UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Il tradimento : una banalità se non facesse tanto male
AUTRICE: Gabriela Moschioni
“Non ha mai avuto un amante ?” Così è stata interpellata una mia collega di consultorio; e, ad una sua sconcertata risposta “..ma…. io veramente …no……..” la cliente ha replicato allegramente “Non sa cos’ha perso!”.
Anche questo è un approccio al tradimento : una esaltante avventura laddove ogni grigia pastoia dell’esistenza quotidiana viene travolta da un periodo di emozioni forti, di esaltante esuberanza fisica ed emotiva, da un ritorno alle chimere della gioventù o dalla scoperta di un sé diverso, assolutamente nuovo che rimuove tutto quanto ha costruito : la coppia, la famiglia, i figli ; che è capace di contrapporsi alle “tradizioni” della famiglia, di accettare la disapprovazione malcelata o espressa da genitori, fratelli, amici, vicini di casa…….
E’ la donna, indipendentemente dalla sua storia precedente fatta di una buona vita di cura della casa, dei bambini, di torte, feste di compleanni, di Natali affettuosamente preparati anche di impegno sociale, che ha più frequentemente questo tipo di “avventura”
Lei stessa non si riconosce più, scopre risorse e desideri insospettati, si rende conto di non essersi mai abbastanza pensata e curata, avverte esigenze fisiche e di apprezzamento, si trova nella “emergenza” narcisistica di pensare a sé, di prendersi quello che la vita le sta offrendo, a costo di rubarlo ad altre, a costo di mentire e di non “vedere” le persone vicine peraltro a lei molto care.
Desidera abbandonarsi romanticamente a sogni, desideri di felicità, farfalle, poesia, fiori, sentirsi bella e molto desiderata, ritrovare unicità e centralità assoluta di attenzione che solo una “botta di innamoramento” le sembra possano dare .
Anche la clandestinità, i sotterfugi, le bugie, il far quadrare i tempi del lavoro e della casa , fanno parte del gioco, rendono ancora più ricca di emozioni e sussulti la nuova situazione.
Il nuovo partner è, come sempre nell’innamoramento, idealizzato e reso eroico per i più svariati motivi che vanno, a seconda della personalità della signora, da una profonda comprensione per le sofferenze da lui subite in famiglia o, per contro, perché rappresenta l’ideale di uomo di successo, forte, spregiudicato : comunque nuovo e diverso.
Come può un marito, stanco, abitudinario, pantofolaio oppure distratto e appesantito dalla carriera e dalla famiglia competere con l’uragano dei sentimenti che ha investito la propria moglie con la quale da tempo non fa che lamentarsi e con la quale ormai da anni non parla d’altro che di logistica familiare, di soldi e di problemi di bambini ?
Come possono i figli-bambini costituire un polo attraente quando la mamma pensa e crede “che adesso o mai più!!” : è arrivato il momento di pensare a me stessa di poter ancora sentire il brivido della vita e della femminilità ?
Gli uomini in generale hanno un andamento iniziale spesso più moderato. Sono sostanzialmente stanchi o meglio “stufi”. Una quotidianità noiosa e a volte esasperante. La scarsità di interessi al di fuori del lavoro, la cura sbadata dei figli che non sono più piccoli perciò belli, soffici, gratificanti e gioiosi, ma problematici, polemici, disinteressati.
Anche le famiglie d’origine pesano sul pover’uomo che è costretto a dividere la propria moglie con un parentado incombente, onnipresente che non apprezza le doti dell’ex fidanzato della figlia che negli anni è diventato un marito ed un padre giudicato mediocre.
La passione che aveva condiviso con la moglie si è affievolita per mancanza di novità e di stimoli, ma anche per propria pigrizia e egoismo.
Le attenzioni che un tempo dedicava gioiosamente alla moglie sono state sostituite da un generico affetto, da un dar tutto per scontato, dal non riconoscimento di una serie di azioni che portano letteralmente avanti la vita della famiglia.
Spesso le mogli – e questo è un atteggiamento molto ricorrente – si disinteressano all’intimità fisica, non lo esprimono, ma è come se non ne sentissero la necessità.
I rapporti sono diventati abitudinarietà ripetitiva: la stessa fretta, lo stesso giorno, le stesse posizioni, lo stesso non parlare e non parlarne. La vita sessuale e la vita familiare non si arricchisco a vicenda; insomma si gioca a chi si addormenta prima sul divano davanti alla televisione e … “in fondo è meglio così” .
