Il bambino e l’ambiente

Il bambino e l’ambiente

 

 

Autore: Emidio Tribulato

Edito da Centro studi Logos  – Messina

Distribuito da Lulu.com/it/

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L’autore                         

 

Emidio Tribulato, medico, neuropsichiatra e psicologo, è attuale consulente psicologico del Consultorio Familiare U.C.I.P.E.M. di Messina e Direttore del Centro Studi Logos ( Centro di ricerche psicopedagogiche – ONLUS) della stessa città. L’autore è da vari anni impegnato nella prevenzione e nella cura delle situazioni di disagio che colpiscono i minori, le coppie e le famiglie. Tra le sue pubblicazioni: L’educazione negata – Voglia di crescere – Uomini e donne al bivio – Mondo affettivo e mondo economico – Autismo e gioco libero autogestito

 

 

 

 

Da cosa nasce la sofferenza psichica del bambino? Come prevenirla, affrontarla o alleviarla?

Le cause ambientali e relazionali sono fondamentali per conoscere, capire e curare i disturbi psicologici dell’età infantile.

L’autore le mette in evidenza proponendo numerosi casi clinici corredati dai disegni e dai racconti degli stessi bambini.

Disegni e racconti dai quali è più facile comprendere e monitorare nel tempo il mondo interiore dei minori che in essi si riflette.

Prefazione

Gioia e sofferenza accompagnano gli esseri viventi durante tutta la loro vita.

Soffrono le piante quando il sole picchia sulle loro foglie e rende queste aride, accartocciate e pallide, o peggio ancora, le brucia e secca. Soffrono gli alberi quando la bufera strappa loro le foglie e poi, senza pietà, spezza i rami e li travolge in un infernale turbinio.

Soffrono le piante quando chicchi di grossa grandine le colpiscono e feriscono o, ancor peggio, quando la ruspa crudele degli uomini le travolge e le condanna a morte certa.

Soffrono gli animali quando li trascuriamo, quando li aggrediamo, quando, con inaudita leggerezza li abbandoniamo per ore in una casa vuota o in luoghi che dovrebbero essere di ricovero, ma che portano fino alla follia, perché troppo affollati e sporchi. Soffrono quando li abbandoniamo sulle strade, così da condannarli a una morte certa e atroce, in balia delle ruote delle auto e dei camion.

Ma anche noi uomini soffriamo.

Già quando nasciamo, il primo contatto con il mondo è un lacerante grido di sofferenza e di protesta per essere stati strappati dal caldo, morbido e confortevole nido, rappresentato dal ventre materno, per essere deposti in un freddo, inospitale e sterile lettino. Nel tempo la sofferenza ci accompagna per tutta la vita. Spesso, senza che ce ne accorgiamo, il dolore è presente e accomuna molti bambini, anche quelli che riteniamo a torto “felici, contenti e soddisfatti” delle mille cose di cui li circondiamo. Anche questi possono soffrire.

Possono soffrire per le nostre assenze, per i diritti che a loro neghiamo, per le cure maldestre che offriamo, per le battaglie quotidiane e per le guerre delle quali li circondiamo. Possono soffrire per la nostra distrazione, per il nostro difficile carattere, a volte irritabile, aggressivo, scontroso, chiuso, ansioso, malinconico o eccessivamente pignolo. Soffrono per i baci, per la presenza, per l’ascolto, per gli esempi, per i consigli, per le parole, per una guida sicura e serena che non offriamo loro.

A volte piangono in silenzio. Altre volte gridano la loro sofferenza, nel tentativo di comunicarla meglio e perché meglio possiamo capirla, affrontarla e risolverla.

A volte reagiscono con irrequietezza, per cui si agitano a scuola, in casa o nelle chiese e in tutti i luoghi nei quali “bisogna star fermi”. A volte aggrediscono gli altri o se stessi lacerandosi il volto e il corpo in un impeto di ribellione, rabbia e autodistruzione. Spesso, nonostante un’intelligenza vivace, non imparano, non ricordano, sono indifferenti a ogni istanza culturale. Altre volte si chiudono in se stessi, soffocati e atterriti dalle loro intense e angosciose paure. Travolti dall’angoscia, si allontanano da noi e dal mondo che li circonda, sfuggendo ai nostri occhi o guardandoci assenti, da un angolo della casa o di una classe, per ritrovare, nella solitudine di un gioco senza fine e nel silenzio, un minimo di serenità interiore.

