NewsUCIPEM n. 689 – 18 febbraio 2018

NewsUCIPEM n. 689 – 18 febbraio 2018

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02 ADOZIONE E AFFIDO Documento di appello alle Forze Politiche

02 ADOZIONI INTERNAZIONALI Per l’idoneità assistiamo spesso a rigidità incomprensibili dei TM.

04 Un bonus da 10mila euro per ogni adozione: la proposta degli Enti.

05 Consensi alla proposta del bonus nella Conferenza #unbeneXtutti.

06 Come cambieremo le adozioni: Berlusconi, Di Maio e Renzi.

06 ANONIMATO NEL PARTO Si può conoscere l’identità della madre dopo il suo decesso.

07 ASSEGNO MANTENIMENTO FIGLI Sgravi per figlio a carico con trust “dopo di noi”.

08 Affidamento e contributo. Competenza giurisdizionale dello stato.

08 ASSEGNO DIVORZILE Aumentato all’ex non più giovane che non ha finito gli studi.

09 Niente aumento dell’assegno all’ex che sceglie di licenziarsi.

09 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – n. 5, 14 febbraio 2018.

11 CONSULENTI COPPIA E FAMIGLIACoordinazione genitoriale: istruzioni per l’uso.

13 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Faenza. Incontro sul tema dell’Adolescenza.

13 Mantova. “Etica Salute & Famiglia” – febbraio 2018 (22° anno, n. 2).

13 Padova. Incontri per coppie con progetto di vita a due.

14 Parma. ”Maschi e femmine: come educhiamo.

14 DALLA NAVATA I Domenica di Quaresima – Anno B –18 febbraio 2018

14 Gesù nel deserto, costantemente tentato. Commento di E. Bianchi

16 DEMOGRAFIA ISTAT Indicatori demografici. Stime per l’anno 2017.

17 L’allarme di Blangiardo: “Crisi demografica senza precedenti”.

18ENTI TERZO SETTORE Dopo la riforma del III settore è cambiato lo schema di bilancio?

18 FIGLI Cosa fare quando nasce un figlio?

19 Bonus mamma domani 2018.

19 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Adozione internazionale strumento di genitorialità, dentro il patto

20 FORUM TERZO SETTORE Lettera aperta alle forze politiche.

22 MATRIMONIO La comunione legale o la separazione dei beni?

23 OMOFILIADue papà per due bambini.

23 POLITICHE PER LA FAMIGLIA Famiglia, figli e casa: tutti i bonus e le agevolazioni 2018

24 SEPARAZIONE E DIVORZIO Alla moglie separata spetta il Tfr del marito?

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ADOZIONE E AFFIDO

Documento di appello alle Forze Politiche.

www.coordinamentocare.org/images/Comunicati%20Stampa/investire_sulle_famiglie_accoglienti_care_2018_v2.pdf

Investire sulle famiglie accoglienti adottive e affidatarie: 3 punti fondamentali per ripartire

Il Coordinamento CARE chiede a tutti i candidati e alle forze politiche un impegno concreto in favore delle famiglie accoglienti, adottive e affidatarie:

  1. Abbattimento costi: chiediamo di investire economicamente in favore delle famiglie che si aprono all’adozione attraverso l’istituzione di un Fondo dedicato costante; l’aumento di strumenti di defiscalizzazione; la creazione di un fondo di emergenza per le situazioni di crisi; l’erogazione di voucher o sgravi fiscale per le adozioni “difficili”.

  2. Investire sul post adozione: chiediamo la revisione dei permessi lavorativi straordinari per le lunghe fasi di avvicinamento (adozione nazionale) o i lunghi periodi di permanenza all’estero (adozione internazionale); la revisione della normativa sui congedi malattia; il potenziamento dei servizi post adozione (per almeno tre anni); la formazione iniziale ed in itinere degli insegnanti.

  3. Implementare l’affido familiare: chiediamo di istituire in ciascuna regione un tavolo regionale sull’affido; potenziare i percorsi di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolti ai potenziali affidatari; garantire sostegni economici e coperture assicurative agli affidatari svincolati dal loro reddito.

Il Coordinamento CARE si configura come una rete di Associazioni Familiari, adottive e/o affidatarie, attive sul territorio nazionale. Si è costituito, ai sensi della legge quadro sul volontariato 266/91, in associazione di secondo livello (associazione di associazioni) il 15 ottobre 2011.

Provenendo da gran parte del territorio nazionale, le associazioni sono portatrici di tutte le specificità del loro territorio, e trovano la loro sintesi nella condivisione di principi, valori e finalità superiori, prima fra tutte la centralità del supremo interesse del minore, come ribadito da tutta la normativa vigente.

Il CARE si interessa in modo particolare ai temi che riguardano i minori in difficoltà, con precipua attenzione al diritto di ogni bambino e bambina a crescere in famiglia, primariamente in quella d’origine, con uno sguardo all’affido e all’adozione quali strumenti di risoluzione, temporanea o definitiva, di uno stato di forte necessità.

Il CARE si muove in due direzioni principali:

  1. vuole essere punto di riferimento per le tante realtà di associazionismo famigliare, favorendo il dialogo e condividendo prassi ed esperienze tra le associazioni aderenti e non,

  2. si pone come interlocutore con le Istituzioni che a vario titolo si occupano di minori in difficoltà.

Associazioniwww.coordinamentocare.org/index.php/licenza-joomla/elenco-alfabetico.html

 

Documento d’appello 8 febbraio

www.coordinamentocare.org/index.php/informazioni-joomla/comunicati-stampa/902-elezioni-politiche-2018-investire-sulle-famiglie-accoglienti-adottive-e-affidatarie-3-punti-fondamentali-per-ripartire.html

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Per le idoneità assistiamo spesso a rigidità incomprensibili da parte dei Tribunali dei minorenni.

Intervista a Carlo Amedeo Giovanardi, ex Presidente della Commissione Adozioni Internazionali.

 

L’adozione internazionale nel cuore, come forma alta di genitorialità e come risorsa per combattere la denatalità e una certa ‘sindrome da allergia all’accoglienza’ che sta pian piano infiltrando la ‘carne’ culturale del nostro Paese, fatta di persone delle comunità cittadine e sociali, lasciando spazio a pratiche discutibili e soprattutto rischiando di lasciare indietro il mondo di chi si prende cura dell’infanzia abbandonata nel mondo: è il pensiero che – non da oggi – caratterizza lo spirito di Carlo Giovanardi, senatore uscente.

Non a caso, era presente e ha espresso uno degli interventi più netti e appassionati della Conferenza ‘Adozioni Internazionali: un bene per tutti’, che si è svolta presso la Sala ‘Caduti di Nassirya’ del Senato, nell’ambito della quale 20 Enti Autorizzati hanno tracciato la linea sul crollo che si è verificato negli ultimi 6 anni, chiedendo subito – al Governo che uscirà dal voto del 4 marzo – un sostegno concreto per uscire dall’emergenza, attraverso un bonus adozione da 10mila euro per ogni bambino abbandonato adottato.

Abbiamo rivolto all’on. Giovanardi alcune domande su passato, presente e futuro dell’adozione internazionale, partendo dal più ampio insieme delle politiche per la famiglia e la genitorialità oggi attive nel nostro Paese.

Onorevole Giovanardi, la denatalità oggi è uno dei problemi più rilevanti in Italia. Gli italiani hanno in media il primo figlio dopo i 30 anni: alla stessa età i francesi stanno in media per avere già il secondo. Inoltre, il nostro tasso di fecondità totale (pari a 1,34) è circa un terzo sotto il loro (1,96). L’attuale Governo ha dato il via a una campagna di comunicazione istituzionale di sostegno ai nuovi nati. Quali saranno le proposte della vostra coalizione per il futuro?

“Con il Governo Berlusconi avevamo adottato il Piano Nazionale per la famiglia, che aveva come caposaldo il cosiddetto Fattore Famiglia e cioè il riconoscimento di una fiscalità differenziata a seconda del numero dei figli, sia per quanto riguarda le tasse sia per quanto riguarda le tariffe dei servizi. Il Governo Monti stravolse il piano, togliendo proprio la parte del Fattore Famiglia e il richiamo all’art. 39 della Costituzione, dove si parla della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. In caso di vittoria elettorale il piano dev’essere ripristinato integralmente “.

Non ritiene che in questo programma possa rientrare il sostegno all’adozione internazionale?

“Assolutamente sì”.

Negli ultimi anni l’adozione internazionale in Italia è letteralmente crollata. Quali sono, secondo il vostro programma, le azioni da intraprendere per tentarne un rilancio su larga scala? Uno dei più grandi problemi, sono i costo economici. Le sembra giusto che adozione internazionale sia unica forma di genitorialità a pagamento?

“Innanzitutto, tornare a rendere efficiente e punto di riferimento per le coppie adottanti la Commissione Adozioni internazionali dopo la sciagurata gestione di Silvia Della Monica. Quando ho lasciato la Presidenza c’erano rimborsi per le coppie adottanti”.

Sono anni che le famiglie adottive stanno chiedendo la gratuità? Perché secondo lei non è mai stata concessa? Sul fronte gratuità, cosa pensate di fare se andrete al governo o comunque come forza politica presente in parlamento? Cosa ne dice per iniziare se alle coppie adottive venisse concesso un bonus da 10mila euro al compimento della adozione?

“Non ho capito bene se i fondi non siano stati stanziati per sciatteria o per scelta politica, quello che è certo è che c’è stato un disinteresse totale dei governi Renzi e Gentiloni per le adozioni internazionali, per non dire di peggio visto la copertura sempre concessa al disastro gestionale della CAI. Per quanto mi riguarda, credo si debba tornare alla copertura nella percentuale più alta possibile delle spese sostenute “.

Spesso, i decreti che vengono rilasciati dai Tribunali contengono limitazioni all’adottabilità sia sul versante delle coppie che su quello dei minori in attesa di adozione. Qual è la sua posizione rispetto ai cosìddetti decreti vincolati?

“Stiamo vivendo un’incredibile contraddizione, perché nei fatti si consente alle coppie ricche di procurarsi i bambini all’estero con la ripugnante pratica dell’utero in affitto, ordinando addirittura il sesso gradito del nascituro attraverso contratti capestro stipulati spesso con gestanti sfruttate del terzo mondo; viceversa, ci troviamo spesso di fronte a rigidità incomprensibili da parte dei Tribunali dei minorenni“.

La Presidenza della Commissione Adozioni Internazionali per legge è in capo al Presidente del Consiglio o a un Ministro da lui delegato. Avete già in mente un nome per la presidenza CAI in caso di vittoria elettorale?

“Per scaramanzia è meglio non fare nomi; sicuramente la politica della sedia vacante perseguita dai governi di sinistra ha contribuito al tracollo del numero delle adozioni internazionali in Italia”.

In che modo prevedete di agire a livello socio-culturale per promuovere l’adozione tra i 3 milioni di coppie sposate sterili del nostro Paese? Nel nostro Pese si parla spesso di fecondazione artificiale. Ritiene che si parli altrettanto di adozione?

“In caso di vittoria del Centrodestra bisognerà rilanciare a tutti i livelli il concetto di famiglia fondato su un rapporto stabile fra un uomo e una donna, basato sull’amore e non sull’egoismo, con ben presente il concetto di superiore interesse del bambino a crescere con un padre e una madre, genitori naturali o adottivi che siano “.

News Ai. Bi. 16 febbraio 2018

www.aibi.it/ita/adozione-internazionale-la-versione-carlo-giovanardi-senatore-uscente-idea-litalia-rendere-efficiente-la-cai-tornare-alla-copertura-delle-spese-adottive

 

Un bonus da 10mila euro per ogni adozione: la proposta degli Enti Autorizzati al Governo che verrà

Illustrati in Senato, dai due portavoce di 20 Enti Autorizzati all’adozione internazionale, il crollo nei numeri degli ultimi 6 anni e le misure di emergenza chieste con forza all’Esecutivo che uscirà dalle urne il 4 marzo, per evitare la paralisi del sistema-adozioni in Italia. Negli interventi degli esponenti dei partiti in lizza la disponibilità a operare a livello legislativo, economico e culturale per cambiare la prospettiva e il destino dell’adozione internazionale nel nostro Paese.

Un bonus da 10mila euro per ogni famiglia adottiva a conclusione dell’adozione internazionale: è la misura di emergenza che 20 Enti Autorizzati hanno proposto e chiesto con forza al mondo della politica e al Governo che uscirà dalle urne il prossimo 4 marzo nel corso della Conferenza ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’, svoltasi presso la Sala ‘Caduti di Nassirya’ del Senato della Repubblica. L’alternativa inevitabile alla messa in campo immediata di questo provvedimento, infatti, sarebbe una progressiva paralisi del sistema dell’adozione internazionale, con le famiglie che non sceglierebbero più di adottare e la solitudine delle coppie nel loro percorso adottivo o post-adottivo, lasciando la Commissione Adozioni Internazionali senza più strumenti utili a evitare un clamoroso e dolorosissimo default.

Il ringraziamento degli Enti Autorizzati presenti è andato all’on. Aldo Di Biagio (Civica Popolare), che si è prodigato per far sì che fosse l’autorevole cornice del Senato ad ospitare la Conferenza. Nel suo saluto inviato ai partecipanti, Di Biagio ha sottolineato che questo momento d’incontro era “necessario alla vigilia dell’appuntamento elettorale, che vuole tracciare le premesse da cui ripartire nella prossima legislatura per avviare una riforma reale della disciplina delle adozioni internazionali ed un percorso di sensibilizzazione e di promozione dell’accoglienza e della genitorialità adottiva come valore aggiunto per la crescita sociale “.

Il quadro della situazione. La situazione di partenza, che i due portavoce – Pietro Ardizzi e Antonio Crinò – hanno presentato ai partecipanti alla Conferenza, è quella di un triennio, quello tra il febbraio 2014 e il giugno 2017, in cui la Commissione Adozioni Internazionali non ha svolto i propri compiti: nessun tavolo di lavoro, nessuna verifica effettuata sugli Enti, niente rimborsi alle coppie o agli enti per le procedure adottive completate, abolizione della ‘Linea CAI’, una sola riunione di Commissione neppure terminata e la dichiarazione di quattro accordi bilaterali con autorità estere, tuttavia non rintracciati.

