Le problematiche legate all’eccessiva libertà sessuale e sentimentale

 

Le problematiche legate all’eccessiva 

libertà sessuale e sentimentale

 

 

Autore: Emidio Tribulato

Una delle illusioni alla quale molti uomini e donne del mondo occidentale credono fermamente, tanto da considerarla un valore del quale andare fieri e orgogliosi e pertanto difenderla a qualunque costo contro quelli di altre etnie e religioni giudicati  “barbari”, poiché non la pensano allo stesso modo, è la piena libertà nel campo sentimentale e sessuale. Libertà offerta e concessa oggi a tutti: adolescenti e giovani; adulti e anziani; celibi e sposati; conviventi o separati.

Che questa libertà incontri il favore di buona parte della popolazione è facilmente comprensibile. A nessuno piacciano le intrusioni nella propria vita privata. Nessuno accetta con piacere le regole, le norme, le imposizioni e i dettami che possono condizionare, se non proprio costringere a fare o a non fare una determinata azione, ad avere o non un determinato comportamento. D’altra parte il piacere che si prova nel lanciarsi in nuove e sempre diverse ed eccitanti avventure sentimentali e sessuali è così intenso e coinvolgente che è difficile rinunziarvi.

 

 

La libertà e l’indipendenza nelle scelte e nei comportamenti sono non solo due realtà molto piacevoli ma sono anche considerate moderne e attuali. In “linea con i tempi” come spesso viene ripetuto a chi vi si oppone o ne vede i limiti e i difetti evidenziando le frequenti e gravi conseguenze negative sia sul piano personale che sociale. Per tali motivi tutte le regole, le limitazioni, gli obblighi e i doveri nel campo sentimentale e sessuale ancora presenti in  tanti paesi e in tante culture, sono facilmente giudicati come qualcosa di arcaico e anacronistico nel nostro periodo storico, nel quale prevale nettamente il primato dell’individuo rispetto all’ambito sociale.

Dal punto di vista storico la conquista della piena e totale libertà sessuale e sentimentale in Italia si è sviluppata nel tempo in tre fasi.

 

Prima fase

La prima libertà ad essersi affermata, già verso la fine degli anni sessanta del secolo scorso, è stata quella di poter scegliere se legarsi o no a un’altra persona con un vincolo di tipo matrimoniale. Insieme a questa si è affermata e diffusa la libertà di decidere il momento in cui accettare questo legame e di poter scegliere liberamente e senza alcun condizionamento la donna o l’uomo che più piace, che più si confà ai propri desideri e sogni o che si desidera e ama di più, escludendo ogni influenza o condizionamento familiare e sociale.

“Se l’amore è tra due persone perché gli altri dovrebbero mettere lingua e consigliare, indirizzare o addirittura decidere per loro? Non esistono forse la responsabilità e il giudizio personale? Ognuno deve essere libero di fare le proprie scelte”.

Accanto a queste e insieme a queste, è esplosa anche la libertà concessa a uomini e donne di qualunque età e condizione sociale di vestirsi e acconciarsi come più loro aggrada, seguendo le mode del momento, senza affatto preoccuparsi del pudore, della decenza o comunque degli stimoli di natura sessuale presenti nel proprio corpo o nel proprio abbigliamento che vengono in qualche modo comunicati a chi guarda. Anzi, già da quel lontano periodo storico, con l’affermarsi delle minigonne e i mini short diventarono dei valore la capacità e la possibilità per ogni donna e uomo di scegliere gli indumenti o le acconciature più sex, ma anche più capaci di sorprendere, provocare, stimolare, attirare e sedurre  l’altro sesso.  

Queste libertà offerte alle giovani generazioni furono possibili poiché contemporaneamente veniva a ridursi fino ad escluderla ogni influenza o parere dapprima dell’ambiente sociale e successivamente dell’ambiente familiare. Soprattutto i padri, accusati di autoritarismo nei confronti dei figli e di schiavismo nei confronti delle madri e delle donne in genere, già in quegli anni furono costretti a ridurre, limitare al massimo e poi rinunciare del tutto a ogni intervento in questo, come in molti altri campi educativi, pur di evitare velenose accuse e aspre contestazioni da parte del coniuge, dell’opinione pubblica, nonché dei mass media e della magistratura, su ogni atteggiamento di indirizzo o guida, che in qualche modo potesse far pensare a comportamenti maschilisti e autoritari.  

In definitiva nessuno, dopo tali conquiste essenziali, aveva più il diritto, non dico di indicare ma neanche di consigliare i giovani sulle loro scelte amorose, sui loro comportamenti sentimentali e sessuali, tantomeno sul loro abbigliamento.  

