NewsUCIPEM n. 649 – 14 maggio 2017

NewsUCIPEM n. 649 – 14 maggio 2017

Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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Notiziario Ucipem” unica rivista ufficiale – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984

Supplemento on line. Direttore responsabile Maria Chiara Duranti. Direttore editoriale Giancarlo Marcone

Le “news” gratuite si propongono di riprendere dai media e inviare informazioni, di recente acquisizione, che siano d’interesse per gli operatori dei consultori familiari e quanti seguono nella società civile e nelle comunità ecclesiali le problematiche familiari e consultoriali. Sono così strutturate:

  • Notizie in breve per consulenti familiari, assistenti sociali, medici, legali, consulenti etici ed altri operatori, responsabili dell’Associazione o dell’Ente gestore con note della redazione {…ndr}.

  • Link a siti internet per documentazione.

I testi, anche se il contenuto non è condiviso, vengono riprese nell’intento di offrire documenti ed opinioni di interesse consultoriale, che incidono sull’opinione pubblica. La responsabilità delle opinioni riportate è dei singoli autori, il cui nominativo è riportato in calce ad ogni testo.

Il contenuto delle news è liberamente riproducibile citando la fonte.

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02 ABBANDONI Non lasciamo sole le gestanti in gravi difficoltà e preveniamoli.

03 ABORTO Dramma della povertà, riflessione sull’aborto.

04 ADOZIONE E’ ancora necessario che i futuri nonni diano il loro assenso?

05 ADOZIONE INTERNAZIONALE Il problema della età nelle adozioni internazionali.

06 ASSEGNO DIVORZILE Non più «uguale tenore di vita»: così cambia l’assegno di divorzio.

06 Criteri per la valutazione dell’an e del quantum debeatur.

07 Mirabelli: «Viene meno riconoscimento contributo a vita familiare»

08 Assegno di divorzio in unica soluzione e pensione di reversibilità.

08 Non serve provare l’assoluta inesistenza di lavoro.

09 ASSEGNO DI MANTENIMENTO Irrilevante il tenore di vita matrimoniale ai fini dell’assegno.

09 Il figlio ottiene un dottorato di ricerca.

09 Il padre non versa il mantenimento, niente affidamento in prova.

09 ASSEGNI FAMILIARI alle unioni civili ma non ai conviventi.

10 CENTRO STUDI FAMIGLIA CISF Newsletter n. 18/2017, 10 maggio 2017.

13 CENTRO ITALIANO SESSUOLOGIA Essere adolescenti oggi – età di paure e conflitti

13 CINQUE PER MILLE Il 5‰ è calcolato, dallo Stato, in base alla dichiarazione dei redditi.

14 CONSULTORI FAMILIARI Rete toscana dei Consultori non pubblici.

14 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Dell’8‰ alla Chiesa cattolica usufruiscono anche alcuni consultori.

15 Mantova. Etica Salute & Famiglia – Maggio 2017

15 Massa. Bullismo, due incontri per conoscere il male.

15 Padova. Si approfondisce il rapporto quotidiano genitori e figli.

16 Senigallia. Presentazione del libro “Cara mamma, ti scrivo”.

16 CONVIVENZE Assegni INPS.

17 DALLA NAVATA 5° Domenica – Anno A – 14 maggio 2017

17 “Chi ha visto me, ha visto il Padre” Commento di Enzo Bianchi.

19 EMBROLOGIA La scienza conferma: da subito embrione progetto di una persona.

19 EUROPA I limiti al diritto a divorziare non contrari alla CEDU.

20 Genitore ostacola diritto di visita? Lo Stato deve intervenire subito

20 NATALITÀFare figli in Italia? Save the Children: questione da «equilibriste»

20 OMOFILIA (S)veglie contro l’omofobia

PARLAMENTO Camera 2° Comm. Intervento della pubblica autorità a favore dei minori

Senato 2° Comm. Matrimoni forzati.

Accesso del figlio alle informazioni sull’identità dei genitori

Disposizioni sul cognome dei figli

PSICOLOGIA Sostegno alla genitorialità attraverso la tecnica del parent coaching.

Quando nasce un genitore: tra gioie, ansie e nuovi equilibri.

L’aggressività e la rabbia nei bambini.

RETTIFICAZIONE DEL SESSO Immediata rettificazione dell’atto di nascita

SESSUOLOGIA Su disagio sessuale e terapie psicologi ridotti al silenzio.

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ABBANDONI

Non lasciamo sole le gestanti in gravi difficoltà e preveniamo gli abbandoni e gli infanticidi

Lettera aperta della Presidente Anfaa Donata Nova Micucci

Un altro neonato (una bimba appena partorita) trovato abbandonato per strada a Trieste e purtroppo deceduto subito dopo il suo ricovero in ospedale: di fronte a questi drammatici avvenimenti rimaniamo annichiliti, ma il giusto moto di condanna che ci sorge spontaneo nei confronti di chi ha compiuto questo tragico gesto, viene accompagnato da un sentimento di dolore e di compassione pensando alla estrema solitudine, alla disperazione profonda della donna (peraltro giovanissima), solitudine che l’ha portata a compiere questo tragico gesto.

Ci sorge al contempo urgente la necessità di richiamare i mezzi di informazione all’importante ruolo che dovrebbero assumere di fronte a questi avvenimenti. Pensiamo infatti, che i mezzi di informazione, oltre a stigmatizzare severamente l’accaduto, dovrebbero ricordare che le donne, sposate o meno, ivi comprese le extracomunitarie senza permesso di soggiorno, che non intendono riconoscere e provvedere personalmente al proprio nato, hanno diritto a partorire in assoluta segretezza negli Ospedali e nelle strutture sanitarie garantendo, in tal modo, a sé stesse e al neonato, la necessaria assistenza e le opportune cure. Nel caso in cui non sia stato effettuato il riconoscimento, l’atto di nascita del bambino è redatto con la dizione “nato da donna che non consente di essere nominata” e l’ufficiale di stato civile, dopo aver attribuito un nome e un cognome, procede entro dieci giorni alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni ai fini della dichiarazione di adottabilità ai sensi della legge 184/1983.

In tal modo, a pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva, individuata dal Tribunale per i Minorenni fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso: sono circa 300 all’anno i neonati non riconosciuti che, grazie a queste disposizioni, vengono adottati. Riteniamo necessario e urgente richiamare le istituzioni competenti ai loro precisi compiti affinché assumano i necessari provvedimenti per garantire alle donne in grave difficoltà il necessario sostegno attraverso personale preparato (psicologi, assistenti sociali, educatori, ecc,) che le aiuti prima, durante e dopo il parto, le accompagni a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il proprio nato e le sostenga fino a quando sono in grado di provvedere autonomamente a se stesse e, se hanno riconosciuto il neonato, al proprio figlio.

Al fine di tutelare pienamente i diritti di queste donne, un’ottima iniziativa è stata assunta dalla Regione Piemonte. In Piemonte, infatti, la Regione, con la legge n. 16/2006, ha trasferito a quattro Enti Gestori (Comuni di Torino e di Novara, Consorzi dei servizi socio-assistenziali dell’alessandrino e del cuneese) le competenze relative agli interventi socio-assistenziali riguardanti “le gestanti che necessitano di specifici sostegni in ordine al riconoscimento o non riconoscimento dei loro nati e al segreto del parto”, interventi che “sono erogati su richiesta delle donne interessate e senza ulteriore formalità, indipendentemente dalla loro residenza anagrafica”.

Riteniamo invece negativo, come sempre più spesso avviene a seguito di questi tristissimi avvenimenti, tornare a sollecitare l’attivazione di culle/ruote termiche, iniziative queste che riteniamo negative in quanto, oltre a deresponsabilizzare le istituzioni, rischiano di incentivare i parti in ambienti inidonei, privi della più elementare assistenza sanitaria, con gravi pericoli per la salute e la sopravvivenza della donna e del neonato stesso. Inoltre queste culle/ruote che nell’intenzione dei loro promotori, avrebbero dovuto rappresentare un valido intervento per contrastare l’abbandono dei neonati, si sono rivelate inefficaci a realizzare questo obiettivo, in quanto rarissimi sono stati i neonati ivi lasciati nel corso di tutti questi anni.

Alla luce di quanto esposto, per scongiurare altri drammatici abbandoni e/o infanticidi l’Anfaa ritiene indispensabile che al più presto il Ministero della salute, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni assuma le necessarie iniziative per la piena attuazione della normativa vigente in materia di riconoscimento e non riconoscimento dei neonati e di tutela del diritto alla segretezza del parto; per la promozione di campagne informative al riguardo e per l’attivazione di tavoli di lavoro multidisciplinari che vedano la partecipazione di tutti gli attori coinvolti: Amministrazioni regionali e comunali, Autorità giudiziarie, Operatori sanitari e sociali, nonché le Associazioni di volontariato impegnate nel settore al fine di individuare e realizzare percorsi condivisi.

Restiamo a disposizione per ogni ulteriore approfondimento e confidiamo nel positivo accoglimento delle suddette richieste.

La Presidente Anfaa Donata Nova Micucci Torino, 9 maggio 2017

www.anfaa.it/wp-content/uploads/2017/05/lettera-aperta-per-neonata-Trieste.pdf

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ABORTO

Dramma della povertà, riflessione sull’aborto.

Quanto vale la vita di un bambino? Quanto siamo disposti a spendere? Qualcuno li ha invitati in chiesa e loro sono venuti. Docili, umili, silenziosi, affranti dal dolore per la decisione presa. Non vorrebbero farlo, non lo farebbero. Volentieri ritornerebbero sui propri passi, aspettando il giorno del parto. Ma hanno paura. Una paura che li blocca, li congela, li paralizza. Alfio e Antonella questo figlio non programmato non se lo possono permettere. Non hanno più una casa, non hanno più un lavoro. E le prospettive per il futuro sono avvolte nella nebbia fitta. Chiedono un lavoro. Abbiamo messo a disposizione quel poco che abbiamo. Siamo disposti a rimanergli accanto fino a quando non potranno essere autosufficienti.

Il nostro aiuto alle loro orecchie suona come un’elemosina che la loro dignità impedisce di accettare. A chi ha sempre lavorato non viene facile tendere la mano. Se solo avessi un piccolo lavoro da offrire. L’appuntamento con la morte è fissato per i primi giorni della settimana prossima. Abbiamo ancora qualche giorno per impedire questo aborto non voluto.

L’aborto dei poveri. È lacerante per una coppia che ama la vita, che crede al diritto di quel bambino a nascere, che volentieri lo accoglierebbe, dover ricorrere all’aborto perché disoccupata. E pensare che in giro c’è gente che vorrebbe allargare ancora di più le maglie della legge 194/1978. Una legge che fin dal primo articolo dice che «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Una legge, dunque, non applicata, disattesa. Uno Stato che «riconosce il valore sociale della maternità» in che modo si fa accanto a chi chiede aiuto per portare a termine una gravidanza? Sembra che altro non sappia fare che dire al bambino di togliere il disturbo. Ma le cause? Quelle sembra proprio che non interessino a nessuno, se non ai volontari, alle parrocchie che si fanno prossimo di questi genitori smarriti e scoraggiati. E pensare che nella nostra bella Italia nascono sempre meno figli. Un problema che porterà conseguenze drammatiche negli anni che verranno. Purtroppo, il nostro egoismo non ci fa aguzzare la vita, si accontenta di tenere lo sguardo basso. Questo modo di pensare e di agire è contro la fede cristiana, contro la solidarietà tra i popoli e le generazioni, contro la verità. Un giorno Gesù disse: «La Verità vi farà liberi». È vero. Tutte le verità ci fanno più liberi, più coscienti, più capaci di organizzare la speranza. E la verità oggi è che una politica più attenta, intelligente, accorta verso la vita nascente, le donne incinte, le famiglie povere porterebbe a popolare il futuro dei nostri eredi.

Alfio e Antonella sono andati via con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore. Il bambino nel grembo della mamma non sa quel che sta per accedere. Felice respira il suo respiro, si alimenta di ciò che lei mangia. Nel giorno in cui due bambini portoghesi vengono elevati agli onori degli altari, vogliamo chiedere a loro di intercedere presso Dio perché questo bambino ancora senza nome possa vedere il sole. Ai fratelli e le sorelle che hanno la possibilità di assicurare un piccolo lavoro a questa famiglia chiediamo la carità di allargare il cuore. «Chi salva una vita salva il mondo intero». Noi ci crediamo. Un solo atto di carità vale più di mille discorsi, mille convegni sulla carità. Facciamolo. Se ne abbiamo la possibilità, facciamolo. Non giriamo la faccia dall’altra parte. Non diciamo: «Non mi riguarda». Tutto ci riguarda. L’uomo ci riguarda. Questo bambino in bilico tra la vita e la morte ci riguarda. Mettiamo in condizioni questi genitori di accogliere il loro bambino. Ne hanno il diritto. Se Gesù non dimentica un solo bicchiere di acqua che abbiamo dato a un fratello assetato, quanto più ricorderà che anche grazie a te una vita da lui amata venne alla luce. E da quella vita altre vite nacquero…

Se sulla vita nascente taceremo noi, figli del vangelo, saranno costretti a gridare i sassi delle strade. Chi ha un lavoro da offrire si faccia avanti e sarà inondato di gioia vera, quella che riempie il cuore. Unica, preziosa, irripetibile è questa vita nascente per estirparla dal grembo della mamma solo perché non potrà comprargli il latte. Gridiamolo insieme che il presunto ‘diritto all’aborto’ moltissime volte altro non è che una comodissima scappatoia verso cui vengono costretti a ricorrere tante famiglie alle quali per i loro bambini non viene assicurato il vero, immenso, nobilissimo diritto alla vita.

Nella speranza che Alfio e Antonella trovino presto un lavoro, si può aiutare questa giovane coppia a non rinunciare al proprio figlio anche con un piccolo contributo sul ccp 15596208 intestato ad Avvenire, ‘La voce di chi non ha voce’, P.zza Carbonari 3, Milano. Gli assegni devono essere intestati ad Avvenire, ‘La voce di chi non ha voce’. Si può anche effettuare un bonifico a favore di Avvenire, ‘La voce di chi non ha voce’, conto n. 12201 Banca Popolare di Milano, ag. 26, cod. IBAN IT65P0558401626000000012201.

don Maurizio Patriciello Avvenire 13 maggio 2017

www.avvenire.it/opinioni/pagine/salviamo-il-figlio-di-antonella-e-alfio

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ADOZIONE

E’ ancora necessario che i futuri nonni diano il loro assenso all’adozione?

L’assenso dei nonni all’adozione è un atto formale che viene richiesto dai Tribunali per i minorenni, che comunque, in caso di dissenso, non può essere ostativo al vostro desiderio di diventare genitori.

E’ però indubbio che il progetto adottivo coinvolga tutta la famiglia e che la figura dei nonni sia estremamente importante. I futuri nonni potrebbero non condividere la scelta fatta dai figli per paura, a volte per pregiudizio o per timore di non riuscire a sentire i bimbi come propri nipoti.

E’ importante che li aiutiate a comprendere e a condividere le motivazioni che vi hanno portato a questa scelta.

Rendeteli il più partecipi possibile del vostro progetto adottivo, condividete con loro emozioni, ansie, paure e vedrete che a poco a poco si sentiranno più tranquilli e voi vi sentirete meno soli nel percorso che vi condurrà ad abbracciare vostro figlio.

Cinzia Bernicchi News Ai. Bi. 10 maggio 2017

www.aibi.it/ita/e-ancora-necessario-che-i-futuri-nonni-diano-il-loro-assenso-alladozione

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ADOZIONE INTERNAZIONALE

Il problema della età nelle Adozioni internazionali.

Psicologa di Ai.Bi. “Sotto i 6 anni è piccolo, sopra è grande: ma in realtà è una contraddizione”. L’espressione “bambino grande” appare, di primo acchito, quasi una contraddizione in termini…l’immagine associata alla parola bambino per chi si approccia alla genitorialità inizialmente non può che avere le sembianze di un paffuto neonato o di un piccoletto che tende le manine e ha bisogno di essere nutrito, vestito e coccolato.