Nel contempo, però, il numero delle adozioni in Italia è passato dalle 3.154 del 2011 alle 1.060 stimate nel 2017. Considerando le coppie, il numero di adozioni internazionali è sceso in 6 anni del 60,4%. Crollata anche la cifra media del conferimento incarichi, che nel 2011 era pari a 2.816,1 e nel 2017 è scesa a circa 1.000 (-64,5%). Accanto a questi numeri, i due portavoce hanno evidenziato altresì l’aumento medio nei tempi necessari per concludere un’adozione internazionale, passati dai 2,08 anni del 2011 ai circa 3 del 2017 (+44,2%), con una stima di appena 3.327 coppie attualmente in carico in tutto ai 62 Enti Autorizzati. Cifre di un crollo che non era mai stato neppure sfiorato dal nostro Paese, tradizionalmente molto aperto all’adozione, almeno fino a qualche anno fa.

Le richieste dei due portavoce. “Dopo anni di distrazione e dimenticanza della politica – ha sottolineato Ardizzi – chiediamo al futuro Governo un salto di qualità: pari dignità alla genitorialità adottiva, unica forma di genitorialità ancora discriminata, una condizione inaccettabile “. Gli ha fatto eco Antonio Crinò, secondo il quale “che la situazione fosse non solo drammatica, ma anche indegna di un Paese civile, famiglie adottive e molti enti autorizzati lo segnalano da tempo. La CAI insediatasi lo scorso giugno ha potuto verificare molto rapidamente la degenerazione in atto e sta facendo quanto è nelle sue possibilità. Ora sta al prossimo Governo decidere la sorte delle adozioni internazionali in Italia, intervenendo subito e con decisione o lasciandole morire con il conforto di qualche promessa di futuri e risolutivi interventi “. Anche per questo, la Conferenza è stata l’occasione per ribadire, nel contempo, la necessità di tornare a regole chiare per ridare fiducia alle coppie, sia dal lato della Commissione Adozioni Internazionali che degli Enti Autorizzati.

Sul fronte degli Enti Autorizzati, la sfida sulle regole sarà legata a una suddivisione chiara, in relazione all’avanzamento della procedura adottiva, dei pagamenti richiesti alle coppie, all’autorizzazione di pagamenti solo con metodi tracciabili e alla loro effettuazione in Italia anche per la parte estera, come d’altronde previsto dall’art. 18 delle Linee Guida CAI del 2008. Accanto a questo, gli Enti Autorizzati si sono impegnati ad aggiornare ogni mese sul proprio sito le cifre relative a numero di coppie in carico, adozioni realizzate e numero di minori entrati suddiviso per Paesi, pubblicando nel contempo anche i relativi costi aggiornati per Paese.

“Ci sta a cuore il destino delle adozioni internazionali – ha aggiunto Ardizzi – perché è il destino di molte coppie italiane e di molti bambini che aspettano una famiglia. Le adozioni internazionali sono un bene per tutti, ma per superare la grande crisi delle adozioni internazionali occorre ridare speranza, fiducia ed aiuto concreto alle coppie e ai bambini, imboccando la strada della gratuità dell’adozione “.

Gli interventi delle forze politiche. Numerosi gli interventi di esponenti politici, primo tra tutti l’on. Carlo Giovanardi, senatore uscente e già Presidente (con il Governo Berlusconi) della Commissione Adozioni Internazionali. “Non è che siamo stati assenti per cinque anni“, ha esordito sarcastico, riferendo di “interrogazioni, interpellanze, denunce penali…non ci siamo bruciati vivi, forse era l’unica possibilità…ma non è che non ci siamo accorti del disastro. C’erano coppie che telefonavano a me perché telefonassi agli Esteri, agli Interni per salvarli in Russia. Perché poi non si sia fatto nulla per evitare questo disastro è un mistero ancora insolubile“. La sua ricetta per uscire dal guado passa innanzitutto per una nuova governance politica della CAI: “Bisogna – ha spiegato – che chiunque vinca le elezioni, questo organismo lo faccia presiedere da un membro del Governo che ha tempo e voglia di seguire i problemi“, perché “se non c’è un membro del Governo che assume la presidenza e presiede la Commissione, è tempo perso: diventa un organo burocratico, che non ha nessun potere e soprattutto non può far politica delle adozioni“.

Sulla stessa linea d’onda il candidato Simone Pillon (Lega Nord), che ha ricordato di essere stato “uno di quelli che erano parte di quella Commissione che è rimasta bloccata per 3 anni senza poter compiere nessuna riunione. Uno di quelli lasciati a metà di una riunione, dopo la quale non c’è stato più verso“. Tre, secondo lui, le istanze su cui operare: “La linea amministrativo-burocratica: dobbiamo fare in modo che il sistema sia a prova di bomba, non possiamo permettere che nuovamente si verifichi quello che abbiamo visto in questi anni”, quindi agire per “fare in modo, ad esempio, che l’idoneità non sia più appannaggio dei Tribunali, ma diventi un meccanismo amministrativo“, oltre a impegnare lo Stato a contribuire ai costi economici per le nuove famiglie adottive e infine recuperare “la cultura dell’accoglienza, che non è accoglienza unicamente orientata, ma accoglienza intra-familiare“.

Presente anche Giuseppina Maturani del Partito Democratico, che ha chiarito come le difficoltà di questi anni abbiano portato poi alle decisioni degli ultimi mesi. E ha aggiunto “Come istituzioni dobbiamo riprendere un impegno di dialogo. Dobbiamo riprendere quanto fatto negli anni ’90 per incentivare l’adozione. Il PD ritiene importante il confronto col mondo che voi rappresentate“.

Presente soprattutto per ascoltare e “metabolizzare delle cose per trovare delle soluzioni” si è dichiarato Federico Iadicicco, in lizza con Fratelli d’Italia, che ha associato la “riduzione nel numero dei genitori disposti ad adottare con quella nel numero di persone disposte a mettere al mondo dei figli“. Quindi, la proposta: “Penso che si possa assieme, anche con il contributo di chi non è della mia parte politica, ragionare su come ampliare il pacchetto natalità e inserire norme che vadano a incidere specificamente sulla genitorialità adottiva. Credo che questa forma di genitorialità sia speciale in sé e dunque meriti delle norme particolari, perché si occupa di bambini con problematiche enormi, provenienti da Paesi lontani e con storie di sofferenze e di disagi uniche“.

Adozione internazionale? Una scelta che ‘arricchisce’ l’economia. Chiosa doverosa sui dati dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, secondo cui adottare sarebbe ‘un bene per tutti’ in Italia anche a livello economico: se il bonus adozione divenisse realtà, infatti, 1.500 adozioni costerebbero allo Stato 15 milioni di euro, ma porterebbero maggiori investimenti da parte delle famiglie adottive per 179 milioni di euro, con un saldo positivo di 169 milioni di euro per il Paese. E sempre in base ai numeri dell’Osservatorio, qualora si arrivasse alla gratuità dell’adozione, 2mila adozioni costerebbero allo Stato 50 milioni di euro (con un costo medio per adozione pari a 25mila euro), ma porterebbero a investimenti delle famiglie adottive per 239 milioni di euro (+189 milioni di euro nel saldo statale).

Insomma, quello che le famiglie adottive potrebbero offrire all’economia del Belpaese sarebbe un contributo tangibile e significativo, se solo venissero messe nuovamente nelle condizioni di poter scegliere serenamente questa forma di genitorialità.

News Ai. Bi. 15 febbraio 2018

www.aibi.it/ita/adozione-internazionale-un-bonus-10mila-euro-adozione-la-proposta-degli-enti-autorizzati-al-governo-verra

 

Consensi sulla proposta del bonus adozione da 10mila euro, lanciata alla Conferenza #unbeneXtutti

L’iniziativa dei 20 Enti Autorizzati che hanno incontrato il mondo politico al Senato è stata raccolta e ripresa da commenti di approvazione unanime della società civile e degli ‘addetti ai lavori’ sul fronte dell’adozione internazionale. Espressioni di elogio e vicinanza in questa battaglia per la dignità della genitorialità adottiva sono arrivate anche dal Forum delle Associazioni Familiari e dal Forum del Terzo Settore oltre che dal Coordinamento CARE.

Un coro di consensi e approvazione per la proposta del bonus adozione da istituire urgentemente a vantaggio delle famiglie che concludono il percorso dell’adozione di un bambino abbandonato: dichiarazioni di appoggio, oltre che dal mondo della politica, sono arrivate pure dalla società civile e dagli ‘addetti ai lavori’: una pioggia di commenti e di note d’incoraggiamento e sostegno agli Enti Autorizzati in questa battaglia di civiltà e di futuro per l’adozione internazionale, come anche per la famiglia e la società tutta.

Il sostegno delle famiglie italiane era stato espresso dal presidente del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, Gianluigi De Palo, il quale ha sottolineato come “l’adozione internazionale comebeneXtutti’ è una delle forme più belle e alte di genitorialità“, ribadendo nel contempo che “non possiamo che essere al fianco degli Enti autorizzati nella loro richiesta al mondo politico di sostegno concreto: per noi, chi sta dalla parte della famiglia sta sempre dalla parte giusta”.

Contestualmente, è intervenuto anche il Forum nazionale per il Terzo Settore, ricordando che quello del futuro dell’adozione internazionale è uno dei temi lanciati con la loro lettera aperta al mondo politico in vista delle prossime elezioni e aggiungendo che “sostenere l’adozione internazionale significa anche mettere in campo iniziative strutturali di contrasto alla denatalità e dare risposte concrete alla condizione di disagio di moltissimi minori“.

Un appoggio forte è giunto all’iniziativa lanciata al Senato anche dal Coordinamento CARE, che da twitter hanno confermato di essere d’accordo con il sostegno economico alle famiglie che adottano. Il Coordinamento CARE, in particolare, sul proprio sito web ha rilanciato tre punti fondamentali per far ripartire le famiglie adottive e affidatarie: l’abbattimento dei costi, investendo finalmente a favore delle famiglie che si aprono all’adozione; gli investimenti sul post-adozione, con un’opera di revisione dei permessi lavorativi straordinari per i lunghi periodi di permanenza all’estero; l’implementazione dell’affido familiare, accanto all’adozione, istituendo a livello regionale dei tavoli sull’affido e potenziando percorsi di sensibilizzazione, informazione e formazione.

Messaggio di appoggio, infine, pure dall’Associazione Ong Italiane (AOI), secondo cui “è positivo che gli enti autorizzati all’adozione pongano all’attenzione questo tema, che non può prescindere da un forte impegno della politica“.

News Ai. Bi. 16 febbraio 2018 www.aibi.it/ita/adozione-internazionale-coro

 

Come cambieremo le adozioni: gli impegni di Berlusconi, Di Maio e Renzi

Sul numero del magazine di febbraio abbiamo interpellato i leader delle tre principali coalizioni in campo. Una domanda riguarda le adozioni internazionali e nazionali: un tema che non troverete nel dibattito elettorale.

Ecco cosa hanno risposto i rappresentanti di Forza Italia, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico. Si parla molto di mamme, famiglia e figli in questa campagna elettorale, ma non di adozioni. Nel numero di VITA in edicola, fra le 13 questioni che abbiamo posto a Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e Matteo Renzi ce n’è anche una specifica sul tema adozioni. «Negli ultimi cinque anni le adozioni internazionali hanno vissuto una crisi notevole. In Italia nel 2015, ultimo dato disponibile, sono stati adottati 2.216 bambini, circa la metà rispetto ai 4.130 entrati nel 2010. Sul fronte nazionale le cose non vanno meglio, nel 2016 sono state presentate 8.305 domande di disponibilità all’adozione nazionale, la metà rispetto al 2006. Come intervenire?»: questa è la domanda che abbiamo posto. Qui un estratto delle risposte che trovate sul magazine.

Per Silvio Berlusconi in questa legislatura «il mal funzionamento della CAI che di fatto per lunghi anni ha bloccato i propri lavori, ha allontanato le famiglie italiane dalle adozioni. Tornati al governo, vigileremo che la nuova conduzione della CAI sia finalmente all’altezza». Concretamente, parla poi di «sbloccare il pagamento dei rimborsi» e «ragionare su come portare in detrazione almeno una parte delle spese».

Lunga e articolata la risposta di Luigi Di Maio, secondo cui «la normativa va modificata»: chiede in particolare che «la CAI passi alle dipendenze della Farnesina e che le nostre ambasciate si dotino – soprattutto nei paesi dove più numerose sono le domande di adozione – di una figura specifica». Sulle adozioni nazionali, «non c’è dubbio che la prima cosa da fare sia creare un unico data base nazionale dei bambini adottabili».

Infine il Pd con Matteo Renzi, ricordando la creazione e poi l’aumento a 25 milioni del Fondo per le adozioni internazionali, afferma che «la CAI può finalmente superare le difficoltà del passato e ha avuto risorse maggiori, stabili e sicure». Per l’adozione nazionale «è maturo il tempo per una modifica legislativa che ci metta davanti alla realtà, che è ben diversa rispetto a quella della normativa precedente». (…)

Redazione Vita. it. 15 febbraio 2018

www.vita.it/it/article/2018/02/15/come-cambieremo-le-adozioni-gli-impegni-dei-tre-leader/145972

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ANONIMATO

Il nato da parto anonimo può conoscere l’identità della madre biologica dopo il suo decesso

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 3004, 7 febbraio 2018.

www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_29145_1.pdf

Al figlio, nato da parto anonimo, deve essere consentito l’accesso alle informazioni riguardanti l’identità della madre biologica nel momento in cui quest’ultima sia deceduta: nonostante il diritto alla privacy della donna vada tutelato, dopo la sua morte ciò non potrà ostacolare il diritto del figlio adottivo di conoscere le sue origini, non trovando applicazione oltre il limite della vita della madre il termine previsto dall’art. 93, comma 2, D.Lgs. n. 196/30 giugno 2003 (Certificato di assistenza al parto).

www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/03196dl.htm

Lo ha precisato la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso con cui l’attore, figlio adottivo, aveva chiesto al Tribunale per i Minorenni di accedere alle informazioni riguardanti l’identità dei propri genitori biologici.

