UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Timonieri in un mare agitato
La persona dell’operatore nel consultorio familiare
Autore: Gabriela Moschioni
1 LA FAMIGLIA[1]
La promozione della famiglia si attua nel consultorio aiutando la realizzazione personale e la “messa in sicurezza” dei singoli e delle coppie che si trovano in questo periodo storico frastornati e confusi.
Tutti ci vogliono far credere che i problemi siano soprattutto di carattere economico, ma noi sappiamo che la paura della povertà è solo la punta dell’iceberg di tanta insicurezza personale e sociale.
La famiglia ha bisogno di essere aiutata, ha bisogno di attenzione e di cura e il consultorio può prevenire attraverso l’ascolto, il sostegno, l’utilizzo delle risorse delle persone lo scatenarsi di grandi tragedie.
Il “target” del consultorio, essendo servizio di primo livello, è la normalità cioè l’assenza di patologie specifiche.
Rispetto alle situazioni che si presentavano negli anni 75 – 80 in cui fervevano l’insofferenza, la contestazione, la rivendicazione di ruoli nuovi e diversi, laddove le coppie si spaccavano e facevano clamorose separazioni; oggi è quasi trasversale la percezione della fragilità personale e della labilità affettiva.
I giovani oggi faticano a fare delle scelte irreversibili.
Anche la legislazione li sostiene: si può sempre tornare indietro, da un matrimonio che ti va stretto, da una gravidanza che ti casca addosso.
I giovani oggi sono stati “informati” sulla contraccezione e la difesa dalle malattie a trasmissione sessuale; cultura corrente e messaggi mediatici li spingono verso un’allettante visione della vita sganciata dai valori fondamentali senza più connessione fra sessualità e procreazione,
Faticano ad integrare sessualità, affettività,intelligenza e ragione.
I genitori di questa generazione non hanno voluto trasmettere i loro valori perché anche loro incerti e spaesati. Non hanno abdicato, ma hanno preferito, in nome della libertà e della spontaneità – ritenuti i nuovi valori individuali, crescerli nel benessere, lasciare aperte tutte le possibilità di scelta.
I nostri figli altamente scolarizzati e tecnologicamente avanzati sono scoperti dal punto di vista della sicurezza personale e dell’assertività affettiva.
Scelgono di convivere, sempre meno per scelta ideologica, sempre più per tiepidità di approccio o mancanza di entusiasmo.
Quasi sempre la convivenza si impone dopo lunghi anni di (fidanzamento) o di “stare insieme”
Potrebbe anche trattarsi di insofferenza al legame o alla istituzione del matrimonio ormai ritenuta superata e senza significato.
Però le coppie si affrettano a sposarsi quando all’orizzonte si profila l’eventualità voluta o capitata di un figlio.
Il figlio diventa poi il fulcro e il volano della relazione.
Stiamo assistendo al fenomeno “bambino centro dell’universo familiare”
I problemi nascono quando il piccolo da adorabile oggetto di cura diventa un brufoloso, disordinato adolescente.
I problemi nascono anche perché all’esterno della famiglia la vita continua.
Ambedue i partner lavorano e nella vita professionale, nello sport e nel tempo libero, ognuno di loro agisce relazioni sociali che afferiscono alla loro parte esterna, più adulta più razionale, più estroversa.
In questo contesto il tradimento diventa facile perché all’interno della coppia la relazione non è stata curata, elaborata, discussa e rinnovata.
Allora la sessualità con un partner diverso diventa intrigante, non ripetitiva, non oberata dalle piccole irritazioni quotidiane.
Inevitabilmente la moglie o il marito sfumano, annoiano, diventano il nemico che impedisce libertà e gratificazione individuale immediata
I bambini però non sono indifferenti verso la separazione dei genitori anche se adesso sono tanti e non hanno il problema di un decennio fa di essere diversi dai compagni
Qualche volta il minore caldeggia la separazione in difesa di una madre che vede sofferente o maltrattata, non è difficile immaginare il fardello psicologico ed emotivo che grava sulle spalle del bambino
Dobbiamo renderci conto dell’enorme violenza a cui i bambini sono sottoposti.
C’è anche una sofferenza che non balza all’occhio, perché è nascosta nella parte più segreta del cuore di ciascuno, che è il “senso”, la “fantasia” e il “vissuto ideale” della famiglia che è dentro di noi e col quale inconsciamente continuiamo a rapportarci che provoca malessere, sensi di colpa, disagio ed insicurezza
Il consultorio deve essere in grado di accogliere questo non espresso bisogno di aiuto, perché la sofferenza confusa e silenziosa, quando diventa anche quantitativamente rilevante provoca un diffuso e pericoloso malessere sociale.