L’approccio all’adozione implica un lavoro di ristrutturazione, non una semplice sostituzione, di questo immaginario che prevede la maturazione di un approccio profondamente differente, nel quale non è più il bambino “che nasce dal genitore” ma è il genitore “che nasce dai bisogni del bambino” pertanto l’idea di adottare i bambini più cresciuti non può che essere vissuta inizialmente con fatica.

“Quando un bambino è piccolo e quando un bambino è grande? – si chiede dr.ssa Lisa Trasforini, psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi. –Per rispondere a questa domanda si potrebbe fare riferimento alle fasi di sviluppo psico-fisico, allo sviluppo di abilità cognitive e di autonomia, ma tutto questo va poi parametrato con le esperienze di vita, di attaccamento a figure di riferimento, traumi e così via”.

“La grande suddivisione che talvolta tranquillizza le coppie è ‘sotto o sopra i 6 anni’ – continua –, età che sembra essere percepita come confine tra un bambino con il quale tutto è ancora possibile e un bambino “già formato”; tutto questo è in parte vero ma la complessità va ben oltre”.

I bambini vissuti in condizioni di deprivazione e di disorganizzazione vivono uno sviluppo meno lineare dei coetanei che hanno invece sperimentato un attaccamento sicuro e una corretta risposta ai loro bisogni, ma non esistono formule predittive che, inserendo tutte le variabili, ci possano fornire un risultato certo, neanche l’adozione di un neonato.

“Ciò che fa differenza nell’adozione, ciò che può rendere le adozioni ‘un successo’ – precisa – è quella forma di amore consapevole e di senso reciproco di appartenenza che permette quindi al bambino di sentirsi amato e di sentirsi importante trovando nella sua famiglia quel luogo sicuro dal quale ripartire per affrontare il mondo, laddove le difficoltà sono passaggi e la scelta di essere genitori proprio di quel bambino trasforma l’anima e la psiche”.

Pensando alle adozioni di bambini cinesi più grandicelli, ascoltando le testimonianze di chi ha vissuto questa esperienza, emerge come l’incontro con il bambino avvenga con una predisposizione diversa da quella che si avrebbe con un bambino molto piccolo per il quale si dà per scontato che ci possa essere smarrimento, che possa piangere, per il quale si userebbe immediatamente come strumento di comunicazione il gioco e la fisicità mentre l’impatto con un bambino grande fa più “paura”, si ha più paura di traumatizzarlo, non si è così sicuri che si affidi facilmente…ma poi, quando si entra in contatto, subito si evidenzia come nel suo cuore le istanze siano le stesse.

La maggiore capacità di comunicazione, seppure in un’altra lingua, e di comprensione già sviluppate predispongono il bambino ad avere una propria idea di coloro che diventeranno mamma e papà e ad avere capacità di elaborazione di quanto gli sta accadendo e aumenta nelle coppie la paura “di non piacere”, “di essere rifiutati”, in fondo si è così diversi da lui!

Il messaggio che un bambino al primo incontro deve ricevere è quello di essere atteso, di essere stato pensato e di sentirsi sicuro, di avere delle braccia pronte ad accoglierlo, ma rispettando i suoi tempi e la sua capacità di dare confidenza. Questi bambini sono abituati a vivere in un sistema molto organizzato che non può tenere conto delle esigenze specifiche del singolo e pertanto devono essere accompagnati a scoprire chi sono mentre si avvia il processo di attaccamento e di reciproco adattamento.

I bambini che vengono dall’Istituto di Xi’An, per esempio, sono bambini che hanno spesso sperimentato alcune forme di amore (spesso infatti già dai 3/4 anni vengono inseriti in famiglie affidatarie) e questo, se da una parte può sembrare essere una sorta di minaccia, è in realtà un ottimo punto di partenza; hanno saputo cosa vuol dire essere amati e amati – o quantomeno cresciuti – con cura.

Saranno con molta probabilità più capaci di affidarsi ai nuovi genitori. “Avviciniamoci a loro con il cuore – conclude – , con grande umiltà, con coraggio e decisione, con rispetto, con la consapevolezza soprattutto di essere una nuova famiglia, una famiglia nuova”

News Ai. Bi. 9 maggio 2017 www.aibi.it/ita/il-problema-della-eta-nelle-adozioni-internazionali

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ASSEGNO DIVORZILE

Non più «uguale tenore di vita»: così cambia l’assegno di divorzio

Corte di Cassazione, prima Sezione civile, sentenza n. 11504, 10 maggio 2017

Ciò che conta per determinare quanto uno dei due coniugi deve versare a quello più «debole», non è più il «tenore di vita» bensì l’indipendenza o autosufficienza economica di quest’ultimo.

Cambia l’assegno di divorzio: dopo 30 anni di orientamento costante, ciò che conta per determinare quanto uno dei due coniugi deve versare a quello più «debole», non è più il «tenore di vita» goduto prima della rottura del matrimonio, bensì l’indipendenza o autosufficienza economica di quest’ultimo. Lo ha stabilito oggi con una sentenza la Cassazione. Il parametro dunque sarà diverso: non più come si viveva prima, ma in un certo senso come si potrà vivere con le proprie forze dopo.

La Corte spiega la ratio della decisione, giudicata rivoluzionaria dall’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani: in sintesi, il matrimonio non è più la sistemazione definitiva ma «un atto di libertà e responsabilità». Con la sentenza di divorzio, il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale, ma anche economico-patrimoniale, spiega la Corte, quindi ogni riferimento al «tenore di vita» produce l’effetto di ripristinarlo in maniera illegittima, in una indebita prospettiva di «ultrattività del vincolo matrimoniale».

Dunque, secondo i giudici, sono cambiati i criteri per valutare come raggiungere l’indipendenza economica di chi richiede l’assegno divorzile. Ed è questo il passaggio che promette più novità: il diritto all’assegno non deve essere riconosciuto non soltanto se l’ex coniuge ha redditi e patrimonio mobiliare e immobiliare tali da renderlo autosufficiente, ma anche se è «effettivamente in grado di esserlo». Il che vuol dire se ha una «capacità e possibilità» di lavorare e se ha «la stabile disponibilità» di un’abitazione.

In realtà in moltissimi casi, soprattutto quando a divorziare sono coppie giovani, i giudici già tengono conto di questi elementi. L’assegno di mantenimento, nei fatti, è valutato anche in base all’età e all’istruzione: se un ex coniuge ha 30 anni e un titolo di studio – è il ragionamento – può cercare un lavoro e non dipendere dall’assegno, che ha «natura assistenziale», vita natural durante.

Un «terremoto giurisprudenziale», commenta l’Associazione degli avvocati matrimonialisti, che vede un futuro allineamento con gli orientamenti dei Paesi europei «nei quali l’assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali».

Ecco i parametri della Cassazione. Sono quattro i principali “indici” – indicati dal verdetto della Cassazione – “per accertare” la sussistenza, o meno, “dell’indipendenza economica” dell’ex coniuge richiedente l’assegno e quindi l’adeguatezza, o meno, dei “mezzi”, nonché la possibilità, o meno, “per ragioni oggettive, di procurarseli. Sono quattro:

  1. avere redditi di qualsiasi specie

  2. avere cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari

  3. le capacità e le possibilità effettive di lavoro personale, in relazione alla salute, all’età, al sesso ed al mercato del lavoro indipendente o autonomo

  4. la stabile disponibilità di una casa di abitazione

Tocca all’ex coniuge che chiede l’assegno, “allegare, dedurre e dimostrare di non avere i mezzi adeguati e di non poterseli procurare per ragioni obiettive”.

La sentenza ha per protagonista un ex ministro (di cui si conosce il nome ma di cui Avvenire intende rispettare la richiesta alla privacy) e la sua ex moglie, che chiedeva di avere da lui l’assegno a vita, dopo aver già ricevuto 2 milioni di euro. «Tanti cittadini – sottolinea il legale dell’ex ministro, Daniele Mariotti – potranno trarne utilità, mettendo fine a situazioni di indebito arricchimento alle spalle dell’ex coniuge»

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cassazione-cambia-assegno-per-divorzio

(…) La Corte ha anche ricordato che il diritto al mantenimento viene definitivamente meno quando si crea una nuova famiglia di fatto, e che lo stesso mantenimento per i figli non dura per sempre.

Sulla base di questa impostazione probabilmente gli ex-coniugi particolarmente facoltosi che stanno pagando assegni molto alti potranno chiedere una rideterminazione degli importi.

www.fiscoetasse.com/rassegna-stampa/23380-assegno-di-divorzio-slegato-dal-tenore-di-vita.html

 

 

Divorzio e assegno: criteri per la valutazione dell’an e del quantum debeatur

Il giudice del divorzio, richiesto dell’assegno di cui all’art. 5, comma 6, della legge n. 898 del 1970, come sostituito dall’art. 10 della legge n. 74 del 1987, nel rispetto della distinzione del relativo giudizio in due fasi e dell’ordine progressivo tra le stesse stabilito da tale norma:

  1. deve verificare, nella fase dell’an debeatur – informata al principio dell’autoresponsabilità economica” di ciascuno degli ex coniugi quali “persone singole”, ed il cui oggetto è costituito esclusivamente dall’accertamento volto al riconoscimento, o no, del diritto all’assegno di divorzio fatto valere dall’ex coniuge richiedente -, se la domanda di quest’ultimo soddisfa le relative condizioni di legge (mancanza di «mezzi adeguati» o, comunque, impossibilità «di procurarseli per ragioni oggettive»), con esclusivo riferimento all’indipendenza o autosufficienza economica” dello stesso, desunta dai principali “indici” – salvo altri, rilevanti nelle singole fattispecie – del possesso di redditi di qualsiasi specie e/o di cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari (tenuto conto di tutti gli oneri lato sensu “imposti” e del costo della vita nel luogo di residenza dell’ex coniuge richiedente), delle capacità e possibilità effettive di lavoro personale (in relazione alla salute, all’età, al sesso ed al mercato del lavoro dipendente o autonomo), della stabile disponibilità di una casa di abitazione; ciò, sulla base delle pertinenti allegazioni, deduzioni e prove offerte dal richiedente medesimo, sul quale incombe il corrispondente onere probatorio, fermo il diritto all’eccezione ed alla prova contraria dell’altro ex coniuge;

  2. deve “tener conto”, nella fase del quantum debeatur – informata al principio della «solidarietà economica» dell’ex coniuge obbligato alla prestazione dell’assegno nei confronti dell’altro in quanto “persona” economicamente più debole (artt. 2 e 23 Cost.), il cui oggetto è costituito esclusivamente dalla determinazione dell’assegno, ed alla quale può accedersi soltanto all’esito positivo della prima fase, conclusasi con riconoscimento del diritto -, di tutti gli elementi indicati dalla norma («[….] condizioni dei coniugi, [….] ragioni della decisione, [….] contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, [….] reddito di entrambi [….]»), e “valutare” «tutti i suddetti elementi anche in rapporto alla durata del matrimonio», al fine di determinare in concreto la misura dell’assegno divorzio; ciò sulla base delle pertinenti allegazioni, deduzioni e prove offerte, secondo i normali canoni che disciplinano la distribuzione dell’onere della prova (art. 2697 cod. civ.).

Redazione Il caso.it 11 maggio 2017 news.ilcaso.it/libreriaFile/11504-17.pdf

news.ilcaso.it/news_3004?https://news.ilcaso.it/?utm_source=newsletter&utm_campaign=solo%20news&utm_medium=email

 

Mirabelli su Cassazione: «Viene meno riconoscimento contributo a vita familiare»

Il giurista commenta la sentenza che dice no all’assegno di divorzio se il coniuge è autosufficiente: «Impatto forte sul sistema fin qui applicato» Stop agli assegni divorzili con molti zeri. Anzi, niente assegno se l’ex coniuge è in grado di mantenersi. Questo il criterio stabilito dalla prima sezione della Corte di Cassazione con una sentenza depositata ieri (10 maggio 2017). La Corte ha cancellato il parametro del «tenore di vita» legato agli anni di matrimonio, stabilendo che il riconoscimento del diritto all’assegno di divorzio presuppone la mancanza di «indipendenza o autosufficienza economica».

Sciolto il matrimonio civile o cessati gli effetti civili conseguenti alla trascrizione di quello religioso, «il rapporto matrimoniale – scrivono i giudici – si estingue definitivamente sia sul piano dello status personale dei coniugi, i quali devono perciò considerarsi da allora in poi “persone singole”, sia dei loro rapporti economico-patrimoniali e, in particolare, del reciproco dovere di assistenza morale e materiale, fermo ovviamente, in presenza dei figli, l’esercizio della responsabilità genitoriale».

Una sentenza che «ha un impatto molto forte sul sistema, cambiando la natura dell’assegno divorzile, che perde la funzione indennitaria e mantiene solo quella assistenziale, poco legata allo stesso matrimonio», commenta al Sir il giurista Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale.

Professor Mirabelli, cos’ha di rivoluzionario questa sentenza?

I giudici hanno stabilito che l’assegno è dovuto solo quando il coniuge non ha una capacità di lavoro o redditi che consentano un’indipendenza economica. In altri termini, viene meno il riconoscimento del contributo personale ed economico di ciascuno alla pregressa vita familiare.

Dopo il divorzio, si legge che gli ex coniugi devono considerarsi «persone singole».

La sostanza solidaristica viene così legata alla condizione della persona come singolo e non al rapporto matrimoniale. Il riferimento è generalissimo, l’articolo 2 della Costituzione, che richiama la solidarietà verso chiunque. È vero che ci sono stati eccessi nella quantificazione dell’assegno per mantenere il medesimo tenore di vita. In questa decisione dei giudici vi è però anche un esito illogico: il riconoscimento del contributo dato alla vita familiare permane solo se il coniuge non è in grado di mantenersi da solo, mentre viene meno se ha una capacità reddituale. Si passa quasi dalla possibilità di lucrare una rendita – specie per coppie agiate – che consenta di non impegnarsi più nel lavoro a una forma di carità obbligatoria. Altro effetto della sentenza, dal punto di vista culturale, sta poi nel recepire e sviluppare una visione ancor più individualistica. Sullo sfondo abbiamo una diversa visione culturale, atomistica dei rapporti.

Ricordiamo gli assegni con molti zeri delle coppie vip, ma la maggior parte dei divorzi interessa famiglie “normali”.

E infatti, quando parlo del contributo alla vita domestica, mi riferisco a queste, alle donne che hanno dedicato tempo e magari sacrificato le aspirazioni personali per far crescere i figli, per il lavoro domestico, per incrementare il patrimonio familiare. L’assegno legato al “tenore di vita” per i vip è semmai l’altra esasperazione, il modo per lucrare un’iper-rendita. Peraltro il tenore di vita fa riferimento al pregresso, mentre le situazioni possono cambiare e i redditi contrarsi.

E quando ci sono dei figli?

Per i figli non vale questo criterio, permane un dovere di entrambi i genitori nei loro confronti. Anzi, la giurisprudenza è più larga, semmai eccedendo, poiché prevedere il dovere di mantenimento se non hanno un’attività lavorativa addirittura – qui si arriva all’eccesso – corrispondente alle loro aspirazioni.

Ma qual era, all’origine, la ragione dell’assegno di divorzio?

Questo aveva una natura composita, sia come contributo al mantenimento, sia indennitaria. Rispondeva all’esigenza di mantenere una solidarietà in ragione del rapporto coniugale che c’era stato. Ora si rompe questa solidarietà, che resta solo per un rapporto tra singoli.

Frequenti sono le notizie di ex coniugi, solitamente uomini, sul lastrico perché devono pagare l’assegno alla moglie e non hanno più la casa. Forse il problema è che, lasciandosi, le spese aumentano.

Il divorzio spesso riduce in povertà le famiglie. Non mancano i casi di coniugi che hanno divorziato, ma vivono sotto lo stesso tetto non potendo permettersi un appartamento, o interventi sociali per alloggi – magari temporanei – destinati a padri separati. E quanti dormono in auto… Questo è un grave, nuovo problema da affrontare. Innanzitutto, cercando un equilibrio affidato al buon senso di ciascun giudice.

