UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
News UCIPEM n. 959 – 23 aprile 2023
UNIONE CONSULTORI ITALIANI PREMATRIMONIALI E MATRIMONIALI
“Notiziario Ucipem” unica rivista – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984 Supplemento online.
Direttore responsabile Maria Chiara Duranti. Direttore editoriale Giancarlo Marcone
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Carta dell’U.C.I.P.E.M.
Approvata dall’Assemblea dei Soci il 20 ottobre 1979. Promulgata dal Consiglio direttivo il 14 dicembre 1979. Estratto
1. Fondamenti antropologici
1.1 L’UCIPEM assume come fondamento e fine del proprio servizio consultoriale la persona umana e la considera, in accordo con la visione evangelica, nella sua unità e nella dinamica delle sue relazioni sociali, familiari e di coppia
1.2 L’UCIPEM si riferisce alla persona nella sua capacità di amare, ne valorizza la sessualità come dimensione esistenziale di crescita individuale e relazionale, ne potenzia la socialità nelle sue diverse espressioni, ne rispetta le scelte, riconoscendo il primato della coscienza, e favorendone lo sviluppo nella libertà e nella responsabilità morale.
1.3 L’UCIPEM riconosce che la persona umana è tale fin dal concepimento.
Contributi anche per essere in sintonia con la visione evangelica
O2 ABUSI Germania: Friburgo, indagine su violenza sessuale e occultamento atti di abuso.
02 “La Chiesa rifugio dei colpevoli”
03 Abusi: posizione de Opus Dei Portogallo. Sarebbero 5 casi riconducibili alla prelatura
03 CENTRO GIOVANI COPPIE Registrazione degli incontri
04 Centro Internaz. Studi Famiglia Newsletter CISF – n. 16,19 aprile 2023
06 CHIESA CATTOLICA nel mondo La crisi profonda del cristianesimo. Il “mondo cattolico” è finito
07 Il mondo secolarizzato e le nuove teologie. La visione cristiana va ripensata da capo
10 Germania: Magonza, gli affari della diocesi gestiti da ordinati e laici.
11 Brasile, la Plenaria dei vescovi. Il bilancio del presidente, “il futuro è nella sinodalità”
11 CHIESE RIFORMATE Quando la scienza “provoca” la teologia
12 “Dalla parte delle donne, tutela ed assistenza nei casi di violenza”
13 CITTÀ DEL VATICANO Il gesuita dimessosi da ”comm. abusi” dice “le vittime sono scoraggiate dal gruppo”
14 Abusi, il gesuita Zollner: nella commissione vaticana «non c’è trasparenza»
16 Abusi nella Chiesa: mons. Scicluna al Sir su ruolo giornalisti
16 Un accordo tra dicasteri vaticani per la tutela dei minori
18 CONFRONTI “Popolo” e “comunità”: il confronto Ravasi – Di Segni
19 CONS. FAMILIARI CATTOLICI Cammino sinodale. Cfc: “Allarga lo spazio della tua tenda”
20 CONSULTORI UCIPEM Inaugurazione della “Casa per la vita nascente” ricordo di Paola Chiara Morozzi Bonzi
21 DALLA NAVATA III Domenica di Pasqua – Anno A
21 COMMENTO Commento di p. Ermes Ronchi
22 ENTI NON PROFIT Bilanci degli enti non profit: le procedure per approvarli
24 FORUM ASS. FAMILIARI «Bene premiare chi fa figli»
24 FRANCESCO VESCOVO ROMA A giornalisti: continuate fare luce su piaga dell’abuso sradicare questo male profondo
25 Il Santo e il Papa doppia rivoluzione nel segno di Francesco
26 Papa Francesco solo nel servizio il battezzato scopre il senso della propria vita
26 MATERNITÀ Il “valore mamma”, tra vita familiare e professione
27 POLITICHE PER LA FAMIGLIA Assegno unico 54,10€ contro i 200 in Germania: Il gap nel sostegno alla famiglia
28 REATI FAMILIARI: Come tutelare i diritti dei minori
30 SIN0DO SULLA SINODALITÀ Sinodo: a fine maggio l’Instrumentum laboris
ABUSI
Germania: diocesi di Friburgo, indagine su violenza sessuale e occultamento atti di abuso.
Sconcerto e dolore a Friburgo. È stato pubblicato lo studio sugli abusi per l’arcidiocesi di Friburgo, con accuse molto pesanti rivolte anche verso l’arcivescovo emerito ed ex presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), mons. Robert Zollitsch (84 anni), e sul suo predecessore Oskar Saier, deceduto nel 2008. Entrambi avrebbero taciuto sulla reale gravità della situazione. Dal 1945 ci sono stati – secondo l’indagine – oltre 250 possibili autori e 540 vittime. Il rapporto finale dell’analisi dello studio indipendente della Commissione per il trattamento degli abusi sessuali nell’arcidiocesi di Friburgo suddivide i risultati in quasi 600 pagine ed è disponibile online per intero. La protezione della Chiesa come istituzione e degli autori di abusi era fondamentale, ha detto l’autore dello studio Eugen Endress, nessun aiuto per le persone colpite e le loro famiglie: “Sono stati lasciati soli”. Zollitsch, che ha terminato il ministero come arcivescovo di Friburgo nel 2014, è stato presidente della Dbk dal 2008 al 2014.
Mons. Stephan Burger, arcivescovo in carica di Friburgo dal 2014, è rimasto scioccato: il comportamento dei suoi predecessori lo ha “sbalordito”, ed ha comunicato di aver già avviato un procedimento di diritto canonico contro Zollitsch per il presunto insabbiamento di abusi, documentato in una ampia parte dello studio, in attesa che il Vaticano esamini le conseguenze. Nelle sue dichiarazioni, Burger ha evidenziato come i suoi predecessori, durante il loro mandato, “abbiano semplicemente ignorato la legge ecclesiastica applicabile, che prevedeva l’intervento e la segnalazione dei casi”. Anche Burger ha ammesso propri errori di valutazione di sacerdoti accusati e ha chiesto perdono alle persone colpite.
Agenzia SIR 19 aprile 2023
www.agensir.it/quotidiano/2023/4/19/germania-diocesi-di-friburgo-indagine-su-violenza-sessuale-e-occultamento-atti-di-abuso-endress-autore-indagine-vittime-lasciate-sole
“La Chiesa rifugio dei colpevoli”
L’indagine di circa 600 pagine pubblicata ieri a Friburgo sulle violenze sessuali e i casi di abuso e occultamento di atti di abuso nell’arcidiocesi di Friburgo è stata compilata da esperti indipendenti, inclusi avvocati e criminologi, coordinati dal giudice in pensione Eugen Endress. Lo studio si concentra su 24 casi esemplari dal 1945 ad oggi e non pretende – secondo gli estensori – di registrare l’intera situazione storica. Gli autori hanno avuto accesso a tutti i fascicoli personali dei sacerdoti dell’arcidiocesi. Inoltre, hanno valutato i verbali dei gruppi dirigenti diocesani. Sono stati interrogati 180 testimoni, compresi vittime e accusati. Per le vittime la pubblicazione è stata uno shock.
L’inchiesta documenta nero su bianco che la Chiesa “è stata indifferente per decenni ai bambini maltrattati e alle anime dei bambini feriti”, secondo il comitato consultivo dell’arcidiocesi. D’altra parte, gli autori dei crimini più atroci erano – sempre secondo gli autori dello studio – protetti. Sotto la guida dell’arcivescovo emerito Robert Zollitsch, la Chiesa era diventata un “rifugio per i colpevoli” e un “inferno per i bambini che erano esposti alla violenza sessuale e non ricevevano alcun aiuto”. L’arcivescovo Zollitsch ha guidato l’arcidiocesi di Friburgo dal 2003 al 2014. L’indagine ha rilevato il suo “fallimento” sotto diversi aspetti, compreso il “deliberato occultamento dei fatti” e la copertura dei religiosi abusanti, ignorando il diritto canonico: ad esempio, non ci sono state segnalazioni di sospetti abusi al Vaticano, sebbene questo fosse obbligatorio dal 2002.
“Anche come presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Zollitsch ha ignorato la legge”. Nell’indagine si evidenziano manipolazioni di vari documenti. Zollitsch ha annunciato tramite un portavoce che per il momento non commenterà le accuse, anche se lo scorso ottobre ha chiesto perdono in un video. Le accuse toccano anche il suo predecessore Oskar Saier, arcivescovo di Friburgo dal 1978 al 2002: è accusato di aver trasferito sacerdoti abusatori senza informare le comunità. L’indagine però sottolinea come “anche sotto Saier, che come arcivescovo ha sempre avuto la responsabilità ultima, Zollitsch ha ricoperto una posizione molto potente”, ha detto Endress, in quanto era il responsabile del personale arcidiocesano. Gli autori dello studio non hanno trovato prove di un insabbiamento nel caso dell’arcivescovo in carica Stephan Burger (dal 2014).
Agenzia SIR 19 aprile 2023
www.agensir.it/quotidiano/2023/4/19/germania-diocesi-di-friburgo-indagine-su-violenza-sessuale-e-occultamento-atti-di-abuso-autore-indagine-vittime-lasciate-sole
Abusi, presa di posizione dell’Opus Dei Portogallo Sarebbero cinque i casi riconducibili alla prelatura
L’Opus Dei in Portogallo ha espresso la sua solidarietà alle vittime di abusi nel Paese, dopo che la relazione di una Commissione indipendente ha indicato cinque casi in questa istituzione. La Prelatura ha anche ribadito il suo impegno a creare ambienti sicuri nella pastorale dei minori.
“Il rapporto della Commissione indipendente per lo studio degli abusi sessuali sui bambini nella Chiesa cattolica in Portogallo ha indicato cinque casi nel contesto della Prelatura dell’Opus Dei“, si legge nel testo diffuso dall’istituzione presente in Portogallo. “Se tutti gli abusi contro i minori sono molto gravi, ovunque siano fatti o chiunque li faccia, è più grave se sono perpetrati da un cristiano“, afferma la dichiarazione.
Per questo motivo, “un cristiano dell’Opus Dei che commette questo crimine dovrebbe rispondere davanti alla giustizia e alle autorità civili, riparare i danni, chiedere perdono alle vittime, implorare il perdono di Dio, fare una conversione di vita profonda ed esigente, e vedere fino a che punto questo comportamento influisce sulla sua appartenenza alla Prelatura“, continua il comunicato.
L’Opus Dei in Portogallo mette a disposizione di coloro che desiderano presentare un reclamo il seguente telefono ed indirizzo e-mail: +351 918 216 568 e protecaomenores.pt@opusdei.org
A seguito della pubblicazione del rapporto, il presidente della Conferenza episcopale portoghese Monsignor José Ornelas, ha presentato le scuse alle vittime di abusi sessuali commessi da membri della Chiesa cattolica portoghese.
Redazione ACI Stampa 19 aprile 2023
www.acistampa.com/story/abusi-presa-di-posizione-dellopus-dei-portogallo
CENTRO GIOVANI COPPIE
Registrazione degli incontri
L’incontro con Don Paolo Alliata sul tema:
“Nudi e crudi. Narrazioni e messe in scena dell’imprevisto”
di giovedì 20 aprile 2023 ha concluso il ciclo di incontri 2022-2023.
La registrazione dell’incontro è disponibile in audio e in video nel sito del Centro Giovani
Coppie San Fedele, all’indirizzo:
Se si scopre di aver perso una conferenza che interessava, come si può fare? Nessun problema! Tutte le conferenze vengono registrate e sono fruibili in video o in audio sul canale YouTube del Centro Giovani Coppie San Fedele, all’indirizzo
www.youtube.com/channel/UCYmTqw5sH7Qr2kxo-7F89kw/featured.
Allo stesso indirizzo, nel menu Playlist, potrete trovare tutte le conferenze tenute nel Centro Giovani Coppie San Fedele a partire dal 2007, organizzate per anno e per tipologia di argomento.
CISF – Centro Internazionale di Studi sulla Famiglia
Newsletter CISF – N. 16, 19 aprile 2023
֍ Ryan, che ringrazia la madre biologica per avergli dato la vita. In questa settimana dominata dalla vicenda del piccolo Enea, proponiamo la testimonianza di Ryan Jon Dunn, un uomo che ha vissuto un’esperienza simile, e che cinque anni fa ha affidato a un video (che ha fatto il giro del mondo) un messaggio per la madre biologica: “grazie perché esisto, perché sono stato cresciuto da una famiglia che mi ha accolto. Non so chi sei, non voglio turbarti ma solo ringraziarti” [qui il video montato e tradotto – qui il video originale].
֍ Assegno unico, serve un salto di qualità. È importante verificare quanto viene investito oggi sulle politiche familiari: perché è doveroso ripristinare maggiore equità intergenerazionale, spostando già oggi risorse consistenti a favore delle generazioni più giovani. E quindi, ad esempio, finanziando in modo molto più deciso l’Assegno Unico Universale, perché le risorse dell’assegno unico sostengono le famiglie con figli, quelle cioè che investono la propria vita sulle nuove generazioni, che saranno poi quelli che dovranno ripagare i debiti di oggi. Quindi, sono sicuramente pochi i 16 miliardi già impegnati nel 2022, pur nell’apprezzamento complessivo che l’assegno unico merita“, scrive Francesco Belletti in un approfondimento dedicato agli investimenti fatti a favore delle famiglie nella programmazione economica del governo [link ↓]
www.ilsussidiario.net/news/assegno-unico-5410-euro-contro-i-200-in-germania-il-gap-nel-sostegno-alla-famiglia/2522800
֍ “Famiglia&digitale”: appuntamenti a Cinisello Balsamo e a Potenza. Continuano gli appuntamenti di formazione legati al CISF Family Report “Famiglia&Digitale”. Giovedì 20 aprile (ore 17.30) Francesco Belletti dialogherà con la pedagogista Chiara Angioletti sulle sfide educative aperte dal digitale, e del lavoro messo in campo dalle realtà del comune di Cinisello al fianco delle famiglie (l’evento è a cura del Cisf e del Centro Culturale San Paolo, con la collaborazione di alcune realtà del territorio e il patrocinio del comune di Cinisello Balsamo – qui la locandina). Mercoledì 26 aprile (ore 19), il direttore Cisf sarà a Potenza, in un evento organizzato dal Centro Culturale San Paolo di Potenza, per confrontarsi con il mondo della scuola sul tema “Digitalizzazione e vita quotidiana: l’impatto del digitale sulle relazioni” [qui la locandina]
֍ Love talks, al via la seconda edizione. Inizia il 22 aprile la seconda edizione di LoveTalks, una serie digitale dell’IFFD (International Federation for Family Development), che questa volta affronta il tema della “Balanced Life”, con esperti da tutto il mondo che offriranno idee ed esperienze su come integrare i vari aspetti della vita. Love Talks (che nella prima edizione ha avuto un grande successo, oltre 100mila visualizzazioni da tutto il mondo) offre brevi conferenze preregistrate (10-15 minuti) su un argomento specifico. Alcuni dei titoli dei nuovi incontri vertono su: genitorialità positiva; famiglia e lavoro; come indirizzare una cultura che faciliti l’equilibrio tra lavoro e famiglia; come coltivare una mentalità generosa in casa; farsi coinvolgere dalle reti familiari; salute mentale: conciliare lavoro e famiglia; giovani e progetti di vita; lavoro a distanza. info e iscrizioni https://iffd.vhx.tv
֍ Dall’osservatorio INPS il bilancio di un anno di assegno unico. L’Inps ha diffuso i dati dell’Osservatorio statistico sull’Assegno Unico, entrato stabilmente in vigore dal marzo 2022 (quindi il report relativo a marzo 2023 rappresenta il primo vero bilancio annuale della misura – qui il link).
