newsUCIPEM n. 590 –27 marzo 2016

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Unione Consultori Italiani Prematrimoniali E Matrimoniali

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“Notiziario Ucipem” unica rivista ufficiale – registrata Tribunale Milano n. 116 del 25.2.1984

Supplemento on line               Direttore responsabile Maria Chiara Duranti.

Direttore editoriale Giancarlo Marcone

Le “news” gratuite si propongono di riprendere dai media e inviare informazioni, di recente acquisizione, che siano d’interesse per gli operatori dei consultorifamiliari e quanti seguono nella società civile e nelle comunità ecclesiali le problematiche familiari e consultoriali.

Le news sono così strutturate:

  • Notizie in breve per consulenti familiari, assistenti sociali, medici, legali ed altri operatori, responsabili dell’Associazione o dell’Ente gestore con note della redazione {…ndr}.
  • Link a siti internet per documentazione.

I testi, anche se il contenuto non è condiviso, vengono riprese nell’intento di offrire documenti ed opinioni di interesse consultoriale, che incidono sull’opinione pubblica. La responsabilità delle opinioni riportate è dei singoli autori, il cui nominativo è riportato in calce ad ogni testo.

Il contenuto di questo new è liberamente riproducibile citando la fonte.

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ADOZIONE                                      Perché in Italia è così difficile adottare un bambino.

Leggi Adozioni, quale riforma?

ADOZIONI INTERNAZIONALI    Riaprono le adozioni in Bolivia.

Adozioni dell’Istituto La Casa di Milano

AFFIDO CONDIVISO                          La bigenitorialità è un diritto del minore.

Separazione: quando si perde l’affidamento condiviso?

Carcere per il padre che ignora completamente la figlia.

C. I. S. F.                                           Newsletter Cisf n. 5/2016, 23 marzo 2016

COMITATO PER LA BIOETICA   Mozione su Maternità surrogata a titolo oneroso.

D’Avack (Cnb) “in contrasto con i principi bioetici fondamentali”

C. A. I.                                              In aprile la CAI pubblicherà i dati sul 2014 e 2015

Consultori Familiari UCIPEM       Belluno.L’intervento del dr Franco Da Ronch, psicoterapeuta.

Milano 1. Il calendario delle iniziative con i gruppi.

                                                                       È online il n. 1 aprile 2016 della rivista La Casa.

Pisa. Genitori e figli, vedersi da prospettive diverse.

Treviso- Amar(si) da grandi.

Viadana. Il consultorio cresce. Oltre 100 casi in un anno.

DALLA NAVATA                            Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore-anno C-27 marzo

EMBRIONE                                      Italia: la Consulta boccia la sperimentazione sugli embrioni.

La Corte Costituzionale salva l’embrione.

NULLITÀ DEL MATRIMONIO     Impotentia coeundi.

OMOGENITORIALITÀ                  Adozione del papà sociale di bimbo nato da maternità surrogata.

POLIGAMIA                                                Nel nostro Paese vivono almeno 20mila poligami.

SEPARAZIONI                                 Separati, ma senza litigare le regole d’oro dei tribunali.

Gassani “Le scenate più violente? Per il cane di famiglia”.

SCIENZA & VITA                           Plaude alle conclusioni della consulta sulla tutela degli embrioni.

WELFARE                                        Famiglia: guida a tutte le agevolazioni 2016

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Giubileo della Misericordia nella Diocesi di Milano

L’ arte sacra di Antonio da Tradate (1465-1511)

Il monumentale affresco del pittore raffigurante la Crocifissione, collocato originariamente sul muro esterno di una casa di Campagnano, da cui fu strappato nella seconda metà degli anni Sessanta (oggi è conservato presso il Palazzo Municipale di Luino).

L’affresco mostra Gesù crocefisso davanti alle mura della città di Gerusalemme. Ai lati ci sono Maria, affranta dal dolore, e san Giovanni che si porta la mano al volto, mentre la Maddalena inginocchiata abbraccia la croce. Dalle ferite di Cristo scorre copioso il sangue che due angeli in volo raccolgono nei calici con evidente richiamo all’Eucarestia.

www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/l-arte-sacra-di-antonio-da-tradate-1.125567?localLinksEnabled=false

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ADOZIONE

Perché in Italia è così difficile adottare un bambino.

Oltre 10.000 richieste, meno di 3.000 minori che trovano una famiglia. No, il nostro non è un Paese per aspiranti genitori. I motivi? Costi, controlli, iter infiniti e una riforma di legge ancora in stand by. Per gli esperti, però, una via d’uscita c’è. Di tutto ciò si parla in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato sul settimanale Donna Moderna a firma della giornalista Natascia Gargano.

            «E’ un primo passo importante, ma non basta». Dopo il via libera alla legge sulle unioni civili, la senatrice Monica Cirinnà ha annunciato l’intenzione del governo di rivedere le norme sulle adozioni. Non solo per permettere la step child adoption (la possibilità di riconoscere il figlio del partner), ma per migliorare un percorso che, oggi, è talmente pieno di ostacoli da far perdere la speranza a migliaia di aspiranti genitori: secondo i dati del dipartimento per la giustizia minorile, solo 1 coppia su 4 “ce la fa” e il numero delle famiglie disponibili ad accogliere un bambino è in sensibile calo. Vediamo perché.

Quanti sono i bambini adottati e perché sono diminuite le richieste? «Gli stranieri adottati nel nostro Paese nel 2014 sono stati 1.969, provenienti principalmente da Russia, Etiopia, Polonia, Brasile, Colombia, Cina» dice Paola Crestani, presidente del Ciai, il Centro italiano aiuti all’infanzia. «Gli italiani che hanno trovato una casa sono stati 1.072». Numeri “piccoli” in confronto alle richieste: nel 2014 circa 10.000 coppie hanno fatto domanda di adozione. «Ma erano il doppio 10 anni fa» dice l’esperta. «Andare all’estero costa e la crisi da noi si è fatta sentire. Di contro, la situazione economica in molti Paesi è migliorata, col risultato che spesso i minori sono ragazzi grandi o problematici che non tutti sono disponibili ad accogliere». Non solo. «In Italia ci sono 5.430.000 coppie coniugate senza figli: 70.000 si rivolgono alla fecondazione assistita e appena 9.000 portano a termine la gravidanza» dire Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini. «Possibile che le altre non vogliano diventare genitori? Più probabile che rinuncino ad affrontare il percorso adottivo, visto come una lunga e costosa via crucis».

            Quali sono i tempi per l’adozione e come si potrebbe accorciarli? «Le coppie sposate da 3anni o che tra matrimonio e convivenza abbiano raggiunto questo periodo possono fare domanda di adozione al tribunale per i minorenni» spiega Paola Crestani, presidente del Ciai. «Quella nazionale è rinnovabile dopo 3 anni ma non sempre va in porto. Per l’internazionale si fa una richiesta di idoneità al tribunale, quindi ci si rivolge a uno dei circa 60 enti autorizzati per avviare le pratiche all’estero». Ricevuto l’ok del tribunale, l’attesa può durare anche 4 anni. «Non dipende da noi ma dal Paese scelto» dice Paola Crestani. «Per dimezzare i tempi bisognerebbe rendere perentori i termini per ricevere la dichiarazione di idoneità: oggi serve più di 1 anno, ma la legge parla di 6 mesi e mezzo».

            Quanto costa adottare e chi aiuta economicamente le famiglie? «Per la nazionale le procedure sono a carico dello Stato» risponde Paola Crestani. «Per l’internazionale il costo è sulle spalle della coppia e arriva anche a 30.000 euro. La famiglia può detrarre il 50% delle spese ma non basta: fino al 2011 erano previsti altri rimborsi per viaggi e pratiche, sarebbe utile rinnovarli» Marco Griffini di Ai.Bi. suggerisce di snellire le procedure ed eliminare il passaggio in tribunale: «Siamo l’unico Paese europeo a farlo, è inutile e costoso. La famiglia non va selezionata da un giudice ma accompagnata al percorso adottivo dai servizi sociali e dagli enti autorizzati».

            Come mai non funziona la banca dati nazionale dei minori adottabili? «Solo 8 tribunali su 29 sono informatizzati» dice il presidente di Ai.Bi. «L’inadempienza dura da 15 anni con il risultato che se a Palermo c’è una bambina 12enne dichiarata adottabile e nessuna famiglia disponibile, la coppia di Milano che avrebbe accolto quella piccola non sa che esiste. Se la banca dati fosse operativa, si potrebbero incrociare aspiranti genitori e minori di città diverse».

            Tutti i bambini italiani adottabili trovano una casa? «No, circa 350 su 1.400 non vengono adottati» dice Marco Griffini di Ai.Bi. «Ci sono poi i 19.245 minori tolti alla famiglia che vivono in comunità. Il sistema li fa restare per anni in assistenza piuttosto che affrontare un processo che tolga la patria potestà ai genitori. Per questo sarebbe utile introdurre la figura dell’avvocato del minore, che curi il loro destino dal momento dell’allontanamento dalla famiglia». Aggiunge Paola Crestani del Ciai: «La legge prevede l’ascolto del bambino soltanto quando ha più di 12 anni. Secondo noi deve essere sentito sempre. E va rivisto anche l’affido, che coinvolge 15.000 piccoli e spesso è sine die. Dovrebbe essere una forma temporanea di protezione, durare 2 anni con un solo rinnovo, e poi si deve passare all’adozione».