Dopo questa pronuncia della Cassazione, c’è chi chiede una nuova legge. Cosa ne pensa?

Rispetto a pulsioni giurisprudenziali è sempre meglio un intervento legislativo. Peraltro la Cassazione prende le mosse da una legge del 1987, la 74, che inserì il riferimento alla mancanza di “mezzi adeguati” e alla “impossibilità di procurarseli”. Una disciplina normativa più organica e coerente, che superi le palesi incoerenze che la giurisprudenza e questa sentenza determinano, è dunque opportuna.

Francesco Rossi Newsletter Roma sette 11 maggio 2017

www.romasette.it/no-allassegno-di-divorzio-se-il-coniuge-e-autosufficiente

 

Assegno di divorzio in unica soluzione e pensione di reversibilità: questione rimessa alle Sezioni Unite

Sussiste, pertanto, un netto contrasto intersezionale in ordine al diritto alla pensione di reversibilità (od ad una quota di essa) in capo al coniuge divorziato in caso di decesso dell’altro coniuge nell’ipotesi in cui sia stata stabilita la corresponsione in un’unica soluzione dell’assegno di divorzio.

Redazione Il caso.it 11 maggio 2017 news.ilcaso.it/libreriaFile/11453-17.pdfnews.ilcaso.it/news_3005?https://news.ilcaso.it/?utm_source=newsletter&utm_campaign=solo%20news&utm_medium=email

 

Assegno di divorzio. Non serve provare l’assoluta inesistenza di lavoro

Corte di cassazione, prima sezione civile, sentenza n. 11538, 11 maggio 2017

Per il riconoscimento dell’assegno divorzile, non si richiede che sia fornita dall’istante la ben difficile prova dell’inesistenza assoluta di ogni possibilità di lavoro. L’assegno in questione ha indubbia natura assistenziale e deve quindi essere disposto in favore della parte che non disponga di redditi sufficienti a condurre un’esistenza libera e dignitosa, pur dovendo essere contenuto nella misura che permetta il raggiungimento dello scopo senza provocare illegittimi arricchimenti.

Squilibrio patrimoniale tra gli ex coniugi. Sulla scorta di questo principio, respingendo il ricorso di un uomo, la Corte di Cassazione conferma il riconoscimento di un assegno mensile in favore della ex moglie a seguito di divorzio, sulla base di alcuni dati processuali incontestati. La donna difatti – rilevano gli ermellini – non gode di un impiego fisso e non beneficia, pur essendo assegnataria delle due figlie, nemmeno della casa coniugale, disponendo di un’abitazione messale a disposizione dai suoi genitori. Non risulta inoltre percepire un reddito regolare, mentre la sua titolarità di un quarto dell’immobile di cui per il resto è proprietario l’ex marito – pur essendo stata da quest’ultimo invocata nelle proprie difese – non fa che confermare lo squilibrio patrimoniale esistente tra le parti. La donna, infine, ha anche dichiarato (affermazione non contestata dal marito) di essersi impegnata a svolgere attività lavorativa, essendo stata impiegata presso un call center.

Per cui – conclude la Corte con– il modesto assegno mensile riconosciuto alla donna già dalla Corte d’appello, del cui versamento è stato onerato il marito (tra l’altro lavoratore dipendente e titolare di una buona entrata fissa), deve intendersi come mero contributo al mantenimento della ex moglie, che le è stato motivatamente riconosciuto tenuto conto delle complessive disponibilità economiche delle parti, in una misura che non appare inadeguata.

Eleonora Mattioli Edotto 12 maggio 2017

www.edotto.com/articolo/assegno-di-divorzio-non-serve-provare-lassoluta-inesistenza-di-lavoro

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ASSEGNO DI MANTENIMENTO

Irrilevante il tenore di vita matrimoniale ai fini dell’assegno.

Corte di cassazione, prima sezione civile, sentenza n.11504, 10 maggio 2017

Studio legale Sugamele 11 maggio 2017

Sentenza www.divorzista.org/sentenza.php?id=13646

 

Il figlio ottiene un dottorato di ricerca.

Corte di cassazione, sesta Sezione civile, ordinanza n. 11467, 10 maggio 2017

Studio legale Sugamele 11 maggio 2017

Sentenza www.divorzista.org/sentenza.php?id=13644

 

Il padre si ostina a non versare il mantenimento. Niente affidamento in prova ai servizi sociali.

Corte di Cassazione, prima Sezione penale, sentenza n. 23758, 12 maggio 2017.

Servizio newsletter Sugamele.it. 13 maggio 2017

www.divorzista.org/sentenza.php?id=13680

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ASSEGNI FAMILIARI

Assegni familiari alle unioni civili ma non ai conviventi

L’Inps fornisce chiarimenti sul nucleo familiare rilevante per il riconoscimento dell’assegno. L’assegno familiare sarà riconosciuto anche in caso di unioni civili se un membro della coppia è lavoratore o titolare di pensione, anche laddove siano presenti figli nati da una precedente unione.

Non accade lo stesso per quanto riguarda le convivenze: ai fini della misura dell’ANF, per la determinazione del reddito complessivo è assimilabile ai nuclei familiari coniugali la sola situazione dei conviventi di fatto, di cui ai commi 36 e 37 dell’art. 1 della legge n.76/2016, che abbiano stipulato il contratto di convivenza.

Lo ha affermato l’INPS nella circolare n. 84/2017 che ha fornito precisazioni sugli assegni familiari e le conseguenze sulle unioni civili previste dalla legge Cirinnà quali “formazioni sociali” tra persone dello stesso sesso.

L’Assegno Familiare e per il Nucleo Familiare. L’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF), si legge nella circolare, viene erogato dall’Inps e spetta ai nuclei familiari dei lavoratori dipendenti iscritti alle casse gestite dall’Inps, dei titolari delle pensioni e delle prestazioni economiche previdenziali da lavoro dipendente (disoccupazione, CIGS, maternità), dei lavoratori assistiti dall’assicurazione contro la tubercolosi, del personale statale in servizio e in quiescenza e dei dipendenti e pensionati degli enti pubblici anche non territoriali.

Invece, gli Assegni Familiari (AF) di cui al DPR 30 maggio 1955, n.797 sono tuttora erogati per il sostegno delle famiglie di coltivatori diretti, coloni e mezzadri, piccoli coltivatori diretti, titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) il cui nucleo familiare abbia un reddito complessivo al di sotto dei limiti stabiliti annualmente dalla legge.

In entrambi i casi il nucleo familiare è composto dal richiedente (lavoratore o titolare di prestazioni previdenziali) dal coniuge non legalmente ed effettivamente separato e dai figli legittimi o legittimati ed equiparati (adottivi, affiliati, legalmente riconosciuti o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio del coniuge, affidati dai competenti organi a norma di legge), di età inferiore a 18 anni o maggiorenni inabili senza limiti di età, purché non coniugati.

La sussistenza del diritto e l’importo dell’assegno dipendono dal numero dei componenti, dal reddito e dalla tipologia del nucleo familiare.

 

Guida legale http://www.studiocataldi.it/guide_legali/rapporto_di_lavoro/assegni-familiari.asp

Il nucleo familiare nelle unioni civili. Quanto alle unioni civili la circolare distingue i nuclei familiari di riferimento.

Il primo è il nucleo in cui solo una delle due parti dell’unione è lavoratore dipendente o titolare di prestazione previdenziale: in tal caso, come avviene nell’ambito del matrimonio per il coniuge non separato legalmente e che non sia titolare di posizione tutelata, devono essere riconosciute le prestazioni familiari per la parte dell’unione civile priva di posizione tutelata.

Ancora, il nucleo può essere formato da persone dello stesso sesso con unione civile e figli di una delle due parti dell’unione nati precedentemente all’unione stessa. In tal caso, nulla cambia laddove uno dei due genitori abbia la posizione tutelata e l’affido sia condiviso oppure esclusivo.

A tali figli, infatti, viene garantito in ogni caso il trattamento di famiglia su una delle due posizioni dei propri genitori, a nulla rilevando la successiva unione civile contratta da uno di essi.

Se, invece, si tratti di genitori separati o naturali, privi entrambi di una posizione tutelata, la successiva unione civile di uno dei due con altro soggetto (lavoratore dipendente o titolare di prestazione previdenziale sostitutiva) garantisce il diritto all’ANF/AF per i figli dell’altra parte dell’unione civile.

Infine, in caso di nucleo formato da persone dello stesso sesso con unione civile e figli di una delle due parti nati dopo l’unione, l’assegno potrà essere erogato dall’Istituto allorché il figlio sia stato inserito all’interno dell’unione civile, anche mediante il procedimento descritto dall’art. 252 c.c.

Il richiedente le prestazioni in oggetto potrà inoltrare domanda all’Inps in via telematica, seguendo le procedure già esistenti per le prestazioni di riferimento, indicando all’interno dell’istanza e sotto la propria responsabilità lo stato di “coniuge”, “unito civilmente”, “convivente di fatto” ex comma 50 dell’art. 1 della legge 76/2016.

Circolare INPS 84/2017

www.studiocerbone.com/inps-circolare-05-maggio-2017-n-84-regolamentazioni-delle-unioni-civili-persone-dello-sesso-disciplina-delle-convivenze-ai-sensi-della-legge-20-maggio-2016-n-76

Lucia Izzo Newsletter studio Cataldi 11 maggio 2017

www.studiocataldi.it/articoli/26065-assegni-familiari-alle-unioni-civili-ma-non-ai-conviventi.asp

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter n. 18/2017, 10 maggio 2017.

  • Una storia di emozioni e sentimenti sul tema della maternità surrogata. Nel 2016 è stato presentato al pubblico Il figlio sospeso [https://www.youtube.com/watch?v=qlP4OxwfOYs]

un racconto su bisogni, desideri, paure e sofferenze connesse alla maternità surrogata. Senza giudizi né letture sociologiche.ma con la pretesa di “muovere il cuore”, come spiegava il regista Egidio Termine in un’intervista a Radio Vaticana: “Io non ho scritto un saggio sulla maternità surrogata; ho scritto una storia cinematografica. Mi sono servito del cinema che è emozione. Se non arrivi al cuore del pubblico non hai fatto cinema e quindi hai tradito in qualche modo la verità dello strumento. Ho cercato di rispettare questo e i riscontri sono stati questi: ho visto persone piangere in sala al Festival di Taormina e al Festival di Bari. Tutto questo, poi, deve essere razionalizzato, ma prima arriva al cuore, mentre a volte le leggi, i saggi, i ragionamenti arrivano direttamente alla mente e lì ci si può anche inquinare con pregiudizi di carattere politico e di parte. Però nel cuore non ci sono schieramenti né politici né scientifici: il cuore è il cuore e basta” [27 luglio 2016].

http://it.radiovaticana.va/news/2016/07/27/il_figlio_sospeso_un_film_sul_dramma_dellutero_in_affitto/1246972

Purtroppo Il film è uscito quasi subito dai circuiti della grande distribuzione, ma è materiale particolarmente utile per dibattiti, serate, incontri (anche con la disponibilità della presenza del regista).

www.facebook.com/Il-figlio-sospeso-1498380227072197

  • Life, Animated – Festival Internazionale delle abilità differenti – 19.a edizione (dal 2 maggio al 1 giugno 2017 tra Carpi, Modena, Bologna, Pavullo, Maranello). Durante il Festival viene proiettato il film Life, Animated” di Roger Ross William, docu-film basato sulla storia di Owen, che all’età di tre anni comincia a manifestare i sintomi di una grave forma di autismo, ma che trova nei film Disney un modo alternativo di esprimersi . [trailer animato: www.youtube.com/watch?v=jsDWZ4e53vU]

  • La casa di Deborah, Verona. Un progetto di promozione della famiglia e di prossimità ai bambini Il Direttore del Cisf (Francesco Belletti) ha partecipato al Convegno multidisciplinare “La voce dei bambini”, tenutosi a Verona il 5 maggio 2017 e dedicato alla dott.ssa Deborah Libardi, psicologa dell’età evolutiva mancata improvvisamente lo scorso anno. Gli interventi del convegno hanno sottolineato la centralità dell’ascolto del minore, soprattutto quando sono coinvolti in separazioni difficili dei propri genitori e/o quando sono destinatari di interventi di tutela minorile. Nell’occasione è stato anche presentato il più ampio progetto “Famiglie per la Famiglia”, cui aderisce anche il Cisf, che prevede l’apertura di una casa (la “Casa di Deborah”, appunto) che ospiterà ogni giorno adolescenti di famiglie in difficoltà, garantendo aiuto psicologico ma anche attività ricreativo-formative (laboratori di cucina, musica, pittura, recitazione, sostegno allo studio e anche solo ascolto). “Famiglie per la Famiglia” intende inoltre promuovere una maggiore sensibilità culturale alla famiglia come risorsa sociale, valorizzando le reti e il dialogo tra tutti i soggetti pubblici e privati operanti sul territorio veronese. http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf1817_allegato8.pdf

  • Come la famiglia può salvare il cuore dell’economia. Il Cisf ha curato la traduzione in italiano di un interessante volume sul rapporto tra famiglia ed economia, curato da Lubomir Mlcoch, docente di Economia a Praga e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Il Cisf ha anche collaborato all’edizione inglese del volume. Il volume “Family Economics. Come la famiglia può salvare il cuore dell’economia”, Edizioni San Paolo (novità maggio 2017)

www.sanpaolostore.it/family-economics-come-famiglia-puo-salvare-cuore-dell-economia-lubomir-mlcoch-9788892211247.aspx?Referral=newsletter_cisf_10_05_2017.

Per una prima descrizione, vedi l’articolo di Francesco Belletti, su Avvenire del 4 maggio 2017.

www.avvenire.it/opinioni/pagine/perch-la-famiglia-pu-salvare-il-cuore-malato-delleconomia

  • Ad Assisi la famiglia fa scuola di felicità. Il commento di Pietro Boffi (Cisf), membro della Consulta nazionale di Pastorale Familiare, dopo aver partecipato alla XIX settimana nazionale di studi della spiritualità coniugale e familiare della Cei _ Assisi, 28 aprile – 1 maggio 2017,

http://famiglia.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/23/2017/04/27/XIX-settimana-naz-studi-light-modificato-a.pdf

Intervista di Chiara Pelizzoni sul sito di Famiglia Cristiana:

www.famigliacristiana.it/articolo/ad-assisi-la-famiglia-fa-scuola.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_cisf_10_05_2017

Vedi anche, sul convegno di Assisi, l’intervento del Segretario Generale della CEI, Mons. Nunzio Galantino, su IlSole24Ore di sabato 6 maggio 2017

www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-05-05/-quel-desiderio-famiglia-che-va-reso-possibile-200401.shtml?uuid=AEbGSGGB

 

  • Notizie dall’Italia e dall’estero

  • Israele. Uno studio su metodi di procreazione e rischio di tumori pediatrici. Un recente studio condotto in Israele dall’Università Ben Gurion (su 242.187 bambini nati dal 1991 al 2013), pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology, ha rilevato un rischio di tumori pediatrici tre volte maggiore tra i bimbi concepiti con la fertilizzazione in vitro rispetto a quelli concepiti naturalmente. www.ajog.org/article/S0002-9378(17)30122-9/fulltext

  • Italia. Contro l’abbandono delle montagne, sostenere la famiglia. Un progetto per favorire la frequenza dei bambini nei servizi educativi dell’Appennino piacentino, denominato “+3E. Più forza per la rete dei nidi di montagna” finanziato dal Bando Prima Infanzia contro la povertà educativa, mette al centro con modalità innovative la famiglia e in particolare i genitori. Il principio guida è che le famiglie sono il più importante presidio per la tenuta del territorio e la resilienza. Per questo, per promuovere il benessere ed evitare lo spopolamento dei territori l’idea alla base del progetto è creare un welfare di comunità, creando una rete tra i servizi. Per integrare le risorse e rendere i servizi più accessibili anche in un territorio tradizionalmente svantaggiato, il progetto prevede elementi innovativi come il coinvolgimento dei genitori in ruoli e funzioni diverse da quelle che, solitamente, sono demandate alle famiglie. Ad esempio, la partecipazione ai lavori di giardinaggio nel nido potrebbe dare diritto allo scomputo di una parte della retta. Un esempio anche di economia circolare solidaristica e di possibilità di attribuzione di valore reale, anche se non monetario, ad una azione pro-sociale delle famiglie.

