuele Carbonara La legge per tutti 1 luglio 2017

www.laleggepertutti.it/166300_che-significa-matrimonio-putativo

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OMOADOZIONE

Adottata da due mamme gay. Il tribunale: frequenti anche persone eterosessuali

Il tribunale di Venezia, con il via libera all’adozione tra persone dello stesso sesso, introduce anche una sorta di clausola educativa: va tutelato lo sviluppo psicofisico della bambina.

È quasi una sorta di implicita riparazione per una scelta che, se appare in linea con l’interpretazione estensiva fornita dalla Cassazione della legge 184 sulle adozioni – il citatissimo articolo 44, comma 1, lettera D – continua a non risultare del tutto convincente. E quindi il giudice del Tribunale dei minorenni di Venezia, concedendo l’adozione della figlia di 5 anni alla partner della mamma, ha allo stesso tempo raccomandato di rispettare l’identità di genere della bambina «per permetterle uno sviluppo adeguato e avere l’opportunità di relazionarsi con persone a orientamento non omosessuale». Una clausola educativa più che giuridica, improntata alla saggezza del principio di precauzione e tesa a manifestare, almeno implicitamente, un dubbio personale su quello che, a tutti gli effetti, rimane un esperimento antropologico di cui nessuno può prevedere l’esito finale.

La vicenda, destinata ad aprire un nuovo capitolo nella già corposa serie di pronunciamenti a favore di genitori omosessuali da parte dei tribunali italiani, ha per protagoniste due donne, entrambe veneziane. La prima, 31 anni, è la madre biologica della piccola, partorita con il seme di un donatore anonimo – ma che biologicamente rimane sempre e comunque il padre – probabilmente all’estero, cinque anni fa. La seconda, 37 anni, è la compagna della donna. Vivono insieme da tempo e lo scorso anno, grazie alla legge Cirinnà, hanno deciso di sottoscrivere un’unione civile.

La norma però non prevede l’adozione del figlio del partner – com’è noto all’ultimo momento la stepchild adoption è stata stralciata dall’articolato – e quindi le due donne si rivolgono al Tribunale dei minorenni per veder riconosciuto quello che ritengono essere un loro diritto. «La mamma biologica della piccola – spiega l’avvocato Valentina Pizzol che insieme al collega Umberto Saracco ha seguito la causa – non ha una famiglia alle spalle e quindi temeva che, nel caso malaugurato di un decesso, la bambina avrebbe potuto essere tolta a quella che è di fatto una seconda “mamma” per essere affidata a un istituto».

Da qui il ricorso al tribunale coronato da una sentenza favorevole. Di fatto una decisione già scritta, com’è capitato in numerosi casi negli ultimi mesi, dopo che il 22 giugno 2016, la Cassazione ha deciso che l’interpretazione dell’articolo 44, comma 1, lettera D della legge 184 del 1983 può essere estesa anche ai genitori omosessuali. È evidente che 35 anni fa il legislatore, tra i vari casi delle cosiddette “adozioni speciali”, non avesse affatto previsto questa eventualità ma la legge si adegua alla cultura dominante e, in alcuni casi, la anticipa.

Così i giudici della Suprema Corte avevano stabilito che la relazione affettiva con il minore deve prevalere rispetto ad altre valutazioni, visto che non si può ritenere che il rapporto tra persone dello stesso sesso sia potenzialmente dannosa e in contrasto con l’interesse del minore. Purtroppo non si può ritenere neppure il contrario. In ogni caso all’orientamento si sono adeguate in questi mesi varie sentenze. Della serie: non importa se non esiste una legge che prevede l’adozione per le coppie omosessuali, ne modifichiamo una a nostro piacimento.

Così è stato anche per la sentenza di ieri. Quasi una scelta obbligata, che però non ha evitato al giudice di far proprie le cautele già espresse dalla relazione dei Servizi sociali: rispettate il normale sviluppo psicofisico della bambina e il suo naturale orientamento, permettetele di frequentare anche famiglie con un papà e una mamma. «Un brutto scivolone», secondo l’avvocato Pizzol. Forse solo la prudenza di persone che, come chi opera nei Servizi sociali, sanno che la vita buona non si costruisce con le ideologie.