In questa abbastanza diffusa situazione la probabilità di trovare al di fuori della famiglia interessi e gratificazioni è molto elevata per entrambi i coniugi.
Quando la vita sembra scorrere senza emozioni e sentimenti espressi, la possibilità di scambiare per amore ogni sensazione di leggerezza e di novità, quando un “ti voglio bene” non è capace di esprimere la forza dell’amore che quasi sempre c’è, è facile credere di non avere più interesse per l’altro.
Come la signora che lasciava andare in vacanza da solo con sollievo il marito “che si toglieva dai piedi” perché lo reputava impotente. Di fatto il marito nei paradisi sessuali impotente non lo era affatto, ma la signora si è arrabbiata solo quando il suo partner voleva portare in Italia la sua conquista esotica.
O come il bravissimo marito con una bravissima moglie cui aveva fatto da padre che si era organizzato una propria vita sociale e sportiva senza rendersi conto che, anche per merito suo, la moglie era cresciuta, era diventata molto bella, aveva avuto successo nel lavoro ed era una donna avvenente e appetibile che aveva nuove esigenze di considerazione, di parità e di dialogo.
O come il marito di grande successo professionale che si invaghisce della donna da copertina e la confronta con la moglie indaffarata ed alle prese con una nidiata di figli, magari un po’ spettinata e sbrigativa, ma con la quale condivideva la felicità semplice di gite in montagna, della bicicletta, del picnic coi bambini.
E’ chiaro che il confronto è sempre a sfavore di chi hai vicino, che non dà più emozioni forti, ma spesso ti assilla con problemi che possono andare dalla lavatrice che perde fino alla scelta della scuola per figli o, peggio ancora, per i problemi legati alla crescita e all’adolescenza.
Inoltre mentre gli “amanti” maschi di solito non giudicano il partner della propria donna, le donne in analoga situazione diventano psicologhe di coppia e si dilettano ad evidenziare tutte le mancanze della moglie di lui.
E’ il gioco delle giustificazioni per rimuovere l’ inconscio malessere che soggiace in queste situazioni: tanto più “lei” è odiosa, tanto più io posso consolarlo e giustificare la nostra trasgressione. Forse questo dipende da una maggiore sensibilità femminile, ma di fatto il danno che provoca la destabilizzazione della moglie è quasi sempre irreversibile.
E’ risaputo che il tradimento, al passo con i tempi, corre su sms e mail.
Succede sempre che la nuova relazione “amorosa” lasci indiscutibili tracce virtuali che, insieme ad altre piste tipo conti di ristoranti o alberghi per due persone dimenticati per casa, provocano, anche in chi non vorrebbe vedere, l’evidenza di quanto sta succedendo.
Ho sempre pensato che in fondo alle persone c’è sempre un inconscio bisogno di farsi scoprire, un po’ come l’adolescente che dimentica il diario laddove la mamma potrà sbirciare.
La prima reazione è sempre le negazione.
Poi comincia il calvario degli interrogatori, delle accuse, delle recriminazioni, delle lacrime, dell’angosciosa incertezza, della sofferenza, della paura.
Ho seguito moltissime coppie in questa fase. E’ veramente faticoso affiancarsi a loro capendo le ragioni di entrambi e condividendo con loro la sofferenza, cercando di capire quali siano state le cause che hanno portato quelle due persone specifiche a questa angosciosa crisi.
Perché tutti e due i membri della coppia soffrono.
Chi è stato tradito sembra aver perso la strada, si è spezzato un progetto, si sono perse le certezze, non riesce più a capire chi sia la persona che si crede di aver amato tutta la vita.
Dapprima l’incredulità poi la rabbia, una rabbia cieca che si esprime nei modi più primitivi, una rabbia che fa male, che scuote dal profondo, che provoca un dolore quasi fisico. E … poi la tristezza, un senso di impotenza sconcertante, uno smarrimento che sembra azzerare tutte le proprie risorse, la paura del futuro, l’incertezza riguardo a sé prima ancora di pensare o pensarsi in relazione all’impatto dei bambini in tutta la dolorosa faccenda.
E’ inevitabile che chi è stato tradito vada in crisi esistenziale, si domanda “perché a me ?” e successivamente si “ripensa” come partner e come persona. E’ convinto di aver sbagliato tutto, ha paura di non valere niente, mette in discussione le sue capacità sessuali, affettive e personali : il tutto a fasi alterne con la rivalsa e la colpevolizzazione dell’altro.
