NewsUCIPEM n. 676 – 19 novembre 2017

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01 ADOZIONI INTERNAZIONALI Riaprirle in Africa: gli USA hanno procedura per la verifica.

02 AFFIDO CONDIVISO Le difficoltà padre-figlio vanno superate con interventi specialistici

02 AMORIS LÆTITIA La famiglia uomo-donna antidoto all’individualismo dilagante.

04Ecco la deviazione in cui cadono i critici di Amoris laetitia.

07 CENTRO GIOVANI COPPIE MILANO Miti e riti nella coppia.

07 CENTRO INTERN. STUDI FAMIGLIA Newsletter CISF – N. 42, 15 novembre 2017.

09 CHIESA CATTOLICA A proposito di fondamentalismi.

11 Omelia per il 50° del Consultorio UCIPEM di Faenza.

12 CONSULTORI FAMILIARI Torino. Punto Familia. Laboratorio separati.

13 CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM Como. Portare i bimbi a contatto.

13 Cremona. “Mamma che bello…che fatica…”.

13 Faenza. Percorso “Si fa presto a dire genitori”.

13 Frosinone. Presentazione anno formativo CISPEF.

14 Varese Imparare ad amare. Ciclo di incontri di approfondimento.

14 DALLA NAVATA XXXIII domenica del tempo ordinario – Anno A – 19 novembre 2017.

14La parabola dei talenti.Enzo Bianchi.

16 FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI Il Forum partecipa alla sesta edizione del Festival della famiglia.

16 GARANTE PER L’INFANZIA Il percorso di crescita deve essere costruito sui bisogni dei ragazzi.

17 MEDICINA Mal d’amore lascia segni reali sul cuore.

17 PARLAMENTO CD 2°Commis. Assegno divorzile.

18 I parametri degli assegni di mantenimento e divorzile

18 POLITICHE PER LA FAMIGLIA Mondiale dei figli: la Francia batte l’Italia 800mila a 474mila.

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Riaprire l’adozione in Africa: gli USA creano procedura per la verifica dell’adottabilità.

All’aumento degli Stati in cui l’adozione è stata chiusa o dove l’Italia non adotta più fa eco il grido di dolore dei bambini – sempre di più – che vivono situazioni drammatiche all’interno degli istituti. Ma gli Stati Uniti lanciano un esempio che merita di essere approfondito

Dagli USA arriva modello per riaprire adozione internazionale in Africa. L’ultimo in ordine di tempo è stato l‘Etiopia: addio alle autorizzazioni per le procedure di adozione internazionale, prima con messaggi informali tra autorità africana e diplomatici USA, poi confermata anche per tutti i Paesi europei – compresa l’Italia, per la quale ha certificato la novità una nota della Commissione Adozioni Internazionali del 7 novembre 2017.

Una chiusura delle porte che rappresenta – ancora una volta – una sconfitta per tutti. Innanzitutto, per i minori abbandonati, che comunque aumentano sempre di numero e continuano ad affollare gli istituti in condizioni psico-sociali drammatiche; per gli Stati che hanno deciso questo passo, perché la sfiducia e la paura del traffico di minori da essi paventato (a volte a ragione) non risolve comunque il problema dell’abbandono infantile; per i Paesi adottanti, perché con tutta probabilità né le istituzioni, né gli enti autorizzati hanno fatto tutto quello che era in loro potere per eliminare qualsiasi ombra e fantasma sulle procedure adottive, favorendo un proficuo processo di collaborazione e trasparenza che consentisse di rafforzare la cooperazione con i Paesi, soprattutto africani, su questo fronte.

Dagli Stati Uniti, però, rispetto alla ‘nebbia’ delle procedure adottive, arriva un raggio di sole che potrebbe facilitare una ripresa delle adozioni, con l’Italia in prima linea: è stata approntata, infatti, una procedura, denominata ‘Modello I-604’, studiata accuratamente dalle autorità USA per far sì che i funzionari delle loro Ambasciate possano accertare in modo trasparente l’adottabilità del minore, il suo stato di famiglia, le informazioni di contesto che lo riguardano e, soprattutto, la verifica della presenza o meno di rischi di traffico illegale nell’ambito di eventuali procedure di adozione.

Un metodo che andrebbe ripreso e attuato anche nel nostro Paese, per cercare di ravvivare un circuito virtuoso di adozione internazionale, come fanno già negli altri Stati. Perché realtà come Etiopia, ma anche Repubblica Democratica del Congo – al momento chiuse alle possibilità di adozione, eppure straripanti di bambini che attendono di ritrovare la dignità di figli – possano ragionevolmente tornare sui loro passi e, carte alla mano, poter tornare a fidarsi della mano tesa dei Paesi adottanti.

News Ai. Bi. 17 novembre 2017

www.aibi.it/ita/riaprire-ladozione-internazionale-africa-gli-usa-creano-procedura-la-verifica-delladottabilita-un-modello-seguire/

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AFFIDO CONDIVISO

Le difficoltà nei rapporti padre-figlio vanno superate con interventi specialistici.

Tribunale di Trento 25 settembre 2017

Giudizio di divorzio. Opposte domande in ordine alla prevalente collocazione del figlio minore ed ai conseguenti oneri economici anche quanto alla figlia maggiorenne. Il padre lamentava che la moglie non era in grado di accudire il figlio.

Dall’audizione del minore effettuata dal Servizio di Psicologia Clinica dell’APSS, emergeva in termini chiari e univoci: l’apprezzamento per la convivenza con la madre, un quadro preoccupante del rapporto con il padre, valutabile in termini di disciplina dell’esercizio del diritto di visita paterno.

Dalle dichiarazioni rese dal figlio il Tribunale desume, oltre ad un improprio coinvolgimento del minore nel conflitto coniugale, anche un suo apprezzabile disagio nella frequentazione paterna.

Il recupero del rapporto padre-figlio corrisponde certamente all’interesse ad una effettiva bigenitorialità e pertanto, anche in forza di quanto emergente dalla giurisprudenza CEDU (v. sentenza 9.1.2013, n. 25704), il Tribunale, nell’auspicare che il ricorrente acceda volontariamente ad un sostegno specialistico in grado di aiutarlo a superare le attuali criticità, ritiene opportuno affidare al Servizio Sociale il compito di favorire il rapporto padre-figlio mediante l’adozione delle iniziative ritenute più opportune a tal fine, attribuendogli l’incarico di individuare modi e tempi di una graduale ripresa della frequentazione più rispondenti all’interesse del minore e di provvedere all’effettivo svolgimento degli incontri padre-figlio.

Osservatore nazionale sul diritto di famiglia 18 novembre 2017

www.osservatoriofamiglia.it/contenuti/17507191/le-difficolt%C3%A0-nei-rapporti-padre-figlio-vanno-superate-con-interventi-specialist.html

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AMORIS LÆTITIA

La famiglia uomo-donna antidoto all’individualismo dilagante”

Videomessaggio di Francesco al Simposio CEI su Amoris lætitia: «Formare le coscienze ma non pretendere di sostituirle». Il cardinale Bassetti: «Non imporre fardelli sulle spalle delle persone e non ridurre la predicazione a dottrine più filosofiche che evangeliche»

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2017/documents/papa-francesco_20171111_videomessaggio-simposio-amorislaetitia.html

«La famiglia nata dal matrimonio genera legami fecondi, che risultano l’antidoto più efficace all’individualismo dilagante; tuttavia, nel cammino dell’amore coniugale e della vita familiare ci sono situazioni che richiedono scelte ardue, da compiere con rettitudine». Da una parte, Papa Bergoglio guarda al ruolo della famiglia nel tessuto sociale: «L’amore fra uomo e donna è evidentemente tra le esperienze umane più generative, è fermento della cultura dell’incontro e porta al mondo attuale un’iniezione di socialità: davvero “il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa”», afferma nel videomessaggio inviato ai partecipanti al Simposio internazionale sulla Amoris lætitia, indetto oggi a Roma dall’Ufficio per la pastorale familiare della CEI.

Dall’altra, il Pontefice si addentra nelle diverse realtà domestiche e parla di quei «nodi concreti» che a volte si presentano e che sono «da affrontare con coscienza prudente da parte di ciascuno». Ribadisce quindi la necessità di una Chiesa che si faccia prossima alle coppie: «È importante che gli sposi, i genitori non siano lasciati soli, ma accompagnati nell’impegno di applicare il Vangelo nella concretezza della vita», dice.

Ciò significa «che siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle», chiarisce il Papa. «Il mondo contemporaneo – prosegue – rischia di confondere il primato della coscienza, che è sempre da rispettare, con l’autonomia esclusiva dell’individuo rispetto alle relazioni che vive». Qualcuno parla di «egolatria», ossia di «un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari». Una prospettiva – già denunciata nel discorso alla Pontificia Accademia per la Vita– che non è affatto «innocua». Anzi, «essa plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo».

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2017/documents/papa-francesco_20171107_messaggio-monspaglia.html

E le conseguenze della diffusione di questo atteggiamento sono «gravissime», specie «per tutti gli affetti e i legami della vita», avverte Francesco. Che lo stigmatizza come un «inquinamento che corrode gli animi e confonde le menti e i cuori, producendo false illusioni».

Ad ogni cristiano spetta dunque «vigilare» affinché «in questa sorta di tabernacolo» che è la coscienza umana «non manchi la grazia divina, che illumina e fortifica l’amore coniugale e la missione genitoriale. La grazia riempie le “anfore” dei cuori umani di una straordinaria capacità di dono, rinnovando per le famiglie di oggi il miracolo delle nozze di Cana», rimarca il Papa. Che plaude, infine, al tema del convegno, “Il Vangelo dell’amore tra coscienza e norma”: esso, dice, «è di grande rilievo e può illuminare il percorso che le Chiese in Italia stanno compiendo, anche per rispondere al desiderio di famiglia che emerge nell’animo delle giovani generazioni».

Ad aprire l’incontro, questa mattina, il presidente della CEI il cardinale Gualtiero Bassetti, il quale ha concentrato l’attenzione sulla condizione delle famiglie di oggi in particolare quella della donna, per cui la Chiesa – ha detto – deve avviare «una riflessione coraggiosa». «La donna nella società di oggi, la donna nella Chiesa, la donna nella famiglia. È solo una suggestione, e niente di più, ma ho la netta impressione – parlo da pastore ovviamente – che sulla condizione della donna e sul suo status ontologico si stia giocando una delle sfide più importanti e più rischiose della contemporaneità», ha osservato il porporato. Forse, è giunto il momento «di tornare a riflettere come Chiesa, con mitezza, serenità e soprattutto con coraggio».