Il Tribunale accertava, all’esito delle indagini compiute, che il padre era ignoto e la madre deceduta nonché che quest’ultima, al momento del parto, aveva chiesto di non essere nominata. Pertanto la domanda veniva rigettata sul rilievo che la morte rendeva per il figlio impossibile accedere alla sua identità non essendo più possibile l’interpello previsto dalla Corte Costituzionale (sent. n. 278/22 novembre 2013) che le avrebbe consentito di revocare la dichiarazione di non essere nominata.

www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2013&numero=278

Anche la Corte d’Appello riteneva di respingere il gravame, ritenendo che la presenza di una norma come l’art. 93, comma 2, del D.Lgs. 196/2003, che consente l’acquisizione dei dati relativi alla propria nascita decorsi cento anni dalla data del parto, avrebbe dimostrato che nell’ottica del legislatore la possibilità di acquisire i dati relativi all’identità del proprio genitore prescinde dalla presenza in vita o dal sopravvenuto decesso dello stesso.

In Cassazione, tuttavia, le doglianze del ricorrente trovano accoglimento in quanto gli Ermellini ritengono di dare continuità al principio secondo cui, in caso di parto anonimo e a seguito della morte della madre, sussiste il diritto del figlio di conoscere le proprie origini biologiche mediante accesso alle informazioni relative all’identità personale della donna. Secondo i giudici, non può considerarsi operativo oltre il limite della vita della madre che ha partorito in anonimo, il termine previsto dal menzionato art. 93, ovverosia cento anni dalla formazione del documento per il rilascio della copia integrale del certificato di assistenza al parto o della cartella clinica, comprensivi dei dati personali che rendono identificabile la madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata.

Una diversa soluzione, secondo la Cassazione, determinerebbe la cristallizzazione di tale scelta anche dopo la sua morte e quindi la definitiva perdita del diritto fondamentale del figlio, in evidente contrasto con la necessaria reversibilità del segreto (Corte Cost. n. 278/2013) nonché l’affievolimento, se non la scomparsa, di quelle ragioni di protezione che l’ordinamento ha ritenuto meritevoli di tutela per tutto il corso della vita della madre proprio in ragione della revocabilità di tale scelta (Cass. n. 15023 e 22838 del 2016).

Il ricorso va pertanto accolto e, decidendo nel merito, la Cassazione si autorizza il ricorrente ad accedere alle informazioni relative all’identità della propria madre biologica.

Lucia Izzo studio Cataldi 9 febbraio 2018

www.studiocataldi.it/articoli/29145-il-nato-da-parto-anonimo-puo-conoscere-l-identita-della-madre-biologica-dopo-il-suo-decesso.asp

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ASSEGNO DI MANTENIMENTO FIGLI

Sgravi per figlio a carico con trust “dopo di noi”

Il “dopo di noi”, così viene definita la Legge 112/22 giugno 2016, prevede la presa in carico della persona disabile che spesso non ha la possibilità di farsi ascoltare dagli altri.

https://aiaf-avvocati.it/files/2018/02/4.-Sgravi-per-figlio-a-carico-con-trust-dopo-di-noi.pdf

Ogni intervento deve garantire il rispetto della volontà delle persone con disabilità grave, dei loro genitori o di chi ne tutela gli interessi, mettendo in atto politiche di aiuto concreto e misure integrate che mettano la persona disabile al centro di un progetto individuale che guarda al suo futuro. La legge prevede alcune importanti novità tra le quali, fondamentale, è l’introduzione dell’istituto giuridico del trust, a salvaguardia del patrimonio utilizzabile da e per il figlio. Tale istituto consente alle famiglie di segregare una parte del proprio patrimonio, rendendolo inattaccabile dai creditori per destinarlo alla sussistenza futura del proprio figlio.

In attuazione dei principi costituzionali, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ed al fine di favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave e – cioè “non determinata dal naturale invecchiamento o da patologie connesse con la senilità, prive di sostegno familiare in quanto mancanti di entrambi i genitori o perché gli stessi non sono in grado di fornire l’adeguato sostegno genitoriale, nonché in vista del venir meno del sostegno familiare attraverso la progressiva presa in carico della persona interessata già durante l’esistenza in vita dei genitori” – la legge 112/2016, nota come “Dopo di noi”, ha previsto, tra le altre “misure di assistenza, cura e protezione”, speciali benefici fiscali per coloro che destinano il proprio patrimonio, o parte di esso, ai suddetti soggetti deboli

 

Affidamento contributo mantenimento minori – competenza giurisdizionale dello stato italiano

Con ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione è stato ribadito il principio che i Tribunali italiani non sono competenti a decidere sull’affidamento e sul mantenimento dei minorenni che non vivono nel nostro Paese. Il ricorso presentato aveva evidenziato la violazione da parte del giudice civile dell’art. 8 del Regolamento Bruxelles II bis ritenendo che, essendo i figli minori residenti in Svezia, Paese in cui si era svolta, sino a prima della separazione, la vita dell’intero nucleo familiare, il giudice italiano avrebbe dovuto rilevare il difetto di giurisdizione sulla domanda di affidamento e sulla domanda accessoria relativa al mantenimento dei minori.

www.ilcaso.it/giurisprudenza/archivio/18264.pdf

AIAF Newsletter 15 febbraio 2018 https://aiaf-avvocati.it/archivio-newsletter

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ASSEGNO DIVORZILE

Divorzio: assegno aumentato alla ex non più giovane che non ha finito gli studi

Corte di Cassazione, prima sezione civile, sentenza n. 3246, 9 febbraio 2018.

www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_29210_1.pdf

È corretta la rideterminazione in aumento dell’assegno divorzile a favore dell’ex, non più in giovane età, stante l’allargamento della sua famiglia e le difficoltà a trovare lavoro dopo il matrimonio anche per non aver portato a termine gli studi all’università. Questa la decisione avallata dalla Corte di Cassazione con cui il Collegio ha bocciato il ricorso di un uomo, onerato al versamento di un assegno divorzile a carico della ex moglie.

Innanzi alla Corte d’Appello, la donna aveva chiesto e ottenuto una rideterminazione dell’assegno divorzile, ma di importo minore rispetto a quanto da lei richiesto (l’esborso era passato da 600 a 800 euro mensili). I giudici raggiungevano tale verdetto avendo valutato e bilanciato una serie di elementi: si era fatto riferimento, da un lato, all’età matura della richiedente (oltre 50 anni) e all’incremento della famiglia della beneficiaria, ma era stato considerato anche il possesso della laurea specialistica in medicina che le avrebbe consentito di trovare lavoro. La signora agisce in revocazione del provvedimento evidenziando di non aver conseguito alcuna laurea specialistica e di aver, nella documentazione, allegato solo un piano di studi della facoltà di medicina da cui emergeva solo che erano stati sostenuti pochi esami, ma non era stata conseguita alcuna laurea specialistica in medicina. Evidenze che portavano alla rideterminazione dell’assegno mensile, da parte dei giudici, in 1300 euro.

In Cassazione, l’ex censura il provvedimento in quanto il giudice avrebbe ritenuto decisivo l’elemento della mancanza della laurea ai fini della decisione revocata, mentre si trattava solo di uno degli elementi che erano stati presi in considerazione (assieme alla non più giovane età della richiedente l’assegno divorzile, e all’incremento della sua famiglia).

Tuttavia, spiegano gli Ermellini, l’istituto della revocazione è possibile quando la sentenza è l’effetto di un errore di fatto risultante dagli atti e documenti di causa, se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciare. Pertanto, il vizio revocatorio può certamente essere invocato quando il fatto su cui è caduto l’errore non aveva rappresentato affatto un “punto controverso”, ma allorché, pur essendosi le parti confrontate sul punto, il giudice abbia deciso senza tener conto del loro contrasto, non esaminando il fatto controverso sulla base delle contrapposte prove e prospettazioni, e proponendo in merito affermazioni estranee agli argomenti proposti dalle parti, nonché fondate su una imperfetta percezione del contenuto di un documento. Invero, poiché l’art. 395, n. 4, c.p.c. dispone che la revocazione è possibile quando la sentenza sia l’effetto di un errore di fatto, risulta di fatto sostenibile che l’errore debba essere decisivo.

Nel caso di specie, precisa la Cassazione, la Corte d’Appello si è impegnata a comparare elementi positivi e negativi circa la capacità di percepire futuri redditi e ha indicato, tra i fattori negativi, l’età matura e anche l’incremento della famiglia della beneficiaria. Ha poi ritenuto di valutare l’elemento positivo del possesso della laurea specialistica in medicina ritenendo che, pur nelle immaginabili difficoltà dovute alla sua non più giovane età, la donna non fosse del tutto impossibilitata a trovare occupazione. Il possesso della laurea specialistica in medicina, pertanto, risultava l’unico elemento indicato dalla Corte d’Appello a fondamento della valutazione che l’ex moglie potesse, in prospettiva, percepire un reddito, quindi può certo dirsi che tale elemento è risultato “decisivo” in merito alla decisione assunta di quantificare l’assegno divorzile in un importo contenuto. Il ricorso va dunque respinto.

www.studiocataldi.it/articoli/29210-divorzio-assegno-aumentato-alla-ex-non-piu-giovane-che-non-ha-finito-gli-studi.asp

 

Niente aumento dell’assegno all’ex che sceglie di licenziarsi

Corte di Cassazione, sesta sezione civile, ordinanza n. 3015, 7 febbraio 2018.

www.studiocataldi.it/allegati/news/allegato_29168_1.pdf

Per la Cassazione l’assegno all’ex spetta solo se questi non è in grado di svolgere un’esistenza autonoma e dignitosa. Non possono pesare sull’assegno divorzile le libere scelte di vita dell’ex coniuge che, senza alcuna costrizione, decide di rinunciare a una carriera promettente, accettare un lavoro part-time e poi licenziarsi.

Inoltre, si ribadisce come il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio non è più un parametro di riferimento, dopo la sentenza n. 11504/2017 sia nella fase dell’an che del quantum debeatur, essendo rimasto il solo discrimine del raggiungimento o meno dell’autosufficienza economica.

Tanto si desume dall’ordinanza con cui la Corte di Cassazione ha rigettato la pretesa di una donna volta a ottenere una maggiorazione dell’assegno divorzile dovutole dall’ex marito a seguito della cessazione degli effetti civili del matrimonio. Già in sede di merito la signora aveva chiesto portarsi l’assegno da 800 a 3.800 euro o, addirittura, ove non le fosse assegnata la casa coniugale, a 5.800 euro. Il giudice a quo decideva, non solo, di non assegnarle la casa coniugale posto che l’unico figlio della coppia era maggiorenne e dimorava presso il padre, ma respingeva la richiesta di aumento dell’assegno essendo la ricorrente proprietaria di un appartamento da cui percepiva un canone locazione, oltre che di un terreno, e beneficiaria di reddito attività lavorativa svolta in una società.

La Corte di Cassazione condivide il decisum della Corte territoriale, evidenziando come quest’ultima avesse confermato l’originario importo tenendo conto della breve durata della convivenza matrimoniale (circa sei anni), delle condizioni personali ed economiche della ex, abilitata all’esercizio della professione forense e proprietaria di immobili.

Ancora, il giudice a quo ha anche riferito in ordine alle libere scelte di vita della donna di rinunciare a una carriera promettente, di accettare posto lavoro part-time fino poi a dimettersi dal lavoro all’età di 46 anni senza che vi fosse prova di alcuna costrizione al riguardo, né di tentativi di riprendere l’attività lavorativa.

La conservazione del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, richiamata dalla ricorrente, non rappresenta più, spiega il Collegio, un parametro di riferimento utilizzabile né ai fini del giudizio sull’an debeatur, né di quello sul quantum debeatur, la cui determinazione è finalizzata a consentire all’ex coniuge il raggiungimento dell’indipendenza economica.

A giustificare l’attribuzione dell’assegno non è, di per sé, lo squilibrio o il divario tra le condizioni reddituali delle parti, all’epoca del divorzio, né il peggioramento delle condizioni del coniuge richiedente, ma la mancanza dell’indipendenza o autosufficienza economica, intesa come impossibilità di condurre con i propri mezzi un’esistenza economicamente autonoma e dignitosa. Quest’ultimo parametro andrà apprezzato con necessaria elasticità e opportuna considerazione dei bisogni del richiedente l’assegno come persona singola, e non come ex coniuge, pur sempre inserita in un determinato contesto sociale. Ancora, per determinare la soglia dell’indipendenza economica dovrà farsi riferimento alle indicazioni provenienti, nel momento storico determinato, dalla coscienza collettiva e dunque, né bloccata alla soglia della pura sopravvivenza, né eccedente il livello della normalità. Trattasi di una valutazione di fatto riservata al giudice di merito.