֍ In un anno sono stati complessivamente erogati 15,2 miliardi in assegni a 5,3 milioni di famiglie, per un totale medio mensile di 8,5 milioni, distribuiti a famiglie con figli dal settimo mese di gravidanza ai 20 anni. L’importo medio degli assegni ricevuto dai genitori è stato di 233 euro al mese nel 2022 e di 262 euro nei primi due mesi del 2023 (per effetto degli aumenti previsti dalla legge di Bilancio). Un approfondimento sullo scenario da Avvenire. www.avvenire.it/attualita/pagine/assegno-unico-pi-alto-per-tutti
֍ Giovani in servizio civile, pubblicato il rapporto CNESC. Il XXI Rapporto Annuale della CNESC – Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile (riferito al bando ordinario 2020, le cui attività si sono sviluppate nel 2021 e 2022) fornisce una prima fotografia dall’entrata in vigore dei programmi di intervento e del passaggio definitivo al Servizio Civile Universale.
Sono stati 19.680 i giovani che hanno svolto il servizio in uno dei progetti proposti dalle organizzazioni socie: più del 50% nell’assistenza, il 26,7% nell’educazione e nella promozione culturale, il 9,6% nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale, e in minor parte nella protezione civile, nell’agricoltura sociale, nella tutela dell’ambiente e all’estero [il testo integrale del Rapporto: 21 Rapporto Cnesc 2020.pdf]
֍ Dalle case editrici
- Anfaa (a cura di), La scuola di tutti. Linee Guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine, 2021, (volume in distribuzione gratuita). www.anfaa.it/lib
- L. Malfer, M. Dorigatti (a cura di), Politiche familiari, coesione sociale e benessere, Fond. Don Lorenzo Guetti, VITREND, 2022, pp. 160-
- Francesco Pesce, Amare per credere. La fede cristiana alla prova delle relazioni, San Paolo, Milano 2023, pp. 160.
Qual è il legame tra l’amarsi, essere famiglia, e credere? Esiste ancora un futuro per la spiritualità familiare, per tramandare la fede attraverso le generazioni? Sono le domande a cui cerca di rispondere Francesco Pesce, presidente del Centro della Famiglia di Treviso, docente di Teologia Pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto, mettendo in primo piano gli interni familiari, in una serie di “ritratti narrativi” che sono certamente frutto della sua bella esperienza con le famiglie del territorio. (…). (B. Ve.)
֍ Save The Date
- Weekend di formazione (Nocera Umbra-PG) – 29 aprile/1° maggio 2023. “Conflitto, perdono e dialogo“, seminario di formazione per coppie a cura della Casa della Tenerezza di Perugia [qui per info]
www.casadellatenerezza.it/event/il-nostro-amore-quotidiano-4
- Ciclo di seminari (MILANO) – 6 maggio 2023 (ore 18). “Il disagio nell’adolescenza può essere utile?” seminario nell’ambito del tema “Il ciclo della vita” organizzato da Società Dante Alighieri-Milano in collaborazione con Fond. Ambrosianeum, Centro Culturale San Fedele, il Museo Martinitt e Stelline e la Biblioteca di Porta Vigentina [la locandina]
http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/attachments/ciclodellavita.jpg
- Webinar (EU) – 16 maggio 2023 (9.30-11 CET). “High Quality ECEC: The importance of Child-Staff ratios for children’s well-being and families’ engagement” webinar nell’ambito del ciclo “Breakfast Bites” a cura di COFACE [qui per info e iscrizioni]
- Convegno (Bergamo) – 18 maggio 2023 (18-19.15). “Verso una nuova cultura del lavoro” a cura di Associazione Adapt [qui per info e iscrizioni]
- https://unicalmondo.musvc2.net/e/t?q=9%3dIVBeMV%26s%3dY%266%3dTAZ%267%3dT9YRV%262%3d7s3hDBLwO_0sZv_K3_ywkr_9B_0sZv_J84SE.3k78L.pP%26v%3dE2OD59.JwL%26pO%3dNTFZ
- Congresso Internazionale (ROMA) – 19/20 maggio 2023. “Humanæ Vitæ, the audacity of an encyclical on sexuality and procreation” organizzato da The Jérôme Lejeune International Chair in Bioethics, in collaborazione con FAFCE. www.congreshumanaevitae.org/it/accueil-italiano-2/
Iscrizione http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx
Archivio http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/elenco-newsletter-cisf.aspx
CHIESA CATTOLICA NEL MONDO
La crisi profonda del cristianesimo. Il “mondo cattolico” è finito
Brunetto Salvarani (α 1956) è un teologo curioso e capace di sguardi plurali, da sempre attento ai cambiamenti in atto nella Chiesa e nel mondo. Due settimane fa, per i tipi Laterza, ha pubblicato un testo dal titolo: “Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano”. Prendendo atto di una crisi profonda che attraversa le chiese cristiane europee, Salvarani si interroga se questa trasformazione epocale riguarderà solo il mondo religioso o ci saranno conseguenze rilevanti per la società occidentale nel suo complesso. Non solo rilancia la necessità che la visione cristiana, se vuole essere ancora pertinente per l’uomo contemporaneo, va ripensata da capo ma con acutezza si chiede cosa rischiamo tutti di perdere in una cultura in cui il cristianesimo che abbiamo ereditato dal passato non funziona più. Daniele Rocchetti
Di questo e di molto altro ho ragionato con Brunetto. Cosa ti ha mosso a scrivere “Senza Chiesa e senza Dio”?
Una convinzione precisa, che provo da tempo, e che sono certo sia condivisa da molti cristiani: la Chiesa è in crisi. Anzi, le chiese si trovano come sospese tra affanno e depressione, soprattutto nei paesi europei, e la loro appare a tutti gli effetti una crisi epocale. Al cuore delle comunità cristiane affiora un vistoso disagio, che viene da lontano, ha molteplici motivazioni e si manifesta in modi diversi. C’è chi preferisce, al termine crisi, quello di declino, riferendosi – nel tentativo di limitare i danni – all’esaurimento di una determinata forma storica di cristianesimo coniugata in chiave di religione, ma la sostanza non cambia.
In realtà, probabilmente, la si potrebbe dire una non-notizia, ormai, di fronte alla quale parte dell’opinione pubblica nazionale può trovare di che rallegrarsi, reagendo semmai, a mezza voce, con un “finalmente!” che riemerge da antichi e mai del tutto sopiti furori anticlericali. Peraltro, la novità di questi due o tre ultimi decenni – almeno in ciò che chiamiamo Occidente – è che la reazione media alle conclamate difficoltà che il cristianesimo sta trovando, nel suo sforzo di trasmettersi alle nuove generazioni in territori di antica tradizione e di presentarsi come parola credibile e autorevole nello spazio pubblico, corrisponde per lo più a un’alzata di spalle, a un disinteresse trasparente ed endemico.
Il fatto che – ad esempio – le chiese annaspino quale più quale meno in un vistoso dissesto etico, fra scandali sessuali e disastri finanziari, che i presbiteri e le religiose siano sempre più rari e affaticati, e che parole chiave nell’universo di senso cristiano come salvezza o redenzione non dicano più nulla a una quota crescente della popolazione, produce indifferenza e non preoccupa nessuno, o quasi. Forse, gli addetti ai lavori, alla fine pochi intimi. Qui sta il punto.
Mi sono chiesto, dunque: possiamo accettare con calma olimpica che la Bibbia sia ridotta a un libro assente nella cultura media di un cittadino italiano, e che una simile assenza ci impedisca di capire chi siamo stati, chi siamo, da dove veniamo e quali racconti hanno plasmato la sensibilità e le speranze di chi ci ha preceduto? Possiamo dare per scontata non solo e non tanto la fine della cristianità, appunto, ma anche ciò che la diffusione del pensare cristiano (certo, ibridato con molte altre radici e venature) ci ha offerto, spesso pagato a caro prezzo (l’apertura al futuro, l’emergere dell’umanesimo, il primato dell’amore per il prossimo, valori cruciali nelle relazioni interpersonali come il perdono e la misericordia)? E via dicendo…
Hervieu-Leger (α 1947- sociologa delle religioni) parla di esculturazione del cristianesimo. Ti ritrovi in questo cambiamento radicale che investe in modo prepotente l’Occidente cristiano?
Sì, decisamente. Del resto, anche Christoph Theobald, (α1946) teologo gesuita molto stimato per la sua lettura del Vaticano II, ha adottato la stessa terminologia: es-culturazione del cristianesimo dall’Europa. Seguo da anni il lavoro, prezioso, di Danièle Hervieu-Léger, e trovo che le sue siano di solito analisi realiste e ben documentate. In effetti, la sensazione generale è che quello che era un paesaggio religioso conosciuto e abitato per secoli abbia negli ultimi decenni subìto dei mutamenti così sensibili, al punto da divenire irriconoscibile.
Il punto di partenza di qualsiasi ipotesi sul futuro delle chiese è così, inevitabilmente, la constatazione acclarata della fine di un mondo. Del mondo cattolico, perlomeno, nonché della cristianità che ebbe origine nel quarto secolo, in conseguenza delle scelte politiche dell’imperatore Costantino (e poi Teodosio) e dei grandi concili dogmatici, da Nicea (325) a Costantinopoli (381). Certo, non esiste una data precisa per un simile evento (che infatti non è un evento, bensì un processo che ha registrato più tappe lungo i secoli, ma soprattutto lo sfrangiamento progressivo di un universo di senso).
Sta di fatto che oggi quel microcosmo compatto e all’apparenza inscalfibile, capace di imporre in un territorio assai vasto, per secoli, il proprio sguardo sicuro sulla realtà sociale e sul dopo-vita, nonché di tener testa fieramente ai ripetuti attacchi dei suoi nemici di turno – atei, laicisti, materialisti, e via dicendo – ma anche di superare senza fiatare ogni refolo di contestazione interna – cosiddetti eretici, modernisti, reazionari, cristiani del dissenso, anticonciliari e via dicendo – non esiste più. Si è dissolto nel vento, o sta ormai per dissolversi. A nulla valgono le (sempre più flebili, a mio parere) nostalgie dei sopravvissuti, i rimpianti amari del bel tempo che fu, i richiami a una mitica età aurea, a “quando le cattedrali erano bianche” e il popolo delle città europee si ingegnava con ogni mezzo a coinvolgere architetti, artisti e maestranze varie per costruire chiese ed edicole, santuari, conventi e monasteri che segnassero il territorio.
Uno scenario, in ogni caso, consegnato alla storia. Si badi, non si tratta – per chi voglia darsi da fare per ricostruire dalle macerie – di ripartire da zero, ma di rendersi conto, in primo luogo, che non c’è solo da rimboccarsi le maniche, ma anche e soprattutto il pensiero. Per capire cosa sia successo, nonché come e perché è successo.
Prima parte. Continua https://labarcaeilmare.it/rubriche/senza-chiesa-e-senza-dio
Il mondo secolarizzato e le nuove teologie di alcuni decenni fa. La visione cristiana va ripensata da capo
Sessant’anni fa molti teorizzavano “la morte di Dio“. In realtà, la storia pare essere andata da un’altra parte al punto che Kepel ha scritto un testo dal titolo “La rivincita di Dio“. Perché invece ritieni che i cambiamenti in atto siano irreversibili e irreversibilmente cambino le forme della testimonianza credente, non solo cristiana?
Certo, è curioso, misuriamo il peso specifico del religioso nelle nostre società, riandare alla stagione – era appena il tornante fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento – in cui campeggiavano senza se e senza ma nella cultura occidentale le teorie sociologiche della secolarizzazione, accompagnate appunto da quelle, sul versante teologico, della cosiddetta morte di Dio. Che prendevano le mosse da due principali constatazioni:
- a monte, la sempre minore incidenza, un dato oggettivo, del cristianesimo nelle sue varie declinazioni sulla società, sulla politica, persino sul vissuto quotidiano dei fedeli;
- e a valle, l’ipotesi che anche le religioni altre – di cui ancora poco si sapeva e ritenute non di rado un relitto del passato di stampo medievale – erano destinate a scomparire, prima o poi, e comunque quando fossero venute a contatto con la modernità nei suoi aspetti più dinamici, l’avanzare impetuoso della scienza e la tecnologia su tutti.
Senza dimenticare che le teorie della secolarizzazione incorporavano almeno tre significati, prossimi ma distinti:
- il declino della religione tout-court;
- la crescente differenziazione fra le cosiddette sfere del sacro e del profano;
- e infine, la privatizzazione del rapporto con la fede.
Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti, fino a renderci consapevoli che, a dispetto dell’ormai avvenuta secolarizzazione di costumi e stili di vita, la postmodernità in cui siamo immersi è ancora chiamata a fare i conti con le religioni. Spesso, purtroppo, a caro prezzo. Tanto che ormai appare legittimo – e, per quel che mi riguarda, doveroso – riprendere in mano l’interrogativo del
teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, (α1906-ω1945I il quale, dal carcere nazista in cui fu rinchiuso dal 1943 al 1945, si domandava per nulla retoricamente se sia possibile vivere, dopo duemila anni della sua storia, il cristianesimo “etsi Deus non daretur”.[“vivere come se Dio non esistesse…”, ossia a comportarsi correttamente non in nome della fede, ma della ragione umana]. Fino a immaginare un “cristianesimo non religioso”.
Ottant’anni dopo, stiamo appurando che è perfettamente possibile vivere “come se Dio non ci fosse”, come capita oggi alla maggioranza dei cittadini europei, i quali in qualche misura ancora si dicono sì cristiani – qualunque cosa ciò significhi per loro – ma che alla questione di cosa o chi sia Dio, o ai dubbi relativi alla sua esistenza o alla sua inesistenza, non dedicano alcun interesse. Senza problemi, rimpianti o rimorsi.
