Le costellazioni familiari e sistemiche di Bert Hellinger e i consultori familiari

Le costellazioni familiari e sistemiche di Bert Hellinger e i consultori

familiari

 

Alla fine degli anni Novanta quando ho conosciuto le costellazioni familiari di Bert Hellinger, il quale cominciava a tenere allora i primi incontri pubblici in Italia, già collaboravo da anni con il Consultorio Familiare U.C.I.P.E.M. di San Lazzaro, Bologna. Da subito mi resi conto di come questo nuovo lavoro poteva integrarsi ed apportare notevoli contributi alla consulenza, alla vita e all’attività del Consultorio.

Ero comunque affascinata da questo nuovo approccio, e con me lo erano pure i compagni, molti dei quali con svariate formazioni alle spalle in ambito medico, psicologico, psicoterapeutico, di relazione d’aiuto, con cui condividemmo le prime formazioni tenutesi in Italia. Era un periodo fertile e vivo in cui ci si apriva un nuovo mondo e tramite le rappresentazioni familiari ci venivano svelati in un modo davvero evidente, ai nostri occhi sorprendente e al di là di ogni dubbio, i legami nascosti e le dinamiche che agiscono nelle famiglie per più generazioni. Ci chiedevamo, chiedevano tutti come può essere. Diventammo molto familiari con il lavoro di Rupert Sheldrake e ciò che lui chiamava campi morfogenici. In qualche modo sembrava molto simile con ciò che vedevamo all’opera nella messa in scena delle costellazioni familiari.

Dunque cos’è una costellazione familiare? Partendo da una domanda, un problema, una difficoltà del cliente si mette in scena una rappresentazione. Più precisamente si mettono in scena gli elementi indispensabili, persone o altro, che il facilitatore, eventualmente insieme al cliente, valuta appartenere al problema stesso e poi anche alla sua soluzione o scioglimento. Normalmente lo si fa in gruppo e dunque altri partecipanti in carne ed ossa fanno da rappresentanti, ma si possono utilizzare anche fogli di carta o “pupazzini”.

Dunque il cliente fa una rappresentazione spaziale del suo problema assegnando posti specifici ai rappresentanti, fogli, “pupazzini”, gli uni rispetto agli altri nello spazio a disposizione.

Questo permette poi di accedere al campo di coscienza rappresentato. Vale a dire ai legami e ai tipi di connessioni che legano queste persone ed elementi gli uni agli altri. Chiunque può farlo e man mano che se ne fa pratica viene sempre meglio. Per esempio, mentre per i rappresentanti è molto immediato accedere al campo di coscienza messo in scena, oltre che ai sentimenti, emozioni, sensazioni fisiche ed altro di chi stanno rappresentando; utilizzando i fogli lo è appena un po’ meno e con i “pupazzini” si tratta di affinarsi un po’ di più. E infine, da dentro a questo specifico campo di coscienza si agisce per trovare e rendere possibile la soluzione alla difficoltà portata dal cliente.

Ecco. Questa è una costellazione familiare. Allora, man mano che imparavo a fare questo immaginavo anche come ciò avrebbe potuto integrarsi e tornare utile in un Consultorio familiare. E poi abbiamo cominciato a realizzarlo e a portare queste conoscenze nell’attività consultoriale. Non si è trattato solo di una proposta in più che il Consultorio ha

offerto. Sì, certo, è anche avvenuto tramite la realizzazione di gruppi di costellazioni familiari a cui tanti utenti, secondo le loro necessità, hanno partecipato nel corso degli ultimi 13-15 anni. Ma oltre a questo, la visione emersa tramite questo tipo di approccio ha permeato l’attività di consulenza e del Consultorio, a nostro avviso aggiungendo nuove comprensioni e spessore all’attività stessa.

Vorrei ora brevemente descrivere come, affinché, se c’è interesse, altri consulenti e consultori possano avere l’opportunità di ampliare la visione ed eventualmente affinare gli strumenti per donare profondità, spessore ed efficacia maggiori al loro operato.