www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/533834/Sostenere-i-nidi-di-montagna-e-le-famiglie-contro-lo-spopolamento?UA-11580724-2

  • Città varie d’Italia: Il porno fa male. Liberi tutti Tour 2017. In collaborazione con “Integrity Restored”, l’associazione www.puridicuore.it” propone una serie di incontri, dall’11 al 21 maggio 2017, in diverse città d’Italia, dove incontrare due esperti al di livello internazionale (Peter Kleponis, psicoterapeuta, Sean Kilcawley, sacerdote) nei percorsi di guarigione e nella protezione dalla pornografia. https://drive.google.com/drive/folders/0B9nVSFfbNn_MVlZ5cnBsaXFzLVU

A titolo esemplificativo vedi il programma della serata che si terrà a Roma il 17 maggio 2017.

http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf1817_allegato2.pdf

Vedi anche il documento (segnalato anche sulla Newsletter CISF n. 27 del 14 dicembre 2016) “Create in Me a Clean Hearth” (“Crea in me un cuore puro”. Una risposta pastorale alla pornografia), Dichiarazione della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti sulla pornografia, 17 novembre 2015, pp. 32. Traduzione in Italiano realizzata da Il Regno e pubblicata sul n. 3, 1 febbraio 2016, pp. 108-127.

www.usccb.org/issues-and-action/human-life-and-dignity/pornography/upload/Create-in-Me-a-Clean-Heart-Statement-on-Pornography.pdf

www.coface-eu.org/wp-content/uploads/2017/04/Communication-on-Work-Life-Balance.pdf

che individua dieci possibili interventi, sia legislativi che non, per perseguire tre priorità: 1) migliorare il sistema dei congedi per la famiglia e la flessibilità del lavoro; 2) migliorare qualità, costi e accesso per i servizi di cura per infanzia e per le cure di lungo periodo; 3) intervenire sui fattori economici che impediscono la partecipazione al lavoro dei genitori. Vedi anche il Comunicato congiunto di numerose ONG europee sul tema

http://mmmeurope.org/ficdoc/NGO_endorsement_-_Europe_sides_with_people_final_version_26_April_2017.pdf

Interessante, in merito, anche il recente documento di COFACE Families Europe, families on the edge. Building a comprehensive european work-life balance reality (Famiglie sul limite: costruire una realtà europea unitaria per il bilanciamento tra lavoro e vita).

www.coface-eu.org/wp-content/uploads/2016/12/COFACE-paper_Families-on-the-edge_v4.pdf

  • Un romanzo fresco sulla ricerca della felicità. Fresca, commovente, anche un po’ ingenua, ma comunque vera, questa storia di un gruppetto di universitari a Bologna e dintorni. E nonostante tutto molto credibile, nel mettere insieme storie di vite quasi sprecate, di giovani “sdraiati”, come direbbe Michele Serra, alla ricerca di sensazioni, di sesso facile, di una libertà priva di limiti ma anche di obiettivi, insieme a vicende di giovani impegnati nella fede, più ordinati, sereni, fin quasi a rasentare l’immaginetta votiva. Non a caso molte delle ragazze sono ironicamente chiamate “suore”: quelle che non ci stanno la prima sera, quelle che vanno in chiesa, quelle che non fanno sesso col fidanzato se non dopo il matrimonio…(“roba da medioevo”!) Tutto insieme, “il diavolo e l’acquasanta”, tutti accomunati da una vera domanda di senso, dall’urgenza di riempire un vuoto che si sente dentro di sé, e anche da risposte mai facili o scontate. Del resto l’età stessa dell’autrice (nata nel 1992) rende credibile linguaggio, ironia e alcuni dialoghi “di conversione”, che convivono con gli esami passati con uno striminzito diciotto, o le mattine in cui non ci si alza nemmeno dal letto. Un bel libro, di “realismo positivo”, che interroga non solo i giovani, ma anche ogni adulto che sia ancora vivo, cioè “in ricerca”. E godibile ancora di più – pur con qualche reale preoccupazione – da chi, come il sottoscritto, ha figli di poco più grandi o di poco più piccoli dell’autrice. (Francesco Belletti) _

Cecilia Galatolo, Non lo sapevo ma ti stavo aspettando, Mimep-Docete, Pessano con Bornago (MI) 2016, pp. 304, €. 10,00. www.sanpaolostore.it/non-sapevo-ma-ti-stavo-aspettando-cecilia-galatolo-9788884243683.aspx?Referral=newsletter_cisf_10_05_2017

  • Save the date

Nord Al passo di chi è accanto. Riflessioni sul progetto di affiancamento Una famiglia per una famiglia, Convegno nazionale promosso da Fondazione Paideia, Torino, 19 maggio 2017.

www.fondazionepaideia.it/2017/03/21/19-20-maggio-a-torino-due-giornate-dedicate-allaffiancamento-familiare

I passi dell’amore. Leggendo l’Amoris Lætitiadi Papa Francesco, incontro promosso da CIF-Lombardia e Forum delle associazioni familiari lombardo, Milano, 20 maggio 2017.

newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf1817_allegato4.pdf

Centro I turbinosi mutamenti del diritto di famiglia dal 2012 al 2017: aggiornamenti e approfondimenti in materia di affidamento dei figli,intervento formativo organizzato da Aimef e Scuola di Psicoterapia Comparata, Firenze, 26 maggio 2017. www.aimef.it/data/eventi/247/allegato_cd9c5.pdf

“Il senso del lavoro oggi. Famiglia, giovani, generazioni a confronto sul presente e sul futuro del lavoro”, promosso da Reteinopera in preparazione della 48.a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017), Roma, 13 maggio 2017.

www.retinopera.it/retinopera/allegati/162/Programma%20def.%2013%20maggio%202017.pdf

Sud Scuola di Formazione per Animatori Familiari – XIII edizione, organizzata dall’Associazione Cerchi d’Onda – Onlus con il Patrocinio dell’Associazione Salesiani Cooperatori, dell’Università Pontificia Salesiana, del Forum Nazionale delle associazioni familiari, della Diocesi Roma, Castellammare di Stabia (NA), 19-25 agosto 2017. www.cerchidonda.org/iscrizione

Estero Regain or Retreat? European Youth in an Age of Uncertainty (Recuperare terreno o ritirarsi? I giovani europei in tempi di incertezza), European Youth Conference 2017, incontro internazionale dei http://calendar.boell.de/sites/default/files/eyc_2017_gdansk_concept_note_1.pdf giovani con decisori politici, ricercatori ed universitari, Danzica (PL), 24-26 luglio 2017.

http://calendar.boell.de/sites/default/files/eyc_2017_gdansk_concept_note_1.pdf

Testo e link integrali http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/maggio2017/3037/index.html

archiviohttp://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/elenco-newsletter-cisf.aspx

Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

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CENTRO ITALIANO DI SESSUOLOGIA

Essere adolescenti oggi – età di paure e conflitti

18 Maggio 2017 – Ore 9.30-12.30

Aula Magna Villaggio del Fanciullo, Via Scipione dal Ferro 4, Bologna

La finalità del seminario è quella di promuovere uno spazio di aggiornamento e discussione sulle tematiche, al fine di prevenire situazioni di disagio negli adolescenti o riconoscerle per intervenire precocemente. Ci sarà una sessione dedicata ai professionisti del settore che tratterranno temi in ordine dell’Educazione Sessuale ed Affettiva, ed una sessione aperta, dedicata a tutti i presenti, per creare uno spazio di riflessione e confronto relativamente alle tematiche trattate.

Al termine dell’incontro, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per iscriversi inviare una mail con i propri riferimenti a: scuolacisbo@cisonline.net

La partecipazione è gratuita. Numero massimo di iscritti: 60.

Chairman: dr Maria Cristina Florini, Dirigente Psicologa Az USL Modena, Psicoterapeuta Sessuologa clinica, Presidente del Centro Italiano di Sessuologia.

Moderatore: dr Giada Mondini, Psicoterapeuta, Membro del Consiglio Direttivo del CIS, Servizio di Sessuologia Clinica del Dip.to di Psicologia dell’Università di Bologna

  • Hikikomori e Ritiro Sociale in Adolescenza. dr Maria Chiara Fiorin, – Psicologa e psicoterapeuta esperta in adolescenza, Consulente presso il Consultorio Gratuito Minotauro di Milano.

  • Adolescenti Stranieri. dr Fabia Businco, – Ginecologa e Sessuologa Clinica, Modena.

  • Intenzioni e Difese Aggressive fra Bullismo e Cyber Bullismo. dr. Michele Frigieri, Antropologo, criminologo e sessuologo clinico, Modena.

  • Educazione alle Emozioni e ai Sentimenti. dr Alba Mirabile, Psicoterapeuta, formatrice e sessuologa clinica, Padova.

  • Dibattito www.cisonline.net

www.cisonline.net/files/PDF_PROGRAMMA_AD_Definitivo.pdf

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CINQUE PER MILLE

Il 5 ‰ viene calcolato, dallo Stato, in base alla dichiarazione dei redditi

Il 5 per mille viene calcolato, dallo Stato, in base alla dichiarazione dei redditi e viene determinato sull’imposta netta Irpef. Per determinare l’imposta netta è però necessario conoscere le detrazioni da applicare sull’imposta lorda. Questo per dirle che sono davvero tante le variabili che determinano l’ammontare della quota che sarà poi destinata all’associazione.

Per capire meglio l’entità del contributo, proviamo a fare qualche calcolo esplicativo basato sull’imposta netta del contribuente, senza considerare eventuali deduzioni, detrazioni, ritenute o crediti d’imposta che variano di anno in anno. Qualche esempio: il 5‰ su un reddito annuo lordo di 15.000 euro corrisponde a circa 18 euro; su 20.000 euro di reddito annuo lordo a circa 24 euro; su 30.000 euro circa 38 euro e così via. www.aibi.it/ita/quanti-euro-vale-il-mio-5-per-mille-ad-ai-bi

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CONSULTORI FAMILIARI

Rete toscana dei Consultori non pubblici.

E’ iniziato il nuovo ciclo di Seminari di formazione, organizzati dalla Rete toscana dei Consultori, dal titolo “Dipendenze e relazioni” con il primo Seminario effettuato a Firenze il 6 maggio 2017 scorso, dedicato alle Dipendenze esogene.

Come di consueto, sul blog della Rete toscana, veicolo di informazione per tutti i Consulenti e operatori del territorio, è stato pubblicato il resoconto dell’evento, con le relazioni degli esperti intervenuti, i laboratori esperienziali, le foto e i risultati dei questionari di gradimento. www.retetoscana.blogspot.com

È stato inserito l’elenco di tutte le strutture pubbliche e private che erogano servizi di assistenza per le dipendenze da gioco d’azzardo, su tutto il territorio toscano.

Maurizio Qualiano 9 maggio 2017

“Dipendenze e relazioni”. Presenta il tema del Seminario Maurizio Qualiano che sottolinea come oggi osserviamo sempre di più il dilagare di fenomeni di dipendenza, sia da elementi esterni che da condizioni interiori, imposte da motivazioni economiche e commerciali ed anche dal deterioramento delle relazioni umane.

La scelta della tematica oggetto di questo ciclo d’incontri, che sempre più spesso tante professionalità sociali si trovano ad affrontare, è stata effettuata con l’intento di offrire ad ogni operatore l’opportunità di approfondire l’argomento, in base alle attuali conoscenze, per accrescere le proprie competenze professionali in un contesto scientifico e operativo multidisciplinare.

Questo seminario è il primo che effettuiamo senza la presenza del prof. Carlo Conti, un buon amico di tutti, artefice e animatore di questi aventi da tanti anni.

Per ricordarlo abbiamo qui con noi un suo caro amico, Bruno del Zanna, che ce ne traccerà un breve profilo. http://retetoscana5.blogspot.it/2017/05/presentazione-e-saluti.html

Note introduttive di Rosanna Intini, Vice Presidente del Centro Italiano di Sessuologia. Ha sottolineato come parlare oggi di dipendenze riporta alla mente della maggior parte di noi all’uso di sostanze chimiche, laddove attualmente è ben più ampia l’area cui rivolgere attenzione e riflessione. Ha sottolineato come parlare oggi di dipendenze riporta alla mente della maggior parte di noi all’uso di sostanze chimiche, laddove attualmente è ben più ampia l’area cui rivolgere attenzione e riflessione.

http://retetoscana5.blogspot.it/2017/05/introduzione-di-rosanna-intini.html

La relazione di Paola Dei, psicoterapeuta, art terapeuta, educatrice della comunità Orthos di Siena. Ha parlato del difficile percorso dalla Dipendenza patologica all’Indipendenza, fornendo anche alcuni dati sul fenomeno del gioco d’azzardo in Italia e sulle sue conseguenze sui singoli e sulle famiglie.

“Il passaggio dalla dipendenza patologica all’indipendenza è un cammino tutt’altro che semplice che implica la ridefinizione di schemi acquisiti in bilico fra illusioni e delusioni, non scevro da ricadute che si insinuano nel percorso proprio quando sembra di aver raggiunto la mèta.”

http://retetoscana5.blogspot.it/2017/05/relazione-della-dssa-paola-dei_9.html

La testimonianza della sig.ra Michela, ex giocatrice patologica, che si è dimostrata disponibile a raccontare la sua storia, di come è caduta nella dipendenza dal gioco, di come ne è uscita e del percorso lungo e difficile che ha dovuto affrontare. Oggi Michela aiuta volontariamente coloro che sono caduti nella dipendenza del gioco e ne stanno per uscire. http://retetoscana5.blogspot.it/2017/05/testimonianza.html

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Dell’8 per ‰ alla Chiesa cattolica usufruiscono anche alcuni consultori.

Cremona. Destinati ai consultori di Cremona e Viadana fondi dell’8 per mille.

(… ) al Consultorio Ucipem cittadino, al Punto Famiglia di Caravaggio … sono arrivati 10.000euro. Il Consultorio familiare di Viadana può godere di un contributo di 15.000 euro (…).

www.diocesidicremona.it/blog/grazie-all8xmille-giunti-in-diocesi-oltre-4-000-000-di-euro-11-05-2017.html

Trento: al Consultorio Familiare d’ispirazione cristiana UCIPEM 20.000 euro.

.ilnordestquotidiano.com/cronaca-3/16-societa-trentino/12029-trentino-al-via-la-campagna-per-8-per-mille-alla-chiesa-cattolica.html

{Come si comportano le altre Diocesi sia per la trasparenza dei dati, sia nei confronti dei consultori familiari d’ispirazione cristiana esplicita e non esplicita? ndr}

 

Mantova. Etica Salute & Famiglia – Maggio 2017

  • Editoriale

  • Ruolo dei consultori e contraccezione Armando Savignano

  • Eros e agape, le due dimensioni inseparabili dell’amore Gabrio Zacchè

  • Counseling contraccettivo in Consultorio Familiare Maristella Vaccari

  • La vita è bella! Nonostante Riccardo Lonardi

  • Psicologo mi dica – La crisi Giuseppe Cesa

  • Il post del mese Anna Orlandi Pincella

www.consultorioucipemmantova.it/consultorio/index.php/pubblicazioni/etica-salute-famiglia/109-etica-salute-famiglia-maggio-2017

Massa. Bullismo, due incontri per conoscere il male.