Perché un gran numero di persone, in concreto, ha smesso di credere in Dio e le chiese non sembrano più in grado di affrontare tale situazione, di testimoniare e comunicare la buona notizia di Dio. Si tratta di un disincanto diffuso, rispetto a un discorso che è stato – e per certi versi è ancora – troppo sicuro di sé…
Johann Baptist Metz,(α1928.ω2018) uno dei maggiori teologi del postconcilio ideatore fra l’altro della teologia politica, pur ritenendo – naturalmente – la decadenza strutturale e la debolezza diffusa nella Chiesa una questione dirimente, ripetutamente sottolinea che ancor più rilevanza sta oggi acquisendo la crisi di Dio. Con un ulteriore paradosso: tale crisi non si manifesta facilmente, perché a sua volta essa si collega spesso a un’evidenza religiosa. Fino a far dire allo stesso Metz che si tratta di una crisi di Dio in un’epoca religiosamente entusiasta…
Questi cambiamenti mettono in atto nella Chiesa cattolica risposte molto diverse. Dalla difesa identitaria ad oltranza alla resa di fronte a un futuro dove pare che la questione religiosa non possa avere più diritto di cittadinanza.
Nel mio libro – che ha l’ambizione di provocare un po’ di dibattito al riguardo – provo a tracciare qualche risposta, ponendomi nella prospettiva della Chiesa di domani, individuandone le tracce già nella situazione odierna. Mi domando: cosa resterà, della Chiesa in frantumi di oggi, nei prossimi decenni e oltre?
Karl Rahner, SI (α1904–ω1984)– disse il cardinal Martini (α1927–ω2012)–nell’ultima sua intervista, nel 2012, al Corriere della sera – usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore?”
Ecco ciò che ho inteso esplorare in Senza Chiesa e senza Dio, nella consapevolezza che si danno due narrazioni fondamentali sul futuro delle chiese (adotto il plurale, non casualmente) e del cristianesimo: una, minoritaria, ottimista, e un’altra, largamente prevalente, pessimista.
- Secondo la prima, le chiese sarebbero destinate a emergere trionfanti dall’attuale palude stigia: contro ogni probabilità, esse proseguiranno ad adempiere il loro mandato divino di evangelizzare i loro contemporanei.
- Stando all’altra, per contro, il loro declino è inevitabile, a gioco medio-lungo, e il cristianesimo – come ogni altra religione, si presume – è destinato a perdere influenza e a tirare i remi in barca, mestamente. Come dicevo, per quanti si sentano coinvolti c’è da rimboccarsi le maniche ma ancor più il pensiero, perché da troppo tempo, come chiese, abbiamo smesso di pensare.
Cosa significa ripensare da capo la visione cristiana? Partendo da dove?
Rispondo a partire da un dato che intendo evidenziare: l’abbandono delle pratiche e la cosiddetta crisi di Dio non stanno causando la scomparsa dei bisogni di senso, della consolazione e della ritualizzazione che costituivano il fondamento dell’antica domanda religiosa, anche se questi elementi si sono, in buona parte, trasformati e vengono reinvestiti altrove.
Occorre prenderne atto, come fa Giuliano Zanchi scrivendo da Bergamo, epicentro italiano della pandemia: “Mai come in questi momenti si può avere consapevolezza di quanto le nostre parole religiose siano consumate, estenuate dall’abuso, depotenziate dal controllo: esse ora scivolano sulla realtà, in questi giorni così brulicante, come acqua su una tela cerata. Non ce siamo presi cura che per blindare la loro immutabilità. Ora non abbiamo che fossili verbali utili solo alla stratigrafia di un mondo scomparso”.
Lo ribadisce un teologo ceco assai attento alle trasformazioni del cristianesimo,
Tomàš Halík (ω1948ì) “Forse è giunto il tempo di abbandonare molte di quelle parole pie che abbiamo continuamente sulle nostre bocche e sui nostri stendardi. Queste parole, a causa di un uso continuo, spesso troppo superficiale, sono consumate, usurate, hanno perso il loro significato e il loro peso, si sono svuotate, diventando leggere e facili. Altre invece sono sovraccariche, rigide e arrugginite; sono diventate troppo pesanti per riuscire a esprimere il messaggio del Vangelo, la buona novella”.
Di fronte a questi scenari, dopo duemila anni, mi pare evidente che il cristianesimo, giunto ormai al suo inevitabile appassimento come sistema religioso, sia oggi convocato a radicarsi di nuovo nell’esigente logica della parola evangelica. Investire in formazione rimane l’unico modo possibile per preparare il futuro, per seminare futuro. E la formazione richiede inventiva, risorse economiche e mentali, lungimiranza, e la pazienza dei passi brevi nella coscienza dei tempi lunghi.
Certo, nel futuro contesto sempre più secolarizzato e post-secolare, quel che resta del cristianesimo e dei cristiani – non solo in Occidente – si troverà a operare in uno spazio pubblico affollato di proposte etiche, morali, spirituali e teologiche variopinte, non di rado in contrasto fra loro e destinate a confrontarsi con il basso continuo della permanenza di atteggiamenti e stili di vita pienamente secolarizzati. Qui siamo, con le macerie del cristianesimo di ieri ancora fumanti. Ma non servono, e non serviranno, posture passatiste. E non serve a nulla, neppure stavolta, secondo l’immagine di Numeri 11,5, rimpiangere le cipolle egiziane…
Daniele Rocchetti La barca e il mare
Germania: Magonza, gli affari della diocesi gestiti da ordinati e laici.
Reith (rappresentante vicario generale), “decisioni prese in corresponsabilità”
In Germania, nella diocesi di Magonza c’è un esperimento riuscito nella corresponsabilità di ordinati e laici nella leadership diocesana.
Perciò, Stephanie Rieth, (α1980, teologa) rappresentante del vicario generale nella diocesi di Magonza, consiglia alle altre diocesi di coinvolgere i laici nella guida diocesana su un piano di parità. La corresponsabilità di ordinati e non ordinati nella leadership diocesana è necessaria “per ripristinare la credibilità e smantellare i circoli clericali”, ha affermato Rieth, in un comunicato ufficiale della diocesi di Magonza. “Abbiamo bisogno che coloro che sono ordinati siano responsabili, tanto quanto coloro che non lo sono”, ha sottolineato Rieth presentando l’esperienza di Magonza a Spira.
Rieth è rappresentante autorizzata del vicario generale della diocesi, mons. Udo Markus Bentz, dall’aprile 2022. E, tra le altre cose, è la delegata alla questione degli abusi. E proprio, al fine di affrontare lo scandalo degli abusi nella Chiesa, la donna ha chiarito di essere sostanzialmente responsabile delle discussioni con l’imputato. Questa scelta mira a “non offrire più ai colpevoli un presunto rifugio intraclericale”. Ma ciò non significa che Bentz, che è vicario generale e vescovo ausiliare, “si sottragga alla responsabilità di tale questione”. Bentz, è “ancora strettamente coinvolto”, ha precisato Rieth. Le decisioni sono prese congiuntamente e secondo il principio dei “quattro occhi”: “Se uno di noi deve prendere una decisione di grande importanza, dobbiamo assicurarci che l’altra parte possa sostenere questa decisione”. Ciò richiede di votare e confrontarsi più volte: “Ma ne vale la pena, perché nessuno può più prendere decisioni da solo ed entrambi possono davvero essere responsabili della decisione alla fine”, ha sostenuto Rieth. Il rappresentante autorizzato non è un “ufficio femminile”, ha sottolineato Rieth. È “un caso” che ricopra questo incarico come donna, ma anche un’opportunità per le donne di essere coinvolte nella gestione.
Agenzia SIR 21 aprile 2023
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Brasile, la Plenaria dei vescovi. Il bilancio del presidente uscente, “il futuro è nella sinodalità”
Inizia oggi ad Aparecida e proseguirà fino alla conclusione di aprile l’assemblea plenaria della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. Un appuntamento importante, poiché l’assemblea prevede il rinnovo delle cariche elettive dell’episcopato brasiliano e perché i vescovi torneranno a trovarsi in presenza per un tempo così prolungato (dieci giorni) dopo gli anni della pandemia. Il presidente uscente, l’arcivescovo di Belo Horizonte, dom Walmor Oliveira de Azevedo, traccia sul sito della Cnbb un bilancio del suo mandato. “La presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani – dice – ha affrontato molte sfide. Negli ultimi quattro anni, il mondo ha sofferto le conseguenze di una grave pandemia, che ha causato la morte di molte persone e famiglie. La Chiesa, in questo contesto, anche nelle fasi più acute della trasmissione della malattia, con la necessaria distanza sociale, ha intensificato il suo lavoro di sostegno spirituale e sociale. Per farlo, ha imparato rapidamente a gestire i nuovi strumenti tecnologici di comunicazione, rendendosi presente nella vita quotidiana delle persone in molti modi. Ha anche creato azioni per ridurre al minimo le sofferenze di coloro che hanno subito le conseguenze economiche della pandemia”. L’arcivescovo sottolinea che, soprattutto in quest’ultimo quadrimestre, “il Brasile ha vissuto un’escalation di polarizzazioni, con rotture, anche all’interno delle famiglie, provocate da disaccordi politico-ideologici. Uno scenario triste, incorniciato dalla crescente diffusione di notizie false. Un momento culminante di queste polarizzazioni è stato vissuto nell’ultimo processo elettorale”. Guardando al futuro, il presidente uscente fa notare che “la Chiesa cattolica, in tutto il mondo, cerca di investire sempre di più nella sinodalità, accogliendo l’appello proveniente dal luminoso magistero di Papa Francesco. La Cnbb, che è già espressione della sinodalità nella Chiesa, riunendo i molti contributi dell’episcopato brasiliano, con partecipazione dei consacrati e dei laici cristiani, ha bisogno di andare sempre più avanti in questo cammino sinodale. Ciò significa intensificare continuamente i nostri servizi alle numerose comunità di fede presenti sul territorio nazionale, promuovendo una più ampia partecipazione, con particolare attenzione a quella delle donne”.
Agenzia SIR 19 aprile 2023
www.agensir.it/quotidiano/2023/4/19/brasile-da-domani-vescovi-in-assemblea-plenaria-ed-elettiva-il-bilancio-del-presidente-uscente-dom-oliveira-de-azevedo-quattro-anni-con-molte-sfide-il-futuro-e-nella-sinodalita
CHIESE RIFORMATE
Quando la scienza “provoca” la teologia
Un convegno presso il Politecnico di Torino coinvolge la Facoltà teologica cattolica e quella valdese. Il titolo è accattivante: «La teologia provocata dalla scienza». Mostra, cioè, il rapporto fra due ambiti, due modalità per accostarsi al mondo e studiarlo, sottolineando che la scienza costringe in qualche modo la teologia a porsi delle domande. L’occasione è un incontro-dibattito che si tiene sabato 15 aprile dalle 10 alle 13, al Politecnico di Torino, presso il Dipartimento di Matematica intitolato a Joseph-Louis Lagrange (c.so Duca degli Abruzzi 24).
«La Facoltà Teologica di Torino – dice Giovanni Pistone, valdese, matematico da tempo attento a queste tematiche, fra gli organizzatori dell’iniziativa – ha pubblicato recentemente un volume speciale del suo periodico “Archivio Teologico Torinese” (n. 2021/2) intitolandolo ”La Teologia provocata dalla scienza”. I curatori, i professori Ferruccio Ceragioli, Valter Danna e Alberto Piola, mettono a fuoco un discorso sulla scienza dal punto di vista della teologia. La Facoltà valdese di Teologia, soprattutto nella persona del prof. Fulvio Ferrario, ha recentemente condotto un discorso analogo nell’insegnamento e in convegni. Le associazioni Centro Culturale Protestante e Nuovo SEFIR hanno dunque deciso di promuovere questo incontro delle due Facoltà, ospitato nell’ambiente accademico del Politecnico di Torino. È previsto anche un intervento del professor Filippo Tempia (Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino) sulle scienze cognitive, ambito considerato oggi da molti teologi di particolare interesse».
«Il tema non è nuovo – dice Fulvio Ferrario, docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese –, anzi è un tema molto frequentato, e personalmente credo che questa frequentazione sia opportuna: il “paradigma naturalista”, che non è di per sé un frutto della scienza come tale, ma è piuttosto un’interpretazione filosofica (un’interpretazione riassumibile nell’affermazione che la realtà consiste in ciò che si può vedere e si può toccare, e in niente d’altro), continua a rappresentare una sfida molto significativa per la fede e per la teologia. Certo, non possono essere i convegni a proiettarci in un “nuovo orizzonte”, ma il chiarimento di alcune strutture fondamentali di questa problematica è sempre da salutare con favore».
Redazione Riforma.it 14 aprile 2023
“Dalla parte delle donne, tutela ed assistenza nei casi di violenza”
Numerosi ospiti si sono alternati nel convegno organizzato dall’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova sui temi legati alla tutela e assistenza delle vittime di abuso. L’incontro si inseriva nella formazione continua offerta dall’ospedale sui temi della violenza, maltrattamento e abuso che l’Ospedale porta avanti da anni. Alessio Parodi, direttore generale dell’Oeige, ha aperto l’incontro sottolineando «le dimensioni di insopportabilità» che da qualche anno la piaga della violenza di genere sta assumendo, ma ricordando anche il grande supporto che arriva dalle chiese valdesi e metodiste attraverso l’8xmille «Siamo grati alla Tavola Valdese che da anni sostiene il progetto “Finestra Rosa”, permettendo il suo sviluppo e la sua crescita».
In un momento storico in cui le disuguaglianze si stanno acuendo sempre più e i fragili vengono lasciati ai margini, il diritto alla salute non è sempre così scontato. La presidente dell’Oeige, Barbara Oliveri Caviglia, ha ricordato come il forte impegno dell’Ospedale nell’offrire un’assistenza sanitaria diversa, risieda anche nel concetto stesso di esistenza della struttura: «Il vero motivo è nel nome: Ospedale Evangelico, un’espressione delle chiese e del modo di concepire e offrire assistenza sanitaria. Da anni l’Ospedale Evangelico di Genova è inoltre premiato dall’Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, con i “bollini rosa”: un riconoscimento dato alle strutture sanitarie vicine alle esigenze delle donne».
Fondamentale anche la collaborazione con i consolati, come ha ricordato Denise Ashing Dardani, vice presidente dell’Oeige. «Da anni abbiamo stabilito intese e collaborazioni con alcuni consolati, tra cui Ecuador, Albania, Romania, Repubblica Dominicana, per aiutare e accogliere le persone straniere presenti nella città di Genova, soprattutto le donne».