Requisiti che il cardinale ha richiesto anche per la ricezione della esortazione post-sinodale Amoris lætitia, che ha sollevato polemiche e i “dubia” di quattro cardinali. «Ho già avuto modo di dire pubblicamente penso dell’esortazione apostolica post sinodale, ma lo voglio ripetere anche oggi – ha detto Bassetti –: l’Amoris lætitia un documento bellissimo, a tratti poetico, denso di significati e di implicazioni pastorali. Un testo che va letto meditato con grande serenità, senza essere guidati da giudizi aprioristici e soprattutto senza essere influenzati da alcune interpretazioni epidermiche che si sono diffuse, nel corso del tempo, in un dibattito pubblico che, a volte, mi è parso prediligere il sensazionalismo all’autentica realtà dei fatti». 

Non va dimenticato inoltre, ha rammentato l’arcivescovo di Perugia, che Amoris lætitia è «il frutto di due Sinodi eccezionali», «vissuti e partecipati come mai era accaduto prima». È questa «una novità storica» che non bisogna dare per scontato, in quanto essa «apre la strada ad un modo nuovo, forse più autentico, di essere Chiesa», «fondata veramente e non solo a parole sulla koinonia» ovvero su «una comunione tra le tante anime della cattolicità, tra il centro e la periferia, tra Roma e le Chiese locali, tra i vescovi e i laici, tra i fedeli e i teologi».

L’esortazione di Papa Francesco è dunque l’esempio chiaro di quello «spirito sinodale» necessario per la Chiesa di oggi perché la rende «sempre più globale e autenticamente universale» e la spinge ad affrontare «le questioni sul tappeto, in questo caso la famiglia, con uno sguardo concreto alla realtà dei fatti e non alle nostre proiezioni ideali». «Tutti noi, laici e sacerdoti, vescovi e teologi – ha detto il presidente dei vescovi italiani – siamo chiamati ad assumere tale sguardo. Che è la prospettiva di chi non giudica in base all’apparenza, ma di chi – rendendosi conto di quanto sta accadendo – si prende cura delle situazioni e delle persone sulla base di un amore gratuito, ovvero sulla carità». 

Per Bassetti si tratta di una «sfida» (per i teologi «particolarmente avvincente»): «Annunciare “l’amore salvifico di Dio” ad ogni uomo così come è e non come vorremmo che fosse, senza imporre fardelli pesanti sulle spalle delle persone e senza ridurre la predicazione a poche dottrine, a volte più filosofiche che evangeliche». In questa «via caritatis» bisogna procedere con «concretezza», che «non è solo il prodotto della cultura dell’incontro ma è soprattutto sinonimo di bellezza». «Se noi – ha concluso il cardinale Bassetti – vediamo una persona concretamente con le sue rughe, le sue ferite e i suoi tratti reali e non solo come un’astrazione libresca, noi possiamo scorgere veramente il volto di Gesù: il volto sofferente sulla Croce e il volto splendente della Risurrezione». 

Salvatore Cernuzio Vatican insider 11 novembre 2017

www.lastampa.it/2017/11/11/vaticaninsider/ita/vaticano/la-famiglia-uomodonna-antidoto-allindividualismo-dilagante-Hj7VzgOksvU0w5JfUn64yJ/pagina.html

 

Ecco la deviazione in cui cadono i critici di Amoris laetitia”

Il filosofo Rocco Buttiglione continua la sua “amichevole” discussione con chi attacca il Papa: «Quella dell’esortazione è una dottrina graniticamente tradizionale, esistono casi nei quali dei divorziati risposati possono essere ammessi ai sacramenti»

«Esistono alcuni casi nei quali dei divorziati risposati possono essere considerati in grazia di Dio. Sembra una novità sconvolgente ma è una dottrina graniticamente tradizionale. Nei critici di Amoris Lætitia emerge una deviazione nuova: è l’oggettivismo nell’etica». Il filosofo Rocco Buttiglione, amico di Giovanni Paolo II e autore del libro in difesa dell’esortazione di Francesco su matrimonio e famiglia che porta la prefazione del cardinale Gerhard Luwig Müller, continua dalle pagine di Vatican Insider la sua “amichevole” discussione con chi critica l’attuale Pontefice. Mettendo in luce la “deviazione? in cui rischiano di cadere molti degli oppositori di Amoris Lætitia.

La prefazione del cardinale Müller al suo libro è stata accolta con imbarazzo dei critici più accesi del Papa, che dopo alcuni giorni – ad esempio attraverso titoli forzati quali “Mai detto di eccezioni sulla comunione ai risposati” – hanno cercato di sminuire quanto scritto dal porporato. Il quale invece – come si evince dal testo – aveva fatto degli esempi di possibilità di ammissione. Come commenta?

«Credo che, grazie al mio libro e alla prefazione del cardinale Müller, per la prima volta i critici sono stati costretti a rispondere e non possono negare un punto: esistono circostanze attenuanti in forza delle quali un peccato mortale (un peccato che sarebbe altrimenti mortale) diventa un peccato più lieve, solo veniale. Esistono quindi alcuni casi nei quali dei divorziati risposati possono (dal confessore e dopo un adeguato discernimento spirituale) essere considerati in grazia di Dio e quindi meritevoli di ricevere i sacramenti. Sembra una novità sconvolgente ma è una dottrina interamente, oserei dire graniticamente tradizionale».

Qualcuno obietta che questi casi sono pochi.

«Il Papa non dice che siano molti e probabilmente saranno pochissimi in certi contesti e più numerosi in certi altri. Le circostanze attenuanti sono infatti la mancanza di piena avvertenza e deliberato consenso. In una società interamente evangelizzata si può presumere che quelli che non hanno piena avvertenza dei caratteri propri del matrimonio cristiano siano pochissimi o non ve ne siano affatto. In una società in via di evangelizzazione questi casi saranno più numerosi. Ed in una società largamente scristianizzata? Non saprei proprio. Anche se i casi fossero pochissimi i passi incriminati di Amoris Lætitia sarebbero perfettamente ortodossi e gravissima sarebbe la colpa di coloro che hanno accusato di eresia il Papa: calunnia, scisma ed eresia. A meno che, come io spero e credo, non si debba concedere loro le attenuanti della mancanza di piena avvertenza e deliberato consenso».

Lei conosce bene da tempo Müller: qual è il significato delle parole che ha scritto nella prefazione al suo libro?

«Il cardinale Müller è un grande teologo, certamente fra i più grandi della generazione che non ha direttamente partecipato al Concilio Ecumenico Vaticano II. Ha avuto delle incomprensioni e delle difficoltà di rapporto con la Curia ed anche con il Santo Padre e non gli è stato rinnovato l’incarico di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Molti dissidenti speravano di farne la propria guida sul cammino che conduce allo scisma. Con la prefazione al mio libro il cardinale ci offre un parere pro veritate sull’ortodossia della dottrina di Amoris Lætitia. C’è però evidentemente anche qualcosa di più: nel momento in cui il Pontefice è attaccato sul terreno della fede e della morale cristiana; Müller, come cattolico e come cardinale, sente il dovere di intervenire a difenderlo (quali che siano le incomprensioni e le divergenze personali, vere o presunte). Egli ha scritto, del resto, un’opera monumentale sul Papa, che è anche una grande testimonianza di amore al ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa. Se anche fosse vero che il cardinale Müller dissente da alcuni aspetti della linea pastorale del Papa questo non toglierebbe nulla al valore della sua testimonianza: si può dissentire ed essere fedeli. Il dissenso leale è una ricchezza; le accuse di eresia, le calunnie, gli appelli allo scisma, il fanatismo che erode l’atteggiamento fondamentale di fiducia e stima, dovuto al Successore di Pietro e Vicario di Cristo, è cosa del tutto diversa».

Lei continua a sostenere che Amoris Lætitia rappresenta uno sviluppo di Familiaris consortio e non una rottura con l’esortazione di Giovanni Paolo II. Perché?

«C’è una base teologica comune: l’accettazione della distinzione di peccato mortale e di peccato veniale, il riconoscimento che perché vi sia un peccato mortale è necessaria la piena avvertenza e il deliberato consenso; il riconoscimento del fatto che le situazioni sociali nelle quali una persona vive possono potentemente ostacolare il pieno riconoscimento della verità e fare in modo che si faccia il male senza rendersene conto pienamente o anche che venga coartata e compressa la libertà di fare il bene. Tutte queste cose si ritrovano in Familiaris consortio (e in Reconciliatio et pænitentia) prima di essere in Amoris Lætitia. Su questa base comune si innestano due scelte disciplinari diverse. San Giovanni Paolo II, per difendere nella coscienza del popolo fedele e soprattutto dei più piccoli la coscienza della indissolubilità del matrimonio vieta che i divorziati risposati possano ricevere la comunione, a meno che non si separino o non si impegnino a rinunciare ai rapporti sessuali. Non dice che nel loro caso non possano esservi delle attenuanti soggettive, non nega che in alcuni casi possano essere in grazia di Dio. Dice semplicemente che lo scandalo oggettivo che essi danno è troppo grande perché si possa ammetterli ai sacramenti. Papa Francesco invece dice che vanno ammessi alla penitenza come tutti gli altri peccatori. Vadano dal confessore, confessino i loro peccati, espongano le loro circostanze attenuanti, se ne hanno, e il confessore darà loro l’assoluzione, se vi sono le condizioni per poterla dare. Probabilmente Papa Francesco ritiene che, almeno in alcune società, la coscienza della indissolubilità del matrimonio si è già perduta nella coscienza popolare e che è ormai inutile chiudere la stalla perché i buoi già sono scappati. Adesso bisogna invece andare a cercarli là dove si sono perduti per ricondurli nella casa del Signore. La stessa teologia, due scelte disciplinari diverse ma, in realtà, un’unica linea pastorale».

Hanno avuto un ruolo anche contesti diversi nei quali i due documenti sono stati scritti?