 

Seconda fase

Dopo queste prime “conquiste”, con l’avvento del divorzio se ne aggiunse quasi subito un’altra, altrettanto piacevole e interessante, che in fondo era consequenziale alle prime: “Se i genitori, i parenti e l’ambiente sociale nel quale viviamo non hanno più voce in capitolo sulle nostre scelte sentimentali e sessuali, se abbiamo il diritto di scegliere quell’uomo o quella donna che più ci aggrada, evidentemente abbiamo anche il diritto di cambiare la nostra scelta in corso d’opera, anzi abbiamo il diritto di fare più scelte durante la nostra vita, così da cercare la persona migliore  per ognuno di noi, scartando, a mano a mano, tutte quelle che non sono perfettamente compatibili con il nostro carattere, i nostri gusti o bisogni del momento”.

Tutto ciò evidentemente potrà avvenire sia prima, sia dopo il matrimonio. “Sono assurde e anacronistiche tutte le leggi, regole e norme religiose, morali o familiari che impongono di stare con la stessa persona per tutta la durata della propria vita, che tra l’altro oggigiorno può essere anche molto lunga. È meglio, molto meglio cercare sempre nuove e più soddisfacenti occasioni sentimentali e sessuali”.

È in questa seconda fase che il fidanzamento inteso come momento di conoscenza, intesa e integrazione in preparazione a un’intesa stabile e piena di tipo matrimoniale va in crisi e poi sfuma fin quasi a scomparire. I rapporti prematrimoniali diventano quasi la norma, l’obiettivo del matrimonio viene sottaciuto o diventa totalmente inesistente.

Si sta insieme, si proclama a gran voce e in mille modi il proprio grande, immenso amore e la propria passione per l’altro, si hanno rapporti sessuali completi perché è piacevole, divertente e perché “Se si ama è giusto fare così” ma ciò non significa che si intende sposare la persone o le persone con le quali si hanno questo tipo di relazioni.

E quando la donna rimane incinta questo fatto è considerato un  incidente di percorso da affrontare, alcune volte con un matrimonio riparatore, mentre in molti altri casi la soluzione più semplice, immediata è definitiva è l’aborto.

 

Terza fase

Le attuali ultime “conquiste”, chiaramente consequenziali alle precedenti, si sono spinte molto oltre:

“Che senso ha sperperare tanti soldi per celebrare, non importa se al comune o in municipio, un rito: il matrimonio, che non solo non è eterno, ma che può durare anche solo pochi anni o anche qualche mese, con probabili, successive conseguenze legali ed economiche, come l’obbligo del mantenimento e le spese per gli avvocati di entrambe le parti, se da parte mia o da parte dell’altro vi è la possibilità di effettuare mediante successivi incontri altre scelte: migliori, più interessanti e intriganti?

Meglio stare assieme, convivendo senza alcun obbligo, finché se ne ha voglia e poi, se le cose non vanno bene, quando e se le circostanze, i desideri e le aspirazioni subiranno un possibile probabile cambiamento, lasciarsi da buoni amici, con una stretta di mano e un arrivederci”. 

E infine di conseguenza: “Se il matrimonio non ha più senso, se nella convivenza non vi è un vero legame, perché essere fedeli sessualmente e sentimentalmente.  La fedeltà implica un contratto ma se non vi è alcun contratto, se stiamo insieme perché ci va di stare insieme e basta, perché farsi dei problemi che non esistono, tirando in ballo la fedeltà. Meglio vivere il presente, giorno per giorno momento per momento, con chi se ne ha voglia per il tempo che se ne ha voglia e basta”.

Se poi si osserva questa realtà dal punto di vista squisitamente sessuale, le cose sono andate oltre: “Se il sesso è la cosa più piacevole che la natura o Dio, per chi ci crede ha dato agli uomini, perché bloccarlo o limitarlo a una certa età, in determinate circostanze, con determinate persone e basta? Meglio, molto meglio viverlo e goderlo quando la passione o il semplice desiderio e capriccio bussano nel corpo o nella mente, con chi capita e quando capita,  non importa l’età, non importa con l’altro o con lo stesso sesso, così come non ha alcuna importanza la condizione dell’altro: se libero, fidanzato, sposato o convivente. Non importa se fa parte della cerchia familiare, se vi sono o non vi sono dei sentimenti particolari come l’amore o l’innamoramento . In definitiva è giusto provare e vivere questo intenso piacere, quando capita, come capita, con chi capita, senza crearsi inutili problemi e limitazioni”.  

E per quanto riguarda la gioia della maternità a della paternità?