Era presente al convegno anche la diacona Alessandra Trotta, attuale moderatora della Tavola Valdese, che ha ricordato come l’auspicio sia quello di «contribuire a creare un’umanità più serena, felice, solidale». Una comunità più giusta, che però ha bisogno delle energie di tutti e tutte per difendere i diritti, tutelare la libertà e l’uguaglianza. Questo è un impegno prioritario anche delle chiese: rispetto a queste tematiche c’è sempre stata una grande sensibilità da parte delle Federazioni di donne, ma sono temi che devono richiamare costantemente il pubblico alla responsabilità individuale. Ci si deve attrezzare sempre di più a cogliere i segnali del disagio nella nostra società, per poter accogliere, sostenere e aiutare chi chiede aiuto per uscire da una situazione di difficoltà. Consapevoli di questo percorso, la speranza è che le nostre chiese possano diventare luoghi dove sviluppare relazioni di fiducia tali che consentano alle persone di aprirsi, o almeno luoghi a cui ci si possa indirizzare per eventuali richieste di aiuto».
Il convegno ha proposto il racconto dei percorsi della Rete regionale e nazionale a sostegno delle donne vittime di violenze, attraverso le testimonianze di molte associazioni, centri antiviolenza e istituzioni. La dottoressa Anna Maria Zucca, presidente del Centro Antiviolenza E.M.M.A di Torino, ha ricordato anche il recente progetto «SOS: Sostegno agli orfani speciali», dedicato a bambini e bambine rimasti orfani proprio a causa dell’omicidio della loro madre. Un progetto che riguarda le regioni Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta.
Il tema degli stereotipi è emerso in più di un intervento: la necessità di scardinare alcuni stereotipi culturali che ancora permeano il nostro modo di affrontare le diverse questioni in diversi livelli e settori è il fulcro del cambiamento, come ha ricordato il dottor Francesco Cozzi, garante di Ateneo dell’Università di Genova, che ha anche aggiunto «Ci possono essere varie motivazioni per cui ci occupiamo di questo tema, ma tutte convergono verso determinati e unici risultati, rivolti al superamento di una situazione che non riteniamo più tollerabile» e che riguarda infanticidi, femminicidi e violenza in generale.
Sono stati ricordati gli obiettivi della convenzione di Istanbul del 2011: un trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. La convenzione ha indicato a tutti gli stati aderenti, tra cui l’Italia, obiettivi da cercare di conseguire: educazione, prevenzione, protezione e repressione nell’ambito della tutela delle donne e dei più fragili.
Centri antiviolenza e recupero maltrattanti, inseriti nella rete, svolgono una funzione importantissima, rimettendo al centro un rapporto di fiducia. «Le donne che accedono al centro intraprendono un percorso di relazione e fiducia con le operatrici – ha ricordato Manuela Caccioni, responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona – Le donne che ci raggiungono sanno che troveranno del personale che accompagnerà il loro percorso, mettendo al centro le loro esigenze, senza mai prendere decisioni al loro posto. Il lavoro tiene in considerazioni anche la questione fondamentale dell’ambito culturale: con l’aiuto di mediatori culturali si cerca di comprendere al meglio il vissuto culturale della persona che viene da noi».
Ma un centro antiviolenza da solo fa poco, com’è stato ricordato più volte. Si raggiungono gli obiettivi solo lavorando in rete con altri enti. E in questo ambito è fondamentale il concetto di “prevenzione” e il lavoro sull’educazione affettiva che viene fatto, ad esempio, con iniziative nelle scuole, importante per la società del prossimo futuro. In questi ultimi anni è stato notato infatti come una percentuale sempre più alta di ragazze giovani (dai 16 anni circa), si presenti ai centri antiviolenza: questo dato va letto anche dal punto di vista che non hanno timore a svincolarsi da situazioni che non intendono tollerare nella loro vita.
Particolarmente toccante è stata la testimonianza del padre di Martina Rossi, la giovane donna morta nel 2011 precipitando da un balcone dell’albergo dove era in vacanza per sfuggire ad un tentativo di stupro. «Il papà e la mamma di Martina, con grande coraggio e forza, hanno provato a sopravvivere ad un dolore devastante impegnandosi per il prossimo, dalle donne vittime di violenza alle persone più fragili, fondando l’associazione Martina Rossi. Loro sono per tutti noi un esempio di impegno civile e sociale» ha ricordato Barbara Oliveri Caviglia.
Daniela Grill Riforma.it 20 aprile 2023
www.riforma.it/it/articolo/2023/04/20/dalla-parte-delle-donne-tutela-ed-assistenza-nei-casi-di-violenza
Riforma è l’organo di informazione delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
CITTÀ DEL VATICANO
Il gesuita che si è dimesso dalla commissione sugli abusi dice che le vittime sono scoraggiate dal gruppo
La commissione di salvaguardia del papa, che si prepara a trasferirsi in un palazzo affrescato nel centro storico di Roma, non deve essere semplicemente impegnata in “pubbliche relazioni”, ma diventare un rifugio per coloro che sono abusati dal clero e messi a tacere dalla chiesa, ha detto il principale esperto di salvaguardia ll gesuita Hans Zollner (α1966). Parlando ai giornalisti il 17 aprile della sua decisione di lasciare la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, Zollner ha espresso la speranza che la nuova sede della commissione spinga la commissione a prendere sul serio i principi di “trasparenza, conformità e responsabilità“, la cui mancanza ha citato come motivo della sua partenza.
Il nuovo centro deve essere “un punto focale centrale di incontri con le vittime di tutto il mondo“, ha detto. “Questo è ciò che le persone stanno cercando.” Dopo quasi 10 anni di servizio nel corpo consultivo del papa, Zollner ha detto che “è una continua impressione da parte delle vittime che non siano ascoltate“, e senza nominare le persone, ha detto che ci sono persone nella Chiesa, che “per motivi personali o emotivi, creano ostacoli” nella lotta contro gli abusi. Zollner ha citato “problemi strutturali e pratici” con la commissione in una dichiarazione rilasciata il 29 marzo, data in cui le sue dimissioni sono diventate pubbliche.
Attualmente fanno parte della commissione circa 20 membri, il cui compito, secondo Papa Francesco quando l’ha istituita, è quello di consigliarlo sulle “iniziative più opportune per proteggere i minori e gli adulti vulnerabili” e “promuovere la responsabilità locale nelle Chiese particolari“.
Zollner non è il primo membro della commissione papale a dimettersi. Nel 2017, anche due membri di spicco sopravvissuti agli abusi hanno lasciato la commissione: Marie Collins che in un articolo esclusivo per National Catholic Reporter ha citato “resistenza”, “riluttanza” e “mancanza di cooperazione” da parte dell’allora congregazione dottrinale; e Peter Saunders, che ha detto di essere frustrato dal ritmo del cambiamento e “deluso” dal fatto che la commissione non stesse facendo ciò che pensava fosse destinato a raggiungere.
Le dimissioni di Zollner sono state rese pubbliche in una dichiarazione del presidente della commissione, il cardinale di Boston Seán O’Malley, che Zollner ha detto “ha messo rose e fiori” alla sua partenza, ma non ha affrontato i problemi che ha affermato di aver ripetutamente sollevato alla leadership della commissione.
Alla conferenza stampa, Zollner ha fatto riferimento ai cambiamenti “piuttosto intensi” degli ultimi mesi che hanno portato a una mancanza di trasparenza nella selezione dei membri della commissione e hanno reso poco chiaro il loro ruolo nella commissione. I membri della commissione, ha detto Zollner, non hanno più proposto progetti ma sono stati semplicemente assegnati compiti, offuscando le linee di responsabilità dei membri della commissione, del personale e degli esperti accademici. “Se non si sa di cosa sono responsabili” o “a chi riferiscono e su quali criteri, lascia le persone confuse”, ha detto. “Ciò ha creato difficoltà non solo in termini di conformità – come possiamo seguire regole chiare – ma anche di trasparenza“. Quando questi principi sono minacciati, “la porta all’abuso e all’insabbiamento si apre”, ha detto.
Zollner ha detto che c’erano già problemi prima che Francesco mettesse la commissione all’interno del Dicastero per la dottrina della fede nel giugno 2022, ma quasi un anno dopo l’entrata in vigore della nuova organizzazione ha detto di non capire ancora come i due organismi debbano lavorare insieme.
Ha anche chiarito che le sue dimissioni non avevano lo scopo di attaccare personalmente nessuno o ostacolare il lavoro della commissione, che ha definito “un successo in sé e una grande idea di Papa Francesco” e che ha un “valore intrinseco“. “Ho visto con i miei occhi come Papa Francesco si prende il suo tempo e ascolta le vittime, ed è un esempio dell’atteggiamento che la Chiesa deve avere“, compresi i suoi vescovi, il clero e i laici che “non sempre vogliono ascoltare“.
Come direttore dell’Istituto di antropologia: studi interdisciplinari sulla dignità umana e la cura presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, Zollner ha detto di rimanere ottimista sugli sforzi per combattere gli abusi nella Chiesa e “ha sempre avuto l’impressione che l’impegno per la vera giustizia e la prevenzione sia in aumento”. Eppure ha riconosciuto che “molte vittime non si aspettano più nulla” dalla chiesa. Tuttavia, ci sono altri che sperano di “incontrare solo una volta il volto umano della chiesa“. “Per me il dolore più grande è che non lo trovano“, ha detto. “Se la chiesa non serve gli ultimi, i dimenticati, i feriti, allora non ha senso“.
Justin McLellan Catholic News Service 18 aprile 2023
Abusi, il gesuita Zollner: nella commissione vaticana «non c’è trasparenza»
«La mancanza di chiarezza sulle regole di funzionamento della Pontificia commissione per la tutela dei minori è la zona grigia in cui può verificarsi l’insabbiamento degli abusi». Hans Zollner, durante Una conferenza stampa alla Sala stampa estera a Roma il 17 aprile ha spiegato la sua decisione, ufficializzata il 29 marzo scorso, di dimettersi dalla commissione contro gli abusi vaticana. La scelta di lasciare questo organismo, espressamente voluto da papa Francesco nel 2014, è stata determinata da «problemi strutturali».
«Non c’era trasparenza sui punti chiave: responsabilità, compliance e trasparenza. Senza chiarezza sui ruoli non si capisce infatti di chi sia la responsabilità delle decisioni. Questo è un problema, ed è successo troppo spesso nella chiesa».
Il gesuita ha denunciato anche l’opacità del percorso decisionale e dell’uso dei fondi. «Un tempo i membri portavano avanti le questioni di contenuto, ora devono eseguire i compiti che la Commissione affida loro», ha aggiunto Zollner. Non solo: «Nemmeno la nomina dei membri è stata trasparente, perché uno dei designati faceva parte dello stesso comitato di selezione dei candidati. Non ho nulla contro le singole persone, ma non sono stati spiegati i criteri di questa scelta».
La commissione e il dicastero .Un anno fa, inoltre, con la Costituzione apostolica “Prædicate Evangelium, papa Francesco aveva Formalmente inserito la commissione nella curia romana, e precisamente nell’ambito del dicastero Per la Dottrina della fede. Zollner non ha nascosto le sue perplessità: «Non capisco come possa funzionare», ha commentato, «il dicastero è un tribunale mentre la commissione è un organo di difesa delle vittime: è come mettere in un tribunale statale l’associazione degli avvocati».
Zollner ha sostenuto di aver provato diverse volte a manifestare i suoi dubbi alla commissione prima di dimettersi, ma di non aver mai ottenuto una risposta. «C’è chi mi ha suggerito di non dire niente in pubblico, ma per me questo è confondere discrezione con insabbiamento», ha aggiunto il Gesuita, «se qualcuno si è sentito offeso dalla mia decisione mi dispiace, ma non cambia la mia valutazione: chi pensa che io abbia sbagliato deve confutare nel merito le mie critiche». Il riferimento è innanzitutto al cardinale Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della commissione che, in seguito alle dimissioni di Zollner, si era detto «sorpreso, deluso e in forte disaccordo con le sue affermazioni pubbliche, che mettono in discussione l’efficacia della Commissione».
Gli altri fuoriusciti. Il gesuita non è comunque il primo a lasciare la commissione: ad andarsene, negli anni scorsi, erano state in primo luogo proprio le vittime. Nel febbraio 2016 si era infatti dimesso Peter Saunders e nel marzo dell’anno successivo l’irlandese Marie Collins, che aveva denunciato la resistenza, se non addirittura il boicottaggio della curia vaticana. Nel 2018 aveva lasciato anche la neuropsichiatra infantile francese Catherine Bonnet, specializzata in violenze sessuali su minori, dopo aver Inutilmente insistito sulla necessità di dare voce ai sopravvissuti. In questo momento, dei venti membri della commissione (gli ultimi dieci sono stati nominati dal papa lo scorso settembre), l’unica vittima di abusi clericali è il giornalista cileno Juan Carlos Cruz.
Un punto dolente l’assenza dei sopravvissuti perché, come ha detto lo stesso Zollner ai giornalisti, «le vittime continuano a dire che non si sentono ascoltate: e se la chiesa non serve agli ultimi, ai feriti, non ha senso».
«Responsabilità, compliance e trasparenza: queste parole sono estranee alla nostra cultura, perché
nella chiesa siamo abituati a stare nel silenzio», ha aggiunto. «Non è questione di liberali o conservatori, ho visto progressisti che nascondevano abusi». Interpellato sul caso Rupnik, ha detto di non essere stato al corrente del procedimento canonico nei suoi confronti fino allo scorso giugno. «Quando ho ricevuto la lettera di una delle vittime, avrei dovuto rispondere – ha ammesso – non l’ho fatto perché era indirizzata al padre generale dei gesuiti e io ero soltanto una delle 17 persone a cui veniva mandata per conoscenza. È stato un errore, ma non avrei potuto comunque entrare nel merito del procedimento in corso, di cui non sapevo e non so nulla. Non ho mai parlato con Rupnik di persona».
Hans Zollner è direttore dell’istituto di Antropologia, studi interdisciplinari sulla dignità umana e sulla cura dei vulnerabili alla Gregoriana (fino all’aprile 2021 Centro per la protezione dei minori), e dal 2 marzo è anche il nuovo consulente per il Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della diocesi di Roma.
Federica Tourn “Domani” 19 aprile 2023
www.editorialedomani.it/fatti/abusi-il-gesuita-zollner-nella-commissione-vaticana-non-ce-trasparenza-tb7iur98
www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202304/230419tourn.pdf
Abusi nella Chiesa: mons. Scicluna al Sir su ruolo giornalisti
“Prima di tutto ascoltare con compassione il grido degli innocenti, ma interpretare anche tutto quello che di positivo si fa nella comunità per tutelare e proteggere i minori. Creare il contesto dove la denuncia è facilitata ma anche sostenere la prevenzione”.