            Cosa cambierà con la riforma della legge? «Il governo è al lavoro, ma è presto per sapere le modifiche» dice Marco Griffini. «Aprire ai single e ai genitori con età superiore ai limiti stabiliti dalla legge agevolerebbe l’adozione dei minori con bisogni speciali». Oggi la differenza minima tra figlio e genitore deve essere di 18 anni, la massima di 45 anni per uno dei coniugi, di 55 per l’altro. «La nuova legge dovrebbe migliorare i controlli degli Enti autorizzati» dice Paola Crestani «e garantire il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, che fa capo alla presidenza del Consiglio e non si riunisce dal giugno del 2014». Per Marco Griffini si potrebbe «affidare questa commissione al ministero degli Affari esteri, così da favorire i rapporti bilaterali con gli altri Paesi e aumentare le possibilità di accoglienza

Ai. Bi.  24 marzo 2016                                                          www.aibi.it/ita/category/archivio-news

 

Leggi Adozioni, quale riforma?

            Chi si occupa ogni giorno di adozioni ha molto da dire nell’ambito del dibattito sulla riforma della legge 184\1983. Qui una raccolta dei primi materiali prodotti, a partire dalla proposta in sei punti elaborata da VITA a giugno 2014. Riportiamo la versione integrale dell’articolo pubblicato da Vita lo scorso 10 marzo 2016 a firma di Sara De Carli.

            Chiara Saraceno è una sociologa. Lavora sulla famiglia, sostiene che la famiglia naturale non esiste e si è inventata il termine “famiglia caleidoscopio” per descrivere le famiglie attuali. È una che un tempo avremmo detto “di sinistra”, si è sempre schierata in favore dei diritti delle famiglie arcobaleno, e anche oggi ritiene che consentire le adozioni solo alle coppie eterosessuali sposate sia anacronistico, come ha scritto qualche giorno fa su Repubblica, poiché “ciò che interessa è la capacità genitoriale, che non è né garantita né particolarmente concentrata tra chi si sposa e neppure determinata dall’orientamento sessuale”. La professoressa Saraceno è fra i personaggi pubblici che si sono esposti in questi giorni per dire che la fretta e l’ideologia, sul tema adozioni, è cattiva consigliera.

            Certo, i tempi sono lunghi, gli assistenti sociali e gli psicologi sono più o meno simpatici e preparati, ci sono tanti minori in istituto, ma ricordiamoci – dice la professoressa – che semplificare per semplificare non risolve questi problemi. Molti dei minori che sono in istituto nemmeno sono adottabili e molti ci restano per mancanza di genitori disponibili: perché sono disabili, troppo grandi, con esperienze negative alle spalle, più difficili da integrare in famiglia. “Nessun fai da te lasciato alla libera iniziativa di aspiranti genitori adottivi e agenzie private come negli Usa”, sottolinea la professoressa, poiché “l’adozione non è, non può essere, solo l’esito di scelte individuali anche motivate da generosità e disponibilità all’accoglienza”. Nel dibattito che si è avviato sulla riforma della legge 184\1983– dice – “si mescolano motivazioni e obiettivi diversi. Essi andrebbero esplicitati e tenuti distinti, a partire da una premessa importante: la legge italiana è una buona legge, anzi una delle migliori per quanto riguarda le garanzie che offre nella selezione dei potenziali genitori adottivi e nell’abbinamento tra questi e il bambino da adottare”.

            Ecco, il termine usato dalla professoressa – “selezione” dei potenziali genitori – già è una parola che segna la discussione, poiché Marco Griffini, presidente di AiBi, sostiene da anni che il cambiamento dovrebbe essere proprio da una cultura della selezione a una cultura dell’accompagnamento. Le visioni su come la legge 184\1983 dovrebbe cambiare, con quali emergenze e con quale architettura (si pensi al dibattito attorno alla CAI), anche fra gli addetti ai lavori, sono molto differenti. Nell’aria si annusa persino un cambiamento radicale della stessa impostazione delle adozioni in Italia: cosa disegna la proposta di legge per l’istituzione di un’Agenzia Italiana per le Adozioni Internazionali, avanzata il 25 febbraio 2016 dall’onorevole Anna Rossomando, il cui testo al momento non è disponibile?

Proposta di legge 3635: Anna Rossomando: Istituzione dell’Agenzia italiana per le adozioni internazionali (da assegnare)                   www.camera.it/leg17/126?tab=1&leg=17&idDocumento=3635&sede=&tipo=

E cosa il ripetere che «le adozioni le fa la Cai, non gli enti»? Parliamone. Che la legge 184\1983 presenti delle criticità lo si dice da tempo, cogliamo l’occasione di questa attenzione politica per migliorare ulteriormente la legge, con l’intento di dare ai bambini e ai ragazzi il migliore contesto di crescita possibile.

VITA già nel giugno 2014, poco dopo l’inizio del mandato della dottoressa Della Monica, che nell’occasione aveva rilasciato una approfondita intervista, aveva elaborato una proposta in sei punti, incentrata più sulle adozioni internazionali. Saranno punti da aggiornare, ci sarà da aggiungere una riflessione più puntuale sulle adozioni nazionali, ma lo riproponiamo come punto di partenza.

            Chi si occupa ogni giorno di adozioni sta producendo in questi giorni molti materiali importanti. Ci sono i dieci punti individuati dal Ciai; il dossier del Care, che sta lavorando sui social con l’hashtag #adozionisostenibili, ovviamente mettendosi dal punto di vista delle famiglie; ci sono le associazione del Forum Famiglie che già in pieno dibattito sul ddl Cirinnà avevano proposto un seminario dal titolo “C’è il diritto del figlio, non il diritto ad un figlio”; c’è Anfaa che ha aperto una nuova sezione sul proprio sito, dicendo che «siamo distanti dalla posizione di coloro che vorrebbero un’adozione “più veloce e senza regole”, un’adozione che non abbia quale presupposto fondante la dichiarazione di adottabilità del bambino e l’idoneità della coppia; l’adozione “fai da te”, che non passa dal Tribunale per i minorenni, ma che viene gestita da non meglio precisate autorità amministrative». Trovate tutti i materiali in allegato, come punto di partenza, per una riflessione approfondita: chi lavora in questo settore ha molto da dire alla politica, facciamoci sentire!

            Ai. Bi. 22 marzo 2016                                               www.aibi.it/ita/category/archivio-news

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ADOZIONI INTERNAZIONALI

Riaprono le adozioni in Bolivia

Il 26 febbraio 2016 è stato firmato l’Accordo Marco in materia di adozione internazionale tra lo Stato Plurinazionale di Bolivia e l’Istituto La Casa. Grazie al riaccreditamento, l’Istituto La Casa è quindi di nuovo operativo in questo Paese e sarà ora possibile, per le coppie che desiderano accogliere un bambino boliviano, presentare domande adottive.

I rapporti l’Ente con le autorità boliviane e la conoscenza di questo Paese sono di lunga data: l’accreditamento dell’Istituto La Casa in Bolivia risale infatti al 1989.

Per maggiori informazioni sulla possibilità di presentazione di nuove domande e sull’iter adottivo in questo Paese, è possibile contattare il Servizio Adozioni, fissando un incontro personale/di coppia, oppure partecipando agli “Incontri informativi” gratuiti, nella sede più vicina a voi.

Per informazioni contattare adozioni@istitutolacasa.it

www.istitutolacasa.it/showPage.php?template=news&id=122&id_field=news-eventi

 

Adozioni dell’Istituto La Casa di Milano

29 bambini adottati nel 2015, 47 bambini adottati nel 2014, 34 bambini adottati nel 2013, 45 bambini adottati nel 2012, 66 bambini adottati nel 2011, 68 bambini adottati nel 2010, 65 bambini adottati nel 2009, 49 bambini adottati nel 2008.

            Corsi e gruppi                        www.istitutolacasa.it/showPage.php?template=istituzionale&id=7

Percorsi dell’adozione           www.istitutolacasa.it/showPage.php?template=istituzionale&id=9

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AFFIDO CONDIVISO

La bigenitorialità è un diritto del minore.

Corte di Cassazione, prima Sezione civile, sentenza n. 3331, 19 febbraio 2016.

La bigenitorialità, quale diritto del minore, connessa con l’affidamento condiviso, deve essere tutelata mediante il collocamento prevalente del figlio presso il genitore che è in grado di garantire il rispetto della figura dell’altro genitore.

avv. Renato D’Isa      21 marzo 2016                                              sentenza

http://renatodisa.com/2016/03/21/corte-di-cassazione-sezione-i-sentenza-19-febbraio-2016-n-3331-la-bigenitorialita-quale-diritto-del-minore-connessa-con-laffidamento-condiviso-deve-essere-tutelata-mediante-il-colloca/

 

Separazione con figli minori: quando si perde l’affidamento condiviso?

Sono tanti, purtroppo, i contesti conflittuali di separazione o divorzio, che rendono di conseguenza tale anche la contesa sui figli da parte dei genitori.

Impedire al padre di vedere i figli: cosa comporta? Il genitore, ad esempio la madre, che mette in atto comportamenti finalizzati ad impedire ai propri figli di vedere il padre o a mettere quest’ultimo contro i figli stessi, sono considerati causa di perdita dell’affidamento.

Sindrome di alienazione parentale o genitoriale: cos’è? La Sindrome di alienazione parentale o genitoriale (PAS – Parental Alienation Syndrome), nonostante sia ancora in corso nella comunità scientifica un aperto dibattito sulla sua natura, attualmente non viene considerata un disturbo psicologico classificabile tra le sindromi o le malattie accertabili clinicamente.

Affidamento condiviso: quando si perde? Ciò nonostante, è parere dei giudici che sussista un dato di fatto, e cioè che la figura genitoriale responsabile di assumere atteggiamenti prepotenti e prevaricanti finalizzati esplicitamente ad incrinare il legame e la frequentazione tra i figli e l’altro genitore, viene a perdere l’affidamento condiviso. Segue questa direzione la rilevante sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che, sulla scia del giudizio in primo grado del Tribunale di Cosenza, ha convalidato la sussistenza di un comportamento da parte della madre finalizzato ad escludere la figura paterna dalla vita dei figli. In tal caso, il comportamento materno dannoso viene a costituire l’esercizio di una responsabilità genitoriale che si trova manifestamente in contrasto con l’interesse dei figli; per questa ragione è stato considerato meritevole dell’esclusione con l’affidamento ad un solo genitore, ossia il cosiddetto affidamento esclusivo.