 Avvalersi di gruppi di costellazioni familiari

Stiamo effettuando consulenze familiari di coppia o a uno dei membri della famiglia, un coniuge, un figlio. Ad un certo punto ci accorgiamo che c’è come un incaglio,qualcosa per cui non basta un ascolto della persona partecipe, e anche una psicoterapia non sembrerebbe la via giusta. La sensazione è come se all’interno del nucleo familiare o dei singoli mancassero le risorse per venire a capo del problema.

Molto spesso in questi casi vi sono temi transgenerazionali che agiscono inconsapevolmente. Oppure temi di altro tipo che agiscono pure inconsapevolmente. Per esempio un aborto volontario, da chiunque effettuato all’interno del sistema, anche da una prima moglie del marito o padre. Oppure, altro esempio, un tema legato alla famiglia di origine di un bambino adottato. Riporto brevemente un caso verificatosi nel nostro Consultorio in modo da dare un’idea.

Dalla consulente familiare si presenta una coppia portando il loro problema: una grande difficoltà di relazione ed educazione nei confronti di un figlio maschio adolescente. Ad aggravare la situazione madre e padre hanno idee diametralmente opposte riguardo al comportamento migliore da adottare. Per semplificare, la madre sarebbe piuttosto fautrice delle “maniere forti” ed autoritarie ed il padre invece le darebbe tutte vinte al ragazzo. Sono polarizzati nelle loro posizioni, come se ognuno dei due avesse solo un punto di vista e non trovano modo di intendersi.

La Consulente intuisce che può trattarsi di un tema trangenerazionale. Mi invia la moglie. Tramite la messa in scena di una costellazione emerge il tema familiare a cui il ragazzo è legato con il suo comportamento ribelle, non rispettoso e disordinato. Entrambi i suoi nonni, il padre della madre e il padre del padre, sono stati coinvolti in esperienze di vita violente. Il padre del padre è stato ucciso e il padre della madre ha vissuto l’infanzia in un orfanatrofio dove venivano utilizzati metodi violenti, percosse e altro con i bambini. Nella rappresentazione tutto questo è emerso ed arrivato alla consapevolezza per la madre. Improvvisamente la dinamica inconsapevole che stavano giocando a 3, dove la madre era identificata con gli educatori violenti, il padre, con suo padre, vittima di un omicidio, e il ragazzo nel suo comportamento disordinato era identificato contemporaneamente con vittima e aggressore; questa dinamica le è balzata agli occhi. Bene, in questo caso tanto è bastato per disinnescarla e a partire dalla madre è emerso un circolo virtuoso che ha sostituito quello vizioso precedente, in cui ognuno dei tre ha potuto smettere di recitare un ruolo prefigurato, come fosse una marionetta ed entrare in una relazione più autentica e reale con gli altri due.

Ecco questo è un esempio. Gruppi di costellazioni familiari possono essere utili in un Consultorio per chi va in consulenza laddove emerge per il consulente o lo psicoterapeuta o qualsiasi altra figura professionale del Consultorio, la sensazione – comprensione che c’è un tema inconsapevole, transgenerazionale o del sistema familiare che si frappone, che ostacola la strada per la buona riuscita del processo di consulenza e di accompagnamento alla famiglia, alla coppia, al singolo. In un gruppo di costellazioni il problema della persona può essere esteriorizzato, rappresentato visto. Così come può essere rappresentata, esteriorizzata, vista-interiorizzata, anche la sua soluzione.