A parlare al Sir del ruolo dei giornalisti nella lotta contro gli abusi sessuali nella Chiesa e contro “la cultura dell’omertà” è ù
mons. Charles J. Scicluna, (α1959-vocazione adulta) arcivescovo di Malta e segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Ieri pomeriggio l’arcivescovo è intervenuto ad un incontro dal titolo “Dalle tenebre alla luce: una discussione approfondita sul giornalismo e il suo ruolo nei confronti degli abusi sessuali nella Chiesa” organizzato a Roma dalla Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano (Aigav), in collaborazione con l’Istituto di antropologia della Pontificia Università Gregoriana. L’incontro è stato promosso in occasione dei 20 anni dal premio Pulitzer conferito nel 2003 ai giornalisti del team “Spotlight” del Boston Globe per aver scoperto i decenni di abusi sessuali su minori da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Boston. Parlando a margine dell’incontro, mons. Scicluna ha detto al Sir: “Il ruolo dei giornalisti è quello di interpretare la sete di giustizia della comunità, non solo delle vittime. I giornalisti hanno un ruolo importante e il mio invito a loro è di compierlo con una vera sete di giustizia nella verità, con grande compassione, rispetto per le vittime e rispetto per la comunità che viene coinvolta, in questi fenomeni così tristi dell’abuso sessuale e di abuso di ogni persona innocente”.
All’incontro romano, si è cercato di riflettere – attraverso un confronto serrato tra giornalisti, esperti e vittime – sul punto in cui è la Chiesa cattolica nel suo impegno volto a tutelare e proteggere i bambini e le persone vulnerabili e quali contributi hanno dato i giornalisti nel far emergere le responsabilità. “Le leggi – commenta sempre al Sir mons. Scicluna – sono un buon inizio, ma non bastano e non sono sufficienti per garantire la tutela dei minori. Ci vuole il coinvolgimento della comunità. Le leggi interpretano un valore condiviso” ma occorre anche che ci sia “la volontà ferrea di implementarle anche quando questo richiede grande coraggio e grande sacrificio”. Riguardo al rischio mediatico di cadere nel sensazionalismo perdendo di vista la “presunzione di innocenza”, l’arcivescovo osserva: “Questo, secondo me, dipende molto dal senso di giustizia e dal senso responsabilità individuale del giornalista e dalla responsabilità anche dei redattori e editori. C’è una politica di informazione che deve essere promotrice di valori sani anche nel modo in cui la narrativa e il messaggio viene trasmesso al popolo”. Fortemente impegnato da anni a fianco di Papa Francesco nella lotta contro gli abusi nella Chiesa, cosa sta chiedendo oggi ai giornalisti?: “di essere interpreti di una volontà di giustizia nella verità”, risponde mons. Scicluna, “ma anche interpreti di una tutela dell’innocenza con grande compassione e grande carità”.
(M.C.B.) Agenzia SIR 19 aprile 2023
www.agensir.it/quotidiano/2023/4/19/abusi-nella-chiesa-mons-scicluna-al-sir-su-ruolo-giornalisti-ascoltare-con-compassione-il-grido-degli-innocenti-ma-interpretare-anche-cio-che-di-positivo-si-fa-nella-comunita-per-tutelare
Un accordo tra dicasteri vaticani per la tutela dei minori
Un accordo di collaborazione tra la Pontifica Commissione per la Tutela dei Minori e La Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione, con lo scopo di lavorare nell’ambito della prevenzione dagli abusi delle persone più fragili.
Lo hanno firmato venerdì 21 aprile 2023
(α1957) il Cardinale Luis Antonio Tagle, pro Prefetto per la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione e
(α1944) il Cardinale Seán Patrick O’Malley, O.F.M.Cap., Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
Come sempre linee guida e supporto ai giovani vescovi, ma anche vigilanza, sostegno ed incremento della comunione reciproca, per questo accordo che “rappresenta un impegno della Sezione del Dicastero e della Commissione per continuare a collaborare in modo fattivo e incisivo al servizio di tutte le vittime e delle Chiese particolari secondo la chiamata del Santo Padre, affinché la Curia Romana sia presente nella vita di ogni Chiesa, soprattutto nei territori di missione“.
È previsto un ampio uso della rete dei Centri Memorare, che sono pensati per assistere le Chiese particolari – ove richiesta – nella creazione di uffici o organismi per l’accoglienza e la facilitazione delle denunce, con particolare riferimento al disposto dell’art. 2 del Motu proprio Vos estis lux mundi“. Inoltre “la Commissione offrirà altresì l’esperienza dei propri membri e del proprio personale per condividere informazioni sulle prassi più aggiornate nel safeguarding” e “collaborerà con il Dicastero nelle sessioni di formazione da esso convocate per i vescovi di recente nomina nelle circoscrizioni ecclesiastiche di sua competenza. La Commissione svilupperà altresì la propria collaborazione con la Pontificia Opera della Santa Infanzia, per un fattivo scambio di informazioni e per la promozione di un’azione sinergica di educazione e prevenzione“. Un accordo che vale tre anni con un rapporto annuale della attività e una collaborazione estesa a tutti i dicasteri.
Proprio questo lavoro interdicasteriale piace al cardinale Tagle : “viene chiesto di lavorare insieme in modo inter-dicasterale in modo da poter imparare da ciascuno, potremmo fornire informazioni e poi anche supporto l’uno dall’altro” inoltre “possiamo aprire alla commissione i tanti cosiddetti ecclesiali Spazi che il Dicastero ha gestito nell’area delle Diocesi e dei Vicariati, Vicariati apostolici, sotto la loro competenza, soprattutto nell’area della formazione“. E così’ “le Chiese locali potrebbero essere un lievito, sai, per la società ovviamente, con la grazia di Dio, perché a volte la voce della Chiesa in quelle zone è come un sussurro“. Il l cardinale O’Malley ha anche spiegato in una intervista istituzionale a Vaticannews, a proposito delle dimissioni di padre Zollner: “in Commissione, siamo abituati alle critiche. Quando la commissione è stata istituita, c’erano tutti i tipi di, credo, aspettative irrealistiche. Su ciò che questo gruppo di volontari sarebbe in grado di fare per risolvere tutti i problemi degli abusi sessuali nella Chiesa e nel mondo. Ma abbiamo imparato molto da quelle critiche. E penso che il Santo Padre, nell’inserirci in Curia con questo rapporto con il Dicastero per la Dottrina della Fede, ci dà una opportunità di essere al servizio della Curia e di costruire una cultura di salvaguardia all’interno del Curia. Voglio dire, molte persone sono rimaste deluse da quella decisione, e molti di noi erano sorpresi. Ma penso che questa sia un’opportunità per la commissione per avere davvero un impatto e per contribuire a portare a una maggiore comunicazione all’interno dell’intera Curia per la salvaguardia” .E aggiunge “mi dispiace solo che lui abbia deciso di non essere alla nostra plenaria tra poco per condividere con tutti noi le sue preoccupazioni piuttosto che dimettersi e convocare una conferenza stampa, cosa che non credo sia stata molto utile, ma cercheremo sicuramente di affrontare tutto questo nella nostra prossima riunione con gli altri della commissione“.
Angela Ambrogetti ACIstampa 22 aprile 2023
www.acistampa.com/story/un-accordo-tra-dicasteri-vaticani-per-la-tutela-dei-minori?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsmi=255345261&_hsenc=p2ANqtz-_jzZA8UoAIhvvAkQatUL5JIKmMdL29MeL0e3Y3s1-7MEvgNzoSeIjvtuLQPiJJS5s2MAGcCQlvnItlD9c55itJfFjmew&utm_content=255345261&utm_source=hs_email
CONFRONTI
“Popolo” e “comunità”: il confronto Ravasi – Di Segni
Concluso con il presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura e il rabbino capo di Roma il ciclo di incontri ebraico – cristiani. La liturgia, «luogo dell’incontro».
Il presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura il ù
Il cardinale Gianfranco Ravasi (α1942) e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (α1949)
sono stati i protagonisti dell’ultima conferenza del ciclo di incontri di dialogo ebraico-cristiano “Comprendere il tempo alla luce della Bibbia ebraica”. Il tema al centro delle relazioni: “Essere popolo essere comunità: una fede non solo individuale”.
Se ne è parlato in una sala gremita, a dimostrazione dell’interesse suscitato. Un itinerario in cui «ci siamo stupiti, ci siamo ascoltati», ha sottolineato nella presentazione monsignor Marco Gnavi, responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Dopo i ringraziamenti del vescovo Spreafico (Frosinone-Anagni), rev. Di Segni ha affrontato le differenze dal punto di vista biblico tra comunità e popolo. «Un problema – come ha affermato poi nelle conclusioni – a cui è legata anche la politica, profondamente attuale. La caratteristica del messaggio biblico è che il cammino di fede, di crescita spirituale dell’individuo non può esser mai limitato al singolo, la realizzazione piena avviene attraverso la collettività. Il messaggio che viene dal racconto del Decalogo è portare il cielo sulla terra non sul singolo ma sull’intera collettività, è la discesa di Dio che si poggia sull’intera collettività». La religione, ha spiegato, ha «tanti doveri ma c’è un gruppo che deve condividerli. La persona non si realizza mai da sola, il cammino è globale, coinvolgente, invadente. Questi concetti sono all’inizio del racconto della Genesi». Il rabbino ha quindi ribadito come «essere a immagine di Dio» significa essere fatti su un modello infinito, «specchiarsi in qualcosa che non ha limiti. Tuttavia, nessuno di noi può realizzare l’infinito. Si realizza qualcosa che si avvicina all’infinito quando si mettono insieme tutte le limitazioni: la vera immagine divina è la collettività».
La Bibbia è ricca di termini che indicano il raggrupparsi di persone e Di Segni ha spiegato le differenze tra popolo, congregazione, stare insieme per una finalità: «L’ebraismo non si esaurisce nella dimensione personale ma ha una dimensione collettiva, nazionale, anche se sono termini che possono dare adito a equivoci. L’identità collettiva mette insieme due anime: lo spirito religioso e l’essere parte di una collettività. Religione e nazione sono messe insieme e non possono essere staccate, altrimenti si creano degli strani processi identitari che possono essere motivo di crisi e che possono esplodere, come vediamo in questi ultimi tempi. Questo tipo di religione che si proietta in una comunità significa passare dall’ascetismo all’espressione collettiva. L’idea della nazione ha tormentato la politica degli ultimi due secoli e ora i problemi riemergono prepotentemente e si rischia di scadere nel nazionalismo. Essere nazione non è essere nazionalista. Molte nazioni diventano popolo in un territorio, la nazione della Bibbia diventa tale perché ha ricevuto un messaggio spirituale, a prescindere da una terra che è solo promessa».
Il cardinale Ravasi si è invece soffermato sull’immagine dell’albero, partendo dalle radici e ancora dalla Genesi: «Nella creazione c’è un rapporto con Dio, con l’alto, e con il basso, la terra, ma alla fine l’uomo si trova insoddisfatto». Gli serve «un aiuto che gli corrisponda. In ebraico “davanti a lui”: non più un rapporto verticale ma orizzontale, di occhi negli occhi. Quando ha l’altro davanti a sé si ha l’ominizzazione completa. Noi siamo con l’altro. E non dobbiamo ridurre il tu all’esso». Categorie che nel Nuovo Testamento servono a «ricostruire un concetto di natura umana condiviso, che oggi non c’è, basti pensare alla teoria gender». Poi c’è «l’albero che cresce, che è la comunità civile e religiosa. La tentazione è farne una teocrazia, l’equilibrio è difficilissimo. Gesù ha tentato quella formula, che è un tweet fantastico, del rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Ravasi ha ricordato anche l’espressione «suggestiva» del «santuario mobile nel deserto, la tenda dell’incontro. La liturgia è luogo dell’incontro. Da un lato verticale, con Dio: culto, preghiera. Ma è anche atto comunitario, incontro di un popolo». Infine, il tronco: «Il pastore è quasi il tronco che tiene insieme l’albero, con le radici dell’amore. Il pastore supremo, che è il Signore, e il buon pastore che è Cristo stesso. Ci sono poi i sacerdoti, i profeti che costituiscono una rappresentazione del pastore per analogia». In conclusione, anche Ravasi ha ricordato che «siamo di natura tutti “adamici”, contro ogni individualismo, nazionalismo, sovranismo, identitarismo».
Prima dei saluti conclusivi del vescovo ausiliare Libanori, su sollecitazione di Gnavi il cardinale ha indicato tre possibili temi per gli incontri del prossimo anno:
- la spiritualità, perché c’è una domanda profonda in tal senso;
- la crisi, in particolare della sapienza perché «viviamo in un tempo con molti riferimenti vacui, senza fondamento»;
- il rapporto «donna e uomo, con tutto quello che solleciterebbe questa riflessione».
Andrea Acali RomaSette 18 aprile 2023
www.romasette.it/popolo-e-comunita-il-confronto-ravasi-di-segni
CONSULTORI FAMILIARI CATTOLICI
Cammino sinodale. Cfc: “Allarga lo spazio della tua tenda”
“Allarga lo spazio della tua tenda” è il titolo del convegno sinodale della Confederazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana (Cfc), che si è tenuto a Roma il 15 e il 16 aprile 2023.
Il cammino sinodale della Chiesa italiana ha dato lo stimolo definitivo per realizzare un desiderio che c’era da anni e che la pandemia aveva costretto a procrastinare: ritrovarsi tra operatori dei consultori familiari italiani, non tanto per trattare un tema specifico ma per confrontarsi e attivare un processo di scambio e di crescita che guardi al futuro.
I consultori in questi quarant’anni anni si sono posti a fianco delle famiglie con l’attitudine del buon samaritano, aiutandole ad attraversare le numerose sfide che hanno contrassegnato l’attuale cambiamento d’epoca. Il convegno è stato l’occasione per riflettere, producendo testi che documentino in modo specifico dello stile operativo del territorio, con lo spirito cristiano che anima i consultori. L’inizio dei lavori è stato affidato alla presidente della Cfc, Livia Cadei, mentre la relazione d’apertura è stata di fr. Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei.
I due giorni si sono svolti in forma prevalentemente laboratoriale, con dinamiche di interazione basate su condivisione e confronto tra consultori di diverse federazioni, per poi riportare all’interno della propria federazione quanto recepito. Il lavoro nei gruppi e il confronto sono stati straordinariamente stimolanti. I vari consultori si sono scambiati esperienze, letture della realtà, fatiche e successi. La conoscenza di tante nuove persone ha intessuto relazioni che desiderano mantenersi e dare frutti per il futuro. La relazione conclusiva è stata affidata ad Aurelio Mosca, dirigente psicologo del Dipartimento Programmazione per l’integrazione delle prestazioni sociosanitarie con quelle sociali (Pipss) Ats Milano.
Al termine di questi due giorni ogni consultorio ha scritto una lettera per i prossimi dieci anni per rendere evidente quali sono i sogni, le speranze, i desideri che si vogliono costruire, ma anche trasmettere e consegnare. I 212 consultori aderenti alla Cfc, assieme ai consultori Ucipem, hanno dato tanto alla Chiesa e alla società italiana e questi due giorni di convegno hanno confermato competenze ed entusiasmo che possono dare un grande contributo a costruire una comunità cristiana sinodale.