Lucia Izzo Newsletter Giuridica Studio Cataldi 12 febbraio 2018

www.studiocataldi.it/articoli/29168-divorzio-niente-aumento-dell-assegno-all-ex-che-sceglie-di-licenziarsi.asp

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter CISF – n. 5, 14 febbraio 2018

  • La casa in riva al mare: la poesia di Lucio Dalla apre una finestra sul drammatico e troppo dimenticato tema del carcere, e sullo specifico dramma del “fine pena mai”, attraverso gli struggenti sogni di un ergastolano con la cella che si affaccia sul mare, che vede da lontano e immagina per sé una casa e una donna, e un vita finalmente senza sbarre, “una speranza e una follia”. Una canzone che fa ancora venire i brividi, nonostante il tempo passato (anno di uscita: 1971). Questa è magia dell’arte vera. www.youtube.com/watch?v=LIcQUtKYbnw

http://testicanzoni.mtv.it/testi-Lucio-Dalla_16455/testo-La-casa-in-riva-al-mare-1763099

  • Malta: presentazione del nuovo rapporto CISF 2017 all’interno del convegno internazionale The Couple Relationship in the 21st, Century. Evolving Contexts and Emerging Meanings. (La relazione di coppia nel 21.o Secolo. Contesti in mutamento e significati emergenti), La Valletta, 7-9 febbraio 2018, promosso da The Presidents’ Foundation for the Wellbeing of Society e da ICCFR (International Commission on Couple and Family Relationships, cui il Cisf aderisce).

http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/Presentazione_Workshop_Malta_Cisf_Francesco_Belletti_13-02-2018.pdf

  • Treviso Presentazione del libro Relazioni familiari nell’era delle rete digitali, promossa in collaborazione con il Centro per la famiglia e con il Forum delle associazioni familiari di Treviso. Intervengono Francesco Belletti, Francesco Gallo, Lina Paronetto.

http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf0518_allegato3.pdf

  • Specializzarsi per la famiglia. La tutela dei minori e dei soggetti vulnerabili nella rete. Grooming, sexting, cyberbullismo. Anno accademico 2017/2018 Corso di Alta Formazione, con il Patrocinio del Dipartimento di Scienze Giuridiche “Cesare Beccaria”, Università degli Studi di Milano. “Il corso è volto a fornire ai partecipanti un’adeguata conoscenza dei profili di vulnerabilità nella rete e delle normative di riferimento a tutela dei soggetti vulnerabili, con particolare attenzione ai minori. Saranno nello specifico approfonditi e dettagliati tre fenomeni sempre più allarmanti: l’adescamento dei minori in rete a fini pedopornografici (grooming); la condivisione tra adolescenti di materiale autoprodotto sessualmente caratterizzato (sexting); la realizzazione con i mezzi di trasmissione digitale di azioni prevaricatorie o vessatorie variamente caratterizzate (cyberbullismo). Per ognuna di tali condotte verranno inquadrati gli aspetti giuridici e saranno studiati casi clinici e giudiziari al fine di consentire ai partecipanti l’acquisizione di competenze concretamente utilizzabili nel proprio contesto professionale o di studio”. Milano, date varie dal 16 aprile al 26 maggio 2018.

www.istitutosike.com/wp/wp-content/uploads/2018/02/2018_tutela_minori_rete_programma_new.pdf

  • I processi di deistituzionalizzazione dei bambini in Europa. Su questo link si trova un sintetica ma efficace rassegna di slide (in inglese) sulle più recenti ed innovative decisioni politiche ed organizzative di numerosi Paesi europei per rafforzare il processo di deistituzionalizzazione a favore dei minori in difficoltà. Questo materiale è pubblicizzato all’interno della campagna “Opening Doors for Europe’s Children” (Apriamo le porte ai Bambini d’Europa), che intende promuovere una presa in carico dei bambini in difficoltà fondata sul sostegno familiare e su servizi territoriali, in alternativa all’inserimento in strutture residenziali.

https://indd.adobe.com/view/6a480802-a499-4c3f-877d-24f949398b74?utm_source=email&utm_campaign=eNB_Jan_2018&utm_medium=email

  • Rapporto Censis-Confcooperative. Economia sommersa, lavoro nero ed evasione fiscale. Quanto, chi ma soprattutto che fare? Più lavoro nero, così il sommerso ha fatto cassa con la crisi: oltre 3,3 milioni i lavoratori vessati in tutti i settori produttivi del Paese. Il salario medio orario scende da 16 euro a 8.Evasione tributaria e contributiva a quota 107,7 miliardi, quattro volte la manovra approvata il mese scorso. Nel periodo 2012-2015, mentre l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, l’occupazione irregolare è aumentata del 6,3%, portando così a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in questo cono d’ombra non monitorato. La classifica delle attività a più ampio utilizzo di lavoro sommerso vede ai primi posti quelle legate all’impiego di personale domestico da parte delle famiglie, secondo un tasso di irregolarità che sfiora ormai il 60%. “Va fatta una distinzione tra i livelli di irregolarità di una badante e quella di un lavoratore sfruttato nei campi o nei cantieri o nel facchinaggio. Il primo – secondo Maurizio Gardini, Confcooperative – seppur in un contesto di irregolarità, fotografa le difficoltà delle famiglie nell’assistere un anziano, un disabile o un minore. Le famiglie evadono per necessità. Le false imprese per moltiplicare i profitti e mettere fuori gioco le tantissime imprese che competono correttamente sul mercato”.

www.confcooperative.it/LInformazione/Archivio/negato-irregolare-sommerso-il-lato-oscuro-del-lavoro-2

  • Forum famiglie Bareggio 1998-2018. Vent’anni di presenza. In occasione del ventennale di attività del Forum delle Famiglie di Bareggio (MI), si svolgerà un incontro su Quali politiche per la famiglia? Dalla Costituzione ad oggi passando per il ’68, con un intervento del direttore del Cisf (F. Belletti). Nella Sala Consiliare, alle 20.45 (Bareggio, Mi – 28 febbraio 2018).

  • Ultimi arrivi dalle case editrici…

  • Cittadella Ed., Meravigliosa complessità. Riconoscere l‘Amoris Lætitia nella società aperta, Grillo A

  • EGEA, Crescere! Un manifesto in dodici mosse, Morace F. (a cura di)

  • Il Pozzo di Giacobbe, Danza delle sedie e danza dei pronomi. Terapia Gestaltica Familiare, Salonia G.

  • Neri Pozza Editore, La fine della madre, Scaraffia L.

http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf0518_allegatolibri.pdf

  • Cosimi Simone, Rossetti Alberto, Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge? Città Nuova, Roma, 2017, pp. 110, € 15,00.

Il fenomeno dei social network, al centro anche del Nuovo Rapporto Cisf 2017, è qui raccontato dal punto di vista dei minori e dei loro genitori. Il volume si presenta come una rassegna delle principali piattaforme espressamente pensate per i bambini, ma anche come un’agile guida utile a capire, ad esempio, le policy – cioè le regole, quando ve ne sono – che sovrintendono la presenza dei bambini e degli adolescenti sulle piattaforme digitali. […] Per crescere in un simile contesto, è necessario che i bambini imparino a parlare prima che utilizzare le emoji, [simboli pittografici] a esprimere i propri sentimenti di fronte ad un altro essere umano senza utilizzare uno smartphone, a distinguere un palcoscenico dalla vita reale. Per tutto questo, che piaccia o no, serve la testimonianza vera, e per questo inevitabilmente imperfetta, di un adulto.

  • Save the date.

Nord Violenza domestica, trauma, attaccamento e resilienza, seminario condotto da Arlene Louise Vetere (Oslo), promosso da IRIS e CTA, Milano, 3 marzo 2018.

www.centrocta.it/newsletter/Volantino_SeminarioVETERE.pdf

CentroImparare a lavorare con la famiglia che il paziente ha in testa, seminario formativo promosso dal C.S.A.P.R. (Centro Studi e Applicazione della Psicologia Relazionale), Prato, 24 febbraio 2018.

www.scuolarelazionaleprato.it/wp-content/uploads/2018/01/Seminario-Colacicco.pdf

Sud Famiglia (S)-Conness@? Le relazioni familiari al tempo della rete: mutamenti, pericoli, risorse, Rapporto Giovani-Istituto Toniolo, incontro promosso dall’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro Squillace – Commissione per la Cultura e le comunicazioni sociali in collaborazione con il Centro Studi Verbum, Catanzaro, 21 febbraio 2018.

www.rapportogiovani.it/new/wp-content/uploads/2018/01/Locandina-Catanzaro.pdf

Estero Building a Successful Unbundled Family Law Practice (Costruire una pratica di successo per un diritto di famiglia poliarticolato)

Parenting Coordination: Work in the Trenches with High Conflict Coparents (Coordinamento genitoriale: lavorare sulle quote con genitori ad alta conflittualità), percorsi formativi promossi da AFCC (Association of Family and Conciliation Courts), in collaborazione con Loyola University, Chicago, 5-6 marzo e 7-8 marzo 2018.

www.informz.net/AFCC/data/images/Trainings/2018%20AFCC%20Chicago%20Training%20Brochure.pdf

Iscrizione alle newsletter http://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter

http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/febbraio2018/5066/index.html

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CONSULENTI DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

Coordinazione genitoriale: istruzioni per l’uso

Un vero e proprio vademecum per la coordinazione genitoriale, strumento ADR di sempre più larga applicazione, al fine di suggerire modalità applicative che tendono a mettere ordine nell’attuale variegato sistema. La coordinazione genitoriale (CG) è strumento di promettente e sempre più ampia applicazione anche in Italia. Si possono ricordare, a tale proposito, non solo i tribunali di Milano, Brescia, Pavia e Mantova, tutti lombardi, ma anche altri sparsi per l’Italia, come quelli di Civitavecchia, Reggio Emilia, Messina e Trieste, a testimonianza di un interesse non localizzato.

A dispetto della sua recente introduzione e dell’ancor limitato impiego, su una quantità di sostanziali aspetti si è già osservata una differenziazione così vistosa da far ritenere utile la proposizione di un plausibile modello che, sulla base di considerazioni ispirate alla logica e alla funzionalità – oltre che alle linee guida americane (AFCC), del resto tuttora non univoche – possa rappresentare un contributo alla unificazione delle prassi.

www.studiocataldi.it/articoli/27792-coordinatore-genitoriale-il-nuovo-quottutore-quot-dei-genitori.asp

In discussione, infatti, con divergenze anche abissali, sono la volontarietà o meno del processo, il ruolo del coordinatore entro di esso, i suoi poteri, la sua partecipazione alla redazione del piano genitoriale, i requisiti di ammissione alla professione, la gratuità o meno della CG, il grado di segretezza o riservatezza alla quale si è tenuti e via dicendo. Sono state fatte necessariamente, pertanto, delle scelte, ognuna delle quali ha delle precise motivazioni, delle quali verrà fornita la giustificazione in un successivo intervento.

Coordinazione genitoriale: il vademecum

Fase preliminare: piano genitoriale

  1. Presso il tribunale viene istituito un sportello informativo, collegato con servizi di mediazione familiare e coordinazione gestita da una struttura pubblica o convenzionata.

  2. Il giudice valuta i ricorsi prima dell’udienza presidenziale e in sede di udienza applica l’art. 337-octies c.c. se il disaccordo appare non risolvibile in quella sede, suggerendo la mediazione familiare.

  3. La coppia accetta di andare in mediazione: a) la mediazione ha successo: si omologa l’accordo ed il procedimento si conclude; b) la mediazione fallisce.

  4. 3B. La coppia non accetta di andare in mediazione, oppure siamo nel caso 3 A b): il giudice chiede loro di elaborare un piano genitoriale (di seguito PG), da soli o congiuntamente, con l’ausilio del personale dello sportello

  5. La coppia va allo sportello dove riceve ogni informazione e spiegazione relative al PG.

5A. La coppia incontra difficoltà tali a costruire congiuntamente il PG che ognuno elabora il suo.

5B. La coppia chiede aiuto all’operatore, con il cui intervento di tipo mediativo riesce a completare il PG

5C. Un solo genitore elabora il PG.

5D. Nessuno dei due lo costruisce.

6. Al giudice arriva: a) un PG congiunto; b) un solo PG; c) nessun PG; d) un PG congiunto ed inaccettabile perché, ad es., non rispetta i diritti dei figli

7. Il giudice: a), b) approva il PG com’è o lo modifica; c) e d) con o senza l’aiuto dell’operatore costruisce un valido PG, ex novo o con parziale modifica

Fase introduttiva alla coordinazione genitoriale: investitura del CG

8. Il giudice segnala alle parti la necessità di giovarsi di un CG.

9A. La coppia accetta e concorda a chi rivolgersi, attingendo al servizio pubblico oppure firmando un contratto con il CG e in questo caso sopportandone i relativi costi.

9B. La coppia subisce, senza condividerla, la decisione del giudice oppure, comunque, non riesce ad accordarsi sulla scelta del CG.

10. Il giudice nomina come CG, senza oneri per la coppia: a) l’operatore, del servizio pubblico o no, indicato dalla coppia; b) se questi accetta, lo stesso esperto che ha assistito la coppia nella costruzione del PG; c) se non accetta, un soggetto individuato in una lista preesistente.

11. Il PG viene trasfuso nel provvedimento del giudice ovvero questi rimanda al PG nella sua ordinanza quale allegato, conferendo i relativi poteri di controllo al CG.

Fase applicativa

12. Modalità dell’intervento. La provenienza dell’incarico (dal giudice o dalle parti) può modificare alcuni aspetti secondari ed essenzialmente formali dell’attività del CG – nel senso che in sede contrattuale possono essere convenute, ad integrazione del PG, regole specifiche, ad es., modalità dei contatti tra le parti e il CG e tra questi e i soggetti terzi ovvero limiti di flessibilità rispetto a questioni di secondaria importanza o anche condizioni particolari rispetto alla riservatezza e/o rispetto alla frequentazione di altri soggetti. In altre parole, se la coppia non ha aderito spontaneamente alla CG (magari suggerita al giudice dal CTU) e si trova a dover attuare un PG che non ha personalmente elaborato, ma che ha ricevuto ex novo all’interno della decisione del giudice, i contenuti dello stesso non saranno, probabilmente, adeguati alle aspirazioni di ognuno e, pertanto, avranno una maggiore propensione a confrontarsi nella stesura del contratto.

13. Collocazione temporale e durata dell’intervento. Il CG può essere chiamato a intervenire sia in fase istruttoria (dopo i provvedimenti provvisori ex art. 337 ter c.c.) sia al termine del procedimento giudiziale. La durata dell’intervento, che ha il senso di accompagnare e sostenere la coppia fino al raggiungimento della capacità di autogestione, non è predeterminata ma, a partire da un minimo di sei mesi può aversi il rinnovo del mandato entro limiti indicati nella nomina del giudice o, se CG volontaria, previsti nel contratto.