Separazione e divorzio: quali diritti hanno i figli? In contesti di separazione o divorzio i figli hanno diritto a mantenere rapporti validi e significativi con entrambe le famiglie a cui appartengono i genitori. Questo comporta che il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto regolare, permanente ed equilibrato con ambedue i genitori, conservando rapporti altrettanto rivelanti con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale, applicandosi il cosiddetto diritto alla bigenitorialità.

Affidamento esclusivo: quando scatta? Il giudice, di norma, opta per l’affidamento esclusivo nel caso in cui sussistano principalmente due condizioni:

1) l’affidamento condiviso risulterebbe, da un punto di vista oggettivo, pregiudizievole per il minore;

2) un genitore dimostra di essere palesemente inidoneo o incapace ad assumersi il compito di cura nei confronti dello stesso minore.

Va precisato che questo secondo contesto si manifesta quando sussiste una grave inidoneità educativa da parte del genitore, o di una sua condotta di vita pericolosa o ancora qualora vi sia l’aperto rifiuto da parte del minore di mantenere rapporti con il genitore in questione. Se, tuttavia, un simile rifiuto dovesse essere derivato dall’atteggiamento influenzante dell’altro ex coniuge, l’affidamento esclusivo è a favore del coniuge “respinto”.

Separazione e divorzio: le inadempienze dell’ex cosa comportano? Attenzione, però, perché la sussistenza di contesti di conflittualità tra genitori non implica di per sé la scelta dell’affidamento esclusivo, dal momento che i giudici sono comunque tenuti a prendere in considerazione anche quella dell’affidamento condiviso. Purtroppo, però, non sempre le cose vanno in questo modo: su circa 89mila separazioni, infatti, ben il 35% degli ex coniugi non rispetta gli accordi sulla gestione dei figli minori già entro i primi 6 mesi dal momento del provvedimento. La legge, in caso di inadempienze da parte di uno dei due ex coniugi, fa sì che il giudice abbia la possibilità di imporre una sanzione ogni qualvolta dette inadempienze vengono reiterate. Tali violazioni non attengono al mancato versamento dell’assegno di mantenimento, ma alla cura ed alla gestione dei figli minori.

Ne sono esempi piuttosto comuni, il caso dell’ex marito che con regolarità riporta i figli alla madre in ritardo (in questo caso il giudice può imporgli una multa), l’ex marito che va in vacanza con la nuova compagna evitando di portare con sé anche i figli (anche in questo caso può scattare la multa), o ancora l’ex moglie che non permette di prelevare i figli nei giorni di spettanza del padre senza motivazioni fondate (sempre di multa si tratta).

                        Redazione       leggi oggi        24 marzo 2016

www.leggioggi.it/2016/03/24/separazione-figli-minori-quando-si-perde-laffidamento-condiviso

 

Carcere per il padre che ignora completamente la figlia.

Corte di Cassazione, sesta Sezione penale, sentenza n. 12283, 22 marzo 2016

A nulla vale per la Cassazione la depressione o la disoccupazione dell’uomo. L’impossibilità di far fronte gli obblighi familiari deve essere assoluta. La depressone o la disoccupazione non salvano il padre che viola gli obblighi di assistenza verso la figlia minore dalla condanna per il delitto di cui all’art. 570 c.p. Per escludere la responsabilità, infatti, “l’impossibilità di far fronte agli adempimenti sanzionati” dalla disposizione penale “deve essere assoluta e costituire una situazione di persistente, oggettiva, incolpevole indisponibilità di introiti”. Ad affermarlo è la Cassazione, con la sentenza allegata, respingendo il ricorso di un padre condannato nel merito per aver fatto mancare i mezzi di sussistenza alla propria bambina, non corrispondendo, contravvenendo così a quanto impostogli dal tribunale, le 400 euro mensili e il 50% delle spese scolastiche, mediche e ricreative.

            A nulla valgono le doglianze dell’uomo, secondo il quale la corte territoriale avrebbe trascurato le risultanze probatorie da cui emergevano le sue condizioni economiche e di salute, nonché i seppur parziali contributi al mantenimento della bambina. Per gli Ermellini, infatti, per sottrarsi alla sua responsabilità l’imputato aveva “l’onere di allegare gli elementi dai quali – potesse – desumersi la sua impossibilità di adempiere alla obbligazione” e non già la mera dimostrazione di una “flessione degli introiti economici o la generica allegazione di difficoltà”. Nel caso di specie, invece, come correttamente evidenziato dalla corte distrettuale il ricorrente è risultato “uomo giovane e sano (meramente asserita risulta la depressione che lo avrebbe colto)” e le “contenute dazioni (peraltro non provate) di denaro o altri beni alla figlia non integrerebbero comunque l’adempimento richiesto”. Né tanto meno sono stati ritenuti sussistenti elementi di valutazione positiva, considerato che l’imputato “ha pressoché ignorato la figlia non corrispondendo mai nulla per lei”. Per cui ricorso rigettato e condanna confermata a 3 mesi di reclusione e 400 euro di multa.

Marina Crisafi – newsletter. StudioCataldi.it          24 marzo 2016

www.studiocataldi.it/articoli/21501-carcere-per-il-padre-che-ignora-completamente-la-figlia.asp

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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI FAMIGLIA – CISF

Newsletter Cisf n. 5/2016, 23 marzo 2016

 

www.stpauls.it/newsletter/cisf/2016/marzo/05/index.html

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COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA

Mozione su Maternità surrogata a titolo oneroso

                                                           Presidenza del Consiglio dei Ministri

In data 18 marzo 2016 è stata approvato da parte del Comitato Nazionale per la Bioetica riunito in seduta plenaria il documento “Mozione su Maternità surrogata a titolo oneroso”. Il CNB, che si è espresso più volte contro la mercificazione del corpo umano (Mozione sulla compravendita di organi a fini di trapianto 18 giugno 2004, Mozione sulla compravendita di ovociti 13 luglio 2007, parere sul Traffico illegale di organi umani tra viventi 23 maggio 2013), ritiene che la maternità surrogata sia un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio sottoposto come un oggetto a un atto di cessione.

Il CNB ritiene inoltre che l’ipotesi di commercializzazione e di sfruttamento del corpo della donna nelle sue capacità riproduttive, sotto qualsiasi forma di pagamento, esplicita o surrettizia, sia in netto contrasto con i principi bioetici fondamentali che emergono anche dai documenti sopra citati.

Il Comitato si riserva infine di trattare l’argomento della surrogazione di maternità, anche senza corrispettivo economico, in uno specifico parere più ampio e articolato. Il testo integrale verrà pubblicato sul sito istituzionale del Comitato entro la fine del mese.

Comunicato stampa               18 marzo 2016                       novità

http://presidenza.governo.it/bioetica

 

D’Avack (Cnb), “commercializzazione e sfruttamento in contrasto con i principi bioetici fondamentali”

Non è accettabile nessuna forma di commercializzazione del corpo della donna e del bambino: così si è espresso il Comitato nazionale per la bioetica in una mozione approvata pochi giorni fa. Per il Cnb la maternità surrogata a pagamento è “un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio”. Ci spiega il perché Lorenzo d’Avack, presidente vicario del Cnb, che ricorda: “Si ragiona in una visione individualistica relativa solo a chi corrisponde e a chi dà, ma c’è un terzo che non viene contemplato: il bambino.”

            Il Comitato nazionale per la bioetica ha approvato il 18 marzo scorso il documento “Mozione su maternità surrogata a titolo oneroso”. Nel testo della nota con cui lo stesso Cnb ha dato la notizia è esplicita la bocciatura di ogni forma di mercato del corpo della donna e del bambino. In attesa di leggere il testo integrale della mozione, che sarà pubblicato a fine mese, facciamo il punto con Lorenzo d’Avack, presidente vicario del Cnb e professore ordinario di filosofia del diritto all’Università di Roma Tre.

            Presidente, qual è la ratio di questa mozione? Perché il Cnb ha sentito il bisogno di esprimersi su questo tema?

In questo periodo si è discusso anche troppo del problema del contratto di maternità nell’ambito del dibattito sulle unioni civili e la stepchild adoption. Nel nostro Paese il contratto di maternità è vietato dalla legge 40\2004 e anche la Corte Costituzionale, pur avendo dato il via libera all’eterologa, ha confermato che questo tipo di contratto è illecito. A oltre dieci anni da quando ci eravamo occupati del problema, inserito in una riflessione più ampia sulla procreazione medicalmente assistita e dove già allora ci si era espressi con una ferma condanna per la commercializzazione del corpo della donna e del bambino, il Comitato nazionale per la bioetica ha ritenuto opportuno riesaminare questa fattispecie, mandare un segnale e prendere una posizione nei confronti della maternità surrogata a titolo oneroso.

            Su quali basi avete fondato la vostra valutazione negativa?

È questa una mozione succinta, in cui si ricorda che la maternità surrogata è un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio, sottoposto come un oggetto a un atto di cessione. Le ipotesi di commercializzazione e sfruttamento sotto ogni forma di pagamento, sia esplicita sia surrettizia, sono in contrasto con i principi bioetici fondamentali. I riferimenti del parere negativo risiedono nella Convenzione di Oviedo 1997 e precisamente all’articolo 21 che stabilisce che “il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto”, e nella Carta europea dei diritti dell’uomo che dice sostanzialmente la stessa cosa.