Ma anche la gioia è universale e accompagna tutti gli esseri viventi. Vi è gioia negli alberi della foresta quando le prime piogge d’autunno lavano le foglie, sporche della sabbia accumulatasi durante tutta la torrida estate. Gioiscono quando l’acqua scrosciante della pioggia dà sollievo e speranza alla sete e all’attesa, dopo i lunghi mesi di arida calura estiva. Gioiscono le piante quando il contadino cura le loro malattie e le accompagna nella loro crescita, o quando alla loro ombra amoreggiano gli innamorati, giocano i ragazzi, si riparano dal sole cocente i viandanti, raccolgono i loro frutti uomini e donne di ogni età, per poi riporli come splendidi tesori nelle ceste odorose, prima per ammirarli e poi gustarli.

Gioiscono gli animali quando possono razzolare liberi sull’aia o su un prato rigoglioso, o quando, scorrazzando sui monti e nelle selve si cercano, s’incontrano, si piacciono e, felici, si accoppiano. E non vi è dubbio che i loro occhi siano colmi di gioia quando in primavera da loro nascono, e iniziano a camminare sulla terra i mille cuccioli di ogni specie.

Ma anche tra noi uomini sentimenti di gioia avvolgono teneramente il cuore quando una carezza si posa sul nostro capo; quando un abbraccio circonda il nostro corpo; quando qualcuno ci ascolta e accoglie; quando nell’animo scoppia l’amore o quando incontriamo, per caso o per fortuna, un volto aperto, un viso sorridente e caldo, disponibile a un incontro o a un affettuoso dialogo.

In questo libro ci occuperemo dell’influenza che ha l’ambiente esterno in un periodo particolare della nostra vita: l’età infantile.

Un’età questa sempre più “invisibile” agli occhi della società, come dice Campanini (1993, p.25): “Per la tendenza delle politiche sociali a privilegiare sistematicamente le fasce adulte ed anziane e a lasciare in ombra i diritti del bambino; “invisibili”, talora all’interno stesso della famiglia, perché nonostante il decantato “puerocentrismo” il bambino appare molto spesso alla periferia, piuttosto che al centro della famiglia e finisce per assumere il ruolo di una sorta di “variabile dipendente” rispetto ai progetti di auto-realizzazione dei genitori “.

Tutto ciò, nonostante sia noto che l’infanzia è il periodo cruciale nel quale si formano gli uomini e le donne del futuro. È a questa età che le speranze dell’umanità diventano realtà. È a questa età che l’animo umano può strutturarsi sereno e forte, così da librarsi leggero tra i suoi simili, per raggiungere le vette più alte dell’ingegno e della relazione umana, oppure, al contrario, può rimanere invischiato nella sofferenza e nel dolore, per poi maldestramente arrancare, malato e storpio, lungo le strade della vita, come fosse l’aborto di una umanità tradita.

Nel secondo volume dell’opera, invece, ci occuperemo di rendere visibili i segnali di sofferenza e dolore dei bambini, ma anche le loro attese e le loro richieste, nonché le possibilità che abbiamo tutti noi: genitori, specialisti ed educatori di evitare, diminuire o allontanare tale sofferenza dal loro animo mediante opportuni accorgimenti e terapie.

Per fare ciò, per rendere più evidenti al lettore i sentimenti e le emozioni presenti nell’animo dei fanciulli abbiamo utilizzato, oltre che la nostra esperienza e quella degli studiosi che ci hanno preceduto, anche molti disegni e racconti dei minori che sono giunti alla nostra osservazione.

Questi disegni e questi racconti, a volte teneri e ingenui, altre volte angoscianti e sconvolgenti, ci restituiscono in maniera chiara ed evidente non solo i motivi della sofferenza dei bambini ma anche i loro desideri più profondi, atti ad attenuarla o eliminarla. In definitiva questi disegni e questi racconti ci comunicano direttamente e in modo chiaro e senza veli perché un bambino può soffrire, cosa o chi è causa di questa sofferenza, ma anche cosa potrebbe contribuire a diminuire o a sconfiggere la sua angosciosa esistenza.

Questo saggio non è stato scritto per mettere alla gogna o accusare qualcuno in quanto, sul banco degli imputati, potremmo esserci tutti. Esso è nato dal bisogno di chiarire a noi adulti quale responsabilità abbiamo nei confronti dei minori e cosa significa rispettare il futuro dell’umanità, che cresce accanto a noi e da noi si aspetta il giusto riconoscimento.

 

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