14. Poteri del Coordinatore. Assicura il rispetto del PG, dandone alle parti l’interpretazione autentica. Può, inoltre, decidere su aspetti secondari, soprattutto se non considerati nel PG, mentre su aspetti principali che risultino disciplinati in modo inidoneo può segnalare gli inconvenienti al giudice e chiederne la modifica. Gli accordi stabiliti con le parti nel contratto non possono porre limiti alle possibilità di intervento del CG che confliggano con i suoi doveri istituzionali, quali gli derivano dal provvedimento di incarico

15. Interazione del Coordinatore con soggetti terzi. Oltre ad avere accesso integrale alla documentazione completa (diritto/dovere) relativa al caso, il CG ha titolo per interagire con tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel caso, coordinandosi con essi. Quindi, oltre ai Servizi e all’eventuale CTU, ai figli e ai parenti, con i nuovi partner, gli insegnanti, i terapeuti di genitori e figli.

16. Riservatezza. La coordinazione genitoriale non è un processo riservato sia per le comunicazioni tra le parti e i loro figli verso il CG, che per le comunicazioni tra il CG e altre parti rilevanti per il processo di CG o per le comunicazioni con il tribunale. Sia il CG che le parti potranno testimoniare riguardo a circostanze emerse nell’ambito della CG nel caso in cui la testimonianza o la prova siano necessarie ai sensi di legge oppure siano richieste dal giudice.

17. Contestabilità delle decisioni. Allorché il CG sia stato nominato dalle parti anche una sola di esse ha facoltà di congedarlo ove non sia soddisfatta della sua gestione dell’incarico, fermo restando che ciò non mette fine alla coordinazione stessa, in quanto recepita dal giudice. Si procede a quel punto alla nomina di un altro CG, secondo le modalità sopra descritte. La contestazione deve, in ogni caso, essere dalle parti interessate segnalata al giudice, il quale valuta le relative motivazioni.

18. Violazioni del Piano Genitoriale o delle decisioni del Coordinatore Genitoriale. A seconda del tipo di violazione, il CG segnala l’accaduto al giudice del procedimento, al giudice tutelare, alla Procura presso il Tribunale per i minorenni, alla questura o ai Servizi sociali. A seguito di ciò, ha facoltà di rimettere il mandato al giudice o di ritenere risolto il contratto.

19. Incompatibilità. Un Coordinatore Genitoriale non può operare all’interno di ruoli multipli che possano creare conflitti anche solo di tipo deontologico.

Avv. Marino Maglietta e Ilaria Fuccaro mediatrice familiare 09 febbraio 2018.

www.studiocataldi.it/articoli/29140-coordinazione-genitoriale-istruzioni-per-l-uso.asp

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Faenza. Incontro sul tema dell’Adolescenza

Il Consultorio organizza con il Centro per le famiglie dell’Unione della Romagna Faentina un incontro sul tema dell’Adolescenza, giovedì 22 febbraio alle ore 20.30 a Faventia Sales.

L’adolescenza viene spesso descritta come un’età critica, quasi temuta quando la si nomina, insidiosa quando la si affronta, per poi tirare un sospiro di sollievo quando ce la si trova alle spalle. Queste sono, a volte, le letture di genitori, insegnanti, operatori che si trovano a farci i conti: con i propri figli, con i propri alunni oppure all’interno di spazi extra familiari e scolastici. E se invece vedessimo in un altro modo questa fase della vita? Se pensassimo agli aspetti positivi, invece che solo alle fatiche e ai rischi? Quali opportunità possiamo trovare all’interno della relazione adulto-ragazzo durante l’adolescenza?

L’incontro sul tema “Adolescenza: come trasformare in opportunità’ le criticità’ della relazione educativa a scuola e in famiglia” sarà tenuto dal dott. Raffaello Rossi, docente di scuola secondaria superiore e consulente familiare.

www.comune.casolavalsenio.ra.it/Comune/Archivio-notizie/Giovedi-22-febbraio-incontro-sul-tema-dell-Adolescenza

Mantova. “Etica Salute & Famiglia” – febbraio 2018 (22° anno, n. 2)

Armando Savignano. Clonate due scimmie. Gravi interrogativi etici

Giovanni Paganini. La sedazione palliativa. Definizione, indicazioni, aspetti etici

Anna Orlandi Pincella. Fede e famiglia, fede in famiglia

Silvana Ignaccolo, Alessandra Nardi, Giuseppe Cesa. Gruppi di parola per genitori separati

Gabrio Zacchè Il Vangelo della vita, gioia per il mondo

Giancarlo Odini “La forza della suggestione”

Alessandra Venegoni. Atteggiamenti posturali e pavimento pelvico: preserviamoci quotidianamente!

www.ucipem.com/it/index.php?option=com_jdownloads&task=download.send&id=93&catid=2&m=0&Itemid=162

 

Padova. Incontri per coppie con progetto di vita a due

Vita di coppia: bellezza, desiderio, responsabilità. Un ciclo per un massimo di 15 coppie dal 5 aprile 2018

  • Il senso della scelta di vivere in coppia: libertà, maturità e condizionamenti

  • La famiglia d’origine: sviluppo della relazione affettiva, capacità di amare e suoi condizionamenti

  • Accogliere l’altro nella propria vita: un progetto che ci rende complici e intimi; l’altro nella coppia; libertà e fedeltà

  • Gli scambi all’interno della coppia.

La comunicazione nella coppia: aspetti emozionali, razionali, inconsci

L’ascolto, il dialogo, l’aggressività, la gestione del conflitto

Corpo, sessualità e amore nella relazione a due: tempi e ritmi nella comunicazione di coppia

Il mutamento dei ruoli, in particolare dei ruoli della donna

La gestione del tempo libero, del denaro, delle relazioni

  • Gli scambi all’esterno della coppia

L’apertura alla genitorialità: pensarsi madre e pensarsi padre, progetto condiviso e ruoli,

La fecondità responsabile; la procreazione medicalmente assistita; adozione e affido

Le relazioni nel lavoro, con gli amici, nei gruppi sociali, ecc.

  • Il porsi sociale della coppia e il sistema dei servizi a favore delle coppie e delle famiglie

  • Gli aspetti giuridico-sociali con riferimento anche ai matrimoni misti, alle coppie di fatto, ecc.

www.consultorioucipem.padova.it/index.php/iniziative-formative/vita-di-coppia.html

 

Parma. ”Maschi e femmine: come educhiamo. Piccole donne piccoli uomini crescono

  • Letture e differenze di genere

  • ”Maschi e femmine: come educhiamo?” Rita Torti.

  • “Differenza di genere nella letteratura 6-11 anni”. Federica Bottazzi.

  • “La scuola in biblioteca”

  • “Cantastorie a progetto” con il laboratorio ”Principesse e supereroi…e poi?” per i bambini e le bambine di 6-11 anni e i loro genitori

  • Leggiamo insieme

  • Cantiere in comunicazione

  • Laboratori creativi per genitori sulla comunicazione in famiglia.

  • Un posto per le parole dei figli. Gruppi di incontro per bambini\e e ragazzi\e.

www.famigliapiu.it

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DALLA NAVATA

I Domenica di Quaresima – Anno B –18 febbraio 2018

Gènesi 09, 12 Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future».

Salmo 25, 05 Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza.

1Pietro 03, 18 Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Marco 01, 14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio.

 

Gesù nel deserto, costantemente tentato.

Commento di Enzo Bianchi, priore emerito nel convento di Bose (BI)

Il vangelo di questa prima domenica di Quaresima è breve: quattro versetti, anche se in realtà mi concentrerò quasi esclusivamente sui primi due, avendo commentato i vv. 14-15 poche domeniche fa (III domenica del tempo Ordinario). I vv. 12-13 sono molto intensi, capaci di comunicarci l’essenziale sulle tentazioni di Gesù, anche se nel nostro immaginario è impressa, dunque da noi memorizzata, la narrazione più drammatica e più precisa dei vangeli secondo Matteo e Luca (cf. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13).

Concentriamoci dunque sul racconto di Marco. Gesù è stato battezzato nel fiume Giordano da Giovanni, il suo maestro, e nell’uscire dall’acqua ha visto i cieli aprirsi, lo Spirito di Dio scendere su di lui con la dolcezza di una colomba (cf. Mc 1,9-10) e, soprattutto, ha sentito una dichiarazione rivolta a lui solo. Dal cielo, infatti, dal luogo dimora di Dio, lo raggiunge una voce che proclama: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho messo tutta la mia gioia” (Mc 1,11; cf. Sal 2,7; Gen 22,2; Is 42,1). È la voce del Padre, che gli conferma il proprio amore e la sua identità di Figlio amato; è la voce che lo abilita, con la forza dello Spirito, “compagno inseparabile di Cristo” (Basilio di Cesarea), alla missione pubblica tra i figli di Israele.

Ma appena questo è avvenuto, “subito” (euthýs) lo Spirito disceso su di lui lo spinge dove i cieli non sono aperti, bensì chiusi; lo spinge, letteralmente “lo scaccia nel deserto”, dove è presente più che mai il diavolo, Satana, colui che mette alla prova, la cui missione è dividere e separare, soprattutto da Dio. Satanâs è uno dei nomi dato a questa potenza malefica che appare fin dagli inizi della creazione (il serpente: cf. Gen 3,1) e che nei testi di Qumran è colui che guida in battaglia i “figli della tenebra” contro i “figli della luce”, colui che si oppone al Messia di Dio.

Gesù entra così in una zona d’ombra, entra nella prova, perché il deserto è terra di prova, di tentazione. Lo era stato quarant’anni per Israele, “battezzato” e uscito dalle acque del mar Rosso; lo era stato quaranta giorni per Mosè e per Elia; lo era stato per quanti erano andati nel deserto per preparare una strada al Signore (cf. Is 40,3), combattendo da “figli della luce” contro il demonio e la sua tenebra; lo era stato per Giovanni il Battista. Gesù dunque sta camminando sulle tracce lasciate dagli inviati di Dio, e in tal modo sa che deve prepararsi a quella che sarà la prova, la lotta quotidiana, fino alla morte.

In quel deserto di Giuda, accanto al mar Morto, tra quelle rocce aride, Gesù “dimora quaranta giorni, continuamente tentato da Satana”. La sua è una lotta corpo a corpo, della quale nessuno è spettatore; è una lotta interiore attraverso la quale deve imparare l’obbedienza del Figlio – “imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5,8), legge con intelligenza l’autore della Lettera agli Ebrei – e vincere il tentatore che si oppone alla venuta del Regno nel modo in cui Dio lo vuole e che Gesù deve assumere e fare suo, fino a rivestirsene. Sono giorni di lotta in cui Gesù lega il principe dei demoni, lega colui che è “il forte” (Mc 3,27), perché – come aveva annunciato il Battista – “il più forte” (Mc 1,7) è proprio Gesù che scaccerà i demoni liberando uomini e donne dall’alienazione demoniaca.

Marco non ci dice nulla di preciso sulle tentazioni subite da Gesù, quelle che gli altri evangelisti, in una sorta di midrash, racconteranno come lotta contro le tre libidines dell’eros, della ricchezza e del potere, insomma lotta contro una manifestazione mondana, prepotente e arrogante del Regno. Questa descrizione volutamente così generica da parte di Marco è un’indicazione a discernere quante volte durante la sua missione Gesù sarà ancora tentato. Sarà infatti sollecitato a utilizzare la sua potenza divina per imporre in modo trionfale il regno di Dio, quando gli chiederanno un segno, un miracolo eclatante dal cielo (cf. Mc 8,11); sarà poi tentato nell’ora dell’agonia al Getsemani (cf. Mc 14,32-42) e ancora lungo tutta la passione, fino alla croce (cf. Mc 15,29-32). Gesù resterà sempre fedele alla sua missione di inviato del Padre, come giusto in un mondo ingiusto, al prezzo di non rispondere mai alla violenza con la violenza e di donare fino alla fine la sua vita.

Qui l’evangelista più antico mette l’accento sul fatto che Gesù è costantemente tentato, per quaranta giorni, senza mai cedere a una visione trionfalistica della venuta del Regno. Pienamente sottomesso al Padre, creatura tra le creature non umane del deserto (rocce, pietre, arbusti, rettili, volatili, bestie selvagge), Gesù è in profonda comunione con tutta la creazione. È come collocato al centro di essa, è il vero Adamo come Dio l’ha voluto, capace di vivere riconciliato e in pace con tutte le creature e con tutta la terra. Gesù appare come l’uomo mite, armonioso, rappacificato con il cielo e la terra, così da inaugurare l’era messianica profetizzata da Isaia: “Il lupo dimorerà con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme … Il leone si ciberà di paglia come il bue, il lattante si trastullerà sulla buca della vipera, il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11,6-8). Nella creazione segnata dal regno di Dio, animali e angeli, terra e cielo, basso e alto, terrestre e sovrumano, sono riconciliati e dunque in armonia con l’umanità, con il nuovo Adamo: è un’alleanza di pace cosmica. Sì, è il Regno messianico promesso da Dio a tutta la terra, che certamente è veniente. Gesù lo inaugura nel deserto, per questo subito dopo può proclamare: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino”.

Ma occorre ricordare che questa “armonia” e questa “pace” sono a caro prezzo: il prezzo della kénosis, dello svuotamento e dell’abbassamento di colui che “era in condizione di Dio e svuotò se stesso (heautòn ekénosen)”, diventando uomo e spogliandosi delle sue prerogative divine, invece di tenerle gelosamente per se stesso e di considerarle un privilegio (cf. Fil 2,6-7). Proprio in questa profonda umiliazione, che è testimonianza della sua tentazione vera, reale (non un teatrino esemplare per noi!), Gesù fa pace tra cielo e terra, sicché le creature del cielo, gli angeli, nel deserto gli si accostano e lo servono. Lo riconoscono quale Dio nella carne di un uomo: Gesù da Nazaret, il figlio di Maria.

