La crisi dell’educazione affettiva

La crisi dell’educazione affettiva

 

 

Nell’educazione all’affettività vi è  un problema di fondo che riguarda gli scopi e gli obiettivi del processo educativo. Se abbiamo chiara in mente la finalità dell’attività educativa, cercheremo in tutti i modi di raggiungere l’obiettivo prefissato ma se questa finalità non è chiara, anzi è notevolmente confusa o contraddittoria, sarà impossibile impegnarsi in maniera efficace, corretta e coerente, con il rischio di lasciare tutto al caso o all’istinto.

La non chiarezza del progetto educativo nasce soprattutto dalla confusa visione dell’identità e dei ruoli di genere. Se non si riesce a rispondere in maniera chiara e netta alla domanda di quale sia il ruolo della donna, della moglie e della madre nei confronti della società, dell’uomo, dei figli, e della famiglia e, viceversa, quale dovrebbe essere il ruolo dell’uomo nei confronti della società, nei confronti della sua donna, della famiglia e dei figli, non è possibile definire un preciso piano educativo sia da parte del padre che della madre, oltre che degli altri attori dell’educazione.

Se non riusciamo a dare chiarezza e linearità alle caratteristiche, ai ruoli e compiti dei due generi, maschile e femminile, non è possibile portare avanti alcun progetto educativo credibile e coerente.

Si vuole, infatti, che l’uomo e la donna siano entrambi e contemporaneamente sicuri, forti e autorevoli ma anche teneri, delicati e morbidi. Né troppo maschili, né troppo femminili. Dovrebbero dividere equamente il loro tempo e le loro energie tra il mondo dell’economia e il mondo affettivo-relazionale, senza nulla perdere o limitare, senza a nulla rinunciare,.

Nessuno dei due dovrebbe essere educato ad assumere il compito di responsabile della famiglia, perché la responsabilità all’interno della famiglia dovrà essere condivisa con l’altro.

Nessuno dei due dovrebbe essere educato a prendere iniziative autonome, in quanto tutte le iniziative dovrebbero essere discusse e prese insieme all’altro.

Queste poche e contraddittorie indicazioni andrebbero bene se uomo e donna non avessero caratteristiche specifiche, se caratteristiche opposte potessero convivere nello stesso individuo, e se i bisogni della società fossero costanti ed uniformi.

Insomma, è come se una grossa azienda si illudesse di formare il suo personale in modo tale da poterlo utilizzare contemporaneamente in tutti i settori: nella produzione, nei rapporti con la clientela, nella commercializzazione, nella vendita, nelle ricerche di mercato e così via senza tener conto delle peculiarità di ogni funzione e delle caratteristiche specifiche di ogni impiegato.

 I modelli e gli esempi

Per quanto riguarda gli esempi da imitare, i comportamenti dei genitori, degli amici, dei parenti o quelli visti alla Tv sono esempi e modelli che il bambino incamera e può ripercorrere. Se i modelli sono inadeguati, incongrui e contraddittori, non solo non avranno alcuna utilità ma, il che è peggio, tenderanno a presentare e trasmettere messaggi negativi, confusi e fuorvianti che dal bambino come dal giovane, saranno ritenuti validi e corretti, con le conseguenze che è facile immaginare. Come non sono sicuramente apportatori di validi esempi il papà o la mamma assenti o scarsamente e distrattamente presenti in casa, frequentemente con atteggiamenti conflittuali, spesso all’inseguimento di un nuovo e più gratificante rapporto sentimentale e sessuale; non sono assolutamente esempi validi quelli dai quali i bambini, i giovani e gli adulti si nutrono tutti i giorni, mediante la TV o i video giochi.

 Le esperienze ed i tirocini

Mancano poi le esperienze personali ed i tirocini. I bambini ricordano più quello che fanno le baby-sitter o le maestre dell’asilo nido, che non quello che hanno fatto le loro madri nei loro confronti. Manca il tirocinio di accudimento ad altri minori in quanto, molti bambini vivranno tutta la loro esistenza da figli unici. Manca soprattutto il tempo dedicato a queste attività fondamentali per il futuro della specie umana.

Come per tante altre necessità che le famiglie di oggi non riescono più a soddisfare, anche per questo tipo di educazione ci si rivolge alla scuola pubblica, senza valutare che l’apporto che può dare l’istituzione scolastica è molto limitato per vari motivi. Innanzi tutto la scuola, e quindi i suoi programmi e gli insegnanti, sono messi alle corde da una cultura che vuole, mediante la preparazione professionale, un ritorno economico per gli enormi investimenti profusi in questa istituzione.

