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L’intelligenza artificiale in medicina.
Aspetti bioetici
L’intelligenza artificiale si configura come l’apprendimento automatico simile alla mente umana, che include la pianificazione e cooperazione tra agenti intelligenti. In tal modo si sta realizzando il passaggio da una visione del mondo antropocentrica a una datocentrica. Occorre, pertanto, riflettere sul piano etico-antropologico sulle trasformazioni del concetto di ‘identità digitale’, poiché l’identità’ on-line’ non sempre corrisponde all’identità ‘off-line’; essa si presenta come una identità disincarnata, fluida e plurale, con scarse possibilità di controllo dell’autenticità (fake identities); anche la relazione interpersonale può subire radicali cambiamenti in rapporto ai modi di comunicare che potrebbero prescindere dalla relazione faccia a faccia.
L’intelligenza artificiale applicata in medicina può fornire delle grandi opportunità nel rapporto con i pazienti, anche se una “assistenza cognitiva automatizzata” non è esente da problemi ed interrogativi. Attualmente esistono già molteplici applicazioni dell’intelligenza artificiale finalizzate ad assistere il medico nella prevenzione e classificazione delle condizioni del paziente, nell’accertamento delle cause delle malattie, nella scelta del trattamento più appropriato, nel prevedere un trattamento specifico, riducendo l’incertezza: diagnostica, fisiopatologica, terapeutica, prognostica. E’ anche utilizzata nell’interpretazione delle immagini in quanto è in grado di riconosce segnali non sempre distinguibili dall’occhio umano.
I progressi di queste tecnologie pongono nuove sfide che devono essere esaminate criticamente e senza pregiudizi per costruire un nuovo ‘umanesimo digitale’ nel quale viene salvaguardata la dignità ed autonomia dell’uomo in una medicina ‘con’ le macchine e non ‘delle’ macchine, nella consapevolezza che la tecnologia non è ‘neutrale’ ed è, pertanto, in grado di modificare anche il rapporto tra medico-paziente.
L’enorme quantità di informazioni (Big data) con particolari caratteristichecome ilvolume – la grande quantità -, la velocità – nella loro generazione ed elaborazione -, la varietà – la diversa provenienza (computer, telefoni, ecc.) – la veracità – la loro autenticità -, il valore – la loro rilevanza e significato -, evidenziano risvolti etici riguardanti: 1. La loro ‘qualità’ rispetto all’enorme quantità; 2. La possibile imprecisione e classificazione a causa della vastità, eterogeneità, rapidità e complessità nella gestione delle informazioni; 3. La riservatezza e la questione della privacy.
Ma è tecnicamente possibile, anche se molti nutrono ancora dubbi e perplessità, che gli apporti dell’intelligenza siano migliori rispetto a quelli del medico, per cui in un futuro prossimo si potrebbe preferire la ‘sostituzione della macchina all’uomo’. Di qui la ‘delega’ di attribuire le decisioni unicamente alla tecnologia, snaturando il rapporto tra medico-paziente e la stessa relazione di cura finalizzata ad una medicina umana basata su empatia e relazione. La ‘neutralità delle macchine’ potrebbe portare alla ‘neutralizzazione del paziente’. Invece sarebbe auspicabile che grazie alle importanti conquiste dell’intelligenza artificiale si prefigurassero nuovi orizzonti e opportunità per la bioetica in vista di un più efficace ascolto e dialogo col paziente.
Armando Savignano