«I critici di Papa Francesco non ricordano quale fosse il contesto nel quale si cala Familiaris consortio. Prima di Familiaris consortio i divorziati risposati erano praticamente scomunicati. Erano esclusi dalla partecipazione alla vita della Chiesa, oggetto solo di invettiva e di condanna. Familiaris consortio (e il nuovo Codice di Diritto canonico) toglie la scomunica, li invita a frequentare la messa domenicale, a fare battezzare i loro figli e a dare loro una educazione cristiana, a partecipare alla vita della comunità. Il famoso paragrafo 84 di Familiaris consortio (quello che contiene il divieto della comunione) pone un limite su questo cammino. Amoris Lætitia continua il percorso della reintegrazione dei divorziati risposati nella vita della Chiesa. Per questo diciamo che, nonostante la diversità disciplinare, esiste una profonda unità della linea pastorale fra san Giovanni Paolo II e Francesco. Vuol dire questo che adesso i divorziati risposati non sono più dei peccatori e che l’adulterio non è più un peccato? No, semplicemente adesso i divorziati risposati non sono più peccatori “straordinari”, esclusi dalla confessione. Sono peccatori “ordinari” che possono andare a confessarsi, dire le loro circostanze attenuanti (se ne hanno) e, “in certi casi” (pochi o molti, non sappiamo), ricevere l’assoluzione».

Perché secondo lei la questione più dibattuta, quella della possibilità in certi casi, dopo un cammino penitenziale e un discernimento, di amministrare i sacramenti ai divorziati risposati è stata relegata soltanto in una nota del documento di Francesco?

«Credo che il motivo sia che il Papa non intendeva dettare una norma generale. Esistono oggi nel mondo tanti contesti e tante situazioni diverse che non è possibile dettare una norma disciplinare che valga per tutti in modo uniforme. Il Papa voleva, a mio avviso, solo invitare gli episcopati e i singoli vescovi ad assumere le proprie responsabilità. In contesti di cristianità compatta ha probabilmente senso mantenere un atteggiamento rigido, che può parere privo di misericordia ma nasce dalla misericordia per i piccoli, i poveri, gli indifesi che potrebbero essere indotti in errore. In contesti “liquidi” in cui gli argini delle vecchie strutture sono ormai rotti una difesa rigida non ha senso, bisogna andare a cercare la gente là dove essa è, all’interno della sua condizione esistenziale. A battezzati non evangelizzati bisognerà prima di tutto proporre l’amore di Cristo. Verrà poi il tempo di chiarire e districare le situazioni matrimoniali. Il rischio dello scandalo lì sarà minimo perché la sensibilità al valore è andata perduta e deve essere ricostituita».

Perché Amoris Lætitia viene accusata di avvicinarsi all’etica della situazione?

«L’etica della situazione dice che nessun comportamento è buono o cattivo in assoluto. Per essa ogni comportamento è buono o cattivo a seconda delle circostanze; la coscienza del soggetto e la sua intenzione determinano il valore morale dell’atto.

San Giovanni Paolo II, riprendendo una lunga tradizione che risale quanto meno a san Tommaso d’Aquino, ha detto che esistono atti che sono intrinsecamente malvagi, quale che sia la intenzione del soggetto agente. Esiste una intenzione che è necessariamente immanente all’atto e che è distinta dall’intenzione del soggetto agente. In conclusione: l’intenzione soggettiva non rende buono un atto cattivo.

san Tommasosan Giovanni Paolo II hanno però mai inteso negare che il lato soggettivo dell’azione – la conoscenza e la libertà che confluiscono nella intenzione del soggetto – entrino a determinare il livello di responsabilità del soggetto per il suo atto. Un grande amico di Giovanni Paolo II (e mio) Tadeusz Styczen usava dire “innocens sed nocens”: uno può essere soggettivamente innocente ma fare oggettivamente la cosa sbagliata e quindi fare danno a se stesso ed agli altri. Per questo don Giussani era solito dire: non abbiate paura di giudicare le azioni e di dire cosa è bene e cosa è male; non azzardatevi mai a giudicare le persone perché solo Dio conosce il cuore dell’uomo e può misurare il suo livello di responsabilità (Dio e, tentativamente, il soggetto stesso e il confessore cui egli si affida)».

I critici più accesi dell’attuale Pontefice lo accusano di favorire il soggettivismo.

«A me sembra che nei critici di Amoris Lætitia in realtà emerga una deviazione nuova, parallela e opposta all’etica della situazione e al soggettivismo nell’etica. Questa nuova deviazione è l’oggettivismo nell’etica. Come il soggettivismo (l’etica della situazione) vede solo il lato soggettivo dell’azione, cioè l’intenzione del soggetto, allo stesso modo l’oggettivismo vede solo il lato oggettivo dell’azione, cioè la materia più o meno grave. L’etica cattolica è realista. Il realismo vede sia il lato soggettivo che il lato oggettivo dell’azione, e valuta quindi sia la materia grave che la piena avvertenza e il deliberato consenso. Come insegna Dante Alighieri, il contrario di un errore non è la verità ma l’errore di segno contrario. La verità è il sentiero stretto fra due errori di segno contrario».

Perché ha scelto per il suo libro il titolo “Risposte amichevoli ai critici di Amoris Lætitia? Che cosa vuol dire, in questo caso, “amichevoli??

«Molti dei critici sono miei amici. Josef Seifert è un amico di una vita con cui ho condiviso tante battaglie e un grande lavoro nel campo della filosofia, in cui ha dato dei contributi di grande rilievo. Roberto de Mattei lo conosco da quarant’anni, quando eravamo insieme nell’Istituto di Storia e Politica della Università di Roma, lui assistente di Saitta e io di Del Noce. L’ho difeso quando, da vicepresidente del CNR, è stato attaccato per le sue posizioni in materia di evoluzione. Ho cercato di mantenere la polemica nei limiti del rispetto, del riconoscimento reciproco della buona fede, dello spirito di ricerca della verità e sono grato loro per avere cercato di seguire la stessa regola».

De Mattei sostiene che lei abbia introdotto, con i suoi scritti su Amoris Lætitia, una distinzione tripartita dei peccati: veniali, gravi e mortali. Come risponde?

«Io spiego nel mio libro che non tutti i peccati gravi quanto alla loro materia sono mortali. Se infatti manca la piena avvertenza e il deliberato consenso, essi possono essere “degradati” a peccati veniali. De Mattei mi oppone un testo di Reconciliatio et pænitentia che rifiuta la tripartizione, proposta da alcuni, fra peccati veniali, gravi e mortali. Ecco le parole di san Giovanni Paolo II: “La tripartizione potrebbe mettere in luce il fatto che fra i peccati gravi esiste una gradazione. Ma resta sempre vero che la distinzione essenziale e decisiva è fra peccato che distrugge la carità e peccato che non uccide la vita soprannaturale: fra la vita e la morte non si dà via di mezzo. Perciò, il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale? (Reconciliatio et pænitentia, n. 17). La difficoltà è presto risolta. Io non propongo di inserire una terza categoria oltre a quelle di peccato mortale e veniale. Tutti i peccati sono veniali o mortali, come dice giustamente Giovanni Paolo II. Io dico semplicemente che peccati gravi quanto alla materia possono diventare veniali quando manchi la piena avvertenza e il deliberato consenso. Nessun contrasto con Reconciliatio et pænitentia».

Professore, perché lei, da molti anni impegnato in altri campi, è tornato a occuparsi di filosofia e di teologia?

«Quando è iniziato l’attacco contro Papa Francesco si è tentato di opporgli san Giovanni Paolo II. Quelli che lo hanno attaccato hanno cercato di presentarsi come difensori dell’eredità spirituale di Karol Wojtyla. Allora mi sono domandato: cosa direbbe san Giovanni Paolo II se fosse in mezzo a noi. E mi sono risposto: direbbe “seguite il Papa”. In realtà la grandissima maggioranza di quelli che oggi attaccano Papa Francesco sono stati – e continuano ad essere – anche contro Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo I, Paolo VI, Giovanni XXIII. È in questione il Concilio. Tentano di rappresentare Giovanni Paolo II come se fosse il Papa di una reazione conservatrice anti-conciliare. Tentano di appropriarsi della sua memoria.

Io gli sono stato vicino, è stato il grande amico della mia vita, credo di potere e dovere rendere una testimonianza veritiera: Giovanni Paolo II è stato il grande Papa del Concilio e della sua realizzazione. Anche per ciò che riguarda la cosiddetta svolta antropologica nella teologia morale, egli non la ha rigettata, l’ha piuttosto interpretata riconducendola all’interno della grande tradizione della Chiesa che è appunto la tradizione del realismo. Quel realismo che sa tener conto in modo equilibrato di tutti i fattori della vita, del lato oggettivo come del lato soggettivo dell’azione. Sono tornato ad occuparmi di queste cose per difendere la memoria del mio amico, per restituirgli un poco del tanto che io – come tutti – ho ricevuto da lui».

 

Il volume di Rocco Buttiglione «Risposte amichevoli ai critici di Amoris Lætitia» (Edizioni Ares, pp. 208): il filosofo risponde alle critiche rivolte a Papa Francesco, ai “dubia? e alla “correctio filialis”. Il libro si apre con un articolato saggio introduttivo del cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede

Andrea Tornielli vatican insider 20 novembre 2017

Città del Vaticano www.lastampa.it/2017/11/20/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/ecco-la-deviazione-in-cui-cadono-i-critici-di-amoris-laetitia-QI9O2KOQuCSUSxLBvXf0fI/pagina.html

 

Familiaris consortio (22.11.1981)

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_19811122_familiaris-consortio.html

Reconciliatio et pænitentia (2.12.1984)

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_02121984_reconciliatio-et-paenitentia.html

Amoris Lætitia (19.3.2016)

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html

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CENTRO GIOVANI COPPIE – MILANO

Miti e riti nella coppia.

Il Centro Giovani Coppie ritiene che la prima esigenza consista nel promuovere la riflessione sui diversi significati (antropologico, psicologico, politico e spirituale) della relazione di coppia, dell’incontro fertile fra maschile e femminile, per riscoprire ciò che la rende intima, autentica, progettuale, luogo fondamentale di esperienze di socialità e solidarietà.

