UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Una realtà di coppia stabile.
La presenza di una coppia stabile, costituita da due persone di sesso opposto, unite da un saldo legame sociale, è elemento essenziale sia per vivere bene la gravidanza, sia per la futura educazione ed allevamento del bambino. La presenza di un saldo legame sociale, come può essere quello del matrimonio, in tutti i popoli ed in tutte le epoche è consequenziale a questa necessità. I motivi che rendono importante una condizione di coppia stabile e quindi di famiglia solida e duratura, sia durante la gravidanza che dopo, sono numerosi:
- l’essere umano è estremamente complesso per essere educato da un solo genitore;
- in due si affrontano meglio i momenti difficili;
- la vita interiore del bambino necessita di due figure genitoriali;
- i possibili motivi di crisi o malessere possono essere più facilmente superati se, accanto al bambino, sono presenti due genitori;
- due genitori di sesso opposto permettono di introitare più facilmente una corretta identità e ruolo sessuale;
- la funzione educativa risulta più semplice quando sono presenti due genitori;
- un genitore solo ha maggiori problemi economici;
- la coppia è essenziale per una buona socializzazione del minore.
- L’essere umano è estremamente complesso per essere educato da un solo genitore.
L’uomo è l’organismo più complesso da noi conosciuto. Le sue notevoli possibilità nel linguaggio, nell’intelligenza, la sua ricca e variegata vita sociale e relazionale, la sua cultura, non possono essere sviluppate e realizzate senza l’intervento di più esseri umani, ognuno con un suo compito specifico. La madre, proprio perché portatrice di qualità particolari di tipo femminili, ha la possibilità di far crescere nel bambino, maschio o femmina che sia, quelle qualità comunicative, affettive, emotive e relazionali, proprie del genio femminile, che sono indispensabili al nuovo essere umano. Mentre un padre, se è educato e si adopera in senso maschile, così come dovrebbe, può aggiungere al patrimonio materno le sue caratteristiche virili: la forza, il coraggio, la razionalità, la coerenza, la linearità e la fermezza. Qualità che sono altrettanto utili sia ai maschietti sia alle femminucce.
- In due si affrontano meglio i momenti difficili.
Il periodo della gravidanza, e poi del parto, è spesso contrassegnato da momenti difficili, per cause organiche e psicologiche, in quanto il corpo e la mente della donna sono messi a dura prova dai numerosi e complessi adattamenti, indispensabili per ben accogliere la nuova vita che si sta formando. Soprattutto l’equilibrio interiore della madre può essere turbato a causa della maggiore fragilità emotiva, dall’ansia e dalle paure che possono sorgere nel suo animo, nel momento in cui è costretta ad affrontare questa nuova, sconvolgente esperienza e le varie difficoltà e problemi che possono sopravvenire nel corso dei nove mesi. Le sue ansie, su come procederà la gravidanza e le sue paure: di un bambino malformato, di un parto prematuro, della morte del feto, della sua morte, risulteranno notevolmente attenuate se, accanto a questa donna, vi è un uomo, padre del bambino, legato a lei da stabili vincoli sociali e di amore, capace di esserle vicino e di rassicurarla. La certezza di non essere sola in quei momenti e nei possibili frangenti che potrebbero coinvolgerla, rende la donna più serena e sicura. E questa serenità e sicurezza inevitabilmente sarà trasmessa al bambino che porta in seno. Ma anche dopo il parto, una eventuale sindrome depressiva può meglio essere prevenuta, affrontata e superata, se vi è la presenza di un uomo che sappia sostenere e confortare. Ma anche successivamente, quando bisognerà affrontare i tanti problemi materiali, sociali ed educativi la presenza di due genitori stabilmente uniti da un vincolo sociale e affettivo è fondamentale. Ci accorgiamo di ciò soprattutto quando questo legame non esiste. In questi casi è frequente osservare sia l’uomo sia la donna annaspare insicuri e scoraggiati, ogni volta che sono costretti ad affrontare un nuovo difficile evento o problema.
- La vita interiore del bambino necessita di due figure genitoriali.