Conferenze ai Quercioli con esperti voluti da Ucipem «I giovani troppo spesso vivono abbandonati a se stessi». Il bullismo rappresenta una delle espressioni più pericolose del disagio giovanile, nella famiglia e nella società. Spesso è accompagnato, nelle nuove generazioni, anche da altre dannose abitudini: l’esasperato uso dei video giochi, lo stordimento con la musica per via auricolare, il precoce consumo di bevande alcoliche ed infine l’uso di droga, spesso reperita e consumata all’interno di locali dove la fuga dalla realtà è pressoché totale. «La vita moderna ha creato – afferma Giuliano Ronchieri presidente (del consultorio) Ucipem – delle famiglie distratte, in cui la genitorialità orienta la sua funzione quasi esclusivamente alla soddisfazione dei bisogni materiali. I giovani troppo spesso vivono in solitudine la loro crescita, sono abbandonati a se stessi, privi di una guida che li accompagni in un processo di crescita graduale, salda e ancorata a valori certi e duraturi. Hanno smarrito il senso della vita. L’io e il tutto subito, preteso e ottenuto senza fatica, sono i due imperativi che li guidano in un processo di auto affermazione all’interno famiglia e tra i compagni. Il “noi” della fratellanza, della comunione, della mutualità, dell’interesse comune è relegato alla “banda”, al “gruppo di divertimento”, ad un’entità di opposizione».

1Allora, in questo vuoto, in cui l’assenza del ruolo dei genitori e la solitudine dei figli, tra il trambusto per il superfluo e l’apparente, il bullismo cova, si nasconde e si muove come una mina vagante. E si spiega, quando esplode, come l’esercizio di un’azione punitiva verso il più debole, ma il cui vero destinatario sarebbe colui che lo pratica. Un’azione forte che richiama il desiderio di una guida, di rimproveri e, persino, di punizioni. Che fare per mitigare e per prevenire? «Certo non esistono ricette semplici, soprattutto quando il fenomeno è giunto alla sua manifestazione. Si può, invece, agire facendo prevenzione con una formazione continua dei genitori e degli insegnanti, con un’attenta vigilanza dei nuclei familiari, con una sentita e voluta collaborazione tra scuola, famiglia e istituzioni».

Con questo proposito, il Consultorio Ucipem “La Famiglia”, unitamente ad altre iniziative in fase di progettazione, ha organizzato due incontri sull’argomento. Il preoccupante tema, di drammatica attualità, sarà trattato durante due conferenze presso l’oratorio del Santuario di Quercioli, da Laura Crapanzano, criminologa della polizia municipale del comune di Massa. Il primo è per questa sera (ore 21) “analisi socio-pedagogica del bullismo: come riconoscerlo e come intervenire”. Sabato 20 maggio, alle 21, “Il Bullismo telematico: tra prevenzione ed educazione”. Contrastare il bullismo significa educare gli adulti a prendersi cura dei figli e fornire ai ragazzi, in particolare gli adolescenti, gli anticorpi per contrastare l’insorgere della violenza.

Sara Lavorini Il tirreno 13 maggio 2017

http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2017/05/13/news/bullismo-due-incontri-per-conoscere-il-male-1.15333404

www.consultoriolafamigliamassaquercioli.com

 

Padova. Si approfondisce il rapporto quotidiano genitori e figli.

La parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria in collaborazione con la dottoressa Laura Pavone del consultorio Ucipem di Padova ha attivato uno spazio permanente aperto ai genitori dei ragazzi in età adolescenziale che possono così confrontarsi sui metodi e le strategie educative più utili per affrontare la così detta crisi adolescenziale.

Prendersi cura degli adolescenti e dei loro genitori. È questo l’obiettivo degli incontri in programma ogni ultimo mercoledì del mese dalle 19 alle 20.30 a Padova presso il patronato della Natività della Beata Vergine Maria (via Pilade Bronzetti 10). Uno spazio permanente aperto ai genitori dei ragazzi in età adolescenziale che possono così confrontarsi sui metodi e le strategie educative più utili per affrontare la così detta crisi adolescenziale.

“La scelta della parrocchia – spiega don Luca Moretti, parroco della Natività – è di puntare non solo sui bambini ma, anche, sugli adolescenti coinvolgendo i loro genitori che, come accade ai neo-genitori, hanno l’esigenza di ricevere risposte alle loro domande e crescere insieme ai propri figli. Crediamo che accompagnare i genitori in questa fase delicata della vita dei loro ragazzi sia un processo utile per tutta la nostra comunità parrocchiale”.

Durante gli incontri ognuno può portare un proprio dubbio all’attenzione del gruppo che proverà a trovare delle risposte con l’aiuto della psicologa e psicoterapeuta Laura Pavone del consultorio Ucipem di Padova che modera e integra gli interventi di ciascuno per renderli strumenti utili per tutti, utilizzando tecniche che stimolano l’empatia e non il giudizio.

“Accostarsi agli altri genitori è utile per ampliare la visione delle proprie esperienze perché nel gruppo si è meno coinvolti emotivamente dalla propria dinamica familiare – sottolinea Laura Pavone – Bisogna imparare a comprendere che le principali difficoltà che i genitori affrontano nel periodo adolescenziale dei loro figli sono frutto di una normale differenza di codici che possono essere compresi solo immedesimandosi nell’altro”.

“È importate che i genitori comprendano che in questa fase i ragazzi vivono un’evoluzione neurologica” – prosegue – “ognuno di loro compie un lavoro per crearsi un proprio spazio psicologico autonomo dai genitori. In questa fase della vita ogni figlio fa fare specularmente al proprio genitore lo stesso lavoro di crescita per accettare la separazione senza però perdere il rapporto genitoriale”.

L’auspicio della parrocchia è di offrire ai genitori l’opportunità di scoprire che l’adolescenza oltre a essere una fase piena di emozioni forti che costringono a un lavoro di riflessione personale, è soprattutto un necessario passaggio per far nascere nei figli nuove risorse e capacità.

Rossana Certini la difesa del popolo maggio 2017

www.difesapopolo.it/Famiglia/Alla-Nativita-si-approfondisce-il-rapporto-quotidiano-genitori-e-figli

 

Senigallia. A Serra de’ Conti presentazione del libro “Cara mamma, ti scrivo”

Serra de’ Conti: voci di e per le mamme, in Municipio la presentazione del libro “Cara mamma, ti scrivo”. La prima presentazione del libro, realizzato dal Consultorio Familiare Ucipem, si terrà domenica 14 maggio alle ore 16, proprio in occasione della festa della Mamma, nella Sala Italia del Comune di Serra de’ Conti. “Nel nostro tempo multiculturale e contraddittorio tante sono le sfide e le opportunità che le donne sono chiamate a vivere: essere madri, generare e nutrire la vita in tutti i suoi aspetti e al tempo stesso saper valorizzare la propria femminilità e la propria identità.

Essere mamme significa vivere il tempo dell’attesa di un figlio non ancora conosciuto, accogliere l’alterità, aprirsi al nuovo, rinnovare la vita e con essa il volto del mondo, accompagnare un figlio nel delicato e tortuoso processo di continua evoluzione e maturazione umana e spirituale…. È proprio per questo che il Centro Italiano Femminile, sezione di Senigallia, ha deciso di raccogliere testimonianze di maternità nelle sue molteplici sfaccettature. Lettere alla mamma di adulti ma anche di bambini e storie di madri che raccontano le loro esperienze. Coniugare professione e famiglia è la sfida più grande ma le tante mamme che si raccontano ci dimostrano che oltre ad essere possibile è anche bellissimo”.

Con queste parole la presidente del Cif, Centro Italiano Femminile, Antonella Giambattistini presenta la pubblicazione del libro “Cara mamma ti scrivo”, testi originali di bambini e adulti scritti alla mamma. Il volume, curato da Michela Gambelli, vede l’introduzione del sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi. Oltre agli scritti alla mamma, il volume contiene anche le testimonianze di alcune “voci mamme” quali Tonina Mazza Ventura, Maria Teresa Bianciardi, Chiara Michelon, Alessandra Perrone, Florinda, Giulia Mancinelli, Caterina Telari, Erika, Rosaria Lucchetti, Paola Angelini, Monia David, Alessandra Maccari e Ilaria Ramazzotti.

Vivere Senigallia 12 maggio 2017

www.viveresenigallia.it/2017/05/13/serra-de-conti-voci-di-e-per-le-mamme-in-municipio-la-presentazione-del-libro-cara-mamma-ti-scrivo/638333

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CONVIVENZE

Assegni INPS

L’Inps, con circolare n. 84 del 5 maggio 2017, ha fornito chiarimenti in materia di reddito del nucleo familiare e assegni familiari e assegno per congedo matrimoniale nel caso di unioni civili e convivenze di fatto (Legge n. 76-2016). Il documento chiarisce quali sono considerati nuclei familiari ai fini del riconoscimento di ANF e AF in particolare nei casi di figli nati da precedenti unioni. Fra le indicazioni segnaliamo che:

  • In caso di unione civile viene riconosciuto l’assegno familiare per una delle due parti priva di lavoro e di prestazioni sociali.

  • In caso di figli nati da precedenti unioni nulla cambia con la successiva unione civile di uno dei genitori

  • L’assegno per congedo matrimoniale spetta anche in caso di unione civile tra persone dello stesso sesso.

  • Si specifica invece che è stato chiesto il parere del Ministero del lavoro per il caso di scioglimento dell’unione civile.

Le domande vanno inviate all’Inps in via telematica, con le procedure già esistenti dichiarando “sotto la propria responsabilità, ai sensi dell’art.46 del DPR 445/2000, lo stato di “coniuge”, “unito civilmente”, “convivente di fatto” ex comma 50 dell’art.1 della legge 76/2016.”

Fisco e tasse 9 maggio 2017

Circolare INPS 84/2017

www.studiocerbone.com/inps-circolare-05-maggio-2017-n-84-regolamentazioni-delle-unioni-civili-persone-dello-sesso-disciplina-delle-convivenze-ai-sensi-della-legge-20-maggio-2016-n-76

www.fiscoetasse.com/rassegna-stampa/23356-assegni-familiari-e-unioni-civili.html

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DALLA NAVATA

5° Domenica di Pasqua –- Anno A – 14 maggio 2017

Atti 06, 03 Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola».

Salmo 33, 05 Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra.

1Pietro02, 09 Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

Giovanni 14, 07 Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

 

Chi ha visto me, ha visto il Padre” Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose (BI).

Nell’ultimo pasto consumato con i suoi discepoli prima della cattura che lo avrebbe consegnato alla morte, Gesù ha consegnato le sue parole come un testamento, come manifestazione delle sue ultime volontà. Il quarto vangelo ci dà la testimonianza di come le parole di Gesù sono state meditate e approfondite, in una crescita di sovraconoscenza (epígnosis) del mistero del suo esodo da questo mondo al Padre. Ecco dunque, nella cena i cui Gesù lascia ai suoi “il comandamento nuovo”, ultimo e definitivo (cf. Gv 13,34; 15,12), le domande di tre suoi discepoli e le risposte di Gesù. Nel brano liturgico odierno ci mettiamo in ascolto di alcune parole di Gesù e delle obiezioni a lui rivolte da Tommaso e Filippo.

Avendo Gesù annunciato il tradimento da parte di uno dei Dodici (cf. Gv 13,21-30) e la sua partenza ormai prossima (cf. Gv 13,33), i discepoli sono invasi da paura. Gesù non sarà più in mezzo a loro e con loro: sono dunque nell’incertezza e nell’aporia, sapendo che uno di loro è un traditore e che Pietro, “la roccia” (Gv 1,42), verrà meno nella sua saldezza (cf. Gv 13,38). È davvero notte, non solo esteriormente: è notte nei loro cuori, è l’ora della prova della fede, è la crisi della comunità, immersa in quella solitudine angosciata e tragica in cui sembra impossibile nutrire fiducia.

Gesù allora fa un invito autorevole: “Credete in Dio e credete anche in me”. Per quegli uomini avere fede in Dio era un’operazione in cui erano esercitati: erano credenti, figli di Abramo, in attesa del suo “Giorno”, dunque queste parole di Gesù suonano per loro come un invito a confermare il loro attaccamento, la loro adesione al Dio vivente, sapendo che solo così non si sarebbe stati scossi nella prova (cf. Is 7,9). Ma Gesù chiede la stessa fede anche in lui, nella sua persona. Solo nella fede si può accogliere questa richiesta “eccedente”, senza scandalizzarsi: davanti ai discepoli c’è Gesù, totalmente uomo, anzi carne fragile (sárx: Gv 1,14), e chiede di mettere in lui la stessa fede che si mette in Dio! Ecco la novità della fede cristiana rispetto alla fede dei credenti nel Dio dell’alleanza e delle benedizioni: credere in Gesù di Nazaret come si crede in Dio. Ma questa è la fede della chiesa del quarto vangelo, è la nostra fede.

Qui Gesù rivela che nella casa di suo Padre – immagine da lui stesso applicata al tempio, che cessava però di essere tale in seguito alla sua venuta e alla sua purificazione (cf. Gv 2,13-17) – ci sono molte dimore, c’è posto per molti. Gesù se ne va, lascia visibilmente i suoi discepoli, ma, “passato da questo mondo al Padre” (cf. Gv 13,1), prepara presso di lui i posti, aprendo la via di accesso all’intimità filiale con Dio.

Queste parole devono risuonare come una promessa per i discepoli che restano nel mondo. Basta che credano in Gesù, e vedranno la loro attesa e la loro speranza fondate, perché Gesù verrà di nuovo, per prenderli con sé, in modo che dov’è lui siano anche i suoi. Colui che era chiamato ‘Immanuel, Dio-con-noi (Is 7,14; Mt 1,23), nel quarto vangelo è colui che viene a prenderci con sé, per vivere un’intimità, un’amicizia, un’inabitazione reciproca senza fine. Questa coabitazione di Gesù e dei discepoli, proprio attraverso l’esaltazione, la glorificazione di Gesù nella sua Pasqua, nel suo esodo, sarà più intensa di quella vissuta fino ad allora. Così Gesù chiede di non essere preda della paura, ma di entrare in una nuova modalità di comunione con lui. Sarà una coabitazione alla quale si accede attraverso un cammino che i discepoli conoscono: la via percorsa da Gesù, quella dell’amore vissuto fino alla fine, fino all’estremo. Proprio l’esodo di Gesù da questo mondo era stato descritto come amore fino alla fine (cf. Gv 13,1): vivere concretamente l’amore, spendendo la vita e deponendola per gli altri, è il cammino tracciato da Gesù per andare al Padre.

Ma ecco che Tommaso, il discepolo “gemello” (Dídymos: 11,16; 20,24; 21,2) di ciascuno di noi, rivolge a Gesù un’obiezione: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere il cammino?”. Proprio lui, che con entusiasmo si era dichiarato disposto a morire con Gesù (cf. Gv 11,16), mostra in realtà di non sapere ciò che aveva detto. Per Tommaso, come per noi, non è certamente facile comprendere che la morte stessa, se è atto d’amore, azione del non conservare egoisticamente la vita ma di donarla per amore degli altri, è la strada, il cammino per vivere con Gesù in Dio. Gesù allora non risponde direttamente alla sua domanda (“Dove vai?”), ma dice: “Io sono il cammino, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Parole densissime e inaudite sulla bocca di un uomo! Gesù ricorre alla metafora del cammino per dire: “Io stesso sono la strada da percorrere per andare verso il Padre; io stesso sono la verità come conoscenza del Padre; io stesso sono la vita eterna, la vita per sempre come dono del Padre”. E non ci sfuggano le parole: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Dopo la rivelazione di Gesù, che ci ha raccontato (exeghésato: Gv 1,18) il Dio invisibile, che nessuno ha mai visto né può vedere, non si può credere, aderire a Dio se non attraverso di lui, “immagine” unica e vera “del Dio invisibile” (Col 1,15).

E qui sorge una domanda: noi cristiani prendiamo sul serio queste parole? Oppure le ripetiamo senza la consapevolezza necessaria? Ormai non si può avere una conoscenza di Dio se non si conosce Gesù Cristo, non si può credere nel Dio vivente senza credere in Gesù Cristo, non si può avere comunione con Dio se non si ha comunione con Gesù Cristo. A volte mi chiedo se noi cristiani, eredi del mondo greco, non finiamo per professare un teismo con una patina cristiana. Dobbiamo avere il coraggio di dire che per noi cristiani Dio è una parola insufficiente. Scriveva significativamente già Giustino, un padre della chiesa del II secolo: “La parola ‘Dio’ non è un nome, ma un’approssimazione naturale all’uomo per descrivere ciò che non è esprimibile” (II Apologia 6,3). Ebbene, ciò che è decisivo per la fede cristiana non sta in Dio quale premessa, ma si rivela quale meta di un percorso compiuto dietro a Gesù Cristo e con lui, non caso definito dall’autore della Lettera agli Ebrei “l’iniziatore della nostra fede” (Eb 12,2). Non si può dunque andare a Dio e poi conoscere Gesù Cristo, ma il cammino è esattamente l’inverso: si va al Padre attraverso Gesù che gli dà un volto, che ce lo spiega e ce lo rivela.