Con la riflessione culturale, il Centro accompagna le giovani coppie nella costruzione del proprio progetto di vita, aiutandole a coniugare ciò che è essenziale e significativo con i valori culturali e religiosi presenti nella nostra complessa società, per vivere in modo nuovo, consapevole e creativo la propria vita di coppia e di famiglia.

Conferenze ore 21, P.zza San Fedele, 4 – Milano Sala Ricci

All’interno del ciclo di conferenze 2017-18 “Legàmi di libertà”

30 novembre 2017, Miti e riti nella coppia. “Vincoli e libertà”

Andrea Grillo Docente-Pontificio Ateneo S. Anselmo-Roma

Vedi newsUCIPEM n. 675, pag.7

www.centrogiovanicoppiesanfedele.it

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CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA FAMIGLIA

Newsletter CISF – N. 42, 15 novembre 2017

  • Le vite degli altri: indovino o pirata informatico? Scanzonato e breve video (poco più di due minuti) girato in Belgio qualche mese fa, che documenta come i dati personali messi sul web possono essere facilmente accessibili a chiunque. E utilizzati da chiunque, con le migliori – o le peggiori – intenzioni Un piccolo anticipo, per certi versi, dei temi che vengono affrontati nel prossimo Rapporto Cisf, in uscita a dicembre 2017, dedicato a “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”.

www.youtube.com/watch?v=qYnmfBiomlo

  • Prima il congedo di paternità, poi la politica.Sauli Niinistö, attuale presidente finlandese, è in corsa per il rinnovo del suo mandato, con elezioni a fine gennaio. Ma a febbraio dovrebbe nascere il suo terzo figlio, e lui intende avvalersi del congedo genitoriale per dare una mano alla moglie, proprio nel mezzo della campagna elettorale. E il confronto con il nostro Paese, in questa prospettiva, è davvero sconfortante”. Un commento del Direttore del Cisf (Francesco Belletti).

  • http://www.oecd.org/italy/PAU2017-ITA-En.pdfparentale.aspx?utm_source=newsletter&utm_medium=newsletter_cisf&utm_campaign=newsletter_

  • Preventing ageing unequally. Prevenire le disuguaglianze nella popolazione anziana. Importante Rapporto OCSE sulle politiche previdenziali e sanitarie nei confronti della condizione degli anziani in diversi Paesi nel mondo. “Il Rapporto prende in considerazione il modo in cui le grandi tendenze globali dell’invecchiamento della popolazione e delle crescenti disuguaglianze si sviluppano e interagiscono, sia all’interno delle singole generazioni che tra le diverse generazioni. Utilizzando la prospettiva del ciclo di vita, il rapporto mostra in che modo si intrecciano le disuguaglianze rispetto ad istruzione, salute, occupazione e livello di reddito, dando così origine a grandi differenze rispetto ai redditi percepiti nel corso della vita, nei vari gruppi sociali Molto interessanti le schede nazione, da emergono grandi differenze tra i diversi Paesi.

www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/employment/preventing-ageing-unequally_9789264279087-en#.WgWGZ1vWzcs#page1

Italia www.oecd.org/italy/PAU2017-ITA-En.pdf

  • Piano triennale per i sistemi formativi/educativi 0-6 anni. Lo scorso aprile sono stati approvati i decreti attuativi della legge 107/2015 che istituisce in Italia il sistema di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni. L’obiettivo è quello di offrire un’equa distribuzione territoriale di strutture e servizi, allineati secondo standard nazionali. Con l’approvazione, il 2 novembre 2017, della Conferenza Stato-Regioni, parte ora il piano triennale che, attraverso i 209 milioni di euro stanziati, finanzierà interventi volti a potenziare nidi e scuole materne da 0 a 6 anni. Le risorse saranno destinate alle Regioni ed erogate dal Miur direttamente ai Comuni beneficiari, in forma singola o associata. Per il 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni: per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat; per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015; per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale, in modo da garantire un accesso maggiore.

www.miur.gov.it/-/scuola-fedeli-assegnati-alle-regioni-209-milioni-per-il-potenziamento-dell-istruzione-0-6-anni-

  • La tutela dei minorenni in comunità. Sono 21.035 in Italia i ragazzi che vivono fuori dalla propria famiglia di origine, ospiti delle 3.352 comunità sparse su tutto il territorio nazionale (dati al 31 dicembre 2015). Si tratta in prevalenza di maschi, di età compresa tra i 14 e i 17 anni. È la fotografia scattata dalla pubblicazione “La tutela dei minorenni in comunità” [vai al rapporto completo – 46 pagine], la seconda raccolta dati sperimentale elaborata con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni. “L’obiettivo della pubblicazione” spiega la Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano “è approfondire il tema dell’accoglienza dei minorenni che vivono fuori della famiglia di origine. Un lavoro complesso, che abbiamo potuto realizzare grazie alla preziosa collaborazione delle procure minorili, attraverso il quale è possibile tracciare una fotografia del fenomeno sufficientemente ampia e aggiornata. Le peculiari condizioni di vulnerabilità di questi ragazzi rappresentano un serio “fattore di rischio” per lo sviluppo armonico della loro personalità, proprio per questo occorre tenere un occhio vigile, per poter garantire quanto più possibile l’eguaglianza dei diritti e delle opportunità”.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/La%20Tutela%20dei%20minorenni%20in%20comunita(4).pdf

Acosta Rina Mae, Hutchison Michele;

  • IDOS, Le migrazioni qualificate in Italia. Ricerche, statistiche, prospettive, Coccia Benedetto, Pittau Franco (a cura di);

  • Franco Angeli, Corpi, linguaggi, violenze. La violenza contro le donne come paradigma, Mattucci Natascia (a cura di)

  • EDB, Un pomeriggio all’oratorio. La prima indagine nazionale sui centri giovanili, Pagnoncelli Nando;

  • Nicoletti Paola, Raccontami il mare che hai dentro. Vivere con un figlio autistico, Pendragon, Bologna, 2017, pp. 95, € 12,00. Paola Nicoletti non è una scrittrice, ma una madre che da qualche anno ha iniziato a usare la parola scritta per liberare, comunicandole, le sue emozioni e i suoi sentimenti. Emozioni e sentimenti che nel suo caso, in quanto madre di Gabriele (il suo terzo figlio, nato a breve distanza dalle due sorelline), affetto da autismo, colpiscono al cuore come tanti strali. Questo suo libro-testimonianza, scritto per così dire in “presa diretta”, sa illustrare più e meglio di tanti saggi accademici la realtà di una famiglia che si trova improvvisamente catapultata sul fronte di una battaglia durissima che non si aspettava, che non prevedeva e non conosceva. E da cui eppure si può anche uscire vincitori, come testimoniano le ultime righe del libro: «L’amore per il mare è tipico dell’autismo: l’acqua placa, rasserena, avvolge, attutisce i rumori del mondo. Il mare è quello che vedo dentro mio figlio quando lo inseguo e scruto nei suoi occhi scuri come bottoni neri, quando cerco la sua anima, i suoi pensieri, quando faccio domande che si perdono nelle profondità di un oceano così buio da non lasciar vedere il brulichio della vita là nel fondo, una vita in cui ogni suo pensiero è un pesce d’argento, ogni suo dolore un corallo rosso e il suo amore è acqua limpida e pura. (…) Forse le cose in futuro miglioreranno, forse invece sarà sempre più difficile. Nel frattempo mi auguro di esserci il più a lungo possibile, per lui, per le mie figlie, per me. Perché questa vita è difficile, ma è la mia, e mi piace».

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/newscisf4217_allegato1.pdf

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/C_17_EventiStampa_493_programma_itemProgramma_0_fileAllegatoProgramma(2).pdf

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/newscisf4217_allegato1.pdf

http://newsletter.sanpaolodigital.it/Cisf/attachments/newscisf4217_allegato3.jpg

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Iscrizione alle newsletterhttp://cisf.famigliacristiana.it/canale/cisf/newsletter-cisf.aspx

Con tutti i link http://newsletter.sanpaolodigital.it/cisf/novembre2017/5055/index.html

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CHIESA CATTOLICA

A proposito di fondamentalismi

Risulta sorprendente, nell’ambito delle confessioni cristiane, il sospetto di un “ecumenismo dell’odio” che è stato adombrato in un saggio, comparso in luglio su “Civiltà Cattolica”, che, dati gli autori – il gesuita Antonio Spadaro e il pastore Marcelo Figueroa – ha intento ecumenico e mette solo in guardia da pericoli comuni alle confessioni cristiane. Tuttavia non può più essere trascurata l’intesa ideologica che ormai lega Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico e che è causa di gravi strumentalizzazioni anche in ambito politico, in particolare statunitense, dove ha giocato in sostegno alla presidenza Trump. Nessuno nega l’esistenza di problematiche e situazioni complesse che tendono a farsi conflittuali sia sul pieno morale (aborto, matrimoni omosessuali, fine vita, educazione religiosa nelle scuole …), sia sul piano politico (nazionalismi, xenofobia, diritti dei migranti).

Partire dall’ecumenismo del sangue? Le religioni non possono più permettersi di risolvere problemi imposti dai ritardi con cui arrivano a prender coscienza dell’avanzamento storico della vita, con l’accetta delle certezze veritative; anche perché non sono agenzie etiche, tanto meno politiche. Le paure indotte dal terrorismo islamico non inducono all’ottimismo: riferendosi ai fondamentalisti che uccidono copti, anglicani, protestanti, ortodossi “perché cristiani”, papa Francesco ha ripreso l’espressione di Giovanni Paolo II che prendeva atto di un “ecumenismo del sangue”, che è unitivo, nonostante tutto, delle diverse confessioni, “cristiane” tutte nel comune impegno per la pace. Come commentava Brunetto Salvarani, la risposta non potrà mai essere la logica amico/nemico e lo “scontro di civiltà”: la mondializzazione obbliga a convivere nel rispetto reciproco.

In questo contesto le ideologie identitarie e fondamentaliste diventano immediatamente reazionarie: strumentalizzano la fede con la pretesa di difendere una civiltà occidentale, fin qui benedetta dal colonialismo e dalla prosperità weberiana, dal “male assoluto” di Satana, ma di fatto scelgono la guerra.