Luciano Moia Avvenire 29 giugno 2017

www.avvenire.it/attualita/pagine/adottata-da-due-mamme-gay-il-tribunale-frequenti-anche-persone-eterosessuali

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ONLUS – NON PROFITODV

Riforma del terzo settore, finalmente ci siamo

Via libera definitivo dal Consiglio dei Ministri a tre decreti essenziali della riforma del terzo settore: quello sul 5 per mille, sull’impresa sociale e sul codice del terzo settore. Ecco tutte le novità

La riforma del terzo settore è quasi fatta. Sono stati approvati infatti oggi, in via definitiva, i decreti di attuazione della legge delega, che si vanno ad aggiungere agli altri due che hanno già ricevuto il via libera del Consiglio di Ministri: quello che costituisce la Fondazione Italia sociale e quello sul Servizio civile universale.

Oggi il Consiglio, presieduto dal premier Paolo Gentiloni, ha completato il quadro approvando i decreti sul 5 per mille, sull’Impresa sociale e sul Codice del terzo settore. «Si tratta di un lavoro importante», ha dichiarato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Guliano Poletti, perché in un lavoro lungo due anni abbiamo affrontato e regolato una materia complessa, che riguarda un mondo costituito da 300mila associazioni, 1 milione di lavoratori e oltre 5 milioni di volontari. Quelle del terzo settore sono organizzazioni essenziali per la coesione sociale e la buona vita delle comunità», ha proseguito il ministro, «che impegnano molti nostri cittadini e che oggi ricevono un riconoscimento politico e normativo per cercare di superare gli elementi di frammentazione presenti nella normativa attuale, e produrre elementi di innovazione».

Il ministro ha poi sottolineato l’importanza del dialogo con il Forum del Terzo settore e con le altre associazioni coinvolte, che hanno offerto «un grande contributo di dialogo e suggerimenti» così come, ha sottolineato Poletti, occorre dare atto al Parlamento per l’importante lavoro fatto e per i pareri motivati e di merito che sono stati per larga parte accolti. «Siamo ora di fronte a un passaggio importante», ha concluso Poletti, «che richiederà un ulteriore impegno per varare i decreti, le circolari e gli atti che faranno sì che questa legge diventi realtà concreta».

La parola è quindi passata al sottosegretario Luigi Bobba, che ha seguito passo passo l’iter della riforma e che ha sottolineato come questo sia «un punto di arrivo e di partenza: di arrivo perché l’iter normativo della riforma si è completato dopo tre anni, e di partenza perché inizia il percorso attuativo, che è molto importante per dare gambe alla riforma».

Una riforma che, ha sottolineato Bobba, segna un «cambiamento decisivo nel paese, la possibilità cioè di avere una regolazione generale di tutto quel complesso di attività che nascono dal libero associazionismo, dal volontariato civico e solidaristico portato avanti da 6 milioni di cittadini e più di 300mila organizzazioni, tante quante sono quelle interessate dalla riforma».

Il sottosegretario è poi passato a elencare i punti essenziali dei Ddl approvati, che vi elenchiamo di seguito sinteticamente partendo da quello sul Codice del terzo settore:

1 – La definizione di terzo settore- Per la prima volta si definisce per legge cosa è terzo settore, uscendo dalle formula sociologiche e indicando chiaramente nella legge e nei decreti quali enti e soggetti lo compongono. Il legislatore ha comunque scelto, ha sottolineato Bobba, non di «inseguire i soggetti ma di dare una forma di regolazione generale».

2 – Il Registro Unico. Questa regolazione trova il suo baricentro e architrave in un unico Registro del Terzo settore, che supera le tante «situazioni non sempre trasparenti, anzi a volte opache»: avviato il Registro, avremo invece un unico punto di riferimento, monitorato e gestito dalle Regioni ma su un’unica piattaforma nazionale.

3 – Una dotazione finanziaria. La legge ha una dotazione finanziaria di 190 milioni, per il 60% dedicati a incentivi di carattere fiscale (come per esempio l’incremento delle detrazioni sulle donazioni a favore di organizzazioni con finalità civiche solidaristiche e di utilità sociale, in particolare per le organizzazioni di volontariato questa detrazione sarà pari al 35%), mentre le altre risorse sono destinate a implementare il Registro nazionale, a sviluppare il Fondo per i progetti innovativi di queste organizzazioni, che nel primo anno avrà una dotazione di 65 milioni. «Andremo a incrementare i fondi per il servizio civile», ha aggiunto Bobba, «per mantenere anche per il 2018 lo standard di circa 50mila posti».