Come afferma Pierpaolo Donati : Ri-conoscere la famiglia è un atto di responsabilità.
Ri-conosce la famiglia è relazionarsi ad una relazione che ha il compito di realizzare una piena reciprocità fra i sessi e fra le generazioni. .
Siamo tutti responsabili verso la famiglia e la famiglia è responsabile verso tutti .Perchè nella famiglia non è in gioco solo un bene “proprio”, ma anche un “bene” pubblico [2]
Paradossalmente rispetto a certi slogan che circolavano nel dopo ’68 “la famiglia come bersaglio, il sesso come arma” trascrivo senza commentare un pezzo sulla famiglia che leggo dalla stampa :
“Una famiglia mette in circolo amore, affetto, sobrietà, bisogni buoni, rigore, serietà, risparmio, condivisione, ottimismo, volontà. All’inizio sembra un salto nel buio; poi con gioia, si scopre che chi ha una famiglia non cade quasi mai e, se cade, la caduta fa meno male.Ci vuole coraggio, lo sappiano, ma ne vale la pena.Perchè abbiamo bisogno di cose vere e non più di bolle di sapone e di fuochi d’artificio. La famiglia ci sembra un buon punto di partenza per rimettere in ordine sogni e bisogni della nostra smarrita gioventù”[3]
2 L’U.C.I.P.E.M.
la Carta dell’U.C.I.P.E.M. carta che si articola in soli quattro punti, contenuta in un solo foglio formato A4, definisce i punti fondamentali che hanno ispirato i primi consultori italiani
- Interdisciplinarietà – professionalità – eccellenza di volontariato professionale
Come approccio umano e scientifico alla unitarietà della persona , che non consiste in una molteplicità di giudizi posti uno accanto all’altro, corrispondenti ai diversi aspetti di una realtà , come avviene in un poliambulatorio.
Significa invece integrazione di diversi contributi specifici nella visione globale della persona o del problema della persona allo scopo di determinare un intervento unitario
Significa anche che non è sufficiente che nel consultorio operino diversi specialisti (che coprano tutti gli aspetti sanitari, antropologici, sociali, religiosi delle scienze che si occupano dell’umano), ma che essi siano uniti fra di loro , che nessuno assolutizzi il proprio contributo e lo creda più importante di quello degli altri, ma che accetti di “integrarlo” con quello degli altri non come affermazione personale o professionale, ma centrato anche in modo affettivo alla persona in difficoltà..
- Laicità
E’ l’affermazione non solo teorica del primato della persona al di sopra di ogni ideologia, interesse o schema precostituito
- Ispirazione cristiana
E’ primato dell’amore, del rispetto per l’uomo, rispetto per la vita,
E’ coerenza nello stile di vita personale.
Coerenza forse più difficile oggi nella nostra società multietnica, multiculturale, ma anche edonista e relativista
L ‘U.C.I.P.E.M. è un’ istituzione e, come tale, non è immortale e ,come tale,ha senso di esistere solo se è coerente e funzionale alla agli obbiettivi ed ai lungimiranti principi che i nostri fondatori ci hanno proposto : principi forti, innovativi (la carta è del 1979) che consegnano alla professionalità , alla fede ed calore umano dei laici la responsabilità della cura della famiglia.
Anche l’ U.C.I.P.E.M. non sfugge alla logica del nostro periodo storico :alle difficoltà economiche talvolta al limite della sopravvivenza di molti nostri consultori..
In più ci troviamo a competere con imposizioni normative che esigono – anche dal privato sociale – requisiti strutturali, organizzativi e di “qualità” formale senza prevedere gli adeguati sostegni finanziari di cui fruiscono i consultori pubblici.
Nei nostri consultori si vive oggi la tempesta del passaggio alla terza generazione.
Viene richiesto all’U.C.I.P.E.M. una funzione di tipo “paterna” anche in relazione alla funzione prevalentemente “materna” di molti direttori prevalentemente assorbiti dalla cura dei loro operatori in modo totalizzante ed anche affettivo.
Viene richiesto all’U.C.I.P.E.M. anche aiuto nella gestione del passaggio fra gli operatori storici e le nuove generazioni nell’obbiettivo di accogliere tutta la creatività e l’entusiasmo del nuovo coniugato con le certezze e la profondità della nostra tradizione.
Emerge anche una domanda più o meno esplicitamente espressa di continuare e rinnovare la “formazione” degli operatori di consultorio.
Un convegno centrato sulla persona dell’operatore vuole essere una prima risposta di accoglienza,di pausa, di riposo, di attenzione alla persona dell’ operatore nel “mare agitato della famiglia” e delle tempeste che pure agitano anche le nostre famiglie di operatori,