Gesù, amato in pienezza dell’amore del Padre dichiaratogli nell’ora del battesimo e accompagnato dallo Spirito santo, è ormai operante quale vincitore su Satana, sul male, sulla malattia, sulla morte. È il Messia veniente che porta la vita; basta dunque seguirlo, accogliendo il suo invito pressante che riassume in sé tutto il vangelo appena iniziato: “Convertitevi e credete nel Vangelo!”. Così Gesù proclama che il tempo si è compiuto e che il regno di Dio ormai si è avvicinato: è una realtà possibile, che gli uomini e le donne possono accogliere lasciando che Dio regni su di loro. Le potenze alienanti degli idoli, il cui principe è Satana, possono essere vinte perché Gesù le ha vinte nel deserto e poi lungo tutta la sua vita umana.

Di fronte al dono del regno di Dio, occorre dunque “convertirsi”, come ci chiede il tempo quaresimale: si tratta di mutare mentalità, di ri-orientare la propria vita alla luce del “Vangelo” che “è potenza di Dio” (Rm 1,16). E il cristiano, tentato come Gesù nel deserto di questo mondo, non potrà più sentirsi solo in questa battaglia. Come suggeriscono i salmi, egli potrà pregare: “Nella mia lotta sii tu a lottare” (Sal 42,1; 118,154), e con la grazia del Signore risulterà vincitore sul demonio stesso. Noi monaci non dimentichiamo che i nostri padri del IV secolo sceglievano proprio il deserto per combattere Satana. Si narra per esempio che Antonio, esausto dopo la lunga lotta contro le tentazioni, chiese: “Ma dov’eri, Signore?”. E si sentì rispondere da Gesù: “Ero accanto a te per combattere la tua battaglia!”. La tentazione, la prova ritma la nostra vita: se non ci fosse la tentazione, ci sarebbe l’indifferenza! Ma sta a noi combatterla e vincerla con l’aiuto della grazia, pregando il Padre: “Non abbandonarci nella tentazione, ma liberaci dal male” (Mt 6,13).

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/12097-gesu-deserto-tentato

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DEMOGRAFIA

ISTAT Indicatori demografici, Stime per l’anno 2017

  • Al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione ammonti a 60 milioni 494mila residenti, quasi 100mila in meno sull’anno precedente (1,6‰).

  • Nel 2017 si conteggiano 464mila nascite, nuovo minimo storico e il 2% in meno rispetto al 2016, quando se ne ebbero 473mila.

  • I decessi sono 647mila, 31mila in più del 2016 (+5,1%). In rapporto al numero di residenti, nel 2017 sono deceduti 10,7 individui ogni mille abitanti, contro i 10,1 del 2016.

  • Il saldo naturale nel 2017 è negativo (-183mila) e registra un minimo storico.

  • Il saldo migratorio con l’estero, positivo per 184mila unità, registra un consistente incremento sull’anno precedente, quando risultò pari a +144mila

  • Aumentano le immigrazioni, pari a 337mila (+12%) mentre diminuiscono le emigrazioni, 153mila (-2,6%).

  • Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità straniera sono 292mila (+10,9% sul 2016) mentre i rientri in patria di italiani sono 45mila (+19,9%).

  • Solo 40mila emigrazioni per l’estero, sulle complessive 153mila, coinvolgono cittadini stranieri (-5% sul 2016) contro 112mila cancellazioni di cittadini italiani, in leggera diminuzione (-1,8%).

  • Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna (1,34) risulta invariato rispetto all’anno precedente.

  • L’età media al parto sale a 31,8 anni.

  • Non si rilevano variazioni significative sulla speranza di vita alla nascita: 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne.

  • Il gap di sopravvivenza tra donne e uomini scende a 4,3 anni. (…)

  • Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018 sono 5 milioni 65mila e rappresentano l’8,4% della popolazione residente totale. (…)

  • La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55milioni 430mila (-113mila residenti). (…)

  • Al 1° gennaio 2018, il 22,6% della popolazione ha un’età superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni. L’età media della popolazione ha oltrepassato i 45 anni.

 

pag. 3 Nascite ancora in calo

Nel 2017 si stima siano venuti al mondo 464mila bambini, il 2% in meno rispetto al 2016 quando se ne contarono 473mila. Risulta battuto, pertanto, il precedente record di minimo storico dall’Unità d’Italia.

Le nascite, peraltro, registrano la nona consecutiva diminuzione dal 2008, anno in cui furono pari a 577mila.

La riduzione delle nascite rispetto al 2016 interessa gran parte del territorio, con punte del -7,0% nel Lazio e del -5,3% nelle Marche. Soltanto in quattro regioni si registrano incrementi: Molise (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Sicilia (+0,6%) e Piemonte (+0,3%).

Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, risulta invariato rispetto all’anno precedente. Riduzione del contingente di donne in età feconda (15-50 anni) e progressivo spostamento in avanti del calendario riproduttivo sono tra i motivi per cui la natalità su scala nazionale è precipitata ai livelli sin qui osservati. Sono oggi circa 900mila in meno le donne residenti nella classe di età 15-50 anni rispetto al 2008 (1° gennaio), di cui 200mila in meno solo nell’ultimo anno. Nel frattempo, l’età media di queste donne è cresciuta da 33,8 anni nel 2008 a 35,2 anni nel 2018.

Alla questione strutturale, meno madri potenziali e mediamente più anziane, si accompagna il tema del comportamento riproduttivo vero e proprio. In Italia, come in altri paesi del mondo occidentale, le donne rimandano la scelta di avere figli nella seconda parte della loro potenziale vita riproduttiva. Il che, generalmente, continua a comportare un aumento dei tassi di fecondità nelle età più avanzate, ma anche una riduzione di quelli in età giovanile e, di fatto, una condizione che conduce a ridurre il tempo biologico a disposizione per procreare. L’innalza mento della fecondità alle età più anziane e l’abbassamento tra quelle giovanili modificano, peraltro, l’età media al parto, in continuo aumento in Italia sin dal 1980 (27,5 anni) e pervenuta nel 2017 a 31,8 anni.

Su base regionale la fecondità presenta, come di consueto, significative differenze che vedono primeggiare le regioni del Nord (1,39 figli per donna) nei confronti di quelle Centro (1,28) e del Mezzogiorno (1,30). Con 1,75 figli per donna la Provincia di Bolzano si conferma nel 2017 la regione più prolifica del Paese, seguita piuttosto a distanza dalla Provincia di Trento (1,50), dalla Valle d’Aosta (1,43) e dalla Lombardia (1,41). All’opposto, le aree del Paese dove la fecondità è più contenuta sono tutte nel Mezzogiorno, in particolare Basilicata (1,23), Molise (1,22) e Sardegna (1,09).

Piuttosto marginali le variazioni sull’anno precedente che, tuttavia, risultano prevalentemente di segno positivo nelle regioni meno prolifiche. Ciò comporta anche una piccola riduzione del divario territoriale di fecondità, grazie a un campo di variazione che scende da 0,69 a 0,66 figli.

In flessione anche le nascite da madre straniera. Il 19,4% delle nascite stimate per il 2017 è da madre straniera, una quota in lieve flessione rispetto al 2016 (19,7%), mentre l’80,6% è da madre italiana. In assoluto, i nati da cittadine straniere sono stimati in 90mila, il 3,6 % in meno dell’anno prima. Di questi, 66mila sono quelli avuti con partner straniero, 24mila quelli con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono 374mila, con una riduzione dell’1,6% sul 2016.

In termini di comportamento riproduttivo le stime relative al 2017 non si discostano di molto dai valori osservati nell’anno precedente, tanto tra le cittadine italiane quanto tra le straniere. A fronte di una fecondità complessiva ferma al dato del 2016 (1,34 figli per donna), tra le donne di cittadinanza italiana si riscontra un livello di 1,27 figli a testa, contro 1,26 dell’anno precedente, mentre le donne straniere risultano aver avuto in media 1,95 figli contro 1,97. (…)

www.istat.it/it/files/2018/02/Indicatoridemografici2017_PC.pdf?title=Indicatori+demografici+-+08%2Ffeb%2F2018+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf

 

Denatalità. L’allarme di Blangiardo (Bicocca): “Crisi demografica senza precedenti”

Il Paese del 2017 raccontato dall’Istat ci consegna un’Italia più vecchia e con ancora meno bambini. Gli indicatori demografici rilevano come al primo gennaio 2018 la popolazione italiana conti quasi 100mila residenti in meno rispetto all’anno precedente. Superata la soglia dell’emergenza, si parla di crisi strutturale. Ne ragioniamo con Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia presso l’Università di Milano Bicocca.

Professor Blangiardo, come leggere questi dati Istat?

“Le statistiche lanciano un messaggio, che poi si può decidere di ascoltare o meno, ma che andrebbe recepito da coloro che hanno il compito di dare un indirizzo al Paese. I dati ci dicono che stiamo attraversando una crisi demografica senza precedenti, con un’importanza pari alla crisi economica. Ma mentre abbiamo discusso molto per risolvere la crisi economica, non si vede analogo coinvolgimento per la crisi demografica in cui siamo finiti. Scopo della statistica non è risolvere i problemi ma evidenziarli, insieme agli elementi che li fanno nascere. E i dati ci dimostrano che ci infiliamo sempre di più in un tunnel”.

Il primo elemento rilevante è il calo della natalità.

“Ogni anno stabiliamo il record della più bassa natalità di sempre. Abbiamo un saldo naturale negativo per 183mila unità, il terzo valore mai registrato nella Storia italiana: gli altri due sono stati nel 1917, in piena prima guerra mondiale, e l’altro nel 1918, quando alla fine del conflitto si aggiunse l’epidemia di influenza Spagnola. Oggi, nel 2017, anno di pace e di epidemie sconfitte, un secolo dopo abbiamo toccato il terzo valore negativo. Il primo caso di diminuzione della popolazione è stato nel 2015, con meno 130mila unità, nel 2016 nuovo calo con meno 77mila, infine nel 2017 meno 100mila. In soli tre anni abbiamo perso 300mila abitanti, quasi si fosse cancellata una città come Catania”.

E per quanto riguarda le cause? I dati non le forniscono ma sono note.

“Si può fare come Poirot: partiamo dagli indizi e rintracciamo l’assassino. Se alcuni fenomeni manifestano tendenze di cambiamento, è perché dietro ci sono i comportamenti che le determinano. Le famiglie italiane fanno pochi figli perché incontrano innumerevoli difficoltà e devono arrangiarsi in tutto, stante che il sistema non li aiuta anche se ne beneficerebbe. Chi, eroicamente, fa la scelta di investire in una famiglia di più di due figli, si trova di fronte a un clima diffuso che non dà gratificazioni, ma mortifica. Poi, è chiaro anche che gli uomini e le donne di oggi non sono più quelli di cinquant’anni fa: manca la propensione al sacrificio, il lavoro è più instabile, sono cambiati i valori. Essere genitori è ancora una missione importante, ma viviamo in una società in cui le donne realizzano che, dopo aver investito in studi e carriera, la nascita di un figlio le penalizzerebbe, e allora rimandano la maternità. In gioco non è la rinuncia, ma il rinvio, solo che partono già svantaggiate perché cominciano a pensare a un figlio a trent’anni e poi lo cercano a quaranta. A questo punto, se già faticosamente riescono ad averne uno, difficilmente faranno il secondo”.

Secondo elemento di criticità è l’invecchiamento della popolazione.

“L’età media degli italiani è 45 anni, con una popolazione anziana in aumento. Al 1 gennaio 2018, il 22,6% della popolazione ha un’età compiuta superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% compresa tra 15 e 64 anni, il 13,4% ha meno di 15 anni. All’inizio del 2018 gli ultra 65enni sono poco più di 13 milioni e mezzo ma arriveranno a quasi 20 milioni nel giro di 30 anni e supereranno il 30% della popolazione. Allo stesso modo, quelli che hanno almeno 90 anni sono oggi 700mila e diventeranno quasi 2 milioni e mezzo entro quarant’anni. Percentuali pesanti su un Paese che continua a mantenersi stabile attorno ai 60milioni di abitanti”.

Qual è la prima conseguenza di questa situazione?

“È evidente che vanno affrontati nuovi equilibri e nuove regole sul fronte del welfare, che necessiterà di un ripensamento dai costi ingenti.

Ci si sta prospettando un futuro sempre più difficile da governare e più aspettiamo e più il prezzo da pagare si farà alto.

“Questo è il messaggio da mandare a una classe politica che continua a infilare la testa nella sabbia e non capisce che non intervenire per arginare questa tendenza in atto contribuisce a peggiorare il futuro. In questo momento le idee sono ancora confuse ma abbiamo qualcosa che ci dice che dobbiamo muoverci. Solo facendo qualcosa adesso potremo arrestare un’evoluzione insostenibile”.

Ci sono dei rimedi immediatamente applicabili?

“Dentro un cassetto della Presidenza del Consiglio c’è il Piano nazionale della famiglia, 40 pagine in cui si diceva come fare per ricostruire la famiglia e, quindi, il Paese. Nel 2011 è stato tirato fuori per essere approvato dall’allora governo Monti, ma poi, una volta apposti i timbri, è tornato nel cassetto, dove langue tuttora. Quello che dice il Piano è che non basta il bonus bebè, che non si sa mai se ci sarà o se non si troveranno i fondi, ma che servono norme più serie sul piano fiscale, su quello delle tariffe, sulla conciliazione di lavoro e maternità. Invece, quando si parla di queste cose, continuiamo ad assistere alle sfilate di politici che dicono di essere ‘sensibili al problema’ ma poi finisce tutto lì”.

Emanuela Vinai Agenzia Sir 17 febbraio 2018

https://agensir.it/italia/2018/02/17/lallarme-di-blangiardo-bicocca-crisi-demografica-senza-precedenti

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ENTI TERZO SETTORE

Dopo la riforma del terzo settore è cambiato lo schema di bilancio consuntivo?

Ai sensi dell’art. 13 del Codice del Terzo settore (D.Lgs. n. 117/2017) gli enti del Terzo settore, incluse le organizzazioni di volontariato, devono redigere il bilancio di esercizio formato dallo stato patrimoniale, dal rendiconto finanziario, con l’indicazione, dei proventi e degli oneri, dell’ente, e dalla relazione di missione che illustra le poste di bilancio, l’andamento economico e finanziario dell’ente e le modalità di perseguimento delle finalità statutarie.