Il Decreto sull’impresa sociale. (…)

5 per mille. Infine Bobba ha presentato brevemente il decreto sul 5‰, definendolo «il completamento della riforma avviata con la legge di Bilancio 2015, nella quale per la prima volta sono state dedicate a questa misura risorse in modo stabile: quei 500 milioni che vanno a coprire le scelte dei contribuenti a favore del non profit». Le novità della riforma stanno in un meccanismo di erogazione più veloce, che tagli di netto i due anni oggi necessari per vedere le somme destinate dai contribuenti, in una diversa ripartizione delle risorse, «per evitare le distorsioni che in questi anni si sono accumulate» e, terzo, in un meccanismo di trasparenza per il quale i beneficiari dovranno rendere conto a tutti, trasmettendo informazioni sostanziali, come impiegheranno queste risorse loro date dal cittadino.

Da oggi, ha concluso Luigi Bobba, si apre una fase nuova in cui saranno protagonisti il Ministro del Lavoro e quello del Tesoro, oltre alla Presidenza de Consiglio, per dare gambe alla riforma grazie ai decreti attuativi. «Abbiamo un anno di tempo», ha concluso il sottosegretario, «per dare completa attuazione alla riforma e sono convinto che alla fine ci ritroveremo un terzo settore più efficace, più trasparente, più radicato e capace di affrontare nuove sfide, e un Paese più coeso e solidale, attento ai più deboli».

Gabriella Meroni Vita.it 28 giugno 2017

www.vita.it/it/article/2017/06/28/riforma-del-terzo-settore-finalmente-ci-siamo/143842

 

Terzo Settore: riforma al via

Il Consiglio dei Ministri approva in via definitiva i decreti legislativi su Codice del Terzo Settore, impresa sociale e cinque per mille. A circa tre anni dal lancio delle linee guida di Riforma Terzo Settore, voluto dall’ex premier Matteo Renzi, i provvedimenti attuativi giungono al traguardo.

Codice del Terzo Settore, impresa sociale e cinque per mille sono stati oggi varati in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, dopo un confronto costruttivo con le Commissioni delle due Camere che ha consentito di migliorare il testo e rispondere ad alcune esigenze largamente diffuse.

Una riforma importante che riguarda più di 300.000 organizzazioni associative, cooperative e di volontariato e che coinvolge più di 6 milioni di cittadini che dedicano tempo all’impegno volontario.

Una riforma impegnativa per le Istituzioni, che mediante norme di sostegno fiscale e di sviluppo di progetti innovativi, vogliono dare impulso alla crescita di un Terzo Settore trasparente, efficace, radicato nelle comunità e capace di affrontare sfide ambiziose.

La nuova normativa mette a disposizione del Terzo Settore risorse pari a 190 milioni che saranno investite in nuovi incentivi fiscali, nella nascita di un Fondo progetti innovativi, nello sviluppo del Social bonus, nel lancio dei Titoli di solidarietà, oltreché in un incremento della dotazione del Fondo per il Servizio Civile in modo da accrescere, anche per il 2018, i posti disponibili per i giovani che lo vogliono fare.

Un ruolo essenziale nella nuova regolazione sarà incentrato sul Registro Unico del Terzo Settore: uno strumento che sarà avviato, gestito e aggiornato dalle Regioni ma che utilizzerà un’unica piattaforma nazionale.

L’obiettivo è il superamento della frammentazione e dell’opacità dei troppi registri oggi esistenti: l’accesso al Fondo progetti, al cinque per mille, agli incentivi fiscali sarà possibile solo attraverso l’iscrizione al Registro.

Con il decreto sull’impresa sociale, l’Italia si dota di una normativa particolarmente innovativa: ampliamento dei campi di attività (commercio equo, alloggio sociale, nuovo credito, agricoltura sociale, ecc.); possibile, seppur parziale, distribuzione degli utili e soprattutto incentivi all’investimento di capitale per le nuove imprese sociali: il 30% dell’investimento potrà essere fiscalmente deducibile o detraibile analogamente a come avviene oggi per le startup innovative tecnologiche. Nel mese di luglio prenderà altresì avvio il Fondo di garanzia e per il credito agevolato dedicato proprio alle imprese sociali. Il Fondo ha una dotazione di 200 milioni.

Il Governo con questo provvedimento intende investire sull’innovazione sociale, in modo da rispondere a tanti i nuovi bisogni legati all’invecchiamento della popolazione, all’integrazione dei migranti, allo sviluppo della formazione permanente e all’inclusione dei cittadini più vulnerabili.