            Nel comunicato si legge che il Cnb “si riserva di trattare l’argomento della surrogazione di maternità, anche senza corrispettivo economico, in uno specifico parere più ampio e articolato”.

Sì, la vicenda non è chiusa. Resta l’ipotesi della gestazione per conto di altri a titolo gratuito, una modalità in cui secondo alcuni non vi sarebbe null’altro che il gesto di generosità di una donna verso un’altra donna che renderebbe la vicenda più lecita. L’esempio classico che viene fatto è quello della donazione di un rene che si basa sul principio di aiutare persone in difficoltà. Dobbiamo vedere cosa uscirà dalla discussione interna su questo tema che ritengo sia la parte più stimolante per il dibattito bioetico.

            E’ arduo verificare che vi sia effettiva gratuità nella prestazione.

Di pratiche veramente oblative ce ne sono poche. Vi sono Paesi in cui apparentemente si pone questa differenza, ma poi si prevedono dei rimborsi così rilevanti che il profitto è mascherato. Inoltre l’autodeterminazione della donna prevede la possibilità di dire sì o no, senza pressioni economiche o sociali, ma se fossero davvero nelle condizioni di farlo questo è uno scambio che probabilmente rifiuterebbero. Nessuna trasparenza ed equità possono essere garantite. C’è il rischio che si venga a creare una classe di venditori poveri e acquirenti ricchi. E poi dobbiamo chiederci: si dona che cosa? Si donano le cose che si possiedono, non le persone. Si ragiona in una visione individualistica relativa solo a chi corrisponde e a chi dà, ma c’è un terzo che non viene contemplato: il bambino. E questo implica un’ulteriore riflessione eticamente molto delicata.

            Maggiore attenzione ai bambini quindi.

Sì e anche sotto altri aspetti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sanzionato la Francia, e poi l’Italia, per aver tolto il figlio a coppie che hanno usato la maternità surrogata, perché si punirebbe anche il bambino. Bisognerebbe trovare delle sanzioni che non coinvolgano il minore.

Emanuela Vinai         SIR      22 marzo 2016

http://agensir.it/italia/2016/03/22/utero-in-affitto-davack-cnb-commercializzazione-e-sfruttamento-in-contrasto-con-i-principi-bioetici-fondamentali

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COMMISSIONE ADOZIONI INTERNAZIONALI

In aprile la CAI pubblicherà i dati sul 2014 e 2015.

            Sono finalmente in arrivo i dati relativi alle adozioni internazionali in Italia negli anni 2014 e 2015 (mai pubblicati). Lo ha annunciato ieri la presidente della Commissione Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, in un’intervista rilasciata alla fiorentina Controradio. La pubblicazione dei due report statistici avverrà «in aprile». I dati faranno un «esame della situazione per singoli Paesi, in maniera che abbia una utilità». Sono i report che mancano da due anni, per cui nelle scorse settimane è stato lanciato su twitter anche l’hashtag #fuoriidati e di cui anche all’estero è stata segnalata la mancanza: la presidente ha affermato però che non vi sia «obbligo di pubblicità» di questi dati da parte della CAI, che servono alla Commissione per orientare le proprie politiche e ha ribadito come «non è la quantità ma la qualità delle adozioni che ci deve interessare». Di pubblicazione – seppur non di obbligo – parla però espressamente l’articolo 7 comma 2 del DPR 108/2007, con il regolamento di riordino della CAI: «La Commissione, per la pubblicazione in forma anonima di dati statistici relativi alle adozioni internazionali e di informazioni sulla propria attività, si avvale del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia». Quello della mancata pubblicazione dei dati sarebbe secondo la Della Monica «un falso problema», che fa parte della «scriteriata campagna mediatica» in atto, campagna «che fa male al mondo adozioni». E ha aggiunto come i dati, avendo le adozioni una “gestazione” media di tre anni e mezzo, si riferiscono a pratiche avviate nel 2010/2012: i dati quindi «toccano pochissimo l’attività di questa Commissione», insediatasi nel 2014.

            Nell’intervista la presidente ha ripercorso le tappe della vicenda legata alla moratoria delle adozioni da parte della Repubblica Democratica del Congo, che ha tenuto fermi per più di due anni 1.500, forse 1.700 bambini attesi da famiglie di moltissimi Paesi del mondo. Della Monica rivendica un ruolo importante dell’Italia nella vicenda: «pur in pendenza di una moratoria, giustificata dalla necessità di rendere più trasparente la loro legislazione, assolutamente indispensabile perché intorno ai bambini non ci possono essere guadagni, lucri», «noi abbiamo convinto» le autorità del Congo «a costituire una commissione interministeriale che ha esaminato e sta tuttora esaminando i fascicoli delle adozioni di tutte le coppie straniere». E conferma, come già aveva fatto settimana scorsa in un’altra intervista radio, che per le coppie italiane la vicenda Congo è risolta, dal momento che questo esame «ha consentito di avere lo sblocco di tutte le procedure italiane, quindi tutti i bambini italiani – anche se italiani diventeranno quando arriveranno in Italia e sarà trascritta la loro sentenza – potranno davvero raggiungere le famiglie che li aspettano». Punti, entrambi, che paiono replicare direttamente al comunicato del sottosegretario Amendola, che settimana scorsa aveva rivendicato «il lavoro svolto dall’Ambasciata d’Italia a Kinshasa» e parlato di «un numero molto limitato di piccoli che si auspica possano essere rapidamente sbloccati e per i quali l’Ambasciata d’Italia a Kinshasa è in contatto con le autorità congolesi».

            La presidente è tornata ad adombrare opacità nel sistema italiano delle adozioni, come aveva già fatto nelle settimane scorse dagli stessi microfoni. «Forse c’era qualcuno che non aveva interesse che il Congo si sbloccasse effettivamente», ha detto la Della Monica. Gli «attacchi sono collegati al tipo di linea che questa Commissione ha inteso abbracciare: una linea di assoluta legalità […]. Forse questo non è stato gradito da qualche ente che non a caso è anche sotto inchiesta». E in diversi passaggi ha ribadito con forza l’architettura delle adozioni internazionali: «il Governo è al centro della vicenda adozioni internazionali, come funzione pubblica essenziale», «gli enti sono il braccio armato della Commissione per l’operatività nei Paesi stranieri ma agiscono sotto il controllo e la vigilanza della Commissione e devono andare in sintonia con la Commissione, anche in una linea di trasparenza e legalità». Gli enti rappresentano «il braccio armato del Governo, deve allinearsi necessariamente alle direttive che il Governo dà, attraverso una autorizzazione che il Governo dà e che può essere revocata». Quanto alla richiesta di confronto sollevata sulla stampa da alcuni enti, Della Monica ha risposto con durezza che «non potrà mai verificarsi che la CAI si possa confrontare con il suo controllato in qualche trasmissione, che giudice e imputato vengano chiamati contemporaneamente nella stesa sede».

Sara De Carli                        VITA             22 marzo 2016

www.vita.it/it/article/2016/03/22/in-aprile-la-cai-pubblichera-i-dati-sul-2014-e-2015/138732/

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CONSULTORI FAMILIARI UCIPEM

Belluno. Pubblicato l’intervento del dr Franco Da Ronch, psicoterapeuta.

Corso “Oltre i 50…”

“Oltre i 50, i cambiamenti psicologici e fisiologici che avvengono nella persona” cioè la crisi della mezza età che si lega alla menopausa nelle donne o l’andropausa negli uomini e in ogni caso si tratta di un cambiamento psicologico e fisiologico importante che gli uomini e le donne devono attraversare. Le caratteristiche psicologiche di questo cambiamento tra uomo e la donna sono diverse ma, per quanto riguarda il vissuto emotivo e psicologico cioè dell’angoscia della sofferenza che accompagna questo cambiamento, non c’è differenza.                         segue

news 21 marzo 2016                          http://www.consultorio.belluno.it/news.html

 

Milano 1. Il calendario delle iniziative con i gruppi.

Nuovo gruppo: Costruiamo la coppia-Spazio di confronto e di riflessione di gruppo sulla relazione di coppia. 5 incontri in orario serale, dal 13 aprile

www.istitutolacasa.it/showPage.php?template=istituzionale&id=7

            È online il nuovo numero della rivista La Casa! il n. 1 aprile 2016. Tra gli articoli:

  • Editoriale. Alice Calori.
  • L’avventura di Zaccheo. don Paolo Liggeri.
  • Giusto fra i giusti. Iniziativa dei ragazzi di una scuola di Catania in ricordo di don Paolo.
  • Costruire la coppia. Elena D’Eredità.
  • Solitudine come opportunità. Araba Fenice.
  • Può forse l’uomo essere un’isola? Beppe Sivelli.
  • La pace è possibile. Mary Rapaccioli
  • Disagio scolastico. Viviana Rossetti
  • Origini e nuovo legame. Jolanda Cavassini

www.istitutolacasa.it/showPage.php?template=istituzionale&id=22

                                          

Pisa. Genitori e figli, vedersi da prospettive diverse.

E arriva un giorno in cui ti chiedi se quella voce da baritono è davvero quella del frugoletto che solo poco tempo prima ti chiedeva se potevi leggergli un racconto prima di dormire. Ecco, l’adolescenza arriva senza chiedere permesso, né ai diretti interessati – i nostri figli – né ai rispettivi genitori. La relazione con i figli che vivono questa età, bella e complicata, non sempre è facile, e quindi abbiamo pensato di parlarne assieme nel Gruppo Famiglie. Non ci sarebbe piaciuto però far diventare i ragazzi “oggetto” delle nostre riflessioni, si rischiava di vedere solo la nostra prospettiva adulta, magari un po’ impaurita e diffidente. È per questo motivo che è nato il percorso “Genitori e figli, vedersi da prospettive diverse” in cui sono confluiti due cammini paralleli, uno per adulti e uno per ragazzi, che stanno affrontando gli stessi temi, ognuno a partire dal proprio punto di vista e dalla propria esperienza. Il percorso è stato organizzato dal Gruppo Famiglie, con l’AC, il MSAC, l’UCIIM, il Consultorio Familiare UCIPEM e le ACLI; una collaborazione iniziata con il passaparola e che speriamo di continuare in futuro, per offrire percorsi interessanti e qualificati a famiglie e gruppi di ragazzi della diocesi.