Maria Silvia Cabri Agenzia SIR 21 Aprile 2023
www.agensir.it/italia/2023/04/21/cammino-sinodale-cfc-allarga-lo-spazio-della-tua-tenda
CONSULTORI UCIPEM
Milano 2- “Genitori oggi” – CAV “Mangiagalli”
Paola Chiara Morozzi Bonzi (α1943 – ω2018
www.famigliacristiana.it/articolo/ecco-chi-era-paola-marozzi-bonzi-apostola-della-vita-nascente.aspx
DALLA NAVATA
III Domenica dopo Pasqua – Anno A
Atti Apostoli 02, 14. [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
Salmo responsoriale 15.11. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.
1Pietro 01, 20. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
Luca 24,25. Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
COMMENTO Gesù non chiede non spezza offre tutto
Il Vangelo di Emmaus si dipana come una grande liturgia in tre tempi: la liturgia della strada, della parola, del pane.
- Emmaus dista undici chilometri da Gerusalemme, tre ore di cammino, trascorse a parlare del sogno in cui avevano tanto investito, naufragato nel sangue. Ed ecco, Gesù si avvicinò e camminava con loro. Come un Dio sparpagliato per tutte le strade, che non impone nessun passo, prende il mio. Gli basta il passo del momento, quello quotidiano. Ogni camminare gli va bene, purché sia cammino.
- Poi, la liturgia della parola: e cominciando da Mosè e dai profeti spiegava loro le scritture, spiegava la vita con la Parola, spiegava che la Croce non è un incidente, ma la pienezza. E i due scoprono l’immensa verità: vedono un Dio che, così nascosto da sembrare assente, tesse il filo d’oro nella tela del mondo a partire dal punto più oscuro, la croce. Ora sanno che la mano di Dio più sembra nascosta, più è potente. Più è silenziosa, più è efficace. Giunti a Emmaus Gesù mostra di voler “andare più lontano”. Come un senza fissa dimora, un Dio migratore per spazi liberi e aperti che appartengono a tutti. Allora si apre la liturgia del pane, attorno al primo altare che è la tavola di casa: lo riconobbero nello spezzare il pane. Sì, perché un giovedì, al tramonto Gesù aveva pronunciato parole terribili su del pane e del vino: prendete e mangiate. Questo è il mio corpo. È il Tutto di me, fino all’ultima fibra, fino all’ultima ferita. È per voi. La storia di Gesù profuma di pane.
- Il pane, buono da solo e buono con tutto. Ma spezzare il pane non mostra la conclusione, è solo il primo tempo del donare. Prendo qualcosa di mio e lo do a te. Lascio nelle tue mani un pezzo di me, una porzione, una frazione, briciole, qualcosa che da mio diventa tuo. Spezzare: vi è riassunta l’anima di Gesù, la sua storia, la sua missione. Lui non spezza nessuno, spezza se stesso. Lui non chiede nulla, offre tutto. Per secoli la Messa è stata chiamata fractio panis, lo spezzare il pane e il donarlo. Preso da Isaia 58: spezza il tuo pane con l’affamato e la tua fame finirà; illumina altri e ti illuminerai; guarisci la ferita d’altri e guarirà la tua ferita. L’asse portante del vangelo è il dono e non il sacrificio. Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, partono come chiamati, come se la notte non dovesse venire più, partono con il sole dentro, senza paura. Un miracolo. Ma il primo miracolo è stato un altro: non ci bruciava forse il cuore mentre per via ci spiegava il senso delle Scritture e della vita? Perché «chi mangia me, mangia il fuoco! Abbiamo mangiato il fuoco nel pane».
p. Ermes Ronchi, OSM
www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=59392
ENTI TERZO SETTORE
Bilanci degli enti non profit: le procedure per approvarli
Gli enti del Terzo settore devono depositare entro il 30 giugno p.v. la rendicontazione economica al registro unico nazionale, utilizzando i modelli ministeriali. Una panoramica sull’iter da seguire e le indicazioni per la raccolta fondi.
Ogni associazione deve convocare l’assemblea una volta l’anno per l’approvazione del bilancio (art. 20, c. 1, del codice civile): www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:regio.decreto:1942;262~art1!vig=
tale obbligo, nonostante sia posto specificamente per le sole associazioni riconosciute (dotate di personalità giuridica) si applica in modo estensivo a tutte le associazioni, e quindi anche a quelle non riconosciute, ma più in generale a tutti gli enti non lucrativi.
In questo contributo analizziamo le tempistiche e gli adempimenti che caratterizzano l’approvazione del bilancio di esercizio, con particolare attenzione a quelli previsti per gli Enti del Terzo settore (Ets), e del rendiconto delle raccolte pubbliche di fondi.
Il termine per l’approvazione del bilancio. Riguardo al termine entro il quale il bilancio di esercizio deve essere approvato da parte di un ente del Terzo settore, il Dlgs 117/2017 non prescrive nulla ma indica solo entro quando deve essere depositato al registro unico nazionale del Terzo settore, e cioè entro il 30 giugno di ogni anno. Più in generale in riferimento agli enti non lucrativi, anche il codice civile non dice nulla di specifico e quindi è possibile prendere come riferimento, non vincolante, la normativa in tema di società (ed in particolare l’art. 2364, c. 2, del codice civile), che prevede che l’assemblea per l’approvazione del bilancio debba essere convocata entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale. L’unica eccezione è prevista per le Onlus, per le quali l’art. 20-bis del DPR n.600/1973 (ancora oggi in vigore) prevede espressamente il termine dei 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio sociale.
Si propone qui il caso più frequente, cioè quello degli enti che hanno l’esercizio sociale coincidente con l’anno solare (1° gennaio-31 dicembre) e che hanno indicato in statuto il termine dei 120 giorni entro cui convocare l’assemblea per l’approvazione del bilancio di esercizio: entro il prossimo 30 aprile dovrà quindi essere convocata l’assemblea (almeno in prima convocazione) per approvare il bilancio dell’esercizio 2022.
Vi sono comunque associazioni il cui esercizio sociale non coincide statutariamente con l’anno solare: ciò è frequente ad esempio nelle associazioni sportive, dove l’esercizio solitamente parte dal 1° luglio e si chiude il 30 giugno: in questo caso, qualora statutariamente sia stato posto sempre il termine dei 120 giorni, l’assemblea per l’approvazione del bilancio non dovrà più essere convocata entro il 30 aprile bensì entro il 31 ottobre.
Lo schema di bilancio da adottare. Gli enti non lucrativi, ed in particolare le associazioni, che tengono una contabilità di tipo semplificato (entrate-uscite) non sono obbligate a redigere un vero e proprio bilancio (composto da stato patrimoniale e conto economico) ma possono limitarsi ad un semplice rendiconto delle entrate e delle uscite che l’ente ha fatto registrare nell’esercizio precedente.
Gli enti del Terzo settore devono invece redigere il bilancio di esercizio utilizzando gli schemi predefiniti
www.cantiereterzosettore.it/cassetta-degli-attrezzi/bilancio-economico-e-sociale
disposti dal decreto ministeriale 5 marzo 2020
Il limite è fissato dall’art.13, c.2 del codice del Terzo settore in 220.000 euro di entrate annuali:
csvnet.it/component/content/article/144-notizie/4683-bilanci-degli-enti-non-profit-le-procedure-per-approvarli?Itemid=893
se un Ets ha fatto registrare nell’anno precedente una somma pari o superiore a quella menzionata dovrà redigere un bilancio di esercizio composto da stato patrimoniale, rendiconto gestionale e relazione di missione (Modelli A, B e C del decreto ministeriale 5 marzo 2020)↑;
se invece le entrate annuali sono state inferiori a 220.000 euro l’ente del Terzo settore potrà limitarsi a redigere il bilancio sullo schema del rendiconto per cassa (Modello D).
www.cantiereterzosettore.it/online-un-vademecum-sul-bilancio-per-gli-enti-del-terzo-settore-di-piccola-dimensione
Mentre la generalità degli enti non lucrativi deve semplicemente predisporre ed approvare il bilancio di esercizio, gli Ets hanno l’ulteriore obbligo di depositarlo telematicamente presso il registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) entro il 30 giugno di ogni anno.
www.cantiereterzosettore.it/gli-approfondimenti/come-utilizzare-la-piattaforma-del-registro-unico-nazionale-del-terzo-settore
L’iter di approvazione del bilancio. Gli organi coinvolti nel procedimento di approvazione del bilancio di un ente associativo sono l’organo di amministrazione (di solito denominato consiglio direttivo), il collegio dei revisori dei conti (organo eventuale) e l’assemblea.
Il consiglio direttivo solitamente predispone ed approva in prima battuta il progetto di bilancio, redigendo apposito verbale da cui risulti tale operazione.
Il collegio dei revisori o, per gli Ets, l’organo di controllo o di revisione,
www.cantiereterzosettore.it/riforma/rendicontazione-trasparenza-controlli/organo-di-controllo
se presente (è infatti organo eventuale, che può essere o meno previsto dallo statuto e per gli Ets deve essere istituito al verificarsi delle condizioni previste dagli articoli 30 e 31 del codice del Terzo settore), controlla il progetto di bilancio predisposto dal consiglio direttivo dando parere positivo o negativo sul documento, sulla base del fatto che il bilancio sia conforme o meno ai documenti e alle scritture contabili. Tale operazione deve risultare dal verbale di tale organo.
Il progetto di bilancio dovrà infine essere sottoposto all’assemblea ordinaria per la definitiva approvazione. Per quanto riguarda le regole di convocazione dell’assemblea, si deve sempre seguire quanto scritto nello statuto, che di solito prevede una convocazione per iscritto (email o lettera) inviata a tutti gli associati e contenente il luogo, il giorno e l’ora oltre che gli argomenti all’ordine del giorno. Si ricorda che è stata prorogata, dal decreto “Milleproroghe”, www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2022;198
fino al 31 luglio 2023 la possibilità per tutti gli enti, comprese associazioni e fondazioni, di svolgere in modalità di videoconferenza le assemblee nonché le sedute degli organi amministrativi e di controllo, e di fare, altresì, ricorso alle modalità di espressione del voto in via elettronica o per corrispondenza: è quindi possibile svolgere le sedute in videoconferenza anche in assenza di una regolamentazione in tal senso nel proprio statuto.
L’approvazione da parte dell’assemblea degli associati rende definitivi e non più modificabili il bilancio e i documenti collegati.
È possibile scaricare e consultare i fac-simile di verbale di assemblea, anche relativi all’approvazione del bilancio di esercizio, nell’apposita sezione del sito di Cantiere Terzo Settore.
www.cantiereterzosettore.it/cassetta-degli-attrezzi/verbali/
Mentre la generalità degli enti non lucrativi deve semplicemente predisporre ed approvare il bilancio di esercizio e non ha l’obbligo di depositarlo presso alcun ente o istituzione, gli Ets hanno l’ulteriore obbligo di depositarlo telematicamente presso il registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) entro il 30 giugno di ogni anno.
www.cantiereterzosettore.it/come-accedere-alla-piattaforma-del-registro-unico-nazionale-del-terzo-settore/
Il rendiconto per le raccolte pubbliche di fondi. Per gli enti non lucrativi che hanno l’esercizio coincidente con l’anno solare il 30 aprile è il termine per un altro adempimento importante, ovvero la redazione del rendiconto delle raccolte pubbliche occasionali di fondi effettuate nel 2022.
Tale obbligo è disposto dall’art.20, c. 2, del dpr 600 del 1973, e riguarda appunto le raccolte fondi disciplinate dall’art.143, c. 3 del dpr 917 del 1986 ed effettuate dall’ente nell’anno precedente: per ogni raccolta deve essere redatto un apposito rendiconto contenente le entrate e le uscite della manifestazione oltre che una breve descrizione dell’evento.
www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.del.presidente.della.repubblica:1986-12-22;917!vig=
Pur non disponendo la normativa in maniera chiara sul punto, è opportuno che il rendiconto della raccolta fondi venga firmato dal Presidente e ratificato dal Consiglio Direttivo.
A tale adempimento sono soggetti anche gli enti del Terzo settore, i quali devono utilizzare lo schema predefinito www.cantiereterzosettore.it/cassetta-degli-attrezzi/raccolta-fondi-donazioni-e-contributi
disposto dal decreto ministeriale 9 giugno 2022. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/07/22/22A04094/sg
Rispetto alla generalità degli enti non lucrativi, gli Ets hanno l’ulteriore obbligo di depositare in via telematica al Runts (allegandoli all’interno dello stesso documento relativo al bilancio di esercizio) i rendiconti delle raccolte pubbliche occasionali di fondi entro il 30 giugno di ogni anno.
Daniele Erler Centro Servizi Volontariato 13 aprile 203
FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI
Natalità, Forum famiglie: «Bene premiare chi fa figli»
Il presidente Bordignon commenta le proposte di questi giorni del ministro dell’Economia Giorgetti. «Serve uno shock per evitare il declino e invertire la tendenza»
«Accogliamo con favore le proposte emerse in questi giorni dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno riportato il tema della natalità al centro del dibattito pubblico». Il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Adriano Bordignon commenta le indiscrezioni degli ultimi giorni: «Se fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un deciso cambio di prospettiva. Passeremmo finalmente dai brodini alle bistecche. Sarebbe uno degli interventi necessari per rivitalizzare un Paese che la denatalità sta rendendo esangue – rileva – Come ci spiegano tutti gli esperti, la denatalità italiana ha bisogno di uno shock per invertire la tendenza. La costruzione di un grande Piano per la Natalità, una sorta di Piano Marshall, passa anche da una svolta fiscale e deve essere accompagnata da una molteplicità organica di interventi, frutto di una cultura di attenzione costante e diffusa a maternità e paternità, nonché al “sistema famiglia”».
Nelle parole di Bordignon, «dopo aver garantito a livello fiscale un’equità verso le famiglie con figli che oggi non c’è, uno strumento premiale verso le famiglie con due o più figli sarebbe un vero investimento per il futuro. Se il governo imboccherà questa strada con decisione – prosegue -, le famiglie potranno finalmente tornare a poter progettare percorsi che non siano corse a ostacoli. Investire sulla natalità è strategico ed improrogabile – sottolinea -. La variabile incide in via diretta sulle proiezioni del pil, sul livello degli occupabili e la produttività, la sostenibilità del welfare, del sistema pensionistico e sanitario. Servono perciò vere politiche familiari, coraggiose, stabili, organiche, universali, generose e continuative».
Redazione online RomaSette 21 aprile 2023
www.romasette.it/natalita-forum-famiglie-bene-premiare-chi-fa-figli/
FRANCESCO VESCOVO DI ROMA
Ai giornalisti, “continuate a fare luce sulla piaga dell’abuso per sradicare questo male profondo
Un incoraggiamento a “continuare il vostro lavoro con apertura e integrità al servizio della verità”. A lanciarlo ai giornalisti è Papa Francesco inviando un messaggio ai giornalisti riuniti oggi a Roma per un incontro dal titolo “Dalle tenebre alla luce: una discussione approfondita sul giornalismo e il suo ruolo nei confronti degli abusi sessuali nella Chiesa” promosso dalla Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano (Aigav), in collaborazione con l’Istituto di antropologia della Pontificia Università Gregoriana.