Come dire: “Io impresa, che pago le tasse e investo nell’istruzione una barca di soldi, voglio da te scuola, in cambio, tecnici capaci e professionisti preparati nella varie aree della produzione e del commercio.” Manca, inoltre, come abbiamo detto, la preparazione di base, che avrebbe dovuto essere impartita ai docenti dai loro genitori e dal tirocinio con i fratelli ed altri parenti. Mancano dei programmi formativi e dei contenuti specifici per i due generi.

Ci si affida alla sensibilità e capacità dei singoli insegnanti affinché questi traggano gli opportuni apprendimenti dai contenuti affettivi presenti nelle materie letterarie, storiche, artistiche e religiose. Guai solo a proporre dei programmi diversi per i due generi: si verrebbe subito etichettati come personaggi retrogradi che vogliono restaurare barriere e steccati ormai definitivamente abbattuti.

 I contenuti

Per quanto riguarda i contenuti, la difformità presente nelle riviste, nei giornali, nei libri e ancora peggio nella televisione, non permette una visione chiara e univoca dei problemi, ma accentua il relativismo riguardo a molti atteggiamenti e problemi affettivo-relazionali.

Vengono proposte, ad esempio, mille idee sui vari linguaggi dell’affettività. Spesso oggi nei telefonini compare, alla fine di ogni messaggio, la sigla TVB che vuol dire: “Ti Voglio Bene.” Ma qual è il significato di questo “Ti Voglio Bene” che i ragazzi ogni giorno inviano ad amici e conoscenti in ogni momento? Ha forse il significato di provare un’emozione speciale di tipo affettivo verso quella persona? Vuole forse comunicare: “Sto bene con te, mi sento eccitato e felice quando sono accanto a te?” Oppure vuol dire: “Sono innamorato di te”? Siamo certi che ha il significato proprio di volere e cercare il bene dell’altro? Come dire “Io lavoro, mi impegno, mi adopero giorno dopo giorno a che tu stia bene”?

Se si chiede a qualche giovane il significato dato da loro a quel TVB vi risponderà che, tranne casi particolari, questa sigla non significa nulla o quasi. Spesso è scritta per abitudine, senza che le venga data alcuna valenza particolare se non quella di chiusura di un testo. “Ci vediamo stasera in piazza TVB.” “Oggi non mi hai passato il compito, sei un cretino TVB”. In definitiva, è un modo per chiudere una conversazione senza sprecare molte energie.

Se poi si esamina come vengono trattati dai mass media temi fondamentali per la vita relazionale e amorosa come il fidanzamento, l’amore, la fedeltà, il matrimonio e la famiglia, si noteranno:

  • contenuti confusi, incongrui e diseducativi;
  • una gran varietà e difformità delle idee. “Per permettere con il pluralismo delle idee di formarsi idee proprie”, viene detto. Per accentuare la confusione nell’animo e nella mente dei giovani e degli adulti, diciamo noi;
  • un accentuato sentimentalismo. Se esiste qualcosa che somiglia ad un sentimento passionale che, il più delle volte viene confuso o spacciato per sentimento amoroso, tutto può essere fatto, tutto viene concesso, tutto è possibile, tutto è lecito;
  • un uso della sessualità per fini puramente commerciali. Nei mass media il sesso, in tutte le forme anche le più bizzarre e patologiche, diventa stimolo per vendere, per far comprare, per far accettare quanto proposto.

Tutto ciò non può non provocare nella mente e nel cuore dei giovani conseguenze veramente tristi oltre che drammatiche, sia sul piano culturale che affettivo.

Le verifiche

Per quanto riguarda, poi, le verifiche sulla maturità e qualità di uomini e donne che intendono formare le future generazioni, tali verifiche ormai da decenni mancano quasi totalmente. In passato, nelle famiglie patriarcali, il valore di un giovane o di una fanciulla che intendeva instaurare un legame affettivo stabile, era legato non solo all’aspetto estetico o ai suoi beni dotali ma, genitori, parenti e amici di entrambi valutavano e mettevano sul piatto della bilancia anche e soprattutto le capacità di lavoro, cura e sacrificio; le qualità morali e spirituali; le doti di fedeltà e serietà. Quest’opera di valutazione e verifica attualmente è quasi completamente assente, giacché il legame prematrimoniale o matrimoniale nasce e tiene conto quasi esclusivamente dei sentimenti presenti nella coppia trascurando le qualità e le caratteristiche di personalità dei giovani interessati a formare una famiglia.

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