Partner che, peraltro, non sta affatto bene. Sommerso in un vortice di accuse e recriminazioni da una parte, sollecitato e spronato dal nuovo legame a reagire, a fare delle scelte definitive, spaventato e preoccupato per il proprio futuro e in fondo anche per quello dei propri bambini.
I sensi di colpa sono in agguato anche se tutti mettono in atto una serie di strategie per rimuoverli.
Quando il desiderio o la pulsione sono orientati a scegliere a tutti i costi la nuova storia d’amore è inevitabile che tutta la propria vita coniugale sia, ad arte, riletta in forma negativa : la moglie o il marito rivisitati cercando in loro tutte le evidenti cause di disamore, difetti, disattenzioni, mancanze gravi. Come se l’intelligenza, i ricordi, le valutazioni fossero tutti da ordinare sotto “la volontà” di perseguire quella strada.
Qualche volta (cosa che non faccio) mi viene voglia di chiedere di mostrarmi il loro album di nozze per cercare di scrutare negli atteggiamenti degli ex novelli sposi la storia, le speranze e le aspettative per condividere con loro la sofferenza del progetto spezzato.
I bambini, i figli, sono sullo sfondo. Sicuramente presenti e fonte di grossa angoscia e colpevolizzazione, ma spesso rimossi o utilizzati per penalizzare l’altro. Come se nel momento della grossa crisi personale di entrambi sia la coppia stessa a regredire : a tornare tutti e due bambini; l’uno volto al raggiungimento di quello che crede essere la propria felicità indipendentemente dalle ricadute che essa provoca nel contesto familiare, l’altro vendicativo e rigido nella parte di chi ha ragione perché è stato fedele, non ha infranto le regole e le promesse.
Paradossalmente i due adulti coniugi e genitori non riescono a prendersi carico dei problemi indotti nei figli perché non ce la fanno, sarebbe troppo doloroso per loro che già faticano a contenere se stessi.
E’ facile che al tradimento, soprattutto se reiterato, segua la separazione e questo succede quando la coppia era già logorata da anni di conflitto, magari latente, o quando grossi problemi erano già presenti nella loro scelta di sposarsi.
La coppia a volte sembra cogliere l’occasione di una scossa così violenta per ritrovare quello che nel corso degli anni avevano perso.
Molto spesso la coppia chiede aiuto con le domande più diverse, sostegno al partner cosiddetto “debole” perché è stato tradito, aiuto per tutti e due a chiarirsi e per scegliere la strada migliore per separarsi, aiuto a come “dirlo” ai bambini. Come se i figli non avessero già capito e sofferto abbastanza.
Domande sotto cui si evidenzia un bisogno molto più profondo di farsi aiutare per prendersi in carico perché da soli è troppo facile ricadere solo nel pianto e nelle recriminazioni reciproche.
Ognuna delle due persone ha bisogno di tanta cura, ha bisogno di essere aiutata a lenire affettuosamente le proprie ferite. Ha sostanzialmente bisogno, in un contesto di buona e serena accettazione, di imparare a conoscersi ed accettarsi, di re-imparare a vedere le cose buone di sé, ad avere fiducia, a non sentirsi schiacciato dalla identità della persona con la quale il partner l’ha tradita.
L’accompagnamento alla coppia in questi casi può diventare occasione di rafforzamento delle rispettive personalità, di superamento di qualche problema personale mai affrontato, di chiarimento di situazioni ambigue di rapporti con le rispettive figure dei genitori : sostanzialmente apertura ad una più ampia e liberante visione di sé.
Tutti e due “traditore” e tradito” hanno bisogno di accoglienza, hanno bisogno di non sentirsi giudicati, ma accolti nella loro reale situazione per poter esprimere veramente quello che sentono, mentre di solito con parenti ed amici il discorso si fa sempre di parte e superficiale.
Accogliere entrambi, pur modalità diverse, è già dimostrazione di parità, è considerare la coppia bisognosa di aiuto, è espressione di non giudizio negativo di chi ha tradito.
Lavorare su di sé in questo senso è già essere coppia indipendentemente dal risultato finale, sicuramente sarà per loro più facile essere per lo meno un domani coppia di genitori.
A volte però conoscersi, maturare, capire, crescere permette ai due individui di poter affrontare in modo diverso la comunicazione con l’altro ed allora con nuova sicurezza affrontano i loro problemi, imparano a lenire anziché esasperare i loro conflitti a vedere insieme le risorse con cui affrontarli.