Nel messaggio scritto dal cardinale segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, e indirizzato a padre Hans Zillner, direttore dell’Istituto, si legge che Papa Francesco “confida che le vostre discussioni e le esperienze condivise che coinvolgono giornalisti, sopravvissuti ed esperti contribuiscano a fare ulteriore luce sulla piaga dell’abuso e a promuovere una cooperazione più efficace all’interno della Chiesa e delle società in generale, al fine di sradicare questo male profondo”. Il Santo Padre esprime poi “la sua gratitudine per i continui sforzi compiuti per promuovere la trasparenza, restituire dignità e speranza ai sopravvissuti agli abusi e garantire il benessere di tutti i figli di Dio”. All’incontro di oggi sono intervenuti mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede; Brian Devlin, sopravvissuto, Tina Campbell, internazional Safeguarding Consultant, e padre Davide Cito, esperto di Diritto penale canonico.
L’incontro è stato promosso in occasione dei 20 anni dal premio Pulitzer conferito nel 2003 ai giornalisti del team “Spotlight” del Boston Globe per aver scoperto i decenni di abusi sessualità su minori da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Boston. All’incontro si è cercato di riflettere a vent’anni da quello storico lavoro, a che punto è la Chiesa cattolica nel suo impegno volto a tutelare e proteggere i bambini e le persone vulnerabili e quali contributi hanno dato i giornalisti nel far emergere le responsabilità.
(M.C.B.) Agenzia Sir 18 aprile 2023
Il Santo e il Papa doppia rivoluzione nel segno di Francesco
Per chi conosceva la storia della Chiesa, e i rapporti non sempre cordialissimi tra gesuiti e francescani, la decisione di Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita della storia, di assumere il nome di San Francesco era già eclatante di per sé. Una scelta ancor più sorprendente perché antica consuetudine voleva che mai, nel rispetto della distinzione tra trono e altare, un pontefice scegliesse un nome adottato, nel corso dei secoli, da svariati re. Singolarità sintomo di straordinarietà: straordinario era lo scenario aperto dalla rinuncia di Benedetto XVI, straordinaria la crisi che stava investendo il Palazzo apostolico, tra la crisi degli abusi sessuali, gli scandali finanziari e, da ultimo, le lotte di potere per interposti “vatileaks”, ma straordinaria, più a monte, è la mutazione profonda che sta attraversando la cattolicità: «Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti ma è un cambiamento di epoca», come ha detto più volte, nel corso degli anni, papa Francesco, che ha spiegato, chiaro e tondo: «Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati» (discorso alla Curia romana, 21 dicembre 2019). E dunque la Chiesa deve riformarsi, ricorrendo di nuovo a Ignazio di Loyola (il santo che fondò la Compagnia di Gesù in un altro frangente straordinario, lo scisma d’occidente con la Riforma promossa nel nord Europa dal monaco agostiniano Martin Lutero) e a Francesco d’Assisi (il santo che la rinnovò nel milleduecento).
«È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato», spiegò il primo Papa latinoamericano della storia subito dopo il Conclave. Tre buoni motivi ai quali se ne aggiunge un quarto, come si evince dalla lettura del nuovo libro di padre Enzo Fortunato, “Processo a Francesco(Mondadori, pagg. 132). Il frate minore conventuale ricorda che San Francesco in vita sua dovette passare attraverso ben tre processi.
- Il primo, mosso dal padre, Pietro di Bernardone, terminò con la “spoliazione”;
- il secondo, noto come il processo del “Signor Papa”, ha come protagonista Innocenzo III ed è una parte centrale del complicato percorso che portò all’approvazione della Regola francescana;
- il terzo, infine, scatenato dai dissidi sull’interpretazione della Regola che avevano causato numerose dispute tra i frati, terminò con la decisione di Francesco di rassegnare le dimissioni dalla guida del suo stesso ordine.
Partendo dal racconto di questi tre episodi, padre Fortunato riflette sulle somiglianze tra la vita del Santo e quella di Papa Francesco. Anche Bergoglio, scrive il frate, ha subito dei “processi”, quando si è messo in discussione il suo ruolo durante la dittatura argentina o quando è stato contestato, all’interno della Chiesa, dai settori reazionari e tradizionalisti.
«Una delle chiavi di lettura offerta da padre Enzo sta nel modo in cui entrambi – il Santo e il Papa – rispondono ai loro accusatori. O, come sarebbe meglio dire, il modo in cui non rispondono», nota nell’introduzione il cardinale Matteo Zuppi. Il Santo, scrive il francescano, ha la stessa «modalità di risposta » del Papa, «che non ha mai usato parole scomposte di fronte ai “processi”, ad attacchi sconsiderati e senza fondamento». Con una differenza, che è il paradosso al cuore di questo pontificato: Bergoglio ha adottato il nome del santo al quale, narra la tradizione, Gesù chiese: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Una riforma della Chiesa dal basso che, ora, Francesco promuove stando però al suo vertice.
Iacopo Scaramuzzi “la Repubblica” 21 aprile 2023
www.c3dem.it/wp-content/uploads/2023/04/230421scaramuzzi.pdf
Papa Francesco solo nel servizio il battezzato scopre il senso della propria vita
Una riflessione sulla ministerialità. Papa Francesco l’ha offerta ai partecipanti alla seconda Assemblea Plenaria del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ricevuti in udienza questa mattina.
www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2023/april/documents/20230422-plenaria-laicifamigliavita.html
Il Papa ha parlato di “vicinanza” alla gente e dei ministeri istituiti che “non esauriscono la ministerialità della Chiesa, che è più ampia e che fin dalle prime comunità cristiane riguarda tutti i fedeli“. Il Battesimo è l’origine della ministerialità nella Chiesa, spiega il Papa, insieme ai i doni dello Spirito Santo.
E oggi come nei primi secoli del cristianesimo “di fronte a particolari necessità pastorali, senza ricorrere all’istituzione dei ministeri, i pastori possono affidare ai laici determinate funzioni di supplenza, cioè dei servizi temporanei, come avviene ad esempio nel caso della proclamazione della Parola o della distribuzione dell’Eucaristia“.
E ci sono poi i tanti ambiti della carità non solo “un semplice impegno sociale” ma “una bella esperienza personale e una grande testimonianza, una vera testimonianza cristiana“. E c’è poi l’assistenza alla famiglia “tra cui le situazioni di crisi matrimoniale, le problematiche di separati e divorziati e di chi vive in una nuova unione o ha contratto nuove nozze“.
Il Papa cita la “Christifideles laici” di Giovanni Paolo II, la “Familiaris consortio” e la “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI una esortazione che “è vigente oggi, è attuale. Per favore: riprenderla, rileggerla, è di una grande attualità! Vi sono tante cose che quando uno le ritrova dice: “Ah guarda il lungimirante Montini!”. Si vede lì quella lungimiranza del grande Santo che ha guidato la Chiesa“.
Attenzione però a che questi ministeri, servizi, incarichi, uffici, non diventino autoreferenziali. E ancora dice il Papa : “a volte vedi laici che sembrano preti mancati. Per favore: fare pulizia su questo problema“
Quindi missione e servizio sono la chiave di questi ministeri. “Nella radice del termine ministero c’è la parola minus, che vuol dire “minore”. Gesù lo aveva detto: quello che comanda si faccia come il più piccolo, se no tu non sai comandare. È un piccolo dettaglio, ma di grande importanza. Chi segue Gesù non ha paura di farsi “inferiore”, “minore” e di mettersi al servizio degli altri” spiega il Papa. E conclude, solo nel servizio” ciascun battezzato potrà scoprire il senso della propria vita, sperimentando con gioia di essere «una missione su questa terra», cioè chiamato, in modi e forme diverse, a «illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» e lasciarsi accompagnare“.
Angela Ambrogetti ACI stampa 22. aprile, 2023.
www.acistampa.com/story/papa-francesco-solo-nel-servizio-il-battezzato-scopre-il-senso-della-propria-vita?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsmi=255345261&_hsenc=p2ANqtz–Ue3H1CxjlqvNpOMYJWb9FEsO9KilIzK0Ok1DfjqjFUPlikqBWofHh31lMQQYWUv3PKNLaC7BMZxpkb9ySO61Jht0sxQ&utm_content=255345261&utm_source=hs_email
MATERNITÀ
Il “valore mamma”, tra vita familiare e professione
Una riflessione a partire dal caso di cronaca della legale “costretta” a presenziare in aula nonostante un figlio ricoverato in ospedale. Le madri oggi hanno facoltà di scegliere?
Il caso di cronaca di qualche giorno fa che ha visto un legale, una mamma romana, penalizzata nell’esercizio della propria professione in quanto chiamata ad espletare un compito ancora più importante (quello di assistere in ospedale il proprio bambino ricoverato), mi chiama, con forza, a esprimermi, sia come avvocato sia come presidente del Forum delle associazioni familiari del Lazio.
Nel Paese in cui si nasce sempre meno, dove si organizzano convegni, dibattiti, tavoli di lavoro interistituzionale e interdisciplinare, dove tutti concordano sull’emergenza demografica e sulla necessità di intervenire per favorire la maternità e la genitorialità, sembra un controsenso scontrarsi, invece, sul campo con problematiche burocratiche che sono sorde alle necessità concrete delle persone. La nutrita eco mediatica che ne è scaturita ha portato tutti noi a porci un veloce e forse superficiale interrogativo sulla necessità o meglio sull’opportunità di effettuare un bilanciamento di interessi tra il principio di difesa (degli imputati coinvolti nel giudizio) da un lato e la tutela della maternità e il diritto del bambino, dall’altro. Ma in questo caso, che posto occupa, nella considerazione generale, la condizione di madre e anche di libera professionista?
Alcuni commenti sui social hanno considerato più dettagliatamente la tipologia di professione di avvocato svolta da questa madre, e mentre diversi colleghi condividono la gravosità dell’impegno, altre persone invece considerano la possibilità e il dovere che aveva questa madre di «organizzarsi anticipatamente» (non essendo una dipendente pubblica , che in questo caso sarebbe stata legislativamente più tutelata) e di delegare a un familiare o a una babysitter il compito di accudimento del bambino, ma non è questo il punto. Come mamma, avvocato e come rappresentante regionale di un ente familiare del terzo settore, ritengo che, al di là di disquisizioni giuridiche sulla preminenza di un interesse rispetto a un altro, al di là di divergenze di opinioni (sembra che oggi, soprattutto sui social, con un’aggressività mediatica ingiustificata, tutti siano più bravi degli altri a dirti cosa è giusto o sbagliato fare) si debba invece focalizzare l’attenzione sul valore che oggi vogliamo attribuire alle madri.
In realtà, il “valore mamma” non può essere messo in discussione, né può essere negato o sminuito, o tanto meno dimezzato mediante un generale richiamo alla condivisione dei ruoli e all’esercizio della paternità (su questo punto si aprirebbe un confronto importantissimo anche sulla necessità di garantire giuridicamente un esercizio effettivo di questo diritto), ma può essere ancora una volta osservato da un diverso punto di vista: dal diritto delle madri ad avere la libertà di scelta. Nel caso di specie, questa madre aveva la facoltà di scegliere di non presenziare all’udienza e restare accanto a suo figlio, in ospedale? Le madri, hanno, oggi, la facoltà di scegliere di realizzarsi come madri senza perdere allo stesso tempo la chance di crescere professionalmente?
Domanda retorica, visto che oggi le donne, per scelta o per obbligo, mettono al mondo figli in tarda età e tutto ciò con forti ripercussioni nei vari ambiti (economico, sanitario, ecc….) della nostra società. E allora, evidentemente la strada è ancora lunga prima di affermare che esiste una libertà di scelta per le mamme di oggi.
Alessandra Balsamo Forum Associazioni Familiari Lazio RomaSette 18 aprile 2023
www.romasette.it/il-valore-mamma-tra-vita-familiare-e-professione
POLITICHE PER LA FAMIGLIA
ASSEGNO UNICO/ 54,10 euro contro i 200 in Germania: il gap nel sostegno alla famiglia
In Italia si fa ancora troppo poco per sostenere la famiglia: nonostante la giusta direzione intrapresa il traguardo è ancora lontano. Non è facile per le famiglie, questo momento storico: dopo lo shock della pandemia, che per molte famiglie è stato anche di forte impoverimento economico, è arrivato subito l’impatto della guerra in Ucraina, con un improvviso e persino drammatico aumento del costo dell’energia (per la verità in gran parte figlio della speculazione finanziaria, con gli occhiali di oggi), ad alimentare ulteriormente una ripresa dell’inflazione che è arrivata anche a doppia cifra. Una dinamica di altri tempi, che le famiglie (la società) presenti negli anni Ottanta del secolo scorso ben conoscevano, e che sapevano gestire in qualche modo, ma che oggi, dopo lunghi anni di inflazione praticamente a zero, ha pesantemente disorientato troppi nuclei.
Ogni famiglia ha toccato con mano che i costi di quasi tutti i beni sono schizzati all’insù (del 30%, o del 50%, a volte più che raddoppiati), mentre lo stipendio – quando c’è – rimaneva pericolosamente fermo. Per non parlare poi delle migliaia di persone che avevano un mutuo per la casa… Cresce il numero di famiglie povere, cresce il numero di bambini in famiglie povere, e cresce il senso di incertezza, di sfiducia nel futuro, di instabilità.
Le politiche pubbliche hanno cercato in vario modo di intercettare queste difficoltà, con diversi strumenti: dai ristori e cassa integrazione in tempo di pandemia al Reddito di cittadinanza, dai bonus bollette all’assegno unico, per arrivare anche alla riduzione del cuneo fiscale (più soldi in busta paga – però solo per i lavoratori dipendenti…), cercando di utilizzare in molti modi anche la leva fiscale. Inoltre, il finanziamento di questo gigantesco sforzo delle politiche pubbliche è stato costruito da un lato con una “spesa a debito” che ha fatto aumentare il debito pubblico di quasi 20 punti percentuali (effetto pandemia), dall’altro con gli oltre 200 miliardi europei del Pnrr. Risorse decisive, che era doveroso investire, che però lasciano pesanti strascichi, sia nel breve che nel medio periodo.
Caos Banche, ira Germania “Italia blocca il Mes”/ Scholz contro regole Bce anti-crisi
Quest’anno, infatti, a causa del maggior debito pubblico e della crescita dell’inflazione, pagheremo quasi 100 miliardi di interessi “inutili” di puro costo del debito, che vengano tolti a possibili politiche dirette a favore delle famiglie e delle imprese. Inoltre, la maggior parte dei finanziamenti del Pnrr non è “a fondo perduto”, ma sono prestiti, che dovremo certamente restituire nei prossimi anni – anche in questo caso, togliendoci opportunità di nuove politiche attive. Insomma, questo momento storico sta scaricando costi crescenti sulle generazioni future: cioè sui giovani e sui bambini di oggi, che poi, quando lavoreranno, dovranno ripagare quello che serve spendere oggi.