 Permeare l’attività del Consultorio delle nuove comprensioni che emanano da questo approccio

Man mano che si entra in contatto con questo tipo di lavoro e si comprendono le dinamiche che agiscono nei sistemi familiari e le si interiorizzano, allora ogni figura professionale di un Consultorio, ed in particolare i consulenti familiari possono guardare agli utenti anche attraverso queste lenti e diventare sensibili ai segnali che da loro provengono per indirizzare la consulenza, laddove necessario, verso questi temi che potrebbero essere semi-consapevoli o anche totalmente inconsapevoli da parte dei diretti interessati. A titolo di esempio, vi possono essere una serie di segnali che potrebbero far pensare non solo che c’è stato un aborto volontario di un bambino (ovunque sia accaduto), ma anche che i problemi che la coppia porta siano direttamente collegati a quest’evento. Nessuno dei due coniugi ne parla, ma il consulente comprende che dev’esserci stato un tema di questo genere e che è questo a creare il problema che i due portano. Alla luce di questa comprensione il consulente può fare domande dirette e laddove trovino riscontro indirizzare il lavoro di consulenza in maniera più efficace, o anche si potrebbe dire, nell’unico modo che davvero potrebbe essere efficace in quel caso.

Come questo si potrebbero fare decine di altri esempi, toccando una molteplicità di temi differenti. Ciò su cui mi preme porre l’accento qui è che la comprensione che possono avere le figure professionali di riferimento che si occupano dei coniugi, del singolo, della famiglia; delle tematiche sistemiche che possono essere attive in una data situazione piuttosto che in un’altra, permette loro di lavorare in modo più efficace e mirato, senza nulla togliere all’ascolto empatico e partecipe del cliente. Empatico e partecipe non vuol dire accondiscendente. Gli utenti arrivano in Consultorio perché da qualche parte hanno perso la chiave che apre la porta alla pace, all’armonia, al fluire dell’amore. Se li seguiamo per la strada in cui si sono persi, se accondiscendiamo, ci perdiamo con loro. E’ nostra responsabilità per quanto ci è possibile, per quanto ne abbiamo gli strumenti, di offrirgli quella chiave, proprio quella giusta, che apre la porta oltre alla quale non riescono ad accedere.

Poi, cosa ne fanno, quella è loro responsabilità, anche se noi possiamo essere empatici e partecipi, come buone madri, perché in loro trovino la forza necessaria per fare buon uso di quella chiave.

 Supervisione o intervisione di casi clinici

Abbiamo avuto modo di constatare attraverso la nostra esperienza che fare supervisione o intervisione tramite una rappresentazione di una costellazione può essere di una semplicità disarmante, estremamente rapido ed efficace. Esempio. Siamo ad un punto morto con un utente, una coppia, un singolo, una famiglia. Ci sembra che nulla si muova, oppure che l’utente cerchi di manipolarci, o ci sentiamo confusi e/o depistati, oppure agitati, arrabbiati, impotenti, ecc. dopo averlo/a/i incontrati. Insomma, tutti lo sappiamo, ogni tanto capita. In questo caso con l’aiuto di un collega o di un supervisore possiamo mettere in scena una (quasi sempre) rapida costellazione. Nella costellazione mettiamo anche il consulente oltre che l’utente e ciò che al momento ci sembra necessario mettere che appartiene al sistema dell’utente. Non importano tante parole, immediatamente si va al di là di ogni opinione, più o meno centrata, che come supervisore potremmo avere e seguire: in un lampo diventa chiaro dove si sta verificando l’inghippo e quale sarebbe il cambiamento di posizione e di atteggiamento interiore da adottare da parte del consulente per uscire dalla situazione di stallo e riavviare la consulenza per strade più fruttuose.

Man mano che si procede con la pratica questo strumento diventa davvero semplice da utilizzare, tanto che molto spesso il consulente può effettuare con successo delle auto-supervisioni. Oppure anche delle intervisioni con l’utente stesso, durante una seduta difficile. E questo introduce l’argomento successivo.