Comprendiamo allora le parole successive: “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete visto”. Che cos’è la vita eterna? È la conoscenza del Padre, unico e vero Dio, e di colui che egli ha inviato, Gesù Cristo (cf. Gv 17,3), una conoscenza progressiva, amorosa, penetrativa, non una conoscenza intellettuale. Essa avviene attraverso la relazione, l’ascolto, l’intimità, la coabitazione, l’amore vissuto. Conoscere Gesù significa entrare nella sua comunione attraverso l’amore vissuto, l’amore del “comandamento nuovo”: come Gesù ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Ma ecco la seconda obiezione, quella di Filippo: “Signore, mostraci il Padre, e ci basta”. Anche Filippo che, invitato a seguire Gesù, lo aveva fatto confessandolo come colui che era stato preannunciato da Mosè e dai profeti (cf. Gv 1,43-45), non ha compreso la vera identità di Gesù. Vede in Gesù “l’Inviato di Dio”, “il Veniente nel Nome del Signore”, ma ancora non sa che Gesù è il racconto, la narrazione del Padre. Filippo è un uomo di grande fede: come Mosè, chiede di vedere il volto di Dio (cf. Es 33,18), e aggiunge che ciò sarebbe per lui sufficiente. Egli non cerca altro se non di vedere quel volto che tutti i credenti dell’antica alleanza avevano desiderato di scorgere o vedere. Vedere il volto di Dio è l’anelito del salmista (“Quando verrò a contemplare il volto di Dio?”: Sal 42,3), è il desiderio di ogni cercatore di Dio e di tutti i credenti…

Filippo confessa questo desiderio, ma Gesù gli risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: ‘Mostraci il Padre’? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?”. Ecco il culmine della rivelazione, che in verità è il compimento della promessa fatta da Gesù a Natanaele, presentato a Gesù proprio da Filippo: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo” (Gv 1,51). Ecco la rivelazione ultima: chi vede Gesù, l’uomo Gesù, in realtà vede il Padre, perché Gesù è l’immagine, il volto visibile di Dio, la gloria stessa di Dio. L’uomo Gesù è il Figlio di Dio; l’uomo Gesù glorificato nella resurrezione è Dio stesso, come confessa Tommaso: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). Dio lo si incontra in Gesù uomo: nella sua umanità si può vedere Dio, guardando l’agire di Gesù e ascoltando le sue parole si può incontrare Dio. Questo è lo specifico, la singolarità della fede cristiana: scandalo per ogni via religiosa, follia per ogni saggezza umana (cf. 1Cor 1,22-23)!

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11422-chi-ha-visto-me-ha-visto-il-padre

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EMBROLOGIA

Ricerca. La scienza conferma: da subito nell’embrione il progetto di una persona

Una ricerca pubblicata su Nature segna una pietra miliare negli studi sugli inizi della vita: il genoma umano inizia subito a guidare lo sviluppo del corpo umano, senza attendere stadi successivi.

Quella riportata nell’articolo di un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica Federale di Losanna (Svizzera), guidato da Julien Duc e Didier Tronto, pubblicato su Nature Genetics, è una ricerca che segna una pietra miliare nella conoscenza del processo di formazione e sviluppo della vita umana individuale: come inizia a funzionare l’organismo di ciascuno di noi nove mesi prima della nostra nascita. È risaputo che il patrimonio genetico di un uomo o di una donna si costituisce a partire da quello dei propri genitori, il cui contributo viene trasmesso attraverso i gameti e si ritrova all’interno della prima cellula del nuovo organismo, chiamata zigote o embrione unicellulare, a seguito del processo di fecondazione. Il Dna dell’embrione a una sola cellula, che contiene le informazioni per lo sviluppo e il mantenimento dell’architettura del corpo umano, è un “libro chiuso” che verrà “aperto”, letto, trascritto e tradotto solo successivamente, a partire da uno stadio successivo della vita embrionale, oppure inizia da subito a essere “sfogliato” e a dirigere autonomamente il processo di formazione dell’organismo umano?

È una domanda la cui risposta non ha solo un valore puramente empirico ma riveste anche un significato antropologico in ordine allo statuto del concepito nei primissimi stadi della sua esistenza. L’identificazione di una famiglia di fattori di trascrizione del genoma, chiamata Dux, uno dei quali è espresso negli embrioni umani ancor prima dell’inizio delle divisioni cellulari e dell’attivazione graduale del genoma dello zigote, documenta che il “libro del Dna” inizia a essere aperto e sfogliato da subito, cioè dalla conclusione del processo di fertilizzazione. Il genoma umano dello zigote non è materiale genetico inerte – come voleva una ipotesi ormai sorpassata – ma inizia subito a guidare lo sviluppo del corpo umano embrionale sotto lo stimolo del fattore Dux4, in grado di legarsi ai promotori dei geni che innescano l’espressione di moltissimi altri geni, senza attendere stadi successivi che precedono l’impianto nell’endometrio dell’utero materno.

Questa scoperta fornisce una preziosa conferma scientifica – come ricorda l’enciclica Evangelium vitae (1995) – che «dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: una persona, questa persona individua con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo, per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire».

www.nature.com/ng/journal/vaop/ncurrent/full/ng.3858.html

Roberto Colombo Avvenire 6 maggio 2017

www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/la-scienza-conferma-embrione-unico-da-subito

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EUROPA

I limiti al diritto a divorziare non contrari alla CEDU

Il diritto al divorzio non passa per Strasburgo. La Corte europea dei diritti dell’uomo, con la sentenza depositata il 10 gennaio 2017 nel caso Babiarz contro Polonia (ricorso n. 1955/10, CASE OF BABIARZ v. POLAND), ha dato ragione a Varsavia e ha stabilito che non è contraria alla Convenzione dei diritti dell’uomo la scelta legislativa effettuata da uno Stato che permette, nel caso di opposizione di uno dei coniugi, di non concedere il divorzio all’altro partner. Per la Corte, infatti, il diritto al rispetto della vita privata e familiare assicurato dall’articolo 8 della Convenzione e il diritto a sposarsi (articolo 12) non attribuiscono il diritto al divorzio. E questo malgrado l’opposizione di un coniuge al divorzio impedisca all’altro un nuovo matrimonio.

E’ stato un cittadino polacco a rivolgersi alla Corte europea. L’uomo aveva presentato una domanda di divorzio prima senza colpa e poi con addebito, ma la moglie, malgrado il marito già vivesse con un’altra donna e avesse una figlia, si era opposta. I tribunali nazionali avevano respinto tutti i ricorsi perché nei casi di richiesta di divorzio per colpa, se l’altro coniuge rifiuta il consenso, lo scioglimento del matrimonio non può essere concesso, salvo nei casi in cui l’opposizione avvenga in modo abusivo, situazione che per i giudici nazionali non si era verificata. Di qui il ricorso a Strasburgo che, però, ha respinto il ricorso con una scelta che ha spaccato la Camera che ha deciso a maggioranza (5 a 2).

La Corte europea, pur riconoscendo che l’articolo 8 (diritto alla vita familiare) e l’articolo 12 (diritto al matrimonio) non attribuiscono il diritto al divorzio, afferma che la Convenzione è uno strumento vivente da interpretare tenendo conto della realtà odierna. Una premessa che sembrerebbe condurre al riconoscimento di un diritto al divorzio, ma la Corte, invece, si limita ad affermare che dalle norme in esame risulta solo che se una legislazione nazionale prevede il divorzio esiste poi un diritto a risposarsi. Inoltre, Strasburgo, pur riconoscendo la sussistenza di obblighi negativi di non ingerenza e positivi, con misure idonee a consentire la realizzazione del diritto, precisa che gli Stati hanno un ampio margine di apprezzamento nell’adozione della legislazione sul divorzio e possono adottare misure per proteggere il matrimonio. Per Strasburgo, tutto ciò che si può dire è che se la legge interna prevede il divorzio deve essere riconosciuto il diritto a risposarsi. Di conseguenza, poiché in Polonia non sussiste un’assoluta impossibilità ad ottenere il divorzio, la Corte europea ritiene che non si è verificata una violazione della Convenzione. E questo malgrado, in sostanza, il marito vede limitarsi il diritto allo scioglimento del matrimonio e, quindi, il diritto a risposarsi e a tutelare la famiglia de facto già costituita.

Marina Castellaneta Newsletter 12 maggio 2017

www.marinacastellaneta.it/blog/i-limiti-al-diritto-a-divorziare-non-contrari-alla-cedu.html

 

Cedu: il genitore ostacola il diritto di visita? Lo Stato deve intervenire subito

Arriva dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo l’ennesima condanna dell’Italia per violazione della convenzione: madre che protegge figlio dal padre negandogli affido. ???

Con sentenza del 4 maggio 2017 (con la quale è stato definito il ricorso numero 66396/2014 qui sotto allegata) la Cedu ha inflitto l’ennesima condanna all’Italia per violazione dell’articolo 8 della convenzione.

Il diritto al rispetto della vita privata e familiare. La Corte, in particolare, ha basato tale condanna sull’affermazione che è dovere delle autorità nazionali non solo quello di adottare misure adeguate che sanzionino il comportamento di un genitore che impedisce all’altro di mantenere una relazione affettiva con il figlio ma anche quello di prendere delle decisioni rapide dinanzi a tale atteggiamento, considerati i rischi che derivano dal decorrere del tempo.

Il ricorso alla Cedu, nel caso di specie, era stato proposto da un uomo che, dopo essersi separato dalla moglie, era stato ostacolato da quest’ultima in tutti modi e non era riuscito a mantenere dei contatti adeguati con sua figlia. A luglio 2011 si era quindi rivolto con ricorso urgente al Tribunale per tutelare i propri rapporti con la piccola, ma aveva ottenuto una decisione solo a novembre. Nel 2013, dopo aver statuito l’affido condiviso e il collocamento della minore presso la madre, il Tribunale dei minorenni aveva regolato le visite con il padre, che però si era rivolto (invano) alla Corte d’appello per ottenere un ampliamento dei periodi.

Il ritardo nella procedura lede il diritto alla vita familiare. Questi sono solo i passaggi salienti di un procedimento caratterizzato da numerosi ritardi, troppi per la Cedu: il rischio è, infatti, quello di trasformare il problema alla base della procedura in qualcosa di difficilmente rimediabile.

Tollerando i ritardi, infatti, le autorità italiane hanno nei fatti tollerato anche la circostanza che la madre continuasse a decidere autonomamente le modalità con le quali l’uomo poteva esercitare il suo diritto di visita alla figlia, di fatto ledendo il diritto alla vita familiare del padre e compromettendo le relazioni di questo con la minore. Proprio per tale ragione, l’Italia ha subito l’ennesima condanna e dovrà ora pagare al ricorrente 3mila euro per i danni non patrimoniali subiti a seguito di tale vicenda e 12mila euro a titolo di spese.

Valeria Zeppilli Newsletter studio Cataldi 11 maggio 2017

www.studiocataldi.it/articoli/26089-cedu-il-genitore-ostacola-il-diritto-di-visita-lo-stato-deve-intervenire-subito.asp

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NATALITÀ

Fare figli in Italia? Save the Children: questione da «equilibriste»

La scelta di diventare madre può pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna. Il Trentino Alto Adige la migliore regione.

Diventano madri sempre più avanti negli anni (31,7 l’età media al parto), spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari (l’Italia occupa il penultimo posto per tasso di occupazione femminile nell’Ue a 28 Paesi) e di un welfare che non riesce a sostenere le donne che decidono di mettere al mondo un bambino. È questo il quadro che emerge dal II Rapporto “Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro” sulla condizione materna in Italia, diffuso oggi da Save the Children, alla vigilia della Festa della Mamma.

I tre indicatori di cura, lavoro e servizi per l’infanzia della seconda edizione del “Mothers’ Index” (Indice delle Madri) italiano sottolineano come la scelta di diventare madre nel nostro Paese possa pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna a seconda della regione nella quale viene messo al mondo un figlio. Dal Rapporto di Save the Children emerge infatti, come ci siano degli squilibri regionali evidenti tra le regioni del Nord, più virtuose rispetto alle regioni del Sud, dove la condizione delle madri fatica a migliorare.

Infatti, il Trentino-Alto Adige (1°), anche quest’anno si conferma la regione “mother friendly” per eccellenza, seguita da Valle d’Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°), Lombardia (4°) e Piemonte (5°). Emblematico il caso del Veneto, che rispetto allo scorso anno, sale di tre posizioni (dal 9° al 6° posto). È la Sicilia (20°) a registrare la performance peggiore a livello nazionale, preceduta da Calabria (19°), Puglia (18°), Campania (17°) e Basilicata (16°). Per quanto ci siano regioni, come quella siciliana, con un dato complessivo negativo, bisogna comunque sottolineare come altre abbiano invece evidenziato un abbassamento delle performance pur mantenendo delle posizioni medie, come Liguria (11°) e Toscana (8°) che perdono ben 3 posizioni rispetto al 2016 o la Puglia che ne perde due.

Afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children: «La condizione delle madri in Italia è ancora critica. Il divario tra Nord e Sud è drammatico e inaccettabile. Ed in ogni caso, anche nelle regioni del Nord, siamo ancora lontani da un modello virtuoso che renda la maternità una risorsa piuttosto che un impedimento. Serve un impegno collettivo delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti per permettere alle mamme di vivere la gioia della maternità senza rinunciare alla propria vita professionale e sociale».

Newsletter Roma sette 11 maggio 2017

www.romasette.it/fare-figli-in-italia-save-the-children-questione-da-equilibriste

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OMOFILIA

(S)veglie contro l’omofobia

I cristiani invitano a partecipare alle veglie di preghiera in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia del 17 maggio.

In 72 Stati l’omosessualità è considerata un crimine, 13 di questi la considerano punibile con la pena di morte, 14 con l’ergastolo; in 17 di essi sono state promosse leggi che limitano la libertà di espressione sull’orientamento sessuale. Gli attacchi e le persecuzioni sistematiche contro persone Lgbt sono in aumento in tutto il mondo: «Possiamo dirci cristiani e fomentare l’odio?» è una delle domande che quest’anno esorta i cristiani a partecipare alle veglie di preghiera in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia – International day Against homophobia, biphobia and transphobia (Idahobit).

«La prima giornata internazionale contro l’omofobia fu celebrata il 17 maggio del 2004, su iniziativa di Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie – ricorda Giorgio Rainelli, membro della Commissione fede e omosessualità delle chiese battiste, valdesi e metodiste e presidente della Rete evangelica fede e omosessualità (REFO) –. Solo nel 1990 l’omosessualità veniva rimossa dalla lista delle malattie mentali inserite nella classificazione internazionale pubblicata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Nel 2007, la Giornata contro l’omofobia è stata ufficialmente istituita dall’Unione Europea e per tale occasione, ogni anno, numerose comunità valdesi, battiste, metodiste e luterane – prosegue Rainelli – parteciperanno in decine di città alle veglie ecumeniche di preghiera appositamente organizzate per la ricorrenza. Molti dei culti domenicali dal 14 al 21 maggio saranno dedicati all’omofobia e transfobia».

Quest’anno la Giornata, giunta alla sua undicesima edizione, vedrà i molti cristiani unirsi in preghiera per dire «No alla violenza dell’omo-transfobia e alle tante ferite inferte dalle discriminazioni».

Uniti dal versetto «Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite (Romani 12,14)», le veglie avranno inizio la sera di venerdì 12 maggio.

A Milano una fiaccolata unirà idealmente il tempio valdese e la parrocchia di Santa Maria della Passione.

A Siviglia il gruppo di cristiani Lgbt Ichthys e la Comunità ignaziana di vita cristiana (Cvx) veglieranno insieme nella chiesa cattolica di San Pedro de Alcantara «per un mondo senza omofobia».