Il bambino ha, nei confronti dei genitori ma anche del mondo che lo circonda, sentimenti contrastanti fin dalla nascita. Se ottiene dalla persona che lo cura e che gli sta accanto quanto desiderato in quel momento: costante attenzione, tenerezza, piacere e soddisfacimento dei suoi bisogni, egli prova amore verso questa persona. Egli è lieto di quest’amore e gode di questo sentimento positivo che appaga il suo animo e riempie il suo cuore di serenità e sicurezza. Ma se quella stessa persona, in un dato momento, per un motivo qualunque: malattie fisiche, disturbi psichici, problemi lavorativi o sociali, non è più in sintonia con lui per cui lo rimprovera, lo contrasta nei suoi desideri o non l’accontenta così come dovrebbe, questa persona assume l’aspetto di un essere cattivo, per cui nei suoi confronti è facile che egli provi risentimento e, a volte, desiderio di morte e distruzione. Ciò lo spinge a cercare comprensione e attenzione altrove. Se accanto alla sua mamma vi è un padre, in quel momento verso di lui disponibile e capace di accoglienza e cura, la sua tristezza si placa, la sua fame di gioia si sazia, il suo cuore si rasserena ed è più facile, per questo bambino, recuperare l’equilibrio interiore che è andato momentaneamente in crisi. Cosicché permane in lui una buona fiducia, apertura e vitalità interiore che lo incoraggia ad aprirsi agli altri e al mondo. Ma se ciò non gli è possibile, in quanto accanto alla madre non vi è un padre, non vi è un uomo legato a lui da vincoli di sangue e di amore, che possa accogliere e soddisfare i suoi bisogni, rimane intrappolato nei suoi desideri e pensieri negativi e conflittuali. Distruggere o odiare consciamente o inconsciamente la persona che in quel momento gli appare cattiva, è come distruggere e odiare l’unica fonte di amore, piacere e cure a sua disposizione, per cui è come distruggere e odiare se stesso ed il mondo. In tali condizioni il bambino proverà a trovare, all’esterno della famiglia o nel proprio Io, l’elemento “buono”. I limiti di questa possibile strategia e difesa sono evidenti in quanto non sempre, all’esterno della sua famiglia, vi sono persone affidabili, costantemente disponibili, presenti e a lui strettamente legati da vincoli d’amore e quindi vi è il reale rischio di avere altre delusioni che accentueranno la sua rabbia ed il suo pessimismo. Tra l’altro può essere contemporaneamente invischiato dai sensi di colpa verso il proprio genitore in quanto, la ricerca di un amore al di fuori della sua famiglia può essere vissuto come un tradimento verso la persona che, fino a quel momento, ha avuto cura di lui. L’altra possibilità: il chiudersi in se stesso, cercando nell’intimità del proprio Io l’elemento consolatore buono, lo costringe a rinunciare al sentimento di fiducia e apertura verso gli esseri umani e verso il mondo e ciò, inevitabilmente, porterà una notevole riduzione della spinta vitale e sociale e quindi lo costringerà alla chiusura e alla solitudine che non potrà che accentuare il suo malessere.
Per Bettelheim (1987, p. 204): “Questo dimostra, ancora una volta, come sia importante per il bambino avere vicino i due genitori, in modo che, quando i rapporti con l’uno sono turbati, egli possa trovare conforto nelle reazioni, fondamentalmente diverse, dall’altro, così da controbilanciare la negatività del primo genitore.
- I possibili momenti di crisi o malessere possono essere più facilmente superati se accanto al bambino sono presenti due genitori.
Sappiamo che la vita di una persona, anche la più sana ed equilibrata, subisce dei momenti di crisi per cause organiche o psicologiche. Non sono rare le malattie che possono impedire o mettere in difficoltà le capacità di cura e di attenzione di uno dei genitori, come non sono rare le problematiche psicologiche, anche momentanee o reattive a qualche evento difficile o luttuoso, che possono impedire il sereno e costruttivo rapporto con i figli. Tali malesseri fanno parte della condizione umana. La possibilità che in tali frangenti vi sia un altro o un’altra persona che sostituisca, in tutto o in parte, il genitore in difficoltà, permette al bambino quella continuità educativa e di cure di cui egli non può fare a meno.
- Due genitori di sesso opposto permettono di introitare più facilmente una corretta identità e ruolo sessuale.
Se accanto al bambino vi sono costantemente due figure genitoriali di sesso opposto, è possibile garantire al bambino una corretta identità e un adeguato ruolo sessuale. Qualità queste importanti per un buon equilibrio psichico, che gli potranno permettere di vivere serenamente i rapporti affettivi ed amorosi con l’altro sesso e, nello stesso tempo, gli daranno in futuro la possibilità di offrire alla propria donna e ai propri figli le specifiche caratteristiche maschili: forza, determinazione, coerenza, linearità; e quelle femminili: dolcezza, capacità di ascolto e di cure, comprensione, tenerezza, accoglienza.
- La funzione educativa risulta più semplice quando sono presenti due genitori.
Quando sono presenti due genitori è più facile che nelle funzioni educative si stabilisca un gioco di squadra nel quale ognuno dei due assume su di sé un compito specifico, sostenuto e aiutato dal compagno. Sapere di poter contare su un altro dà sicurezza e serenità, allontana i dubbi, le perplessità e le paure, per cui il risultato sarà sicuramente migliore che non pensando o pretendendo di assumere su di sé tutti i ruoli e tutti i compiti.