 Possibilità di lavorare con il cliente “mettendosi nei suoi panni” e i benefici che ne derivano

Come accennato sopra, la rappresentazione di una costellazione presuppone, come poi si verifica, che qualcun altro possa accedere facilmente alla posizione, al sentire di un dato essere umano. Si tratta in effetti di uno sviluppo dell’ascolto empatico e partecipe Rogersiano. Letteralmente possiamo metterci nei panni del cliente. In pratica lo faccio molto comunemente durante le sedute dando al cliente un foglio A4 che lo rappresenta e chiedendogli di dare al foglio una posizione, per terra, nello spazio della stanza. Prima naturalmente gli chiedo se è d’accordo che io mi “metta nei suoi panni”. In genere ne sono ben felici. Spesso è tanto che aspettano che qualcuno lo faccia. Poi, quando sono nei suoi panni ascolto, senza pregiudizi, ciò che mi arriva. Così come fanno i rappresentanti in una costellazione. Pure questo è di una semplicità disarmante. Certo, ci vuole un po’ di pratica per affinarsi man mano.

Non tanto nel sentire. Basta prestare attenzione e si sente subito. Ma quanto nella lettura da dare a ciò che sentiamo nei loro panni e in ciò che di questo è appropriato riportare al cliente al momento. Comunque, se procediamo con delicatezza nella conoscenza di questo strumento ne riconosceremo la grande utilità. Possiamo fare interventi estremamente mirati, e allo stesso tempo completamente empatici e partecipi dalla posizione del cliente. Non importa se siamo fuori strada. Basta che ci mettiamo nei suoi panni e siamo in grado subito di aggiustare il tiro. Questa strumento ci permette di trovare quel magico equilibrio fra la totale empatia e compartecipazione e la corda giusta da far vibrare in quel preciso momento. Possiamo così individuare la cosa appropriata e pertinente da dire o fare in quel momento perché proprio il passo necessario gli diventi accessibile. Non di rado, quando si tratta di affrontare temi di grande delicatezza, mi capita di svolgere buona parte della seduta passando dalla posizione del cliente, il foglio che ha posizionato per terra, alla mia poltrona. Dico qualcosa, verifico dalla sua posizione come gli arriva e man mano, un passo alla volta, aggiusto il tiro dell’intervento che sto facendo con lui, con la delicatezza e la precisione che mi vengono dall’accedere al suo sentire. Naturalmente verifico l’appropriatezza dell’intervento anche guardando il cliente. Spesso questi sono i casi in cui il cliente si commuove, gli si riempiono gli occhi di lacrime e tutta la seduta procede in quest’onda. Sono momenti magici perché quando ciò avviene allora possiamo sapere che il cuore è in azione ed uno scioglimento, una guarigione se vogliamo chiamarla così, sta avvenendo.

 Mediazione familiare

Possiamo rendere più efficace e mirata l’attività di mediazione familiare. Per esempio così come ci mettiamo nei panni del cliente qui possiamo metterci nei panni di entrambi i coniugi. Questo ci permette in modo totalmente empatico di accedere a “le ragioni” di ognuno dei due. Da ciò deriva un atteggiamento non tanto “imparziale” ma piuttosto consapevole degli elementi in gioco e sufficientemente libero rispetto ad ognuno dei due, da permettere che emergano soluzioni buone e creative.

Inoltre quando si creano difficoltà di mediazione, accordo sui figli o sui tempi o sui beni, casa, auto ecc. mettere in scena una costellazione può permetterci di accedere, laddove è il caso, al nucleo reale del problema celato dietro la materia del contendere. Occupandoci poi della difficoltà reale la strada per l’accordo può spianarsi anche in modo sorprendentemente rapido.