Non sacralizzare le differenze. Il saggio di Spadaro e Figueroa indirettamente testimonia che i problemi dell’ecumenismo non sono più solo quelli dottrinali. Nemmeno l’ecumenismo, infatti, si rinnova se si alimenta solo delle pur necessarie ricerche di compatibilità teologica.

Nel 2017 l’anglicanesimo continua, senza nemmeno interrogarsi, a mantenere la separazione voluta da un lontanissimo Enrico VIII, mentre gli ortodossi restano una comunione di chiese nazionali “autocefale” ancor memori di Calcedonia [4° Concilio ecumenico, anno 451] e di quello scisma d’Oriente invano ripensato a Firenze nel 1452; altrettanto di fatto noi tutti, cattolici, anglicani, ortodossi e riformati (fedeli alle nostre confessioni per abitudine consolidata), per essere cristiani contemporanei preoccupati dell’oggi, delle reciproche origini conosciamo solo la memoria storica. In tempi difficili come i nostri, è diventata ancor più evidente la responsabilità di non sacralizzare le differenze dottrinali, il cui approfondimento, affidato agli specialisti, continuerà peraltro a far crescere la conoscenza. I gruppi attenti all’ecumenismo, dal XIX secolo all’incontro di Lund, hanno camminato insieme; preoccupa invece il cristiano medio che non solo non ha grande conoscenza delle radici del suo credo ma non si accorge nemmeno che il terrorista non distingue i cristiani per appartenenza confessionale, ma li chiama indistintamente “i crociati”, in memoria delle stragi orrende compiute per liberare il Santo Sepolcro, (la cui chiave, peraltro, ancor oggi è affidata a un arabo musulmano).

Diamo l’esempio. Può accadere che gente di onesta fede rischi di compromettere i valori in cui crede perché davanti all’altare, che pur esige responsabilità personale, tende a confermare la via comoda del “si è sempre fatto così”. La paura di un “andare oltre” blocca il suo discernimento e lo espone alla vulnerabilità di eventuali manipolazioni. Necessario, invece, almeno tra cristiani di diverse tradizioni che si riconoscono nello stesso Gesù Cristo e nello stesso battesimo, partire dall’umanità, dal rispetto, dalla bontà che tutti debbono a tutti per dare senso (e gioia) al comune fondamento evangelico. Se tutte le religioni sono in ritardo rispetto alla direzione di marcia non casuale della storia e se tutte hanno bisogno di “riforma” per salvarsi, in quanto “cristiani” non possiamo permettersi di proporre ad altri una pace che non è autentica tra le confessioni, solo perché abitano chiese diverse. Soprattutto perché i problemi sono altri e prescindono da confessioni e religioni.

Il caso Bologna. Una città come Bologna ha sperimentato l’involuzione di un cattolicesimo educato a ritenere che la santità sia l’osservanza delle regole e dei precetti e che la comunione è una “particola” che, dopo la “transustanziazione”, è il corpo di Cristo, che ricevi in bocca come se tu fossi un bambino che non sa essere responsabile. Vescovi come Poma, Biffi e Caffarra erano stati più preoccupati del comunismo che delle condizioni dei lavoratori, della desertificazione dei seminari che della qualità delle comunità parrocchiali, dell’immoralità di leggi che regolamentano l’aborto o la fecondazione assistita (che è il contrario dell’aborto) piuttosto che di togliere dalla clandestinità problemi scomodi che gli abbienti risolvono all’estero.

Ovviamente tutti erano poco simpatizzanti di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II e avevano alzato la presa di distanza dall’eredità di Dossetti e Lercaro e dall’Officina Bolognese che ha mantenuto lo studio delle aperture conciliari. Oggi Francesco ha mandato Matteo Zuppi, un vescovo che crede che “la chiesa si salva se torna ad essere povera” e che ha investito qualche milione insieme con il Comune in un fondo per i lavoratori. Ha accolto la visita del papa, accompagnandolo per prima cosa al Centro degli immigrati e solennizzando con mille poveri un pranzo allestito dentro la chiesa di san Petronio. Non tutti i bolognesi hanno apprezzato il “prima i migranti” e, ancor meno la “profanazione” del tempio del patrono: i blog che contestano Francesco ne hanno largamente approfittato.

Il dissenso col papa venato di fondamentalismo Il papa che “scandalizza” (oportet) sente premere i 200 anni di ritardo denunciati da Carlo Maria Martini, ma non riesce a modificare il catechismo e la dottrina: i curiali aspettano la rivincita. Non basta che ci sia l’entusiasmo di molti; tanto più che la ben nota ignoranza dei cattolici in materia di fede rende vulnerabili le coscienze. Infatti dietro il devozionismo di base, si sta rendendo palese l’insidia di trame non più occulte. La stampa italiana, troppo vicina al vaticano, è reticente, ma basta leggere una lunga analisi sul “Guardian” del 27 ottobre 2017 per capire molte cose di cui i blog reazionari sono il plafond sommerso. “La guerra contro il papa” di Andrew Brown sostiene che: «La sua modestia e umiltà lo hanno reso una figura popolare nel mondo. Ma dentro la chiesa le sue riforme hanno infuriato i conservatori e suscitato rivolta. Papa Francesco è oggi uno degli uomini più odiati del mondo. Quelli che lo odiano di più non sono gli atei o i protestanti o i mussulmani, ma i suoi seguaci. Quest’estate un importante prete inglese mi ha detto: «Noi non possiamo aspettare che muoia: quello che ci diciamo in privato è irriferibile. Ogni volta che due preti si incontrano, parlano di quanto sia terribile Bergoglio. È come Caligola: se avesse un cavallo lo farebbe cardinale». Brown sottolinea che non è nuova l’evocazione di uno scisma sulla stampa americana, diventata ormai accusa di eresia: il papa non può errare in questioni di fede, se erra non può essere papa. Dopo anni di condanna della rivoluzione sessuale, la comunione ai divorziati e ai conviventi, l’ambiguità sulla contraccezione, il “chi sono io per giudicare” per l’omosessualità, la stessa Amoris Lætitia sono stati disorientanti e ancor più gli attacchi al capitalismo, la denuncia delle responsabilità della crisi climatica. In primo piano l’avversione dei fondamentalisti per il Vaticano II, l’antisemitismo l’abolizione del latino, l’accettazione della democrazia e dei diritti umani e il suo “tornare alla ribalta” mentre “una nuova barbarie sta montando”. Forse è il caso che anche i cattolici fedeli al Concilio si accorgano che è urgente aiutare Papa Francesco.

Giancarla Codrignani www.viandanti.org 15 novembre 2017

www.viandanti.org/?p=16392#more-16392

 

Omelia per il 50° del Consultorio UCIPEM di Faenza

Cari fratelli e sorelle, nel 50° anniversario della nascita del Consultorio familiare UCIPEM di Faenza, la prima parola che mi viene da rivolgervi è «Grazie!». Grazie per il vostro servizio, costante e senza rumore, alla società e alla Chiesa. Con la vostra opera competente e capace di influire nelle coscienze, sostenete la cellula della vita civile, la «chiesa domestica», due modi diversi per indicare la stessa realtà che costituisce il tessuto base della relazionalità e della vita sociale, del popolo cristiano.

La vostra vocazione ad essere coloro che sostengono il bene-essere della famiglia è anche il risultato di una pienezza di vita di cui siete stati fruitori. Voler supportare il «noi» familiare non è frutto di una casualità e tantomeno non è risposta al desiderio di un compenso economico. È risposta che nasce da una «generosità» ricevuta e di cui si gode nel tempo, cammino facendo. È l’amore ricevuto nella propria famiglia, stando tra le braccia dei propri genitori e in quelle di Dio, che abilita e manda quali missionari a sostenere l’amore familiare, ad annunciarlo a tutti.

Solo chi ha alle spalle l’esperienza di una famiglia colma di amore reciproco tra i genitori e coi figli può scegliere, più facilmente di altri, la strada di porsi a disposizione della felicità altrui. Amore chiama amore. La felicità di essere stati accolti e saziati nella nostra sete d’amore fin da piccoli fa nascere il desiderio di essere causa della felicità altrui, lavorando con dedizione e con motivazioni alte a favore della vita.

Cari fratelli e sorelle, mantenete vivo il ricordo dei vostri genitori, della loro tenerezza. Siate riconoscenti a loro e al Signore che ve li ha dati. Il vostro impegno a servizio della comunione d’amore che è la famiglia sia segno di quel debito di riconoscenza che i figli non possono mai colmare sino in fondo nei confronti dei propri genitori, ossia di coloro che li hanno generati per amore, con amore. Davvero stringe il cuore constatare che tanti giovani oggi si sentono orfani d’amore perché i loro genitori non hanno saputo o potuto continuare a donarsi reciprocamente e a loro vantaggio. Diventano più insicuri, incerti nel relazionarsi, esitanti nel dono di sé, nel proposito di formarsi una famiglia. Purtroppo, come rilevano le indagini sociologiche, la diminuzione di famiglie caratterizzate dalla vitalità dell’amore generativo dei genitori sono causa non solo dell’infelicità dei figli, che restano in perenne ricerca di un affetto che non trovano, ma anche del depauperamento di quel «capitale sociale», che è fondamentale per l’ethos di un popolo e per lo sviluppo economico di un Paese. Il degrado progressivo del tessuto relazionale delle famiglie le rende fragili e sproporzionate ad essere soggetti deputati alla cura delle persone disabili, anziane, così come prevede la legge stessa sull’assistenza che le presuppone come istituzioni stabili, perduranti nel tempo, mentre spesso non lo sono. La mancanza dell’esperienza di una buona famiglia alle spalle rende le nuove generazioni meno atte non tanto a volere una famiglia – il desiderio è innato e pertanto c’è sempre -, quanto piuttosto a farsela, a mantenerla con tutte le forze del cuore e le risorse del dono.

