.Professionalità e amore nella consulenza

 

 

Autore: Tommaso Guadagno

 

XXV Congresso Nazionale UCIPEM – Bologna, 5 maggio 2018

Se inseriamo queste due parole in internet compare la pubblicità di ristoranti, gelaterie, agenzie di viaggi e avvisi su tripadvisor.

Direi che la professionalità e l’amore sono come il sapore e il profumo, qualcosa che non si vede (è difficile da definire), ma se c’è se ne avverte subito la presenza o viceversa l’assenza.

 

 

Questo tema non l’ho scelto personalmente, poiché mi è stato assegnato, ma l’ho accolto con piacere, perché riguarda il tema / orizzonte dei valori, verso cui tendiamo e che orientano la prassi quotidiana

  • Valore innato: l’amore, come capacità di amare, che però cresce nella misura in cui lo riceviamo e lo doniamo

  • Valori acquisito: la professionalità

 

La professionalità è un insieme di capacità e qualità che distinguono il professionista dal dilettante, permettendogli di svolgere il proprio lavoro con competenza, ed efficacia. Richiede una adeguata preparazione, ma anche il desiderio di apprendere e migliorare continuamente. Non consiste solo nell’acquisizione di tecniche specifiche (formazione iniziale e permanente) e nell’abilità ad utilizzarle maturata attraverso l’esperienza (tirocinio), ma richiede una adesione – partecipazione interiore e il rispetto di un codice deontologico. È un modo di procedere competente, ma anche eticamente corretto.

 

 

È necessaria per le varie figure di volontari che operano nel Consultorio, ognuna nel suo ambito:

  • Segreteria

  • Consulenti

  • Psicologi

  • Psichiatri

  • Sessuologi

  • Ginecologi / andrologi

  • Medici

  • Avvocati

Ma anche nel monitoraggio e coordinamento dei vari servizi e nell’organizzazione:

  • Supervisioni

  • Incontri d’Equipe

  • Responsabili dei vari servizi.

Come pure nell’organizzazione generale, nella gestione e negli aspetti giuridici e amministrativi.

Cioè non è solo una qualità o esigenza richiesta ai singoli operatori, ma al Consultorio nel suo insieme.

Ma come si esprime, si manifesta la professionalità nel comportamento, concretamente nel campo operativo?

Anzitutto la professionalità non è una qualità innata, un dato di natura, ma una competenza che si acquisisce e si perfeziona progressivamente. Comporta 3 dimensioni che sono tra loro interdipendenti: la dimensione morale o etica, quella della competenza, quella relazionale.

 

  1. La dimensione morale si collega direttamente con i valori, i principi etici e le finalità della persona e dell’istituzione. Sono proprio questi valori che ispirano e orientano il comportamento del professionista, e allo stesso tempo ne permettono la verifica e l’eventuale correzione. Non solo è necessario un’adeguata consapevolezza e interiorizzazione dei valori di riferimento del proprio agire professionale, ma non è possibile – o almeno è molto difficile – collaborare in modo costrittivo e in sintonia, senza una comune base di valori condivisi.

 

 

 

 

Che sia o no iscritto ad un albo, il professionista rispetta un codice deontologico, espressione di questa base di valori condivisi. Ecco qualche citazione dal codice deontologico dell’albo degli psicologi.

  • Considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità (art. 3)

  • Rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. (art 4)

  • È tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale, con particolare riguardo ai settori nei quali opera (art. 5)

Un aspetto da tenere presente è anche l’asimmetria informativa, ovvero il divario di conoscenze specialistiche, esperienze, informazioni e retroterra culturale, che pone il professionista in una posizione di vantaggio rispetto a chi ricorre alla sua prestazione professionale, o al suo aiuto. Il professionista serio ne è consapevole, ma non ne approfitta per dominare l’altro e tenerlo in una situazione di inferiorità, cerca invece di accoglierlo e farlo sentire a suo agio, adoperando un linguaggio semplice e chiaro, comprensibile per chi ha di fronte. Si creano così le condizioni per un rapporto di fiducia reciproca, che è condizione indispensabile per una relazione di aiuto.

 

  1. La dimensione della competenza professionale o tecnica è quella che si nota più facilmente nel modo di procedere del professionista, ed è quella che consente di distinguerlo dal dilettante. Può essere considerata un’abilità acquista e consolidata, versatile e applicabile in situazioni e contesti diversi rispetto a quelli in cui è stata appresa. Richiede tutto un bagaglio di conoscenze, competenze, intuito, esperienza maturata nel lavoro e nel confronto con gli altri, creatività, capacità di comprendere, affrontare e risolvere i problemi e gli ostacoli, che si presentano. Consiste nel mettere a disposizione degli altri tutto il sapere e il saper fare, per conseguire gli obiettivi di volta in volta concordati con chi ricorre all’aiuto del professionista. Per acquistarla occorrono un’adeguata formazione teorica e pratica, impegno, passione e sacrificio.

