Violenza domestica. L’esperienza di una ostetrica

Violenza domestica.

L’esperienza di una ostetrica

 

 

 Autrice:Cristina Danielis

Chi intraprende gli studi per poter esercitare la professione ostetrica deve essere consapevole che non basta acquisire l’abilità professionale, poiché sarà messa anche di fronte a situazioni che richiedono sensibilità, pazienza, empatia. Durante il colloquio l’ascolto è fondamentale. La donna, per qualsiasi motivo si rivolga a lei, spesso esprime problematiche legate alla sua vita privata difficili da comunicare. Pensando a situazioni incontrate nella mia professione di ostetrica consultoriale, non posso dimenticare quella di Miriam (nome di fantasia). Miriam è di nazionalità marocchina, 45 anni circa, 4 figli, sposata con un uomo autoritario e manesco. Veste indumenti europei ma non abbandona il velo che nasconde i capelli e copre parte del viso. In casa comanda il marito che spesso la copre di lividi. Miriam è una donna riservata, subisce e non si sfoga con nessuno. Solo con l’ostetrica si lascia sfuggire qualche parola in più. Nel quartiere tutti sanno cosa succede in quella casa, ma nessuno parla anche perché non è l’unico caso. Anch’io non so come aiutarla. Posso solo ascoltarla, dirle che se avrà bisogno di aiuto sarò disponibile. Un giorno Miriam prende una decisione. All’insaputa del marito richiede un contraccettivo sicuro. Il ginecologo le propone la spirale (o IUD) e data la situazione le viene data gratuitamente mentre da anni la regione prevede il pagamento. Povera Miriam! Un quinto figlio sarebbe molto molto problematico. Come darle torto?

Un giorno Miriam si presenta affranta con il velo non curato come sempre, un grosso ematoma le copre guancia e mandibola. Non è più possibile tacere. Mi confronto con l’assistente sociale. Assieme parliamo a lungo con la signora preoccupata soprattutto per la sorte dei figli. Alla fine accetta di recarsi al Pronto Soccorso e di segnalare le violenze subite dal marito. Qui viene ascoltata in un ambiente riservato e parte l’iter giudiziario. Il marito viene arrestato, processato e condannato a tre anni di reclusione.

Miriam, dopo tanti anni di crudeltà gratuite, è ospitata con i figli in una comunità protetta. Dopo la sentenza potrà tornare nella sua casa e far crescere i figli con il sostentamento di lavori saltuari e l’aiuto dei Servizi Sociali.

Miriam non ha mai avuto amore ma solo percosse e miseria.

Ha dato prova di grande determinazione e coraggio denunciando un uomo che di “uomo” ha solo il nome.

 

Cristina Danielis

Ostetrica territoriale

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