UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Emozioni in gravidanza
Autrice: Francesca Amerini
La gravidanza è un periodo molto particolare per la donna e per la coppia, è come un vortice emotivo improvviso e molto intenso. Questo momento di attesa implica una ridefinizione degli equilibri, dei ruoli, dei bisogni e delle relazioni.
Perché è importante parlare delle emozioni in gravidanza?
Prima di addentrarci nell’esplorazione di questo tema, vediamo come nascono, attraverso la teoria del “Cervello Tripartito di Paul McLean”. Lui sostiene che il cervello di ognuno di noi assomiglia a una casa, divisa in tre piani e ognuno di essi svolge una specifica funzione.
Al primo piano troviamo il cervello rettiliano ossia la parte più antica che si sviluppa quando il feto è ancora nella pancia della mamma e si occupa della nostra sopravvivenza, infatti si creano gli istinti primari e le funzioni vitali (la respirazione, lo stimolo della fame e il bisogno di dormire).
Al secondo piano abbiamo il cervello limbico, che si sviluppa nei primi sette anni di vita e si occupa delle emozioni e del loro coordinamento, ed è quì che nascono le sei emozioni primarie: gioia, rabbia, tristezza, paura e disgusto. Quando in noi, si accende un’emozione, ci accorgiamo perché il nostro corpo modifica lo stato di equilibrio in cui è rimasto fino a quel momento. Le emozioni hanno proprio uno spazio riservato in una struttura del cervello, chiamata amigdala, grande quanto una mandorla e funziona come l’archivio della nostra memoria emozionale, difatti analizza l’esperienza corrente, con quanto è già accaduto nel nostro passato; è velocissima e agisce in una frazione di secondo, leggendo l’aspetto emotivo delle cose che percepiamo.
Infine abbiamo il cervello cognitivo ovvero la sede delle funzioni cognitive e relazionali, da cui partono i comandi e arrivano gli stimoli (capacità di problem solving e progettazione).
Parlare di emozioni è importante perché quando una donna scopre di essere incinta, il proprio mondo interiore si alimenta di fantasie, sogni e previsioni. Aspettare un bambino significa fare spazio nella testa, nel cuore, nel corpo, ed essere flessibili e accoglienti verso tutti i cambiamenti fisici, mentali, relazioni e soprattutto emotivi, che questo periodo comporta.
I nove mesi di gravidanza possono essere divisi in tre trimestri ed ognuno di essi è caratterizzato da diversi cambiamenti fisici, emotivi e comportamentali nella donna.
Il primo trimestre è caratterizzato da un’ambivalenza emotiva tra gioia per l’arrivo del bambino e paura del cambiamento che porterà nella vita.
Quando la donna scopre di essere incinta, può emerge sia il bisogno di rallentare, sia la passività che si concretizza attraverso l’iperinsonnia ossia un bisogno di dormire più elevato rispetto al solito. Durante tale periodo si manifestano inoltre sintomi psicosomatici quali: nausea e vomito, che sono espressione di conflitti e ambiguità verso questo nuovo evento. L’origine di tale ambivalenza è riconducibile sia alla capacità della gestante di percepire due persone nello stesso corpo, sia nella ri – esaminazione dei propri vissuti inconsci; difatti il bambino è un essere a sé, ma un essere dentro di sé e questo favorisce un disorientamento.
Nel secondo trimestre, i primi movimenti fetali e la crescita della pancia, favoriscono più consapevolezza del futuro nascituro. A livello psichico avviene una differenziazione tra la madre e il bambino e per questo motivo si manifesta un aumento delle rappresentazioni materne, ovvero la gestante inizia a concepire con la fantasia il bambino come essere diverso da sé, ad attribuirgli una fisionomia e a chiamarlo per nome.
Nel terzo trimestre, le rappresentazioni nei confronti del bambino diventano meno chiare e specifiche, proprio perché si avvicina il termine della gravidanza, caratterizzata da irritabilità, sbalzi d’umore e paura legata al parto e nei confronti del figlio.
Come nella donna, anche nel padre si possono individuare tre fasi di cambiamento durante il periodo di attesa: la prima fase inizia con l’annuncio della gravidanza e possono manifestarsi sentimenti di gioia o al contrario di sorpresa-shock; nella seconda fase, quando generalmente la donna inizia ad accettare la gravidanza, l’uomo tende ad estraniarsi da essa; infine, con la terza fase, la gravidanza diventa più evidente grazie all’aumento del volume della pancia e alla percezione dei movimenti fetali e quindi anche l’uomo inizia a prendere maggiore consapevolezza del proprio stato di padre, avendo un’immagine più definita del bambino. Con l’avvicinamento del termine della gravidanza, anche il padre, come la donna, vive le preoccupazioni, riguardo la salute del bambino e della madre, al punto di vivere la nascita come un’azione liberatoria.
Lo stile di vita che la mamma conduce durante la gravidanza è di estrema importanza in quanto influisce successivamente sulla crescita del bambino.
Uno degli elementi più importanti nella futura mamma, durante la gestazione, è lo stato emotivo, perché ciò che può ferire il feto non è tanto la reazione fisico – ormonale della mamma difronte ad un preciso avvenimento, ma, lo stato emotivo a lungo termine. E’ importante quindi che la futura mamma non si isoli, ma che continui a parlare, a rassicurare ed a incoraggiare il proprio bambino.
Il periodo della gravidanza è fondamentale nella vita di ogni individuo in quanto incide su diversi fattori quali per esempio: lo sviluppo, la costruzione di legami, le prime esperienze che permetteranno poi un’interazione con il mondo esterno, il benessere e malessere futuro. In questo arco di tempo il feto si nutre di affetto e di emozioni, perciò è opportuno predisporre un ambiente il più possibile gradevole, positivo e armonico. Infatti quando la mamma vive delle emozioni positive, si attivano in lei grazie al sistema limbico, delle endorfine, che agiscono sia sulla crescita del bambino, sia sul suo sistema immunitario e questo permette la formazione di un carattere più stabile e sicuro. Al contrario invece, quando una futura mamma vive in uno stato ansioso e stressante, il bambino saràà irrequieto e agitato, questo si verifica perché l’ambiente materno in cui cresce il feto è inadeguato, in quanto la gestante ha difficoltà a gestire le proprie emozioni e i propri stati d’animo, quindi produce a livello ormonale catecolamine e cortisolo (ovvero gli ormoni dello stress), che giungono al feto, attraverso la placenta, provocandogli per esempio tachicardia e agitazione.
La pancia della mamma viene vissuta dal feto come ambiente di vita per cui è fondamentale che essa conduca, durante la gravidanza, una vita sana, equilibrata, felice, attiva, non troppo intensa, riposandosi nei momenti di eccessiva stanchezza.
La vita fetale, è un percorso di crescita insito in ogni persona, questo significa che il periodo della gravidanza, anche se breve, riveste un ruolo di estrema importanza per il divenire di ogni persona. Dopo la nascita, il processo di crescita precedentemente iniziato, viene modellato, corretto, arricchito, a seconda del mondo e dell’ambiente esterno, mentre nel Sé rimangono sempre incorporate le esperienze vissute nella vita fetale.
Francesca Amerini
Psicologa del Consultorio