 

Rientrano in questa dimensione alcuni aspetti importanti sia a livello del singolo consulente, sia a livello del Consultorio nel suo insieme:

  • Autodisciplina, serietà e affidabilità nel mantenere gli impegni assunti

  • Orari efficienti e ben concordati

  • Puntualità e rispetto dei tempi

  • Compostezza e decoro, aspetto esteriore curato (ma non eccentrico)

  • Assumersi le proprie responsabilità e ammettere i propri errori (invece che accusare gli altri)

  • Lasciare i drammi personale fuori la porta del Consultorio

  • Attenzione e disponibilità nel rispondere a domande e reclami

  • Ambienti accoglienti, ordinati e curati

  • Adeguata organizzazione e preparazione del lavoro personale e del lavoro comune (riunioni a scadenza fissa e regolare, con orari precisi, persona responsabile, ordine del giorno e verbale)

  • Pianificazione e programmazione concordata e anticipata delle attività

  • Comportamento rispettoso e amichevole fra collaboratori, chiarire equivoci e malintesi, astenersi da pettegolezzi, strumentalizzazioni, rivalità e competizioni, che danneggiano l’unione e la collaborazione

  • Amministrazione corretta e trasparente

  • Collaborazione con altre figure professionali e con istituzioni private e pubbliche

  • Mantenersi al passo con i tempi: aggiornamento (gli standard professionali evolvono nel tempo).

 

 La dimensione relazionale si dà spesso per scontata, ma può essere la più complessa o carente. Possiamo considerarla come un insieme di abilità sociali ed emotive, che consentono una interazione positiva ed efficace con gli altri. Richiede una buona capacità di riconoscere, gestire ed esprimere in maniera socialmente adeguata pensieri, emozioni e stati d’animo, per governare la complessità delle dinamiche interpersonali. Competenze emotive sono l’empatia, la stabilità emotiva, la capacità di rialzarsi dopo un’esperienza negativa, la padronanza di sé e il self-control, la gestione dell’ansia e dello stress: competenze che permettono di affrontare e gestire situazioni critiche o problematiche nei rapporti interpersonali, come tensione, incomprensione, conflitto, perdita.

 

Tra di esse l’empatia è molto importante nel nostro lavoro. Ci rende consapevoli di avere di fronte a noi una persona, che prima di essere un utente del nostro servizio professionale è un essere umano con i suoi problemi, i suoi desideri, i suoi valori, le sue perplessità e aspettative, che andranno attentamente ascoltati e rispettati. Il consulente mostra la sua professionalità proprio a partire dalla relazione che stabilisce con chi fa ricorso alla sua competenza e al suo aiuto, offrendo un ascolto empatico che gli permette di entrare in punta di piedi nel vissuto emotivo dell’interlocutore. È come un mondo sconosciuto e altro da sé, che il consulente è chiamato a comprendere e in cui deve entrare, facendo però attenzione a non lasciarsene condizionare o travolgere. Se ciò accedesse, si produrrebbe un serio danno per la qualità e il risultato della prestazione professionale.

Aggiungerei anche una parola sull’ottimismo e la passione per il proprio lavoro. L’ottimismo è un atteggiamento positivo che davanti alle difficoltà e ai problemi si trasforma in coraggio, tenacia, determinazione, creatività. La passione non si accontenta della sufficienza, ma punta al meglio, a risultati eccellenti, fino a considerare la propria professione come una “missione” personale, in cui avviene la piena realizzazione o attualizzazione di se stesso.

Così il professionista acquista fiducia in se stesso, sulla base di una solida autostima e di una profonda convinzione sull’efficacia del proprio lavoro. Aspetti di grande importanza nelle situazioni critiche, ma anche quando andranno affrontati obiettivi importanti per la crescita e lo sviluppo dall’attività professionale.

 

 

 

 

Il vero professionista possiede una marcia in più (situazione asimmetrica), è in grado cioè di offrire servizi e prestazioni di qualità superiore, perché non ha solo la capacità di soddisfare la domanda iniziale e le aspettative dell’utente, ma riesce anche a superarle, andando più in profondità, avviando processi di cambiamento e di crescita personale.

 

 

 

Per concludere una parola sull’amore

In effetti, ne ho già fatto cenno più volte parlando della professionalità.

Come per la professionalità, e forse ancora di più per l’amore si nota subito la presenza o la carenza.

Permettetemi un riferimento a s. Ignazio

  • L’amore va messo nei fatti più che nelle parole, 230 (se ne parla troppo, spesso a sproposito e soprattutto quando non c’è)

  • L’amore è comunicazione reciproca da cha ha a chi non ha, 231.

Possiamo riconoscere nell’amore una duplice dinamica o movimento:

  • L’amore che ci spinge fuori da noi stessi, cioè verso l’altro

  • L’amore che ci unisce.

 

Eppure sono due movimenti perfettamente congruenti nella famiglia consultoriale. È l’amore che ci tiene uniti nel servizio verso le persone e le situazioni che richiedono il nostro intervento.

Possiamo fare riferimento al canto dell’amore, che troviamo in 1Cor 13.

  • Anzitutto ci viene detto (1 – 2) che l’amore supera, trascende tutte le tecniche e le competenze

  • Che non coincide con la dedizione e la coerenza morale, perfino la più eroica (3)

  • Non viene fornita una definizione dell’amore, ma ne vengono presentati i tratti fondamentali che lo caratterizzano e permettono di riconoscerlo.

 

 

Tratti che permettono di riconoscere la presenza dell’amore sia nell’accompagnamento delle persone che usufruiscono dei nostri servizi, sia nella cooperazione e nei rapporti interpersonali fra le varie figure professionali che operano nel Consultorio.

Un solo amore su due versanti

  • Fra i volontari – all’interno della famiglia consultoriale

    • Collaborazione

    • Accoglienza ascolto e comprensione reciproca

    • Assenza di gelosie, rivalità e competizione

  • Verso gli utenti

    • Accoglienza

    • Servizio

    • Gratuità

Proprio nell’amore c’è anche la promessa e la speranza del futuro per i Consultori familiari, perché solo l’amore è fecondo

 

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