Il bilancio degli enti del Terzo settore, incluse le organizzazioni di volontariato, con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate inferiori a 220.000,00 euro può essere redatto nella forma del rendiconto finanziario per cassa.

In entrambi i casi il bilancio deve essere redatto in conformità alla modulistica definita con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il consiglio nazionale del terzo settore.

Tale decreto non è ancora stato emanato.

www.nonprofitonline.it/default.asp?id=508&id_n=7674&utm_campaign=Newsletter+Non+profit+on+line+15+febbraio+2018&utm_medium=email&utm_source=CamoNewsletter

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FIGLI

Cosa fare quando nasce un figlio?

Dalla dichiarazione all’ufficio anagrafe all’atto di nascita, dalla tessera sanitaria alla scelta del pediatra: tutto ciò che i genitori devono fare quando nasce un bambino.

Quando nasce un figlio si è così rapiti dalla gioia che si perde il senso del tempo e della misura. Facile, in questo guazzabuglio di emozioni, dimenticare che anche la nascita di un figlio ha dei risvolti legali ed è quindi necessario “dichiarare” il neonato all’anagrafe e procedere a una serie di adempimenti come l’atto di nascita. C’è poi la scelta del pediatra e la richiesta della tessera sanitaria. Ecco quindi alcune indicazioni per orientarsi subito dopo il parto e cosa fare quando nasce un figlio.

Indice

1 Quando nasce una persona? 

2 La nascita deve essere dichiarata?

3 La madre può restare anonima, il padre no

4 Il nome da dare al bambino

5 Il cognome da dare al bambino

6 Dichiarazione del sesso

7 La dichiarazione al Comune e l’atto di nascita

8 La tessera sanitaria del neonato

9 La scelta del pediatra

10 Il pediatra è gratis?

11 Come si iscrive un nuovo nato al Servizio sanitario nazionale?

12 Bonus Inps per la nascita del bambino

13 Vaccinazioni

Redazione La legge per tutti 15 febbraio 2018

www.laleggepertutti.it/195465_cosa-fare-quando-nasce-un-figlio

 

Bonus mamma domani 2018

Chi ha avuto da poco un bambino, o sta per averlo, ha diritto al bonus mamma domani, o premio nascita: si tratta di un premio, del valore di 800 euro, che è corrisposto a tutte le future mamme, o a chi è appena diventata mamma, anche in caso di adozione e affidamento; le beneficiarie possono essere anche straniere con permesso di soggiorno breve. Quest’agevolazione è stata prevista dalla legge di bilancio 2017, è operativa dal 4 maggio 2017 ed è stata prorogata a tutto il 2018. Vediamo, secondo le indicazioni dell’Inps.

Di seguito un’infografica che riassume come funziona il bonus mamma domani 2018, chi può richiederlo e come fare la domanda. (…)

Indice

1 Come funziona il bonus mamma domani 2018

2 Chi ha diritto al bonus mamma domani 2018

3 Quando si ha diritto al bonus mamma domani 2018

4 Domanda bonus mamma domani 2018

5 Pagamento bonus mamma domani 2018

Noemi Secci La Legge per tutti 15 febbraio 2018

www.laleggepertutti.it/195375_bonus-mamma-domani-2018

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Adozione internazionale, strumento di genitorialità, dunque dentro il #pattoxnatalità

In vista della Conferenza di 20 Enti autorizzati all’adozione internazionale, che incontrano le forze politiche in Senato, il Forum delle associazioni familiari si schiera al fianco di questa iniziativa a sostegno della famiglia, che corre sui medesimi binari del Patto proposto dal Forum qualche settimana fa.

«L’adozione internazionale come ‘beneXtutti’ è una delle forme più belle e alte di genitorialità che sono possibili alle coppie del nostro Paese, peraltro tradizionalmente molto sensibili a questo tipo di scelta: ecco perché non possiamo che essere al fianco degli enti autorizzati nella loro richiesta al mondo politico di sostegno concreto: per noi, chi sta dalla parte della famiglia sta sempre dalla parte giusta».

Così, in una nota, il presidente nazionale del Forum, Gianluigi De Palo, commenta la Conferenza ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’. «Come per la denatalità – prosegue De Palo – anche nel caso dell’adozione il silenzio assordante da parte delle forze politiche e soprattutto di quelle di governo, negli ultimi anni, ha generato pian piano la sfiducia delle coppie che desiderano adottare, lo stallo del sistema dell’adozione internazionale e il conseguente crollo nei numeri di procedure adottive completate. Una tendenza preoccupante e negativa, che non potrà vedere un’inversione di marcia senza il contributo urgente e concreto di misure straordinarie che tornino a promuovere l’adozione internazionale in Italia e, in tal modo, a incoraggiare nuove coppie a scegliere questa stupenda forma di famiglia, che trasforma una moglie e un marito che non possono avere figli in un papà e una mamma, restituendo nel contempo a un bambino abbandonato la dignità di figlio».

Comunicato 15 febbraio 2018

www.forumfamiglie.org/2018/02/15/adozione-internazionale-strumento-di-genitorialita-dunque-e-dentro-il-pattoxnatalita

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FORUM TERZO SETTORE

Lettera aperta alle forze politiche

Il Forum DEL Terzo Settore scrive alle forze politiche Adozione e affido internazionale inserite tra le richieste d’intervento legislativo al Governo che verrà

Lettera aperta da parte dell’Ente che raggruppa i principali enti e reti che operano nell’ambito della società civile e della solidarietà per chiedere la costruzione di “un modello di sviluppo sostenibile che ridia fiducia ai cittadini e alle famiglie” guardando “alla tutela soprattutto delle persone più fragili”.

Pubblicato il 12 febbraio 2018

www.forumterzosettore.it/files/2018/02/Forum-Terzo-Setore_Lettera-aperta-a-tutte-le-Forze-Politiche-2018.pdf

Lettera aperta alle forze politiche. Valorizzare la partecipazione dei cittadini per il bene dell’Italia

Il Forum del Terzo Settore rivolge questa lettera aperta alle forze politiche impegnate nella competizione elettorale nazionale, con l’auspicio che dal 5 marzo sia possibile avere un Governo che garantisca stabilità e sviluppo per superare le gravi contraddizioni che il Paese deve affrontare.

Il Forum Nazionale del Terzo Settore rappresenta 141.000 enti associati in oltre 80 reti nazionali che esprimono la ricchezza e la pluralità delle forme di impegno civile e di solidarietà del Paese, attraverso le associazioni di volontariato, di promozione sociale, la cooperazione sociale e le organizzazioni non governative di solidarietà internazionale. Il Forum è articolato in strutture regionali e provinciali, oltre che in consulte tematiche, partecipate da migliaia di persone che operano per gli obiettivi di sostenibilità e di inclusione; è il principale organo di rappresentanza del Terzo settore, come riconosciuto anche dal Ministero del Lavoro.

L’Italia ha davanti a sé anni difficili, ma ha anche l’opportunità di costruire un modello di sviluppo sostenibile che ridia fiducia ai cittadini e alle famiglie, che guardi alla tutela soprattutto delle persone più fragili -sapendo coniugare l’economia dei mercati con quella sociale– e che superi le pesanti diseguaglianze ancora presenti. Abbiamo la consapevolezza di quanto l’attuale situazione del Paese sia complessa non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto, per quanto riguarda il disagio e la coesione sociale. Questa è la ragione che ci ha spinto negli anni passati a chiedere con forza un cambiamento e, in particolare, a sostenere la riforma del Terzo settore per dotare l’Italia di politiche e strumenti che consentano di liberare le energie e le potenzialità di impegno civile di persone e comunità, che sono una risorsa per il Paese alle prese con nuove sfide e trasformazioni. Una riforma necessaria, utile ed importante che ha ora bisogno di ulteriori atti che la rendano pienamente applicabile. L’impegno del Forum mette al centro le sfide del benessere delle persone e del pianeta, della cultura della pace e della prosperità delle comunità nel nostro Paese, in Europa e nel Mondo; abbiamo assunto gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, adottati dalla comunità internazionale, come un riferimento per il nostro lavoro, visto che costituiscono uno strumento semplice e universale per rifondare un nuovo patto di cittadinanza capace di guardare al futuro e alle modalità di produrre e distribuire valore di domani, di generare reddito, di stabilire relazioni sociali e legami di protezione all’interno delle comunità di vita.

Siamo convinti che l’Italia debba tenere il passo del cambiamento per far fronte a nuove esigenze e costruire il futuro delle nostre comunità; mettiamo a disposizione del Paese e delle forze politiche che aspirano a governarlo le nostre proposte prioritarie in tema di riforma del Terzo settore, tutela dei diritti, welfare, sostenibilità, migrazioni, pace e solidarietà internazionale.

Riforma del Terzo settore- Riteniamo vitale assicurare la piena realizzazione della riforma del Terzo settore con il concorso di chi lo rappresenta. Lo si può fare praticando la sussidiarietà circolare, ovvero la capacità di far convergere e integrare azioni e risorse di istituzioni, cittadini, imprese, imprese sociali, volontariato, associazioni di promozione sociale, organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, forme vecchie e nuove di civismo, promozione, mutualità, solidarietà e anche di economia.

Individuiamo fra le priorità di confronto con la politica e le istituzioni, coerentemente con una logica partecipativa dei soggetti sociali, la ulteriore definizione delle modalità applicative della co-programmazione e co-progettazione, che permettano di rendere sempre più esplicita una sinergia paritaria, seppur con diverse responsabilità, tra Istituzioni e enti del Terzo settore al fine di poter meglio rispondere ai bisogni dei cittadini e delle comunità.

La centralità dei diritti. Per una efficace lotta alle diseguaglianze, è necessario riaffermare la centralità dei diritti in particolare per:

  • Contrastare povertà, violenze e discriminazioni di condizione, genere e generazionali, sfruttamento minorile, criminalità minorile;

  • Promuovere il protagonismo dei giovani e delle donne, la valorizzazione del loro talento e delle loro energie per generare cambiamento sociale e sviluppo;

  • Promuovere la piena partecipazione sociale e lavorativa di tutti, a partire dalle persone con disabilità.

Welfare per tutti. Dobbiamo preservare un welfare universalistico e in grado di promuovere le persone e di proteggerle quando diventano vulnerabili e fragili (vecchiaia, malattia, disabilità, non autosufficienza, povertà). A tal fine occorre attribuire forza di legge ad un piano sulla non autosufficienza e vita indipendente che comprenda:

  • La definizione di livelli essenziali delle prestazioni e degli interventi sociali e adeguamento dei trattamenti assistenziali (pensioni, indennità) al fine di garantire l’autonomia personale e contrastare il rischio di impoverimento;

  • La ricomposizione della correlata spesa socio-assistenziale, socio-sanitaria, indennità di accompagnamento, permessi lavorativi, “dopo di noi”, assegni di cura, servizi e sostegno per l’abitare, al fine di assicurare che la globalità di tali interventi disponga di adeguate risorse e sia pertanto resa pienamente esigibile, per dare compiuta attuazione al progetto di vita della persona con disabilità in chiave di miglioramento delle condizioni e di inclusione;

  • L’incremento graduale e strutturale delle risorse destinate al fondo non autosufficienza fino a 7 miliardi;

  • In questo quadro la famiglia va sostenuta, compresa e promossa nell’ordinarietà della sua vita e nelle situazioni di difficoltà e di disagio; le politiche vanno pensate oltre la logica dell’emergenza, in una prospettiva coordinata, integrata e sistemica;

  • Le adozioni internazionali tra le politiche strutturali di contrasto alla denatalità (attraverso la gratuità delle adozioni);

  • La promozione dell’affido per i minori fuori dalla famiglia e la definizione dell’affido internazionale come strumento per le politiche dell’accoglienza dei minori non accompagnati.

Benessere e qualità della vita. Sostenere la promozione della salute, del benessere e della qualità della vita per tutti anche affrontando alcune sfide centrali:

  • Ambienti e stili di vita attivi e sani, sport e prevenzione;

  • Accesso per tutti e in ogni luogo a servizi efficaci contenendo la mobilità sanitaria contrastando la rinuncia alle cure, rendendo effettivamente esigibili i nuovi Lea.

Assicurare la cura della crescita del capitale umano per tutto l’arco della vita, nella consapevolezza che il fattore umano è il principale volano dello sviluppo dei popoli. E’ quindi centrale un sistema di istruzione e formazione che metta a disposizione:

  • Accesso a una istruzione di base di qualità per tutti;

  • Riduzione dei tassi di abbandono scolastico; prevenzione della devianza e integrazione scolastica e sociale di minori a rischio e piena inclusione degli alunni e studenti con disabilità;

  • Investimento nei contesti educativi non formali capaci di sviluppare protagonismo, partecipazione, nuovo civismo;

  • Opportunità di formazione e apprendimento permanente che accompagnino le persone nelle diverse fasi del ciclo di vita e in circostanze specifiche della vita;

  • Accesso universale alle nuove tecnologie; sviluppo dei linguaggi contemporanei.

Politiche di accoglienza. E’ necessario collocare i processi migratori nei più complessivi processi di sviluppo promuovendo:

  • Modelli di cooperazione internazionale che rafforzino le capacità istituzionali e il sostegno allo sviluppo sociale ed economico nei Paesi più poveri;

  • Forme sicure e regolate di migrazione come i corridoi umanitari;

  • Concrete politiche di accoglienza e integrazione nel pieno rispetto dei diritti di chi cerca un nuovo inizio nel nostro Paese;

  • La crescita delle capacità professionali e imprenditoriali dei nuovi cittadini e il ruolo dei migranti come potenziali attori dello sviluppo;

La priorità di azioni strutturali di contrasto alla povertà capaci di ridurre nel breve, ma soprattutto nel lungo termine, l’esclusione sociale delle persone e delle famiglie promuovendo:

  • Contrasto alla deprivazione materiale;

  • Contrasto alla povertà economica attraverso processi di empowerment e di sviluppo del capitale umano per la riattivazione sociale e occupazionale delle persone e dei nuclei famigliari;

  • Dignità dell’abitare.

