La prevenzione della chiusura autistica

È possibile prevenire la chiusura in sé stesso del bambino piccolo?

È questa la prima domanda alla quale dobbiamo dare una risposta. Potremo fare ciò soltanto se saremo riusciti a comprendere quali situazioni o eventi negativi stressanti o traumatici sono in grado di provocare questa chiusura. Per rispondere a questa basilare domanda abbiamo voluto eseguire uno studio sui casi di autismo dei quali si è occupato il Centro Studi Logos di Messina nell’ultimo decennio, al fine di indagare quali potrebbero essere dette situazioni o eventi avversi che, sommandosi tra loro, sono in grado di provocare questa grave patologia.   

Di solito non basta un solo evento negativo

Se, infatti, negli studi e nelle ricerche sulle possibili cause dell’autismo ci soffermiamo ad esaminare un solo potenziale evento negativo presente nell’ambiente del bambino, durante i suoi primi mesi e anni di vita, non ritroviamo, se non in pochi casi, la stessa incidenza nel gruppo di controllo. Se, invece, abbiamo l’accortezza di esaminare tutto l’ambiente di vita del bambino che presenta chiusura in sé stesso, non sarà difficile riuscire a notare una serie di eventi o situazioni negative che, sommandosi tra loro, sono stati capaci di provocare uno stress e una sofferenza tale da indurre il piccolo a utilizzare questa primitiva e arcaica difesa, allo scopo di proteggersi dagli altri e dal mondo fuori di lui.

Gli elementi ambientali positivi possono controbilanciare gli eventi negativi

Quando, infatti, gli elementi negativi presenti nell’ambiente di vita del bambino sono molto pochi e lievi, essi sono controbilanciati e quindi in qualche modo sono ridotti dalla presenza dagli elementi positivi, dei quali può godere il bambino.

Possono, ad esempio, contribuire a mitigare le problematiche psicologiche presenti in un genitore, le caratteristiche positive dell’altro genitore, se questo riesce a dare al figlio un apporto sereno, equilibrato e appagante. Inoltre, il piccolo essere umano può trarre benessere dalla presenza e frequenza con altri familiari o amici di famiglia, che sanno ben accoglierlo ed essergli vicini. Ciò succede soprattutto nelle famiglie allargate, le quali sono più funzionali al benessere dei minori, rispetto a quelle nucleari e ancor più a quelle monogenitoriali, proprio perché hanno la possibilità di offrire ai piccoli un ampio ventaglio di opportunità, di esperienze e legami positivi presenti nell’ambito familiare.   

Le cause della chiusura in se stessi

Per verificare l’importanza o non delle condizioni psicologiche ambientali sullo sviluppo della chiusura autistica, abbiamo esaminato cento casi di bambini con autismo, confrontandoli con altrettanti soggetti che non presentavano tale diagnosi.

Essendo necessaria una scelta, le situazioni avverse o negative che nell’esperienza clinica ci sono sembrate più significative e che abbiamo scelto di indagare nell’ambiente del bambino, sono state:

    • La presenza di disturbi psicologici nel padre.
    • La presenza di disturbi psicologici nella madre.
    • La presenza di conflitti nella coppia e/o nell’ambito familiare.
    • La scarsa presenza del padre e/o della madre nella vita del figlio. 
    • La presenza di comportamenti educativi non idonei, in quanto eccessivamente repressivi.
    • La presenza di lutti in famiglia.
    • L’assenza di un genitore.
    • La frequenza dell’asilo nido.
    • Un uso eccessivo degli strumenti elettronici.
    • La presenza di disturbi organici nel bambino.
    • Una pregressa o attuale istituzionalizzazione.

Dall’esame dei risultati del suddetto studio si è rilevato un aumento significativo degli avvenimenti e situazioni ambientali avverse nei soggetti con autismo (427) rispetto ai soggetti del gruppo di controllo, nei quali non era presente alcuna chiusura autistica (297).

In particolare, erano presenti:

Eventi o situazioni ambientali negative o difficili.Soggetti con autismoSoggetti senza autismo
Disturbi psicologici della madre6849
Uso eccessivo degli strumenti elettronici6943
Frequenza dell’asilo nido6334
Scarsa presenza del padre4827
Disturbi psicologici del padre4738
Conflitti di coppia e familiari4637
Scarsa presenza della madre3214
Presenza di disturbi organici nel bambino.2627
Comportamenti educativi eccessivamente frustranti o repressivi.1513
Presenza di lutto in famiglia107
Assenza di un genitore13
Esperienze di istituzionalizzazione25
   
Totali situazioni ambientali negative 427297

Il numero minimo di eventi negativi riscontrati in questa ricerca è stato di 3, mentre il numero massimo è stato di 8.

La prevenzione è conveniente?

L’altra domanda che ci dovremmo porre è se la prevenzione di questa patologia sia socialmente conveniente. La risposta non può che essere positiva, poiché la prevenzione di questo disturbo psichico, così psicologicamente rilevante, potrebbe essere preziosa al fine di evitare che tanti bambini, adolescenti e adulti si ritrovino a vivere, praticamente per tutta la vita, in una situazione di disabilità ed emarginazione molto grave, difficile e penosa.

Si stima che nel mondo siano 78 milioni le persone che vivono nella chiusura autistica e che in Italia siano 600 mila, quasi un bambino su 77 e che di questi il 75% siano maschi e il 25% siano femmine. Per quanto riguarda i giovani con diagnosi di autismo, di questi, a 21 anni, il 50%frequenta ancora un centro sociosanitario diurno, mentre il 22% non svolge alcuna attività.