Questo obiettivo lo si può raggiungere in molti modi. Intanto non è necessario essere sposati e neanche conviventi, se una donna o un uomo vogliono appagare il desiderio di sentirsi madre o padre e di coccolare un graziosissimo bimbo, vi sono molti modi per sodisfarlo: basta fare sesso con un amico o amica compiacente o anche con un perfetto estraneo o al limite usare la fecondazione artificiale o l’utero in affitto.  I mezzi offerti dalla scienza non mancano di certo!

E lo stato, la comunità civile e le religioni?

Lo stato e le comunità civile non hanno fatto altro che legiferare, a volte inseguendo i desideri e bisogni delle persone, altre volte stimolando e indirizzando i cittadini nella strada della conquista della piena e totale libertà sessuale e sentimentale. Viste come i due principali pilastri delle moderne società occidentali.  Ma anche diverse religioni, preoccupandosi di apparire moderne e in linea con i tempi, ampliando a dismisura il manto dell’accoglienza e della misericordia hanno nei fatti, anche se non nei principi, permesso che questi “valori” si diffondessero e s’imponessero a livello globale, in tutti gli ambienti e strati sociali, pur di non perdere le pecorelle più scapestrate, intraprendenti e moderne.  

Come si può capire le aspettative erano tante: meno intrusioni, oppressioni e costrizioni, maggior piacere, maggiore gioia, maggiori possibilità di scelta, scelte più personali e individuali e quindi più adatte alle singole persone.

La realtà

 

 

Tutto bene, quindi?

Per la verità non tutto è andato come ci si aspettava. Basta scorrere i giornali che riportano giornalmente i drammi presenti nelle coppie, nelle famiglie e conseguentemente nei bambini, negli adolescenti e nei giovani per accorgersi che qualcosa, anzi molte cose, non sono andate per il verso giusto.

Intanto l’aggressività in generale e tra i sessi è aumentata notevolmente. Sono molti gli uomini che ogni giorno fanno violenza alle donne molestandole, violentandole o peggio aggredendole fino a ucciderle (il cosiddetto femminicidio). Così come sono tante le donne che facendo largo uso delle leggi vigenti e di un buon avvocato riescono ad accusare gli uomini dei crimini più orrendi pur di privarli delle condizioni minime per la loro sopravvivenza e per la propria dignità, riuscendo con vari espedienti più o meno legali a limitare o escludere del tutto i padri dal rapporto con i propri figli.  

Gli uomini, a loro volta, si difendono accusando le donne di altri infami comportamenti o contrattaccano rapendo i figli, pur di avere la possibilità di vivere, anche se in una condizione di clandestinità il loro ruolo paterno.

 

 

Sono tanti, troppi, i genitori che, impegnati come sono nella battaglie o scaramucce legali o coinvolti nella ricerca di nuove esperienze sentimentali e sessuali, scompaiono dalla vita dei figli anche piccoli, lasciando questi in balia di un solo genitore, se non soltanto dei nonni o di qualche istituzione che dovrebbe aver cura di loro.

Basta poi scorrere le riviste scientifiche per constatare l’aumento notevole dei disturbi psichici  e delle situazioni di disagio psicologico che colpiscono inesorabilmente l’infanzia, l’adolescenza ma anche l’età adulta.

È sufficiente un minimo di attenzione per notare poi, attorno a noi e nelle famiglie a noi vicine, il diffondersi in tutte le età dell’alcolismo e delle varie dipendenze, ma anche l’immaturità e le notevoli difficoltà psicologiche presenti nei giovani uomini e nelle giovani donne nel momento in cui dovrebbero rendersi responsabili e autonomi dalle famiglie d’origine.

È evidente che le idee della massima liberalità nel campo sentimentale e sessuale non sono frutto di una sana razionalità basata sulla realtà, ma nascono da grossolane illusioni e inganni, giacché dimenticano, sottovalutano o non tengono nella giusta considerazione tutta una serie di elementi di notevole importanza, anzi essenziali per la vita della comunità e per gli imprescindibili bisogni interiori sia dei minori che degli adulti.

La rete familiare e sociale

 

Nonostante, come abbiamo detto prima, in una visione puramente egocentrica e individualista della vita e del rapporto tra i sessi, appaia desiderabile, piacevole e per molti versi anche augurabile che i giovani facciano a meno dei genitori, dei familiari ma anche dell’ambiente sociale nel quale vivono, in realtà le dinamiche in gioco sono molto più complesse di quanto appaiono o di quanto si vuole far credere.