Sostenibilità ambientale. E’ improrogabile un impegno costante e strutturale per la salvaguardia di natura, cultura e qualità degli ambienti di vita delle comunità umane che ci sfida rispetto a:

  • Contrasto ai cambiamenti climatici e tutela delle risorse naturali e della biodiversità come patrimonio intergenerazionale;

  • Cura dell’ambiente e del territorio;

  • Sviluppo dell’agricoltura e della pesca orientato a sostenibilità, qualità e sicurezza alimentare;

  • Promozione di una equa e sostenibile transizione energetica;

  • Valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e promozione di turismo sostenibile;

  • Ricerca di nuovi modelli di vita e di sviluppo nelle aree marginali del territorio;

  • Promozione di nuove culture urbane;

  • Promozione dei principi dell’economia circolare.

Sviluppo sostenibile. Va rafforzata la ricerca di modelli di sviluppo economico inclusivi e sostenibili, capaci di produrre beni e servizi utili alla collettività, nel rispetto del territorio e delle persone che ci vivono, di ridurre le diseguaglianze tra persone e territori, di consentire a tutti di dare il proprio contributo alla prosperità della comunità, attraverso:

  • Innovazione, ricerca, nuovi prodotti e nuove tecnologie;

  • Occupazione sostenibile e di qualità;

  • Modelli sostenibili di consumo e di produzione e sviluppo della cosiddetta economia circolare;

  • Responsabilità sociale di imprese, organizzazioni e istituzioni;

  • Finanza equa e sostenibile;

  • Promozione delle eccellenze;

  • Innovazione della mobilità.

Pace e solidarietà internazionale. L’aspirazione alla Pace ci impegna a:

  • Contrastare ogni violenza su donne e bambini e, in generale, verso le persone più deboli della comunità;

  • Combattere ogni discriminazione di condizione, razza, sesso, religione, negli ambienti di vita e in quelli di lavoro;

  • Promuovere legalità, trasparenza e giustizia; lottare contro la corruzione, la concussione e la criminalità;

  • Sostenere la risoluzione pacifica dei conflitti a livello internazionale;

  • Realizzare politiche di cooperazione e solidarietà in linea con gli impegni della comunità internazionale e libere da ogni condizionalità intesa a imporre i nostri interessi e priorità sulle esigenze dei Paesi in via di sviluppo;

  • Realizzare pienamente la riforma della cooperazione, avviata nel 2014.

Le proposte che presentiamo non esauriscono il campo delle iniziative necessarie per il benessere dell’Italia, ma rappresentano un punto di partenza per dotarsi di prospettiva, slancio e rifondare in modo congiunto e sinergico l’impegno civico, sociale e solidaristico di vecchie e nuove realtà dell’intero Paese.

Il Forum del Terzo Settore sostiene l’iniziativa di altre importanti piattaforme nella convinzione che soltanto la capacità di condividere può garantire impatto ed efficacia al cambiamento necessario.

Siamo pronti ad un confronto con le forze politiche per una discussione di merito per concorrere alla costruzione di una nuova agenda per il Paese. 8 febbraio 2018

Segue l’elenco degli Enti associati

www.forumterzosettore.it/files/2018/02/Forum-Terzo-Setore_Lettera-aperta-a-tutte-le-Forze-Politiche-2018.pdf

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MATRIMONIO

Meglio la comunione legale o la separazione dei beni?

I regimi patrimoniali dei coniugi: i vantaggi della comunione e della separazione dei beni, con i relativi svantaggi. Stai per sposarti ed è arrivato il momento di scegliere quali rapporti economici instaurare col tuo futuro coniuge: se cioè preferire la comunione legale o la separazione dei beni. Hai ben chiara la differenza che c’è tra i due regimi patrimoniali: nel primo caso (comunione dei beni), cioè che acquisterete durante il matrimonio sarà di proprietà di entrambi e, in caso di separazione, dovrà essere diviso al 50%; invece nel secondo caso (separazione dei beni) ciascuno resta proprietario di ciò che paga con i propri soldi, ferma restando la possibilità, se lo vorrete, di cointestare singoli beni a entrambi. In quest’ultimo caso, qualora dovesse lo scioglimento del matrimonio, non si procederà ad alcuna divisione dei beni poiché ciascuno resta titolare di quanto ha acquistato da sé (ferma solo la possibilità che la casa venga assegnata alla moglie se con essa vanno a vivere i figli). Hai sentito tante voci: c’è chi dice che la comunione è più conveniente e chi invece sostiene che bisogna sempre mettere la mani avanti per evitare di rimanere sul lastrico in caso di divorzio. Vorresti ora un parere legale: meglio la comunione legale o la separazione dei beni? Cerchiamo di spiegare meglio quali sono i vantaggi dei due regimi.

Indice

1 Comunione o separazione dei beni: qual è automatico?

2 Che succede se si sceglie la comunione dei beni?

3 Che succede se si sceglie la separazione dei beni?

4 I vantaggi della comunione legale dei beni

5 Gli svantaggi della comunione legale dei beni

6 Quando conviene la comunione dei beni?

7 I vantaggi della separazione dei beni

8 Gli svantaggi della separazione dei beni

9 Quando conviene la separazione dei beni?

(…) Redazione La legge per tutti 15 febbraio 2018

www.laleggepertutti.it/195506_meglio-la-comunione-legale-o-la-separazione-dei-beni

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OMOFILIA

Due papà per due bambini

Tribunale di Livorno, Decreto della Sezione civile 12 dicembre 2017

https://aiaf-avvocati.it/files/2018/02/6.-due-pap%C3%A0-per-due-bambini.pdf

Con ricorso depositato avanti al Tribunale di Livorno, due uomini, coniugati negli Stati Uniti d’America ed uniti civilmente per lo Stato italiano, hanno chiesto la rettifica degli atti di nascita dei due bambini nati in California, figli biologici di uno di loro chiedendo che i minori venissero registrati come figli di entrambi i ricorrenti.

Con decreto il Tribunale ha accolto il predetto ricorso ordinando la rettifica degli atti di nascita e la conseguente trascrizione ed annotazione del decreto a margine dell’atto rettificato riconoscendo in tal modo la non contrarietà all’ordine pubblico già evidenziato da due sentenze della Cassazione (Cass. 19599/2016 e Cass. 14878/2017).

AIAF Newsletter 15 febbraio 2018 https://aiaf-avvocati.it/archivio-newsletter/

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POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Famiglia, figli e casa: tutti i bonus e le agevolazioni 2018

Sono moltissime le agevolazioni, le misure e gli aiuti economici volti a favorire le famiglie nell’anno in corso. La Legge di Bilancio 2018 [L. n. 205, 27 dicembre 2017], infatti, ha confermato e, dunque, prorogato molti bonus validi anche negli anni passati. Non sono mancate, inoltre, le novità. Particolare attenzione è rivolta alle famiglie con figli a carico e con figli piccoli. Tra i principali aiuti economici per le famiglie, infatti, grande importanza assume sicuramente il Bonus Asilo Nido, il Bonus Bebè, il Bonus Mamme domani. I genitori che hanno figli all’Università, invece, potranno usufruire del cosiddetto bonus per studenti universitari fuori sede. Molta importanza, inoltre, assumono le detrazioni per abbonamenti di autobus e altri mezzi pubblici. Da non dimenticare, inoltre, tutti i bonus, le agevolazioni e le detrazioni previste per i lavori in casa e per l’acquisto di nuovi elettrodomestici. Quanto alle famiglie meno abbienti ricordiamo il Reddito di inclusione e le agevolazioni per pagare meno le bollette della luce, dell’acqua e del gas.

Indice

1 Bonus figli a carico 2018: cos’è e come funziona

1.1 Bonus figli a carico 2018: nuova soglia di reddito

1.2 Bonus figli a carico 2018: a chi spetta la detrazione?

1.3 Bonus figli a carico 2018: gli importi

1.4 Bonus figli a carico 2018: come si calcola la detrazione?

2 Bonus nido 2018, bonus mamme domani e bonus bebè

2.1 Bonus asilo nido 2018: come funziona

2.2 Bonus mamme domani e bonus bebè 2018

3 Bonus studenti universitari fuori sede

4 Detrazioni per l’abbonamento ai mezzi pubblici

5 Tutti i bonus per la casa 2018

6 Reddito di inclusione e risparmio sulle bollette

7 Come pagare meno le bollette di acqua, luce e gas

Anna Maria Zarrelli La Legge per tutti 14 febbraio 2018

https://business.laleggepertutti.it/29265_famiglia-figli-e-casa-tutti-i-bonus-e-le-agevolazioni-2018

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SEPARAZIONE E DIVORZIO

Alla moglie separata spetta il Tfr del marito?

Che succede se il marito percepisce la liquidazione dopo la separazione ma prima del divorzio. Ti sei appena separata da tuo marito e ora questo si è fatto licenziare dall’azienda. Il tuo sospetto è che si tratti di una manovra studiata appositamente per non pagarti l’assegno di mantenimento. Di fatto, però, con il licenziamento, l’uomo ha preso anche la liquidazione: l’azienda gli ha versato una somma cospicua a titolo di Tfr (trattamento di fine rapporto) che gli consentirà di vivere serenamente per qualche anno, magari lavorando anche in nero. Il tutto a tuo danno. Così ti chiedi se alla moglie separata spetta il Tfr del marito. Se così fosse potresti avvantaggiarti anche tu delle somme che l’ex ha accumulato durante gli anni in cui eravate sposati e che solo ora riceverà.

È possibile ottenere, dopo la separazione, una parte della liquidazione dell’ex marito?

Legge sul divorzio L. n. 890/1 dicembre 1970, art. 12 bis: «Il coniuge nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento e di cessazione degli effetti civili del matrimonio ha diritto, se non passato a nuove nozze, e in quanto sia titolare di assegno ai sensi dell’art. 5, ad una percentuale dell’indennità di fine rapporto percepita dall’altro coniuge, all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, anche se l’indennità viene a maturare dopo la sentenza. Tale percentuale è pari al 40% dell’indennità totale riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio».

www.altalex.com/documents/leggi/2012/06/27/disciplina-dei-casi-di-scioglimento-del-matrimonio

Indice

  1. Il Tfr: cos’è e quando spetta?

  2. A quanto ammonta il Tfr?

  3. Alla ex moglie spetta il Tfr dell’ex marito?

  4. A quanto ammonta il Tfr all’ex moglie?

  5. Se il marito percepisce il Tfr dopo la separazione che diritti ha la moglie?

 

Potrà sembrare paradossale, ma la legge consente all’ex moglie di ottenere una quota del Tfr dell’ex marito solo a condizione che tra i due sia intervenuto il divorzio. Invece, nel caso di separazione l’ex moglie non potrà rivendicare il 40% del trattamento di fine rapporto percepito dal marito. Tale circostanza si desume dal fatto che la previsione del Tfr all’ex coniuge che percepisce il mantenimento si riferisce testualmente alle coppie divorziate e non può essere estesa anche a quelle separate. La Cassazione ha più volte precisato che il diritto alla quota del Tfr dell’atro coniuge sorge solo quando l’indennità sia maturata al momento o dopo la proposizione della domanda di divorzio, ma non anche quando sia maturata precedentemente ad essa [sent. n. 25520, 16 dicembre 12.2010].

Conseguenza di quanto detto è che il coniuge separato potrà pretendere una quota del TFR dell’altro coniuge soltanto se, al momento della maturazione dell’indennità di fine rapporto, egli abbia già depositato ricorso per divorzio dinanzi la cancelleria del tribunale competente. Quindi, nel momento in cui l’uomo viene licenziato o si dimette dal lavoro e tuttavia ancora la coppia non abbia ancora avviato il procedimento di divorzio, l’ex moglie non potrà chiedere al giudice di ottenere una percentuale di tale Tfr.

Questa rigorosa regola subisce però delle attenuazioni. Poiché il Tfr finisce per “arricchire” l’ex marito, la donna potrà chiedere al giudice di tenere in considerazione tale maggiore disponibilità economica ai fini della quantificazione dell’assegno di mantenimento.

A detta della giurisprudenza, se l’ex marito ottiene il pagamento del Tfr durante il periodo di separazione e prima del divorzio, l’ex coniuge, pur non potendo richiedere un quota percentuale su tale liquidazione (visto che la legge considera il periodo di separazione compreso nel matrimonio), questi potrà, tuttavia, chiedere che il giudice tenga conto dell’importo percepito:

  • Nella quantificazione dell’eventuale assegno di mantenimento (se la causa di separazione è ancora in corso);

  • o, in un successiva richiesta di aumento dell’assegno di mantenimento (presentando una domanda di modifica delle condizioni della separazione successivamente alla sentenza di separazione stessa).

Cosa cambia dopo la sentenza Grilli che ha modificato le regole sul divorzio? Come noto, la Cassazione [sent. n.11504, 10.05.2017] ha riscritto le regole sull’assegno di divorzio, stabilendo che tale contributi spetta solo se l’ex moglie non è in grado di mantenersi da sola, ossia non è dotata di autosufficienza economica. La sentenza (denominata “sentenza Grilli”) ha di fatto tagliato le gambe a numerose richieste di mantenimento accampate da donne che possedevano già un lavoro o che, pur potendo lavorare (per età, condizioni di salute e formazione) preferivano non farlo per farsi invece mantenere. Difatti, secondo i giudici, l’assegno di divorzio non ha – come invece quello di mantenimento – la funzione di garantire il “medesimo tenore di vita” goduto durante il matrimonio rasolo l’indipendenza economica. Ebbene, venendo meno, in tutte tali situazioni, il diritto agli alimenti, verrà meno anche la possibilità di rivendicare una quota del Tfr dell’ex marito all’esito del divorzio. Abbiamo infatti detto che, condizione per ottenere il 40% della liquidazione dell’ex coniuge, è aver ottenuto dal giudice la liquidazione all’assegno divorzile da pagare mensilmente.

Redazione La legge per tutti 11 febbraio 2018

www.laleggepertutti.it/194956_alla-moglie-separata-spetta-il-tfr-del-marito

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