Il primo incontro ha affrontato il tema generale dell’età adolescente e già dai titoli faceva intravedere le “prospettive diverse”. La dottoressa Silvia Della Morte, psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare ha guidato gli adulti nella riflessione sul tema “L’adolescenza non è una malattia” a partire dalla domanda “Cosa desiderate veramente per i vostri figli?” “Che si piacciano, che siano felici, che affrontino serenamente le difficoltà della vita, che siano attrezzati per affrontare la vita, la sicurezza in se stessi, autostima, fiducia nel futuro, che incontrino Gesù, che si sentano amati, che domani diano il meglio di sé, che abbiano dei buoni amici, che non brucino le tappe, che sappiano difendersi dal male, che sappiano esprimere le proprie emozioni, che sappiano amare se stessi e gli altri, che siano buoni e generosi…”. Queste alcune risposte dei molti adulti presenti, questi i meravigliosi desideri, in altre parole il desiderio di un giovane sicuro di sé, attrezzato per il futuro, che si senta amato, che sappia incontrare il bene, che sappia discernere il male, che sappia riconoscere le proprie emozioni, che sappia gustare nel “qui e ora”… ma quanti di noi – adulti – riescono in quello che abbiamo desiderato per i nostri figli? Allora questo il primo ingrediente che ci serve nella relazione con i figli in crescita, la pazienza. Perché siamo tutti ancora in cammino!

Dal lato ragazzi, invece, il tema era “Adolescenti e felici” e l’incontro è stato un bel dialogo con Gigi Avanti, consulente familiare e scrittore di molti libri su relazioni e affettività. Gigi, in sintonia con quanto detto da Silvia Della Morte, ha ribadito che l’adolescenza non è un’età problematica, è una realtà, e siamo noi adulti che la rendiamo problematica perché siamo impazienti che finisca presto. “Ma quando cresci?!?”. Tra riflessioni, aneddoti, storie e racconti sono state due ore intense e molto partecipate dai molti ragazzi presenti.

Nel secondo incontro il tema era “Relazioni e comunicazione al tempo di WhatsApp”, insomma l’odiato/amato smartphone, fonte di eterne discussioni in famiglia. Ma di questo vi diremo nel prossimo numero.

Se intanto volete vedere i video degli incontri potete cercare su www.youtube.com il canale “Prospettive Pisa” dove sono stati pubblicati. Vale la pena spenderci un po’ di tempo! E se volete restare in contatto ed essere aggiornati sui prossimi incontri seguiteci sul profilo “Prospettive Pisa” su Facebook!

Irene Bonaccorsi                   Azione Cattolica Pisa

http://azionecattolicapisa.it/informac/2016-marzo/genitori-e-figli-vedersi-da-prospettive-diverse

www.comune.pisa.it/ucipem/index.php?page=home

 

Treviso. Amar(si) da grandi.

Il consultorio partecipa con una relazione sul tema con l’intervento di una psicologa e mediatrice familiare agli incontri “la vita(ri)comincia a cinquant’anni”, organizzati dalla rete di associazioni cittadine che collaborano con “Spazio donna”.

www.consultoriofamiliareucipem.it/siteon

 

Viadana. Il consultorio è in crescita. Oltre cento casi in un anno

Cresce l’attività del Centro di consulenza familiare Ucipem, divenuto negli anni un punto di riferimento sicuro per il benessere di famiglie e giovani generazioni. Lo conferma il bilancio dell’attività svolta dalla Onlus nel corso del 2015.

Durante l’anno sono stati seguiti 116 casi, di cui 37 “ereditati” dall’anno precedente. Le problematiche affrontate: 40 problemi di coppia, 20 problemi adolescenziali, 28 situazioni di disagio del singolo, 10 richieste di consulto per informazioni legali, 16 incontri di confronto su problematiche educative, 24 su problematiche familiari, 2 situazioni di disagio infantile e 9 consulenze psichiatriche. In vari casi è stato necessario attivare interventi su più fronti (psicologico, educativo, legale), mediante il coinvolgimento di diversi specialisti, resisi disponibili ad un lavoro di equipe per meglio rispondere alle richieste pervenute.

Nel complesso sono stati effettuati colloqui per un totale di 746 ore, cento in più rispetto al 2014. Il percorso consulenziale è completamente gratuito: gli operatori del Centro sono infatti volontari (professionisti peraltro nei rispettivi settori di riferimento). Il Ccf ha sede in via Garibaldi 52. Apre il lunedì e giovedì dalle ore 15 alle 19; ed il martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12. Riceve su appuntamento, al numero di telefono 0375 781436 o alla mail ccfviadana@libero.it.

Il primo colloquio serve ad inquadrare la problematica: gli utenti vengono poi indirizzati agli operatori più indicati per il caso in esame: consulente familiare, psicologa, psicoterapeuta, psichiatra, assistente sociale, pedagogista, consulente legale, consulente spirituale (il Centro è laico, ma la sua fondazione è di ispirazione cattolica). Possono rivolgersi ad esempio al Ccf: coppie che vivono situazioni di conflitto ed incomprensione, genitori in difficoltà nella relazione coi figli, singoli che sentono il bisogno di un sostegno in un momento di insicurezza o crisi, giovani che si trovano ad affrontare nuovi contesti affettivi e relazionali.

Il centro si mette a disposizione del territorio con altre iniziative. Recentemente è partito ad esempio il progetto “Sos-teniamoci”: incontri di sostegno psicologico per i familiari di pazienti affetti da gravi patologie. L’iniziativa si propone di collaborare in particolare coi reparti dell’ospedale Oglio-Po, ed è patrocinata dalla “Banca delle opportunità”.Nel corso del 2015, lo staff del centro si è reso infine disponibile per animare percorsi nelle scuole (dai nidi alle superiori) e negli oratori, su temi come l’educazione all’affettività e al rispetto delle regole.

R. N.   La gazzetta di Mantova                                22 marzo 2016

http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2016/03/22/news/il-consultorio-e-in-crescita-oltre-cento-casi-in-un-anno-1.13177520

http://www.ccfviadana.it

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DALLA NAVATA

Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore – anno C –27 marzo 2016.

Atti                   10, 40 «ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.»

Salmo                         118, 22 «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.»

1 Corinzi        05, 06 «Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.»

Luca                 20, 08 «Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.»

Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.

“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20160327.shtml

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EMBRIONE

Italia: la Consulta boccia la sperimentazione sugli embrioni.

La Corte Costituzionale italiana conferma il divieto di utilizzare per scopi scientifici gli embrioni non impiantati durante la fecondazione artificiale. La pronuncia della Consulta ribadisce la sovranità del legislatore in questa materia e lascia in piedi la Legge 40\2004 che stabilisce come gli embrioni possano essere sottoposti solo a sperimentazioni finalizzate alla loro crescita e non alla loro distruzione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il dott. Antonio Spagnolo, genetista, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma:

R. – Sicuramente si sposta più in là la questione della sperimentazione sull’embrione, ma non ci sono delle affermazioni chiare che indichino che l’embrione è tutelato, che l’embrione ha un valore e che quindi in futuro la sperimentazione non possa essere fatta. Siamo, quindi, leggermente contenti per il fatto che non ci sia stata una sentenza che avrebbe smantellato ulteriormente, pezzo per pezzo, come sta avvenendo, la legge 40, ma almeno su questo punto non ci sono stati motivi per ritenere giustificato il ricorso che è stato fatto. D’altra parte, la sperimentazione sull’embrione, se può essere fatta, va fatta soltanto quando è in gioco il bene di quell’embrione stesso.

D. – Quindi la posizione dell’Italia rimane a tutela della vita sin dalle sue origini. E’ una posizione legale, ma anche scientifica?

R. – La legge 40 aveva fatto queste affermazioni: aveva riconosciuto il divieto della sperimentazione sull’embrione, basandosi proprio sul valore che ha l’embrione, e la necessità quindi di non strumentalizzarlo per la sperimentazione. Rimane quindi come valore della legge, che non è scalfito per così dire dai ricorsi pretestuosi che sono stati presentati.

D. – Come vede il futuro della tutela dell’embrione come vita nascente in Italia e in Europa?

R. – Purtroppo, non sono molto ottimista, perché sempre di più le pressioni che vengono fatte spingono ad abbattere questa ultima barriera. Tuttavia credo vengano prese iniziative per mostrare, da un lato, la irragionevolezza del ritenere l’embrione diverso da ogni essere umano e, dall’altro, per mostrare che non c’è bisogno di sperimentare sull’embrione, per raggiungere determinati risultati. Questa infatti è una delle motivazioni dei fautori delle sperimentazioni: non possiamo fare a meno di sperimentare sull’embrione per curare le malattie, per fare progressi scientifici. Invece, le ricerche che continuano a essere fatte, cioè quelle di produrre per così dire cellule con caratteristiche simili a quelle dell’embrione, ma che non provengono dall’embrione, sono la strada che dovrebbe essere perseguita.

            Giancarlo La Vella    Notiziario Radio vaticana -23 marzo 2016

            http://it.radiovaticana.va/radiogiornale

 

La Corte Costituzionale salva l’embrione.