Sabato 13 a Trieste la veglia si terrà nella chiesa luterana.

Domenica 14 a Amsterdam (Olanda) nella Oude Kerk, la più antica chiesa protestante della città; sempre domenica nella chiesa valdese di Firenze, proprio dove, undici anni fa, si svolse la prima veglia; a Reggio Emilia nella parrocchia della Regina Pacis.

Martedì 16 veglia nella parrocchia cattolica di Vicofaro a Pistoia.

Mercoledì 17 (Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia) le veglie attraverseranno dal Nord al Sud Italia:

a Palermo oltre 20 comunità evangeliche, parrocchie cattoliche, associazioni cristiane cittadine veglieranno insieme ai cristiani Lgbt nella chiesa valdese di via dello Spezio; a Firenze nella parrocchia della Madonna della Tosse numerose parrocchie cattoliche, chiese evangeliche e associazioni cittadine veglieranno con i cristiani Lgbt e attraverseranno, con una fiaccolata, il centro della città.

Altre veglie avranno luogo anche nei templi valdesi a Torino e Sanremo, e nella chiesa battista di Varese.

Giovedì 18 maggio, poi, sono previste veglie a Bologna nella parrocchia di S. Bartolomeo della Beverara.

Venerdì 19 nella chiesa metodista di Parma e nella chiesa battista di Carbonia

Domenica 21 si pregherà per il superamento dell’omofobia nelle chiese evangeliche di Cagliari, Napoli, Padova, Milano; in una parrocchia cattolica di Pinerolo e in Piazza del Campidoglio a Roma;

Il 23 nella parrocchia di San Pietro a Genova e il 25 nella chiesa battista a Grosseto.

Il cammino delle veglie per il superamento dell’omotransfobia e di ogni discriminazione si concluderà in Spagna il 29 maggio con la veglia di Barcellona, sotto le volte del Santuario cattolico de l’Ajuda.

Le veglie per le vittime dell’omofobia e della transfobia, in Italia, sono nate nel 2007 quando Kairos, il gruppo di cristiani Lgbt di Firenze, di fronte al tragico suicidio di un giovane di Torino invitò gli altri gruppi di cristiani Lgbt di 14 città italiane a organizzate un ciclo di «Veglie di preghiera per il ricordo delle vittime di omofobia».

Negli anni successivi, il 17 maggio, le veglie si sono tenute in diverse città. L’iniziativa sostenuta dal Progetto Gionata (il progetto web su fede e omosessualità) dal 2010 è divenuta una prassi condivisa da circa 50 gruppi dell’European Forum lgbt Christians Groups, oltre che da tante comunità e comunità valdesi, metodiste, battiste e parrocchie cattoliche.

L’idea si è poi diffusa rapidamente anche in Europa e in America Latina. Già nel 2008 diverse veglie hanno interessato numerose città in Spagna e in Irlanda, in Argentina, Cile, Perù e Venezuela. Negli anni successivi, anche in Germania, Malta e in altri paesi europei.

Tra i promotori anche la Rete fede e omosessualità (Refo) e la Commissione fede e omosessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi.

www.riforma.it/it/articolo/2017/05/12/sveglie-contro-lomofobia

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PARLAMENTO

Camera dei Deputati. 2° Commissione Giustizia 11 maggio 2017

C. 4299 Agostinelli. Modifica dell’articolo 403 del codice civile, in materia di intervento della pubblica autorità a favore dei minori. In sede referente

La2° Commissione Giustizia inizia l’esame del provvedimento in oggetto.

Donatella Agostinelli (M5S), relatrice, fa presente che la proposta di legge in esame intende modificare l’articolo 403 del codice civile.

Osserva che nel sistema vigente, il tribunale per i minorenni ha una competenza di carattere generale, che si estende a ogni tipo di situazione, tale da esigere il collocamento coattivo del minore in un luogo diverso da quello in cui si trova, mentre l’articolo 403 del codice civile, ha una funzione residuale e dispone un principio generale: si riconosce alla pubblica autorità la possibilità di intervenire nell’interesse della salute fisica e psichica dei minori in particolari casi.

Rammenta che tale istituto, ad oggi, costituisce l’ultima ratio per tutelare l’interesse di un minore che debba essere allontanato dalla propria famiglia d’origine.

Ritiene che la norma dovrebbe assolvere al difficile dovere di assicurare l’adeguata protezione dei minori anche laddove non sia possibile – a causa della immediatezza del pericolo – sollecitare un intervento dell’autorità giudiziaria. Vi sono tre fattispecie in cui ricorre l’applicabilità dell’articolo stesso:

  1. quando il minore sia moralmente o materialmente abbandonato;

  2. quando sia allevato in locali insalubri o pericolosi;

  3. quando, infine, sia allevato da persone non in grado – per negligenza, immoralità, ignoranza o altri motivi – di provvedere alla di lui educazione.

Rammenta, altresì, che l’allontanamento viene disposto, quindi, come provvedimento indifferibile, necessario e provvisorio, che cesserà di aver efficacia quando la competente autorità si sarà pronunciata in merito.

Fa presente che l’articolo 403 del codice civile si limita a legittimare provvedimenti di urgenza in presenza di una situazione di imminente pericolo per il minore, fermo restando che il servizio sociale di regola segnala l’abbandono al tribunale per i minorenni quando riscontra l’esistenza di una situazione di questo tipo o altrimenti debba provvedere all’affidamento familiare nei modi previsti dalla legge.

Rileva che l’articolo in esame, se da un lato consente di intervenire tempestivamente in favore del minore leso o presunto tale, dall’altro non fornisce un’indicazione degli elementi da prendere necessariamente in considerazione nell’adozione del provvedimento. Inoltre, per la sua attuale formulazione, lascia temere che un provvedimento, preso nell’immediatezza del pericolo, possa essere, in realtà, non adeguato alle necessità del minore da tutelare e l’indicazione generica della pubblica autorità rischia di vedere coinvolti enti e personale non sempre adeguatamente specializzati nella trattazione del caso concreto. Il provvedimento di allontanamento inoltre non soggiace, ad oggi, a limitazioni particolari o ad un controllo tempestivo da parte del Tribunale dei minorenni. Da ciò deriva che lo stato di allontanamento può protrarsi sine die con grave nocumento per il minore stesso, pur essendo stato preso per tutelarne gli interessi.

Per tali ragioni, ritiene opportuno, se non addirittura necessario, che del provvedimento adottato dalla pubblica autorità sia data notizia alla competente autorità giudiziaria entro ventiquattro ore dallo stesso, affinché venga verificata la fondatezza delle ragioni dell’intervento e promossa l’adozione di opportuni provvedimenti ai sensi dell’articolo 336 del codice civile e degli articoli 9 e 10 della legge n. 184 del 1983 (Diritto del minore ad una famiglia). Si intende, inoltre, finalmente codificare, anche per l’allontanamento ai sensi dell’articolo 403 del codice civile, la buona prassi di collocare i minori, laddove ciò sia possibile, presso i parenti entro il quarto grado piuttosto che presso estranei o istituti, al fine di evitare che gli stessi possano subire ulteriori traumi.

Donatella Ferranti, presidente, nel rammentare che sulla modifica dell’articolo 403 del codice civile, nel corso dell’indagine conoscitiva sull’attuazione della legislazione in materia di adozioni e di affido, la Commissione aveva già acquisito il contributo del giudice Melita Cavallo, già presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, osserva che, sul tema oggetto della proposta di legge in discussione potrebbe registrarsi un’ampia convergenza dei gruppi parlamentari. (…)

pag. 35

www.camera.it/leg17/824?tipo=C&anno=2017&mese=05&giorno=11&view=&commissione=02&pagina=data.20170511.com02.bollettino.sede00020.tit00010#data.20170511.com02.bollettino.sede00020.tit00010

 

9 maggio 2017 La Commissione, infine, svolge l’interrogazione n. 5-08881 Businarolo: Sui test per la valutazione della personalità dei genitori disposta dal giudice in caso di separazioni.

Businarolo, Lupo, Pesco E Scagliusi.Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che risulta all’interrogante che si sarebbero verificati alcuni gravi episodi riguardanti la somministrazione di test per la valutazione della personalità dei genitori in ambito di consulenza tecnica d’ufficio (Ctu) disposta dal giudice in caso di separazioni conflittuali o altri casi in cui si arriva a valutare poi la capacità genitoriale e in caso di esito negativo ad allontanare il minore dalla famiglia; (…)

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/08881&ramo=C&leg=17

 

Senato della Repubblica. 2° Commissione Giustizia. 10 maggio 2017.

  • Ha portato avanti la trattazione del Ddl n. 2683 e connessi, riguardante l’introduzione nel codice penale degli articoli 609-terdecies, 609-quaterdecies e 609-quindecies, nonché le disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno dei matrimoni forzati.

www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01006429.pdf

E’ stato fissato alle ore 18 di giovedì 25 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=1022342

  • E’ stato ancora in trattazione il disegno di legge n. 1978 e connesso, in materia di accesso alle informazioni sulle origini del figlio non riconosciuto alla nascita.

Accesso del figlio alle informazioni sull’identità dei genitoriwww.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/926305/index.html

Prende la parola il senatore Lumia(PD) illustrando gli emendamenti a propria firma. Ricorda che il disegno di legge n. 1978 è volto a intervenire su una tematica estremamente importante – quale è quella dell’accesso alle informazioni sulle origini biologiche da parte del figlio non riconosciuto alla nascita nelle ipotesi di parto anonimo – anche tenuto conto sia della sentenza della Corte costituzionale n. 278 del 22 novembre 2013 sia del recente arresto delle sezioni unite della Corte di cassazione n. 1946 del 25 gennaio 2017. La senatrice Mussini (Misto) illustra gli emendamenti a propria firma 1.15, 1.16 e 4.6 segnalando altresì l’opportunità di approvare in tempi brevi il disegno di legge n. 1978

www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=1022342

  • Infine ha continuato l’esame del Ddl n. 1628, in materia di attribuzione del cognome ai figli.

www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/802290/index.html

Prende quindi la parola il senatore LUMIA (PD), il quale tiene a precisare, anche a nome del proprio Gruppo parlamentare, che è sua intenzione trovare un punto di convergenza il più ampio possibile con gli altri componenti della Commissione ed auspica che si possa concludere in tempi brevi l’iter legis.

www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=1022342

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PSICOLOGIA

Sostegno alla genitorialità attraverso la tecnica del parent coaching.

Sempre più spesso la richiesta d’aiuto viene da genitori in crisi nell’educazione e nella gestione dei figli o in difficoltà nel ricavarsi degli spazi di coppia, nell’affrontare le diverse fasi del ciclo di vita e relativi cambiamenti.

Ed è proprio in tali contesti che il Parent Coaching si inserisce quale elemento di grande attualità, capace di accompagnare i genitori nella lettura delle dinamiche relazionali familiari per consentire una differente presa di coscienza sulle proprie ed altrui potenzialità.

Redazione di Formazione continua in psicologia 11 maggio 2017

 

Quando nasce un genitore: tra gioie, ansie e nuovi equilibri

La nascita di un figlio cambia improvvisamente la vita personale e quella di coppia; un evento eccezionale e di straordinaria importanza, soprattutto se desiderato. Diventare genitori è generalmente un momento molto atteso, ma può anche essere fonte di grandi ansie e preoccupazioni. Innanzi tutto, è bene tener presente che insieme al neonato nascono due genitori, che probabilmente non hanno mai avuto a che fare con pannolini e bagnetti profumati, con nottate insonni e coliche dei primi mesi… Durante la gravidanza emergono diversi interrogativi rispetto al nascituro, al nuovo ruolo, a come sarà la propria famiglia. Tali domande mettono in moto tutto un meccanismo di immaginazione, costruzione e ricostruzione della propria immagine e identità personale, non solo corporea ma anche sociale ed emotiva.

La nascita del primo figlio comporta una grossa ristrutturazione del rapporto di coppia, non solo per il passaggio dall’essere in due all’essere in tre, ma per imparare a considerare il partner anche nel suo ruolo di padre o di madre. La transizione alla genitorialità porta sempre con sé una crisi; che non è necessariamente sinonimo di problema o addirittura di patologia, ma è sinonimo di cambiamento e il cambiamento, quasi sempre, implica possibilità e rischi.

Il bambino immaginario si incontra o si scontra con quello reale, con le sue caratteristiche personali ed il suo modo di stare al mondo. I neo genitori si trovano catapultati in una routine completamente diversa, che necessita di tempo per trovare un suo ritmo. A fare da sfondo ci sono le innumerevoli emozioni che affollano la mente dei nuovi genitori. Molti non potranno fare a meno di sentire una forte ansia di fronte al pianto inconsolabile, alle difficoltà legate al sonno o ai disturbi della sfera alimentare che può manifestare il piccolo. Accanto alle ansie, vi possono essere diverse paure: legate allo stato di salute del neonato, alle proprie capacità genitoriali, a quelle del nostro partner, allo stato di salute del proprio rapporto di coppia…

Che cosa succede ai neo genitori? La donna si trova ad avviare un profondo ed delicato processo di trasformazione evolutiva della sua identità femminile: si tratta di confrontarsi con nuove parti di sé, rivisitare la relazione con la propria femminilità, e soprattutto ripercorrere la sua storia di figlia ed il particolare rapporto con la propria madre. Alcune, nel primo periodo, sono sommerse da forti emozioni come crisi di pianto senza motivi apparenti, stati di tristezza e di ansia, irritabilità, inquietudine; tali manifestazioni destabilizzano la neo mamma che gradualmente cerca di trovare un nuovo equilibrio. Inoltre, emergono sentimenti contrastanti in merito al proprio lavoro: sono combattute tra il desiderio di restare con il figlio per i primi anni di vita e quello di tornare subito al lavoro. Anche l’uomo come la donna, durante il percorso verso la genitorialità, affronta una serie di cambiamenti relativi al passaggio dalla posizione di figlio e marito a quella di padre. Egli si trova, quindi, in una fase di sviluppo, a confronto con importanti cambiamenti che gli richiedono la destrutturazione del suo precedente equilibrio e un lavoro di riadattamento e di riorganizzazione.

Andare in crisi con l’arrivo di un figlio. L’equilibrio di una coppia si modifica inevitabilmente quando nasce un bimbo, perché la priorità e le attenzioni si spostano verso il nuovo arrivato. Quando la coppia non riesce ad affrontare i problemi che gli si presentano giorno dopo giorno, entra in crisi: ci si accusa a vicenda di essere cambiati, di non riconoscersi più, di non aver più tempo disponibile l’uno per l’altra. Entrambi i genitori possono sentirsi invasi dalle molteplici novità che il lieto evento ha portato, in modo talmente prepotente da non riuscire a gestire da soli il proprio malessere.

Negli ultimi anni, si è dato sempre più importanza al periodo della gravidanza attraverso corsi pre parto, incontri di sostegno per i futuri genitori, articoli, libri, programmi tv… attenzioni che diventano meno presenti dopo il parto. Molte donne, nel periodo di post parto, testimoniano un vissuto di insicurezza e solitudine, allo stesso modo gli uomini avvertono la difficoltà di comprendere come possono essere un valido aiuto per la propria partner e di avere uno spazio di ascolto rispetto alle loro preoccupazioni.

Quali prospettive? Di fronte ad una coppia di neo genitori in crisi può essere d’aiuto creare uno spazio per parlare, chiarirsi, cercare delle piccole soluzioni, che spesso consentono ai padri di aiutare di più la mamma e alle madri di ascoltare un pochino anche le esigenze del marito.

Lo psicologo può dare sostegno e risposta alle esigenze dei neo genitori attraverso un breve ciclo di incontri che prevedono l’uso degli strumenti del Parent Coaching. E’ un metodo innovativo, mirato a potenziare le capacità genitoriali e migliorare le difficoltà relazionali, dove viene meno l’intervento psico-educativo a favore di una responsabilizzazione degli stessi, oltre ad una maggiore autonomia nella messa in atto di scelte e cambiamenti a favore del benessere familiare.