Cari consulenti familiari, se rimane la gioia nel servire il bene delle persone coniugate e delle famiglie non si può non accusare una fatica crescente sia a livello psicologico, morale e spirituale, dal momento che la società è meno propensa ad aiutare la famiglia stabile e i mass media diffondono modelli di vita individualistici ed utilitaristici. Il primato non è riconosciuto alle persone, all’amore, bensì all’avere, alle cose, al successo, al profitto a breve termine. Nel vostro lavoro, a volte logorante, potrà senz’altro confortare il ricordo dei coniugi Pezzi e di altri ancora. Apprezzerete la loro intuizione fondamentale, e cioè l’esigenza di un lavoro interdisciplinare, specie per un approccio olistico alla coppia. Oggi è più facile comprendere la loro lungimiranza nell’impostazione dell’orientamento del Consultorio, ovvero il porsi come un’esperienza non formalmente ma sostanzialmente cattolica, aperta a tutti. Lo scontro ideologico con le rappresentanti dell’UDI, Unione Donne Italiane, è servito a rafforzare il Consultorio, ad ampliare il campo di azione, di collaborazione con i Tribunali minorili, compattando l’équipe dei collaboratori. Il metodo usato era azzeccato. Rimane tuttora attuale: mettere le persone al centro, a loro agio. Far capire che si lavora in maniera disinteressata per la loro felicità, per il bene della loro famiglia. Non decidere per loro. Ascoltare, aiutare, piuttosto, a scegliere responsabilmente.

Ma nel vostro cammino vi sorreggerà soprattutto la continua esperienza dell’amore di Dio, incontrato in Gesù Cristo che sale sulla Croce per un’offerta totale e senza limiti di sé. In questa celebrazione eucaristica ringraziamo il Signore per i tanti frutti che il Consultorio di Faenza ha prodotto nei suoi cinquant’anni, nel nascondimento, con l’efficacia dell’amicizia, dell’empatia accresciuta dalla redenzione di Cristo. Chiediamo allo Spirito, che scenderà a consacrare il pane e il vino e a transustanziarli, che renda le nostre esistenze capaci di portare il soave giogo dell’amore di Cristo in dono a tanti coniugi in difficoltà, alle loro famiglie. La relazionalità d’amore della comunità trinitaria di Dio ci strutturi sempre più a sua immagine per il bene della Chiesa e dell’umanità. Marta dovrà essere modello nell’operosità, Maria modello nel continuare il colloquio d’amore con Cristo (cf Lc 10, 38-42), per tenerlo dentro di noi e poi lavorare con Lui, con il canto suscitato da una vita d’amore ricevuto, che trasfigura ed invia, quali missionari dell’agápe.

Mons. Franco Toso, vescovo della diocesi di Faenza e Modigliana

www.diocesifaenza.it/site/wd-interventi-vesc/omelia-per-il-50-del-consultorio-ucipem

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CONSULTORI FAMILIARI

Torino. Punto Familia. Laboratorio separati

Giovedì 30 novembre 2017 alle 21.00 parte un nuovo ciclo di incontri del Laboratorio separati

Il Laboratorio Separati è un gruppo interattivo di confronto, di condivisione e di crescita. Nelle serate vengono affrontati i temi relativi alla separazione coniugale.

I partecipanti (massimo 12) sono sostenuti ed aiutati da due conduttori che hanno la funzione di facilitare la comunicazione, lo scambio e la rielaborazione di esperienze.

Gli obiettivi del Laboratorio sono:

  • Superare l’impasse dell’evento ‘separazione’

  • Riconoscere e valorizzare i vissuti emotivi

  • Ritrovare le positività e proiettarsi verso il futuro

  • Affrontare in modo adeguato la genitorialità

Il percorso prevede dodici incontri con cadenza quindicinale in orario serale.

www.puntofamilia.it/news/230-gruppi-per-separati.html

Dal 1963 il Punto Familia si prende cura con passione e competenza della famiglia. Il rapporto con i genitori, la vita di coppia, i figli, i parenti…un tessuto di relazioni che è la trama stessa della vita di ogni persona. La famiglia è, nel bene e nel male, l’esperienza fondamentale di crescita umana.

Il Punto Familia propone percorsi di preparazione e di aiuto per ogni momento e situazione della vita di coppia e di famiglia. Tutte le nostre attività sono realizzate con professionalità e rigore, modulando metodologie, tempi e tecniche in base alle esigenze di chi entra in contatto con noi.

Il Punto Familia è stato riconosciuto come associazione dalla Regione Piemonte con provvedimento n. 11-39234 del 24/7/1990. É un centro di ispirazione cattolica, e offre i propri servizi nel pieno rispetto delle convinzioni personali di ciascuno. Ogni anno il Punto Familia registra circa 24.000 presenze. La maggior parte delle persone arriva al Centro indirizzata da altri che lo hanno già frequentato.

Dal 2005 il Punto Familia fa parte della Rete fra Consultori Familiari Privati e Centri d’Ascolto che raccoglie al suo interno 6 centri qualificati nella relazione di aiuto del singolo, alla coppia e della famiglia situati nel territorio di Torino. La Rete nasce per accogliere chiunque sia in situazione di disagio e bisogno, secondo i principi del primato della persona e nel rispetto delle scelte come espressione della libera coscienza personale. Gli scopi che ci si prefigge aderendo a questa realtà sono di accoglienza, sostegno, educazione, offerta quindi di strumenti e risorse alle famiglie perché mantengano o ritrovino relazioni interpersonali consoni al loro benessere.

Insieme con la Rete, il Punto Familia è presente anche all’interno del Centro Relazioni e Famiglie istituito dal Comune di Torino nel 2010, realizzato con il contributo della Regione Piemonte e del Fondo Nazionale delle Politiche per la Famiglia. www.puntofamilia.it

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Como. Portare i bimbi a contatto.

Incontri informativi gratuiti, per capire e approfondire l’importanza del contatto con il proprio bambino e scoprire come e perché portare i bimbi nella fascia o con altri supporti idonei.

Incontri in collaborazione con la consulente Virna Benzoni.

3° novembre 2017. I bambini sono benvenuti!

www.lafamigliaconsultorio.org/category/news

 

Cremona. “Mamma che bello…che fatica…”.

Il Consultorio organizza nella propria sede a un corso gratuito, previa iscrizione, di due incontri per mamme con bambini 0 – 12 mesi. (4 e 11 dicembre 2017, ore 10,30-12).

Il corso è tenuto dalla dr Maria Rosa Pagliari, psicologa e psico terapeuta

Percorso di condivisione emotiva dell’esperienza della maternità e del nuovo equilibrio personale richiesto per recuperare e vivere contemporaneamente le dimensioni di donna, compagna, professionista e mamma.

 

Faenza. Percorso “Si fa presto a dire genitori”.

Comune di Castel Bolognese. La preadolescenza è alle porte? Ti chiedi come affrontare questa nuova stagione della vita familiare? Il Centro per le famiglie e il Consultorio Ucipem organizzano il ciclo di 6 incontri “Si fa presto a dire genitori!”, un’occasione per confrontarsi insieme sulle nuove sfide che affronta una famiglia in crescita, dialogando insieme su come comunicare bene.

A condurre la proposta saranno operatori del Centro per le famiglie e volontari del Consultorio Ucipem, che porteranno ai partecipanti spunti di riflessione sull’ascolto efficace in famiglia, sulla comprensione dei bisogni tra ragazzi ed adulti, sulla risoluzione costruttiva dei conflitti: temi cari a mamme e papà alle prese con la revisione degli antichi equilibri di fronte a figli non più bambini, che richiedono nuove autonomie e nuovi modi di relazionarsi.

La partecipazione è indicata per genitori che hanno bambini dalla 3° elementare alla 3° media.

www.comune.castelbolognese.ra.it/Archivio-notizie/PERCORSO-SI-FA-PRESTO-A-DIRE-GENITORI

 

Frosinone. Presentazione anno formativo CISPEF

Al via l’anno formativo del CISPEF [Centro Italiano Studi Professione e Formazione], inaugurato presso l’amministrazione provinciale con la Conferenza stampa di presentazione che ha visto la partecipazione del fondatore don Ermanno D’Onofrio

In una sala gremita dell’amministrazione provinciale è stato inaugurato nei giorni scorsi l’Anno Formativo del CISPEF. Presente alla manifestazione il dottor Francesco Lanatà, presidente nazionale dell’UCIPEM (Unione Consultori Italiani Prematrimoniale e Matrimoniali) e Rosalba Fanelli, cofondatrice nel 1967 insieme al Padre Luciano Cupia del Consultorio familiare di Roma.

La storia della scuola. A fare da padrona di casa, nel ruolo della prestigiosa scuola triennale per consulenti di coppia e familiare, la dottoressa Alessia Vona. La scuola, ricordiamo, è stata fondata da don Ermanno D’Onofrio ben dieci anni fa ed è attiva in varie regioni d’Italia. All’importante kermesse erano infatti presenti anche operatori provenienti dalla Campania, dal Molise e dall’Abruzzo.

Alessandra Testani, direttore del consultorio familiare di Frosinone, che il prossimo 21 dicembre compirà appunto dieci anni, ha sottolineato nell’intervento l’impegno della equipe nell’aver risposto ad oltre 1.700 richieste di aiuto in questo decennio. Don Ermanno, che tra l’altro è il fondatore dell’associazione umanitaria Il giardino delle rose blu, ha ringraziato i collaboratori presenti che hanno reso possibile questa intensa esperienza che ha dato il diploma ad oltre 120 professionisti e che è apprezzatissima in diverse parti d’Italia. Nel capoluogo ciociaro partirà nei prossimi giorni un nuovo primo anno. www.cispef.it

Marina Mingarelli 20 novembre 2017

www.frosinonetoday.it/attualita/frosinone-presentazione-anno-formativo-cispef.html

 

Varese Imparare ad amare. Ciclo di incontri di approfondimento.

  • Imparare ad amare. Tre incontri alle ore 21 rivolti a tutti coloro che desiderano riscoprire un linguaggio della sessualità rispettoso della persona umana e hanno il coraggio di farsi provocare e di scommettere ancora sull’amore umano.

  • 11 gennaio 2018. Nati per amore e per amare i metodi naturali per vivere in pienezza e sincerità l’amore umano. Monica e Elio Mazzi.

  • 18 gennaio 2018. Il linguaggio del corpo basi fisiologiche e scientifiche dei metodi naturali. Giulia Bregonzio.