Intanto ogni coppia che si forma anche se per poche ore o pochi giorni o che si disfà con la separazione, con il divorzio o semplicemente con un SMS, non sta sulla luna o in un’isola deserta essa vive o ha vissuto in un ambiente sociale, accanto a degli amici e, soprattutto vive o ha vissuto in una famiglia. Pertanto si presume, che sia vissuta accanto a un  padre e una madre, insieme e vicina a dei fratelli sorelle, nonni.  

Per tale motivo ogni persona presente nella rete sociale, amicale o familiari ha intessuto con queste persone delle relazioni e dei legami relazionali e/o affettivi più o meno importanti, più o meno coinvolgenti e profondi. Tagliare o non tener conto di questi legami negli eventi e scelte fondamentali della propria vita, come sono le scelte sentimentali e sessuali senza che nulla accada e senza che vi siano delle reazioni emotive più o meno intense e gravi, è illusorio ma anche praticamente impossibile.

È soprattutto impossibile nei confronti di chi, come i genitori, per decine d‘anni hanno impegnato gran parte del proprio amore del proprio tempo, del lavoro e delle energie  a favore dei figli, al fine di dare loro quella serenità e quel benessere psicologico e materiale indispensabile per permettere loro di affrontare le sfide dell’età adulta. Per Prandini: “Ciò che veramente era importante una volta per la stabilizzazione dell’intimità era, infatti, la relazione con i rapporti esterni: occorreva un forte legame con le cerchie sociali più prossime, ad esempio con le famiglie allargate, ed uno stile di vita comune”.[1]

E poiché i rapporti non sono mai unidirezionali ma sempre bidirezionali o multidirezionali: “Se io in qualche momento ho interesse verso di te, se io in qualche modo ho dato molto a te, mi aspetto di far parte della tua vita, soprattutto quando nelle scelte e nei momenti più importanti. Se tu mi escludi quando vuoi o quando pensi che non ti serve più il mio aiuto, evidentemente lanci un messaggio notevolmente distruttivo verso di me, ma anche verso i futuri genitori”.

Il messaggio in fondo dice questo: “Grazie di tutto ma ora non mi servi e quindi farai bene a metterti da parte”. Quello che indirettamente arriva ai futuri genitori è ancora peggiore: “È sciocco che voi v’impegnate per anni nei confronti dei vostri figli, giacché questi, molto presto, vi diranno o vi faranno capire che siete superflui, anzi vi considereranno un ostacolo e vi metteranno da parte come delle scarpe vecchie da buttare nel contenitore della differenziata”.

I futuri genitori non potranno non tener conto di ciò e pertanto andrà inevitabilmente in crisi il legame intergenerazionale, che è poi il legame più solido e importante presente nell’ambito sociale. La domanda più immediata, anche se non sarà mai esplicitata, sarà quella di chiedersi: “Perché fare figli?” “Perché fare dei figli, perché affrontare mille sacrifici e impegni se poi noi genitori nelle scelte fondamentali della loro vita non abbiamo alcuna voce in capitolo?”

Nel caso poi, oggi sempre più raro, decidessero di averne uno, è logico e consequenziale che penseranno prima a utilizzare il figlio per gratificare se stessi più che impegnarsi a dare a lui ciò di cui necessita e ha bisogno.

Come dire: “Se i figli sono egoisti e pensano soprattutto a se stessi è bene che anche noi lo siamo”. In definitiva il figlio diventa sempre  più qualcosa da godere, piuttosto che un essere umano al quale dare, anche con notevoli sacrifici personali: tempo, attenzioni, cure e amore. Tutto ciò porta a una maggiore diffusione dei semi dell’egoismo e dell’individualismo più sfrenato nell’ambito dei rapporti familiari e personale. Semi questi che non potranno che dare frutti velenosi nell’ambito sociale e relazionale.

L’altra conseguenza possibile è che: “Se sei tu che hai scelto quell’uomo o quella donna senza chiedere il mio consenso, senza ascoltare il mio giudizio e la mia opinione, perché io dovrei legarmi e affezionarmi a questa persona estranea, che mi chiama “signore/a”, trattandola con affetto e amore come fosse un figlio o una figlia? Pertanto io la tratterò per come si pone nei miei confronti: un perfetto estraneo/a, che si è inserito/a subdolamente nella nostra famiglia, senza il mio volere e la mia benedizione.

E ancora: “Dato che tu non hai chiesto o ascoltato il mio parere su quella persona, se questa non ti sta più bene o avete delle difficoltà o peggio delle gravi crisi, perché io dovrei dispiacermi e preoccuparmi?  Arrangiatevi, ed evitate di coinvolgermi nelle vostre beghe e nei vostri problemi”. 