Petra Visentin

http://formazionecontinuainpsicologia.it/quando-nasce-un-genitore-tra-gioie-ansie-e-nuovi-equilibri

 

L’aggressività e la rabbia nei bambini. Quali significati e come intervenire.

Alcuni comportamenti infantili appaiono molto aggressivi come graffiare, mordere o tirare i capelli e spesso suscitano apprensione nei genitori. Mamme o papà preoccupati, in genere, mi chiedono “Perché si comporta così?”, “Cosa posso fare?”, “Noi non siamo aggressivi con lui, eppure lui grida, perde le staffe e lancia le cose … perché ha queste reazioni così forti?” …

Solitamente, dietro tali comportamenti si cela sempre il desiderio di attenzione e di ascolto. Winnicott, sostiene che “crescere è di per sé un atto aggressivo”; infatti basta osservare come i bambini si muovono con prontezza verso un giocattolo che suscita il loro interesse; l’afferrano con grinta e quando qualcuno prova a portarglielo via si ribellano con aggressività.

Aggressività deriva dal termine latino aggredior che significa “cammino in avanti”, “vado verso”. Nei bambini l’aggressività è una modalità comunicativa e di crescita che si trasforma ed evolve in relazione alle tappe evolutive dello sviluppo del bambino e pertanto deve essere valutata in relazione alla sua età. Nel primo anno di vita l’aggressività del bambino è una modalità specifica sia di reagire alle frustrazioni sia di dare spazio alla tendenza esplorativa che caratterizza proprio i primi anni di vita. Intorno ai due anni, invece, il bambino impara l’uso del “NO” e anche questo rappresenta un suo modo di crescere che gli permette di distinguere l’IO dal TU e di far valere la sua volontà. Non bisogna dimenticare anche il valore esplorativo di alcuni atteggiamenti aggressivi. Ad esempio spinte, morsi, lancio di oggetti, crisi di rabbia, … sono un tentativo per esplorare le relazioni e anche per verificare l’effetto che tali azioni suscitano sulle persone e l’ambiente che circondano il bambino. Ci sono poi, una serie di situazioni che il bimbo si trova a vivere nella sua vita che gli causano una profonda sofferenza, frustrazione, senso di impotenza e tutta un serie di emotività negative che non è in grado di riconoscere e verbalizzare chiaramente. In tutti questi casi, è abbastanza normale che usi l’aggressività per chiedere una forma di aiuto o di attenzione o comunque per esprimere il malessere che ha dentro. La cosa difficile, è che non sempre i genitori si mettono subito nell’ottica di ascolto e di provare a interpretare qui gesti andando oltre l’apparenza. Ma viene abbastanza immediato sgridarlo, giudicarlo o metterlo in punizione. La vita frenetica e la superficialità in cui sembra sempre di più andare la nostra società, ci fanno dimenticare che i bambini hanno tutto un loro modo di comunicare le loro emozioni e che è un errore fermarsi solo ed esclusivamente alla loro manifestazione finale e più evidente.

Mentre, per quanto riguarda l’aggressività che possono provare e manifestare gli adolescenti, essa può originarsi da prepotenze e prevaricazioni subite: è importante comprendere se si tratta di episodi o se l’adolescente sta assumendo le caratteristiche del bullo, e in questo caso chiarire il contesto, considerando la vittima, il ruolo degli insegnanti, dello psicologo, il rapporto genitori – insegnanti.

Ad ogni età, la modalità d’intervento dell’adulto è fondamentale. Di fronte ad un bambino arrabbiato le reazioni ed emozioni dei genitori possono essere diverse: c’è chi si spaventa, chi lo rimprovera, chi lo incoraggia, chi ne rimane inerme, chi se ne preoccupa. Questo perché, solitamente la rabbia, se pur emozione normalissima e sana, ancora oggi viene in qualche modo censurata, inibita o vissuta come un qualcosa che non si sa come gestire ne contenere.

L’aggressività non si gestisce con altra aggressività. I risultati di una lunga indagine condotta da alcuni studiosi dell’Università del Texas e del Michigan hanno indicato che i bambini sculacciati hanno più probabilità di diventare ‘cattivi ragazzi’. Gli schiaffi, anche se leggeri, provocherebbero atteggiamenti di sfida nei confronti dei genitori, comportamenti anti-sociali e aggressivi. Inoltre, nei casi più gravi, esporrebbero di più a disagio mentale e a difficoltà cognitiva. “La sculacciata, spiega Andrew Grogan-Kaylor, rischia di provocare l’atteggiamento opposto di quello desiderato da padri e madri dei ragazzi”. La ricerca, pubblicata nel Journal of Family Psychology, ha preso in esame per un lungo periodo 160.000 bambini. “Abbiamo scoperto che ‘la sculacciata’ era associata a risultati negativi e non a un maggior rispetto delle regole o a atteggiamenti di ubbidienza. Esattamente il contrario di quanto vogliono i genitori quando puniscono in questo modo i figli”, ha detto Elizabeth Gershoff, docente di Sociologia della famiglia all’Università del Texas di Austin.

E’ indubbio che il mestiere del genitore è il può arduo e il più difficile, e tutto appare più difficile di fronte all’aggressività di un bambino. Molte sono le incertezze su che cosa sia più giusto fare, su cosa fare, sugli atteggiamenti da assumere, sulle cose da dire.

Tuttavia, prima di disperare i genitori dovrebbero accettare di non essere perfetti, ma accontentarsi di essere genitori “sufficientemente buoni” (Winnicott), capaci di accettare i propri limiti, ma nello stesso tempo realmente disponibili a fare del proprio meglio ed essere sintonizzati sui bisogni dei propri figli. Educare è un’arte. Vale a dire un intervento delicato e complesso che richiede non solo conoscenze tecniche ma soprattutto attenzione, sensibilità, capacità creativa. Significa aiutare un individuo a crescere e sviluppare le potenzialità che gli permetteranno di diventare autonomo e indipendente. Educare vuol dire adoperarsi per far emergere la personalità del bambino rispettando le sue caratteristiche e permettergli di attraversare le esperienze positive e negative della vita con fiducia. L’educazione è una relazione a due che implica un educarsi, ovvero la riflessione sul proprio percorso educativo e la ricerca del giusto approccio per seguire la crescita dei propri bambini con serenità e razionalità. Per affrontare questo difficile ma meraviglioso compito è fondamentale che gli adulti siano disposti a considerare loro stessi come parte in causa nelle difficoltà del bambino.

Come sostenere i genitori nel gestire efficacemente tali reazioni? Nella mia esperienza clinica ho osservato sempre più spesso che attraverso gli strumenti del Parent Coaching, i genitori riescono ad acquisire maggiore consapevolezza rispetto al loro ruolo genitoriale e alle diverse modalità di intervento nei confronti del bambino. In questo percorso di sostegno alla genitorialità arrivano in autonomia a comprendere quali sono i reali bisogni dei bambini senza ricevere la “formula magica” da parte del professionista.

Ad esempio, di fronte alle reazioni di rabbia comprendono che diventa utile alcuni passaggi fondamentali come:

  • diventare consapevoli dell’emozione del bambino.

  • riconoscere nella crisi un’occasione di crescita (le emozioni “negative” non passano solo perché decidiamo di non dargli importanza, si dissolvono quando riusciamo a dargli un nome e a sentirci compresi)

  • ascoltare con empatia e convalidare i sentimenti del bambino (cerchiamo di prestare attenzione al linguaggio del corpo del b e mostriamogli il nostro: calmo e rilassato, seduti al suo

  • livello di sguardo prestiamogli la massima attenzione, cerchiamo di ascoltare più che fare troppe domande).

  • abituarlo a sentire le parole utili ad esprimere le emozioni che prova (anche se il b non parla si sintonizza sul tono che ascolta, sulla comunicazione inconscia e comunque parlare al b favorisce l’acquisizione del linguaggio).

  • porre dei limiti ai comportamenti inadeguati (è importante che i bambini capiscano che il problema non è nei sentimenti ma nei comportamenti: tutti i sentimenti sono accettabili ma non tutti i comportamenti).

Questo tipo di sostegno permette loro di affrontare con più serenità i diversi comportamenti del bambino e di accettare anche alcuni passaggi critici della crescita.

http://managerdimestessa.com/cose-il-parent-coach-e-come-aiuta-i-genitori-in-situazioni-difficili

Bibliografia

http://formazionecontinuainpsicologia.it/aggressivita-rabbia-nei-bambini-significati-intervenire

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RETTIFICAZIONE DEL SESSO

Immediata rettificazione dell’atto di nascita

Tribunale di Mantova, 21 aprile 2017.

Artt. 3 della legge 164/82 e 31 del D. Lgs. 150/2011

Dovendosi ritenere accertato che l’interessata ha irrevocabilmente assunto una personalità maschile non solo può essere autorizzato il trattamento chirurgico onde adeguare i caratteri sessuali da femminili a maschili posto che lo stesso non costituisce un prerequisito per accedere al procedimento di rettificazione bensì un possibile mezzo, funzionale al conseguimento di un pieno benessere psicofisico ma, onde garantire piena tutela della salute psico-fisica della ricorrente nelle more dell’intervento, va anche immediatamente disposta la rettifica del suo atto di nascita con modifica del prenome da femminile a maschile.

Redazione il caso.it 14 maggio 2016

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SESSUOLOGIA

Lo psichiatra. Cantelmi: «Su disagio sessuale e terapie psicologi ridotti al silenzio»

Non è un caso isolato quello di Giancarlo Ricci, che dovrà subire un procedimento disciplinare per avere sostenuto la centralità delle figure materna e paterna nel processo di crescita.

Il caso di Giancarlo Ricci, lo psicologo milanese che subirà un procedimento disciplinare – il terzo della sua lunga carriera – per aver sostenuto la centralità delle figure genitoriali materna e paterna nei processi di crescita, non è un caso isolato. Sono almeno una decina i ‘processi’ avviati da vari Ordini professionali degli psicologi nei confronti di altrettanti specialisti che rifiutano il pensiero unico su omosessualità e gender. Le accuse sono spesso deontologicamente risibili e scientificamente fragili. Comunque difficilmente sostenibili, anche perché non arrivano mai dai pazienti (neppure da coloro che dichiarano la propria omosessualità), ma da altri psicologi. E quasi sempre chi punta il dito è anche un attivista Lgbt. Il risultato è comunque devastante. Nessuno degli psicologi sotto accusa intende uscire allo scoperto. Anche coloro che hanno già ottenuto l’archiviazione del procedimento a loro carico preferiscono dimenticare la questione. «Per favore, le racconto tutto, ma non faccia il mio nome», è la risposta che torna quasi identica. Anche un avvocato che da tempo segue questi casi e sta tentando di mettere insieme un dossier, chiede l’anonimato. A dimostrazione di quanto sia pesante il clima creato dal pensiero unico su sessualità, identità e generazione. Una dittatura che avanza e fa paura. Perché spesso, come nel caso degli psicologi, c’è in gioco il lavoro.

Accogliere ogni disagio anche in riferimento all’orientamento sessuale. Ma respingere ogni forma di persecuzione nei confronti di psicologi che non si allineano al ‘pensiero unico’. Tonino Cantelmi, presidente Aippc (Associazione italiana psichiatri e psicologi cattolici, 400 soci ordinari, 1.500 aderenti e simpatizzanti) interviene sul caso del collega Giancarlo Ricci. La vicenda dello psicoterapeuta milanese, nei cui confronti è stato avviato un procedimento disciplinare dall’ordine degli psicologi della Lombardia, l’abbiamo raccontata la scorsa settimana. Ricci è stato accusato tra l’altro di aver affermato che «la funzione di padre e madre è essenziale e costitutiva del percorso di crescita».

Come è possibile porre in stato di accusa un professionista con tanti anni di esperienza per aver affermato una verità non solo ovvia ma difficilmente contestabile?

Sorprende l’accanirsi contro il dottor Ricci, persona colta e saggia, oltre che psicologo professionalmente di gran valore. Tra le cose più sconcertanti c’è il richiamo ad un articolo del codice deontologico che sanziona inadeguatezze formative: il dottor Ricci ha un curriculum scientifico impressionante. Sorprende la decisione di avviare questo procedimento sia per il tipo di addebiti, davvero difficili da considerare tali (e quello su padre e madre sfiora il ridicolo: davvero è discriminante ritenere che la condizione più protettiva per la salute mentale sia una famiglia, come dimostrano recenti dati pubblicati da un rapporto internazionale?), sia per la raccolta firme che sostiene l’esposto: il fumus persecutionis andrebbe considerato.

Di fronte ad accuse così stravaganti come si comportano in generale gli Ordini regionali degli psicologi? In linea di massima hanno adottato un comportamento responsabile ed attento: gli esposti più palesemente strumentali (in una regione erano esposti- fotocopia, presentati da più psicologi che si sono accaniti con un loro collega) sono stati rapidamente valutati per quello che erano, altri hanno dato luogo a procedimenti che non hanno evidenziato condotte deontologicamente scorrette, salvo un caso. Comunque continuo a credere, sulla base di quanto mi riferiscono i tanti aderenti psicologi all’Aippc, che gli Ordini regionali, e anche quello della Lombardia, sapranno valutare con equilibrio la sottile demarcazione tra ideologia e libertà di espressione, tra pensiero unico e dibattito, tra intimidazione e libertà di opinione e libertà di ricerca scientifica.

 

Una delle accuse più frequenti rivolte a psicologi e psichiatri finiti nel mirino dei vari ordini regionali riguarda le ‘terapie riparative’. Perché queste pratiche suscitano tanta indignazione?

 

Ribadisco un no secco a terapie riparative o affermative. Esiste la psicoterapia. Comunque l’Aippc e i suoi aderenti hanno preso le distanze dalle terapie riparative (e affermative) da molto tempo. L’omosessualità di per sé non è una patologia. Dobbiamo accogliere il frutto della ricerca scientifica con serietà. Al momento attuale l’omosessualità è considerata una variante della sessualità senza una connotazione patologica a priori.

 

Cosa dovrebbe fare quindi uno specialista di fronte a un paziente che dichiara di essere a disagio con la sua omosessualità e non intende accettarla?

 

Accoglierlo in psicoterapia. Ogni disagio va ascoltato.

 

E rispetto a coloro che affermano la possibilità di autodeterminare l’orientamento sessuale e di cambiarlo anche varie volte ne corso della vita? Credo che assolutizzare l’autodeterminazione possa condurre verso territori dolorosi. Tuttavia il vero orizzonte è la felicità e il benessere: psichiatri e psicologi studieranno il tema della cosiddetta fluidità di genere e ne considereranno l’impatto sul benessere. Reclamo la libertà di ricerca scientifica: per esempio vogliamo studiare con libertà e senza pregiudizi se è vero o no che il tema dell’utero in affitto sia indifferente per la salute mentale o se la frantumazione del concetto di genitorialità fondato sulla complementarietà maschile/femminile abbia o no conseguenze.

 

È vero che esiste una larga parte di terapeuti cosiddetti ‘gay affermativi’, che incoraggiano chi ha problemi di identità sessuale, ad abbracciare la condizione omosessuale?

 

Ripeto il secco no a terapie riparative o affermative. Ogni disagio deve essere ascoltato e la psicoterapia è un ottimo strumento. Reclamo il rispetto per i pazienti: molti pazienti denunciano il non rispetto per le proprie convinzioni religiose, che psicoterapeuti rozzi liquidano come inutili o addirittura patologiche. Questa è una forma di discriminazione.

 

Che rapporto c’è tra questa posizione unilaterale e l’influenza esercitata dalla cosiddetta ideologia gender?

 

I gender studies sono stati davvero utili: hanno evidenziato come gli stereotipi di genere abbiano generato discriminazioni. La polverizzazione del maschile e del femminile è però a mio parere un eccesso strumentale. Ma i contributi scientifici porteranno a chiarire le forme di eccessi ideologici. Questo attiene al dibattito scientifico e non agli Ordini professionali. Non è sanzionabile il libero dibattito e la libera ricerca. Quello che è in gioco è la libertà degli psicologi.

 

Luciano Moia martedì 9 maggio 2017

 

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-disagio-sessuale-e-le-terapie-psicologi-ridotti-al-silenzio

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