Si possono mettere in scena pure i figli in relazione alla separazione in modo daverificare quale può essere l’atteggiamento e le soluzioni, anche logistiche, migliori per ognuno di loro. Rappresentazioni del genere possono essere svolte, a seconda di ciò che riteniamo più opportuno, durante il lavoro vero e proprio di mediazione con i genitori, oppure può essere fatto un invio con uno o entrambi i coniugi, insieme o separatamente, per una o più sedute dedicate a questo, o ancora la rappresentazione può avvenire da parte del consulente, senza i clienti, come forma di supervisione o intervisione o anche in forma di “auto-visione”. Sempre se è il caso, a seconda di chi sono i clienti, la rappresentazione può essere fatta brevemente in forma di “autovisione” anche durante la seduta stessa. Dove il consulente, dopo aver chiesto semplicemente il permesso per mettersi nei panni di uno o più o tutti i familiari, riporta ai clienti non tanto direttamente ciò che ha appreso dall’esperienza, quanto semplicemente propone buone soluzioni alla luce dell’esperienza che ha effettuato accedendo al “campo di coscienza” familiare.

Naturalmente tutto questo si apprende a farlo al meglio con un po’ di pratica e, è scontato dirlo, mantenendo sempre un atteggiamento profondamente rispettoso e attento verso ognuno e verso tutti gli esseri umani in gioco.

 Il Consultorio come “cliente”: costellare per la sua migliore organizzazione

 

Infine, poiché i Consultori familiari sono organizzazioni più o meno complesse, nella forma di costellazioni sistemiche e organizzative, questo strumento può essere messo a disposizione del Consultorio stesso per dirimere difficoltà strutturali e/o organizzative come anche per progettare nuovi servizi o interventi.

In diverse situazioni, difficoltà, come anche momenti critici e/o di svolta nella vita del Consultorio siamo ricorsi a questo strumento che si è rivelato ogni volta utile.

Diventa infatti possibile vedere con chiarezza dove si sono create le criticità e quale sarebbe la direzione da prendere, come anche i passi da fare e/o i cambiamenti da attuare.

In questi casi il modo migliore è prendersi un certo tempo, una giornata, mezza giornata o quel che serve per ragionare insieme e mettere in campo tutti gli elementi in gioco. E’ importante qui fare attenzione a che non vengano trascurati o peggio, non presi in considerazione, elementi importanti che appartengono al tema in questione. Tutto ciò che è necessario deve essere sul tappeto ed essere divenuto consapevolezza comune degli interessati. Come anche le motivazioni di chi è più direttamente coinvolto devono divenire chiare ed esplicitate. Già semplicemente realizzare questo può essere di aiuto e sollievo. Si possono poi “testare” idee, proposte, soluzioni tramite la loro rappresentazione. In qualche modo si tratta di una sorta di “brainstorming” che avviene però da una accresciuta consapevolezza di base e i cui risultati possono essere “testati” in tempo reale. Il che comporta che molto rapidamente tutti hanno modo di rendersi conto di cosa può funzionare e cosa non funziona. Normalmente si esce da queste esperienze con una consapevolezza accresciuta, un senso di unione e di “know how” condiviso i cui risultati spesso si manifestano e fioriscono nel giro delle settimane e dei mesi successivi. Ecco, con piacere ho scritto queste pagine nell’intento di comunicare e trasferire il succo della mia/nostra esperienza di

 Consultorio con le costellazioni familiari e sistemiche. Se questa esperienza può ampliare il suo campo di utilità oltre il nostro Servizio e le persone che ne hanno beneficiato e ne beneficiano espandendosi ed essendo di stimolo ad altre realtà con necessità simili, il tempo impiegato a mettere tutto ciò nero su bianco avrà dato i suoi frutti e ne sarò ben felice. Aggiungo che per i consulenti e/o i consultori che lo desiderino con piacere siamo disponibili per approfondimenti riguardo tutto ciò, che potranno svolgersi in vari modi da concordare a seconda delle necessità. Sono proprio le connessioni e le sinergie che ci aprono nuovi orizzonti e portano avanti, oltre i precedenti limiti, il nostro operare. Perciò in genere siamo grati quando si attivano proprio quelle che più o meno consapevolmente stavamo aspettando. 

Con gratitudine per ciò che ho imparato.

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