In definitiva l’apporto costruttivo e di protezione offerto ai giovani dalle famiglie, dagli amici ma anche delle comunità, diventa minimo o inesistente. Cosicché ogni scelta anche la più assurda e scellerata, senza il supporto e la guida delle famiglie e dell’ambiente sociale di provenienza, diventa una scelta totalmente individuale e privata.

In definitiva la nuova famiglia che si è formata o che dovrebbe formarsi, rischia di non fare mai parte di una rete familiare pronta a supportarla, accoglierla, comprenderla, aiutarla e sostenerla.    

L’esperienza poi di quest’ultimo mezzo secolo, inoltre, ci fa chiaramente capire che è molto difficile che un giovane o una ragazza possano fare nell’ambito sentimentale e sessuale delle scelte oculate senza l’aiuto e il sostegno di persone più mature di loro, ma soprattutto di persone non coinvolte emotivamente. Se infatti l’intento è quello di formare una famiglia e si vuole scegliere una persona con la quale trascorrere buona parte della propria vita e che volente o nolente dovrà assumere un ruolo di marito e moglie, di padre e madre,  una persona che dovrà inserirsi in modo corretto e positivo in una rete familiare complessa e articolata, per assolvere bene questi ruoli sono necessarie numerose e fondamentali qualità e capacità.

Qualità e capacità che, nell’enfasi della passione o dell’innamoramento, difficilmente sono riconosciute e valutate correttamente. Pertanto gli errori sono molto facili e possono condurre a situazioni molto problematiche se non proprio disastrose, per i singoli soggetti coinvolti, per i figli, ma anche per le famiglie d’origine e per l’intera società civile.

Per quanto riguarda poi l’instabilità affettiva, l’esperienza di questi ultimi decenni ci conferma che questa prassi è notevolmente rischiosa, ma soprattutto non è adatta e utile alla famiglia, ai singoli individui e alla società; anzi come vedremo mina e continua a disgregare dalle sue fondamenta la o le società che l’accolgono.

L’animo umano, infatti, è molto complesso ed ha dei bisogni primari, molto chiari e ben definiti, dei quali non si può prescindere e fare a meno.

Ad esempio, solo quando sappiamo di poter contare sull’amore di un’altra persona in modo stabile e continuo avvertiamo quel caldo senso di sicurezza, che ci permette di vivere con pienezza e serenità la nostra vita relazionale e lavorativa. Al contrario quando i rapporti, anche molto intensi e coinvolgenti, non hanno caratteristiche di stabilità e continuità, saranno immancabili le ansie, le paure, le insicurezze, l’inquietudine. Emozioni e sentimenti questi che spesso generano e si traducono in acredine verso l’altro che non ha voluto o saputo costruire qualcosa di solido e duraturo insieme a noi.

Pertanto è logico aspettarsi sempre maggiore irritabilità, aggressività e diffidenza, in generale ma soprattutto verso il genere sessuale che l’altro rappresenta:

“Tutti gli uomini sono…” “Tutte le donne sono …”.  

Il grave disagio che relazioni non felici apportano è sicuramente vero per gli adulti ma vale ancor più per i soggetti in età evolutiva, nei quali le paure della perdita affettiva, dell’abbandono della non cura, della solitudine, si sviluppano e accentuano quando attorno a loro non è presente la necessaria stabilità. Si sottovaluta in questi casi ampiamente la complessità dello sviluppo umano che richiede per molti, molti anni dei precisi, intensi e continui punti di riferimento relazionali e affettivi.

Si sottovaluta che lo sviluppo umano richiede, in definitiva, una costante presenza di persone serene, adulte e mature che sappiano essere di esempio, guida e stabili punti di riferimento.

È gravemente illusorio immaginare che un educatore possa tranquillamente sostituirsi ad un altro o che un affetto possa tranquillamente essere sostituito da un altro, senza che i minori ne abbiano un danno che in alcuni casi può essere lieve ma che in tanti casi può essere tanto grave da destrutturare in maniera notevole e stabile la loro psiche.

In questa facilità nello scambiare un partner con l’altro, si è voluto inoltre ignorare che la gelosia è un’emozione fisiologica dell’animo umano. Non è l’invenzione di uomini o donne possessive e egoiste. Essa nasce dal bisogno di avere accanto a sé in modo continuo la o le persone che possono darci il loro affetto, il loro amore, la loro passione, le loro cure, le loro attenzioni.

Il temere, o peggio il costatare, che di questi doni possano usufruirne altri, può scatenare, come, di fatto avviene frequentemente, intense emozioni aggressive e distruttive fatte di rabbia e collera, non sempre controllabili e controllate. Queste emozioni negative non possono che stimolare e a volte purtroppo fanno mettere in atto, pensieri di vendetta, violenti e distruttivi, nei confronti di chi si allontana da noi per dare il proprio amore, il proprio corpo, le proprie cure, i propri beni ad altri ma anche verso chi in qualche modo ci ha sottratto e privato di qualcosa che per noi è necessario e importante ma anche che pensiamo di diritto ci appartenga.

