L’affettività

L’affettività

Autrice: Maria Grazia Antonioli

Ragionare sull’affettività nostra e dei ragazzi (adolescenti e, magari, anche preadolescenti) significa toccare il grande tema dell’identità: quest’ultima è un dono ricevuto nella dinamica relazionale (si è quanto si riceve dalla vita e si plasma quanto si è sulla base delle relazioni e in ragione della loro qualità!). L’identità si declina dunque nel rapporto con “l’altro” che sollecita la responsabilità e narra una ricchezza, e si presenta al maschile e al  femminile: due dimensioni non contrapposte né coercitive, ma ricevute,  dati di realtà  da far crescere dentro la reciprocità (è sempre l’altro, in quanto diverso da me che mi identifica, mi aiuta a farmi una ragione di me stesso…). 

 

Passato e presente si richiamano e si integrano: non veniamo dal nulla, non siamo nulla, ma portiamo con noi alcuni tratti che raccontano quello che siamo. È la mia storia, fatta anche di limiti e di fragilità. Il grande antagonista della crescita e della maturazione affettiva è il desiderio di onnipotenza, spesso celato o non ben messo a fuoco: lo si vede in azione nelle relazioni magari molto intense e totali che poi sfumano davanti ad un impegno più stabile e più progettuale; lo si vede davanti alle varie forme  di narcisismo in cui ci si perde. A vacillare è allora il futuro, vero banco di prova per la maturazione dell’affettività. Detto in altri termini il futuro è la capacità di generare, di essere fecondi, e questo è possibile solo se si lascia spazio all’altro, se ne rispettano i tempi, ci si accompagna, ci si libera. Il tutto e subito! soffoca nell’oggiAggiungi un appuntamento per oggi il futuro e insterilisce. In questa logica di futuro noi adulti per primi un po’vacilliamo. Fermiamo il nostro orizzonte ad un presente senza prospettive valide. Facciamo coincidere la parola speranza con utopia o illusione. Analizziamo la realtà in modo freddo, senza  vedere nei ragazzi delle risorse da spendere nella realizzazione di un progetto di vita.

 

Ci lamentiamo che i ragazzi di oggiAggiungi un appuntamento per oggi non sognano più, ma noi per primi testimoniamo uno slancio verso una progettualità e diamo loro basi perché a loro volta possano  farlo?  Il dono di se stessi che speriamo diventi , nella originalità di ciascuno, il tratto fondante della loro e nostra vita, si impara nella quotidianità di un presente in cui qualcuno ti chiede con fiducia dove stai andando, cosa vorresti: qualcuno che dà valore  e riconoscimento ai tuoi desideri e aiuta a collocarli su di un orizzonte di vera libertà. L’identità si plasma perché la si riceve; si può far crescere se la si osserva e rispetta nella sua integralità, oltre le paure della differenza e l’appiattimento su di sé. Quando nel racconto genesiaco Adamo scopre Eva, è già introdotto – proprio attraverso la plasmazione della diversità – ad abbandonare il proprio ombelico ed accorgersi del mondo che lo chiama a fecondità.

 

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