Ricorso respinto. I giudici della Consulta hanno ritenuto inammissibile la richiesta di togliere il divieto della legge 40\2004 alla ricerca sugli embrioni umani. L’embrione umano è salvo: resta vietato farne oggetto di sperimentazione e ricerca scientifica.

«La Corte Costituzionale, intervenendo ancora una volta sulla legge 40 – si legge nel comunicato diffuso dalla Consulta –, ha esaminato le due questioni di legittimità costituzionale, sollevate dal Tribunale di Firenze, relative, rispettivamente, al divieto (art. 13 della legge 40) di ricerca clinica e sperimentale sull’embrione non finalizzata alla tutela dello stesso; e al divieto (art.6) di revoca del consenso alla procreazione medicalmente assistita dopo l’avvenuta fecondazione dell’ovulo. La prima questione è stata dichiarata inammissibile in ragione dell’elevato grado di discrezionalità, per la complessità dei profili etici e scientifici che lo connotano, del bilanciamento operato dal legislatore tra dignità dell’embrione ed esigenze della ricerca scientifica: bilanciamento che, impropriamente, il Tribunale chiedeva alla Corte di modificare, essendo possibile una pluralità di scelte, inevitabilmente riservate al legislatore. La seconda questione è stata dichiarata, a sua volta, inammissibile per difetto di rilevanza nel giudizio di merito, nel quale risultava che la ricorrente aveva comunque, di fatto, deciso di portare a termine la procreazione medicalmente assistita».

            Motivazioni che chiudono definitivamente la partita e ripropongono la legge 40 come un punto di «bilanciamento» individuato dal legislatore nel suo ambito di riconosciuta «discrezionalità». «L’embrione non è semplicemente un ammasso di cellule, ma qualcosa di più che merita di essere rispettato. La sentenza della Corte Costituzionale, mantenendo in piedi il divieto di utilizzare gli embrioni congelati per fare ricerca, lo conferma». È il commento del genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

            «Le promesse della ricerca sulle cellule staminali embrionali – aggiunge – vanno ben al di là delle sue reali potenzialità. Nonostante in alcuni Paesi questa venga portata avanti già da diverso tempo non sono stati raggiunti i risultati che molti speravano. L’idea che la ricerca sulle staminali embrionali sia utile per curare malattie gravi oggi intrattabili è, a mio avviso, solo uno slogan che non trova alcun riscontro nella realtà. Mentre le cellule staminali adulte hanno portato a risultati tangibili e trasferibili in clinica, e mentre le cellule pluripotenti indotte hanno portato alla costruzione di modelli sperimentali di malattie, le staminali embrionali non hanno portato a niente. Nonostante la legge 40 sia stata fatta in pezzi in altre occasioni, mantenere intatto il divieto di fare ricerca con le staminali embrionali è, a mio avviso, un messaggio importante. Basta dare priorità a qualcosa che interessa solo una manciata di laboratori, quelli cioè che vorrebbero fare ricerca con le staminali embrionali, e dedichiamoci invece a questioni più urgenti».

            La questione. Essere umano o cavia? È su questo nodo relativo agli embrioni che la Corte Costituzionale era stata chiamata a pronunciarsi dal ricorso del Tribunale di Firenze che voleva sapere se il divieto contenuto nella legge 40 di usare gli embrioni scartati o avanzati da cicli di fecondazione e custoditi a tempo indeterminato nei freezer di cliniche e ospedali fosse legittimo o meno. La questione era nata dal ricorso di una coppia che si rivolse al centro Demetra, specializzato in fecondazione artificiale. Tra gli embrioni concepiti in vitro erano stati messi da parte e congelati quelli sui quali c’erano dubbi circa la loro integrità genetica. La coppia aveva poi chiesto che questi embrioni – vite umane individuali, che una volta impiantate sono nelle condizioni di dar vita a un bambino – fossero messi a disposizione della ricerca per comprendere le anomalie dalle quali erano affetti, scontrandosi però col divieto espresso dalla legge del 2004 sempre confermato dalla ripetute pronunce della Consulta (che si era pronunciata su altre questioni lasciando intatta la legge 40 su un punto tanto delicato).

            Aprire all’uso degli embrioni come materiale biologico utilizzabile in laboratorio avrebbe significato autorizzare di fatto lo sfruttamento della vita umana come cavia da laboratorio, pur con le migliori intenzioni del mondo, dunque violandone l’intangibile dignità. Due i fatti rilevanti dell’udienza pubblica che in mattinata aveva preceduto il verdetto della Consulta, giunto nel breve volgere di poche ore. Anzitutto i giudici avevano respinto la richiesta degli avvocati ricorrenti di ascoltare le tesi di un gruppo di scienziati capeggiati dalla senatrice a vita Elena Cattaneo e appoggiati dall’associazione radicale Luca Coscioni, favorevole alla libertà assoluta e incondizionata della ricerca scientifica senza alcun riguardo per lo statuto dell’embrione umano. Inoltre la Corte non aveva accolto la costituzione in giudizio degli avvocati della coppia – Gianni Baldini e Filomena Gallo, da sempre al fianco delle cause di matrice radicale davanti alla Corte contro la legge 40 – perché la loro richiesta era arrivata fuori tempo massimo.

            Dunque davanti ai giudici aveva parlato la sola Avvocatura dello Stato – tramite l’avvocato Gabriella Palmieri – tornata a difendere la legge 40 per conto del Governo dopo alcuni ricorsi nei quali aveva rinunciato al suo diritto-dovere. Un segnale importante, specie dopo il clamoroso e inatteso successo che l’Italia aveva ottenuto in agosto davanti alla Grande Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo che su un caso analogo – la richiesta di devolvere alla scienza embrioni ai quali aveva rinunciato Adele Parrillo dopo la tragica morte del compagno, ucciso nell’attentato di Nasiryah – aveva dato torto alla ricorrente riconoscendo l’ampio margine di autonomia dello Stato nel decidere come regolamentare la sorte dei loro embrioni.

            Una linea confermata dalla sentenza della Corte italiana. «Su questo tema è necessario ridare un ruolo centrale al Parlamento – aveva detto l’avvocato Palmieri davanti ai giudici costituzionali facendo eco a quel verdetto, non a caso atteso dalla Consulta prima di esaminare il ricorso fiorentino – perché la normativa prevede un bilanciamento di più interessi e più diritti. La questione va riportata al legislatore», che peraltro – come ha notato poi la Corte – si è già espresso con estrema chiarezza proprio tramite la legge 40. La questione, aveva aggiunto Gabriella Palmieri, tocca «tre piani che si intersecano tra loro: quello del diritto costituzionale, quello del diritto internazionale e quello della scienza. C’è chi sostiene che basti un diritto soft e chi invece in nome di un tecnoscientismo assoluto ritiene non vada disciplinato alcun profilo». Tuttavia «scienza, diritto e tecnica è un trinomio che non costituisce una scala di valori ma implica un bilanciamento che il Parlamento deve valutare».

Francesco Ognibene  Avvenire         22 marzo 2016

www.avvenire.it/Vita/Pagine/embrioni-o-cavia-la-consulta-decide.aspx

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NULLITÀ DEL MATRIMONIO

Impotentia coeundi.

Corte di Cassazione, sesta Sezione civile – ordinanza n. 5364, 17 marzo 2016

            Lui impotente, lei consapevole: matrimonio nullo. La sentenza del Tribunale ecclesiastico dichiarata efficace ed esecutiva dalla Corte di appello non è revocabile.

sentenza                Studio Sugamele                    marzo 2016

www.divorzista.org/sentenza.php?id=11628

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OMOGENITORIALITÀ

Adozione da parte del papà sociale di un bimbo nato da maternità surrogata

La Procura di Roma non impugna e la sentenza diventa definitiva.

            Pubblichiamo la sentenza del tribunale per i minorenni di Roma, depositata il 23 dicembre 2015 e resa nota solo il 21 marzo 2016, che dispone l’adozione in casi particolari da parte del padre sociale. La sentenza, che si inserisce nell’indirizzo ormai consolidato del tribunale capitolino (confermato anche dalla Corte d’appello di Roma e richiamato in forma adesiva anche dalla Corte d’appello di Milano) ha particolare rilievo, oltre che per l’accurata ricostruzione, in motivazione, della vicenda che ha condotto alla nascita del bambino, per tre particolari profili.

            Per la prima volta, la sentenza non è stata impugnata dalla Procura competente, di talché la sentenza è divenuta definitiva e si è prodotto l’effetto costitutivo della creazione di una doppia genitorialità di due persone dello stesso sesso (si tratta, ovviamente, per il genitore biologico di genitorialità piena e per il genitore non biologico, o sociale, di genitorialità con gli effetti dell’adozione in casi particolari). Per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico, dunque, un bambino viene riconosciuto figlio di due genitori dello stesso sesso, con sentenza non più impugnabile. Non potrebbe esservi segnale più vistoso del consolidamento della giurisprudenza di merito.

            In secondo luogo, si tratta, a quanto è dato sapere, del primo caso di riconoscimento in Italia della bigenitorialità di due padri. E’ certamente un esito del tutto scontato, in quanto dal punto di vista giuridico appare del tutto coerente con l’orientamento che impone di ricercare la maggior tutela possibile del minore a prescindere da ogni considerazione in ordine all’identità ed all’orientamento sessuale dei genitori. E’ dunque evidente che ciò che è stato affermato per due mamme non poteva che essere ripetuto per due padri, una volta accertata, a mezzo di indagini dei servizi sociali, la corrispondenza dell’adozione all’interesse superiore del bambino.