L’altra modalità che viene spesso suggerita e cioè quella dell’indifferenza  e del controllo assoluto delle emozioni, che in parole povere e volgari si traduce in: “Chi se frega, lui/lei faccia quello che vuole in quanto anch’io farò lo stesso”, è una modalità ancora peggiore della prima giacché, porta all’anestesia dei sentimenti e delle emozioni. Anestesia che rende fredde e vuote le varie relazioni umane, anche quelle che dovrebbero essere le più intime e profonde.

La necessità per ogni figlio di una famiglia funzionale

 

La libertà sessuale e sentimentale inoltre trascura o non dà il giusto valore a un elemento fondamentale della vita sociale: la famiglia. Questa istituzione è sicuramente la realtà più complessa ma anche la più importante per la società e per l’individuo, giacché è il cuore pulsante del mondo affettivo – relazionale. La famiglia costituisce infatti il fondamento stesso della società umana e se ben utilizzata e protetta è il suo più importante capitale.

Dalla famiglia dipendono il destino delle singole persone, il loro benessere o malessere psicologico, la capacità di ogni individuo piccolo o grande che sia di cogliere le piccoli gioie della vita e la soddisfazione di dare senso alla propria esistenza, oppure di dover lottare giorno per giorno, momento per momento contro la sofferenza, il dolore e la tristezza che sorgono da un animo angosciato, irrequieto, disturbato e aggressivo. In definitiva sono strettamente legate ai vissuti provati nell’ambiente familiare le condizioni psicologiche dell’umanità e il benessere o malessere sociale. 

Mentre si afferma che una volta tramontata la famiglia tradizionale, bisogna adattarsi e accettare gli altri tipi di famiglia che sono negli anni proliferate, si trascura un elemento fondamentale: che se è vero che le famiglie mai sono state tutte uguali nel mondo e nelle varie società ed epoche per cui nei vari popoli e in vari momenti storici vi sono stati molti tipi di famiglie, tuttavia se patriarcale o matriarcale, se con ruoli paritari o distinti; se monogenitoriale o allargata; se fatta da persone sposate o conviventi; se omosessuale o bisessuale tutte le famiglie, in definitiva, possono e dovrebbero essere valutate in base ai risultati che esse riescono a raggiungere. Tutte, in definitiva,  dovrebbero essere valutate in base alla loro funzionalità.

È in base alle sue caratteristiche di funzionalità che la famiglia può essere il punto focale di frustrazioni o di tensioni, oppure può essere la fonte di risorse per risolvere le frustrazioni e allentare le tensioni. È in base alla sua funzionalità che la famiglia può essere causa di disagio psicologico o di malattie psichiche o, al contrario, può essere il miglior supporto e medicamento a favore di ogni essere umano quando interviene una malattia o un problema sia fisico che psicologico. Pertanto le differenze sostanziali presenti nelle une e nelle altre non possono essere misconosciute o sottovalutate.

 

 

 

 Famiglie sane e funzionali

1. Una famiglia sana e funzionale riesce ad adoperarsi efficacemente nella strutturazione della personalità dell’Io dei minori presenti in essa e a lei affidati, giacché è capace di educare le nuove generazioni utilizzando un ambiente affettivo – relazionale ricco di serenità, stabilità, ascolto, dialogo e comprensione reciproca. In questo tipo di famiglia l’amore caldo, gioioso e sicuro presente nei genitori e negli altri adulti facilita enormemente questa funzione, permettendo di offrire alle nuove generazioni la fiducia, la sicurezza, la serenità e la continuità che queste ricercano e si aspettano.  Gli apporti di queste famiglie sono in grado di sviluppare e far crescere persone umane con un’armonica e ricca identità e personalità. Persone quindi, non solo intelligenti e capaci ma anche equilibrate, serene, mature e responsabili.

2. Una famiglia sana e funzionale riesce, mediante l’educazione e l’esempio a far maturare nei minori le capacità necessarie per una buona ed efficace integrazione e socializzazione. Accettando e rispettando le idee, i pensieri e i desideri degli interlocutori le nuove generazioni avranno la possibilità di saper ben comunicare e dialogare. Queste qualità faciliteranno molto tutti i processi e i livelli d’integrazione: inizialmente con i genitori, poi con gli altri familiari e infine con gli estranei. In quest’ambiente affettivamente sano ed equilibrato i minori sono profondamente rispettati ma sono anche educati a rispettare gli altri e farsi rispettare.

