La solitudine dell’anziano

La solitudine dell’anziano

__________________________

AUTORE: Renato  Bottura

 

Nel mese di febbraio la Fondazione Mazzali di Mantova ha organizzato una Mostra Fotografica itinerante sul tema della “Solitudine dell’anziano”.

Una cinquantina di fotografie scattate da ottimi fotografi in tutte le parti d’Italia hanno proposto spunti di riflessione, ammirazione e senso del bello, pur nell’ambito di un tema così ”duro”.

La Mostra è stata allestita dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria, di cui è presidente il Prof. Marco Trabucchi. Egli ha voluto fermamente la realizzazione della Mostra e la sua itineranza in tutta Italia. Dopo Mantova verrà infatti esposta a Firenze e Matera.

Riporto alcuni passaggi del breve Convegno che ha preceduto l’inaugurazione della Mostra, avvenuta il 9 febbraio.

La bellissima relazione del Prof. Trabucchi ha sottolineato soprattutto l’aspetto negativo della solitudine per la persona anziana (e non solo), pure spesso affetta da malattie invalidanti.

 

Essa si configura come un evento antropologico-esistenziale che diventa, nel corso del tempo, un problema biologico-clinico. La solitudine è molto frequentemente una vera e propria causa di malattie: senso di abbandono, isolamento, emarginazione, tutte realtà che diventano spesso anticamera della depressione (30% di probabilità in più per chi vive solo). Essa di regola impone una forte riduzione del cammino e delle relazioni sociali. L’anziano fragile pian piano perde forza nelle gambe, è più esposto così alle cadute, mangia poco e male, si trascura, magari non assume con regolarità i farmaci… La solitudine quindi innesca un circolo vizioso che coinvolge la mente, la forza muscolare, la voglia di uscire e relazionare, la voglia di nutrirsi correttamente. Tutto ciò incide spessissimo anche sulla sfera cognitiva (perdita progressiva di memoria, maggior disorientamento temporo-spaziale, apatia…) evidenziando forme di demenza che prima erano silenti (circa il 27% in più di probabilità per chi vive solo di procurarsi e ammalarsi di  demenza!). La solitudine in ogni caso fa vivere 3 anni e mezzo in meno, e corrisponde anche all’aver fumato 15-20 sigarette al giorno per una vita intera.

 

Al contrario “l’amore conta più del colesterolo”, ”mangiare insieme è più salutare dell’astenersi dal vino”, ”l’amore salva la vita”, ”le relazioni e le reti amicali combattono la malattia”…

Queste frasi, apparentemente sloganistiche pronunciate da un eminente clinico e scienziato, ci fanno comprendere quanto sia possibile e doveroso combattere il più possibile la solitudine dell’anziano.

Un dato: più del 30% di anziani ultra 65enni oggi in Italia vive solo.

Ci si rende conto a questo punto di quale grande sfida si trovano di fronte le società ricche dell’Occidente (questo trend è estensibile alla maggioranza dei Paesi Europei).

Per concludere vorrei sottolineare che la ”Cura” delle persone anziane e ammalate ha bisogno anche di arte e bellezza, perché la Cura vera e globale è un’arte da coltivare insieme e da regalare a chi soffre.

 

 

Renato  Bottura

Geriatra

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi, se ti va!