Le violenze nell’ambito familiare

LE VIOLENZE NELL’AMBITO FAMILIARE

“Il buio oltre la porta”

 

Mi è piaciuto il libro “Il buio oltre la porta” per la leggerezza e la normalità con cui l’autrice Nicoletta Sipos tratta un argomento così scabroso come la violenza nell’ambito familiare.

Perché non ha usato i toni allarmanti e colpevolizzanti dei media che, quando riferiscono di violenza, ci spaventano, ci paralizzano e soprattutto ci fanno sentire in colpa.

 

Non ci permettono di entrare in relazione con le nostre emozioni, ci martellano e non ci consentono di entrare in relazione per esempio col grande sentimento di dolore che deve soggiacere ad una comunicazione di tale portata

Sentiamo di omicidi perpetrati da un marito o da una moglie, ma non ci è data la possibilità di fermarci a pensare o capire quale orrore e tragedia segue una “notizia” del genere.

Quasi sempre dietro queste situazioni resta un bambino che si trova un genitore morto violentemente con tutto l’orrore e le lacrime conseguenti e l’altro genitore in galera.

Martellati come siamo dalla notizia, dalle indagini, dai RIS e dalle prove scientifiche del delitto non siamo più uomini e non sappiano immaginare la paura di quel bambino, il panico, il terrore, il senso di colpa che lui – piccolo e impotente – porta sulle sue spalle per non essere stato capace di evitare la tragedia.

Non sto parlando d’altro per evitare l’argomento della violenza più comune nella famiglia.

Anzi ritengo che la famiglia, se non curata, aiutata, amata e confortata possa essere il luogo della tragedia, del dolore e della violenza.

La famiglia è luogo di sentimenti fortissimi : odio, amore, sangue.

Pensate al sangue che era e sottolineo “era” il segnale dell’unione maschio – femmina,  al sangue delle mestruazioni, al sangue del parto, al sangue delle piccole grandi ferite dei figli nei tagli e nelle contusioni dell’infanzia, al sangue nel cuore dei genitori quando si trovano a confrontarsi coi figli adolescenti che non riconoscono più e che li sbattono a confrontarsi coi loro problemi irrisolti.

La famiglia è il luogo dove l’aggressività esprime le sue forme più violente perché sono in gioco i sentimenti più forti.

L’aggressività del bambino che piccolo, indifeso, desideroso con l’urgenza dell’istinto di sopravvivenza vede addirittura la mamma come parte di sé.

L’aggressività della madre nella protezione del bambino.

L’aggressività del padre che vede offuscarsi il suo primato e la sua forza di fronte ad un bambino che non ha ancora imparato ad amare.

L’aggressività della famiglia d’origine che vede nella stretta unione della nuova coppia un attentato alla propria esclusività.

L’aggressività del bambino di fronte al “no” dei genitori, La paura di non essere abbastanza “bravo” e di essere abbandonato.

La paura e l’aggressività connesse ad un possibile tradimento del partner che provocano un ritorno a confusi sentimenti di inadeguatezza sperimentati nella propria infanzia.

E’ proprio da lì, dal bambino o dalla bambina ferita , maltrattata, tradita che nasce la violenza come bisogno di “rompere” “spaccare” “uccidere” quel senso di insicurezza e paura che viene da molto lontano.

Ho visto moltissime donne “scegliersi” un partner violento e cattivo come modo di “espiare” una colpa arcaica.

Quasi tutte le donne che hanno subito molestie o violenza si sentono “sporche”, in colpa, “cattive”

Hanno paura di aver provato piacere , si ritengono responsabili di avare scatenato l’attenzione del papà, dello zio, dell’amico di famiglia o anche del fratello.

Per questo scelgono confusamente, inconsciamente di reiterare un’ esperienza scabrosa e terribile nel vano tentativo di espiare e riscattarsi.

Allo stesso modo il maschio violento non fa altro che trasportare la sua esperienza di bambino trascurato, maltrattato, picchiato nell’unico modo di essere che ha imparato : violenza, possesso, brutalità in sostituzione di un grande vuoto interiore

Molti uomini, per contro, per reagire a tante violenze viste subire dalla madre, si costringono ad essere impotenti per paura di ripetere in modo coatto la violenza sessuale del padre.

Per non parlare poi della violenza che noi oggi infliggiamo ai nostri figli nelle lunghe fasi della separazione e del divorzio.

Il bambino sogna in modo magico e fantastico che i suoi genitori si amino e lo amino.

Noi, per le nostre esigenze di autonomia e di benessere lo costringiamo a vederci prendere strade diverse dove lui fatica a capire dove collocarsi, come amare delle persone che fra loro non si amano più, senza perdere la propria unità e senza sentirsi in colpa per non riuscire a dominare un evento – quello della separazione dei suoi genitori – molto più grande di lui.

Ho solo accennato a piccoli – grandi eventi che possono succedere nella famiglia.

Ce ne sarebbero a centinaia su cui riflettere, ma in sostanza sono convinta che solo l’attenzione, la cura e l’amore per ogni persona che è parte di una famiglia possa evitare lo scatenarsi della violenza, del dramma, della tragedia perché ogni atto violento non è che l’estremo, terribile sbagliato odioso tentativo di rivendicare amore.  

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