3. Poiché all’interno di questa tipologia familiare viene attuato il miglior tirocinio verso la comunità i minori sono stimolati ad essere responsabili nei confronti degli altri familiari, ma anche nei confronti dell’umanità in generale. In tal modo essi riescono a limitare i propri desideri, imparano a confrontarli con i bisogni altrui e sono capaci di riconoscere nei propri comportamenti le conseguenze positive o negative che da questi potrebbero scaturire. In definitiva in questo tipo di famiglia le nuove generazioni riescono a comprendere che la vera libertà si nutre di responsabilità e rispetto nei confronti di se stessi e degli altri.

4. Una famiglia sana e funzionale è in grado di offrire a tutti i suoi membri, protezione e riparo dai pericoli esterni, così da essere porto sicuro nei confronti dei fattori negativi presenti nell’ambiente sociale e riesce a ben inserirsi in una rete familiare ricca, attiva, partecipe, collaborante. Una rete che sa supportare i genitori e nello stesso tempo sa adoperarsi con delicatezza e attenzione sul piano educativo dei minori in essa presenti.

5. Una famiglia sana e funzionale permette un buon ricambio generazionale, giacché riesce a mettere al mondo, curare e seguire, fino alla loro maturità, un numero di figli sufficiente a sostituire le persone decedute e ad ampliare la presenza umana dove questa è carente. Nello stesso tempo è in grado di sostenere e aiutare ogni suo membro nei momenti più difficili e delicati della propria esistenza: nelle inevitabili fasi di transizione della vita, negli eventi stressanti, nei casi di disabilità, nelle malattie, nella vecchiaia o in presenza di lutti e perdite. In definitiva questo tipo di famiglia è in grado di assistere e curare, mediante una presenza amorevole e attenta, non solo i minori, ma anche gli anziani, le persone sole, i disabili e gli ammalati in essa presenti.

6. Una famiglia con le caratteristiche che abbiamo descritto sopra è capace di procurarsi i necessari beni materiali indispensabili alla sua vita personale e sociale senza trascurare le funzioni affettive e relazionali. Con il lavoro dei suoi membri provvede a procurare le risorse necessarie per la vita comune: cibo, vestiti, abitazione, cure sanitarie e altre necessità materiali. Giacché con le sue spese consuma, mentre nel contempo produce reddito mediante il lavoro dei suoi componenti, essa diventa  il principale motore dell’economia e con le tasse ha la possibilità di sostenere lo stato sociale.

7. Poiché almeno un terzo dell’identità e dei ruoli sessuali sono affidati all’ambiente affettivo relazionale nel quale il bambino vive, la famiglia sana e funzionale è inoltre in grado di sviluppare l’identità e i ruoli sessuali e personali delle nuove generazioni. Identità e ruoli sessuali che sono indispensabili per i rapporti d’amore che saranno vissuti da adulti con l’altro sesso. In definitiva se un maschio acquisterà piena e completa identità e ruolo sessuale, così da poter offrire alla donna d’amare e poi ai figli, gli importanti e ricchi doni della mascolinità come la forza e il coraggio; la determinazione e la comprensione; la coerenza e la linearità, sarà soprattutto merito della famiglia nella quale questi è vissuto è si è formato come uomo. Allo stesso modo se una donna acquisterà piena e completa identità e ruolo sessuale, così da poter offrire all’uomo amato, ai figli e alla società le sue doti di femminilità come la dolcezza e la capacità di ascolto; la comprensione e la tenerezza; le capacità di cura e l’accoglienza, sarà soprattutto merito della famiglia nella quale è vissuta e si è formata come donna.

8. Inoltre sappiamo che le fondamentali conoscenze e la cultura di base dell’umanità passano alle nuove generazioni mediante questo tipo di famiglia giacché, mediante l’esempio quotidiano i suoi membri riescono a trasmettere tutti gli insegnamenti riguardanti i rapporti con il prossimo, i principi educativi fondamentali per il buon vivere sociale, i valori morali, i compiti e i meriti dei legami intergenerazionali.

In definitiva una famiglia è sana e funzionale quando riesce a dare a ogni suo membro ciò di cui ha bisogno, ciò che necessità sia in campo materiale, sia in campo educativo e affettivo.  Pertanto se le  le future generazioni saranno forti, ricche di beni materiali, culturali, spirituali e materiali sarà soprattutto merito di questo tipo di famiglie.

La famiglie malate e disfunzionali

 

 

La famiglie malate e disfunzionali, al contrario, non sono capaci di svolgere una o più delle essenziali funzioni appena descritte.