Per questo è importante verificare quanto viene investito oggi sulle politiche familiari: perché è doveroso ripristinare maggiore equità intergenerazionale, spostando già oggi risorse consistenti a favore delle generazioni più giovani. E quindi, ad esempio, finanziando in modo molto più deciso l’Assegno unico universale, perché le risorse dell’assegno unico sostengono le famiglie con figli, quelle cioè che investono la propria vita sulle nuove generazioni, che saranno poi quelli che dovranno ripagare i debiti di oggi. Quindi, sono sicuramente pochi i 16 miliardi già impegnati nel 2022, pur nell’apprezzamento complessivo che l’assegno unico merita.
Serve sostenerlo di più: basta un numero per dare l’ordine di grandezza necessario: oggi chi fa domanda senza presentare l’Isee (quindi i redditi più alti) riceve la quota minima, che è pari a 54,10 euro al mese (i 50 euro di partenza della legge più l’inflazione, 8% in più). In Germania la quota – per tutti! – si colloca attorno ai 200 euro mensili. Non dico che si dovrebbe quadruplicare la spesa per le famiglie… ma questo è il necessario orizzonte-obiettivo macro-economico di politica pubblica: le risorse per le giovani famiglie devono crescere in modo esponenziale, pena l’inefficacia degli interventi, e il conseguente inasprimento anche dell’inverno demografico, che diventerà sempre più gelido, e che paralizzerà sempre di più lo sviluppo futuro del Paese.
Il Governo nel Def per il prossimo triennio si è esplicitamente impegnato in questa direzione, ma i numeri reali dell’impegno non sembrano orientati a potere generare un reale “salto di qualità e quantità” delle politiche familiari: quindi occorre domandarci seriamente se il sostegno alla famiglia è priorità reale – e non solo affermata – nell’agenda del Paese. Un deciso rafforzamento delle risorse complessive per l’assegno unico – e dell’ammontare dei singoli assegni – è irrinunciabile oggi.
Un altro banco di prova immediato sarà l’attuazione della riforma fiscale, altra possibile leva di riequilibrio generazionale delle politiche pubbliche. Se i carichi familiari non verranno adeguatamente riconosciuti come variabile strutturale, su cui fare la differenza del prelievo fiscale, ma ci si limiterà a piccoli aggiustamenti, l’efficacia resterà minima. Se sarà così, ci sarà da un lato la conferma che direzione intrapresa è quella giusta, cioè sostenere di più le famiglie, ma lo striscione del traguardo resterà sempre laggiù, ancora ben lontano agli occhi dei giovani, mentre la strada si farà sempre più in salita. Il tempo delle politiche per la famiglia è adesso: le risorse per il sostegno alle famiglie con figli servono subito. Perché il futuro si costruisce oggi.
Francesco Belletti ll sussidiario 18 aprile 2023
www.ilsussidiario.net/news/assegno-unico-5410-euro-contro-i-200-in-germania-il-gap-nel-sostegno-alla-famiglia/2522800
REATI IN FAMIGLIA
Reati familiari: come tutelare i diritti dei minori
Allontanamento della casa familiare, divieto di frequentazione e ordini di protezione: ecco gli strumenti per la tutela dei diritti dei minori vittime di reati familiari.
Come in qualsiasi aggregato umano anche nella famiglia è possibile che determinate tensioni, di cui ogni singolo individuo è portatore, possono trovare sfogo, dando luogo talvolta ad atti penalmente rilevanti. Peraltro, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei reati commessi in ambito familiare con particolare riferimento ai maltrattamenti ma anche alla violenza sessuale e psicologica. Spesso tali delitti vengono perpetrati dai genitori ai danni di figli non ancora maggiorenni. Ma nelle ipotesi di reati familiari come tutelare i diritti dei minori?
Il nostro legislatore ha previsto una specifica tutela per i minori vittime di reati commessi all’interno della famiglia. In sostanza il giudice può disporre l’allontanamento dalla casa familiare del genitore violento e il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalle persone offese.
La tutela scatta non solo quando i minori sono vittime di reati familiari ma anche quando assistono alla commissione di tali delitti in danno di altri componenti del nucleo familiare (ad esempio quando la persona offesa è la madre).
Nell’ipotesi in cui il genitore violento non abbia commesso alcun reato per cui non sia perseguibile penalmente ma comunque reca pregiudizio alla prole o ne mette in pericolo la serenità, è possibile rivolgersi al giudice civile affinché pronunci un ordine di protezione.
Se vuoi saperne di più su come avviene la tutela dei diritti dei minori in caso di reati familiari, allora prenditi un po’ di tempo e prosegui nella lettura di quest’articolo.
Quali sono le principali fattispecie di reati familiari ai danni di minori?
Le principali fattispecie di reati familiari che vengono commessi dai genitori ai danni dei figli minori sono:
- abuso dei mezzi di correzione e di disciplina [1], che si configura quando il padre e/o la madre che hanno un compito educativo nei confronti dei figli, abusa dei mezzi di educazione o di disciplina ovvero esercita il proprio compito educativo con strumenti o azioni non adeguate o per perseguire un interesse o un fine diverso da quello di disciplina e correzione, sempre che dal fatto derivi il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente. Detto in altre parole si ha tale tipo di reato quando le persone che per motivi familiari sono tenute a provvedere ai minori (nel caso specifico i genitori) utilizzano in maniera distorta ed eccessiva i mezzi correttivi ed educativi di cui dispongono per far rispettare la loro autorità;
- maltrattamenti [2], che si possono configurare in vario modo ovvero attraverso atti lesivi dell’integrità fisica, dell’onore, della libertà o del decoro dei minori ma anche tramite atti di minacce, di scherno o di disprezzo che si risolvono in vere e proprie sofferenze morali e sono in grado di causare uno stato fisico e psicologico di avvilimento e di disagio continuo. Peraltro, i comportamenti dai quali può scaturire questo tipo di reato possono essere di per sé privi di connotazione negativa ma se esasperati ed eccessivi possono integrare l’ipotesi di maltrattamenti (vedi il caso di un padre troppo geloso della figlia minorenne, il cui comportamento iperprotettivo lede lo sviluppo psicofisico della figlia stessa). Affinché poi il reato si possa configurare è necessaria la commissione di una serie ripetuta di maltrattamenti così da integrare l’abitualità della condotta;
- violenza sessuale, che può essere perpetrata da un genitore o da entrambi, qualora l’altro sia consenziente o complice dell’abuso. Ponendo in essere la relativa condotta criminosa il genitore lede la libertà di autodeterminazione sessuale dei figli e si determina uno sviamento della funzione di accudimento e di protezione tipica della figura genitoriale. Inoltre, il genitore che consapevole del reato di violenza sessuale commesso dall’altro nei confronti del figlio/a minorenne, non presenta denuncia e non chiede l’intervento dell’autorità, è ritenuto responsabile di concorso nel reato medesimo;
- violenza psicologica, da intendersi come una serie di atteggiamenti intimidatori o minacciosi, vessatori e degradanti posti in essere da uno o da entrambi i genitori. Tali atteggiamenti si possono tradurre in rifiuto dei figli, aggressione, sopraffazione, isolamento, sottomissione, ecc. Il Codice penale inquadra la violenza psicologica negli articoli che puniscono la violenza privata, la minaccia, le lesioni che provocano una malattia del corpo o della mente, l’abuso dei mezzi di correzione e di disciplina, i maltrattamenti in famiglia e, nel caso dell’isolamento forzato, il sequestro di persona;
- reato di stalking [3], che può essere commesso dai genitori quando intervengono in maniera eccessiva nella vita privata dei figli minorenni. Salvo i casi in cui il fatto non costituisca un reato più grave, il Codice penale punisce chiunque con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno in modo da ingenerare un costante e perdurante stato d’ansia e costringerlo a cambiare le proprie abitudini di vita;
- violenza fisica, consistente ad esempio in schiaffi, spintoni, strattonamenti, ecc. In tali ipotesi il Codice penale interviene punendo le percosse, l’abuso dei mezzi di correzione e di disciplina attuati con violenza, fino al tentato omicidio o, nei casi più estremi, all’omicidio;
- reato di illecita diffusione di immagini o video sessualmente espliciti [4], che si configura quando uno o entrambi i genitori realizzano o sottraggono immagini o video sessualmente espliciti dove sono rappresentati i minori, destinati a rimanere privati, per poi divulgarli, cederli, diffonderli, pubblicarli, consegnarli. Il reato è anche commesso da chi semplicemente riceve il video o le immagini e pone in essere una delle condotte di cui sopra.
Genitori autori di reati familiari: cosa fare? Se un genitore commette un reato familiare in danno di un figlio minorenne occorre immediatamente sporgere denuncia alle autorità competenti. Se la vittima ha già compiuto 14 anni può sporgere querela personalmente; invece, se è infraquattordicenne, il diritto di querela può essere esercitato dall’altro genitore oppure da altra persona che ne abbia la rappresentanza, come ad esempio il tutore. Se invece il genitore è solo uno –perché ad esempio l’altro è morto – ed è proprio la persona che il minore intende querelare, la denuncia può essere sporta da un curatore speciale nominato dal tribunale su richiesta del minore stesso o del pubblico ministero.
Essendo i reati contro i minorenni sempre procedibili d’ufficio, chiunque può sporgere denuncia, quindi, anche una persona estranea al contesto familiare (ad esempio un conoscente o un amico- un consulente familiare). In molti casi è la scuola ad allertare i servizi sociali i quali a loro volta provvedono a denunciare il genitore alle forze dell’ordine o alla Procura della Repubblica per l’eventuale condotta violenta in famiglia.
Reati familiari come tutelare i diritti dei minori?
La tutela dei diritti dei minori nell’ipotesi in cui siano vittima di reati familiari si può attuare dal punto di vista penale mediante l’allontanamento del genitore dalla casa familiare, che viene disposto dal giudice su richiesta del pubblico ministero. Si tratta di una misura cautelare che viene adottata ogni qual volta sussista l’urgenza di evitare possibili contatti tra l’autore del reato e le persone offese. Tale misura può essere disposta già nella fase delle indagini preliminari quindi a prescindere dalla pronuncia di una sentenza di condanna, nel caso in cui il giudice ritenga pericolosa per i minori la permanenza in casa del soggetto indagato. Con lo stesso provvedimento con il quale è disposto l’allontanamento, il giudice prescrive al genitore di lasciare immediatamente la casa, ovvero di non farvi rientro, e di non accedervi senza la sua autorizzazione. Se sussistono esigenze di tutela dell’incolumità delle vittime o dei loro prossimi congiunti, il giudice può altresì prescrivere al genitore di non avvicinarsi ai luoghi che sono abitualmente frequentati dalle persone offese dal reato [5]. Altresì, il giudice in caso di denuncia di un genitore per reati commessi nei confronti dei figli minori, può disporne l’affidamento esclusivo all’altro genitore, se questi vive in un altro luogo, oppure ad altri parenti o a una famiglia disposta ad accoglierli.
Il Codice civile prevede poi che il giudice possa disporre i cosiddetti ordini di protezione nei confronti del genitore che pur non commettendo alcun reato, reca comunque pregiudizio all’educazione della prole o mette in pericolo la serenità della famiglia. In pratica il giudice ordina al genitore di cessare la condotta pregiudizievole e dispone l’allontanamento dalla casa familiare; può anche prescrivergli, ove occorra, di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla prole e dal coniuge ed in particolare al luogo di lavoro, al domicilio della famiglia d’origine, ovvero al domicilio di altri prossimi congiunti o di altre persone ed in prossimità dei luoghi di istruzione dei figli, salvo che questi non debba frequentare i medesimi luoghi per esigenze di lavoro [6].
L’ordine di protezione non può essere di durata superiore a 1 anno e può essere prorogata, su istanza di parte, solo se ricorrono gravi motivi per il tempo strettamente necessario.
[1] Art. 571 cod. pen. [2] Art. 572 cod. pen.
[3] Art. 612-bis cod. pen. [4] Art. 612-ter cod. pen.
[5] Art. 282-bis, cod. proc. pen. [6] Art. 342-ter cod. civ.
Elda Panniello La legge per tutti 18 aprile 2023
www.laleggepertutti.it/637086_reati-familiari-come-tutelare-i-diritti-dei-minori
SINODO SULLA SINODALITÀ
A fine maggio l’Instrumentum laboris
Lo ha annunciato la sottosegretaria suor Nathalie Becquart, a conclusione della tappa continentale. «Promosse le relazioni tra Chiese particolari e Chiesa universale»
Conclusa la tappa continentale del Sinodo.
Il punto è stato fatto ieri, 20 aprile, in una conferenza stampa in Vaticano. A intervenire, tra gli altri, suor Nathalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria generale del Sinodo, che ha spiegato che «con l’idea della circolarità tra tutti i livelli della Chiesa e la visione di un movimento dialogico che caratterizza la sinodalità, la prospettiva della tappa continentale del Sinodo è stata un approfondimento del processo di discernimento delle persone indicate a rappresentare le Chiese locali nel processo assembleare che ha proceduto ogni assemblea continentale».
Con l’obiettivo di dare conto della diversità di esperienze e dei modi di procedere delle assemblee continentali ecclesiali, ha spiegato la religiosa, «è stato proposto di adottare un approccio flessibile attraverso linee guida comuni offerte dalla nostra task force continentale», rispettando «pratiche consolidate, elementi e linguaggi culturali, geografia e logistica di ogni continente. L’attuale processo sinodale, attraverso l’effettiva integrazione dei vari livelli di sinodalità e la loro articolazione in una dinamica circolare di ascolto, dialogo e discernimento – è la tesi della sottosegretaria – fa emergere la necessità, la specificità ma allo stesso tempo l’interazione tra l’esercizio della sinodalità a livello locale, regionale, nazionale continentale con quello universale». E ancora, «la tappa continentale – ha rilevato – ha voluto incoraggiare la creazione o il rafforzamento dei legami tra le Chiese vicine e, nello stesso tempo, promuovere le relazioni tra la Chiesa universale e le Chiese particolari».
Si è trattato di un processo «passo dopo passo», non privo di «resistenze, difficoltà», ha commentato suor Becquart, anticipando che «a fine maggio sarà pubblicato l’Instrumentum laboris». Ma «visto che il Sinodo è un processo, non possiamo dire ora come sarà il documento – ha precisato -.
21 aprile Quello che voglio sottolineare è che il processo sinodale consiste nel discernere e imparare come essere una sola Chiesa nella diversità delle culture e dei contesti, per rispondere alle diverse sfide che emergono. Una delle parole-chiave è inculturazione».
Redazione online RomaSette 21 aprile 2023
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