Un’efficace prevenzione primaria sarebbe preziosa per i tanti genitori e familiari, sui quali grava buona parte della gestione e cura di queste persone nell’infanzia, durante l’adolescenza e nell’età adulta. L’attività di prevenzione, se correttamente attuata, potrebbe essere altrettanto importante per tutta la società, la quale avrebbe la possibilità di sottrarsi ai notevoli oneri economici che detta patologia comporta sui bilanci pubblici. Oneri che potrebbero essere destinati ad altri capitoli di spesa in ambito sanitario e sociale.

I costi dell’autismo

A questo riguardo basta riflettere sui costi che ogni bambino e poi ogni giovane o adulto con disturbi autistici importanti, comporta per le famiglie interessate, per la società, e quindi per la collettività in generale:

    • Costi per visite specialistiche, per test ed esami.
    • Costi per le varie terapie abilitative e riabilitative.
    •  Costi per l’uso di psicofarmaci e per l’assistenza durante tutto il periodo scolastico, mediante diverse figure educative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT, in Italia ci sono circa 107.000 alunni con autismo inseriti nelle scuole[1] e la spesa per abitante è di circa 124 euro all’anno, pur variando a seconda delle regioni. Gli alunni con chiusura autistica rappresentano circa il 32% del totale degli alunni con disabilità e mostrano una crescita significativa rispetto ai 43.000 alunni dell’anno scolastico 2017-2018.[2]
    • Costi per il necessario personale specializzato per l’assistenza domiciliare.
    • Lo Stato, inoltre, è costretto ad aiutare le famiglie di questi soggetti mediante vari strumenti: indennità mensile per coprire le spese dell’assistenza; permessi lavorativi retribuiti; congedi straordinari; agevolazioni fiscali; voucher sociosanitari per acquistare prestazioni di assistenza.
    • La società è inoltre gravata a causa dei mancati apporti produttivi e, nel caso in cui i soggetti adulti lavorano, dalla presenza di uno scarso rendimento. In Italia sono stati definiti oltre 500 progetti regionali per l’autismo, finanziati con il Fondo per l’inclusione che costano alla comunità circa 100 milioni di euro.[3] Questi progetti includono assistenza diretta, inserimento lavorativo, progetti abitativi e attività sociali.
    • Prevenire l’autismo, che è la condizione più grave che nasce da un ambiente non idoneo allo sviluppo di un bambino, significa anche prevenire quella molteplicità di disturbi psicoaffettivi causati da un ambiente psicologico non idoneo. Sicuramente meno gravi, ma che tuttavia impattano negativamente sulla scuola, sulle famiglie e sui luoghi di lavoro, con conseguenze notevoli sul piano economico, sociale e gestionale. Sono infatti circa 380.000 gli alunni/studenti certificati con disabilità. Più di tre volte di quelli che erano presenti alla fine del secolo scorso (116.000), pur in presenza, a causa del crollo delle nascite, di mezzo milione di studenti in meno. Questi studenti sono seguiti da 228.000 docenti di sostegno, i quali nel ‘98/’99 erano soltanto 67.000. A questi insegnanti di sostegno bisogna aggiungere gli educatori e gli assistenti alla comunicazione.

Nonostante ciò non è affatto facile parlare della prevenzione della chiusura autistica. Vi è come un pressante bisogno di far dipendere questa patologia da ipotetiche e non dimostrate cause genetiche od organiche oppure da eventi occasionali prenatali e postnatali, per cui si si continua a parlare di neuro-diversità e neuro-atipicità.

Questo bisogno sociale non riguarda soltanto l’autismo, ma anche molte altre problematiche psicologiche dei minori. Pertanto, se un bambino manifesta la sua sofferenza mediante comportamenti impulsivi, irrequietezza fisica, difficoltà a prestare sufficiente attenzione sui compiti assegnati, gli si dà una sigla ADHD e lo si fa rientrare nei disturbi del neuro sviluppo. Per soddisfare questo bisogno di difendersi dalle possibili cause legate all’ambiente psicologico poco idoneo, nel quale vive il bambino, va bene tutto: le alterazioni genetiche, l’inquinamento atmosferico, la mancanza di vitamine nella dieta materna, la prematurità, le infezioni virali, e così via. Quando non è possibile fare ciò, è facile leggere di cause multifattoriali, di solito non specificate, oppure semplicemente di cause attualmente sconosciute.

L’accusa!

L’accusa, ripetuta come un mantra nei confronti di chi mette in risalto l’importanza che hanno i vissuti dolorosi, stressanti o traumatici presenti nell’ambiente di vita di un bambino molto piccolo, è di voler colpevolizzare le madri, i genitori o le famiglie. Pertanto, la possibilità che un bambino si possa chiudere in sé stesso, poiché l’ambiente di vita, anche solo per un certo periodo e senza una specifica responsabilità genitoriale e familiare, non è stato adatto ai suoi bisogni affettivo-relazionali e al suo sviluppo, è sistematicamente omessa o è relegata come una delle tante possibili cause accessorie. 

I motivi di questa scelta così poco scientifica sono tanti e sono nettamente legati alle varie ideologie affermatesi nella seconda metà del novecento, come il femminismo, l’estremo

Tratto dal libro di Emidio Tribulato “Prevenire la chiusura autistica”. 
Per scaricare gratuitamente questo libro clicca qui.

[1]https://www.formazioneanicia.it/gli-alunni-con-disabilita-e-lautismo-nellultimo-rapporto-istat/

[2]https://www.tecnicadellascuola.it/alunni-con-autismo-piu-che-raddoppiati-in-pochi-anni.

[3]https://www.osservatoriomalattierare.it/news/attualita/20528-autismo-definiti-dalle-regioni-500-progetti-grazie al fondo per l’inclusione.

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