 1. Poiché nei genitori ma anche negli altri familiari sono presenti ruoli confusi, contraddittori e spesso conflittuali e vi è scarsa attenzione e coinvolgimento dei bisogni degli altri, sono frequenti le esplosioni di aggressività; le fughe dalle responsabilità e dagli impegni intrafamiliari; le difficoltà ad instaurare una comunicazione efficace e vi è indifferenza o scarsa attenzione ai bisogni, soprattutto di tipo affettivo relazionale, nei confronti dei figli e tra i genitori.

2. Per tali motivi questo tipo di famiglie non sono in grado di assistere le persone malate, sole, psicologicamente o fisicamente svantaggiate o disabili, le quali saranno affidate prevalentemente o esclusivamente ai servizi statali o a quelli offerti, anzi comprati dai privati.

3. La rete familiare nella quale la famiglia malata e disfunzionale è inserita, appare spesso povera ma anche sfilacciata e con presenza di atteggiamenti e comportamenti frequentemente conflittuali al suo interno. I pochi nati in questa tipologia familiare non riescono neanche a coprire le persone decedute. Si avrà pertanto a livello nazionale un tasso negativo nella crescita della popolazione.

4. Nelle famiglie malate e disfunzionali i segnali della disintegrazione e della loro scarsa funzionalità  coprono un ampio e variegato ventaglio di patologie psichiatriche e sociali. Frequenti sono nei suoi membri, soprattutto nei più piccoli, le paure, i disturbi del sonno e delle condotte alimentari, le lamentele per i disturbi fisici (cefalea, dolori addominali, vomito), le crisi di rabbia, le esplosioni emotive improvvise di aggressività verso gli adulti, i coetanei, gli oggetti e gli animali, o anche contro se stessi (autolesionismo). Sono inoltre evidenti nei minori le difficoltà nella comunicazione e nella socializzazione, i problemi nell’apprendimento, gli atteggiamenti oppositivi – provocatori, le fughe ma anche i comportamenti immaturi o le regressioni a delle fasi evolutive precedenti.

5. Anche nei giovani la presenza di una famiglia disfunzionale provoca numerose e gravi manifestazioni: chiusura in se stessi o nel branco; profitto scolastico scadente; condotte asociali o antisociali; fenomeni autodistruttivi e di sballo mediante l’abuso di alcool o droghe; una vita sessuale ed affettiva senza una reale progettualità e senza alcuna responsabilità sia verso gli altri che verso se stessi; disturbi del comportamento, delle condotte alimentari o dell’identità e del ruolo di genere.

E ancora possono essere presenti fughe, randagismo, sciatteria e aggressività, senza alcuna evidente motivazione; scarsa progettualità anche solo di tipo lavorativo; diminuzione delle ore di sonno o perdita del sonno ristoratore; minore capacità d’attenzione e concentrazione; tentativi di suicidio; euforia alternata alla depressione; sensi di colpa o sentimenti d’indifferenza verso gli altri e verso i propri comportamenti; noia, apatia, astenia. Queste problematiche, trasferite nel contesto sociale, creano un danno economico e di funzionalità del sistema tanto più grave  quanto più numerosi e importanti sono i problemi di questi giovani.

6. La famiglia malate e disfunzionali, inoltre,  non sono in grado di sviluppare adulti con identità sane e corretti ruoli sessuale, indispensabili per i rapporti d’amore da vivere con l’altro sesso ma anche nelle relazioni con i futuri figli. Per tale motivo gli uomini che si svilupperanno rischiano di essere deboli, insicuri, immaturi, fragili, scarsamente determinati o al contrario eccessivamente aggressivi, mentre le donne frequentemente saranno irritabili, ansiose, nervose, aspre, dure, incapaci di cura, tenerezza, accoglienza e ascolto.

Purtroppo l’eccessiva libertà sessuale e sentimentale ha creato e diffuso in tutto il mondo occidentale, un notevole numero di famiglie disfunzionali la cui prole, già gravemente disturbata, nel momento in cui riesce a creare altre famiglie, non fa altro che accentuare  ancor più le carenze presenti nelle famiglie d’origine. Gli interventi personali e di gruppo atti a curare e cercare di sanare i più eclatanti disturbi di queste famiglie malate, interventi effettuati soprattutto dagli specialisti presenti nei buoni consultori familiari,  hanno sicuramente una loro valenza sociale ma questa azione risulta complessivamente assai modesta rispetto alla gravità e al numero di problemi che dovrebbe riuscire ad affrontare e risolvere.  



[1]              PRANDINI, R., (1998), “La cultura dell’amore giovanile”, in La famiglia,187, gennaio – febbraio, p.19.

 

Condividi, se ti va!