La filiazione

 

La filiazione

 

Autore: Giuseppe Cesa

Quando la coppia si è stabilizzata emerge lo spazio per i figli. Sappiamo che oggi, nella società del benessere, i tempi per la preparazione del nido ed i parametri da rispettare sono sempre maggiori e la media dell’età in cui le donne hanno figli supera i 30 anni. Il numero dei figli, invece, è calato; 2 sembrano tanti. Per quanto ci riguarda, comunque, apprezziamo il concetto di genitorialità responsabile e riteniamo corretto che una coppia generi dei figli quando si sente sufficientemente pronta.

La gravidanza prima e la presenza dei bambini piccoli poi, implicano notevoli modificazioni nel rapporto tra i due partner.

Con la nascita del bimbo la donna entra sempre più in uno stato di attenzione selettiva verso il figlio, lasciando il marito in una condizione di relativo abbandono affettivo e narcisistico. La donna, in questo periodo, si dedica molto alla cura della nuova vita, quest’ultimo non sa ancora esprimersi e per sopravvivere necessita di quest’altissima attenzione empatica. Si pensi ad esempio, che la madre si sveglia ad un leggero vagito mentre, invece, non è turbata da un forte rumore in strada; o ancora si pensi alla capacità materna di intuire i bisogni del neonato dalla diversa tonalità del pianto.

Per quanto attualmente i padri vengano più coinvolti che in passato, essi rimangono un importante supporto esterno al rapporto simbiotico materno-infantile.

Succede, infatti, che tutte quelle attenzioni reciproche che i coniugi si davano ora cambiano direzione; l’uomo continua a darne alla donna come prima ma non ne riceve più come prima perché la donna sposta la sua attenzione al proprio corpo che cambia e, poi, al bambino. L’uomo rimane in una condizione di fame di attenzioni.

La capacità dell’uomo di accettare questo periodo frustrante è importante, perché invece che rompere il rapporto coniugale tradendo e cercando altre partner (l’amante) rimane lì, a volte rompendo le scatole, e proprio questo rompere le scatole favorirà il processo di svezzamento del bambino e, nella donna, il riemergere alla dimensione muliebre.

La donna, d’altro canto, può permettersi di immergersi in quel profondo legame col neonato solo se si fida che il marito è sempre lì fuori che l’aiuta, l’attende, la chiama. Un bel esempio, a questo proposito, è rappresentato dall’immagine del palombaro. La donna è il palombaro che si immerge nella maternità e nella relazione col figlio, mettendo a repentaglio la propria vita sia dal punto di vista biologico che psicologico mentre l’uomo rimane sulla barca a pompare aria e a tenere il contatto col mondo emerso.

Col passare degli anni il rapporto figura-sfondo tra madre e padre tenderà ad invertirsi, e nella giovinezza sarà, o meglio dovrebbe essere, la madre parzialmente esterna allo stretto rapporto padre-figlio. Il padre riceverà gradualmente in consegna il figlio per guidarlo al mondo.

a) Natura e cultura

A tutti, credo, sia capitato di vedere Quark o qualche altro documentario naturalistico. Ebbene, un’immagine ricorrente è quella del piccolo di gazzella che dopo pochissimo tempo dalla nascita si alza, sgambetta, corre e segue il branco: se non ci riesce i predatori festeggiano. L’istinto e la dotazione biologica fanno tutto o quasi.

Per l’essere umano le cose sono molto diverse. La dotazione biologica e l’istinto non permettono di salvarsi ma aprono ad un lungo processo di cura ed educazione; processo che oggi richiede 30 anni.

È a circa 30 anni infatti, e spesso anche oltre, che i giovani adulti riescono a realizzare una loro piena autonomia. Non si tratta solo di bamboccioni, ma di una realtà estremamente complessa in cui imparare a muoversi.

In questo lunghissimo periodo di addestramento la figura del padre rappresenta il principale modello di riferimento, la struttura portante attorno a cui si coaguleranno i contributi di molti altri, educatori, insegnanti, amici, fino allo strutturarsi della futura persona adulta.

La capacità di offrirsi come modello significa che il padre rappresenta il cibo psichico tanto quanto la madre, durante la gravidanza e l’allattamento, è stata il cibo fisico. Ma essere cibo psichico, oggi più che ieri, può non essere così semplice ed automatico, non deriva da una dotazione biologica: per l’essere umano la cultura ha oltrepassato la natura ed essere padri è una scelta, una decisione che richiede anche un po’ di fegato.

b) Download ieri

In passato, immaginate una corte di campagna di cent’anni fa o più, i figli crescevano vedendo i genitori lavorare ed interagire. Da grandi avrebbero fatto lo stesso lavoro, abitato la stessa casa, le stesse abitudini e la stessa posizione socio-culturale oltre che economica. Il figlio del falegname avrebbe fatto il falegname, quello dell’agricoltore avrebbe fatto l’agricoltore e così via. Il download e l’installazione avvenivano fluidamente nel tempo, quasi senza rendersene conto.

c) Download oggi

Oggi i figli non vedono i genitori lavorare e imparano molte cose, educazione e lavoro, da altri. Paradossalmente, tolte le ore di sonno, i figli passano più tempo con altri educatori, davanti alla televisione o al computer che con i genitori. Una moltitudine di input, spesso alquanto seduttivi che allagano una psiche in formazione. Input che spesso anche gli adulti hanno difficoltà a gestire adeguatamente.

I figli possono trovarsi a fare lavori molto diversi da quelli dei genitori ed avere posizioni sociali altrettanto diverse e, soprattutto, aspirazioni enormi. Il genitore di oggi, pertanto, vede divenire più marginali alcune funzioni tipiche del passato ma si trova sempre di più a dovere aiutare a leggere ed interpretare correttamente i mille input e seduzioni dei nostri tempi.

Come in passato il download avveniva nel tempo, nella quotidianità, gradualmente e progressivamente, lo stesso deve avvenire oggi, per cui diventa essenziale che il genitore trovi il tempo da dedicare ai figli. È solo vivendo, osservando e commentando il mondo assieme che si realizza un fluido download ed una solida installazione.

 

Giuseppe Cesa

psicologo – psicoterapeuta

 

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