UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
L’intesa nella coppia
Poiché il mondo del bambino inizialmente è limitato alla propria casa e ai propri genitori, compito dei genitori dovrebbe essere quello di dar loro un mondo pacifico, anche se non proprio simile all’Eden. Quando un bambino piccolo avverte che tra papà e mamma o nella propria famiglia, sono presenti conflitto, freddezza e aggressività, tutto il suo essere è pervaso, sconvolto e squassato dall’ansia, dalle paure e dalla tensione, poiché l’intesa tra i genitori e la pace nell’ambito familiare gli è essenziale per poter avere una visione serena del mondo e di sé stesso.

La Williams, una donna con autismo, racconta nel suo libro ‹‹Nessuno in nessun luogo›› dei gravi conflitti familiari nei quali, suo malgrado, era stata coinvolta:
‹‹A casa la guerra infuriava costantemente attorno a me›› (Williams D.).[1]E ancora: ‹‹La tensione tendeva ad esplodere, mio padre umiliava e maltrattava mia madre, lei umiliava e maltrattava me. Entrambi avevano trovato vie di fuga e se ne servirono per anni, lasciandosi alle spalle una distruzione tanto più totale di quanto non avrei mai potuto far apparire nel mio piccolo mondo magico›› (Williams D.).[2] E inoltre: ‹‹La famiglia era decisamente spaccata a metà, in una caduta a spirale che l’avrebbe precipitata a capofitto nel baratro infernale›› (Williams D.).[3]
È evidente come l’ambiente familiare descritto dalla Williams sia esattamente l’opposto di come dovrebbe essere un ambiente familiare adatto ad una normale crescita di una bambina. Quest’ultima avrebbe avuto bisogno di un ambiente tranquillo e con la presenza di genitori che, amandosi tra loro, avessero amato anche lei.
Winnicott D.W., da parte sua, è lapidario quando afferma:
‹‹Al giorno d’oggi parliamo molto spesso di bambini disadattati: ma i bambini disadattati sono tali perché il mondo non è riuscito ad adattarsi correttamente a loro all’inizio e durante i primi tempi››.[4]
Elenchiamo alcuni accorgimenti che sarebbe bene attuare durante la vita insieme e nelle situazioni di separazione o divorzio, al fine di limitare e attenuare i danni psicologici ai figli.
Durante la vita insieme sarebbe importante:
- Diminuire al massimo i motivi del contendere, anche facendosi aiutare da un terapista di coppia.
- Mettere in primo piano il benessere proprio e quello dei figli, piuttosto che ricercare con mille espedienti l’acre e velenoso piacere della vendetta.
- Riflettere sulla legge fisica per cui ‹‹Ad ogni azione segue una reazione uguale e contraria di pari intensità››, per cui ogni male fatto all’altro coniuge, piccolo o grande che sia, prima o poi provocherà del male rivolto a sé stessi. Così come ogni atteggiamento di amore, rispetto, amicizia e disponibilità verso l’altro, è facile che, prima o poi, sia ricambiato con altrettanti comportamenti rispettosi e affettuosi.
- Evitare atteggiamenti e comportamenti chiaramente o subdolamente provocatori. Lo scopo delle nostre azioni non dovrebbe essere quello di far soffrire l’altro, ma di dare gioia e piacere alla persona che ci sta vicino.
- Non parlare male dell’altro coniuge in presenza dei figli ma, al contrario, sottolineare davanti a questi tutti i lati positivi dell’altro coniuge, in modo da alimentare in loro il rispetto e l’amore verso l’altro genitore.
- Non cercare, per motivi di gelosia, l’amore del figlio a scapito dell’affetto che questi nutre verso l’altro coniuge.
In caso di separazione o divorzio.

- Poiché il bambino non è un oggetto da possedere perché se ne ha diritto o da non cedere per gli stessi motivi, ma una persona da aiutare a crescere con delicatezza, amore, tenerezza e giusto criterio, è bene favorire e non ostacolare in alcun modo il rapporto di questi con l’altro coniuge. Ciò in quanto, per una buona crescita affettiva, ogni bambino ha bisogno di entrambi i genitori. Per ottenere questo risultato è importante che la madre o comunque il genitore affidatario, prepari gli incontri con l’altro genitore, mediante atteggiamenti di gioia, sottolineando gli aspetti positivi dell’ex coniuge. Questi, a sua volta, dovrebbe riuscire ad inserirsi con delicatezza e serenità in un dialogo educativo con il bambino, cosicché possa unirsi ai suoi giochi, ai suoi sorrisi e alle affettuose dimostrazioni di affetto.
- Nel caso in cui si riesce a non essere palesemente ostili l’uno nei confronti dell’altro, sarebbe molto importante permettere al bambino di vivere con entrambi i genitori molte occasioni di festa: come i compleanni, gli onomastici, il Natale, la Pasqua e altre importanti occasioni.
- Giacché i nuovi legami amorosi sono spesso vissuti dai figli con sconcerto ed irritazione, se non proprio con rabbia e collera, è bene che questi siano portati alla loro conoscenza con notevole gradualità, responsabilità e delicatezza. Pertanto, fino a quando non si è programmato un secondo matrimonio o una stabile convivenza, è bene cercare di vivere queste nuove amicizie o questi nuovi amori, in modo molto discreto e personale, evitando precoci coinvolgimenti della prole.
- Per quanto riguarda poi la frequenza con i nuovi fratellastri, anche ciò dovrebbe avvenire solo quando il nuovo matrimonio o la nuova stabile convivenza è alle porte e non prima. Ciò per evitare precoci, inutili e dannosi coinvolgimenti.
- Giacché nei confronti dei familiari dell’ex coniuge: nonni, zii, cugini, il bambino può aver instaurato dei profondi e intensi legami affettivi, è importante che anche dopo la separazione questi legami continuino ad essere protetti e valorizzati.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato “Prevenire la chiusura autistica”.
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[1] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore, p.36.
[2] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore, p.15.
[3] Williams D., (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma: Armando Editore, p.15.
[4] Winnicott D.W. (1973), Il bambino e la famiglia, Firenze, Giunti – Barbera, p. 130.