            Da segnalare, infine, la notazione del Tribunale con riguardo all’origine del bambino, nato in seguito ad una fecondazione eterologa mediante gestazione per altri (cd. surrogazione di maternità). Sul punto, che negli ultimi mesi del percorso di approvazione della legge sulle unioni civili ha suscitato un vivace dibattito pubblico, il Tribunale, dopo aver ripercorso con grande attenzione e sensibilità tutta la vicenda che ha condotto alla nascita del bambino in Canada, si limita a rimandare alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani che ha già chiarito come la libertà di scelta dei singoli paesi con riguardo alla regolamentazione di tale tecnica procreativa (come noto consentita in alcuni paesi aderenti, quali il Regno unito, l’Olanda, il Belgio, la Grecia; vietata in altri paesi, come la Germania, e penalmente sanzionata in altri ancora, fra cui l’Italia), non può condurre a superare la “necessità di salvaguardare il primario interesse del minore a definire la propria identità come essere umano, compreso il proprio status di figlio o di figlia di una coppia di genitori omosessuali”.

            Siamo dunque innanzi ad un nuovo decisivo passo verso il riconoscimento della possibilità giuridica di tutelare i diritti dei figli delle coppie dello stesso sesso anche in assenza di una riforma. Si conferma quanto osservato nelle ultime settimane da più parti: il cd. stralcio dell’art. 5 della Legge sulle unioni civili (la cd. stepchild adoption) consente di affermare che il Legislatore non ha voluto equiparare le unioni civili ed il matrimonio ai fini della adozione coparentale, non estendendo a questa gli effetti della cd. clausola di equivalenza di cui al comma 20 della legge, ma non impedisce in alcun modo l’applicazione dell’art. 44 lettera D della Legge adozioni che già consente di disporre l’adozione da parte del co-genitore dello stesso sesso quando ciò corrisponda all’interesse del minore. Non v’è dubbio che sul punto il Legislatore non avrebbe potuto essere più chiaro, avendo voluto dare un univoco segnale ai nostri giudici lì dove ha espressamente sancito che “resta fermo quanto stabilito e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”. Una disposizione di legge che non avrebbe contenuto normativo alcuno, poiché non ha senso che una legge statuisca che restano in vigore le leggi non incise dalla riforma, se non avesse avuto la precisa funzione di chiarire che con il menzionato “stralcio” il Legislatore (quale astratto ente creatore delle norme ed al di là delle polemiche politiche di qualcuno) non ha inteso in alcun modo fermare il lavoro già compiuto dai giudici minorili al fine di assicurare protezione all’interesse superiore dei bambini che crescono in famiglie omogenitoriali.

            Articolo 29                 21 marzo 2016          

www.articolo29.it/2016/adozione-da-parte-del-papa-sociale-nato-da-maternita-surrogata-la-procura-di-roma-non-impugna-e-la-sentenza-diventa-definitiva/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+articolo29+%28articolo29.it%29

sentenza     cliccare su sentenza del tribunale per i minorenni di Roma, depositata il 23 dicembre 2015            e attendere

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POLIGAMIA

Nel nostro Paese vivono almeno 20mila poligami.

E nessuno li punisce. L’articolo 556 del codice penale: è vietato il matrimonio con più di una persona. E il reato in questione è punito con una pena da uno a cinque anni. Eppure la poligamia in Italia non è una cosa inusuale, anzi, sembra piuttosto comune. Stime ufficiali non ce ne sono ma sarebbero almeno 20mila nel nostro Paese i furbetti del matrimonio che decidono di allargare la propria «famiglia» in barba alla legge. Un fenomeno in costante aumento che va di pari passo con la crescita dei flussi migratori, in particolare da Paesi, soprattutto musulmani, in cui l’avere più mogli è considerato perfettamente legale.

In Italia è possibile essere poligami di fatto senza violare formalmente la legge. Prendiamo ad esempio un «mister X» con più mogli al seguito. Se solo il primo dei suoi matrimoni è registrato civilmente nel nostro Paese e gli altri sono solo effetto di cerimonie religiose tenutesi all’interno di moschee italiane, tutto diventa regolare perché inesistente dal punto di vista giuridico. E il nostro «mister X» potrà continuare a tenersi l’harem in casa senza problemi. E se i matrimoni multipli fossero invece registrati regolarmente? Lo status quo può essere riconosciuto senza sanzioni.

Un precedente ha fatto giurisprudenza: era il 2003 quando il tribunale di Bologna riconobbe a due figli dello stesso padre il diritto di far arrivare in Italia le rispettive madri, prima e seconda moglie dell’uomo. Il giudice spiegò che il reato non sussisteva «essendo entrambe le nozze state contratte in un Paese che le consente». Tutto regolare quindi e tanti saluti al codice penale. Il Corano stabilisce che un uomo possa avere fino a quattro mogli. Ma anche nell’Islam più radicale qualcuno sembra storcere il naso. Sulla rivista Dabiq, organo semi-ufficiale dell’Isis, tale Umm Sumayyah al-Muharajirah, conosciuta per le sue posizioni estremiste e folli, si scaglia contro chi tra le jihadiste critica la poligamia. La fanatica, una che ha definito «prostituta» Michelle Obama, che giustifica i matrimoni forzati, gli stupri delle infedeli e gli abusi sulle schiave (ovviamente la schiavitù non è un problema), spiega che «fa sanguinare il cuore dei nostri salafiti l’opposizione alla poligamia, sia diretta che indiretta, che ora siede anche nel cuore di alcune ragazze che aderiscono all’insieme delle leggi della Sharia».

Anche nel califfato, dunque, la poligamia sembra scricchiolare, almeno un po’. In Italia invece, tra stratagemmi burocratici, furbate varie e sentenze di comodo, vige il liberi tutti.

Matteo Basile             Il giornale                  20 marzo 2016

www.ilgiornale.it/news/politica/nel-nostro-paese-vivono-almeno-20mila-poligami-e-nessuno-li-1237336.html

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SEPARAZIONI

Separati, ma senza litigare le regole d’oro dei tribunali.

Quando l’amore nella coppia finisce, quel che resta di una famiglia con figli è spesso solo un libro aperto nelle mani di un giudice. È una sentenza a stabilire chi, tra mamma e papà, avrà la custodia dei bambini. In quale casa dovranno stare e per quanto tempo. Ma anche quanto costerà continuare a mantenere i figli, pur vivendo separati. Ed è soprattutto su questo, su chi deve mettere mano al portafogli e perché, che si accendono in aula le liti più violente. Per ridurre scontri e discussioni, giudici e avvocati indicano la strada dell’accordo con un “decalogo” sulle spese che i genitori in fase di separazione e divorzio dovranno affrontare non vivendo più sotto lo stesso tetto. «È un argomento che crea forti tensioni tra ex coniugi e la speranza è che con queste linee guida, il più analitiche possibile, si possano recuperare uniformità di giudizio, punti fermi e serenità», commenta il presidente del tribunale di Torino, Massimo Terzi.

Gli avvocati sorvegliano, e si improvvisano psicologi. Ma quando dal tribunale si torna a casa, il lutto è spesso ancora da elaborare. Ed è in quel momento che le piccole decisioni dei tempi di pace, diventano strumento di ricatto, pregiudicando per mesi o per anni la serenità dei ragazzi. Ma la soluzione adesso arriva da una sede autorevole: nasce nelle aule di tribunale il vademecum da non trasgredire per la serenità di figli e genitori. È la strada intrapresa, da un paio d’anni a questa parte nelle principali città, da Roma a Milano, da Verona a Firenze. L’ultimo esempio è proprio Torino, dove magistrati e legali hanno siglato un accordo che ha visto un lungo lavoro d’intesa tra il presidente della sezione famiglia Cesare Castellani e la coordinatrice per i minori dell’Ordine, l’avvocato Assunta Confente.

Un protocollo che definisce cosa rientri nell’assegno di mantenimento e quali siano invece le spese “extra”. E quali di queste richiedano un preventivo accordo tra i genitori. «Hai deciso di portare il bambino a scuola di calcio? Sai che preferisco che impari a suonare il pianoforte. Io per il calcio non metto un centesimo». E il cane? Quel cucciolo scelto tutti insieme, alla vigilia di un Natale: «Non sta in casa mia, e te ne occupi tu». Anche la gita scolastica può diventare motivo di lite, così come la spesa per la mensa. Il denaro è lo specchietto per le allodole dei genitori in lotta. I figli soffrono, c’è chi assiste sbigottito, qualcuno arriva ad ammalarsi.

Nessun margine di dubbio sussiste su pranzi e cene, bollette, vestiti, medicine e il necessario per la scuola: queste voci rientrano appieno nel cosiddetto “assegno di mantenimento”. I protocolli d’intesa siglati a livello locale intervengono, invece, sugli “extra”. Come l’iscrizione scolastica (cui l’ex coniuge è obbligato a contribuire se la scuola è pubblica, mentre la scelta di una privata va concordata in anticipo). Altri esempi sono le spese per la baby sitter o la gita, che a Torino è autorizzata in automatico solo se non prevede il pernottamento. Anche le spese per gli animali domestici sono “extra”, ma contribuirvi è obbligatorio; le lezioni private, invece, devono essere scelte in due.

È in questo elenco che le città si differenziano, rispecchiando le rispettive abitudini. Se a Roma si affronta insieme la scelta della minicar, a Torino non ha bisogno di autorizzazione l’acquisto dell’abbonamento ai mezzi pubblici. Se il figlio deve prendere la patente, entrambi i genitori mettono mano al portafogli senza discutere, ma al momento di comprare il motorino la decisione (e la spesa) vanno condivise.

«Importante è aver stabilito il principio del silenzio assenso — spiega Giulia Facchini, avvocato matrimonialista di Torino — In passato i genitori che non volevano contribuire alle spese si negavano, lasciando semplicemente passare il tempo». Oggi, invece, l’accordo prevede che dopo dieci giorni dalla comunicazione, in assenza di risposta, la spesa extra sia di fatto autorizzata.