Infine il cinque per mille. Il decreto porta a compimento la riforma strutturale iniziata con la Legge di Bilancio 2015, che ha attribuito risorse in modo stabile per 500 milioni all’anno. Ora si tratta di accelerare i tempi di erogazione, introdurre criteri innovativi nel riparto delle risorse e rendere del tutto trasparente l’utilizzo delle risorse da parte dei beneficiari.

Slide di riepilogo su Codice del Terzo Settore, impresa sociale e cinque per mille

Ministero del lavoro e delle politiche sociali 28 giugno 2017

www.lavoro.gov.it/stampa-e-media/comunicati/pagine/terzo-settore-riforma-al-via-il-consiglio-dei-ministri-approva-in-via-definitiva-i-decreti-legislativi-su-codice-del-terzo.aspx

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POLITICHE FAMILIARI

A Roma a settembre la terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia

Il 28 e 29 settembre 2017, Roma ospiterà la terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia. Si discuterà in particolare il nuovo “Piano Nazionale per la Famiglia”, a cui sta lavorando l’Osservatorio

Il 28 e 29 settembre 2017, Roma ospiterà la terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia. Non c’è alcun annuncio ufficiale, ma la giunta di Virginia Raggi il 23 maggio 2017 ha approvato lo schema di Protocollo d’Intesa tra il Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie con delega alle Politiche per la Famiglia e Roma Capitale per la realizzazione della Conferenza Nazionale sulla Famiglia. Il ministro Costa ha individuato Roma Capitale «quale città idonea ad ospitare la Conferenza, prevista nelle date del 28 e 29 settembre 2017» già dal marzo 2017.

La Conferenza sulla Famiglia «rappresenta un avvenimento di alto rilievo istituzionale, di partecipazione, di confronto e dibattito sui temi della famiglia, dove si possano approfondire temi relativi ai bisogni concreti e, contestualmente, elaborare proposte per garantire la tutela dei diritti delle famiglie».

Il neo-costituito Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, quale organismo di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali per la famiglia, «è stato investito di redigere le linee generali del “Piano Nazionale per la Famiglia” che saranno oggetto di discussione segnatamente nell’ambito della Conferenza medesima». La richiesta di spazi fatta al Campidoglio prevede sia riunioni plenarie sia singoli gruppi di lavoro.

Le due precedenti Conferenze sulla Famiglia, che dovrebbe tenersi ogni due anni, si sono svolte a Firenze nel 2007 e a Milano nel 2010.

Sara De Carli Vita 28 giugno 2017

www.vita.it/it/article/2017/06/28/a-roma-a-settembre-la-terza-conferenza-nazionale-sulla-famiglia/143850

Il Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, insediato il 19 settembre 2016, è presieduto dal giudice Simonetta Matone, che ha il compito di tradurre operativamente gli indirizzi fissati dall’Assemblea.

Oltre alla dottoressa Matone, il Comitato è composto dal Ermenegilda Siniscalchi (capo del dipartimento per le politiche della Famiglia, membro di diritto) e dagli esperti Gianni Ballarani, Marco Allena, Mauro Marè, Riccardo Prandini e Gianluigi De Palo (presidente del Forum delle Associazioni Familiari).

www.vita.it/it/article/2016/09/19/politiche-per-la-famiglia-il-pool-di-esperti-e-guidato-da-simonetta-ma/140817/

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PRESBITERI

I preti sposati e il sinodo in Amazzonia.

Forse dalla lontana Amazzonia arriverà una riforma – la possibilità del clero uxorato (sposato) anche nella Chiesa latina – che, in Europa, pur spesso sollevata, non sembra avere, al momento, possibilità di realizzazione. Incontrando il mese scorso i vescovi del Perù papa Francesco ha espresso il vivo desiderio che si celebri presto un Sinodo per i popoli dell’Amazzonia.

Il polmone verde del mondo, vasto 5,5 milioni di kmq, copre nove paesi, soprattutto il Brasile (63%), il Perù (13%) e la Colombia (10%) e, in modesta misura, Ecuador, Venezuela, Suriname, Guyana, Bolivia e Guyana francese. È popolato da decine e decine di etnie autoctone, alcune delle quali in via di estinzione, anche perché vaste foreste amazzoniche sono abbattute per far posto a coltivazioni intensive – in mano a multinazionali – che servono gli interessi del Nord del mondo.

