Lettera a padre Luciano Cupia

 Lettera a  padre Luciano Cupia

 

Autrice: Gabriella Moschioni

 

Ed eccoci qui, caro Luciano, io e Te.

Perché,  incredibilmente,  anche se so che devo scrivere per il Tuo primo anniversario, Tu ancora per me sei qui. Certamente questa sensazione di presenza dipende anche dal fatto che abitando Tu a Roma e io a Como in questo anno il nostro rapporto non è cambiato molto.

Rispetto agli altri anni l’unica differenza è che non ci siamo visti al Convegno di Rimini 2014

Evidentemente  però la nostra comunicazione era ed è di testa e di cuore, non avevamo bisogno di telefonate, mail , messaggini vari per connetterci

Del Tuo declino fisico mi voglio ricordare solo una splendida Tua affermazione in una delle ultime omelie nella cappellina dell’Istituto La Casa a Milano.Avevi detto che ad ogni “magagna” nuova che il Tuo corpo ti presentava, Tu ringraziavi Dio perché questo accorciava la distanza che ti avrebbe portato a vederlo ……finalmente di persona. Io , in quel momento , avevo pensato :  “Padre Cupia ci ha insegnato a vivere e adesso ci insegna a morire”.

In quel momento non ero triste, ero solo contenta che la vita potesse essere vista così.

Certo la tristezza poi è venuta  e mi domando  se, io, sarò capace di accostarmi in questo modo alla morte.Noi  (e quando dico noi non so neanche quantificare la quantità di persone che c’è in quel noi…. ) abbiamo preso da Te a larghe mani di tutto, affetto, allegria, amore, barzellette e storielle, abbracci, espressioni  incoraggianti, e prese per il naso.

Eri il papà , l’amico, il prete : quello che aveva celebrato il matrimonio di moltissimi, ma anche quello che , a volte,  li aveva aiutati a separarsi.

Quello sempre entusiasta  per una cena ……. E poi mangiavi pochissimo.

Quando sei stato ospite e casa nostra non sono mai riuscita a prepararti poco più che una mozzarella……..

Eri una miniera senza fondo , davi tutto, davi sempre , davi senza aspettare che ti fosse chiesto.

Io mi meravigliavo ogni volta che salutavi mio marito……… quasi che ti fosse figlio, fratello carissimo .

Mi meravigliavo soprattutto di come per mio marito questo fosse normale, quanto Tu “fossi” per lui Tu , che in fondo, eri solo amico mio.

Tantissime altre persone, in particolare penso ai relatori del Congresso di Pescara, quando ho annunciato loro la Tua morte hanno avuto la stessa reazione :  stupore e dolore, ma anche la lievità e la gioia “son contento di averlo salutato !”

Cosa mai avrai comunicato a tutti perché loro Ti considerassero familiare e affettivo per loro stessi ?

Ecco perché non mi manchi, perché ci sei.

In fondo non mi ero mai rivolta a Te, come avevo fatto con Sergio Cammelli o con Don Paolo per avere consigli, istruzioni, aiuto .

Tu c’eri e ci sei perché nella semplicità del Tuo essere e in fondo anche del Tuo modo di esprimerTi  eri sempre connesso con l’”Amore”.

Come avrai mai fatto dal punto di vista umano a diventare così lo posso solo immaginare con gli occhi dell’affetto.

Ci hai sempre raccontato che il tuo obbiettivo “famiglia” dipendeva dal fatto che non avevi avuto una famiglia. Non hai mai nascosto la tua estrema nostalgia per la famiglia che non hai avuto.

Ma nostalgia, bisogno di affetto, di gioia, di calore umano, di allegria di speranza , di condivisione erano tutte emozioni che trasparivano, mi viene da dire ……….traspaiono.

Ci hai regalato i Tuoi bisogni trasformati in tenerissime, ma anche disincantate carezze.

Mi domando solo adesso che non ci sei se avrai fatto fatica, mi piace pensare di no, per lo meno non troppo.

Tu Ti sei affidato all’amore e noi ne abbiamo goduto tutti gli effetti.

Quella sensazione di gioia e di allegria ad ogni incontro e ad ogni sguardo non sarà stata forse un piccolo assaggio, una anticipazione molecolare di quello che proveremo quando “vedremo” come Dio ci ama ?.

Io non so se Tu fossi consapevole di questo, di questa “trasparenza” di rapporti fra Te, Dio e noi, ma  noi l’abbiamo capita …

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” dicevano i discepoli di Emmaus?

Hai fatto ardere il nostro cuore per tanti lunghissimi anni, ma non credere che sia finita …

Quello che sei stato per me lo sei ancora , anzi di più perché per Te il tempo della speranza è finito , è il tempo dell’Amore e io mi metto vicina a te e me lo godo tutto…

Non è né un saluto, né un arrivederci perché ci sei, per me e per tutti.

Solo, Ciao

Gabriela

P.S.

Quando ho mandato in stampa, mi sono messa a piangere “Caro maestro, grazie, i lutti vanno elaborati…”

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