Ottavia Giustetti e Sarah Martinenghi        La repubblica 23 marzo 2016

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/03/23/separati-ma-senza-litigare-le-regole-doro-dei-tribunali25.html?ref=search

 

Gassani “Le scenate più violente? Per il cane di famiglia”

«Altro che guerra dei Roses, i divorziati italiani sono peggio. Continuano a litigare e farsi dispetti anche anni dopo essersi lasciati. Ben vengano quindi i nuovi protocolli per mettere ordine nelle contese all’ultimo euro». Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione matrimonialisti e autore di Vi dichiaro divorziati, ha visto di tutto negli anni.

Per cosa si dà battaglia? «Per vendicarsi di esse restati abbandonati, perché si vuole garantire ai figli lo stesso tenore di vita di quando si era sposati. Fatto è che ho visto molte tenersi per anni la ricevuta del viaggio di nozze, delle vacanze per dimostrare che il marito era benestante mentre lui all’improvviso annunciava rovesci finanziari per risparmiare. Tutti pronti a scatenare la finanza pur di vincere. Senza distinzione di sesso. Un giovane sardo ha portato pile di scontrini di regali ricevuti pur di ottenere dalla ex 12mila euro di assegno; alla fine ne ha avuti 4mila».

E le spese extra? «Sono quelle il cuore degli accordi, perché maggior fonte di litigi: ora, ad esempio, per mandare i figli a una scuola privata bisogna essere d’accordo, non si può più scegliere e poi obbligare l’altro a pagare». Con la regola del silenzio-assenso brutte sorprese per i distratti? «Si hanno dai 10 ai trenta giorni per rispondere all’ex coniuge e se non lo si fa sono guai. Un marito ha scritto alla moglie che voleva portare il figlio in vacanza in America: 8mila euro da dividere. La donna non ha risposto, il tribunale l’ha condannata a pagare la metà». Il cane va mantenuto? «Sì, e per gli animali ho visto contese quasi più violente che per i figli: c’è chi ha chiamato come testimoni amici e veterinari per stabilire chi dovesse tenere il cane. Ora c’è persino un disegno di legge che prevede esperti, psicologi per capire a chi l’animale vuole più bene».

            Caterina Pasolini       La Repubblica            23 marzo 2016

www.repubblica.it/cronaca/2016/03/23/news/gassani_le_scenate_piu_violente_per_il_cane_di_famiglia_-136154650

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SCIENZA & VITA

Plaude alle conclusioni della consulta sulla tutela degli embrioni soprannumerari.

“Ancora una sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge 40, ma questa volta senza ulteriori esiti ‘demolitivi’. Rigettato il ricorso presentato dal Tribunale di Firenze, resta dunque in vigore il divieto sancito dall’articolo 13, che vieta qualsiasi sperimentazione sugli embrioni umani, che non abbia ‘ finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso’. In attesa di conoscere nel dettaglio il testo della sentenza con le sue motivazioni, Scienza & Vita esprime comunque condivisione per le conclusioni raggiunte dalla Consulta in questa occasione”. Così commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.

“Le ragioni per il nostro plauso alle conclusioni di questa sentenza – indipendentemente dalle motivazioni apportate dalla Corte – risiedono essenzialmente nella conferma del riconoscimento del valore dell’embrione umano, prescindendo dalle modalità della sua generazione, e della tutela dei suoi diritti. Scienza & Vita, infatti, continua a sostenere e diffondere l’esigenza etica di rispetto, tutela e promozione di ciascuna vita umana, in ogni sua fase e condizione, compresa quella embrionale. Per la sua dignità peculiare, essa merita di essere trattata sempre come fine in sé e mai come mero mezzo per il raggiungimento di altre finalità, per quanto meritorie esse possano essere. Ancor più deprecabile, logicamente, risulta un uso strumentale della vita umana che ne causi danno o distruzione. Ciò vale anche per gli embrioni generati con la PMA ma risultati ‘difettosi’, e come tali rifiutati dai committenti. Non è eticamente accettabile che questi esseri umani in sviluppo possano essere donati per la ricerca scientifica (ovvero trasformati in ‘cavie’, danneggiati e distrutti), con la giustificazione che il fine ultimo è la guarigione di tante malattie ancora incurabili. Come si potrebbe, infatti, promuovere la ricerca del bene di qualcuno a scapito di qualcun altro? Ci sono forse vite che hanno più valore di altre? O esseri umani meno degni di tutela di altri?”

“E’ vero che per questi embrioni soprannumerari ‘difettosi’, attualmente l’unica via di sopravvivenza è la crioconservazione, condizione certamente indegna ed inaccettabile per la vita umana, tanto più se senza prospettiva di soluzione. Ma è bene ricordare che gli embrioni non si generano spontaneamente in una tanica di azoto liquido, è la libera volontà umana a costringerli in questa condizione ‘disumana’. Un processo che purtroppo continua ad espandersi, ma che non si risolve certo apponendovi sopra – come un’etichetta posticcia – la targa di ‘materiale utile alla scienza’. Sarebbe come continuare a minacciare la sopravvivenza di questi piccoli esseri umani, pensando poi di ridare valore morale a queste procedure col trasformarli forzatamente in ‘martiri’ del progresso scientifico. La bontà della scienza sta certamente nelle sue finalità, ma anche negli strumenti e nei metodi usati per raggiungerle”.

                        Comunicato stampa 23 marzo 2016

www.scienzaevita.org/scienza-vita-plaude-alle-conclusioni-della-consulta-sulla-tutela-degli-embrioni-soprannumerarinnumerari

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WELFARE

Famiglia: guida a tutte le agevolazioni 2016.

Ecco i sussidi che lo Stato offre ai nuclei familiari in difficoltà. La crisi sembra non voler terminare mai e molte famiglie si trovano in difficoltà ad arrivare a fine mese. Anche le nascite, purtroppo, sono in calo, in considerazione del timore di molti italiani di non riuscire a gestire il peso economico che una famiglia può generare. Timore che colpisce anche numerosi giovani, restii a sposarsi. Ma la famiglia è la cosa più importante che c’è e non bisogna dimenticare che, nonostante tutto, lo Stato italiano offre numerose agevolazioni per sostenerla.

            Vediamo, in breve, quali sono quelle disponibili per il 2016.

  • Bonus su utenze e tasse. Le prime agevolazioni offerte ai cittadini in difficoltà e con reddito basso sono quelle relative alle utenze e ad alcune tasse. Si pensi alla possibilità di vedersi applicato uno sconto sulla bolletta della luce e del gas della durata di 12 mesi e rinnovabile annualmente, concesso alle famiglie con Isee non superiore a 7.500 euro, elevato a 20.000 nel caso in cui vi siano più di tre figli a carico. Si pensi ancora alla possibilità di pagare in maniera ridotta la bolletta dell’acqua, concessa da alcuni Comuni in presenza di requisiti definiti dagli stessi in maniera variabile. Si pensi ancora allo sconto del 50% sul canone Telecom (e non sulle telefonate) concesso nei casi in cui nel nucleo familiare sia presente un titolare di pensione di invalidità civile, un titolare di assegno sociale, un disoccupato o una persona che abbia più di 75 anni di età e in cui il reddito familiare non superi gli euro 6.713,94. Venendo alle tasse, in alcuni Comuni sono previste riduzioni o addirittura esenzioni dalla Tari, per le famiglie a basso reddito. Anche il tanto discusso canone Rai può non essere più un problema per i cittadini che abbiano più di 75 anni di età e un reddito Isee non superiore ad euro 6.713.94.
  • Bonus per i figli. Ancora più numerosi sono i bonus indirizzati a sostenere le famiglie con figli. Iniziamo dal bonus bebè, ovverosia l’assegno corrisposto alle famiglie con Isee sino a 25mila euro e consistente in un assegno mensile di 80 euro per ciascun figlio nato o adottato negli anni 2015, 2016 e 2017. Tale beneficio dura sino al compimento del terzo anno di età del bambino cui si riferisce e il suo importo è raddoppiato per le famiglie il cui Isee non superi i 7mila euro. Un altro sussidio a sostegno della genitorialità è rappresentato dal bonus famiglie numerose, ovverosia dalla detrazione fiscale complessiva di 1.200 euro destinata alle famiglie in cui vi siano almeno quattro figli a carico. Non dimentichiamo, poi, i voucher baby sitter e asili nido, ovverosia il contributo mensile di 600 euro richiedibile dai genitori in alternativa al congedo parentale e utilizzabile per pagare la retta dell’asilo o il servizio di baby sitting.Si è ancora in attesa della family card, introdotta dalla legge di stabilità 2016 con lo scopo di permettere alle famiglie con almeno tre figli a carico di chiedere sconti su determinati beni e servizi.
  • Il bonus libri. Un’altra interessante agevolazione è rappresentata dal bonus libri, che i Comuni erogano, al ricorrere di requisiti diversi a seconda della Regione di appartenenza, alle famiglie a basso reddito per l’acquisto di libri di testo e materiale necessario ai figli che frequentano la scuola dell’obbligo.
  • La social card e l’assegno familiare. Da ultimo va ricordata la possibilità di richiedere la social card e l’assegno familiare. La prima si concretizza in un sussidio di 40 euro mensili corrisposto alle famiglie a basso reddito in cui vi sia un minore di tre anni o un adulto di età superiore a sessantacinque anni. L’assegno familiare, invece, è erogato dai Comuni ai nuclei familiari di cui facciano parte almeno un genitore e tre figli minori e il cui Isee non superi 8.555,99 euro.

Valeria Zeppilli          Newsletter giuridica  – – studiocataldi.it                   21 marzo 2016

www.studiocataldi.it/articoli/21415-famiglia-guida-a-tutte-le-agevolazioni-2016.asp

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