Oltre la difesa dell’ecosistema minacciato, che naturalmente interroga anche le Chiese, dal punto di vista cattolico altri due sono i problemi incombenti: il rispetto del simbolismo religioso dei popoli amazzonici (che hanno differenze anche tra di loro) e, in quel contesto, la questione dei ministeri ecclesiali. Infatti, l’evangelizzazione degli antichi popoli pre-colombiani è avvenuta, dove è avvenuta, spesso distruggendoli in gran parte, o ignorando la loro “Weltanschauung” e, con missionari – i pastori – rigorosamente celibi, perché tutti presbiteri latini provenienti dall’Occidente.

Da novecento anni e, con più rigore, dal Concilio di Trento (1545-63), la Chiesa latina ha richiesto il celibato ai suoi sacerdoti: scelta assai diversa da quella delle Chiese orientali (sia ortodosse che cattoliche) che, di norma, prevedono il clero celibe e quello uxorato. In Europa orientale e in Medio Oriente quasi tutti i parroci dei vari riti, salvo i latini, sono sposati. E l’Amazzonia? Per i popoli autoctoni è “assurdo” che la guida di una comunità sia celibe; infatti – questo il loro ragionamento – può essere capo del villaggio o della tribù (un insieme di famiglie) solo chi abbia prima dimostrato di sapere ben guidare la sua stessa famiglia. Dunque, per loro sarebbe logico che anche il capo di una comunità cristiana fosse uxorato.

Ma, finora, il papato si è sempre opposto all’idea di un clero uxorato nella Chiesa latina, fosse pure per sopperire, in qualsiasi parte del mondo (Trentino compreso), alla scarsità di vocazioni al celibato. A dimostrazione dell’attualità del problema, commentando l’ipotesi del futuro Sinodo diversi vescovi dell’area amazzonica hanno già cominciato a suggerire l’ammissione dei “viri probati” (espressione latina che significa uomini maturi, con famiglia, da ordinare presbiteri). Anche, perché, aggiungono questi monsignori, i preti celibi diminuiscono e vastissime zone amazzoniche rimangono dunque senza l’Eucaristia domenicale. Francesco, a quanto pare, vede con favore l’ipotesi. E così dall’America del sud, forse, arriverà una riforma che, in Europa, non si è riusciti ad avviare.

Luigi Sandri “Trentino” 26 giugno 2017

www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage?tipo=numaut1110

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SEPARAZIONE

Separazioni online: le prime a Vicenza

Avvenuta a Vicenza nei giorni scorsi la separazione consensuale di due coppie tramite webcam [telecamera digitale collegata a un sito Internet].

La tecnologia investe anche le aule dei tribunali e da ora in poi, tra le tante attività in via telematica, sarà possibile anche separarsi online. A darne notizia il Corriere del Veneto, in relazione ad una causa di qualche giorno addietro. La vicenda riguarda il tribunale di Vicenza e una coppia di coniugi residenti a Bassano pronti a separarsi di comune accordo. L’udienza però non si è svolta davanti al giudice, fisicamente presente di fronte a loro: il togato nel palazzo di giustizia di Vicenza mentre le due coppie di ex sposi nel comune in cui abitano. Dunque computer e collegamenti online abbattono le barriere anche sul fronte della fine dei matrimoni. Marito e moglie si son trovati in una conference room allestita appositamente a Bassano, insieme al cancelliere del tribunale ed ai legali, in collegamento con una sala analoga del palazzo di giustizia di Vicenza.

Videoconferenze e udienze via Skype sono ormai una prassi. Il tribunale di Vicenza è all’avanguardia perché ha fatto da apripista ad una serie di attività online come l’uso della videoconferenza o le udienze via Skype. Si tratta di una realtà consolidata nei casi in cui deve essere designato un amministratore di sostegno per le persone anziane o con difficoltà deambulatorie, evitando materialmente di fare spostare gli anziani.

Secondo i dati: quattro pratiche a settimana vengono definite proprio con questa modalità. Il 29 maggio 2017 scorso il tribunale aveva già stabilito un record, quello di aver celebrato il primo processo «a distanza». Si trattava di una controversia per la quale il giudice civile aveva sentito un consulente senza farlo muovere da Bassano del Grappa, utilizzando una webcam.

Gabriella Lax Newsletter studio Cataldi 23 giugno 2017

www.studiocataldi.it/articoli/26576-separazioni-online-le-prime-a-vicenza.asp

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