  • 25 gennaio 2018. I moderni Metodi Naturali quali sono e dove si imparano. Chiara e Lorenzo Siva

www.lacasadivarese.it/?cat=10

  • Incontri ragazzi. Obiettivi:

  1. Imparare a conoscere, gestire ed esprimere le proprie, emozioni;

  2. Aumentare le proprie competenze sociali, tramite il lavoro di gruppo;

  3. Conoscere “il mio modo” di relazionarmi con gli altri, con tutti i suoi punti deboli e i punti di forza.

Gli incontri sono condotti dai dr Vittoria Tamborini, pedagogista e dr Filippo Tadiello, psicologo.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/VOLANTINO-GRUPPO-_OFFICINA-LA-CASA_.pdf

Il progetto, inteso come momento di riflessione e crescita personale e di coppia, vuole portare le coppie che intendono sposarsi con rito civile e tutte le persone che desiderano riflettere sulle relazioni di coppia al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • Attribuire importanza al tempo di fidanzamento come momento di scoperta di sé e dell’altro e come sperimentazione della possibilità di un adattamento reciproco;

  • Riflettere, esprimere, ed eventualmente modificare quelle convinzioni, spesso non pienamente consapevoli, che sono alla base degli atteggiamenti verso la vita di coppia;

  • Favorire la conoscenza tra le coppie al fine di una ipotetica costruzione di rapporti duraturi di sostegno reciproco;

  • Portare a conoscenza le coppie dei servizi e delle iniziative a sostegno delle famiglie attivi sul territorio.

  1. Aspetti psicologici della coppia. Cosa vuol dire coniugarsi, cosa cambia dopo il matrimonio, i diversi linguaggi dell’amore.

  2. Il corpo al servizio dell’amore e della vita. Gli accertamenti preconcezionali, i metodi artificiali e naturali di regolazione della fertilità, la gravidanza.

  3. Comunicazione e intimità nella coppia. Comunicazione, conflitto, riparazione del legame, aree di intimità.

  4. Matrimonio e legge Articoli del codice civile, scelta del regime patrimoniale, fondo patrimoniale, responsabilità genitoriale.

  5. Famiglia tra pubblico e privato L’amore nella vita umana, i rapporti con la famiglia di origine, il gruppo familiare, l’apertura alla società. Questionario di valutazione del corso.

  6. Eventuale sesto incontro la celebrazione del matrimonio. Rito civile e religioso, argomenti richiesti dai partecipanti e momento conviviale. Consigliere Comunale e Sacerdote.

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/fidanzati-civili-Varese3.pdf

www.lacasadivarese.it

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DALLA NAVATA

XXXIII domenica del tempo ordinario – Anno A – 19 novembre 2017

Proverbi 31, 20 Apre le sue mani al misero, stende le mani al povero.

Salmo 128, 01 Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

1Tessalonicési 05, 01Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;

Matteo 25, 23 «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».

 

La parabola dei talenti. Commento di Enzo Bianchi, priore emerito a Bose

La parabola dei talenti proposta dalla liturgia odierna è una parabola che, secondo il mio povero parere, oggi è pericolosa: pericolosa, perché più volte l’ho sentita commentare in un modo che, anziché spingere i cristiani a conversione, pare confermarli nel loro attuale comportamento tra gli altri uomini e donne, nel mondo e nella chiesa. Dunque forse sarebbe meglio non leggere questo testo, piuttosto che leggerlo male.

In verità questa parabola non è un’esaltazione, un applauso all’efficienza, non è un’apologia di chi sa guadagnare profitti, non è un inno alla meritocrazia, ma è una vera e propria contestazione verso il cristiano che sovente è tiepido, senza iniziativa, contento di quello che fa e opera, pauroso di fronte al cambiamento richiesto da nuove sfide o dalle mutate condizioni culturali della società. La parabola non conferma neppure “l’attivismo pastorale” di cui sono preda molte comunità cristiane, molti “operatori pastorali” che non sanno leggere la sterilità di tutto il loro darsi da fare, ma chiede alla comunità cristiana consapevolezza, responsabilità, laboriosità, audacia e soprattutto creatività. Non la quantità del fare, delle opere, né il guadagnare proseliti rendono cristiana una comunità, ma la sua obbedienza alla parola del Signore che la spinge verso nuove frontiere, verso nuovi lidi, su strade non percorse, lungo le quali la bussola che orienta il cammino è solo il Vangelo, unito al grido degli uomini e delle donne di oggi quando balbettano: “Vogliamo vedere Gesù!” (Gv 12,21).

Leggiamo allora con intelligenza questa parabola la cui prospettiva – lo ripeto – non è economica né finanziaria; essa non è un invito all’attivismo ma alla vigilanza che resta in attesa, non contenta del presente ma tutta protesa verso la venuta del Signore. Egli non è più tra di noi, sulla terra, è come partito per un viaggio e ha affidato ai suoi servi, ai suoi discepoli un compito: moltiplicare i doni da lui fatti a ciascuno. Nella parabola, a due servi il Signore ha lasciato molto, una somma cospicua – cinque lingotti di argento a uno, due a un altro –, affinché la facciano fruttificare; a un terzo servo ha lasciato un solo lingotto, che comunque non è poco. In tutti egli ha messo la sua fiducia senza limiti, confidando loro i suoi beni. Spetta dunque ai servi non tradire la grande fiducia del padrone e operare una sapiente gestione dei beni, non di loro proprietà ma del padrone, il quale al suo ritorno darà loro la ricompensa. A ciascuno il padrone dà in funzione della sua capacità, e il suo dono è anche un compito: custodire e far fruttificare.

Al di là dell’immagine dei talenti, che cos’è questo dono, in definitiva? Secondo Ireneo di Lione è la vita accordata da Dio a ogni persona. La vita è un dono che non va assolutamente sprecato, ignorato o dissipato. Purtroppo – dobbiamo constatarlo – per alcuni la vita non ha alcun valore: non la vivono, anzi la sprecano e la sciupano “fino a farne una stucchevole estranea” (Konstantinos Kavafis), e così si lasciano vivere. Eppure si vive una volta sola e il farlo con consapevolezza e responsabilità è decisivo al fine di salvare una vita o perderla! Secondo altri padri orientali, i talenti sono le parole del Signore affidate ai discepoli perché le custodiscano, certo, ma soprattutto le rendano fruttuose nella loro vita, le mettano in pratica fino a seminarle copiosamente nella terra che è il mondo. Di nuovo, è questione di vita, di “scegliere la vita” (cf. Dt 30,19).

“Dopo molto tempo” – allusione al ritardo della parusia, della venuta gloriosa del Signore (cf. Mt 24,48; 25,5) – il padrone ritorna e chiede conto della fiducia da lui riposta nei suoi servi, i quali devono mostrare la loro capacità di essere responsabili, in grado cioè di rispondere della fiducia ricevuta. Eccoli dunque presentarsi tutti davanti a lui. Colui che aveva ricevuto cinque talenti si è mostrato operoso, intraprendente, capace di rischiare, si è impegnato affinché i doni ricevuti non fossero diminuiti, sprecati o inutilizzati; per questo, all’atto di consegnare al padrone dieci talenti, riceve da lui l’elogio: “Bene, servo buono e fedele, … entra nella gioia del tuo Signore”. Lo stesso avviene per il secondo servo, anche lui in grado di raddoppiare i talenti ricevuti. Per questi due servi la ricompensa è proporzionalmente uguale, anche se le somme affidate erano diverse, perché entrambi hanno agito secondo le loro capacità.

Viene infine colui che aveva ricevuto un solo talento, il quale mette subito le mani avanti, manifestando il pensiero che lo ha paralizzato: “Da quando mi hai dato il talento, io sapevo che sei un uomo duro, esigente, arbitrario, che fa ciò che vuole, raccogliendo anche dove non ha seminato”. Con queste sue parole (“dalle tue parole ti giudico”, si legge nel testo parallelo di Lc 19,22) il servo confessa di essersi fabbricato un’immagine distorta del Signore, un’immagine plasmata dalla sua paura e dalla sua incapacità di avere fiducia nell’altro: egli considera il padrone come qualcuno che gli fa paura, che chiede una scrupolosa osservanza di ciò che ordina, che agisce in modo arbitrario. Avendo questa immagine in sé, ha scelto di non correre rischi: ha messo al sicuro, sotto terra, il denaro ricevuto, e ora lo restituisce tale e quale. Così rende al padrone ciò che è suo e non ruba, non fa peccato… Ma ecco che il Signore va in collera e gli risponde: “Sei un servo malvagio (ponerós) e pigro (oknerós). Malvagio perché hai obbedito all’immagine perversa del Signore che ti sei fatta, e così hai vissuto un rapporto di amore servile, di amore ‘costretto’. Per questo sei stato pigro, inaffidabile, non hai avuto né il cuore né la capacità di operare secondo la fiducia che ti avevo accordato. Non hai fatto neanche lo sforzo di mettere il talento in banca, dove sarebbe stato fruttuoso, dandomi interessi. Non hai avuto cura del mio bene affidato a te”.

Sì, lo sappiamo: è più facile seppellire i doni che Dio ci ha dato, piuttosto che condividerli; è più facile conservare le posizioni, i tesori del passato, che andarne a scoprire di nuovi; è più facile diffidare dell’altro che ci ha fatto del bene, piuttosto che rispondere consapevolmente, nella libertà e per amore. Ecco dunque la lode per chi rischia e il biasimo per chi si accontenta di ciò che ha, rinchiudendosi nel suo “io minimo”. Questo servo non ha fatto il male; peggio ancora, non ha fatto niente! Dunque davanti a Dio nel giorno del giudizio compariranno due tipi di persone: chi ha ricevuto e ha fatto fruttificare il dono, chi lo ha ricevuto e non ha fatto niente.

I servi fedeli entreranno nella gioia del Signore; chi invece è stato “buono a nulla” (achreîos) sarà spogliato anche dei meriti che pensava di poter vantare!

Ma a me piacerebbe che la parabola si concludesse altrimenti: così sarebbe più chiaro il cuore del padrone, mentre il cuore del discepolo sarebbe quello che il padrone desidera. Oso dunque proporre questa conclusione “apocrifa”:

Venne il terzo servo, al quale il padrone aveva confidato un solo talento, e gli disse: “Signore, io ho guadagnato un solo talento, raddoppiando ciò che mi hai consegnato, ma durante il viaggio ho perso tutto il denaro. So però che tu sei buono e comprendi la mia disgrazia. Non ti porto nulla, ma so che sei misericordioso”. E il padrone, al quale più del denaro importava che quel servo avesse una vera immagine di lui, gli disse: “Bene, servo buono e fedele, anche se non hai niente, entra pure tu nella gioia del tuo padrone, perché hai avuto fiducia in me”.