Oggi purtroppo questa esigenza viene sempre di più sottovalutata a causa della falsa, maggiore sicurezza sulle proprie capacità economiche, fisiche e psichiche, ma anche a motivo dell’eccessiva e mal riposta fiducia nei confronti dei servizi sociali che dovrebbero accompagnare la persona sola lungo il corso della sua esistenza. ‹‹Perché preoccuparsi di avere accanto a sé un uomo, il padre del bambino, quando io guadagno benissimo per cui posso tranquillamente fare a meno dell’apporto materiale di quest’uomo?›› ‹‹Perché preoccuparsi di avere accanto un uomo quando io possiedo un carattere forte e deciso per cui non avrò problemi dell’affrontare con grinta e determinazione tutte le possibili difficoltà che la vita potrà presentarmi?›› ‹‹Perché chiedere l’aiuto di un uomo quando sono certa che lo stato mi assisterà con i suoi servizi sociali, con i suoi medici e con le sue istituzioni, sia durante sia dopo la gravidanza?››
Abbiamo detto che i servizi danno una falsa sicurezza, in quanto non hanno, per loro natura, nessuna delle caratteristiche necessarie ad un compito educativo primario. Compito educativo che necessita di essere sostenuto da un legame affettivo stabile, responsabile e continuo nel tempo.
Pertanto, un genitore solo rischia di oscillare, nella quotidiana attività educativa, da un comportamento troppo rigido ad uno troppo permissivo, senza riuscire a trovare il giusto equilibrio in quanto è attanagliato dal dubbio e dall’incertezza di non fare ciò che più e meglio serve nei confronti del figlio. Un genitore solo spesso non sa e non capisce quale sia il comportamento educativo più corretto, in quanto non ha la possibilità di confrontarsi e di dialogare con l’altro. La mancanza d’aiuto e di sostegno lo rende facilmente ansioso, timoroso ed insicuro. Il genitore solo è privo, inoltre, della possibilità di mediazione nei confronti dei figli. Cosa questa che solo la presenza di un altro può permettere.
Spesso, un genitore che svolge il suo difficile compito in solitudine, rischia di essere coinvolto in un rapporto con i figli eccessivamente inglobante, con conseguente attaccamento ansioso o morboso. A sua volta questo patologico attaccamento, nonché la gelosia del proprio primato e del riconoscimento affettivo, potrà nel tempo limitare o impedire alla prole i normali investimenti affettivi ed amorosi al di fuori della sua famiglia.
Quando a guidare una famiglia è solo una madre, sono frequenti nella donna il senso di solitudine, l’insicurezza e la paura di non farcela, di non riuscire, di non saper bene educare il figlio e quindi la presenza di ansia e di sensi di colpa. La madre single si chiede se davvero è in grado di dare al figlio tutto ciò che gli serve. Pesa eccessivamente ogni decisione, avendo continuamente paura di sbagliare; tende ad oscillare tra atteggiamenti permissivi e autoritari, senza mai trovare un equilibrio stabile, una linea di condotta coerente (Stefani, 2006, p. 15). [1] Accanto a queste paure vi sono il timore ed il sospetto di trasmettere ai figli le proprie insicurezze ed ansie, tanto da impedire loro di raggiungere un sano equilibrio. Vi è inoltre il rischio di instaurare un rapporto simbiotico con i figli, che possono assumere di volta in volta il ruolo di amici e amiche così da sostituire l’amore per un uomo. In tal modo viene ad essere limitata la loro crescita affettiva e sociale.
Ma anche il padre single ha i suoi problemi. L’uomo non essendo geneticamente predisposto per le cure intime e personali, nel vivere quotidianamente con i figli, fa fatica ad assumere un rapporto flessibile, caldo, delicato ed accogliente, in quanto con difficoltà egli vede e sente le sfumature emotive nei dialoghi e nelle situazioni, pertanto è più propenso a dare risposte immediate ai problemi della famiglia, piuttosto che a far rivivere e far sedimentare le emozioni dei figli.
- Un genitore solo ha maggiori problemi economici.
Quando è solo un genitore a guidare una famiglia, spesso le condizioni economiche sono più ristrette e precarie in quanto, pur restando quasi invariate le spese generali, le entrate economiche risultano dimezzate.
- La coppia è essenziale come strumento di socializzazione.
È la coppia che dà concreto e vivente esempio di come si gestisce un rapporto interpersonale, fatto di accettazione dell’altro per quello che è e non per quello che si pretende che sia, mentre, nello stesso tempo permette di evidenziare la bellezza del servizio reciproco tra i coniugi. È il vivere in coppia che può permettere di dimostrare al bambino come si possa condurre una vita comunitaria, organizzata non su supporti gerarchici ma su una parità integrativa. È la coppia che abitua il bambino ad uscire dall’io per costruire il noi (Moro, 1994, p. 22).[2] È, infine, la coppia che aiuta e supporta il superamento della fase edipica.
[1] J. STEFANI, Donne al timone, in “Psicologia contemporanea”, 2006, 195, p.15.
[2] C.A. MORO, Diritti del minore e diritti degli adulti: uno scontro insolubile?, in “La famiglia”, n°166, anno XXVIII, luglio agosto, 1994, p. 22.