Anche così la parabola sarebbe buona notizia!

www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/11934-talenti

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FORUM ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Il Forum partecipa alla sesta edizione del Festival della famiglia

A Trento la 6 giorni di kermesse 27 novembre – 2 dicembre 2017

Interconnessioni territoriali e sviluppo locale. Il capitale generato dalle reti

Anche il Forum nazionale darà il suo contributo con un evento il 1° dicembre alle 14,30

Diamo credito alle famiglie. Insieme per far crescere il paese

Le famiglie per realizzare la propria vocazione effettuano investimenti come tutte le imprese, svolgendo così una funzione economica e produttiva al servizio della comunità e del bene comune. Tuttavia il sistema bancario sembra ignorare questo aspetto. Attraverso il coinvolgimento del Forum e delle proprie associazioni occorre pensare a progetti nuovi e concreti che aiutino le famiglie a rendere

www.forumfamiglie.org/2017/11/16/trento-il-festival-della-famiglia-giunge-alla-sesta-edizione

Il capitale generato dalle reti sociali per lo sviluppo economico territoriale è un tema che si presta ad essere re-interpretato e codificato attraverso varie lenti di indagine: dalle reti sociali a quelle tecnologiche, dalle reti associazionistiche a quelle distrettuali familiari, dalle reti del welfare aziendale a quelle del welfare territoriale, dalle reti informatiche a quelle relazionali. L’Agenzia per la famiglia ha quindi messo in campo una squadra di partner che, a vario titolo e ruolo, hanno re-interpretato il tema del Festival in base alle loro specifiche competenze e specificità: TIM, Trento School of Management, Family Audit, Il Trentino dei bambini, Distretti famiglia, Comuni e Comunità di valle, Politiche giovanili/Arci del Trentino, Università degli Studi di Trento, Forum delle associazioni familiari nazionale, Fondazione Franco Demarchi, Muse/Dipartimento Salute, Consolida, Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Centro Kairos e Trentino Social Tank. Lo spazio alle famiglie sarà dedicato nella giornata di sabato 2 dicembre con eventi diffusi in tutta la città di Trento organizzati in collaborazione con “Il Trentino dei Bambini”.

Un programma articolato che qualifica una kermesse “matura”, giunta alla sesta edizione e che ha saputo offrire dal 2012 ad oggi interessanti approfondimenti sulle tematiche più rilevanti nell’ambito della sfera delle politiche sul benessere della famiglia e della comunità, tematiche fortemente connesse alla coesione sociale territoriale e quindi allo sviluppo economico.

Comunicato stampa 17 Novembre 2017

www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Festival-della-famiglia-si-presenta-il-programma-della-6-giorni-di-kermesse

www.festivaldellafamiglia.eu

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GARANTE PER L’INFANZIA

Il percorso di crescita deve essere costruito sui bisogni dei ragazzi.

La Garante Filomena Albano alla conferenza sulle nuove sfide educative: “il percorso di crescita deve essere costruito sui bisogni dei ragazzi, che vanno intercettati attraverso un ascolto attivo e costante”

“Non ci sono solo adolescenti iperconnessi, ma anche tanti ragazzi connessi solo a metà o che non lo sono affatto”. Lo ha detto questa mattina l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, ricordando che compito dell’Autorità è quello di mettersi in ascolto di tutti i bambini e i ragazzi che vivono nel nostro paese, per farsi portavoce, “megafono” delle loro richieste, con particolare attenzione a quei ragazzi che vivono in una condizione difficile di isolamento o di limitazione per cause diverse e non sempre congiunturali.

La Garante, intervenuta in occasione del Premio Adolescen-Ack, consegnato agli studenti che hanno partecipato alla due giorni organizzata dal Miur “Adolescenti oggi. Nuova alleanza. Nuove sfide educative”, ha posto l’accento sulla necessità che il percorso educativo di ciascun ragazzo sia costruito sui suoi bisogni, che devono essere intercettati attraverso “un ascolto attivo e costante”.

“Parto dall’ascolto di voi adolescenti – ha detto rivolta ai ragazzi presenti all’iniziativa – per farvi partecipare alle scelte politiche che vi riguardano, perché il mio ruolo è quello di ambasciatrice dei vostri diritti. Così faccio con i ragazzi che vivono in comunità, negli istituti penali o nei centri di accoglienza o con i tanti studenti che incontro nell’ambito dei diversi progetti che abbiamo attivato nelle scuole sullo strumento della mediazione, sull’educazione a stili di vita corretti e sulla diffusione dei principi della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”

17 novembre 2017

www.garanteinfanzia.org/news/la-garante-albano-alla-conferenza-sulle-nuove-sfide-educative-%E2%80%9Cil-percorso-di-crescita-deve

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MEDICINA

Mal d’amore lascia segni reali sul cuore

Le pene d’amore lasciano un segno reale sul cuore danneggiando, a lungo termine, il muscolo cardiaco.

I ricercatori dell’università di Aberdeen, in Scozia, hanno realizzato uno studio su 55 persone con la sindrome tako-tsubo, una cardiomiopatia da stress nota anche come sindrome del cuore infranto, e 44 persone sane ma simili per età e sesso. L’obiettivo era confermare i rischi a lungo termine di questa patologia scoperta negli anni ’70 del secolo scorso e che riguarda soprattutto le donne.

La ricerca, pubblicata sul Journal of the American Society of Echocardiography, evidenzia come, a differenza di quanto si pensava fino a oggi, i pazienti superano solo apparentemente il problema che, in realtà, lascia strascichi sulla salute cardiaca.

I dati hanno dimostrato che i dispiaceri hanno conseguenze cardiache negative: i pazienti che hanno sofferto di alterazioni temporanee della contrazione del cuore per almeno quattro mesi, hanno una maggiore predisposizione allo sviluppo di fibrosi. Per questa ragione le persone con questo tipo di sindrome dovrebbero essere seguiti, secondo i ricercatori, come le persone con insufficienza cardiaca.

“La cardiomiopatia da stress – spiega Dana Dawson, tra gli autori dello studio – somiglia a una crisi cardiaca: dolore al petto, al braccio destro, alla mascella o nella parte alta della schiena, disturbi respiratori, nausea improvvisa, vertigine, sudore freddo.

Eppure nessuna arteria coronarica è bloccata, caratteristica principale di un infarto. Fino a oggi si pensava che questi pazienti recuperavano da soli, senza intervento medico. Oggi abbiamo dimostrato che gli effetti deleteri della malattia persistono nel tempo”.

AdnKronos Salute 15 novembre 2017

www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=37589

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PARLAMENTO.

Camera dei Deputati. 2° Commissione Giustizia. Assegno divorzile. C4605.

www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0054400&back_to=http://www.camera.it/leg17/126?tab=2-e-leg=17-e-idDocumento=4605-e-sede=-e-tipo=

15 novembre 2017. Nell’ambito dell’indagine conoscitiva in merito all’esame della proposta di legge C. 4605 Ferranti, recante modifiche all’articolo 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell’unione civile, la Commissione ha svolto l’audizione di Franca Mangano, presidente della Prima sezione civile del Tribunale di Roma e di Maria Giovanna Ruo, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni – CamMiNo.

pag. 46 file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/leg.17.bol0910.data20171115.com02(1).pdf

Vedi newsUCIPEM n. 673, 29 ottobre 2017, pag.27

I parametri degli assegni di mantenimento e divorzile

Giorgio Jachia, Coordinatore Prima Sezione Civile – Tribunale di Salerno.

www.ilcaso.it/articoli/fmi.php?id_cont=955.php

file:///C:/Users/Giancarlo/Downloads/955.pdf

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POLITICHE PER LA FAMIGLIA

Mondiale dei figli: la Francia batte l’Italia 800mila a 474mila

Tasso di natalità ai minimi storici, poca attenzione del Governo e delle istituzioni a politiche strutturali che favoriscano la natalità, a vantaggio di misure intese come contributi assistenziali e di contrasto alla povertà.

Mondiale dei figli, Francia 800mila, Italia 474mila. Francia batte Italia 800mila a 474mila: è il risultato del fantomatico ‘Mondiale dei figli’ tra noi e il Paese transalpino. Un esito che dovrebbe far drizzare le antenne alle nostre istituzioni di governo. Perché la famiglia è in crisi e sotto attacco.

Il grido di allarme è stato lanciato dal presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte, Adriano Frascaroli, nel corso di un convegno organizzato a Torino dal Partito Democratico. Frascaroli precisa subito la questione: “Non parlo delle unioni civili – spiega – ma dell’indifferenza della politica, che solo ora, con molto ritardo e in modo non sistematico, sta iniziando a rendersi conto di una situazione grave. “

Il riferimento è al tasso di natalità, precipitato ai minimi storici, con 12mila nascite in meno, nel 2016, rispetto all’anno precedente, per un totale di 474mila nuovi bambini. Poco più della metà di quelli venuti alla luce oltralpe, dove tuttavia – dopo anni di interventi di sostegno alla famiglia, la media ha raggiunto i due figli per donna. Ma la Francia, spiega Frascaroli, “spende per le politiche familiari il 3% del Pil. L’Italia meno dell’1%. Mancano misure che assicurino una compatibilità lavoro-famiglia. E i prodotti per l’infanzia da noi costano dal 30% al 50% in più che in molti Stati esteri”.

Il presidente del Forum Famiglie piemontese aggiunge che anche i pochi aiuti che restano “sono vissuti come contributo assistenziale e misure di contrasto alla povertà. Servirebbe invece un piano strutturato, una risposta di sistema” che sappia discriminare, ad esempio, tra un bonus bebè ancora a rischio riconferma e gli “incentivi a chi cambia il televisore o ristruttura il giardino”.

News Ai. Bi. 17 novembre 2017 Fonte: Famigliacristiana.it

www.aibi.it/ita/mondiale-dei-figli-la-francia-batte-litalia-800mila-474mila

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Il titolare dei trattamenti è Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali Onlus – 20135 Milano-via S. Lattuada, 14. Il responsabile è il dr Giancarlo Marcone, via Favero 3-10015-Ivrea

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